Gennaio 28th, 2012 Riccardo Fucile
LA STAMPA BRITANNICA LODA LA CAPACITA’ DEL PRIMO MINISTRO ITALIANO, ANCHE L’ECONOMIST PARLA DI “THE IRON MONTI”… PER IL MINISTRO TEDESCO SCHAEUBLE “STA TORNANDO LA FIDUCIA DEI MERCATI PER L’ITALIA”, QUELLO USA GEITHNER LODA LA CAPACITA’ DI MONTI DI ANDARE AVANTI SENZA FARSI CONDIZIONARE
Tra i grandi dell`economia e della finanza riuniti a Davos è arrivato un corale incoraggiamento al governo Monti.
Piace il «cambio di passo», come lo chiama il finanziere George Soros.
Colpiscono «le cose impegnative che sono state fatte», secondo il ministro Usa, Tim Geithner.
La diversa percezione del Paese, ancorchè nuovamente declassato da Fitch, si riverbera anche sulla grande stampa internazionale.
«L`Italia è tornata sulla scena», scrive il Financial Times in un articolo così titolato: «L`Europa si I l`i appoggia sulle spalle di Monti».
Subito il professore minimizza: «Ft qualche volta esagera nel male, qualche altra essendo un giornale rosa è troppo roseo, ma meglio questi secondi momenti che i primi».
Per la cronaca: il premier incontrerà il presidente Usa a Washington, il 9 febbraio.
Anche l`Economist plaude al nuovo governo e chiama il presidente del Consiglio “The Iron Monti”, paragonandolo alla Thatcher. Si chiede: «Ma chi saranno i minatori, il cui sciopero pose la sfida più seria alle riforme di mercato della lady di ferro?».
Sarà un caso, però per la prima volta i top manager che partecipano al World economic forum sanno tutto dell`Italia, delle riforme, delle liberalizzazioni e pure delle proteste.
Perfino il rigorosissimo ministro tedesco Wolfgang Schaeuble riconosce dai microfoni della Congress Hall, la sala più seguita, che sull`Italia, come sulla Spagna, «sta tornando la fiducia dei mercati». Nonostante Fitch.
E lo stesso fa il Commissario Ue, Rehn: il governo di Roma, come quello di Madrid, «accelera il risanamento».
Per il Financial Times, il destino dell`Ue è sulle spalle di Monti che dice: esagerato
Di fronte alle proteste dei Tir scrive il settimanale- Monti inflessibile come Margareth .
Gurria, numero uno dell` Ocse, intravede dal suo osservatorio che «in Italia ci sono meno rischi sistemici».
Dietro le quinte, curano l`immagine del Paese anche gli altri italiani presenti in Svizzera, dal ministro Passera, al governatore Visco, dal presidente della Bce Draghi al leader di Confindustria Marcegaglia.
All`Italia è stata dedicata una “session” dal titolo significativo: The future of Italy.
Non sono emerse critiche, ma piuttosto l`invito a procedere nelle riforme.
Abituati fino a qualche mese fa ad essere citati dalla stampa internazionale solo per i ricevimenti di puttane nei palazzi del potere e per una economia allo sfascio, è già un grosso passo avanti in termini di credibilità .
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Gennaio 28th, 2012 Riccardo Fucile
“MONTI PUO’ DIRE LA VERITA AL POTERE TEDESCO: LA SUA STORIA DI RIFORMISTA LIBERALE E LA SUA IMMAGINE RISPETTATA GLIELO PERMETTONO”…. “DOPO UN’ASSENZA DI VENTI ANNI, L’ITALIA TORNA PROTAGONISTA SULLO SCENARIO EUROPEO”
Angela Merkel siede in cima alla lista di potere d’Europa. 
Sarkozy può rivendicare di essere il più energico fra i leader del continente.
Mario Monti ne è il più interessante. Dopo un’assenza durata circa un ventennio, l’Italia torna in scena.
Il destino di Monti potrebbe diventare il destino d’Europa.
L’altro giorno la casa bianca ha detto che detto che Monti incontrerà presto Barack Obama.
Descrivere questo annuncio come esuberante sarebbe riduttivo.
Monti e Obama dovrebbero discutere delle misure onnicomprensive che il governo italiano sta prendendo per ricostruire la fiducia dei mercati, e per rinvigorire la crescita attraverso riforme strutturali, così come di un allargamento delle difese finanziarie.
Traduciamo: Obama segue Monti su tutto, inclusa la pressione che Monti sta esercitando sulla Merkel.
C’è stato un tempo in cui l’Italia contava qualcosa, in Europa.
L’Italia ha guidato il grande balzo verso l’integrazione europea negli anni ’80. Il summit di Milano del 1985 ha dato la spinta per la costruzione del mercato unico.
Cinque anni dopo, a Roma, veniva fissata la timetable per l’introduzione dell’euro.
Ciò aveva causato il famoso “No, No, No” di Margaret Thatcher alla moneta unica, che aveva trascinato la ribellione dei tories.
Per quanto possa sembrare strano, i conservatori inglesi erano, una volta, in maggioranza pro unione europea.
L’era di Silvio Berlusconi mise fine alla influenza italiana.
Sebbene fosse accolto sempre calorosamente da Vladimir Putin, Berlusconi veniva schivato dai suoi pari in Europa, visto come causa di imbarazzo ed irritazione.
Mario Monti, un serio accademico con un piano serio, è diverso in ogni senso. Berlusconi faceva battute orrende circa l’aspetto fisico della Merkel.
Monti parla con lei di economia.
C’è un altro italiano ai vertici. Mario Draghi — l’altro Mario — ha già scritto i titoli della sua azione, durante la ancor breve presidenza della BCE.
In termini di rispetto dell’ortodossia economica, Draghi si posiziona come un “tedesco onorario”.
E tuttavia una grossa operazione di rifinanziamento lanciata sotto la sua direzione ha sostenuto il sistema bancario, e calmato i mercati finanziari.
Lo schema della BCE non vuol’essere una regola permanente, ma ha dato lo spazio politico alla Merkel per negoziare sul “Fiscal Compact”.
Circa le sempre presenti ombre sulla Grecia, ci sono segnali che la crisi dell’euro stia passando dalla fase acuta ad una fase cronica.
La posizione di Monti è cruciale perchè sarà in Italia che si deciderà il destino a lungo termine dell’euro.
Se la Grecia dovesse cadere, Irlanda, Portogallo e Spagna si troverebbero sulla linea del fuoco, anche se sarà l’Italia a giocare nel ruolo da pivot.
Se la terza economia europea non dovesse essere capace di mettersi su una credibile rotta economica, l’euro, come progetto pan-europeo, non avrebbe futuro.
Monti ha un paio di buone carte da giocare.
Le sue misure di austerità di sono già dimostrate impopolari, ma i politici italiani eletti non sono in splendida forma. Berlusconi fa il cecchino da bordo campo, ma la sua coalizione di centro-destra uscirebbe massacrata da una eventuale votazione anticipata.
Sicchè Monti è convinto di avere un altro anno, fino alla scadenza elettorale del 2013, per avviare e rendere operativa la sua strategia.
La seconda carta è che Monti può dire la verità al potere tedesco.
La sua storia come riformista liberale nella Commissione Europea è fuori discussione.
La sua condotta sfida ogni stereotipo circa la inettitudine del Sud-Europeo.
E Obama lo segue da vicino quando dice alla Merkel che un regime indefinito di austerità trasformerebbe il patto fiscale in un patto suicida.
C’è il sospetto che Sarkozy risenta negativamente della “intrusione” di Monti. Il presidente francese non ha la vocazione a dividere con altri le luci della ribalta.
Finora ha preteso che la leadership europea fosse un affare a due fra Francia e Germania. In verità , la “chimica” fra il Presidente e il Cancelliere è tutto tranne che buona.
Accade che Sarkozy abbia più interesse di molti altri nel successo di Monti. Dovunque io incontri le èlites francesi (come nell’ultimo bilaterale franco-inglese) sono colpito dalla loro insistenza sulla vitale necessità che l’euro sopravviva.
Cosa vogliano dire, credo, è che il crash della moneta unica vedrebbe la Francia spinta al secondo livello in Europa, privata di qualsiasi residuale pretesa ad avere una influenza globale.
Non ci sono garanzie che Monti ce la faccia.
Grandi tagli di spesa e aumento delle tassazioni sono una cosa.
Il vero test ci sarà con la liberalizzazione dell’economia.
Qui si confronterà con pratiche restrittive e cartelli in cerca di rendite di posizione.
Questa settimana le città italiane sono state paralizzate da tassiti e camionisti.
Farmacisti, avvocati, benzinai sono sul piede di guerra, in difesa dei propri privilegi.
Non sarà facile.
Le scelte sono inevitabili. Il dibattito sul futuro dell’eurozona è polarizzato.
Da una parte coloro che sostengono che ci si può salvare solo se l’Europa meridionale, cattolica, assorbirà la cultura protestante, nordica, della frugalità e del duro lavoro.
Sull’altra sponda ci sono coloro che pensano che tutto finirebbe bene se la Germania fosse pronta a spendere di più e a sottoscrivere i titoli di stato dei vicini di casa meridionali.
Entrambi i gruppi di ipotesi sono inguaribilmente naives.
La sfida che deve fronteggiare l’Europa — quella cristallizzata dalla crisi dell’euro — è di adattarsi ad un mondo in cui l’Europa non può più determinare i rapporti di cambio.
I padroni della politica e dell’economia possono polemizzare quanto vogliono sui meriti o i demeriti della svalutazione, o dei giochi d’equilibrio fra rettitudine fiscale e politiche espansive della domanda.
La domanda chiave è se l’europa può ancora competere in un mondo nel quale non è più in grado di controllare le oscillazioni.
Ecco perchè ciò che Monti sta facendo in Italia è di importanza vitale.
Philip Stephens
(da “Financial Times”)
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Gennaio 28th, 2012 Riccardo Fucile
ESAMI E ISCRIZIONE SUL WEB, CANCELLATE 333 LEGGI, FINANZIATA LA SOCIAL CARD CON 50 MILIONI… ECCO TUTTI I DETTAGLI
Una spallata alla burocrazia per rendere più facile la vita a cittadini e imprese.
E risparmiare circa 1,3 miliardi di extra-costi che appesantiscono Stato e aziende.
Per trasformare la pubblica amministrazione e modernizzare il Paese.
E’ questo l’obiettivo del decreto sulle liberalizzazioni con il quale il governo ha anche cancellato 333 vecchie leggi ormai inutilizzate, prorogato di un anno i bonus per le assunzioni al Sud e dato il via alla sperimentazione della social card per i più bisognosi, con un primo finanziamento di 50 milioni.
Nei 68 articoli c’è un po’ di tutto: dal pane ai Tir, dalla banca dati unica per gli appalti, ai pagamenti elettronici per l’Inps alle nuove regole per uniformare la ricerca e l’università ai migliori livelli europei, alle comunicazioni telematiche nella pubblica amministrazione.
La cifra che tiene unito tutto è che la semplificazione si tradurrà in una ancora maggiore liberalizzazione in alcuni settori e in controlli più mirati: meno burocrazia ma anche meno furbi.
Come in altre occasioni, il decreto poggia sulle norme, ma anche sull’attuazione che riceveranno. Il «commissario» che diventerà garante per le pratiche (e le risposte) veloci nei confronti delle aziende, la sperimentazione sulle aree a burocrazia-zero e la competizione tra le regioni sburocratizzate: l’importante sarà crederci davvero.
Pagamenti elettronici a partire da maggio
L’Inps si conferma un punto di riferimento fondamentale per la semplificazione.
Dal 1° maggio tutti i pagamenti dovuti all’Istituto, per esempio i contributi, dovranno essere fatti con strumenti di pagamento elettronici bancari o postali (carte di credito, bancomat, bonifici online).
L’Inps diventa inoltre il cane da guardia delle prestazioni socio-sanitarie.
Si trasforma, cioè, nella banca-dati cui affluiranno le comunicazioni dalle varie amministrazioni che erogano le prestazioni sociali e socio-sanitarie.
Lo scambio di dati sarà telematico e i controlli incrociati consentiranno di verificare la rispondenza tra le prestazioni e l’indice Isee, con interventi più rapidi sugli abusi.
Un solo documento per la certificazione
Verranno eliminate inutili duplicazioni di documenti e di adempimenti nelle certificazioni sanitarie a favore delle persone con disabilità .
Il verbale di accertamento dell’invalidità potrà sostituire le attestazioni medico legali richieste.
Meno burocrazia quindi e inutili file.
In particolare il decreto semplificazioni elimina le duplicazioni di documenti e di adempimenti nelle certificazioni sanitarie; il verbale di accertamento dell’invalidità potrà sostituire le attestazioni medico legali richieste, ad esempio, per il rilascio del contrassegno per parcheggio e accesso al centro storico, l’Iva agevolata per l’acquisto dell’auto, l’esenzione dal bollo auto e dall’imposta di trascrizione al Pra.
Bollino blu biennale insieme alla revisione
Il «bollino blu» per le autovetture e i motorini, che oggi deve essere rinnovato annualmente, sarà contestuale alla revisione dell’auto che avviene la prima volta dopo quattro anni e poi con cadenza biennale, con evidenti risparmi di tempo e denaro per i cittadini.
Sarà anche più semplice e veloce, per i guidatori ultraottantenni, rinnovare la patente. Il rinnovo, di durata biennale, potrà essere effettuato direttamente presso un medico monocratico e non più presso una commissione medica locale.
Attualmente la patente andava rinnovata annualmente.
Per chi ha compiuto 50 anni il rinnovo della patente varrà per soli 5 anni rispetto agli attuali 10.
Viaggi agevolati per giovani, anziani e disabili
Le norme varate prevedono la promozione «di forme di turismo accessibile, mediante accordi con i principali operatori nei territori interessati, attraverso ala creazione di pacchetti agevolati».
Si tratta, in sostanza, di viaggi che potranno avare forti sconti e agevolazioni.
Nel decreto semplificazioni anche misure per dare in concessione i beni confiscati alla mafia. «I beni immobili che hanno la caratteristica di un possibile uso per scopi turistici , beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata, possono essere dati in concessione a cooperative di giovani di età non superiore a 35 anni».
Esami e iscrizione tutto sul web
Le procedure di iscrizione alle Università saranno effettuate esclusivamente per via telematica. Così anche per i concorsi.
E sarà il ministero dell’Istruzione a curare la costituzione e l’aggiornamento di un portale unico, almeno in italiano e in inglese, per consentire l’iscrizione a tutte le università e il reperimento di ogni dato utile per l’effettuazione della scelta da parte degli studenti.
A decorrere dall’anno accademico 2012-2013, «la verbalizzazione, la registrazione degli esiti degli esami, di profitto e di laurea, sostenuti dagli studenti universitari avviene esclusivamente con modalità informatiche.
Le università adeguano – si legge nel documento – conseguentemente i propri regolamenti».
Arriva il dirigente garante dei tempi
In ogni amministrazione pubblica un dirigente diventerà il garante della rapidità delle risposte ai cittadini e alle imprese.
Sarà lui (o lei) a fare da commissario nel caso in cui la richiesta per un’autorizzazione rimanesse senza risposta.
E chi risulta inadempiente rischia sanzioni disciplinari.
Ogni anno, entro il 31 gennaio, Palazzo Chigi valuterà l’impatto degli oneri amministrativi: quanti sono stati introdotti e quanti eliminati: il conto dovrà chiudersi in pareggio (meccanismo one in, one out).
Parte anche la sperimentazione con le Regioni per l’avvio di aree a burocrazia-zero. S
catterà così una concorrenza tra Regioni che dovranno pubblicare i controlli richiesti alle imprese sul sito www.impresainungiorno.gov.it. Infine: via libera alla cabina di regia per l’agenda digitale.
Procedure veloci con la banca dati
Le norme di semplificazione sul fronte degli appalti consentiranno un risparmio di 1,3 miliardi per la Pubblica amministrazione. In media la stessa impresa è tenuta a presentare 27 volte la stessa documentazione.
Con la riforma avviata tutti i documenti contenenti i requisiti di carattere generale, tecnico-organizzativi ed economico-finanziario delle aziende vengono acquisiti e gestiti dalla Banca Dati nazionale dei contratti pubblici, presso l’Authority.
Le amministrazioni avranno la possibilità di consultare il fascicolo elettronico di ciascuna impresa ed effettuare tutti i controlli, mentre le piccole e medie imprese risparmieranno sui costi della gestione amministrativa circa 140 milioni l’anno.
Più facile vendere i prodotti del campo
Il produttore agricolo potrà vendere i suoi prodotti, in forma ambuilante, con una semplice comunicazione al Comune. E dal giorno stesso in cui la presenta.
E’ una delle novità per gli imprenditori agricoli .
L’Agea, nell’erogare i fondi Ue per l’agricoltura, potrà utilizzare le banche dati dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps e delle Camere di commercio. Saranno così più rapide le procedure e più efficaci i controlli.
Procedura più semplice per l’omologazione delle macchine agricole.
E’ inoltre ammesso che l’agricoltore possa spostare i rifiuti da un campo all’altro della stessa azienda se ciò è finalizzato unicamente al raggiungimento del deposito temporaneo o a quello della cooperativa di cui è socio.
On line e in tempo reale residenza e nascita
Rivoluzione on line per i certificati. Sarà possibile ottenere attraverso il web con pochi e semplici passaggi il cambio di residenza; l’iscrizione nelle liste elettorali; i certificati anagrafici (residenza, nascita, morte, ecc.) o il rinnovo dei documenti di identità . Insomma, cambia tutto per evitare lungaggini.
La carta d’identità scadrà il giorno del compleanno, immediatamente successivo alla scadenza che era originariamente prevista sul documento.
Nella norma è inoltre precisato che la novità riguarda i documenti rilasciati o rinnovati dopo l’entrata in vigore del provvedimento.
I cambi di residenza saranno validi dopo due giorni dalla richiesta, ma «l’iscrizione per trasferimento della residenza con provenienza da altro comune italiano produce immediatamente gli effetti giuridici dell’iscrizione anagrafica».
Attualmente, i cambi di residenza tra Comuni diversi sono circa 1.400.000 all’anno. Rimangono ovviamente fermi i controlli previsti e le sanzioni in caso di dichiarazioni false.
Pane fresco tutti i giorni e posta certificata per le Spa
Per la loro attività le imprese potranno contare su minori adempimenti e procedure più snelle. L’articolo 14 punta molto sulla semplificazione in linea con la disciplina comunitaria e in base al principio della proporzionalità dei controlli e degli adempimenti.
Per le Pmi arriva l’autorizzazione ambientale unica, già prevista per le grandi aziende.
Inoltre, sarà più agevole per le lavoratrici con gravidanze a rischio chiedere la messa a riposo (alle Asl e non più al ministero).
Sempre in materia di lavoro, più semplice l’assunzione dei lavoratori stagionali extra-Ue e il ricorso al collocamento.
Rafforzati i poteri in mano alla Commissione di garanzia sul diritto di sciopero.
Le imprese costituite sotto forma di società (Spa, Srl, etc.) dopo il 30 giugno dovranno comunicare con la PA tramite posta certificata.
Il decreto legge ha inoltre eliminato l’obbligo del riposo domenicale per i panificatori.
Per i Tir cancellato l’obbligo di fermo nei giorni precedenti domeniche e festivi.
Per feste e circoli privati eliminata l’autorizzazione della Polizia.
Babara Corrao e Umberto Mancini
(da “Il Messaggero”)
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Gennaio 28th, 2012 Riccardo Fucile
IL PIANO DI MONTI PREVEDE DI INSERIRE NELLA LEGGE DELEGA L’OBBLIGO DI DESTINARE I PROVENTI DEL RECUPERO DELL’EVASIONE FISCALE A MISURE DI DETASSAZIONE… L’OPERAZIONE POTREBBE SCATTARE A FINE ANNO: SE ARRIVANO 15 MILIARDI, ALIQUOTA DAL 23 AL 20%
Obbligo di destinare ogni anno quanto recuperato dal contrasto all’evasione fiscale per
la riduzione delle tasse.
Una norma di principio, nuova e rivoluzionaria, potrebbe spuntare nella delega fiscale che il governo Monti si appresta a presentare.
E aprire così, dopo rigore e crescita, puntualmente tradotte nei decreti Salva-Italia e Cresci-Italia, la “fase tre”, tutta dedicata all’equità .
Una sorpresa gradita ai contribuenti onesti che pagano le tasse.
I frutti potrebbero essere visibili presto, già entro l’anno per le feste natalizie, o più probabilmente nel 2013, quando parte del “tesoretto” recuperato con una sempre più intensa e visibile lotta all’evasione ritornerebbe nelle tasche degli italiani, almeno di quelli più bisognosi e a basso reddito.
L’ipotesi, allo studio del governo, si sostanzierebbe in una norma di principio da inserire nella famosa delega fiscale da 20 miliardi, eredità della manovra di agosto di Tremonti.
Accanto dunque al riordino mirato di agevolazioni e detrazioni – non sarà una rasoiata orizzontale, assicura il ministero dell’Economia – sostenuto dall’aumento dell’Iva a partire dal primo ottobre prossimo (due punti in più), l’ipotesi sarebbe quella di destinare almeno 10-15 miliardi (qualora l’incasso del gettito recuperato lo consentisse) alla riduzione del primo scaglione di Irpef dal 23 al 20%.
Oppure di rimpolpare specifiche detrazioni per famiglie, lavoratori e pensionati.
Una buona notizia che rinsalda il patto sociale Stato-cittadino, eroso da promesse non sempre mantenute, visto che nell’ultimo decennio tutti i governi, senza eccezione, si sono nutriti dell’annuncio più gettonato: “Abbasseremo le tasse grazie alla lotta all’evasione”.
Annuncio spesso senza seguito.
L’ultima importante redistribuzione in tal senso che si ricordi è targata Finanziaria 2000 sotto il breve governo Amato, con sgravi corposi che arrivarono a circa 30 mila miliardi di lire.
A distanza, ci fu il bonus incapienti di Prodi-Padoa Schioppa. E poco più. Tuttavia la pressione fiscale non è mai scesa in modo significativo.
E la finanza pubblica italiana ha via via anteposto l’obiettivo di risanamento a quello della restituzione. Bastone e carota.
Ora ci prova il governo Monti.
Quanto stiamo effettivamente recuperando dalla lotta all’evasione?
La risposta è meno lineare di quanto si creda.
Nel quinquennio 2006-2010, ad esempio, la cifra sfiora i 63 miliardi di euro, il 58,5 per cento delle entrate nette totali.
Ma attenzione, il totale si riferisce alle somme che i diversi governi hanno solo previsto di stanare, non quanto effettivamente hanno poi raccolto.
E tuttavia si tratta della posta messa a bilancio, anno per anno, e paradossalmente mai verificata a consuntivo.
Le entrate reali, i soldi veri – e questo si sa – sono andate invece a coprire i deficit di bilancio.
Per avere una cifra più vicina ai capitali poi ripescati e di sicura certificazione, possiamo fare riferimento al Dipartimento Finanze.
Nel quinquennio, si legge nei documenti, gli incassi da attività di accertamento e controllo hanno quasi raggiunto i 49 miliardi.
Una cifra non lontanissima dai 63 miliardi stimati “ex ante”.
Ma al suo interno, si specifica, non tutto proviene dal recupero di imposte non pagate al Fisco (vi possono essere somme riscosse per conto di enti locali e anche recuperi di aiuti di Stato). L
a Corte dei Conti sul punto avverte del rischio che “cifre con origini, cause e riferimenti temporali diversi siano utilizzate per misurare le performance annuali della lotta all’evasione”.
Incertezze contabili a parte, il governo Monti punta a ripristinare nel Paese quella equità fiscale che l’evasione monstre da 120 miliardi all’anno ha tolto già da tempo.
Il veicolo legislativo potrebbe essere la delega fiscale, consegnata all’attuale esecutivo dall’ultima manovra di Tremonti, in cui inserire il principio che tutto ciò che viene sottratto all’evasione fiscale andrà a ridurre le tasse.
Una rivoluzione copernicana.
Nell’ultimo decennio solo il governo Amato destinò il tesoretto derivante dalla lotta all’evasione distribuendo 30 mila miliardi di lire.
Ma tutti hanno promesso di abbassare le tasse. Prodi, nel 2007 e 2008, ideò il bonus per gli “incampienti”. Poi poco altro. Ma tutte, senza esclusioni, le leggi finanziarie degli ultimi anni hanno messo nero su bianco quell’impegno. E invece quasi sempre i tesoretti hanno rattoppato le disastrate finanze pubbliche.
Anni di crisi e di emergenze, di sforamenti e di ammanchi, certo. Ma è alquanto curioso leggere, ad esempio, nel testo delle leggi finanziarie 2009 e 2010 (governo Berlusconi) che le eventuali maggiori disponibilità rispetto a quanto preventivato sarebbero servite a ridurre la pressione fiscale per famiglie con figli e per i redditi medio-bassi, con priorità a lavoratori dipendenti e pensionati. Promesse al vento.
Se l’incasso effettivo fosse in linea con quanto recuperato da Agenzia delle entrate e Guardia di Finanza negli ultimi anni, anche per il 2012 il tesoretto, l’extragettito, non dovrebbe scendere sotto la soglia dei 10-12 miliardi.
Ma l’effetto Cortina (il “blitz” di Capodanno dei finanzieri nelle boutique della perla delle Dolomiti a caccia di scontrini) potrebbe far lievitare quella cifra.
Si stima, dunque, una forchetta più ampia fino ai 15 miliardi.
Che cosa fare con questo tesoretto? Come poi tradurre in pratica la nuova norma di principio (i frutti dell’evasione per avere meno tasse)? Il compito è senz’altro delicato. T
ra le ipotesi che potrebbero essere sul tavolo, c’è la riduzione dell’Irpef. L’aliquota del primo scaglione potrebbe scendere di tre punti (dal 23 al 20 per cento). E ogni punto vale all’incirca proprio cinque miliardi. Ne beneficerebbero senz’altro i redditi molto bassi.
Un’altra via percorribile è quella delle detrazioni. Alcune di queste potrebbero diventare più corpose, a beneficio di famiglie, lavoratori, pensionati.
L’effetto disboscamento della giungla di agevolazioni per complessivi 20 miliardi (5 nel 2012 e il resto nel 2013)- la delega fiscale, da attuare con tagli oculati e non orizzontali – sarebbe così attenuato o, per meglio dire, reso più equo.
La Corte dei Conti ha più volte messo in guardia dalle incertezze che circondano la quantificazione dell'”evasione”, sia per quanto attiene alla dimensioni del fenomeno, sia per i risultati del contrasto.
Una materia delicata, ha ricordato la Corte lo scorso maggio nel suo Rapporto sulla finanza pubblica. Le stime del gettito, innanzitutto.
Si tratta, spiegano i giudici contabili, di valutazioni “ex ante”, di poste che i governi auspicano di rastrellare.
Utilizzate sempre più come “terza via” nelle politiche di bilancio, accanto alla riduzione della spesa pubblica e all’aumento delle tasse. Una terza gamba ballerina.
Anche perchè sugli esiti della lotta all’evasione è molto difficile quantificare gli “ex post”. La Corte ricorda che tra l’accertamento e l’incasso vero e proprio c’è di mezzo la riscossione, una fase che apre mille rivoli di incertezza, dovuti a contraddittori e contenziosi.
L’assioma individuato-recuperato deve essere quindi maneggiato con cautela quando si promette di usare i tesoretti vari, gli extragettiti, per ridurre le tasse o per programmare altre azioni di governo. L
a parzialità informativa è legata anche al fatto che i dati non registrano quanto ricavato per effetto della “tax compliance”, dalla sola dissuasione ad evadere (l’effetto Cortina, ad esempio).
I tesoretti non finiscono qui.
Le vie per ridurre le tasse e così rilanciare la crescita non terminano con la lotta all’evasione.
Un’altra battaglia sembra essere stata ingaggiata dal governo. Ed è quella contro gli sprechi.
La chiamano “spending review”, revisione della spesa pubblica, ed è un altro pilastro della “fase tre”, dedicata all’equità . Il governo ha insediato proprio ieri un comitato informale guidato dal titolare dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda (che ha la delega della materia e ieri ha illustrato le linee guida in Consiglio dei ministri), e a cui partecipano il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e il vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli.
Si riunirà la prossima settimana e inizierà il lavoro di pulizia a partire dai dicasteri di Interni, Istruzione e Affari regionali.
Le linee guida, ispirate ai progetti del 2007 dell’allora ministro del Tesoro Padoa Schioppa, puntano a restituire al settore privato attività e interventi che non hanno più ragione di essere pubblici, ma anche a garantire efficienza nel settore pubblico per concentrare l’azione su chi ne ha bisogno. Il lavoro avrà tre obiettivi: individuare programmi di spesa, uffici e attività da sopprimere o razionalizzare, scoprire inefficienze, segnalare leggi di finanziamento potenzialmente eliminabili.
Valentina Conte
(da “La Repubblica”)
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