Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
PRESENTATO IL LOGO DEL “NUOVO CENTRODESTRA” AL TEMPIO DI ADRIANO A ROMA
Presentazione flop del logo del Nuovo Centrodestra al Tempio di Adriano a Roma. 
Il video non parte, l’audio si inceppa più volte, tanto che alla fine il leader del nuovo movimento Angelino Alfano è costretto a prenderne una copia cartonata e sollevarla per renderla visibile a fotografi e tv.
“Da oggi — spiega Alfano — il nostro colore è il blu. Il blu è il colore del mare, un colore che da forza: è la forza del mare, è la bellezza del cielo, è il colore dei sogni di Mirò. E’ il colore della serenità e il colore di chi ha una grande speranza”.
Terminata la breve presentazione Alfano lascia la sala in tutta fretta.
Intanto, puntuale, si scatena l’ironia su Twitter. In tanti bocciano senza appello la grafica del logo e non pochi la associano ai farmaci: “Ammazza che brutto il simbolo del Nuovo Centrodestra! Sembra quello di un medicinale!”,
“Ma quanto è inspiegabilmente brutto il simbolo? Sembra il marchio di un purgante“, scrive Zero.
“Non so se usare il simbolo per farmi passare il singhiozzo, continuare con la foto di Alfano”, è il commento di un altro.
A qualcuno, invece, ricorda il simbolo “di Linkedin: onorevoli già in cerca di lavoro?”.
A qualcun altro il contrasto cromatico ricorda “la bandiera della Grecia“, mentre c’è chi si chiede se sia stato “disegnato da un seienne con il normografo” e chi più brutalmente sostiene: “Roba da prendere a schiaffoni grafico, editor e lo stesso Alfano”.
Taglia corto un utente: “Appena nato, il Nuovo Centrodestra può già vantare un primato: ha il simbolo più brutto della storia”
Manolo Lanaro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
SPOSETTI: “CIVATI E RENZI SPENDONO TROPPO”… LA REPLICA: “NON È VERO”… PER ORA NESSUNA RENDICONTAZIONE
“Pippo Civati? Non mi piace, è il tappetino di Renzi e dice solo cose che portano acqua al sindaco di Firenze. E poi ha speso troppo in questa campagna per le primarie. Come Renzi, peraltro, che solo per mettere un annuncio su Repubblica , ieri, per far sapere che era al Teatro Olimpico a Roma, ha speso 7.000 euro”.
Ugo Sposetti, l’ex tesoriere dei Ds, uno dei grandi elettori di Gianni Cuperlo, va giù duro.
E accusa: “C’è un’informazione di regime. Possibile che nessuno si chieda quanto spende Civati, il web costa, e quanto spende Renzi?”.
La questione delle spese per le primarie è spinosa, ed è di quelle destinate a rimanere in una zona di parziale opacità .
Il tetto è di 200 mila euro, ma per ora è praticamente impossibile capire quanto abbiano effettivamente speso i vari concorrenti.
Le primarie non sono ancora chiuse e quindi ognuno di loro è legittimato a fornire cifre a spanne, pronto a giurare di essere pienamente nei limiti richiesti.
Dice Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Big Bang, da sempre delegato a far quadrare i conti del Sindaco di Firenze: “Abbiamo speso circa 85 mila euro, prevediamo di spenderne circa altri 25. Il Teatro Olimpico a Roma è costato 5 mila euro. A mia conoscenza su Repubblica non è apparsa nessuna propaganda elettorale. È apparsa la notizia di un incontro con Renzi, che è cosa ben diversa da un annuncio di sostegno o di propaganda”.
E le iniziative in giro per l’Italia, a partire da Bari? I renziani garantiscono che tutto questo è pagato dai comitati locali e che comunque non si supererà il tetto di spesa. Duri anche i civatiani : “Non accettiamo lezioni di trasparenza da chi sostiene un candidato che non sta rendicontando agli elettori quanto raccoglie e come lo spende. Gianni Cuperlo è l’unico dei tre candidati a non aver reso queste informazioni disponibili on line”, dice Paolo Cosseddu, campaign manager per Civati.
“La cifra raccolta da noi è pubblicata online sul sito civati.it   e attualmente si aggira attorno ai 90.000 euro”.
In campo scende anche la tesoriera del comitato Cuperlo, Donata Lenzi: “Non so quanto abbiamo speso, alla fine tireremo le somme”.
La polemica è di quelle destinate a tornare. Nel dettaglio chi ha finanziato le primarie dell’anno scorso di Renzi? Nel dettaglio non si sa.
E la rendicontazione delle spese sostenute da Bersani per la sua corsa contro Renzi? Gli ultimi capitoli di spesa non sono mai stati resi noti.
Cosa ne è stato del “tesoretto”, i 6 milioni ricavati dalle consultazioni dall’anno scorso? Ufficialmente non si sa come siano stati utilizzati.
C’è poi il tallone d’Achille del Rottamatore, dal punto di vista dei soldi: la Leopolda. Dice Bianchi che costerà intorno agli 85mila euro, ma che non fa parte della campagna congressuale, e quindi non fa cifra per il tetto. Motivazione discutibile.
E comunque, chi la finanzia? Lo scopriremo solo nella prossima primavera. Sono gli ultimi fuochi polemici di una campagna che si avvia alla conclusione.
E intanto Matteo Renzi continua a ricevere endorsement dei più variegati.
Da Pippo Baudo a Max Giusti, arrivando a Belen Rodriguez, che la mette così: “È il più bello tra i tre candidati alle primarie del Pd. Il suo accento fiorentino mi diverte molto, mi piace fisicamente, ha dei begli occhi chiari”.
E dunque, per chi voterà alle primarie? “Non saprei, mi devo informare”.
Rischi che si corrono.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
QUESTO IL TOTALE DEI CONTRIBUTI EROGATI IN NOVE ANNI… E DI FRONTE ALLA STRETTA STATALE C’E’ CHI PENSA DI INTERROMPERE IL PROGETTO EDITORIALE
L’anno scorso su Reportime avevamo documentato l’emorragia di denaro pubblico iniziata
quando con una norma fatta su misura venne consentito a una qualunque radio locale di trasformarsi da un giorno all’altro in “organo di partito rappresentato in Parlamento”: bastava inventare un movimento politico e trovare almeno due parlamentari bendisposti che dichiarassero di rappresentare il fantomatico movimento in una delle due Camere.
E molti parlamentari di ogni schieramento non si sono fatti pregare, anche perchè alcune delle radio coinvolte erano già nell’area di questo o quel partito.
L’operazione è riuscita a cinque emittenti locali: Ecoradio, Radio Città Futura, Radio Onda Verde, Veneto Uno e Radio Galileo, che si sono aggiunte a Radio Radicale nel rastrellamento di contributi pubblici.
La legge prevedeva il rimborso fino al 70% delle spese messe a bilancio, quindi più spendevi e più incassavi.
Non è un caso che i contributi annui siano lievitati dai quattro milioni e mezzo di euro del 2003 agli oltre dodici milioni del 2008, poi sono progressivamente calati.
Nel 2012 però la spending review ha cancellato il “diritto soggettivo”: ora i soldi vengono messi a riparto anno per anno e in prospettiva dovrebbero esaurirsi, tuttavia lo Stato non ha ancora chiuso del tutto i rubinetti.
A fronte di questa incertezza normativa sul futuro dei finanziamenti alle “radio di partito” l’editore di Ecoradio ha recentemente annunciato che non intende più richiedere il contributo pubblico “interrompendo il progetto editoriale”.
Una buona notizia per i contribuenti, molto meno per i dipendenti per cui si prospetta la perdita del posto di lavoro: niente contributo e quindi tutti a casa.
Il segretario dell’associazione stampa romana Paolo Butturini ha reagito duramente.
Il sindacato accusa l’azienda di rifiutare il confronto e chiede di tutelare l’occupazione: “Le risorse ci sono” — afferma Butturini — “Ecoradio deve ancora incassare centinaia di migliaia di euro in contributi assegnati ma non ancora erogati”. L’editore Marco Lamonica ha replicato con un comunicato stampa, ribadendo “l’impossibilità di conversione commerciale del progetto editoriale” e “la conseguente cessazione dei rapporti di lavoro”, proponendo esclusivamente “un’uscita su base volontaria dei lavoratori a fronte di un incentivo”.
Uno scenario di crisi nera, che pone legittimi interrogativi visto che Ecoradio è l’emittente locale (trasmette in sole tre province) che in questi anni ha beneficiato maggiormente dei contributi.
In Italia operano un migliaio di radio locali che tanti soldi non li hanno mai visti e che pure occupano stabilmente centinaia di giornalisti, tecnici e impiegati.
A queste imprese sono stati pure tolti i rimborsi sulle spese di gestione (energia, telecomunicazioni, agenzie di stampa).
Bisognerebbe chiedersi perchè da un lato si taglia e dall’altro si continuano a spendere milioni di euro solo per poche ”radio di partito”, che sono tali solo sulla carta in virtù di norme ora abrogate.
Un tema che dovrebbe interessare al Parlamento, infatti la Rea (Radiotelevisioni Associate) ha scritto ai capigruppo di Camera e Senato per chiedere di eliminare i privilegi a questi organi di partito fantasma creati solo in virtù del contributo. Qualcuno interverrà per fermare l’emorragia? Sperare è lecito, dubitare è doveroso.
Dal canto nostro possiamo solo mettere in fila le aride cifre: dal 2003 al 2011 in totale sono stati assegnati a sei emittenti radiofoniche ben 88.887.128,00 euro, e altri soldi continueranno ad arrivare perchè lo Stato deve ancora versare i contributi già previsti per l’anno passato e per quello in corso.
Ecco la classifica provvisoria:
EMITTENTE PROPRIETà€ MOVIMENTO POLITICO CONTRIBUTI INCASSATI IN € (2003/2011)
Radio nazionali
Radio Radicale Centro di Produzione SPA
Partito Radicale/Lista Marco Pannella 37.175.401,00
Radio locali
Ecoradio Ecomedia SPA organo ufficiale prima del “Movimento politico Italia e Libertà ” e poi del “Movimento ComunicAmbiente” 26.140.808,00
Radio Città Futura Radio Città Futura SCPA organo ufficiale del “Movimento Politico Roma Idee” 15.907.443,0
Veneto Uno Tr.ad Sas di Ghizzo Roberto organo ufficiale del “Movimento politico Liga fronte veneto nord-est Europa” 4.967.258,00
Radio Galileo Radio Galileo soc. coop. organo ufficiale del “Movimento Politico CittAperta” 3.426.712,0
Radio Onda Verde Radio Onda Verde srl organo ufficiale del “Movimento Politico A Viva Voce” 1.269.476,00*
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile
NEL MIRINO 140.000 EURO, LA META’ PAGATA DALLA LEGA NORD
La Procura contabile dell’Emilia Romagna ha citato in giudizio sette politici per l’acquisto delle interviste in alcune televisioni locali durante la campagna elettorale. La vicenda nasce dall’indagine (più ampia), sull’uso improprio dei soldi destinati ai gruppi consiliari regionali come rimborso spese per il funzionamento dei gruppi stessi.
La Procura della Corte dei Conti contesta ai sette spese non giustificate per 140.000 euro, dei quali la metà pagati dalla Lega Nord.
Tra i citati c’è anche Marco Monari, unica vittima politica (per ora), della vicenda. Monari, ex capogruppo del Pd, si è infatti dimesso quando sono diventati di dominio pubblico alcuni pernottamenti in alberghi e cene.
Ma il 9 luglio, giorno dell’udienza, si presenteranno davanti ai giudici contabili anche Luigi Villani (Pdl), Gian Guido Naldi (Sel), Roberto Sconciaforti (Fds), Sivia Noè (Udc), Mauro Manfredini (Ln) e Andrea Defranceschi (M5S).
«Avevamo molto riscontro – ha dichiarato il leghista – era una trasmissione in diretta, per noi era tutto regolare».
Posizione delicata anche per l’esponente dei grillini che tra l’altro si trova a rispondere delle «comparsate» televisive dell’ex collega di partito Giovanni Favia, poi espulso.
«Me ne assumo la piena responsabilità – dice oggi Favia – Pagare per andare in televisione è pagare per andare al proprio funerale».
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