Dicembre 25th, 2010 Riccardo Fucile
ALL’ AQUILA ESPLODE LA RABBIA: LE C.A.S.E DI BERLUSCONI PERDONO PEZZI, PROBLEMI DI RISCALDAMENTO, INFRASTRUTTURE E ALTI COSTI DI MANUTENZIONE… LE TASSE VENGONO SOLO PROROGATE PER SEI MESI… NEL TERREMOTO DELL’UMBRIA LA RESTITUZIONE DEGLI ARRETRATI FU BLOCCATO PER 12 ANNI E LA RESTITUZIONE AVVENNE IN 60 RATE CON LO SCONTO DEL 40%
Dopo l’occupazione del palazzo della Regione per protestare contro l’ennesima beffa
dell’esecutivo sulle tasse, il governo annuncia la proroga di sei mesi della sospensione della restituzione degli arretrati sulle imposte
A poche ore dal Natale all’Aquila esplode la rabbia.
Il 23 dicembre, centinaia di cittadini aquilani hanno occupato il Palazzo dell’Emiciclo della Regione, forzando i cancelli d’ingresso per protestare nei confronti dell’ennesima beffa sul fronte delle tasse: nonostante le promesse di Berlusconi, nel decreto milleproroghe non c’è la sospensione della restituzione degli arretrati.
Nel piazzale del Palazzo, anche consiglieri regionali, come il capogruppo Pdl Gianfranco Giuliante e i consiglieri Giuseppe Di Pangrazio e Giovanni D’Amico.
Mentre l’azione era in corso, giungeva la notizia che il Governo — impegnato in una trattativa dell’ultimo momento con una delegazione composta dal Presidente della Regione Gianni Chiodi, dal vicepresidente Giorgio De Matteis, dal presidente della Provincia Antonio Del Corvo e dal sindaco dell’Aquila Massimo Cialente —, si impegna a prorogare di altri 6 mesi.
Fino a ieri, non si era trovata la copertura finanziaria.
In ogni caso, l’assemblea cittadina ha proclamato lo stato di agitazione permanente. L’ennesima proroga a tempo, infatti non soddisfa gli aquilani, perchè avviene nuovamente mediante ordinanza: non si esce dalla logica dell’emergenza e dei commissariamenti.
E all’Aquila i cittadini sono stanchi delle elemosine.
Lo spiega bene il giornalista Giustino Parisse, che scrive su il Centro, quotidiano locale: «Quella di ieri è stata la giornata più brutta per L’Aquila dopo il 6 aprile del 2009. Il Sovrano e i suoi ministri dopo una giornata di suppliche hanno gettato dalla finestra di Palazzo Chigi le molliche avanzate dalla loro tavola imbandita»
Si tratta della terza proroga, dal 6 aprile 2009, giorno del terremoto.
Ed è da dicembre dello scorso anno che gli aquilani protestano sul tema tasse perchè le proroghe, centellinate, da un lato rivelano che manca un progetto complessivo per la ripresa economica della città .
Dall’altro, impediscono ai cittadini una progettazione a lungo termine.
Nel terremoto di Marche e Umbria la sospensione della restituzione degli arretrati venne annunciata da subito per 12 anni e la restituzione riprese in 60 rate al 40%.
Il che ha consentito ai terremotati una pianificazione del futuro.
Da tempo, gli aquilani — che dal primo luglio di quest’anno hanno ricominciato a pagare le tasse — chiedono un trattamento analogo sugli arretrati.
Non solo: lo chiedono con una legge organica.
E l’hanno anche scritta, una legge di iniziativa popolare, per la quale si raccolgono le firme dallo scorso 20 novembre 2010, giorno della manifestazione nazionale.
Ne sono state raccolte già 20mila.
La serata che si è conclusa con l’occupazione del Palazzo dopo un’assemblea cittadina, giunge al termine di un 2010 fatto di promesse mancate e numeri gonfiati: la tensione sociale, all’Aquila, è altissima.
E nel frattempo, le nuove case del Progetto C.A.S.E. hanno problemi di ogni genere (dal riscaldamento alle infrastrutture) e hanno costi di manutenzione troppo alta per il comune. Così gli sfollati che le abitano, dal 2011, dovranno anche pagare l’affitto.
Non solo: dal 31 dicembre cesserà anche l’accoglienza per coloro che sono rimasti in alberghi e caserme.
E così, il miracolo aquilano raccontato da Berlusconi perde altri pezzi per strada.
Per nascondere la realtà , le proroghe non bastano.
argomento: Berlusconi, casa, Costume, denuncia, emergenza, PdL, Politica, radici e valori, terremoto | Commenta »
Dicembre 25th, 2010 Riccardo Fucile
IL LUOGOTENENTE DEL PDL IN CAMPANIA E’ ACCUSATO DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE CAMORRISTICA…IL CONTROLLO POLITICO DI COSENTINO SULLA ECO 4, LA SOCIETA’ MISTA PER LA GESTIONI DEI RIFIUTI INFILTRATA DALLA CAMORRA
Sotto l’albero di Natale il coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino ha trovato un ‘regalo’ sgradito ma atteso.
La Procura di Napoli ha emesso una richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica.
Come anticipato da il “Il Mattino” e dalle pagine napoletane di “La Repubblica”, i pm della Dda Giuseppe Narducci e Alessandro Milita hanno firmato l’istanza nei confronti del deputato ed ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi appena venti giorni dopo la notifica dell’avviso conclusa indagine.
Il termine minimo a disposizione dell’indagato per presentare memorie o chiedere di essere interrogato.
Nella richiesta di rinvio a giudizio la Procura ha individuato la presidenza del consiglio dei ministri come parte offesa del procedimento.
Quindi spetta a Berlusconi decidere se costituire il governo parte civile nel processo a carico del suo luogotenente campano.
Cosentino è imputato di presunte collusioni con i clan casalesi, coi quali il politico del casertano avrebbe stretto un patto per garantirsi, tramite i suoi favori, il sostegno elettorale in tutte le competizioni alle quali ha partecipato. Un accordo i cui termini erano stati già illustrati nelle 199 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata il 7 novembre 2009 dal Gip Raffaele Piccirillo: il controllo politico di Cosentino sulla Eco 4, la società mista per la gestione dei rifiuti, infiltrata dalla camorra e utilizzata dall’esponente azzurro per distribuire nomine e appalti per il proprio tornaconto elettorale; le manovre per la realizzazione della società consortile Impregeco e del consorzio Ce 4 per costituire un ciclo dei rifiuti alternativo e concorrente a quello del commissariato di governo e dell’appalto Fibe-Fisia (gruppo Impregilo); il condizionamento esercitato sulla commissione d’accesso nel comune di Mondragone (Caserta).
Cosentino si è salvato dall’arresto grazie al salvacondotto del voto contrario della Camera dei Deputati.
Ma i ricorsi presentati in seguito dai suoi avvocati in sede di Riesame e Cassazione per chiedere la revoca del provvedimento cautelare sono stati tutti respinti.
L’ordinanza è ancora in vigore. Proprio martedì scorso la Cassazione ne ha confermato per la seconda volta la validità .
Ora i faldoni passano all’attenzione dell’ufficio Gip. Nei prossimi giorni si conoscerà il nome del Gup che valuterà la sussistenza degli indizi e deciderà se prosciogliere o rinviare a giudizio.
L’inchiesta regge sulle dichiarazioni di Gaetano Vassallo, il ‘ministro dei rifiuti’ del clan Bidognetti, e di altri collaboratori di giustizia.
Cosentino ha sempre rigettato ogni accusa, smentendo le parole dei pentiti e chiedendo più volte di essere sentito dopo che alcuni scoop dell’Espresso nell’autunno del 2008 resero di dominio pubblico l’esistenza di un’indagine a suo carico.
In base a quelle rivelazioni giornalistiche il Pd avanzò una mozione di sfiducia nei confronti dell’allora sottosegretario di Tremonti, titolare della delega al Cipe.
La mozione venne respinta anche per colpa delle numerose assenze sui banchi dell’opposizione.
A cominciare da quella del segretario del Pd Walter Veltroni, che nelle interviste invocava le dimissioni di Cosentino, ma in aula al momento di votare contro di lui non si fece vivo.
Cosentino si poi dimesso da sottosegretario nel luglio 2010.
Non per queste vicende, bensì per il coinvolgimento di un’altra inchiesta condotta dalla Procura di Roma sulla cosiddetta P3, dopo che erano emersi i tentativi di alcuni esponenti del gruppo massonico di condizionare la decisione della Cassazione sulla conferma dell’ordinanza di arresto a carico dell’ex sottosegretario, implicato anche nella produzione di un dossier che mirava a screditare Stefano Caldoro per impedirne la candidatura a Governatore della Campania, un’ambizione alla quale Cosentino non aveva rinunciato.
Ed infatti negli atti della Procura di Napoli sono confluiti anche le ordinanze romane per i capi della P3, Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, e i relativi supplementi investigativi, compreso un interrogatorio di Martino risalente al 17 settembre scorso.
Nella richiesta di rinvio a giudizio, riferiscono ‘Il Mattino’ e ‘La Repubblica-Napoli’, sono indicate tra le fonti di prova dell’accusa Antonio Bassolino e Massimo Paolucci, ex commissario e sub commissario dell’emergenza rifiuti in Campania, il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, l’ex parlamentare casertano Ds Lorenzo Diana, ex amministratori e commissari dell’emergenza rifiuti.
Secondo alcune indiscrezioni, i legali di Cosentino potrebbero chiedere il giudizio immediato e rinunciare così all’udienza preliminare.
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