VERSO L’AUMENTO DELL’IVA: “IMPOSSIBILE FARE TUTTO, FISSIAMO LE PRIORITA'”
IL MINISTRO SACCOMANNI TEME LE CONDIZIONI AGGIUNTIVE CHE L’EUROPA CHIEDERA’ ALL’ITALIA
Primo: sperare che tutto vada liscio, e che mercoledì ci sia effettivamente la chiusura della procedura di infrazione.
Secondo: rimesso nel cassetto il cartellino rosso, vedere se l’Europa ci concederà qualche margine di ulteriore flessibilità rispetto a quello (limitatissimo) concesso finora.
Terzo: se così non fosse, allora bisognerà rimboccarsi le maniche e «fissare delle priorità , perchè è bene far capire ai nostri colleghi che tutto non si può fare».
Con Letta a Palazzo Chigi, la cabina di regia si può riunire in pochi metri quadrati: oltre al premier, il vice Alfano e il ministro dell’Economia Saccomanni.
Il triumvirato si è incontrato, segno della volontà di dare un po’ d’ordine all’azione di governo «dopo settimane di comunicazione cacofonica nelle quali abbiamo fatto un po’ di confusione», ammette una fonte.
Già , perchè lo scarto fra quel che realmente si può fare e gli annunci dei ministri è ampio.
Pur con i soliti toni pacati venerdì, durante il consiglio dei ministri, Saccomanni ha invitato i colleghi alla cautela. Da Lupi a Zanonato, da Giovannini alla Carrozza – che è arrivata addirittura a minacciare le dimissioni – la lista dei ministri senza calcolatrice è lunga.
La vulgata vuole che con la chiusura della procedura di infrazione l’Italia potrà superare il margine del 3% nel rapporto deficit-Pil, più o meno quel che è stato concesso a Francia e Spagna.
Ma – Saccomanni lo ha ripetuto anche ieri al premier e al vice – «il nostro caso è diverso».
Con il debito pubblico al 130% del prodotto interno lordo il massimo che l’Europa può concederci è la possibilità di restare più o meno al 3%.
I margini di spesa ulteriori dovranno essere faticosamente negoziati e comunque verranno guardati con la lente d’ingrandimento: difficile ad esempio che Bruxelles ci permetta di finanziare in deficit riforme fiscali, come invece auspica il Pdl.
C’è di più: Letta è preoccupato che da Bruxelles, con la chiusura della procedura, arrivino «raccomandazioni aggiuntive» (così si chiamano nel gergo tecnico) che potrebbero terremotare i fragili equilibri della maggioranza.
Basta citare per capitoli le questioni su cui l’Europa ci bacchetta da anni e che in alcuni casi vedono Pd e Pdl su posizioni molto diverse: mancata liberalizzazione delle professioni, mancata apertura del mercato del lavoro, mancata riforma in profondità della macchina pubblica. E così via.
Poi ci sono le compatibilità di bilancio.
Se il governo finanziasse in deficit tutte le misure che ha promesso, probabilmente la Commissione ci rimetterebbe immediatamente in mora.
Di qui la decisione di fissare alcune priorità , partendo da quelle più utili a rilanciare l’economia.
Venerdì prossimo – ormai è deciso – ci sarà la conferma dei due bonus rispettivamente dedicati alla ristrutturazione degli edifici (al 50%) e per migliorare l’efficienza energetica (al 55%), come ad esempio l’acquisto di nuove finestre.
Il costo non è enorme e sono considerate due importanti leve per tenere vivo il settore dell’edilizia.
Subito dopo si passerà alla questione dell’Iva la quale il primo luglio dovrebbe passare dal 21 al 22%.
In questo caso, nonostante le insistenze del Pdl, di parte del Pd e della lobby dei commercianti per bloccarlo, è probabile che non se ne faccia nulla.
A meno che – fa capire Saccomanni con l’aria di chi sa che così non sarà – si individuino i quattro miliardi di tagli necessari a evitarlo.
L’idea che si fa strada nel governo è di concentrare gli sforzi sui due provvedimenti più importanti e sentiti dalla gente, la riforma della tassazione sulla casa e quella delle pensioni, trovando, se possibile, spazio per un taglio del cuneo fiscale (ovvero lo scarto fra costo del lavoro per l’impresa e la busta paga del lavoratore) come invoca Confindustria.
La riforma delle tasse sulla casa dovrà arrivare entro fine agosto, e al momento l’unica strada per confermare l’abolizione quasi integrale dell’Imu sulla prima casa è l’aumento del peso fiscale sulle terze e quarte abitazioni.
Poi, con la legge di Stabilità , ci sarà la mini-riforma delle pensioni.
Anche qui il rischio boomerang è alto: l’ipotesi è introdurre maggiore flessibilità , permettendo di andare in pensione prima di quanto previsto dalla riforma Fornero accettando una penalizzazione dell’assegno.
«Ma – ragiona una fonte di governo – se saranno troppo forti nessuno le accetterà . Se riforma dovrà essere, un po’ di risorse ci vorranno».
Alessandro Barbera e Rosaria Talarico
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