Settembre 18th, 2011 Riccardo Fucile
PER ADERIRE AL PARTITO DEGLI ACCATTONI LA QUOTA SCENDE DA 20 EURO A 10 EURO…TESSERAMENTO IN CRISI, PROROGATO FINO A OTTOBRE
Passa da 20 a 10 euro la quota per diventare “aderente” al Pdl, quindi con potere di
voto congressuale.
Il coordinatore regionale dell’Emilia Romagna: “Farei anche 2 euro a tessera pur di non avere coordinatori locali con la benedizione di Berlusconi”
Gestire un partito politico non è mestiere facile.
Ne sa qualcosa la compagine del Popolo delle Libertà dell’Emilia Romagna che a due anni e qualche mese dalla nascita, e dopo la prima festa nazionale tenutasi a Mirabello lo scorso luglio, non registra l’aumento atteso di adesioni proprio in vista dei primi congressi locali che avverranno tra ottobre e novembre prossimi.
Tanto da far slittare la chiusura del tesseramento al partito dal previsto 30 luglio 2011, al prossimo 30 ottobre.
“Alla fine di luglio nella Provincia di Bologna eravamo arrivati attorno alle 800 tessere di aderenti, cioè coloro che possono avere potere di voto in assemblea ma non essere eletti in organismi del partito”, afferma il coordinatore provinciale di Bologna Alberto Vecchi (ex An), “La proroga vuole fare in modo che si arrivi a 1500-2000 adesioni”.
Una decisione accompagnata parallelamente da un ritocco abnorme sul prezzo di ogni singola tessera.
Dai 20 euro si è passati a 10.
Una diminuzione del 50% che però gli organizzatori non vogliono leggere come una crisi di vocazione verso il partito: “non siamo insoddisfatti della cifra, ma vogliamo che aumenti la partecipazione”, continua Vecchi, “diminuire il costo di ogni singola tessera significa eliminare la possibilità che esistano i cosiddetti signori delle tessere che altrimenti deciderebbero anticipatamente le sorti di ogni singolo congresso del partito”.
Non c’entra quindi nulla la crisi economica o qualsivoglia aspettativa di successo delusa.
Il problema vero, all’interno di questo ancora abbozzato partito di centro destra, pare essere tutto politico, inclinato sul versante partitico tra ex An ed ex Forza Italia.
Infatti, dopo anni di strapotere berlusconiano e la successiva fuga nell’ignoto di Fini, la sommatoria delle due ex compagini che appoggiavano Berlusconi si ritrova a fare i conti con la costruzione di meccanismi validi per una democrazia interna al partito, concretamente tutta da inventare.
“Fosse per me farei pure pagare due euro a tessera, l’importante è evitare gli errori funesti dei grandi partiti della prima repubblica”, afferma serafico il coordinatore regionale del Pdl Filippo Berselli (anche lui ex An),
“Ai primi di luglio a Mirabello ho sottolineato come serva a questo partito l’apertura alla società civile. Per questo le tessere non devono avere prezzi esagerati, altrimenti ritorniamo ai congressi di alcuni vecchi partitoni pre Tangentopoli dove c’era chi spendeva un grosso gruzzolo e si comprava una gran quantità di tessere per conquistare le poltrone decisionali di ogni singolo congresso locale”.
“La nostra necessità assoluta è diventare un partito adulto e maturo”, continua il senatore bolognese, “Non abbiamo più bisogno di coordinatori piovuti dall’alto, da Roma e con la benedizione di Berlusconi. L’unica benedizione di cui hanno bisogno i futuri responsabili delle varie province è quella degli iscritti al Pdl”.
Davide Turrini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, PdL, Politica | Commenta »
Settembre 18th, 2011 Riccardo Fucile
TAGLIATE LE AGEVOLAZIONI ALLE PARTITE IVA CON BASSO REDDITO…COLPITI SOPRATTUTTO QUEI GIOVANI CHE PUR LAVORANDO COME DIPENDENTI, NON HANNO UN REGOLARE CONTRATTO DI ASSUNZIONE E SONO DI FATTO PRECARI
Tra tagli a enti locali e aumento dell’Iva, c’è un’altra misura inserita nella manovra finanziaria che a molti non piace.
E’ l’abolizione del regime dei minimi delle partite Iva e colpisce i già semivuoti portafogli dei giovani professionisti che lavorano sotto questo regime fiscale. Lo denunciano Paola, Laura e Giulia, due architetti e un ingegnere trentenni che hanno creato “Iva sei partita”, un sito nato con l’obiettivo di “mettere insieme questo variegato mondo per fare fronte comune, dato che si tratta di lavoratori che non possono contare su un sindacato che li rappresenti, e dunque si ritrovano ciascuno solo con i suoi problemi”.
Per il popolo delle partite Iva la manovra rischia di essere un salasso, visto l’aumento di tasse che colpirà molti.
Prima le partite Iva che guadagnavano meno di 30mila euro l’anno pagavano, oltre agli oneri previdenziali, un’aliquota forfettaria del 20% dell’incasso lordo, ed erano dispensati dall’Irap.
“Ora — spiega Paola — la maggior parte di loro, circa 500mila lavoratori, sarà costretta a un regime ibrido: niente Irap e scritture contabili, ma Iva al 21%, Irpef al 20% e addizionali locali (che con i tagli ai Comuni sono destinate ad aumentare, ndr)”.
Un vantaggio ci sarà solo per chi ha aperto la partita Iva dopo il 31 dicembre 2007, guadagna meno di 30mila euro e ha meno di 35 anni: per 5 anni potrà accedere a un regime fiscale con aliquota al 5%.
“Ma sotto questo regime sono solo 50mila persone tra gli ex minimi”, denuncia Paola.
I giovani in partita Iva rischiano poi di subire conseguenze negative dagli studi di settore, che dovrebbero combattere l’evasione.
Un enorme numero di professionisti che lavorano come autonomi, di fatto svolgono attività per una sola azienda (o per un solo studio professionale), seguendo orari e direttive del capo come dei dipendenti a tutti gli effetti. Salvo, ovviamente, non godere delle tutele che spettano a questi ultimi. Nessuna indennità per malattia o altro: se ti ammali, o se sei una donna e resti incinta, è un problema tuo.
Con la sottoposizione agli studi di settore la situazione peggiora perchè, spiegano le ragazze di “Iva sei partita”, “se guadagni troppo poco per il tipo di professionalità che hai, si presume che tu sia un evasore, quindi sei passibile di verifiche”.
E con le tabelle delle tariffe professionali dimostrare di non avere evaso perchè si guadagnano solo mille euro al mese non è facile.
Così “per non avere problemi con i controlli e non dover pagare un surplus di tasse dovuto a una dichiarazione di guadagno ‘non congrua’, si dichiara magari di lavorare solo 8 ore a settimana a fronte delle 40 reali, sempre che non si facciano straordinari”, racconta Paola.
Che si sfoga: “Per una ‘finta’ partita Iva questa è la beffa estrema, come se non bastassero il salasso in termini di tasse e la concorrenza imbattibile di chi apre partita Iva ora e paga solo il 5%”.
Se è così poco conveniente, perchè tante persone (oltre 7 milioni, secondo la Cgil) decidono questa modalità di prestazione lavorativa?
Qualche volta è una scelta di vita, ma “quasi sempre sei obbligato. Nella stragrande maggioranza degli studi professionali ti dicono: se vuoi lavorare con noi, devi aprirti la partita Iva. Sei giovane, magari sei uscito da poco dall’università e per fare esperienza accetti anche una condizione palesemente svantaggiosa”.
Anche perchè, fa notare Paola, “le tasse si pagano a fine anno, quindi inizialmente molti neanche si rendono conto del reale ammontare dello stipendio mensile netto”.
Al datore di lavoro, invece, conviene: arriva a risparmiare quasi il 50% sui compensi, e ha un “dipendente di fatto” licenziabile in qualsiasi momento.
I contratti collettivi nazionali per i dipendenti degli studi professionali non tutelano i finti autonomi a partita Iva: diritti e compensi sono frutto di una trattativa privata, il che li rende ricattabili. Il resto lo fa lo stallo del mercato del lavoro.
“Siamo una categoria poco coesa e questo ci rende ancora più deboli”, chiosano le tre mamme virtuali di “Iva sei partita”.
All’inizio era solo un blog rivolto ad architetti e ingegneri, ora è diventato un vero sito aperto a tutte le categorie professionali: avvocati, giornalisti, traduttori, psicologi, solo per fare qualche esempio.
L’obiettivo, spiegano le creatrici del sito, è “scambiarsi informazioni per districarsi nella selva dei regimi fiscali e previdenziali, di tutti gli oneri che il libero professionista deve sbrigare in proprio”, ma soprattutto “gettare le basi per un clima culturale diverso, dove si prende atto che questa situazione è anomala. Non piangersi addosso, ma cercare soluzioni, studiare nuovi modelli possibili, avanzare proposte”.
E una voce nei palazzi di chi decide l’hanno fatta sentire: hanno scritto una lettera al vicepresidente del Senato Vannino Chiti, uno dei pochi che tempo fa aveva sollevato il tema in un intervento in Aula.
La risposta del parlamentare Pd è arrivata, e con questa il riconoscimento del fatto che le cosiddette ‘finte partite Iva’ “si possono definire a pieno titolo” una forma di “precariato fraudolento”.
“Il diritto del lavoro in Italia, garantito da leggi approvate in pagine importanti della nostra storia, si applica soltanto a nove milioni e mezzo di lavoratori”, ha scritto ancora Chiti, assicurando che il suo partito si sta impegnando per cambiare le cose. I
ntanto però la manovra è stata approvata, e l’abolizione dei minimi è passato sotto silenzio.
argomento: Costume, denuncia, economia, governo | Commenta »
Settembre 18th, 2011 Riccardo Fucile
FINI: NUOVO ESECUTIVO, BASTA CARNEVALATE PADANE…PAROLE D’ORDINE DIMISSIONI, DA DESTRA E DA SINISTRA…TORBIDI INTRECCI TRA SESSO E AFFARI…COMPROMESSA L’IMMAGINE DELL’ITALIA
Parola d’ordine, dimissioni. Di destra e di sinistra.
Le “cene galanti”, le ragazze sull’aereo presidenziale, l’intreccio tra sesso e affari e, soprattutto, le conversazioni scabrose tra il cavaliere e Gianpaolo Tarantini sono l’argomento del giorno nell’agenda delle opposizioni, che chiedono a gran voce un passo indietro al capo del Governo.
“No a un premier a mezzo servizio”:
Il leader di Futuro e Libertà , Gianfranco Fini, ha preso spunto dalle intercettazioni sul caso escort per sparare a zero contro Silvio Berlusconi. “Auspico un nuovo governo con un nuovo premier” ha detto Fini, che sull’inchiesta di Bari sul sistema Tarantini “preferisce non giudicare”, pur ammettendo che l’immagine del Paese “continua ad aggravarsi” .
Alla festa futurista di Novedrate, in provincia di Como, il presidente della Camera ne ha avute anche per la Lega: “L’Italia esce dalla crisi tutta intera e non ha bisogno di carnevalate padane, ma di un governo che governi e di un premier che non dica scherzosamente che lo fa a mezzo servizio perchè ha la mente impegnata altrove. Credo che, al di là delle dichiarazioni di questo o di quello — ha aggiunto Fini — gli italiani abbiano capito che così non si può andare avanti, anche tanti italiani che hanno votato per il centrodestra“.
Concetti simili espressi dal Pd, che ha chiesto espressamente a Berlusconi di farsi da parte. “L’Italia, con i suoi gravi problemi, non si può permettere un esecutivo che governa a tempo perso. Le parole sono finite. Berlusconi si rechi al Quirinale e rassegni le dimissioni” ha detto Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Partito democratico, parlando a nome di Bersani. Il vice presidente dei democratici al Senato, Luigi Zanda, invece, ha usato parole dure nei confronti degli altri esponenti della maggioranza. “Le cose sono arrivate a un punto tale che i parlamentari della maggioranza che dovessero continuare a sostenere Berlusconi — ha detto Zanda — si renderebbero personalmente corresponsabili del discredito internazionale e dell’umiliante degrado civile che stanno travolgendo l’Italia”.
Sulla stessa linea d’onda l’Italia dei Valori, con il portavoce Leoluca Orlando che ha annunciato un’interrogazione parlamentare per avere chiarimenti sulle spese sostenute dal premier per le ragazze.
“Berlusconi deve dire agli italiani se, per far viaggiare le escort, si è avvalso dei voli di Stato pagati con i soldi dei contribuenti. E’ già abbastanza indegno — ha chiesto — che in un momento così difficile a guidare il Paese ci sia un premier a tempo perso. Sarebbe oltremisura esagerato se, a questo, si aggiungesse anche il fatto che per i suoi festini privati Berlusconi mettesse anche le mani nelle tasche dei tartassati cittadini italiani. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione urgente alla presidenza del Consiglio dei ministri ed esigiamo una risposta nel più breve tempo possibile”.
argomento: Berlusconi, denuncia, Esteri, Europa | Commenta »