Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
DI FRONTE ALL’EMERGENZA ECONOMICA, NAPOLITANO VUOLE E GARANTISCE UNA SOLUZIONE RAPIDA DELLA CRISI
Ecco la dichiarazione integrale del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, resa nota dal Quirinale.
Di fronte alla pressione dei mercati finanziari sui titoli del debito pubblico italiano, che ha oggi toccato livelli allarmanti, nella mia qualità di Capo dello Stato tengo a chiarire quanto segue, al fine di fugare ogni equivoco o incomprensione:
1) non esiste alcuna incertezza sulla scelta del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni del governo da lui presieduto.
Tale decisione diverra’ operativa con l’approvazione in Parlamento della legge di stabilità per il 2012;
2) sulla base di accordi tra i Presidenti del Senato e della Camera e i gruppi parlamentari sia di maggioranza sia di opposizione, la legge sarà approvata nel giro di alcuni giorni;
3) si svolgeranno quindi immediatamente e con la massima rapidità le consultazioni da parte del Presidente della Repubblica per dare soluzione alla crisi di governo conseguente alle dimissioni dell’on. Berlusconi;
4) pertanto, entro breve tempo o si formerà un nuovo governo che possa con la fiducia del Parlamento prendere ogni ulteriore necessaria decisione o si scioglierà il Parlamento per dare subito inizio a una campagna elettorale da svolgere entro i tempi più ristretti.
Sono pertanto del tutto infondati i timori che possa determinarsi in Italia un prolungato periodo di inattività governativa e parlamentare, essendo comunque possibile in ogni momento adottare, se necessario, provvedimenti di urgenza”.
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: “LA STRETTA SUI BTP MINACCIA IL LAVORO, OCCORRE RESTITUIRE CREDIBILITA’ AL PAESE”… PIAZZA AFFARI A -4%, INTERESSI SUI BPT AL 7,48%, MASSICCI ACQUISTI BCE… LA MERKEL: “L’ITALIA FACCIA DI PIU'”
Mentre una nuova tempesta finanziaria fa risalire a livelli record lo spread tra Btp e
Bund e la Borsa italiana fa registrare una forte flessione, il capo dello Stato lancia un monito a tutto il mondo politico. «Servono decisioni presto, cadano chiusure e tabù, confronto sia più aperto e obiettivo. Sono ore difficili e delicate queste. Gestirò crisi con credibilità ».
Questo l’appello lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo l’evolversi della crisi che ha portato il premier Silvio Berlusconi ad annunciare le sue prossime dimissioni, che ha così salutato gli artisti e i rappresentanti del mondo dello spettacolo riuniti al Quirinale.
«Sono qui nonostante tutto perchè convinto del ruolo essenziale dell’Italia in questo settore» ha aggiunto il presidente della Repubblica.
«Servono nuovi comportamenti anche nelle istituzioni da parte delle forze politiche. Per tirarci fuori dalla condizione critica e allarmante in cui ci troviamo occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, si crei un clima di confronto più aperto e obiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e allo loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e nei prossimi anni per esprimere una rinnovata responsabilità e coesione nazionale» ha spiegato ancora il capo dello Stato. L’Italia «deve riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito con prevedibili ricadute sull’attività economica e sull’occupazione» ha detto ancora Napolitano.«Dobbiamo riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi, da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito con prevedibili ricadute sull’attività economica e sull’occupazione» ha sottolineato ancora il presidente della Repubblica.
L’allarme rosso sull’Italia trascina in ribasso tutti i mercati europei, mentre in base ai contratti futures si profilano pesanti flessioni anche a Wall Street.
Il maggiore fattore di allarmismo appare l’ondata di vendite sui titoli di Stato del Belpaese, che ne ha fatto schizzare i rendimenti sulle maggiori scadenze (5 e 10 anni) oltre quella soglia critica del 7 per cento che viene ritenuta un limite oltre il quale a un paese è di fatto precluso il rifinanziamento sui mercato, perchè insostenibile.
Superato questo valore infatti, Grecia, Iralanda e Portogallo si rassegnarono a chiedere aiuti a Unione europea e Fmi.
Il tutto ha innescato un nuovo crollo della Borsa di Milano, che in mattinata è arrivato a toccare il 4,5 per cento, intanto Londra segna un meno 1,74 per cento, Parigi un meno 1,99 per cento e Francoforte un meno 2,38 per cento.
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
CHIUSO NEL BUNKER PROVA A GIOCARE L’ULTIMA CARTA: FAR PASSARE PD & CO. COME LE VERE SANGUISUGHE…C’E’ DA FIDARSI?….DONNE CIANURO E TRAPPOLE, LA RESISTENZA DEL CAIMANO
Prologo. Se Silvio Berlusconi è chiuso nel bunker, allora la fida Maria Rosaria Rossi è andata a fare provviste.
Alle sei di sera solca il Transatlantico semideserto con un bustone di generi alimentari appena acquistati alla buvette: “Lei è de Il Fatto? Allora le devo spaccare la faccia! Mi avete dipinto come la badante! Mi avete affibbiato questo nomignolo osceno!”.
Obietti: guardi che deve essere stato Dagospia….
Lei è un fiume in piena: “Ma chi siete? Cosa sapete di me, cosa ho fatto nella vita?”.
Malgrado l’umore azzardi una domanda: “Scusi, preferisce essere definita Claretta o Eva Braun?”.
Maria Rosaria ha il senso dell’umorismo: “Guardi, cianuro a parte, noto un miglioramento di status: se ci pensa, noterà che la prima è amante, la seconda è moglie. Anche dal punto di vista ereditario c’è una bella differenza”.
Le chiedi come sia stata la notte con il Cavaliere prima della battaglia.
Nick Cosentino – sorrisone dentato – le corre in soccorso: “Maria Rosaria, fregatene della badante! E vienitene via… A me da quando loro dicono che sono il capo della Camorra le cose vanno benissimo. Tutti hanno paura di me!”.
Ma la deputata ha ancora qualche sassolino nella scarpa, e un finalino pepato condito con ironia: “Primo: sono molto spiritosa. Secondo: stia attento a scrivere che la faccia gliela spacco davvero”. Terzo: “Ieri notte c’ero, ma bisogna guardare gli orari. E poi non ho una Smart, come hanno scritto, ma una Toyota”. Quarto, gran finale: “Più che Eva Braun sono Eva Kant”.
Divina.
Ultime dalla notte.
Epilogo. E allora immaginate che questo è il giorno delle dimissioni del Caimano, la fine di un’era, il giorno dell’esercizio vocale più difficile per il Cavaliere: le dimissioni.
La notte della vigilia inizia con il conforto delle vestali rassicuratrici, non solo la Rossi, ma anche Francesca Pascale l’eroina del comitato Silvio Ci manchi.
E poi il giorno più lungo. Si parte con i segnali ottimistici, Silvio siamo a 316, gli dicono.
Poi la doccia scozzese del voto sul rendiconto: 308.
Per ore i fedelissimi provano a raccontare che non accadrà nulla, che già altre volte la maggioranza ha avuto delle flessioni. Ma non tiene.
Dopo il conto dei voti il peso dei nomi consente valutazioni politiche più pesanti.
Il repubblicano Nucara era in ospedale, per carità , Gennaro Malgieri è arrivato tardi di un soffio. E siamo a 310.
È vero che Maurizio Paniz annuncia colpi di scena sul caso Papa.
Ma anche immaginando evasioni dai domiciliari, la realtà è che alle emorraggie dell’ultima fiducia si sono aggiunti due nomi pesantissimi: quello di Stagno D’Alcontres e quello di Stradella.
Due ex dc. Lui compulsa i tabulati in Aula con la Ravetto e la Brambilla. È incredulo.
Insomma, su Roma cala il buio, quando nel bunker di Palazzo Grazioli si deve prendere atto che una strategia, quella della resistenza ad oltranza è al capolinea.
Non ci sono più ribaltamenti possibili, colpi di scena, storie da raccontare a Giorgio Napolitano.
Guadagnare tempo
Alle 18.45 quando Berlusconi sale sul Colle, ha già detto ai suoi che non ci sono alternative: “Ora dobbiamo guadagnare tempo, rendere irreversibile il voto anticipato”.
Già , ma come?
A Napolitano sia Bossi che Berlusconi ripetono che non ci sono alternative alla crisi: “Il Pdl – dice Berlusconi – non può sostenere nessun governo se non quello uscito dalle urne del 2008”. Quindi nessun “passo di lato”, nessun arrocco, niente spazio per un governo di Alfano e Maroni.
A uccidere questa ipotesi, oltre l’aut-aut del Cavaliere è stato il niet di Casini.
Fino a un mese fa il leader Udc diceva che doveva dimettersi Berlusconi.
Ma ora dice: “È troppo tardi”.
Senza ampliamento all’Udc non c’è sopravvivenza, nè per Berlusconi, nè per un altro premier Pdl.
Così non restano che il voto, e “il guadagnare tempo”. B. dice a Napolitano che si dimetterà solo dopo l’approvazione della legge di stabilità .
È la fine di un’epoca, il passaggio irreversibile che lo porterà fuori da palazzo Chigi per sempre. Ma non è ancora l’ultimo atto del dramma.
Quelle due settimane che si possono guadagnare, spiega il Cavaliere, sono la frontiera che occorre presidiare perchè diventi impossibile un altro governo, il governo istituzionale, il governo Monti.
Non occorrono retroscena, è quello che ripete lui stesso in una raffica di telefonate ai tiggì della sera: “Spetta al capo dello Stato decidere sul futuro, ma dopo le mie dimissioni vedo solo le elezioni”.
Arrivare fino a dicembre, per il Cavaliere, è un modo per ipotecare le elezioni a marzo.
E qui si aprono due scenari. Un governo istituzionale potrebbe nascere solo se almeno 40 deputati Pdl scegliessero di sostenerlo. Se ci fosse lo smottamento.
Tagli a doppio taglio
Ride, un deputato come Carmelo Porcu: “Silvio è certo che non ci saranno crolli: con questa legge elettorale, torniamo in 200-250… Tutti quelli che non tradiranno troveranno un seggio. E tutti quelli che tradiranno – aggiunge – sanno che li faremo ballare mentre votano misure indigeste”.
Già , l’altra trappola è questa.
Berlusconi vuole mettere nell’angolo il Pd: se fa passare la sua legge di stabilità , come suggerisce Anna Finocchiaro, è corresponsabile dei tagli.
Se non lo fa mette a carico dei successori di B. la manovra lacrime e sangue, e il Cavaliere va al voto immacolato e candido.
Ma tutto questo è il domani, tattiche e strategie.
Oggi il sovrano è sradicato dal suo trono, Berlusconi intona il canto del dolore al Tg1 : “Non ho provato solo sorpresa, ma anche tristezza, perchè a tutte le persone che ci hanno lasciato ero anche legato personalmente da anni, erano tutte persone che avevano partecipato all’inizio di Forza Italia, verso le quali io avevo un rapporto che non era solo di collaborazione politica ma anche umano di amicizia”.
Guardate, il Caimano piange.
Luca Telese blog
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
SE NON VI SARANNO MODIFICHE SUL CALENDARIO DELLE CAMERE BERLUSCONI RESTERA’ FINO A FINE MESE
Colpa della debolezza della maggioranza, ma colpa anche della debolezza dell’opposizione
che non è riuscita a rendere visibile una “maggioranza alternativa” nemmeno nel voto di ieri pomeriggio a Montecitorio.
La strategia parlamentare di “non votare”, infatti, non solo non ha fatto finire sotto il governo, ma ha reso invisibili anche i numeri effettivi di cui dispone la truppa che vuole mandare a casa Berlusconi .
È questa una delle ragioni che ha convinto il capo dello Stato a praticare una strada che fino a oggi non si ricorda essere stata praticata: quella del governo “dimissionato” con una nota ufficiale della Presidenza della Repubblica, ma con una data di scadenza indicata nelle settimane a venire.
Vale a dire che Berlusconi rimetterà il proprio mandato solo una volta che sia stata approvata la legge di Stabilità , architrave fondamentale delle scelte economiche del Paese.
Passata la norma economica, il presidente del Consiglio rimetterà il proprio mandato nelle mani del presidente della Repubblica.
Al Colle inizieranno le consultazioni dei gruppi politici.
E il Quirinale potrà valutare se tra le forze politiche esista la disponibilità di costituire un nuovo esecutivo, o se l’unica strada percorribile sia quella del voto anticipato.
È stato lo stesso Berlusconi, arrivato nella serata di ieri al Quirinale per una doverosa consultazione dopo il magro bottino di 308 voti racimolato alla Camera nella votazione sul Rendiconto generale dello Stato, a indicare la strada da percorrere una volta messa da parte l’idea delle dimissioni immediate.
È la stessa nota diramata dal Quirinale a informare come il premier abbia espresso “viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea”.
Il problema è che queste “risposte” , per adesso, non sono state tradotte in norme.
La commissione Bilancio del Senato, la prima istituzione parlamentare a doverle esaminare, ad esempio, non ne conosce il contenuto.
E anche l’opposizione, a cui, in mancanza di una maggioranza politica, viene richiesta una qualche forma di collaborazione, per adesso non può che annunciare che non farà ostruzionismo, che non dirà “no” preconcetti, ma che alla fine queste norme vuole almeno vederle scritte nero su bianco prima di valutarle.
Il problema, però, non è costituito dall’opposizione.
Il governo si è impegnato ad approvare norme strutturali che probabilmente non piaceranno all’alleato leghista.
Il Carroccio le voterà ? E se non lo facesse, quali sarebbero le ricadute per il Paese?
È questo solo il primo nodo da sciogliere.
Il secondo arriva nel minuto seguente l’approvazione della legge di Stabilità , quando al Colle inizieranno a sfilare i rappresentanti dei gruppi politici presenti in Parlamento.
A quel punto, una volta superato lo scoglio dei provvedimenti in grado di “convincere i mercati” e gli alleati europei, non è detto che le elezioni siano la via maestra verso la costituzione di un esecutivo in grado di raccogliere un consenso più largo di quello attuale e in grado di seguire sulla via del risanamento.
A quel punto, infatti, Berlusconi andrà a dimettersi al Colle come promesso nella nota quirinalizia. Inizieranno le consultazioni, e allora starà alle forze politiche vedere quanta tela sono riuscite a tessere in queste settimane.
La maggioranza saprà ricompattarsi o riproporre un accordo con i centristi, suggerendo un cambio della guardia alla guida del Paese (Alfano, Letta, Schifani)?
Le opposizioni riusciranno a trovare i numeri per un governo più largo? Paradossalmente, tra le scelte, potrebbe anche esserci quella che Silvio Berlusconi, alla fine di questo iter, sia rimandato alle Camere.
Ma due-tre settimane come quelle che attendono l’Italia e il suo Parlamento, non sembrano portare verso un nuovo colpo di fulmine tra il premier e gli eletti.
Per adesso, allora, dopo la legge di Stabilità , vincono le urne.
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
LETTA NON DISPONIBILE… LA MOSSA DEL PREMIER DETTATA DALLA PAURA CHE IL COLLE POTESSE AFFIDARE AD UN ALTRO IL RISPETTO DEGLI IMPEGNI PRESI CON L’EUROPA
È la resa. Alle sette di sera, nello studio del capo dello Stato, un Berlusconi esausto ammette di aver perduto la sua ultima partita.
“Le confesso signor Presidente che non me l’aspettavo. Nè con questi numeri nè per i nomi di chi mi ha tradito, tutti miei fedelissimi come Antonione”.
Il premier prosegue nel suo sfogo davanti a Napolitano, Letta gli è seduto accanto. “Avevo pensato di venire qui a chiederle un nuovo passaggio di fiducia in Parlamento, ma abbiamo preso degli impegni in Europa e non possiamo permetterci un braccio di ferro sulle mie dimissioni. Sarebbe un pessimo segnale ai mercati, preferisco chiudere in buona coscienza”.
La parola “dimissioni” non viene mai pronunciata, il Cavaliere proprio non ce la fa. Ma inevitabilmente arriva l’annuncio: “Dopo la legge di stabilità mi farò da parte. È vero, non ho più i numeri per andare avanti”.
È una mossa dettata da una paura. Berlusconi teme infatti che Napolitano potrebbe affidare a un altro governo il compito di portare a casa gli impegni presi con Bruxelles.
Un “governo europeo”, guidato da Mario Monti, con la lettera di Berlusconi all’Ue come programma. Una “trappola” per il Pdl che, a quel punto, non potrebbe dire di no.
Napolitano prende atto della “consapevolezza” del premier di essere arrivato al capolinea, sulla base di un risultato parlamentare senza appello.
Ascolta ma non è sorpreso.
Il capo dello Stato, già dalla mattina, nel giro di colloqui con la Lega e con le forze d’opposizione, aveva avvertito: se davvero sul rendiconto la maggioranza si dissolve, a quel punto le dimissioni del Cavaliere saranno un “gesto obbligato”.
Del resto anche il Carroccio a Napolitano lo aveva fatto intendere chiaramente: “Se non ci sono più i voti per andare avanti e Berlusconi fa finta di niente siamo pronti a ritirare i nostri ministri dal governo”.
Un diktat senza vie d’uscita.
Quello che preme a Napolitano è il messaggio da dare all’Europa con la rapida approvazione della legge di stabilità . E per questo sono arrivate al Colle le garanzie del Pd e del terzo polo: pronti all’approvazione lampo, come ad agosto con la manovra, se Berlusconi prima annuncia le sue dimissioni.
Con questa assicurazione in tasca, certo così che non ci sarà uno slittamento dei tempi, il capo dello Stato ha concesso a Berlusconi di lasciare palazzo Chigi solo dopo l’approvazione della manovra europea.
E con ulteriori “caveat” al presidente del Consiglio: “La legge di stabilità credo debba essere ridotta all’essenziale, limitandoci a ciò che ci chiede l’Europa”.
Un modo per evitare di replicare quel decreto “omnibus” con cui il Cavaliere si era presentato la settimana scorsa al Colle e restituito al mittente da Napolitano perchè infarcito di troppe norme estranee al risanamento.
“In questo modo – propone il capo dello Stato – si potrebbe approvare in maniera definitiva entro la fine del mese”.
A Berlusconi, che vorrebbe invece tirarla per le lunghe per arrivare a metà dicembre in modo da far saltare il governo tecnico, non resta altro che abbozzare.
E dopo le dimissioni che succederà ?
Qui le strade di Berlusconi e di Napolitano si dividono.
“Per me – prova a forzare il Cavaliere – questo percorso porta solo a elezioni anticipate il prima possibile, anche a febbraio. Non daremo mai il nostro assenso a un governo tecnico o di larghe intese. Sarebbe un ribaltone”.
Ma Napolitano lo gela. “Per me questo percorso, dopo le sue dimissioni, porta all’apertura delle consultazioni con tutti i partiti. Sia quelli che hanno vinto le elezioni del 2008, e dentro ci sono anche forze come il Fli, sia i partiti che stanno all’opposizione”.
Il discorso è chiarissimo. Vuol dire che, pur riconoscendo alla maggioranza un ruolo chiave nelle consultazioni che si apriranno, il capo dello Stato apre la porta a un governo di larghe intese.
E che le elezioni anticipate saranno proprio l’ultima carta che resterà sul tavolo.
Per Berlusconi è una doccia fredda, si rende conto che dopo la sua uscita da palazzo Chigi si aprirà una partita interamente nelle mani del Colle.
Quaranta minuti di colloquio. Alla fine Napolitano personalmente stende il comunicato dell’addio, chiarendo senza possibili scappatoie che “il presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato nelle mani del capo dello Stato”.
E nel congedarlo gli anticipa il senso della nota, che tuttavia sarà diffusa dal Quirinale senza che al premier venga riletta.
Napolitano dunque si tiene le mani libere.
Dando così corpo ai peggiori timori di Berlusconi sull’arrivo di un governo di transizione affidato a Monti.
Un fantasma che aveva anche animato la drammatica riunione convocata dal Cavaliere a Montecitorio subito dopo il voto.
Facce lunghe, toni concitati. I ministri del Pdl lo supplicano di dare le dimissioni subito, “questa sera stessa”, in modo da arrivare all’indicazione di un uomo del Pdl per l’incarico: Letta, Alfano oppure Schifani.
“Se facciamo così – assicura Verdini – possiamo tornare facilmente a 320 deputati”. Ma, quando Berlusconi si ritrova in auto da solo con Gianni Letta, verso il Quirinale, il sottosegretario smonta anche l’ultima speranza: “Silvio, dubito che Napolitano possa darti oggi garanzie sul nome del tuo successore. E poi io non sono disponibile”.
Francesco Bei e Umberto Rosso
(da “La Repubblica”)
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
NONOSTANTE LE DICHIARAZIONI RESE DAL PREFETTO ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA LA DITTA DI MAMONE E’ UNA DELLE PRINCIPALI DITTE IMPEGNATE PER L’EMERGENZA SU MANDATO DEGLI ENTI LOCALI… SONO GLI STESSI MAMONE CHE ERANO STATI RICEVUTI DA NAN NELLA SEDE DI FLI GENOVA
Il Prefetto di Genova, Musolino, uno dei maggiori esperti di contrasto alle mafie, nel luglio
2010 ha promosso un interdizione atipica antimafia, come ricordavamo nei giorni scorsi, per la ECO-GE.
Gli Enti locali e le loro società , così come – ad esempio – anche il Commissario per la Bonifica dell’Acna di Cengio, hanno ignorato categoricamente tale provvedimento. Così i lavori all’ACNA sono proseguiti ed in corso; così hanno avuto incarico dalla “Fiera di Genova” per allestimento e smantellamento di Euroflora; così hanno il grosso dei subappalti per i lavori della nuova strada di Cornigliano commissionati dalla Sviluppo Genova; così come sono stati chiamati, nell’ottobre 2010, dall’AMIU (al 100% del Comune di Genova) per i lavori di somma urgenza relativi all’alluvione di Sestri Ponente.
Non solo, ma questi esempi ci bastano per rendere l’idea di quanto quell’interdizione all’ECO-GE sia stata totalmente ignorata.
Il Prefetto Musolino durante la “missione” a Genova della Commissione Parlamentare Antimafia, come ha ricordato anche “Il Secolo XIX”, è tornato sulla questione.
In tale sede ufficiale ha ricordato chi sono i Mamone e ricordato del provvedimento adottato dalla Prefettura. Si legge nella Relazione:
“L’instaurazione di rapporti di parentela o “comparaggio” tra gli appartenenti alle diverse cosche, attraverso matrimoni, battesimi, comunioni o cresime, considerati strumento utile a rinsaldare i legami tra le famiglie, ha ingenerato vincoli di non belligeranza a garanzia del sodalizio criminale.
A tal fine si rammenta come, nel comprensorio ligure, tal Silvio Crisino (indicato dai collaboratori di giustizia quale banchiere delle cosche calabresi operanti in Liguria), sia divenuto cognato di Luigi Mamone, mentre i Fazzari risultano apparentati con i Gullace, a loro volta padrini dei giovani Mamone, con cui sono legati da vincoli familiari anche i Raso”.
In annotazione al Luigi Mamone si legge, sempre nella Relazione alla Commissione:
“La famiglia Mamone, di origini calabresi, è proprietaria di una nota e avviata impresa locale impegnata nelle bonifiche ambientali. A seguito di un approfondimento della DIA quest’Ufficio ha emesso nel 2010 una certificazione “atipica” nei confronti di Gino Mamone figlio del succitato Luigi”.
Nella stessa Relazione in riferimento alle misure preventive contro la ‘ndrangheta si legge anche:
“… come già detto, in Liguria tendono a mantenere un profilo molto basso ed a evitare più plateali manifestazioni, probabilmente per non compromettere il clima di tranquillità che è funzionale alla loro progressiva infiltrazione nella società e nell’economia legale.
Gli stessi episodi criminali che, di volta in volta, si devono registrare finivano spesso per essere letti singolarmente e ricondotti, perciò, a fatti di criminalità comune.
A riprova di quanto detto, basti pensare al ridotto numero di misure di prevenzione sia patrimoniale che personale (sorveglianza speciale) applicate nell’ultimo decennio a livello regionale, peraltro, per lo più riconducibili a fenomeni di criminalità comune.
Sebbene non ancora comprovato da specifiche evidenze giudiziarie, si percepiva, però, la sussistenza di una realtà criminale nei confronti della quale si poneva la necessità di elevare il livello di attenzione, specie in chiave preventiva”.
Ed a precisazione si legge: “In tal senso sul fronte dell’attivazione delle tutele antimafia, quest’Ufficio avrebbe, come già detto, emesso di lì a poco, una certificazione “atipica” nei confronti di Gino Mamone, noto imprenditore calabrese, titolare di una avviata attività di bonifiche ambientali”.
Ma nuovamente l’allarme e la misura preventiva in merito alla ECO-GE dei Mamone è stata sistematicamente ignorata dagli Enti Locali…
Sono giorni che la solleviamo nel “silenzio”, perchè pare che nessuno voglia affrontare la questione.
Infatti la ECO-GE è impegnata nei lavori di somma urgenza per l’emergenza alluvione a Genova proprio in questi giorni. I loro mezzi sono a San Fruttuoso (Via G.Torti, Via Filippo Casoni, Piazza Manzoni/Corso Galliera) a Marassi (Corso Sardegna), a Quezzi (Via Fereggiano), a Staglieno (Piazzale Adriatico) ed alla Foce (nell’area di Piazzale Kennedy ove vengono raccolti i detriti ed il fango che poi sui camion vengono portati altrove).
In via Fereggiano abbiamo incontrato un giornalista di una testata locale e gli abbiamo fatto notare quei mezzi all’opera nonostante il provvedimento del Prefetto, ci ha risposto che magari lavorano gratis.
Poi abbiamo incontrato un consigliere comunale del Pdl che ci ha detto che non sapeva che vi fosse stato il provvedimento del Prefetto.
Poi abbiamo incontrato l’assessore regionale al bilancio che prima ci ha risposto “in una situazione di emergenza….” ed alla nostra replica “proprio a partire dall’emergenza questi soggetti non dovrebbero esserci” ha risposto “su questo sono d’accordo con voi” e quindi gli abbiamo detto: “allora fai qualcosa!”
Ma nel frattempo quei mezzi della ECO-GE continuano ad operare… e nessuno a parte noi osa sollevare la questione.
(dalla “Casa della legalità “, Ufficio di Presidenza)
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
L’EX VELINA DI TELECAFONE, OGGI CONS. PROV. PDL, ENTRA ALLE 24 ED ESCE ALLE 10 MATTINA… AVRA’ PARTECIPATO AL SUMMIT ?
La Smart con una fanciulla a bordo varca il cancello di Palazzo Grazioli a mezzanotte inoltrata. La sorveglianza saluta con deferenza e l’automobilina s’infila nel parcheggio presidenziale.
L’auto è intestata a Francesca Pascale, l’ex velina di Telecafone, a lungo indicata come «fidanzata» del premier, eletta al consiglio provinciale di Napoli nelle file del Pdl.
Interpellata a proposito della visita notturna, la ventiseienne partenopea non conferma e non smentisce.
Ma aggiunge: «Il premier sta sempre bene».
Nella notte la residenza del premier ha ospitato l’ennesimo vertice del Pdl.
Erano presenti i coordinatori Verdini e La Russa, il capogruppo al Senato Gasparri e alla Camera Cicchitto.
Erano inoltre presenti il portavoce Bonaiuti e Gianni Letta. l’incontro è andato avanti fino all’1.30.
All’ordine del giorno il destino del governo Berlusconi e dell’intera legislatura.
Ha preso parte alla riunione anche la Pascale?
A che titolo?
La signora non intende rispondere a questa domanda.
Alcuni testimoni hanno poi visto la Smart lasciare Palazzo Grazioli dopo le dieci della mattina successiva.
Antonio Castaldo
(da “Il Corriere della Sera”)
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
ALCUNI TITOLI: “PASSA IL RENDICONTO FINANZIARIO, MA LA MAGGIORANZA NON C’E’ PIU’”… “IL SUO MIGLIOR ALLEATO ORA NE CHIEDE LE DIMISSIONI”
“Berlusconi perde la maggioranza dopo la richiesta dell’alleato di dimettersi” si legge sulla
hompepage del New York Times che riporta l’approvazione del rendiconto finanziario e riprende l’invito rivolto da Umberto Bossi al premier affinchè faccia un “passo di lato”.
La conta, però, ha dimostrato che “non ha più il supporto della maggioranza” e questo “aumenta la pressione per richiederne le dimissioni”.
La CNN si domanda se sia arrivata “la fine di un’epoca” e pubblica un’immagine tratta da una manifestazione dove compare la foto di Berlusconi con la scritta: “Il playboy al di sopra di ogni sospetto”.
Duro il Wall Street Journal che titola: “Berlusconi perde la maggioranza di governo”. Il primo ministro, riporta il quotidiano finanziario, “non è riuscito a radunare la maggioranza in un voto chiave al Parlamento”.
Un fatto che sfocerà in “una catena di eventi che potrebbe portare alle sue dimissioni e la possibile formazione di un governo di unità nazionale”.
Occhi puntati sui numeri mancanti anche per il Guardian e per la BBC, che sottolinea le richieste di dimissioni del premier.
The Independent parla invece di un “voto umiliante” per il Cavaliere mentre il Times riconosce la vittoria sul rendiconto ma la sconfitta della maggioranza.
Dalla Germania, la Bild apre con un titolo shock e parla di un sonoro “schiaffone” nei confronti del Presidente del Consiglio.
Homepage sulla crisi di governo italiana anche per Der Spiegel perchè “Berlusconi ha perso la maggioranza in Parlamento”.
Il sito della tv tedesca N-Tv parla di “Berlusconis Gà¶tterdà¤mmerung”, che riprende l’opera wagneriana “Il crepuscolo degli dei” in un pezzo dal titolo: “State lasciando la nave che affonda” e per il Financial Times Deutschland “Berlusconi è la crisi in persona”.
Su Le Monde “un nuovo voto indebolisce Silvio Berlusconi”, El Mundo si concentra sui numeri mancanti e su “El Pais”
E trovano spazio numerosi editoriali sul Cavaliere tra cui “La atroce agonia dei Caimano”, “L’errore di Berlusconi” e “Dibattito: conviene all’Italia un governo di unità nazionale?”.
Il quotidiano spagnolo sottolinea infine che la “permanenza di Berlusconi aumenta la pressione sul debito pubblico”.
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Novembre 9th, 2011 Riccardo Fucile
“MI SENTO TRADITO”… “DOVE VOGLIONO ANDARE?”…LE REPLICHE DEGLI INTERESSATI… MANNINO: “A ME BERLUSCONI DEVE SOLO DIRE GRAZIE”…PITTELLI: “SI GUARDI DA CHI HA INTORNO PIUTTOSTO”
Sono undici i deputati di area centrodestra che non hanno partecipato al voto sul Rendiconto generale di bilancio, contribuendo così, con una strategia parlamentare analoga a quella portata avanti dalle opposizioni, a far venire meno la maggioranza assoluta a sostegno del governo a Montecitorio.
Si tratta dei deputati del Pdl Roberto Antonione, Fabio Gava, Gennaro Malgieri, Giustina Destro, più Alfonso Papa (agli arresti domiciliari).
Assenti anche gli esponenti del gruppo Misto Calogero Mannino, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli, Francesco Stagno D’Alcontres e Santo Versace.
Si è invece astenuto Franco Stradella, del Pdl.
Lo stesso Silvio Berlusconi aveva chiesto subito dopo la proclamazione dei risultati di poter consultare il tabulato con il resoconto ufficiale della votazione e controllare di persona i nomi dei «traditori».
Di «tradimento» ha parlato lo stesso Berlusconi nei primi commenti a caldo con il suo inner circle a negli istanti immediatamente successivi alla proclamazione del risultato.
«Mi hanno tradito, ma questi dove vogliono andare?» avrebbe chiesto retoricamente il leader del Pdl ad un gruppo di parlamentari riuniti attorno ai banchi di governo durante la «spunta» dei tabulati. Il premier non si aspettava, riferisce chi gli ha parlato pochi secondi dopo l’esito delle votazioni, che la maggioranza sarebbe andata sotto i 310 voti.
Al presidente del Consiglio hanno spiegato che alcuni deputati erano assenti per motivi giustificati (Nucara) e altri non hanno potuto partecipare per altri impedimenti.
«Ero al bagno, non sono riuscito a votare», dice Gennaro Malgieri.
Ad un altro deputato Berlusconi ha ripetuto di voler riflettere, ribadendo poi di avere l’intenzione di fino in fondo.
Calogero Mannino non ci sta. «Io traditore? A me Berlusconi deve dire solo grazie. Fui io infatti il 14 dicembre a votare a favore del governo benchè fossi nell’Udc. Ora però la situazione è ben diversa e l’unica soluzione è un governo ‘allargatò per uscire dal guado…». Per lui «c’è solo da prendere atto di come stanno le cose e tutto dice che ora è maturo il tempo per un governo di larghe intese che realizzi quelle che sono le istanze che arrivano dall’Europa».
E aggiunge: «Vorrei dire a Berlusconi che con questo voto non è che sia cascato giù il mondo. Semplicemente sarebbe bene che il suo partito prendesse parte ad un governo “allargato” per tirare fuori il Paese dalla crisi in cui è precipitato».
Rincara la dose Pittelli: «Farebbe bene a guardarsi da chi ha intorno invece di lanciare gratuitamente accuse a delle persone perbene che da tempo, inascoltate, gli chiedono di allargare la maggioranza…».
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