Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
“BERSANI DICE CHE SONO UN MILIONARIO? SOLDI GUADAGNATI, LUI E’ UN PARASSITA”….CASALEGGIO SUL PALCO, GIORNALISTI ITALIANI ESCLUSI DAL BACKTAGE, AMMESSA SOLO LA STAMPA ESTERA
«Non fate così che è tutta la notte che mi esercito per non commuovermi….»
Beppe Grillo inizia così il suo comizio finale in piazza San Giovanni, a Roma, accolto dal boato della folla.
«Non è possibile, voi siete fatti con il Photoshop. Non è possibile che siate 800 mila persone in piazza e 150 mila collegate in streaming» dice alle persone che hanno atteso per ore. «Quello che ci aspetta sarà un periodo molto difficile. C’è , però, una nuova Italia che ci aspetta e sarà bellissimo farne parte. Da qui inizia qualcosa che non c’è mai stato in questo Paese». Poi si interrompe: «Mi commuovo…».
CASALEGGIO –
Dopo il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, Grillo ha chiamato sul palco «una persona perbene», Gianroberto Casaleggio (il co-fondatore del Movimento 5 stelle più volte attaccato da chi è uscito dal movimento) in una delle sue rare apparizioni in pubblico.
«Mi ricordo un famoso slogan del 1968 si parlava di fantasia al potere – ha detto tra gli applausi, ma anche da qualche fischio – Noi abbiamo bisogno di fantasia, però oltre alla fantasia e alla creatività , abbiamo bisogno di trasparenza, di onestà , di competenza. Così cambieremo l’Italia».
SCATOLA DI TONNO
«Chi chiamavano pazzi, ma ora li abbiamo spiazzati. Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno per vedere cosa c’è dentro.
Siamo la terza, la seconda, anzi la prima forza politica del Paese.
Io ho dato solo fuoco alla miccia: il resto lo abbiamo fatto insieme» ha detto Grillo.
E poi rivolto alle persone: «A Roma li vedete tutti i giorni, sulle loro auto blu sono sconnessi da qualunque cosa. Non hanno capito che cosa gli sta capitando. Noi siamo qui e loro nei loro teatrini, nei loro loft a mentire per la loro ultima volta. Arrendevi, ormai siete circondati».
E su Berlusconi: «Ha la congiuntivite? No ha visto bene che in piazza non ci sarebbe più andato nessuno….».
IL MILIARDARIO –
«Potevo fare il miliardario come dice Gargamella – dice Grillo riferendosi all’attacco Bersani – Lui è un figlio di un benzinaio e io sono un miliardario. No, non è così. Perchè io i soldi me li sono guadagnati, non sono un parassita come lui. E mi sono sentito in dovere di dare qualcosa in cambio agli altri, a voi. è questo il grande messaggio di questo movimento, è così che cambiamo il Paese».
E poi: «Gargamella dice che non ci sono soldi. Iniziamo a prendere un miliardo retroattivo di rimborsi elettorali. Noi non li abbiamo presi».
NAPOLITANO-
«Mi aspettavo che su Monte dei Paschi il presidente della Repubblica battesse i pugni sul tavolo e invece lui cosa ha fatto? Ha chiesto la privacy» è l’accusa di Grillo che in piazza è tornato a chiedere nazionalizzazione della banca toscana e di «mettere sotto processo tutti i vertici del Pdl degli ultimi 25 anni».
Ma non è questo l’unico passaggio che Grillo riserva al Capo dello Stato: «Invece di andarsene in Germania per quattro giorni sotto elezioni, cominciamo a capire quanto ci costa…».
REDDITO GARANTITO –
Non è stato l’unico attacco ai politici attuali. «Che ci vadano i figli della Fornero a fare un lavoro come quello dei call center» ha detto ancora Grillo chiedendo ad alta voce il «reddito minimo di cittadinanza perchè nessuno deve rimanere indietro. In questi mesi ho conosciuto la disperazione del nostro Paese. Io voglio un Paese che protegga tutti».
TUTTI A CASA –
Atmosfera pacifica e entusiasta tra i sostenitori: «Tutti a casa, mandiamoli tutti a casa» è lo slogan che a più riprese si alza sotto il palco.
«Devono andare tutti a casa… – concorda Grillo – Ma prima vogliamo un piccolo controllo fiscale su di loro. Loro hanno fatto il redditometro su di noi e noi faremo il ‘politometro’». «Quello che ci aspetta sarà un periodo molto difficile».
PALCO OFF LIMITS –
«Qua in piazza ci sono le tv di tutto il mondo, tranne le tv di casa nostra. La prima cosa che faremo è tagliare le sovvenzioni ai giornali. Questi vivono con i nostri soldi» ha detto Grillo.
In realtà , prima del suo intervento si erano vissuti momenti di tensione per la decisione di tenere il palco off-limits alla stampa italiana.
Dopo circa tre ore, però, e una trattativa tra i giornalisti italiani e lo staff di Beppe Grillo, con la mediazione di polizia e carabinieri presenti sul posto, è stato dato il via libera all’ingresso dei cronisti nell’area stampa nei pressi del palco di Piazza San Giovanni. Inizialmente potevano entrare solo i media stranieri e Sky Tg24.
(da “La Stampa”)
argomento: Grillo | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
IL CONSAP: “NON HA MAI FATTO NULLA PER LA POLIZIA”…DOPO ESSERSI SOLO PRESO I MERITI DELLE OPERAZIONI DI FORZE DELL’ORDINE E MAGISTRATURA CONTRO LA CRIMINALITA’, FINALMENTE LA VERITA’ VIENE A GALLA, NOI LO DENUNCIAMO DA ANNI
“Da ministro dell’Interno non ha fatto nulla per la polizia — spiega Gian Mario Morello, segretario del
sindacato degli agenti per il Nord Italia -, abbiamo già avuto modo di sottolinearlo, perchè oggi dovremmo sostenerlo nella sua candidatura alle regionali in Lombardia?”.
E’ un duro atto d’accusa quello rivolto dalla Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia alle loro famiglie.
Nelle scorse ore i circa duemila iscritti al sindacato autonomo di polizia in Lombardia hanno ricevuto un’email nella quale vengono elencate le ragioni di questa pesante presa di posizione contro l’ex capo del Viminale, già duramente contestato nel 2010 dalla stessa organizzazione sindacale .
Va segnalato che il Consap non è un sindacato di sinistra, tutt’altro, quindi la presa di posizione non è ascrivibile a una “manovra elettorale” sospetta, ma piuttosto alla constatazione reale del penoso tentativo di Maroni di prendersi meriti non suoi, senza aver risolto uno solo dei mille problemi che ogni giorno devono affrontare le forze dell’ordine.
A cominciare dalle conseguenze dei tagli da lui avallati e operati dal governo Berlusconi.
argomento: Maroni, Milano | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
LA LETTERA DEL DICASTERO ELVETICO: “L’ACCORDO E’ FERMO, SE ANCHE SI CHIEDESSE QUEST’ANNO, NON ENTREREBBE IN VIGORE PRIMA DEL 2015…SALTA LA COPERTURA FINANZIARIA ANNUNCIATA DAL CAVALIERE
E’ un’altra lettera sull’Imu, ma stavolta non arriva da Berlusconi e proprio nell’ultimo giorno di campagna elettorale smaschera definitivamente la grande bugia su cui il Cavaliere si è giocato la rimonta: il rimborso dell’Imu non ha alcuna copertura finanziaria in Svizzera, nè ora nè” prima del 2015.
La smentita non finisce dentro la buca delle lettere degli italiani, ma certo vale più della “promessa a mezzo posta” che ha messo in subbuglio mezza Italia, tra gente in coda agli sportelli e polemiche.
Il documento, che ilfattoquotidiano.it anticipa, proviene direttamente da Berna e porta la firma del ministro delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, proprio colei che sigla gli accordi internazionali sul fisco.
In venti righe il ministro risponde a un’interrogazione mossa all’indomani dell’annuncio cosiddetto choc di Silvio Berlusconi circa la possibilità di concludere a breve un accordo fiscale sui forzieri elvetici.
Grazie a questa intesa, vicinissima aveveva assicurato l’ex premier italiano, si sarebbe ricavato il gettito necessario a restituire agli italiani quattro miliardi di euro pagati nel 2012 su prima casa, terreni e fabbricati.
Ebbene la risposta da Berna è una smentita su tutta la linea: “Anche in caso di una firma dell’accordo entro l’anno, è difficile ravvisare un’entrata in vigore prima del 1 gennaio 2015”.
A chiedere ufficialmente spiegazioni sul caso era stato un deputato della Commissione Finanze della Svizzera, Ada Marra, intenzionato a chiarire la posizione ufficiale delle autorità , in particolare a sapere se l’annuncio facesse seguito a un qualche accordo non notificato alla commissione o se — come ritenuto da più parti anche in terra elvetica — quella di Berlusconi fosse soltanto un’uscita elettorale, una promessa sulla carta che rivendeva, di fatto, un accordo inesistente.
Del resto al ministero delle Finanze e al parlamento di Berna, l’indomani della boutade di Berlusconi, non si erano registrate reazioni, come se la notizia avesse colto di sorpresa tutti gli attori che dal 2009 dialogano senza successo con le autorità italiane per venire a capo della questione.
Non una smentita, nessuna conferma. Ma silenzio e imbarazzo.
Tanto che i quotidiani elvetici iniziarono a chiedersi “chi dei due bluffa?”, riportando la foto di Berlusconi e della Schlumpf.
La smentita arriva oggi, è datata in realtà 19 febbraio, con tanto di firma del ministro in persona e su carta intestata della Confederazione svizzera.
E ovviamente è uno schiaffo alla credibilità dell’ex premier italiano che fa molto male, visto che arriva a un passo dall’apertura delle urne.
Nelle venti righe vergate dalla Schlumpf si spiega che “il dialogo bilaterale tra Italia e Svizzera in materia fiscale è ripartito il 9 maggio 2012″ con la volontà delle parti di raggiungere un accordo sulla regolarizzazione dei capitali degli italiani residenti in Svizzera e sulla doppia imposizione.
Il 29 agosto la Confederazione elevetica ha dato mandato al governo per proseguire i negoziati sui diversi dossier.
Poi la fine del governo Monti ha congelato la partita consegnando l’accordo all’incertezza.
“Tuttavia, in ragione delle elezioni in Italia e dell’incertezza in merito alla composizione del nuovo governo è al momento difficile fare previsioni sulla data di fine del negoziato”.
E poi arriva il chiarimento destinato a confinare una volta per tutte la promessa sull’Imu che torna dalla Svizzera nel recinto delle balle elettorali: “Nondimento, anche in caso di una firma degli accordi entro l’anno corrente è difficile ipotizzare un’entrata in vigore (degli accordi, ndr), prima del 1 gennaio 2015”.
A questo punto, scartata l’ipotesi che il gettito Imu arrivi dalla Svizzera c’è da verificare se potrà arrivare dall’altra via indicata dal Cavaliere, un anticipo da parte della Cassa Depositi e Prestiti.
Così come la possibilità di restituzione tramite Poste Italiane che ieri, contattate da ilfattoquotidiano.it, hanno smentito qualsiasi accordo, anche preventivo sull’operazione.
“Svolgiamo correntemente servizi per la Pubblica amministrazione — fanno sapere dal quartiere generale di Viale Europa — Ma nello specifico della restituzione dell’Imu tramite i servizi finanziari delle nostre filiali non c’è stata alcuna disposizione, interna o esterna, neppure un incontro per verificare disponibilità , modi e tempi di un tale servizio”.
Ed è la terza balla della stessa promessa.
Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
CELENTANO: “MI FIDO DI BEPPE NONOSTANTE LA PARTITOCRAZIA DICA CHE NON SAREBBE IN GRADO DI GOVERNARE. E A MILANO PUNTO SU AMBROSOLI”
Comincio a pensare che c’è del giusto nella sana minaccia di quel proverbio che dice: “Un popolo ha il governo che si merita”.
Dev’essere assolutamente vero, altrimenti non avremmo votato quelli che, da Andreotti in poi (e probabilmente anche prima), non hanno fatto altro che distruggere “il bel Paese”, e non solo fisicamente. Basta guardare con quale orrendo criterio costruiscono le città , ormai ridotte a un’ammucchiata di oscuri corridoi di cemento, le cui pareti ai bordi delle strade, fatte, non di case (come qualcuno osa chiamarle), ma di veri e propri loculi “tombali”, si innalzano arroganti fino a oscurare in fondo alla via il sereno tramonto del sole.
Ed è qui, insisto, il motivo della crisi.
Che non riguarda solo l’Italia ma l’intero Pianeta.
Le metropoli, come le chiamano i grandi “Tombiliaristi della scempia edilizia”, mortificano l’anima fino ad ammalare il cuore dell’uomo.
Le città , che prima erano dei paesi e prima ancora dei borghi, rispecchiano inevitabilmente l’umore dell’uomo e quindi la sua creatività .
Creatività che, dal famoso boom economico dopo la seconda guerra mondiale, è andata via via annientandosi grazie al modo osceno di costruire. E così l’uomo, che non si accorgeva, si rattristava senza capire il perchè.
Vi siete mai spiegati perchè l’uomo di oggi, che sia ricco o povero, entrambi schiacciati da questa crisi planetaria, è così pauroso?
Non si investe perchè non si sa in che cosa investire e qualunque titolo può crollare da un momento all’altro.
Le famiglie sono costrette a lesinare anche su ciò che devono mangiare per paura di non arrivare alla fine del mese. Centinaia di piccole e medie imprese chiudono rinunciando a lottare.
Tutto questo, che è tremendo, non si chiama neanche paura, ma sfiducia. Che è molto peggio e più terrificante.
Sfiducia quindi nel prossimo e nello Stato che ti abbandona, sfiducia nel tuo vicino di casa, che si espande a macchia d’olio e anche con i tuoi figli sei guardingo.
E allora? Perchè tutto questo pessimismo? Ve lo siete mai chiesto? Io sì.
Perchè ovunque vai, ovunque ti volti, non si vede uno straccio di segno che sia un segno o un colore anche pallido che da qualche parte spunti e ti dia la speranza che qualcosa cambi.
Che si metta in moto un che di possibilmente tangibile dai risultati imnediti e non a lunga scadenza come promette la politica: “In cinque anni faremo questo, abbasseremo le tasse, l’Imu, chi se ne frega del Sud, separeremo la Lombardia dal-l’Italia. Usciremo dall’Euro” (frase maldestra che anche il nuovo purtroppo pronuncia).
Insomma ciò che serve è qualcosa che incoraggi.
Qualcosa di concreto, di solido, in modo che lo si possa vedere con la luce dei nostri occhi senza aspettare domani ma ieri, prima che le elezioni ci dividano.
E allora sarà giusto e sacrosanto fare il tanto atteso confronto fra i politici, compreso Grillo.
Tutti insieme appassionatamente per buttare giù viale Sarca, o qualche altra via in qualunque città d’Italia.
Insomma, io non so come dirlo ed è probabile che non riesca a rendere bene l’idea di ciò che vorrei farvi capire. Certo non è facile.
È un po’ come quando i politici dicono e ripetono fino alla noia cose come: “Dobbiamo incrementare la crescita” — ma non ci dicono come — “dobbiamo creare posti di lavoro” — ma non ci dicono come.
Per cui, proverò a fare un esempio di basso profilo politico su Milano, che nel caso specifico ritengo invece un vantaggio.
In fondo a viale Sarca qualcuno ha costruito una serie di palazzi messi a schiera come dei giganteschi ossari, dove purtroppo andranno ad abitare delle persone vive che respirano. Se per esempio li demolissimo tutti e in quella ampia zona ricreassimo un quartiere con i tratti della vecchia Milano per ritrovarne il volto, dove tutto era a misura d’uomo, con i piccoli negozi in cui era inevitabile scambiarsi uno sguardo, un saluto di serena convivenza, a differenza degli asettici centri commerciali, nei quali invece lo abbassiamo lo sguardo per non perdere tempo.
Ecco io penso che, se lo potessimo fare, tra abbattere il brutto e ricostruire il bello, potremmo dare lavoro come minimo a due-trecento persone, senza contare l’indotto che ne deriverebbe sia dal punto di vista materiale che sentimentale .
Poichè la cosa più eclatante è l’energia positiva che si sprigionerebbe durante la creazione di un opera all’interno della quale, una volta completata, tornerebbero a rifiorire il sorriso e la gioia di abitare in un quartiere che la gente ama.
E quando si ama niente ti può fermare, il gioco dei sorrisi è già nell’aria e ti sussurra cose nuove da fare, fino a ritrovare anche il gusto di aggiustare e non di gettare una cosa quando si rompe.
Ma il popolo, come dice il proverbio, “ha il governo che si merita”.
Quale sarà dunque il “prossimo” che ci meritiamo?
Stavolta la risposta non si farà attendere molto. Mancano solo tre giorni al responso e la sorpresa credo che sarà grande: nonostante la partitocrazia si affanni a divulgare che, quand’anche Grillo vincesse, non sarebbe comunque in grado di governare perchè non ha esperienza.
Certo, questo è vero.
Ma quelli che hanno esperienza fin ad ora dove ci hanno portato?
Se è vero che invochiamo il cosiddetto cambiamento, non abbiamo altra scelta. Dobbiamo votare per lui, pur sapendo che qualche disagio non mancherà proprio a causa della sua inesperienza.
Nessuno nasce imparato e il suo movimento imparerà presto.
Del resto non c’è cambiamento, qualunque esso sia, che possa sfuggire a un periodo di scombussolamento e quindi di assestamento.
Se davvero vogliamo il cambiamento, dobbiamo affrontarlo con tutte le sue conseguenze.
Anche Ambrosoli, che è un bravo avvocato, non ha esperienza di governo, ma dobbiamo votare per lui se vogliamo che le cose cambino, perchè lui è il nuovo.
La Lombardia è il grande punto di riferimento per tutta l’Italia.
E Ambrosoli è l’uomo giusto. Per come parla, per come ride e per come guarda.
Io mi fido di lui e con lui mi piacerebbe intrattenermi in una conversazione interessante su quella che sarà “la grande Prateria Lombarda”.
Adriano Celentano
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Grillo | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
MARCO TRAVAGLIO: IL BALLETTO DELLE ALLEANZE, ORA E’ TUTTO CHIARO
A due giorni dalle elezioni, si vanno chiarendo anche gli ultimi trascurabili dubbi sulle alleanze e i
programmi delle principali forze in campo.
Berlusconi, avendo annunciato il sorpasso del Pdl sul Pd, conta di tornare premier dopo aver detto che non farà più il premier, ma il ministro dell’Economia.
Intende allearsi “con il Pd per cambiare la Costituzione”, proseguendo la proficua collaborazione già avviata nella Bicamerale e al Monte dei Pascoli.
Ma solo quando avrà smaltito la sbornia che vuole prendersi se, come prevede, il Trio Sciagura (Monti-Fini-Casini) con cui è alleato da un anno e mezzo non entrerà in Parlamento.
Intanto s’è già ubriacato per lo scandalo che ha colpito l’odiato Giannino, dimessosi perchè non laureato (Nicole Minetti invece è laureata, e anche Sara Tommasi, e pare persino Alfano).
Nel primo consiglio dei ministri restituirà l’Imu da lui stesso votata ed elogiata ai proprietari di prima casa in contanti, in comode buste ritirabili presso l’ufficio del ragionier Spinelli in via dell’Olgettina a Milano.
Dopodichè, se resterà tempo, dichiarerà guerra alla Germania.
Sosterrà il governo Berlusconi anche la Nuova Lega di Bobo Maroni, che aveva giurato “mai più con Berlusconi” e annunciato che il suo candidato premier era Alfano, oppure Tremonti che a Berlusconi non rivolge la parola da un anno e mezzo. Monti, dal canto suo, prevede che resterà a Palazzo Chigi, forte della maggioranza assoluta che i sondaggi, affidati al Mago Otelma, sembrano tributargli sia alla Camera sia al Senato.
Infatti, nei giorni pari, esclude di allearsi sia con Berlusconi (“statista”, anzi “cialtrone”) sia col Pd (“nato nel 1921”, cioè comunista).
Però nei giorni dispari non esclude la “grande coalizione” con Berlusconi se si libera di Berlusconi e/o col centrosinistra se si libera di Vendola (o se Vendola smette di essere Vendola e diventa Ichino) e anche di Bersani perchè la Merkel non lo vuole (lei smentisce, ma lui conferma: la Merkel non vuole Bersani, ma non lo sa ancora)
Casini, o il suo ologramma, annuncia sul Corriere che una delle prime mosse del governo Monti sarà l’abolizione delle Province: infatti Monti candida in Veneto il leader del movimento “Salviamo la Provincia di Bolzano”, che resterà dunque l’unica provincia d’Italia. Fini: non pervenuto.
Poi c’è Beppe Grillo, che prega di non vincere le elezioni perchè altrimenti non saprebbe chi mandare a Palazzo Chigi ed è terrorizzato perchè rischia di vincerle per davvero, suo malgrado.
Ingroia invece spera di superare il quorum e di intavolare una trattativa con Grillo, che però non tratta, oppure con Bersani, che però non gli parla proprio perchè Napolitano non vuole, a causa delle sue indagini sulla trattativa. Infine il centrosinistra, formato da Pd, Sel e — secondo alcuni radar particolarmente sensibili — anche Socialisti, Moderati e Centro Democratico (così chiamato per distinguerlo dal Centro Totalitario).
Qui, per fortuna, regna la limpidezza più cristallina da tempo immemorabile.
Il Pd, anche se dovesse avere la maggioranza al Senato, farà comunque un governo con Monti, ma per cambiare le politiche del governo Monti che il Pd ha votato fino all’altroieri. Vendola s’è impegnato per iscritto a governare col Pd e col Centro di Monti, ma si dice incompatibile col Centro di Monti e dunque annuncia che col Centro di Monti non governerà .
Il roccioso governo così coerentemente formato s’impegna a varare nel primo consiglio dei ministri la legge sul conflitto d’interessi che nè il centrosinistra in cinque legislature, nè Monti in un anno e mezzo, hanno mai varato per pura sbadataggine. Inoltre, siccome Grillo è “un fascista del web”, “populista”, “antipolitico”, “come Berlusconi”, “eterodiretto” da forze oscure e “un pericolo per la democrazia”, bisogna dialogare con Grillo perchè è “un interlocutore prezioso”.
Tutto chiaro?
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
IL PD TEME IL CALO DI MONTI: IN SENATO POTREBBE ESSSERE ININFLUENTE
Si fanno ma non si dicono. E si sfornano in continuazione.
Tre alla settimana, almeno per quanto riguarda il centrosinistra.
E raccontano tutti – punto in percentuale in più, punto in percentuale in meno – la stessa storia.
Grillo è in salita, costante e, apparentemente, inarrestabile.
Il Movimento 5 Stelle si è piazzato al secondo posto, giusto dietro il Partito democratico.
La forbice tra le due forze politiche è ampia. E non colmabile, ma i dati rivelano che mentre il trend del Pd tende al ribasso, quello dei grillini, al contrario, è in rialzo.
Però non è solo questa la ragione del cruccio del centrosinistra.
Non è solo questo il motivo dei pensieri bui dei dirigenti del Partito democratico. A preoccupare i vertici del Pd sono anche i sondaggi che riguardano Monti. Che aprono una prospettiva inquietante.
Non è affatto detto, dati alla mano, che il listone del premier riesca a guadagnare al Senato un numero adeguato di seggi.
Già , perchè se Bersani non riuscirà a ottenere una vittoria piena pure a Palazzo Madama, avrà bisogno come il pane di un gruppo di sostegno montiano.
Tradotto in cifre: Scelta civica dovrà ottenere almeno 15, 20 senatori.
Tanti ne serviranno, in caso di pareggio, per consentire al Partito democratico di mettere in piedi un governo di centrosinistra.
Peccato che questi numeri non siano, almeno al momento, una sicurezza.
I sondaggi infatti raccontano che nelle regioni chiave i montiani arrancano e non riescono a sottrarre voti consistenti al centrodestra.
I dirigenti del Pd si sono guardati in faccia con un certo sconcerto, l’altro giorno, quando hanno esaminato i dati segretissimi forniti loro dai sondaggisti. Per forza. Quelle cifre hanno confermato tutti i loro timori: lì dove il Partito democratico va bene, il listone del premier è in affanno.
Ergo: non è al centrodestra che il premier toglie i voti.
Perciò, detto in parole povere, un Monti che non riesce a fare argine nei confronti delle truppe berlusconiane rischia di servire poco o niente al centrosinistra.
Di più, e di peggio: nelle regioni chiave, quelle in cui centrosinistra e centrodestra combattono la battaglia campale per il Senato, i montiani rischiano di essere ininfluenti.
In Lombardia è testa a testa. In Sicilia pure.
In Veneto Bersani e i suoi alleati perdono senza possibilità di sorprese dell’ultima ora, mentre in Campania la vittoria è saldamente nelle loro mani e di lì non si sposterà . Ebbene, in queste regioni Monti rischia di non fare comunque la differenza.
Il che significa che tutti i calcoli che sono stati fatti finora al Partito democratico vanno rivisti.
«Non avremo mai il mito dell’autosufficienza: i problemi del Paese sono gravi e non si può pensare di risolverli governando con il 51 per cento»: erano queste, fino a qualche settimana fa, le parole che Bersani amava ripetere in tutti i suoi conversari con amici, collaboratori e compagni di partito.
Il segretario pensava al Professore, ovviamente. E al suo movimento.
E nel Pd si ragionava sulle poltrone da affidare ai cosiddetti centristi.
Quella della presidenza del Senato in primis, che un giorno spettava a Monti e quello dopo a Casini.
Ma soprattutto quella del Quirinale.
Ora è «tutto da rifare», come avrebbe detto Gino Bartali. Per questo Bersani ha lanciato l’occhio sui grillini.
«Nessuna apertura – spiega il segretario, pragmatico come sempre – ma, comunque andranno le elezioni, loro saranno in Parlamento. Perciò, come sta già accadendo in altre regioni dove governiamo, ci rivolgeremo a tutti, e quindi anche a loro. Porteremo i nostri provvedimenti in Parlamento e in quella sede ci confronteremo con le altre forze politiche, grillini inclusi».
È un ragionamento, quello di Bersani, che non fa una piega, stando alle dichiarazioni di D’Alema e Renzi. Solo gli ex ppi frenano.
Rosy Bindi continua a sparare a palle incatenate contro il comico genovese e Beppe Fioroni spiega: «Grillo è di destra, quella è la sua cultura, quella è la sua deriva e noi con lui non c’entriamo proprio nulla».
Un segnale all’indirizzo di Bersani? Già , ma anche di quel Romano Prodi che, stando alle voci dei palazzi della politica, punterebbe sull’apporto dei grillini per arrivare al Quirinale.
Maria Teresa Meli
(da “il Corriere della Sera“)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
L’ESPRESSO PUBBLICA LA MAPPA COMPLETA DEL TESORO PUBBLICO DISTRIBUITO DA BELSITO A 67 PERSONE… IL TESORIERE SI SAREBBE APPROPRIATO DI 1,4 MILIONI DI EURO
Ben 19 milioni di euro in quattro anni: per l’esattezza 19.077.919, tenendo conto dei soli
versamenti superiori a diecimila euro.
Ecco la prima mappa completa del tesoro pubblico distribuito dall’ex cassiere ora indagato della Lega Nord, Francesco Belsito, tra una cerchia di 67 persone o società amiche: una mappa che “L’Espresso” pubblica nel numero in edicola domani.
Tra i quaranta individui che risultano beneficiari di «versamenti ingiustificati» il più fortunato, dopo l’ex tesoriere, è l’avvocato leghista Matteo Brigandì, con 327 mila euro, seguito da un plotone di politici padani tra cui spiccano il leader Umberto Bossi (48.500) con i figli Riccardo (156 mila) e Renzo (8.400), l’infermiera del Senatur Mira (107 mila), il suo autista Aurelio (75 mila) e la segretaria Daniela (58 mila).
Mentre il compianto ex cassiere Maurizio Balocchi si è accontentato di 139 mila euro: un decimo del presunto bottino del solo Belsito.
A un anno dal terremoto che ha travolto il vertice della Lega Nord, provocando la fine della leadership di Umberto Bossi, il nucleo di Milano della Guardia di finanza ha concluso le indagini bancarie e patrimoniali sui conti del partito.
Le relazioni consegnate in gennaio ai magistrati milanesi riguardano soltanto i fondi distribuiti dal 2008 al 2011, cioè nel quadriennio che precede lo scoppio dello scandalo.
In questo periodo la Lega di Bossi ha ricevuto finanziamenti dallo Stato per un totale di 75 milioni e 612 mila euro: si tratta dell’84,6 per cento delle entrate complessive del partito, che negli stessi quattro anni ha incassato altri 12,7 milioni di contributi dagli “eletti”, cioè dai politici che ricevono comunque stipendi pubblici.
Nella prima fase delle indagini i consulenti della procura avevano conteggiato oltre 24 milioni di uscite «anomale».
Ora i pm Robledo, Filippini e D’Alessio hanno concentrato l’inchiesta penale sui prelievi giudicati totalmente indifendibili, che ammontano appunto a 19 milioni: soldi incassati da «soggetti che nulla hanno a che vedere con il partito» oppure da politici leghisti e associazioni padane ma «senza alcun documento giustificativo».
Il bonifico più alto, quattro milioni tondi, è finito a un Comitato soccorso soci non meglio identificato.
L’unica pista investigativa porta a un’associazione con lo stesso nome, fondata dai vertici della Lega nel nobile intento di risarcire i circa 1.800 militanti che avevano perso i loro risparmi nel fallimento della “banca padana” Credieuronord. F
inora si poteva pensare che per rimborsare i danneggiati dal crac il partito avesse usato fondi privati raccolti con collette volontarie.
Ora invece la scoperta dei bonifici “elettorali” fa temere che la Lega abbia coperto almeno una parte del buco di Credieuronord con i rimborsi statali, cioè con i soldi delle tasse pagate da tutti gli italiani.
Al secondo posto, nella lista dei 67 «soggetti beneficiari di versamenti senza alcuna giustificazione», compare la Guardia nazionale padana, che ha incassato 1 milione e 550 mila euro.
Terzo assoluto è lo stesso ex tesoriere Belsito, accusato di essersi arricchito con «prelievi ingiustificati per almeno un milione e 389 mila euro»: l’ex tesoriere, che fu inserito dalla Lega perfino nel consiglio di amministrazione della holding Fincantieri, ha usato ad esempio 126.463 euro per pagarsi tasse e multe dovute a Equitalia, 200 mila per entrare in due società che gestiscono bar, discoteche e stabilimenti balneari sulla riviera ligure, altri 240 mila euro per rimborsare un suo debito (per una fallita speculazione edilizia) a una signora genovese che però ne reclama altri 60 mila.
I controlli giudiziari mettono in dubbio anche l’effettiva restituzione dei soldi che fecero scoppiare lo scandalo.
Degli 1,2 milioni bonificati a una società anonima di Cipro, infatti, ne mancano ancora 350 mila. E i centomila euro per i famosi diamanti della Lega sono tornati sul conto del partito, ma ora emerge che Belsito ne ha prelevati altrettanti lo stesso giorno in contanti.
Inoltre nel marzo 2012, in piena bufera giudiziaria, lo spregiudicato tesoriere ne ha affidati altri 50 mila a una fiduciaria estera (trust) intestata a una sua amica, Sabrina Dujany, già beneficiata con 67 mila euro della Lega.
Paolo Biondani
(da “l’Espresso”)
argomento: LegaNord | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI “VERSAMENTI SENZA ALCUN DOCUMENTO GIUSTIFICATIVO”… TRA I MAGGIORI BENEFICIATI FIGURANO BELSITO CON 1,4 MILIONI, MATTEO BRIGANDI’, UMBERTO, RENZO E RICCARDO BOSSI, L’INFERMIERA, L’AUTISTA E LA SEGRETERIA DEL SENATUR
Nome per nome, ecco la prima mappa completa del tesoro pubblico distribuito da Francesco Belsito a una cerchia di 67 persone o società amiche.
Tra i quaranta individui il più fortunato, dopo l’ex tesoriere, è l’avvocato Matteo Brigandì, con 327 mila euro, seguito da un plotone di politici padani tra cui spiccano il leader Umberto Bossi (48.500) con i figli Riccardo (156 mila) e Renzo (8.400), l’infermiera del Senatur Mira (107 mila), il suo autista Aurelio (75 mila) e la segretaria Daniela (58 mila)
Ecco l’elenco completo dei beneficiari di “versamenti senza alcun documento giustificativo” eseguiti dagli amministratori della Lega Nord tra il 2008 e il 2011. L’inchiesta dei magistrati milanesi riguarda l’utilizzo dei finanziamenti pubblici ricevuti dal partito di Bossi (sotto forma di “rimborsi per spese elettorali”) nei quattro anni precedenti allo scoppio dello scandalo, emerso nel gennaio 2012 con le prime notizie sui bonifici esteri disposti dall’allora tesoriere ora indagato, l’ex sottosegretario Francesco Belsito, per misteriosi investimenti in Tanzania, a Cipro e per acquisti di diamanti.
Da notare che i 4,5 milioni bonificati da Belsito al faccendiere veneto Stefano Bonet per l’operazione Tanzania sono stati restituiti alla Lega un mese dopo l’emersione dello scandalo, mentre dei 1,2 milioni bonificati alla società -paravento a Cipro risultano rientrati in Italia solo 850 mila euro.
Stefano Bonet / Tanzania: 4.500.000 euro
Comitato soccorso soci (fallimento banca Credieuronord): 4.000.000
Guardia Nazionale Padana: 1.550.000
Francesco Belsito (ex tesoriere): 1.398.909
Krispa Ltd / Cipro: 1.200.000
Movimento per le autonomie: 972.114
Scuola Bosina e Associazione Bosina: 720.303
“Elezione rimborsi” (voce che raggruppa uscite in contanti a favore di ignoti): 396.974
Corrado sas (impresa privata): 346.700
Sinpa – Sindacato Padano: 343.998
Matteo Brigandì (avvocato): 327.759
“Associazione sportiva dilettantistica”: 250.000
Chiara Spadoni (non leghista, creditrice privata di Belsito): 240.000
8853 spa (oro e preziosi): 204.800
“Lavoro e solidarietà “: 200.000
Riccardo Bossi (figlio di Umberto): 156.739
“Cidsa”: 154.263
“Alleanza federalista”: 140.400
Maurizio Balocchi (ex tesoriere): 139.870
“Movimento giovani padani”: 134.420
Mira Fidanza (infermiera di Umberto Bossi): 107.558
Mario Giacomazzi (imprenditore): 101.020
International Diamond Business (diamanti): 100.000
“Cem Roma”: 81.060
Aurelio Locatelli (autista di Bossi): 75.658
“Spese varie” (altre uscite in contanti a favore di ignoti): 75.187
Alessandro Minetti (socio di Belsito): 69.600
Dujany Sabrina (amica di Belsito): 67.324
“Enti locali” (altra voce che raggruppa uscite in contanti a favore di ignoti): 59.835
Daniela Cantamessa (segretaria): 58.266
Umberto Bossi: 48.500
Francesco Aresi: 43.760
Renata Galanti: 42.000
Diego Guerini: 40.498
Gianfranco Salmoiraghi: 37.950
Loredana Pizzi: 35.300
Avvocato Mafrici: 33.696
Mario Cavallin: 32.976
Emiliano Aresi: 32.300
Dalmirino Ovieni: 28.800
Paolo Scovazzi: 27.500
Marino Pignoli: 27.000
Patrizia Giubileo: 24.350
Giambattista Macchi: 24.000
Minetti Immobiliare srl: 20.000
Nadia Dagrada (segretaria): 18.600
Luciana Pauletto: 17.280
Ivan Monetti: 16.940
Rosy Mauro: 16.000
Marco Masserini: 15.750
Luca Beretta: 14.020
Helga Giordano: 12.100
Laura Borsani: 10.780
Andrea Trulli: 10.700
“Padani nel mondo”: 10.650
Monica Turri: 10.500
Alberico Viganò: 10.230
Michela Turri: 10.000
Renzo Bossi (altro figlio di Umberto): 8.400
“Raggiera”, “Affissioni” e altre voci che raggruppano uscite in contanti a favori di ignoti: 116.429
TOTALE VERSAMENTI NON GIUSTIFICATI: 19 MILIONI E 77.919 euro
Paolo Biondani
(da “l’Espresso”)
argomento: LegaNord | Commenta »
Febbraio 22nd, 2013 Riccardo Fucile
VOLEVANO AIUTARE IL CAVALIERE REDUCE DALLA ESIBIZIONE DEL “LEI VIENE?”, HANNO FINITO PER FARSI SEPPELLIRE DA UNA RISATA: LE IMMAGINI USATE SONO SU INTERNET E UTILIZZABILI A FINI COMMERCIALI
Lo slogan: «Sono una donna, non sono un bambola». 
E poi, il volto, sorridente e rilassato, di tre donne.
Insieme, sono le testimonial di un manifesto elettorale del Pdl pubblicato su diversi quotidiani nazionali che contiene un appello in difesa dei diritti delle donne.
Il riferimento è al segretario del Pd Pierluigi Bersani, secondo il quale Berlusconi parla di donne «come se fossero bambole gonfiabili».
«Dobbiamo riscattarci e dire che siamo orgogliose di essere donne del Pdl e siamo orgogliose di votare per Silvio Berlusconi», ha detto Daniela Santanchè alla presentazione del manifesto, da cui sorridono appunto tre donne: una bionda, una bruna, di età diverse e tutte sorridenti.
Perfette. O quasi.
DA CATALOGO –
Come segnalato su Twitter da Nomfup – blog collettivo su comunicazione e politica animato da Filippo Sensi, vicedirettore di «Europa» – le tre donne non sono infatti militanti del Popolo della Libertà , ma immagini acquistabili online e utilizzabili a fini commerciali.
Una di loro si chiama «Sorridente donna anziana felice. Isolato su sfondo bianco». Sullo stesso sito, digitando le parole chiave «Sorridere anziani braccia incrociate in piedi signora, guardando la fotocamera», si trova anche una collega.
La terza ha prestato il proprio volto la pubblicità di un’azienda che fornisce componenti per ufficio.
Che le tre votino Pdl però, non è dato sapere.
Federica Seneghini
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: PdL | Commenta »