Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
SI SCEGLIE IL SINDACO IN 564 COMUNI, AFFLUENZA IN PICCHIATA
Sette milioni chiamati alle urne, ma in tanti, molti di più di quanto si prevedesse, le
disertano. L’affluenza nella prima giornata di voto per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale di 564 comuni nonchè dei consigli circoscrizionali è stata alle 22 del 44,66%, più di 15 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando i votanti furono il 60%.
E si tratta certamente di uno dei dati più bassi delle ultime tornate elettorali.
Le percentuali di votanti sono in calo quasi ovunque, con un crollo al di sopra di ogni aspettativa nella Capitale dove alle 22 ha votato solo il 37,69% degli aventi diritto, quasi 20 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando votò il 57,20%.
In Lombardia ha votato il 47,91% degli aventi diritto contro il 67,45% delle precedenti elezioni. 95 i comuni coinvolti di cui tre capoluoghi: Brescia (47,75% l’affluenza contro il precedente 70,55%), dove la campagna elettorale è stata più accesa con contestazioni e tensione in piazza al comizio di Silvio Berlusconi, Sondrio (42,99 la percentuale di votanti) e Lodi (49,80).
Quarantasette i Comuni al voto (10 sopra i 15 mila abitanti) in Veneto dove l’affluenza è stata del 48,47%, quasi 18 punti in meno rispetto alle precedenti amministrative.
A Treviso e Vicenza le sfide più attese, con una forte probabilità di ballottaggio.
Il Piemonte (52 comuni al voto di cui solo due con oltre 15 mila abitanti) vince, invece, la partita dell’affluenza alle urne fra le regioni del nord: i votanti sono in calo come ovunque, ma il dato del 49,58% (a fronte del precedente 64,79) è il più alto fra tutte le regioni settentrionali.
Niente voto nel nuovo Comune di Mappano (Torino), creato a gennaio: un ricorso al Tar ha congelato le elezioni e un comitato di cittadini ha promosso per oggi una fiaccolata di protesta. Freddo, pioggia in mattinata e un crollo di circa 19 punti nel dato sull’affluenza (40,00 contro 59,15 delle precedenti comunali) hanno caratterizzato la prima giornata di voto ad Ancona.
Per la seconda volta consecutiva il capoluogo torna alle urne dopo la fine anticipata della consiliatura, e questo spiega forse una certa disaffezione fra i cittadini.
In Umbria si vota per il rinnovo del consiglio in cinque piccoli Comuni: Corciano, Trevi, Passignano sul Trasimeno, Monte Santa Maria Tiberina (Perugia) e Castel Giorgio (Terni). Corciano è l’unico Comune per il quale è previsto l’eventuale ballottaggio.
L’affluenza è generalmente in calo nella regione rispetto alle precedenti amministrative: 44,82 (62,64 nel 2008).
La Campania è la regione con l’affluenza più alta in Italia: ha votato il 51,84% degli aventi diritto (nelle ultime elezioni il dato era stato del 59,40); ad Avellino una vera debacle nell’affluenza, scesa dal 60,29 al 40,16%.
In Basilicata undici (dieci in provincia di Potenza e uno in quella di Matera) i Comuni chiamati al voto.
In nessun caso ci sarà bisogno del ballottaggio, perchè tutti e undici i Comuni hanno una popolazione inferiore ai 15 mila abitanti.
Alle 22 l’affluenza nella regione è del 43,12% (51,73 nelle passate elezioni).
Tra le curiosità della giornata una raffica di multe per propaganda elettorale, non consentita, all’ingresso delle sezioni di voto a Castellamare di Stabia (dove un candidato che pretendeva la `prova voto’ tramite cellulare è stato accompagnato in commissariato), l’apertura dei seggi al fotofinish a Sulmona dove le schede elettorali sono state ristampate dopo un errore rilevato ieri dalla responsabile dell’ufficio elettorale e la singolare situazione di Montesano Salentino (Lecce) dove c’è una sola lista in lizza e quindi un solo candidato sindaco.
LO SCRUTINIO
Le operazioni di scrutinio cominceranno domani al termine della votazione e dell’accertamento del numero dei votanti.
In caso di ballottaggio per l’elezione dei sindaci, si voterà domenica 9 giugno (dalle 8.00 alle 22.00) e lunedì 10 giugno (dalle 7.00 alle 15.00); anche in questo caso le operazioni di scrutinio avranno inizio sempre lunedì al termine delle votazioni e dell’ accertamento del numero dei votanti.
(da “La Stampa“)
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
IL MINISTRO SACCOMANNI TEME LE CONDIZIONI AGGIUNTIVE CHE L’EUROPA CHIEDERA’ ALL’ITALIA
Primo: sperare che tutto vada liscio, e che mercoledì ci sia effettivamente la chiusura della procedura di infrazione.
Secondo: rimesso nel cassetto il cartellino rosso, vedere se l’Europa ci concederà qualche margine di ulteriore flessibilità rispetto a quello (limitatissimo) concesso finora.
Terzo: se così non fosse, allora bisognerà rimboccarsi le maniche e «fissare delle priorità , perchè è bene far capire ai nostri colleghi che tutto non si può fare».
Con Letta a Palazzo Chigi, la cabina di regia si può riunire in pochi metri quadrati: oltre al premier, il vice Alfano e il ministro dell’Economia Saccomanni.
Il triumvirato si è incontrato, segno della volontà di dare un po’ d’ordine all’azione di governo «dopo settimane di comunicazione cacofonica nelle quali abbiamo fatto un po’ di confusione», ammette una fonte.
Già , perchè lo scarto fra quel che realmente si può fare e gli annunci dei ministri è ampio.
Pur con i soliti toni pacati venerdì, durante il consiglio dei ministri, Saccomanni ha invitato i colleghi alla cautela. Da Lupi a Zanonato, da Giovannini alla Carrozza – che è arrivata addirittura a minacciare le dimissioni – la lista dei ministri senza calcolatrice è lunga.
La vulgata vuole che con la chiusura della procedura di infrazione l’Italia potrà superare il margine del 3% nel rapporto deficit-Pil, più o meno quel che è stato concesso a Francia e Spagna.
Ma – Saccomanni lo ha ripetuto anche ieri al premier e al vice – «il nostro caso è diverso».
Con il debito pubblico al 130% del prodotto interno lordo il massimo che l’Europa può concederci è la possibilità di restare più o meno al 3%.
I margini di spesa ulteriori dovranno essere faticosamente negoziati e comunque verranno guardati con la lente d’ingrandimento: difficile ad esempio che Bruxelles ci permetta di finanziare in deficit riforme fiscali, come invece auspica il Pdl.
C’è di più: Letta è preoccupato che da Bruxelles, con la chiusura della procedura, arrivino «raccomandazioni aggiuntive» (così si chiamano nel gergo tecnico) che potrebbero terremotare i fragili equilibri della maggioranza.
Basta citare per capitoli le questioni su cui l’Europa ci bacchetta da anni e che in alcuni casi vedono Pd e Pdl su posizioni molto diverse: mancata liberalizzazione delle professioni, mancata apertura del mercato del lavoro, mancata riforma in profondità della macchina pubblica. E così via.
Poi ci sono le compatibilità di bilancio.
Se il governo finanziasse in deficit tutte le misure che ha promesso, probabilmente la Commissione ci rimetterebbe immediatamente in mora.
Di qui la decisione di fissare alcune priorità , partendo da quelle più utili a rilanciare l’economia.
Venerdì prossimo – ormai è deciso – ci sarà la conferma dei due bonus rispettivamente dedicati alla ristrutturazione degli edifici (al 50%) e per migliorare l’efficienza energetica (al 55%), come ad esempio l’acquisto di nuove finestre.
Il costo non è enorme e sono considerate due importanti leve per tenere vivo il settore dell’edilizia.
Subito dopo si passerà alla questione dell’Iva la quale il primo luglio dovrebbe passare dal 21 al 22%.
In questo caso, nonostante le insistenze del Pdl, di parte del Pd e della lobby dei commercianti per bloccarlo, è probabile che non se ne faccia nulla.
A meno che – fa capire Saccomanni con l’aria di chi sa che così non sarà – si individuino i quattro miliardi di tagli necessari a evitarlo.
L’idea che si fa strada nel governo è di concentrare gli sforzi sui due provvedimenti più importanti e sentiti dalla gente, la riforma della tassazione sulla casa e quella delle pensioni, trovando, se possibile, spazio per un taglio del cuneo fiscale (ovvero lo scarto fra costo del lavoro per l’impresa e la busta paga del lavoratore) come invoca Confindustria.
La riforma delle tasse sulla casa dovrà arrivare entro fine agosto, e al momento l’unica strada per confermare l’abolizione quasi integrale dell’Imu sulla prima casa è l’aumento del peso fiscale sulle terze e quarte abitazioni.
Poi, con la legge di Stabilità , ci sarà la mini-riforma delle pensioni.
Anche qui il rischio boomerang è alto: l’ipotesi è introdurre maggiore flessibilità , permettendo di andare in pensione prima di quanto previsto dalla riforma Fornero accettando una penalizzazione dell’assegno.
«Ma – ragiona una fonte di governo – se saranno troppo forti nessuno le accetterà . Se riforma dovrà essere, un po’ di risorse ci vorranno».
Alessandro Barbera e Rosaria Talarico
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
PER ALZARE LE ESENZIONI DI SOLI 300 EURO SERVE PIU’ DI UN MILIARDO
Tormentato e tormentoso. Lo diceva Enzo Ferrari di un suo pilota, ma la definizione si
adatta bene all’Imu.
Una storia controversa sin dalla nascita e che in 18 mesi ha riservato una serie ininterrotta di cambiamenti di rotta sconcertando i contribuenti.
E la vicenda appare destinata a proseguire su questa falsariga, perchè per sapere se e quanto dovremo pagare bisognerà aspettare agosto, quando il tributo sarà riconsiderato all’interno di una più ampia riforma dell’imposizione fiscale sulla casa, ammesso che la si possa fare senza rivedere completamente i valori catastali.
La prima rata dell’Imu va versata entro il 17 giugno ma il pagamento non è dovuto per gli immobili che hanno le caratteristiche dell’abitazione principale, con eccezione per le residenze di lusso, identificate con le categorie catastali A1 (case signorili), A8 (ville) e A9 (Castelli e dimore storiche).
Sono inoltre esentati gli inquilini delle case popolari e gli assegnatari di abitazioni in cooperativa indivisa e gli immobili rurali.
Ingorgo legislativo
Tutto chiaro? No, perchè a causa di un ingorgo legislativo ai contribuenti che devono comunque pagare e hanno immobili in Comuni che hanno variato le aliquote per il 2013 non è chiaro se si debba calcolare l’acconto con le regole dell’anno scorso o con quelle di quest’anno; una risposta è arrivata con una circolare del ministero delle Finanze (2/DF del 23 maggio), che dà il via libera alla possibilità di applicare le regole del 2012.
Perchè parliamo di ingorgo?
La norma oggi in vigore dice che il calcolo dell’acconto si fa sulla base delle aliquote 2013 comunicate dai Comuni al ministero delle Finanze entro il 9 maggio.
A cambiare le carte in tavola è stata la discussione parlamentare del Dl 35/2013, con cui il Governo Monti ha sbloccato il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione: la Camera ne ha modificato l’articolo 10, stabilendo che l’acconto Imu «va eseguito sulla base dell’aliquota e delle detrazioni dei dodici mesi dell’anno precedente», ripristinando il principio che si seguiva con la vecchia Ici.
La modifica però non sarà operativa fin quando il Senato non convertirà il decreto (deve farlo entro il 7 giugno).
La circolare chiarisce che il contribuente potrà pagare in tutti i casi secondo le regole 2012 per il principio che non si possono sanzionare comportamenti dovuti all’incertezza sulla normativa.
Per il medesimo principio sarà ritenuto corretto il versamento effettuato sulla base delle aliquote 2013.
Il calcolo
Che cosa significa? In pratica, se la situazione dell’immobile non è cambiata bisogna fare la somma di quanto si è pagato nel 2012 e versare come acconto la metà .
Se invece sono intercorsi mutamenti bisogna ricalcolare l’imposta secondo le regole in vigore nel 2012 e versare l’acconto di conseguenza.
Ipotizziamo una seconda casa con rendita catastale da 1.000 euro che a Milano lo scorso anno era tenuta a disposizione e che invece dal 1° gennaio 2013 è affittata.
L’aliquota Imu della seconda casa a Milano è dell’1,06%, mentre quella delle abitazioni locate è dello 0,96%: nel 2012 il proprietario della casa ha pagato 1.781 euro, con l’aliquota adatta alla situazione attuale avrebbe però pagato 1.613 euro.
L’acconto sarà quindi di 807 euro e non di 891, come risulterebbe dividendo a metà l’importo dello scorso anno.
La partita vera dell’Imu però, si giocherà entro agosto.
Un’abolizione indiscriminata dell’Imu sulla prima casa costerebbe 4 miliardi di euro; siccome venerdì scorso il consiglio dei Ministri non ha prorogato per mancanza di copertura il bonus sul miglioramento energetico degli immobili e quello sulle manutenzioni, che costano in tutto 190 milioni all’anno e che oltretutto fanno emergere il nero, il reperimento di risorse così ingenti appare problematico.
La franchigia
Un’esenzione parziale effettuata aumentando la franchigia, attualmente di 200 euro, per risultare davvero significativa costerebbe comunque molto: se ad esempio, come evidenziato nella tabella a lato, si decidesse di togliere l’Imu a chi nel 2012 ha pagato 500 euro, la perdita per i Comuni (da compensare con maggiori trasferimenti) sarebbe di oltre 2,5 miliardi; se si scende a 300 euro di pagamento servono pur sempre 1,6 miliardi.
E c’è anche il rischio che il risparmio per il contribuente risulti impercettibile dove vengono alzate le aliquote.
A Milano per esempio, il Comune ha deciso che se non aumenteranno i trasferimenti statali porterà l’aliquota sulla prima casa allo 0,55%, un punto e mezzo in più rispetto allo scorso anno: un contribuente che nel 2012 aveva pagato per una casa con rendita da 1.000 euro 472 euro, finirebbe per pagarne 424 se la detrazione aumentasse di 300 euro con la nuova aliquota .
Con i 48 euro risparmiati difficilmente potrà rilanciare i consumi.
Gino Pagliuca
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
DALLA FIGLIA DI BISCARDI A QUELLA DI MONORCHIO, DA CICCIOLINA ALLA CRIMINOLOGA BRUZZONE : TUTTI I SIGNORI DEGLI EX VOTO
I numeri sono da «concorsone» pubblico vecchia maniera: 1.667 candidati divisi in 40 liste, 698 donne, appena 48 posti disponibili.
Mettere le mani, e il fondoschiena, su uno scranno dell’aula Giulio Cesare come consigliere comunale, è un campionato a parte, parallelo a quello degli aspiranti sindaco.
Ci vogliono tante amicizie, buoni contatti, rapporto col territorio, un po’ di soldi da spendere, qualche idea.
Tenersi i voti «attaccati» addosso è un lavoro.
In entrambi gli schieramenti, così, ci sono i veri specialisti.
Nel centrodestra, «mister preferenze» era Samuele Piccolo, eletto nel 2008 con diecimila voti: è finito agli arresti, travolto dall’inchiesta giudiziaria sul «sistema» di aziende collegate alla sua famiglia.
Senza di lui, nel Pdl è corsa a quattro tra i «signori dei voti»: i «forzisti» Marco Pomarici e Davide Bordoni , l’aennina (e vicesindaco) Sveva Belviso , Giovanni Quarzo «portato» dall’ex capogruppo Luca Gramazio.
Una guerra tra correnti, per vincere la palma del più votato.
Il coordinatore romano Gianni Sammarco punta anche su Giordano Tredicine , l’ex assessore Aurigemma sulla coppia Calzetta-Spena , Andrea Augello su Guidi-Mennuni , Renata Polverini su Enrico Folgori , il sindaco su Marco Visconti e Alessandro Cochi .
Ma se la giocano anche Dino Gasperini , Veronica Cappellaro (indagata per i rimborsi del consiglio regionale), Enrico Cavallari , Antonio Gazzellone .
In lista, anche Alan Baccini , figlio di Mario e «Mary» Baldari , la spazzina dell’Ama. Con Cittadini per Roma , la civica di Alemanno, ecco Gigi De Palo (assessore alla scuola), Antonella Biscardi (figlia di Aldo) e i due di Luciano Ciocchetti: Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato .
Con Fratelli d’Italia Francesca Barbi Marinetti , nipote del fondatore del Futurismo, l’assessore uscente Fabrizio Ghera , Federico Mollicone , Andrea De Priamo e l’ex storaciano Dario Rossin .
Con La Destra , Pierluigi Fioretti e Giuliano Castellino .
Sempre nel centrodestra, con la lista Movimento Unione italiano la criminologa di Porta a Porta Roberta Bruzzone e il giornalista Gabriele La Porta.
Nel centrosinistra, con Ignazio Marino, la corsa alle preferenze se la giocano nel Pd in tre: il dalemiano Pierpaolo Pedetti , il popolare Mirko Coratti , lo zingarettiano Francesco D’Ausilio.
In corsa anche Michela Di Biase , compagna del ministro Dario Franceschini, il compagno della deputata Micaela Campana Daniele Ozzimo , l’ex minisindaco del centro storico Orlando Corsetti , Luigina Di Liegro , nipote del fondatore della Caritas, i consiglieri uscenti Paolo Masini , Alfredo Ferrari , Athos De Luca , Dario Nanni .
Col Centro Democratico la capolista è Barbara Contini , nella civica di Marino “Cambiamo tutto” il dirigente del Mibac Rita Paris , l’ad di Gattinoni Stefano Dominella , il Radicale Riccardo Magi , con Sel Luigi Nieri , Gianluca Peciola , Gemma Azuni , Andrea «Tarzan» Alzetta e Susanna Marietti , con i Verdi Nando Bonessio , con Partito Socialista l’ex Idv Claudio Bucci .
Alfio Marchini punta sulle donne: la capolista Francesca Longo , la manager Marcella Mallen, l’ex Sel Matilde Spadaro , la giovanissima Maria Beatrice Scibetta , l’avvocato Flaminia Barachini Mariconda .
Tra gli uomini, gli ex udc Alessandro Onorato e Antonio Saccone , gli ex centrodestra Valerio Cianciulli e Nicola Illuzzi , Giandomenico Monorchio , figlio dell’ex ragioniere dello stato, il campione olimpico Raffaello Leonardo .
E in Cinquestelle – lista compilata in base ai voti presi on line – schiera Daniele Frongia , sconfitto da De Vito come aspirante sindaco.
Tra i Liberali rispunta Ilona Staller detta «Cicciolina», Sandro Medici punta sul «pirata» Felice Zingarelli detto Felynx.
Ernesto Menicucci
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
TRA VITTORIE IN AMERICA E SCONFITTE IN ITALIA… LE NORME VIGENTI IN TUTTE LE NAZIONI DEL PIANETA
È stato paragonato a un vento. Che soffia e spinge ogni giorno di più verso una sola
direzione: l’affermazione dei diritti delle coppie omosessuali.
Un vento che mostra la sua forza attraverso le vittorie che la comunità Lgbt – sigla che raccoglie il mondo omosessuale a 360 gradi, lesbiche, gay bisessuali, transessuali, trangender – sta ottenendo in tutto il mondo.
Dagli Stati Uniti dove da martedì negli stati del Washington, Maryland e Maine i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono legali, alla Francia – è di qualche giorno fa la notizia dell’approvazione in Consiglio dei ministri della norma che consentirà le nozze gay – passando per la Spagna dove il nuovo ministro Rajoy le ha tentate tutte pur di fare retromarcia rispetto alle decisioni prese dal suo predecessore Zapatero. Alla fine si è arreso di fronte alle sentenze della Corte Costituzionale spagnola.
O ancora, il cattolicissimo Portogallo, tra i primi due anni fa a consentire il matrimonio tra omosessuali, e “l’insospettabile” (perchè a maggioranza musulmana e guidata da un premier conservatore) Albania.
Entrambi mostrano da tempo, in tema di diritti per gli omosessuali, il loro lato liberale.
Spostandosi oltre Oceano c’è poi il caso argentino, basti pensare a una data: il 15 luglio 2010.
Quando l’attesa prima e la festa poi per l’approvazione della legge sui matrimoni gay hanno trasformato Buenos Aires nella patria sudamericana dei diritti.
Un vento nuovo, si diceva. Che soffia un po’ ovunque ma non in Italia.
Dove in tema dei diritti per le coppie omosessuali regna calma piatta. Poco o nulla. Ogni tanto si alza la bufera ma sempre in direzione contraria rispetto ai buoni esempi europei e americani.
Il presidente nazionale di Arcygay Paolo Patanè ha definito il nostro “paese del quarto mondo per diritti civili e libertà “.
Se nel resto d’Europa si parla di matrimoni gay, in Italia siamo ancora fermi alla discussione se estendere o no una norma (la legge Mancino del 1993) che assicura protezione “contro – si legge nel testo – le discriminazioni motivate da condizioni razziali, etniche, nazionali o religiose a tutte le minoranze”
Vale per tutti ma non per gli omosessuali.
E quasi come una beffa, la mattina dopo il bis elettorale di Obama e l’affermazione dei referendum sulle nozze gay in alcuni stati americani, in Italia la commissione giustizia della Camera bocciava il testo base per una nuova legge contro l’omofobia, che prevede proprio l’estensione della legge Mancino.
“L’ennesima dimostrazione – dice la deputata Pd Paola Concia, prima firmataria del provvedimento e da sempre in prima fila nelle battaglie su questi temi – della distanza siderale tra questo Parlamento e la realtà fuori che chiede a gran voce diritti uguali per tutti”.
Guardando la mappa “dei diritti umani gay e lesbiche” stilata da Ilga, network globale di associazioni locali e nazionali che operano per il raggiungimento di eguali diritti a favore del mondo LGBT, l’Italia mostra così il suo lato peggiore.
Somigliando a Paesi dove la completa assenza di legislazione significa intolleranza, diritti negati, isolamento e in alcuni casi morte.
Come riporta Amnesty International, in più di 80 paesi del mondo l’omosessualità è considerata un reato; in otto di questi Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Qatar, Sudan, Yemen e negli stati della federazione della Nigeria che applicano la sharia i rapporti fra persone dello stesso sesso sono puniti con la pena di morte.
In Cina i gay non sono considerati illegali ma neanche legali.
Per lo stupro omosessuale sono previsti solo 15 giorni di detenzione e solo nel 2001 l’omosessualità è stata rimossa dai disordini mentali.
C’è chi prova a combattere come Li Yinhe, membro del Comitato nazionale della Cppcc (Conferenza politica consultiva del popolo cinese), che per tre volte ha presentato al Congresso Nazionale del Popolo, una proposta di legge per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Sempre respinta.
C’è poi il caso del continente africano dove nella metà degli stati è prevista la carcerazione (vedi Algeria e Marocco), in alcuni l’ergastolo e anche la pena di morte (come in Sudan e Mauritania).
Il caso David Kato, attivista ucciso in Uganda per aver denunciato un giornale omofobo è solo la punta dell’iceberg.
Nel 2011 in Camerun Jean-Claude Roger Mbede è stato condannato a 36 mesi di carcere per omosessualità .
La sua colpa? Essere stato trovato in compagnia di un uomo con il quale i servizi segreti camerunensi sospettavano Mbede potesse avere avuto una relazione.
Una sorte simile tocca anche agli omossessuali che vivono in Iran dove la “sharia” li identifica come “nemici di Allah” e ne prevede la morte.
Lo scorso maggio la Corte Suprema della Repubblica Islamica dell’Iran ha confermato la condanna alla pena capitale per quattro giovani gay: Vahid Akbari, Sahadat Arefi, Javid Akbari e Hushmand Akbari.
In Arabia Saudita l’omosessualità è ritenuta illegale e considerata al livello di gravi reati quali lo stupro, l’omicidio e il traffico di droga.
Nel 2010 un ragazzo di 27 anni, accusato di avere una relazione con un altro uomo è stato arrestato e condannato a 1460 giorni di galera e 500 colpi di frusta sulla schiena solo per aver amato un altro uomo, fatto sesso con lui e indossato abbigliamento intimi femminile.
Tornado verso occidente, c’è il caso russo.
Il parlamento di San Pietroburgo ha di recente approvato una legge che vieta la cosiddetta “propaganda omosessuale” criminalizzando di fatto qualunque attività o informazione che riguarda le persone Lgbt e le relazioni tra persone dello stesso sesso. Chi come la cantante Madonna proprio a San Pietropurgo, sulle note della hit Human Nature, ha mostrato la schiena nuda con scritto “senza paura” per difendere la comunità Lgbt, ha ricevuto in cambio di tutto: dai roghi delle sue immagini organizzate da gruppi di ultraortodossi cristiani, agli insulti arrivati da alti funzionari pubblici russi su Twitter fino a una denuncia per “danni morali e promozione dell’omosessualità “.
Se ci sposta poco più a ovest la situazione non cambia.
Nel 2010 – si legge nel report di Amnesty – il parlamento della Lituania ha approvato, in prima lettura, un emendamento al codice amministrativo che prevede multe da 2000 a 10000 litas (580 – 2900 euro) per la “promozione in pubblico delle relazioni omosessuali”; multe che costituirebbero l’applicazione della legge sulla protezione dei minori contro l’effetto negativo delle informazioni che “denigrano i valori della famiglia” o “promuovono un’idea diversa di matrimonio e famiglia”, in vigore dal marzo 2010.
In Turchia la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere è una realtà .
Le persone transgender sono spesso vittime di aggressioni e uccisioni e non sono tutelate contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
I crimini di odio contro le persone Lgbti hanno colpito maggiormente le donne transgender, che spesso non hanno accesso al mondo del lavoro e sono costrette a prostituirsi, con il rischio di subire aggressioni e maltrattamenti.
Nel 2009, cinque donne transgender sono state uccise e soltanto in un caso è stata emessa una condanna.
In Europa paesi come Serbia e Ucraina tollerano l’esistenza della comunità Lgbt ma non permettono lo svolgimento dei Pride (le grandi feste dell’orgoglio omosessuale). E’ di qualche giorno fa la decisione del governo di Belgrado di non concedere la piazza.
Motivi? Troppo forti le pressioni sul primo ministro Ivica Dacic da parte del capo della chiesa ortodossa serba, dei partiti della coalizione di governo e di gruppi di estremisti, per non far svolgere la manifestazione.
Corteo che per quanto riguarda l’Italia si terrà la prossima estate a Palermo.
Sfilerà l’orgoglio di chi chiede diritti di fatto e non parole o intenzioni. Un evento che raccoglierà migliaia di persone.
Si chiedono con forza risposte, in attesa che anche da noi il vento del cambiamento cominci finalmente a soffiare.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
LA PRESIDENTE DELLA CAMERA SU “REPUBBLICA: “TU E CAROLINA, ANCHE LEI VITTIMA DEL BULLISMO, PARLATE A UN PAESE CHE SPESSO NON SA ASCOLTARE E NON SA PROTEGGERE I PROPRI FIGLI”
Caro Davide,
questa lettera te l’avrei scritta comunque, anche se non fossi presidente della Camera. Ho una figlia poco più grande di te, e t’avrei scritto come madre, turbata nel profondo dal tuo grido d’allarme, dalla solitudine in cui vivi, dal peso schiacciante che devi sopportare perchè “non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali”.
Scrivo a te per stabilire un contatto, e sento il dolore di non poter più fare lo stesso con una ragazza di cui stanno parlando in queste ore i giornali.
La storia di Carolina fa male al cuore e alla coscienza: ha deciso di farla finita, a 14 anni, per sottrarsi alle umiliazioni che un gruppo di piccoli maschi le aveva inflitto per settimane sui social media.
E consola davvero troppo poco apprendere che ora questi ragazzini dovranno rispondere alla giustizia della loro ferocia.
Vi metto insieme, Davide, perchè tu e Carolina parlate a noi genitori e ad un Paese che troppo spesso non sa ascoltare.
Tu lo hai fatto, per fortuna, con le parole affilate della tua lettera.
Lei lo ha fatto saltando giù dal terzo piano.
Ma descrivete entrambi una società che non sa proteggere i suoi figli.
Non sa proteggerli perchè oppressa dal conformismo, incapace di concepire la diversità come una ricchezza per tutti e disorientata di fronte ai cambiamenti.
Una società in cui – ancora nel 2013, incredibilmente – tu sei costretto a ricordare che “noi non siamo demoni, nè siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce”. A te sono bastati i tuoi pochi anni per capire che “non c’è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi”.
Una società che non sa proteggere i suoi ragazzi dalle violenze, vecchie e insieme nuove, come quella che ha piegato Carolina: lo squallido bullismo maschile antico di secoli, che oggi si ammanta di modernità tecnologica e con due semplici click può devastare la vita di una ragazza in modo cento volte più tremendo di quanto sapessero fare un tempo, quando io avevo la tua età , i più grevi pettegolezzi di paese.
Ti ringrazio, Davide, perchè hai avuto il coraggio di chiamarci in causa, di mettere noi adulti di fronte alle nostre responsabilità .
Le mie sono sì quelle di madre, ma ora soprattutto di rappresentante delle istituzioni. E ti assicuro che le tue parole ce le ricorderemo: non finiranno impastate nel tritacarne quotidiano, che ci fa sussultare di emozione per qualche minuto, e poi ci riconsegna all’indifferenza.
Il compito del nostro Parlamento lo hai descritto bene tu, che pure hai molti anni in meno dell’età richiesta per entrarci: “Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sè. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l’omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita”.
L’altro giorno, in un incontro pubblico contro la discriminazione sessuale, ho sentito ricordare il ragazzo che amava portare i pantaloni rosa, e che oggi non c’è più.
A lui, a te, le nostre Camere devono questo atto di civiltà , e spero davvero che la legislatura appena iniziata possa presto sdebitarsi con voi.
Così come ritengo che sia urgente trovare il modo per crescere insieme nell’uso dei nuovi media.
Le loro potenzialità sono straordinarie, possono essere e spesso sono poderosi strumenti di libertà , di emancipazione, di arricchimento culturale, di socializzazione. Ma se qualcuno li usa per far male, per sfregiare, per violentare, non possiamo chiudere gli occhi.
Il problema, in questo caso, non è quello di varare nuove leggi: gli strumenti per perseguire i reati ci sono e vanno usati anche incrementando, se necessario, la cooperazione tra Stati.
Ma sarebbe ipocrita non vedere la grande questione culturale che storie drammatiche come quella di Carolina ci pongono: i nostri ragazzi, al di là della loro invidiabile abilità tecnologica, fino a che punto sono consapevoli dei danni di un uso distorto dei social media?
E noi adulti – le famiglie e la scuola – siamo in grado di portare dei contributi per una gestione più responsabile di questi strumenti?
Vorrei che ne ragionassimo anche nei luoghi istituzionali della politica.
Hai chiesto di essere ascoltato, Davide.
Se ti va, mi farebbe piacere incontrarti nei prossimi giorni alla Camera, per parlare di quello che stiamo cercando di fare.
A Carolina non posso dirlo, purtroppo, ma vorrei egualmente conoscere i suoi familiari.
Per condividere un po’ della loro sofferenza, e perchè altre famiglie la possano evitare.
Laura Boldrini
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
APERTURA ANCHE DI GALAN: “E’ GIUNTA L’ORA DI GARANTIRE I DIRITTI CIVILI”
«A differenza dell’onorevole Roccella e di tanti miei amici non capisco, proprio non capisco,
perchè i cattolici debbano fare delle battaglie contro chi invoca il riconoscimento delle unioni fra omosessuali, al di là delle diverse e legittime posizioni sul significato del matrimonio».
Lo scrive Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, in una nota, innescando nel partito il dibattito sui dritti civili.
FEDE E DIRITTI
Bondi fa poi riferimento alla lettera di Davide Tancredi, 17enne gay che chiede «solo di esistere», pubblicata dal quotidiano la Repubblica. «La lettera, o meglio la vibrante testimonianza cristiana, rompe il muro delle ideologie, sì anche quelle ideologie che deturpano il significato più vero della fede religiosa, parlando semplicemente dell’amore, quella realtà che nessuno può conculcare e che fonda ogni relazione vera e umanamente ricca di senso», conclude Bondi.
GLI ALTRI NEL PDL
«È giunta l’ora che si riconosca il diritto di essere cittadini italiani anche agli omosessuali, garantendogli quei diritti civili che tutt’oggi si vedono negati» si accoda subito a Bondi un «azzurro» della prima ora, Giancarlo Galan.
«Se è vero che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, questa legislatura sarà occasione di più diritti» aggiunge.
D’accordo anche Laura Ravetto, responsabile propaganda del Pdl: «Il Pdl sia protagonista dell’evoluzione normativa sui temi etici e in particolare sulla disciplina delle unioni civili. La politica deve aggiornarsi all’ormai consolidato comune sentire del Paese reale su queste tematiche».
REAZIONI
Alle dichiarazioni di Sandro Bondi «dovrebbero seguire da parte del Pdl fatti concreti» chiede il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo.
«Le aperture di Bondi e Galan sono un’ottima notizia – commenta Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Partito democratico -. Speriamo che l’intero parlamento adesso approvi senza ritardi la legge contro l’omofobia e la transfobia e, a seguire, si apra finalmente un dibattito serio sul matrimonio ugualitario che conduca a una legge sul modello di tanti altri paesi europei, ultimo dei quali la Francia».
(da “il Corriere della Sera“)
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI DAVIDE A “REPUBBLICA”: “NON C’E’ NESSUN ORRORE AD ESSERE QUELLO CHE SI E’, IL VERO DIFETTO E’ VIVERE FINGENDOSI DIVERSI”
Caro direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio.
Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina.
Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall’Assemblea Nazionale francese.
Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle.
La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra.
Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all’evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.
Il Parlamento italiano riscontrando l’epico passo del suo omologo d’oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti.
Una promessa ben più vana del gesto di un folle.
Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l’ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo.
La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perchè è contro natura, perchè è contro i precetti religiosi o semplicemente perchè è odio abbastanza stupido da poter essere italiano.
Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia “anormale” dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi.
In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica.
E allora perchè quest’ostinata battaglia?
Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così.
Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all’adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni.
Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali.
Se ci fosse un po’ meno discriminazione e un po’ più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perchè loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati.
Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay – non sono così sconsiderato – chiedo solo di essere ascoltato.
Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sè.
Non può permettersi di vivere senza una legge contro l’omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta.
Non c’è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi.
Noi non siamo demoni, nè siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile.
Ma orgogliosi di esserlo.
Chiediamo solo di esistere.
Davide Tancredi
(da “La Repubbica”)
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Maggio 26th, 2013 Riccardo Fucile
SU REPORT STASERA UNA DOCUMENTATA INCHIESTA CHE SVELA MOLTE SCOMODE VERITA’
I difensori del TAV, e in generale delle grandi (e costose, e spesso inutili) opere dicono che ,
senza TAV in Val di Susa, saremmo tagliati fuori dall’Europa.
Che poi, se non si buca qua la montagna, il TAV passerà da un’altra parte.
Che il paese non si può fermare per poche frange estreme e violente.
Che non importa che il traffico merci sia in calo e che la linea attuale sia più che sufficiente: costruendo questa nuova linea il traffico aumenterà .
Dogmaticamente.
A queste ragioni, su cui spesso è difficile discutere a tavolino, si può rispondere punto su punto.
L’Italia è tagliata fuori dall’Europa da mafie, corruzione, un sistema burocratico che risale al secolo passato.
Da una classe dirigente che non è all’altezza e una classe politica che si preoccupa solo delle grandi aziende (che spesso vivono di commesse o sovvenzioni pubbliche).
Nel resto dell’Europa, il corridoio 5 da Lisbona a Kiev semplicemente non esiste. Esiste solo un tunnel esplorativo in Francia.
Il paese si è già fermato per le pressioni delle lobby farmaceutiche, per le pressioni delle società dei giochi online, per le pressioni dei Riva (e non per le pressioni dei tarantini), per le pressioni dei tassisti, dei camionisti (sugli sgravi ai costi del petrolio).
Dire che con un nuovo tunnel si aumenterà il traffico merci, è semplicemente un’azzardo.
Anche perchè, se vale questo ragionamento, allora dovremmo costruire nuove università per aumentare il numero dei laureati, nuovi asili per aiutare le famiglie per avere più figli, nuovi investimenti pubblici per creare nuovi posti di lavoro.
Finita la stagione di Report, tocca a Off-the report , la serie di inchieste curata dalle nuove leve dei giornalisti della Gabanelli: stasera si parla del tema dei trasporti ferroviari, del Tav, del Muos, di Trenitalia (che ha tagliato delle linee concentrandosi sull’AV) e infine il piano nazionale sugli aeroporti.
L’anteprima su Reportime: treni a nord est
Il corridoio tre dell’alta velocità che avrebbe dovuto collegare Lisbona a Kiev, passando in Italia per la pianura padana, è un progetto sulla carta.
Il dibattito delle ultime settimane è tutto incentrato sulla linea tra Lione e Torino, ma basta guardare ad est verso il confine sloveno per capire come stanno realmente le cose.
Ad oggi, infatti, escludendo la Lione-Torino, per completare il corridoio mancano all’appello oltre 300 km di tratta ferroviaria tra Brescia e Padova e tra Venezia Mestre e Trieste per un costo di oltre 15 miliardi di euro che nessun governo ha mai stanziato e, forse, nel breve periodo non stanzierà mai.
Però, solo di progetti presentati e contenziosi, l’opera è già costata 219 milioni di euro.
Guardando al proseguimento del corridoio oltre il nostro confine le cose non vanno meglio.
Il governo sloveno, infatti, nel proprio piano del trasporto nazionale non ha neanche inserito la tratta da Trieste a DivaÄa che dovrebbe collegare con l’alta velocità l’Italia con la Slovenia.
Tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia il nuovo tracciato stenta a decollare.
Nel 2011 il governo Berlusconi ha nominato Bortolo Mainardi nuovo commissario straordinario per esaminare il progetto presentato da Ferrovie dello Stato per la linea dell’alta velocità tra Venezia Mestre e Trieste.
Quando Mainardi ha studiato il progetto ha trovato diverse criticità tanto da proporne uno alternativo che si propone di migliorare la ferrovia esistente prevedendo il quadruplicamento dei binari solo nel caso in cui il traffico di merci e passeggeri dovesse aumentare in maniera significativa.
Oggi, infatti, tra le due regioni il traffico su rotaia è molto basso e la linea attuale è utilizzata al 40 per cento delle sue potenzialità anche perchè si è investito tutto sulla gomma costruendo la terza corsia autostradale tra Venezia e Trieste.
La scheda della puntata:
Domenica 26 maggio alle 22.30 andrà in onda su Rai 3 “Off the Report”, il programma di inchieste curato da Milena Gabanelli e realizzato da giovani video giornalisti.
La puntata tratterà alcune problematiche del trasporto ferroviario e aeroportuale a partire dalla Tav con particolare riferimento al tratto Torino-Lione, che secondo le stime attuali, costerà almeno 24 miliardi di euro.
Le previsioni di traffico merci elaborate negli anni e con cui si giustifica un’opera così costosa per le casse dello Stato, prevedono un aumento degli scambi commerciali tra Italia e Francia.
Oggi i dati però fotografano una situazione assai diversa: dal 2005 sulla direttrice Torino-Lione il trasporto merci è diminuito costantemente e la linea esistente è sfruttata solo per un quinto.
Secondo la pianificazione europea, la Torino Lione deve essere un nodo cruciale del corridoio mediterraneo, la direttrice ferroviaria che unendo Lisbona a Kiev dovrebbe collegare l’Atlantico all’Est Europa.
Ma Portogallo e Ucraina si sono già tirati fuori, e in Francia è in corso un acceso dibattito istituzionale.
Alla fine rischiamo di essere gli unici a realizzare un tratto di questo corridoio.
Mentre si concentrato risorse e polemiche sulla Tav, le Ferrovie dello Stato hanno abbandonato le tratte internazionali che collegano l’Italia alla Slovenia, all’Austria e alla Germania.
Il Friuli Venezia Giulia si ritrova senza collegamenti ferroviari con tutto l’est Europa. L’unico modo per arrivare in Slovenia sono le strade statali e l’autostrada ed è lo stesso se uno vuole andare da Venezia a Vienna.
Mentre il passaggio dal valico del Brennero, per andare a Monaco di Baviera, è gestito solo dall’azienda ferroviaria tedesca.
Ma le ferrovie dello Stato stanno pensando anche di eliminare la tratta Cuneo Ventimiglia, una linea storica che collega l’Italia alla Francia.
Proprio in questi giorni ci sono manifestazioni e presidi di cittadini italiani e francesi che protestano contro la possibile chiusura.
Ormai da anni sono scomparsi anche il diretto Cuneo Nizza, gli Eurocity Milano Nizza ed il notturno Nizza Roma.
Tutto questo mentre in Liguria sono in corso i lavori per il raddoppio della linea ferroviaria che ha anche la funzione di migliorare i collegamenti con la Francia, un’opera che però rischia di essere l’ennesima incompiuta.
I disagi per gli utenti che viaggiano con Trenitalia sono diversi.
Per esempio non basta comprare il biglietto per essere certi di viaggiare in treno. Le tariffe e le regole imposte da Trenitalia sono tra le più farraginose e rigide d’Europa.
Il titolo di viaggio che fornisce Trenitalia vale solo per un preciso orario, una precisa tariffa, una precisa categoria di treno.
Se vuoi cambiare programma o arrivi in ritardo in stazione, rischi di pagare sovrapprezzi salatissimi oppure, in alcuni casi, sei addirittura costretto a ricomprare per intero il tuo biglietto.
In Germania, ad esempio, la prenotazione dei treni, persino dell’alta velocità , non è obbligatoria, per cui con lo stesso biglietto si possono prende treni diversi, senza essere multati o costretti a pagare di più.
Anche il il sistema aeroportuale italiano è da tempo in crisi.
Ci sono troppi aeroporti e la presenza pubblica è considerata eccessiva.
Per fare un esempio, sei aeroporti, in 4 diverse regioni, sono costati 300 milioni di euro.
Secondo il presidente Enac, Vito Riggio, gli enti pubblici devono lasciare la materia aeroportuale, mettere tutto nelle mani del mercato e chi avrà i numeri resterà in piedi. Il Ministro Passera ha stabilito quali aeroporti sono da considerare strategici, quelli sostenibili, quelli indispensabili.
Ma, soprattutto, quali aeroporti non sono più utili al paese. E chi vuole tenerli in piedi, ne sosterrà direttamente i costi.
Dai trasporti dei passeggeri a quello delle informazioni.
Off The Report tratterà anche le vicende del Muos, il controverso potentissimo centro di antenne satellitari che gli americani stanno costruendo in Sicilia.
(da “unoenessuno.blogspot.it“)
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