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RIFUGIATI ACCOLTI, ITALIA SOLO AL SESTO POSTO IN EUROPA: I DATI UFFICIALI SBUGIARDANO I FOMENTATORI DI ODIO

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

RIFUGIATI ACCOLTI NEGLI ANNI: GERMANIA 589.737, FRANCIA 217.865, REGNO UNITO 149.765, SVEZIA 92.872, OLANDA 74.598, ITALIA 64.779…. NEL 2012 LE DOMANDE DI ASILO SONO STATE 17.000 CONTRO LE 37.000 DEL 2011, NEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2013 SONO STATE 5.000…IN EUROPA VIVONO 1,6 MILIONI DI RIFUGIATI, NOI PER 64.779 FACCIAMO TANTO CASINO

Oltre 45 milioni di persone nel 2012 sono state costrette a mettersi in fuga dai loro paesi per guerre e persecuzioni.
La migrazione forzata ha mosso 42,5 milioni di persone nel 2011 e 43,7 milioni nel 2010. Dal dato complessivo riferito al 2012, risulta che l’80 per cento delle persone in fuga si trova in “paesi in via di sviluppo”, il 49 per cento sono donne e il 46 per cento sono minori di 18 anni.
Quasi 29 milioni gli sfollati interni (il numero più alto da oltre vent’anni): erano 26,4 milioni nel 2011 e 27,5 milioni nel 2010.
Risultano 895 mila i richiedenti asilo a fine 2011 (erano 840 mila nel 2010).
I titolari di protezione internazionale all’estero vengono principalmente dall’Afghanistan (2,7 milioni di persone) e dall’Iraq (1,4 milioni ).
Seguono la Somalia (1,1 milioni), il Sudan (500 mila), Repubblica Democratica del Congo (491 mila).
Nella graduatoria dei paesi che accolgono il più alto numero di rifugiati nel 2012 si conferma il Pakistan con 1,6 milioni, seguito da Iran e Germania.
L’Afghanistan si è confermato in testa alla classifica dei paesi d’origine del maggior numero di rifugiati, un triste primato che detiene da ben 32 anni: in media nel mondo un rifugiato su 4 è afghano e il 95 per cento di loro si trova in Pakistan o in Iran.
La Somalia è stata nel 2012 il secondo paese per numero di persone fuggite, sebbene il ritmo del flusso sia rallentato.
I rifugiati iracheni erano il terzo gruppo nazionale (oltre 746 mila), seguiti dai siriani (471 mila).
Il totale dei rifugiati presenti in Europa è di circa 1,6 milioni di persone.
In Italia al 2012 risultano 64.779 rifugiati (erano 58 mila nel 2011 e 56 mila nel 2010).
Le domande d’asilo presentante sono state oltre 17 mila circa la metà  del 2011 (37 mila). Un calo significativo, determinato prevalentemente dalla fine della fase più drammatica delle violenze in Nord Africa.
Il numero di rifugiati, colloca l’Italia al 6° posto tra i paesi europei, dopo Germania (589.737), Francia (217.865), Regno Unito (149.765), Svezia (92.872), e Olanda (74.598).
Rispetto al 2012 nel primo trimestre 2013 sono aumentate le persone che chiedono protezione nel nostro paese: quasi 5 mila le richieste d’asilo, il 31 per cento in più rispetto allo scorso anno.
A dirlo sono i dati Eurostat riguardanti le richieste d’asilo nei 27 paesi dell’Ue (esclusa la Croazia).
L’89 per cento dei richiedenti proviene dall’Eritrea, l’11 per cento dalla Nigeria, il 10 per cento dal Pakistan e dall’Afganistan e il 9 per cento dalla Somalia.
I richiedenti asilo sono mediamente molto giovani: hanno una età  compresa tra i 18 e i 34 anni (76,4 per cento).
I minori sono il 9,4 per cento e sono soprattutto di sesso maschile.
L’Italia si colloca, inoltre, al nono posto tra i paesi con il maggior numero di richieste d’asilo pendenti, intorno a 12-13 mila.
Se si guardano i dati europei, nel primo trimestre del 2013 sono state 86 mila le persone che hanno cercato asilo in uno degli Stati dell’Ue.
La maggior parte provengono dalla Russia (8.435), dalla Siria (8.395) e dalla Afghanistan (5.880).
Rispetto al 2012 si è registrato un   aumento del 20 per cento.
Il 25,7 per cento dei richiedenti asilo in Europa è un minore.
Ai primi posti della classifica europea per richieste d’asilo si collocano la Germania con 21 mila e la Francia con quasi 16 mila.

(da “Redattore Sociale“)

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STOP AL REATO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, PRIMO PASSO AL SENATO. RESTA LA VIOLAZIONE AMMINISTRATIVA CON ORDINE DI ESPATRIO, MA NON SI VA PIU’ IN GALERA

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

FINALMENTE UN PASSO PER DIVENTARE UN PAESE CIVILE: APPROVATO EMENDAMENTO CINQUESTELLE IN COMMISSIONE GIUSTIZIA CON IL PARERE FAVOREVOLE DEL GOVERNO

Il giorno dopo il messaggio alle Camere di Napolitano per denunciare il sovraffollamento carcerario, in Commissione Giustizia del Senato la maggioranza dice sì all’emendamento del Movimento 5 Stelle, presentato al testo sulla messa alla prova, che di fatto cancella il reato di clandestinità  introdotto col pacchetto sicurezza nel 2002.
La proposta di modifica, firmata dai senatori grillini Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, passa con il parere favorevole del governo, ma scatena la protesta della Lega che, attraverso il capogruppo in Commissione Erika Stefani, ne dà  notizia ai cronisti. E, si racconta, stupisce Angelino Alfano che apprende, con preoccupazione, la notizia mentre era in corso il consiglio dei ministri.
Tecnicamente il discorso è un po’ complesso, ma il risultato, spiegano i tecnici della giustizia di Pd e Pdl, è piuttosto chiaro e cioè: l’immigrato clandestino non commetterà  più un reato.
Il suo resterà , com’era prima, un illecito amministrativo che potrà  essere punibile solo con un ordine di espatrio, ma non con l’arresto.
Inutile strumentalizzare per fini di propaganda politica la decisione: nessun lassismo, ma solo primo passo per diventare un Paese civile.
Chi deve essere espulso va espulso, rispettando le leggi internazionali e non mettendolo 18 mesi in una gabbia (o affogandolo in mare).
E’ ora che in galera ci vada chi fomenta odio e razzismo, la destra del futuro non è questa.

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LA MILITANZA NON ESISTE PIU’, ORA L’IMPEGNO E’ OCCASIONALE

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

LA POLITICA E’ FREQUENTATA SOLO DAL 35,6% DEGLI ITALIANI E SOLO PER SINGOLE INIZIATIVE

Le iniziative culturali, del «loisir» e sportive sono gli ambiti cui più volentieri partecipano gli italiani.
Tuttavia non disdegnano di impegnarsi anche nelle problematiche relative al territorio in cui vivono, piuttosto che nel volontariato sociale
Meno frequentate, invece, le attività  legate alla politica, alla protesta o ai temi della Pace.
Prendono parte maggiormente a queste attività , in generale, la componente maschile, i più giovani (fino a 34 anni) e i più adulti (oltre 55 anni), chi risiede nel Nord Est, chi fa un lavoro in proprio, i pensionati e gli studenti.
Soprattutto, il nucleo dei cosiddetti «militanti» che si dedica esclusivamente alle attività  di un’associazione è una quota marginale (0,8%), mentre numericamente più consistenti sono coloro che partecipano non in modo esclusivo (interessati: 21,6%) o solo saltuariamente (occasionali: 68,5%)
È questa la mappa sull’impegno sociale e il profilo di chi partecipa alle loro attività , secondo la ricerca Community Media Research — Questlab per La Stampa.
La graduatoria
Un primo aspetto d’interesse proviene dagli ambiti tematici della partecipazione.
Le manifestazioni culturali (59,3%) assieme a quelle dello sport (52,1%) risultano collocarsi in cima alle preferenze degli italiani.
Se questo secondo ambito d’attività  è tradizionalmente quello più frequentato, è interessante sottolineare come il variegato mondo delle iniziative culturali costituisca un polo di attrazione assolutamente significativo.
Evidentemente, esiste una domanda diffusa — in senso ampio — di cultura, di approfondimento o anche solo estetica che richiede nuovi percorsi e nuovi approcci. Basti solo rinviare ai successi crescenti delle mostre, o al moltiplicarsi delle occasioni dei festival su diversi argomenti.
Non molto distanti, incontriamo poi la partecipazione alle iniziative legate ai problemi dell’ambiente e della salute (49,2%), ai mondi del volontariato sociale (49,1%), al territorio o alle città  in cui si vive (40,9%): dunque, ambiti d’impegno legati alla valorizzazione o alla difesa del proprio ambiente, alla costruzione di reti di solidarietà .
Seppure di altra modalità , tuttavia è interessante osservare come una quota rilevante di cittadini si impegni attivamente in iniziative come le sagre o le feste paesane (44,3%). Attività  che negli anni recenti si sono assai diffuse sul territorio e, seppure con valenze diverse, non per questo risultano meno importanti nella costruzione del capitale sociale. Più spesso, infatti, si tratta di iniziative volte a raccogliere fondi per le comunità  locali, fino a quelle di rievocazione storico e di recupero delle tradizioni.
Se escludiamo quanti partecipano ad associazioni di carattere professionale o di categoria (30,4%), l’ambito della politica in senso generale è quello meno frequentato, benchè circa un terzo (35,6%) degli interpellati abbia partecipato a iniziative promosse da partiti o movimenti politici.
Ciò non significa che siano militanti: si tratta di cittadini che per interesse personale hanno assistito ad alcune di queste occasioni.
Lo fanno 9 su 10
Solo un decimo degli intervistati (9,1%) dichiara di non aver partecipato ad alcuna iniziativa nell’arco dell’ultimo anno.
Quanti restano ai margini di quest’aspetto della vita sociale sono soprattutto la componente femminile (12,5%), le fasce d’età  più attive sul lavoro (da 35 a 44 anni: 15,0%; da 45 a 54 anni: 12,8%), i dirigenti e i tecnici (19,4%) e le casalinghe (16,2%)
Quindi, le fasce centrali della popolazione più impegnate sul lavoro, le donne e le casalinghe hanno minori occasioni di sperimentare una partecipazione attiva.
Se una quota analoga (11,3%) è entrato in contatto con una sola iniziativa, è interessante osservare come siamo in presenza di un fenomeno di partecipazione diffusa e, di conseguenza, meno continuativa nel tempo.
Si partecipa molto, ma si aderisce poco. In altri termini, esiste un fenomeno di pendolarismo associativo, dove una parte rilevante della popolazione transita in più luoghi, non necessariamente vicini tematicamente, sulla base di specifiche istanze o interessi
Così, nell’ultimo anno il 32,4% ha frequentato da due a quattro iniziative e ben il 47,1% più di cinque.
Da un lato, la molteplicità  dell’offerta associativa e di occasioni spinge le persone a scegliere di volta in volta ciò che attrae o interessa maggiormente.
Dall’altro, diventa più difficile catturare l’attenzione e un impegno per lungo tempo, perchè le progettualità  individuali oggi si fanno più corte e più orientate pragmaticamente.
I profili di chi si mobilita Il fenomeno del pendolarismo associativo, si rispecchia anche nel profilo dei partecipanti.
Come già  detto, circa un decimo degli intervistati non partecipa ad alcun ambito associativo («Assenti»: 9,7%).
La quota prevalente (68,5%) ha una partecipazione «occasionale», ovvero circa una volta l’anno.
Gli «interessati» (partecipano almeno 2-3 volte l’anno) rappresentano il 21,6%. Infine, i «militanti» (partecipano tutti i mesi) costituiscono una quota largamente marginale (0,8%)
Dunque, le associazioni possono contare su bacini sempre più ristretti di persone che stabilmente prestano la loro opera.
Per converso, cresce il noverodi persone aggregabili su azioni specifiche o su iniziative particolari, sia sotto il profilo tematico chedel tempo
Sono questi i tratti principali delle nuove forme di partecipazione. Il livello di identificazione e di appartenenza esclusivo a una sola associazione (militanti) tende a ridursi, mentre cresce la quota di quanti partecipano attivamente, ma non in modo continuativo (interessati).
Più ampio è, poi, il numero di persone che si mobilita, ma sporadicamente (occasionali) e su un numero plurale di occasioni associative.
Quindi, la cifra della partecipazione è caratterizzata da una minore appartenenza esclusiva, ma per converso da una partecipazione plurale e con identificazioni parziali.

Paolo Rigi

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ALEMANNO, ADDIO AL PDL DA UMORISTA: “STANCO DI UN PARTITO CHE NON FA CONGRESSI”

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

O FORSE NON HA AVUTO GARANZIA DI UNA CANDIDATURA SICURA ALLE EUROPEE ED E’ PASSATO A FRATELLI D’ITALIA? … IL DILEMMA: TRASLOCA CON O SENZA PARENTI?

Addio al Popolo della Libertà .
L’ex sociale Gianni Alemanno ha deciso di lasciare il partito per entrare ufficialmente in Officina Italia, il nuovo laboratorio politico di Fratelli d’Italia.
Nel suo ultimo giorno da membro del Pdl, l’ex esponente di Alleanza nazionale ha telefonato a Silvio Berlusconi, a cui ha augurato in “bocca al lupo” e ribadito (in modo disinteressato, ovvio) la propria fiducia, rimandando a una collaborazione futura come appartenenti alla stessa coalizione.
In pratica lascia il Pdl pr poi allearsi con il Pdl.
Nel corso di Agorà  su RaiTre, Alemanno ha specificato che il Cavaliere sapeva della sua scelta da “inizio estate” (povero Silvio, sarà  rimasto tormentato per mesi alla prospettiva…)
E aggiunge: “Sono uscito dal Pdl anche perchè ero stanco di un partito che non faceva i congressi. Per la nuova Forza Italia ci sarà  un futuro solo se diventerà  un partito normale, che come tutti i partiti normali fa i congressi”.
E qua si rasenta l’umorismo, come se lui non fosse rimasto nel Pdl, anche con compiti di governo, pur senza congressi.
Non solo, finge di dimenticarsi che ha passato anni in An senza che si facessero congressi veri: gli ultimi congressi reali a cui ha partecipato sono stati quelli del Msi dove i congressi erano spesso lacrime e sangue, passione politica e cuori che battevano forte.
Ma era un altro Alemanno: forse un suo parente?
Quanto all’iniziativa lanciata da Fratelli d’Italia, ha specificato che “è il tentativo di creare un nuovo un nuovo soggetto politico di centrodestra, che non si chiamerà  però Alleanza nazionale” e che non vedrà  coinvolto Gianfranco Fini.
L’essenziale è che sia alleato con Berlusconi.
Infatti, alla domanda del conduttore Gerardo Greco sul possibile coinvolgimento del fondatore di Fli, risposta netta di Alemanno: “No, Fini ha deciso di uscire dalla politica, e di scrivere libri”.
Oguno avrà  la propria specializzazione insomma: Fini scrive di politica italiana, Alemanno si è invece specializzato in umorismo…

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IL RITORNO DI FINI: UN LIBRO-SCOOP E IL THINK TANK LIBERADESTRA

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

UN LIBRO CHE SI PREANNUNCIA DURISSIMO SU BERLUSCONI E COLONNELLI E L’AVVIO DI UNA FONDAZIONE CHE VEDE ESCLUSI EX AN E FLI

E’ rimasto in silenzio per lunghi mesi, a contemplare i frammenti della defunta Alleanza nazionale disperdersi fin quasi a scomparire. Seduto sulle macerie di Futuro e libertà , spazzata via dalle elezioni.
Ora Gianfranco Fini è pronto a tornare in pista. Con un libro, ormai pronto per essere dato alle stampe.
E con una Fondazione nuova di zecca. Si chiamerà  Liberadestra. Tutto attaccato, ma con il significativo ritorno della parola “Destra”.
Con un veto esplicito: nessun politico dell’ex An o Fli potrà  aderire.
Ci ha lavorato a lungo, nelle settimane infinite che l’hanno visto per la prima volta dopo decenni lontano dal Parlamento.
L’ambizione dell’ex Presidente della Camera è di plasmare un think tank capace di (ri)costruire qualcosa su quelle macerie.
E non è la prima volta che ci prova, visto che anni fa lanciò Fare Futuro, embrione di Fli e prima mossa nella partita a scacchi con il nemico di Arcore.
Non che Fini sia intenzionato a tornare in prima linea. Non ora, comunque.
Lo choc delle Politiche ha tramortito i futuristi sconfitti dal Cavaliere e solo il tempo potrà  rimarginare la ferita.
Ma molto continua a muoversi, a destra. Grandi manovre si scorgono attorno alla Fondazione An, che gode di un patrimonio ingente, ma che solo un accordo tra gli ex colonnelli potrà  scongelare.
E grandi manovre coinvolgono i piccoli gruppi nati dall’esplosione di Alleanza nazionale.
Il 9 ottobre, a Roma, si ritroveranno (quasi) tutti. Non Fratelli d’Italia, però, che pure è l’unico partito ad essere rappresentato in Parlamento.
Gli altri – da Fli a Storace, fino alla Poli Bortone e agli ex An leali a Berlusconi ma comunque esclusi dalle liste – si incontreranno nella Capitale.
Per fare il punto sul futuro, anche in vista delle Europee.
Fini, invece, osserva. Fuori dalla mischia, perchè la sua è una presenza ancora troppo ingombrante.
Meglio un libro, che si annuncia durissimo contro Berlusconi e i colonnelli.
E una Fondazione, Liberadestra. In futuro, chissà .

Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)

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LA SANTANCHE’ SI SFOGA: “C’E’ CHI SEMINA VELENI”

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

I MODERATI VOGLIONO EMARGINARLA E ANCHE LA PASCALE L’HA ALLONTANATA? “FALSITA'” REPLICA LA PITONESSA

Daniela Santanchè sta bene e manda a tutti un saluto rassicurante: non è vero che Angelino Alfano e i moderati del Pdl stanno cercando di emarginarla, è una balla colossale la storiella che Francesca Pascale, la fidanzata ufficiale del capo, le avrebbe gentilmente fatto capire di non essere più tanto gradita a Palazzo Grazioli, come un tempo.
Bisogna crederle? Probabilmente, no.
La sua posizione è oggettivamente delicata, trova chiuse porte che prima erano spalancate; con il capo la frequentazione non è più quotidiana; gli avversari di partito sono minacciosi e, stavolta, fanno sul serio.
La politica è così. Sali, e scendi. Eppure lei è stata a lungo lassù.
Continuare a mettere la Santanchè nel nido dei «falchi» era anzi diventato addirittura riduttivo. Lei era molto di più: e meritava un soprannome adeguato.
Ci pensò, con un colpo di genio, Giuliano Ferrara. Che la battezzò: «Pitonessa».
Qualcuno, naturalmente, capì fischio per fiasco.
In un pomeriggio di sole, nel cortiletto di Montecitorio – mettendo su la sua caratteristica maschera, che non sai mai se è un ghigno di sfrontatezza o un sorriso di perfidia – toccò così proprio alla Santanchè prendersi la briga di spiegare bene: «Non per deludere i miei detrattori, però “pitonessa” non è la moglie del pitone, ma Pizia, detta appunto anche “la pitonessa”, la sacerdotessa che, nel mondo greco, pronunciava gli oracoli in nome di Apollo»
Apollo: intendendo Berlusconi
Perchè era così, è stato così. Ovunque ci fosse il capo, c’era lei.
Pranzi, cene, riunioni a qualsiasi ora del giorno e della notte (adesso, per dire, ha molto più tempo per sè e per la sua azienda).
Bravissima a trasferire al Cavaliere quel senso di fedeltà  estrema ma non ottusa e non banale: aveva sempre uno scatto, un guizzo, l’idea giusta per una provocazione, per rilanciare, per non arrendersi.
Certe volte, all’improvviso, calava il silenzio e si sentiva solo la sua voce.
Gli altri: Bondi – per indole – mite, conciliante, curiale.
Verdini: più ruvido e operativo, l’uomo dei numeri, con l’incarico di serrare i ranghi.
Capezzone: sempre impegnato a dichiararsi d’accordo (e a non farsi mordere da Dudù, il barboncino di palazzo).
Ghedini: l’avvocato che conosce le carte giudiziarie – affari e sesso, corruzione e bunga bunga, potere e passione – il legale necessario a interpretare i confini tra politica e legge; quindi gelido e di poche, taglienti parole.
Lei, la Santanchè, era un’altra cosa.
Paga questo. Rapporti scaltri ma su uno sfondo di lealtà  con pochi selezionati cronisti (per sapere cosa accadeva intorno alla scrivania del Cavaliere, ad un certo punto, erano obbligati a farle una telefonata); mediaticamente – soprattutto da Santoro e da Vespa – una tigre capace si scuotere gli animi dei berluscones più delusi.
E poi sempre quella sua energia quasi irritante, quel suo passo di carica, in capolavori di equilibrio, anche sui marmi lucidi del Transatlantico, e poi, ancora, quella sua capacità  di esserci fisicamente quando con il dito medio alzato salutava i manifestanti, quando scendeva dal Suv ed entrava al Billionaire del suo amico e socio Flavio Briatore, quando per il capo andava a presidiare il Palazzo di Giustizia di Milano, o quando, sempre per il capo, per farlo contento, andava a fare jogging con Francesca Pascale (memorabili restano le immagini della scorsa primavera, sulle stradine della Costa Smeralda, con loro due in tutina e scarpette).
«Ma perchè, scusi, non capisco: adesso cosa sarebbe successo di così straordinario, di nuovo, di clamoroso?».
Lei non legge i giornali, onorevole Santanchè
«Ma certo che li leggo, li leggo tutti… e tutti, più o meno, raccontano falsità !».
Va bene, così è facile.
«No! È la verità ! Lo capisce anche lei che a qualcuno, in questo momento, conviene seminare veleni, no?».
Però lei a Palazzo Grazioli entra con minor frequenza di prima, i rapporti con Berlusconi non sono più quotidiani e…
«Sciocchezze! Noi siamo una comunità … Ci sono legami umani fortissimi…».
Sarà . A Palazzo Grazioli un po’ di cosucce eloquenti sarebbero comunque accadute…
«Tipo?».
Tipo che la Carfagna e la De Girolamo si sono messe a litigare e la Pascale le ha accompagnate alla porta. Stesso trattamento riservato a Verdini. E anche lei, onorevole, dicono che…
«Fal-si-tà ! Capito? Fal-si-tà ! Guardi che la famiglia Berlusconi è una famiglia per bene, educatissima…».
Quindi i suoi rapporti con il Cavaliere continuano ad essere ottimi?
«Certo! Ma che dubbi ha? No, dico: capisco che lei deve fare il suo lavoro, e la ringrazio per avermi cercata, però, davvero, rincorrere simili bugie…».
(È in grande difficoltà : però, a giudicare dalla grinta, è chiaro che scherzava l’altro giorno quando disse a Berlusconi d’essere pronta a mettere la sua testa bionda su un piatto d’argento pur di placare il risentimento di Angelino Alfano).

(da “il Corriere della Sera“)

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IL CAVALIERE AI SERVIZI SOCIALI? I GIUDICI POSSONO DIRE NO

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

SECONDO IL GIORNALE “NON E’ DETTO CHE SILVIO POSSA SCONTARE COSI’ LA PENA”…. POTREBBERO ESSERGLI NEGATI IN MANCANZA DI “RAVVEDIMENTO”

Colpo di scena, l’affidamento ai servizi sociali per Silvio Berlusconi non è così sicuro.
Come infatti riporta un articolo de il Giornale, tra il Cavaliere e la pena prescelta ci potrebbero essere un paio di ostacoli di non poco conto.
Con gli arresti domiciliari pronti dietro l’angolo.
L’affidamento ai servizi sociali può essere rifiutato se il condannato non dimostra di poter essere recuperato alla società , e di voler risarcire il danno compiuto violando la legge.
Il problema è che Berlusconi ritiene di non avere alcun bisogno di essere rieducato, perchè sostiene di non avere commesso alcun reato.
E il suo dialogo con gli assistenti sociali, che i giudici invieranno a parlare con lui, rischia di diventare un surreale dialogo tra sordi.
La legge sull’ordinamento penitenziario non prevede che per ottenere l’affidamento sia necessario confessare.
Ma per capire cosa si aspettino gli assistenti sociali da Berlusconi è sufficiente leggere quanto ieri sera ha dichiarato a Ballarò il capo dell’Ufficio esecuzione penale esterna – ovvero Uepe – di Roma, che si occupa di vagliare le richieste di affidamento presentate nella capitale.
In realtà  a esaminare la pratica Berlusconi sarà  l’Uepe di Milano, la città  dove la domanda verrà  presentata, ma la linea è unica: «Il soggetto – ha spiegato Antonella Di Spena – deve in qualche modo far prevedere che c’è una voglia di reinserirsi nel migliore dei modi nella società », e per questo andrà  valutato anche «l’atteggiamento nei confronti del reato», «l’attività  riparativa, la volontà  di riparare a quest’azione».
Se non è una richiesta di confessione poco ci manca.
Se gli assistenti sociali dovessero dare parere negativo, il tribunale di Sorveglianza avrebbe gioco facile nel respingere la richiesta.
A quel punto Berlusconi dovrebbe scontare l’anno di carcere che gli è stato inflitto per frode fiscale agli arresti domiciliari.

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DUE MILIONI DELL’ANTIMAFIA AGLI EREDI DI UN BOSS

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

IL RISARCIMENTO DELLO STATO PER “ERRORE”

Un indennizzo antimafia da 2 milioni era stato versato dal ministero dell’Interno a un esponente di spicco della mafia di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, che in un ribaltamento della realtà  era riuscito a presentarsi come vittima di Cosa nostra. Emerge dall’indagine dei carabinieri che ha portato al sequestro di un patrimonio da 38 milioni di euro riconoducibile al capomafia latitante Matteo Messina Denaro e a suoi fedelissimi.
Dagli accertamenti bancari a carico del nucleo familiare di Cataldo La Rosa, arrestato tempo fa per associazione mafiosa, è spuntato un risarcimento destinato alle vittime della mafia: 2 milioni di euro erogati dal ministero dell’Interno e indebitamente incassati dagli eredi di Salvatore Stallone, cognato di La Rosa ucciso a Campobello di Mazara negli anni ’80.
Secondo gli inquirenti, Stallone era in realtà  inserito nel contesto mafioso trapanese ed era stato eliminato nel corso di una guerra tra i clan.
In base ai risultati delle indagini, il ministero degli Interni, ha proceduto alla revoca del beneficio economico che era stato concesso e ha disposto il recupero delle somme.
L’intervento è stato eseguito nelle province di Trapani, Varese, Trieste e Milano, colpendo il patrimonio riconducibile ai presunti mafiosi Filippo Greco, Simone Mangiaracina e Vito Signorello e degli imprenditori Antonino Moceri e Antonino Francesco Tancredi, arrestati il 12 dicembre del 2011 per associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni.
Le indagini avrebbero permesso di documentare assetti e attività  criminali della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano (Trapani), e la conflittualità  tra i gruppi di Leonardo Bonafede e Francesco Luppino.
Quest’ultimo, forte del sostegno di Matteo Messina Denaro, avrebbe cercato di ampliare il proprio potere all’interno della organizzazione criminale, con l’obiettivo di contendere al Bonafede la leadership della ‘famiglia’.
Le divisioni non hanno impedito ai due clan di gestire unitariamente le strategie criminali e lo sfruttamento delle principali attività  economiche del territorio.
Complessivamente da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani sono stati sequestrati 2 strutture industriali, 4 società  attive nel settore olivicolo, 181 immobili, tra cui ville, appartamenti, magazzini e terreni agricoli, 20 autovetture, nonchè 43 rapporti bancari e 5 polizze assicurative.

(da “Huffington Post”)

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LA BASE PD: GUAI A VOI SE SALVATE IL CAIMANO. E I PARLAMENTARI GIURANO: “FAREMO MURO”

Ottobre 9th, 2013 Riccardo Fucile

BERSANI: “IL MESSAGGIO DEL COLLE NON NASCONDE SCAMBI CON BERLUSCONI”

«Escludo che il messaggio di Napolitano faccia parte di uno scambio sulla giustizia con Berlusconi. È impossibile pensarla così».
Pier Luigi Bersani, parlando in un angolo del Transatlantico, respinge qualsiasi sovrapposizione tra la vita delle larghe intese e la vicenda giudiziaria del Cavaliere. Ma l’offensiva di Beppe Grillo può fare breccia nel popolo del Pd, se i provvedimenti indicati dal testo quirinalizio non verranno spiegati bene, se non ci sarà  un’altolà  netto alle forzature del Pdl.
Da una parte ci sono i grillini, ma dall’altra ci sono gli elettori democratici che, attraverso la Rete, esprimono i loro dubbi sui consigli al Parlamento del presidente della Repubblica. In qualche caso, racconta chi da sempre è allergico alle larghe intese, sulla posta elettronica dei parlamentari arrivano lettere molto allarmate.
Pippo Civati però condanna il clima di sospetti: «Non esiste nessuno scambio. Il senso del messaggio non si riduce ai destini di una persona».
La pensa allo stesso modo Matteo Orfini: «È vero il contrario, secondo me. La nostra gente capisce bene che eliminare il sovraffollamento delle carceri è una questione di civiltà . Semmai – dice il giovane turco – andrà  spiegato, in ogni occasione e in tutte le sedi, che da qualsiasi testo di clemenza verranno esclusi alcuni reati, a cominciare da quelli finanziari come la frode fiscale ». Ecco, l’importante è allontanare lo spettro di un salvacondotto per Berlusconi. Affrontare a muso duro i diktat del centrodestra. Su questa linea, il Pd sembra alzare un muro comune. Senza sbavature, senza cedimenti.
I renziani non sono certo amici delle larghe intese.
E non sono alleati del mantra della “stabilità ”, che Palazzo Chigi e Quirinale considerano invece fondamentale per la tenuta dell’Italia.
Matteo Richetti però non ha dubbi: «Basta farsi un giro nelle carceri per capire la situazione drammatica che si vive in quei luoghi e quanto sia opportuno, giusto, sacrosanto il messaggio di Napolitano».
Come si può pensare allora che le parole del Colle aiutino Berlusconi? «Nessuno può pensarlo, tranne l’interessato », dice Richetti.
Il Pd tuttavia ha un problema: affrontare il proprio elettorato sul delicatissimo terreno della clemenza per i detenuti: all’epoca dell’indulto varato dal governo Prodi, quel provvedimento fece danni nelle file del centrosinistra.
«Non fu capito – ammette Orfini – e con qualche ragione. Era un’iniziativa presa in un momento di estrema debolezza dell’Ulivo e del governo. Mancavano tutta una serie di misure strutturali sulla detenzione. Pagammo un prezzo per questi motivi».
Il consiglio che arriva ora da Largo del Nazareno è mantenere le antenne dritte. Controllare le forzature del Pdl, non farsi trascinare di nuovo nel campo minato delle questioni giudiziarie di Berlusconi.
È già  successo con la decadenza e il Pd ha risposto in maniera perfetta, senza arrettrare di un millimentro.
Evidentemente, l’interpretazione del messaggio di Napolitano da parte del Pdl, fa capire che la battaglia continua.

Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)

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