Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
SONDAGGIO AGORA’: IL GOVERNO CROLLA AL 33% DI FIDUCIA, RENZI DAL 50% AL 37%
Per la prima volta dal suo ingresso a Palazzo Chigi, Matteo Renzi non è più il leader di cui gli
italiani si fidano di più in assoluto.
A sorpassarlo, proprio nella settimana in cui si appresta a dire addio al Colle, è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: è in lui, oggi, che viene riposto il maggior grado di fiducia.
È questo il quadro che emerge dall’ultimo sondaggio Ixè per Agorà (Rai3) sulla “fiducia nei leader”.
Secondo le ultime rilevazioni, la fiducia degli italiani in Matteo Renzi e nel suo governo è in costante calo.
L’esecutivo, infatti, passa dal 37 al 33 percento in una settimana (-4%), ma sono dieci i punti persi rispetto a novembre.
Il premier perde due punti attestandosi al 37 percento: in confronto allo scorso settembre, quando la fiducia degli italiani in Renzi era al 50%, il calo è di ben 13 punti.
Con il 39 percento, il presidente Giorgio Napolitano supera così il leader del Pd nella “classifica” delle figure politiche più apprezzate.
Detto questo, la stragrande maggioranza degli intervistati pensa comunque che Napolitano faccia bene a lasciare il Quirinale prima della conclusione del suo mandato: la pensa così l’86 percento.
Da rilevare che se si votasse oggi soltanto la metà degli italiani (50,7%) si recherebbe alle urne: un calo dell’affluenza significativo rispetto al 19 dicembre scorso (58,8%).
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CHE HA ASSOLTO AGENTI PENITENZIARI, MEDICI E INFERMIERI…”FU PICCHIATO, OCCORRONO NUOVE INDAGINI”
Atti al pm per nuove indagini sulla morte di Stefano Cucchi.
Che sicuramente “fu picchiato”, anche se non sono state accertate le esatte cause della morte.
E le nuove indagini dovranno prendere in considerazione “i carabinieri che hanno avuto in custodia Cucchi dopo la perquisizione domiciliare”.
Lo scrivono i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nella motivazione della sentenza, con la quale nell’ottobre scorso sono stati assolti tutti gli imputati tra tre agenti penitenziari, medici e infermieri.
Nella motivazione di 67 pagine il presidente Mario Lucio D’Andria, il giudice a latere Agatella Giuffrida insieme con i componenti della giuria popolare sottolineano che “le lesioni subite da Cucchi sono necessariamente collegate a un’azione di percosse e comunque da un’azione volontaria che può essere consistita anche in una semplice spinta che abbia provocato la caduta a terra con l’impatto sia del coccige, sia della testa contro una parete o contro il pavimento”.
In seguito alle proteste della famiglia Cucchi per l’esito del processo d’appello, il Procuratore capo Giuseppe Pignatone aveva promesso che la Procura avrebbe provveduto a “un’attenta rilettura delle carte”.
“E’ opportuna la trasmissione della sentenza al Pm perchè valuti la possibilità di svolgere nuove indagini per accertare eventuali responsabilità di persone diverse dagli agenti di polizia penitenziaria”, scrivono oggi i giudici.
Dopo un arresto per droga nell’ottobre del 2009, il giovane geometra romano era stato trasferito all’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove morì dopo una settimana dal ricovero.
Secondo i giudici non ci sono dubbi che qualcuno abbia infierito sul giovane.
Alla Procura ora è affidato il compito di approfondire la posizione di persone diverse dalle tre guardie carcerarie imputate e condannate in primo grado ma poi assolte in appello.
E la nuova indagine dovrà necessariamente riguardare anche i carabinieri che ebbero in custodia Cucchi dopo l’arresto al termine di una perquisizione nella sua abitazione. “Non può essere definita una astratta congettura l’ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l’azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che hanno avuto in custodia Cucchi dopo la perquisizione domiciliare”, scrivono i giudici nelle motivazioni.
L’ipotesi si fonda su testimonianze secondo cui “già prima di arrivare in tribunale Cucchi aveva segni e disturbi che facevano pensare a un fatto traumatico avvenuto nel corso della notte”.
Rimettendo gli atti alla Procura della Repubblica la Corte dispone che venga valutata “la possibilità di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilità di persone diverse dagli agenti di polizia penitenziaria giudicati da questa Corte”.
I giudici non considerano decisive le dichiarazioni di Samura Yaja, il teste gambiano che disse di avere ascoltato ciò che gli appariva un pestaggio mentre si trovava nelle celle di sicurezza del Tribunale di Roma.
Per i giudici a questa testimonianza “non può essere attribuito un valore probatorio determinante”.
Il teste, che si trovava da solo in una delle celle del tribunale in attesa del giudizio di convalida, disse di aver sentito un ragazzo discutere con gli agenti e poi piangere dopo avere ascoltato quello che appariva un pestaggio con calci.
L’attività di medici e infermieri su Stefano Cucchi, si legge ancora nelle motivazioni, “non è stata di apparente cura del paziente, ma di concreta attenzione nei suoi riguardi”. In merito alla causa della morte, per i giudici “non c’è alcuna certezza” e, conseguentemente, “non è possibile individuare le condotte corrette che gli imputati avrebbero dovuto adottare”.
Secondo i giudici, “le quattro diverse ipotesi avanzate al riguardo, da parte dei periti d’ufficio (morte per sindrome da inanizione), dai consulenti del pubblico ministero (morte per insufficienza cardio-circolatoria acuta per brachicardia), delle parti civili (morte per esiti di vescica neurologica) e degli imputati (morte cardiaca improvvisa), tutti esperti di chiara fama — si legge — non hanno fornito una spiegazione esaustiva e convincente del decesso di Stefano Cucchi. Dalla mancanza di certezze, non può che derivare il dubbio sulla sussistenza di un nesso di causalità tra le condotte degli imputati e l’evento”.
Le motivazioni “hanno confermato quello che per noi era già una certezza: la totale estraneità ai fatti degli agenti di polizia penitenziaria”, afferma Diego Perugini, difensore di una delle guardie carcerarie imputata nel processo.
“Sia in primo grado che in appello — aggiunge Perugini — sono cadute tutte le contestazioni. Sin dall’inizio avevamo chiesto sia al pm sia alla parte civile che le responsabilità andavano cercate altrove”.
Ilaria Cucchi dice: “Registro con soddisfazione che la corte ha accolto l’invito del mio difensore di non voltarsi dall’altra parte e quindi di restituire gli atti alla procura nel caso in cui ritenesse che gli autori del pestaggio potessero essere individuati nei carabinieri. Questo è un fatto importante e nuovo, perchè non era stato fatto dalla corte di assise di primo grado”.
Poi aggiunge: “Ho la sgradevolissima sensazione che il processo per la morte di mio fratello sia stato oggetto di discussioni e contrapposizioni determinate più da ragioni politiche di scuola e prestigio, che da reale amore di scienza e verità “.
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
E I LICENZIATI SI ISCRIVONO AL SINDACATO: “LA CGIL CI TUTELA, SALVINI NO”
Per la prima volta nella storia leghista, i sindacati entrano nella sede di via Bellerio. Dopo
l’annuncio del licenziamento dei 71 dipendenti della struttura da parte dei vertici del Carroccio, infatti, alcuni lavoratori hanno deciso di prendere la tessera di Cgil, Cisl e Uil: “Sono gli unici a tutelarci”
E così si sono dati appuntamento davanti alla sede del Carroccio di via Bellerio, prima dell’inizio di una riunione del Consiglio federale, chiedendo di essere ricevuti dal segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.
I 71 dipendenti del movimento licenziati hanno appeso uno striscione davanti all’ingresso della sede, chiedendo l’applicazione del contratto di solidarietà al posto dei licenziamenti che sono stati decisi nelle scorse settimane.
“Hanno chiesto il licenziamento di 71 persone su 71 – ha detto il rappresentante sindacale della Uil, Francesco Bonora-. Nel terzo tavolo hanno parlato di 4-5 funzioni preservate per la segreteria di Salvini, l’autista di Bossi e per l’ufficio amministrativo. Siccome Salvini va a dire che difende il lavoro, con i contratti di solidarietà la Lega risparmierebbe la metà dei 3,5 milioni che spende ogni anno in stipendi”.
“Con l’azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti – ha detto Salvini – servono sacrifici per tutti. Stiamo risparmiando su tutto, chiediamo contributi agli eletti e ci affideremo a volontari”.
Salvini ha, però, escluso che la sede di via Bellerio possa essere messa in vendita per ripianare le difficoltà economiche: “No, non è in vendita, anche perchè il mercato immobiliare è quello che è”.
Forse che serve a garanzia a qualche prestito e per ora non si può vendere?
Quanto ai “sacrifici per tutti” (che equivalgono a un licenziamento), per Salvini li devono fare chiaramente gli altri, visto che ha sistemato la sua seconda moglie per chiamata diretta in Regione Lombardia a oltre 70.000 euro di stipendio l’anno.
“Ci ha detto che non ci sono soldi – ha riferito Bonora -. Gli abbiamo chiesto di fare uno sforzo in più di un milione di euro per il 2015. Ci ha risposto che tornerà a parlarne con il comitato amministrativo e venerdì ci rivedremo per vedere come sarà andata”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
A BOLOGNA IL PD SI GIOCA LA CARTA DELLE PROMOZIONI PER TAMPONARE IL CALO DEGLI ISCRITTI
Sconti a teatri, musei e cinema per chi si iscrive al Pd.
Si gioca questa carta, il Pd di Bologna, per uscire dalla crisi del tesseramento, fermo a un meno 20% di tesserati rispetto al 2013 a livello regionale, e a meno 25% sotto le due Torri.
L’idea, che nasce dalla responsabile cultura del Pd bolognese Isabella Angiuli, è quella di firmare convenzioni con enti culturali pubblici e privati e di concedere quindi un benefit ai tesserati dem, proprio come fanno le coop o le grandi liberie, per aumentare il numero dei propri associati.
Un’idea che in poco tempo consentirebbe a molti iscritti di risparmiare ben più di quel che costa fare la tessera (circa 15 euro l’anno) e che potrebbe dunque dare una spinta a una campagna iscrizioni in forte flessione.
Dopo il tracollo della partecipazione alle regionali di novembre, con una affluenza al 37%, i riflettori sono infatti puntati sugli iscritti.
Nel 2014 i tesserati a Bologna sono infatti appena 14mila, con poche speranze di raggiungere entro la chiusura della campagna tesseramento, a febbraio, i 19mila del 2013.
Sotto di 15mila iscritti anche il Partito democratico regionale, fermo a 60mila tesserati contro i 76mila dell’anno precedente.
Una situazione che preoccupa molto Pier Luigi Bersani, ieri a Bologna per partecipare all’inaugurazione di un nuovo stabilimento della Granarolo, insieme al premier Matteo Renzi.
«I dati sul tesseramento in Emilia Romagna non sono soddisfacenti – dice l’ex leader dem – e anche se qui va comunque meglio che altrove, vale quel che dico sempre: serve un partito, senza grandi forze collettive non c’è democrazia».
Lancia l’allarme anche il sindaco di Bologna Virginio Merola che rivela come negli ultimi cinque anni, dal 2010 in poi, gli iscritti si siano quasi dimezzati in città .
La soluzione suggerita da Angiuli, già discussa nel forum cultura del partito, è dunque quella degli sconti per i tesserati.
Un’idea che però rischia di creare intrecci poco trasparenti, visto che gli enti pubblici – spesso controllati da istituzioni governate dal Pd – dovrebbero concedere convenzioni speciali a un partito per fare sconti ai propri iscritti.
Una questione delicata su cui il centrodestra promette battaglia, che tuttavia la Angiuli ha liquidato nei giorni scorsi con semplicità , invitando anche gli altri partiti a ipotizzare anche per i loro associati gli stessi sconti.
Silvia Bignami
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
CONDIZIONAMENTO DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA IN ALCUNE ZONE SPECIFICHE DELLA REGIONE … CAPPA DI OMERTA’ E DI COMPROMISSIONE
Stiamo predisponendo un articolato esposto all’Autorità Giudiziaria in relazione alle Primarie del
PD in Liguria.
Quello che si è evidenziato ieri è che l’inquinamento del voto, anche se interno ad un partito e schieramento, è di tale portata da condizionare gli equilibri politici ed amministrativi della Regione.
Il condizionamento da parte della criminalità organizzata, in particolare della ‘Ndrangheta ma anche degli uomini legati alla rete di Cosa Nostra, si conferma una cappa oscura ed inquietante in tutte le province liguri, con particolari evidenze eclatanti nei territori storicamente “colonie” delle mafie (dall’estremo ponente ligure, passando per la piana di Albenga, la Valpolcevera a Genova, arrivando a Lavagna e sino all’estremo levante).
E’ dagli Ottanta che l’asse ‘ndrangheta-massoneria possiede il potere di decidere gli equilibri politici in questa Regione, così come anche in molteplici amministrazioni locali.
Non è questione di immigrati in coda ai seggi, in massa, questi sono stati solo lo “strumento”.
Se non si dicono le cose come stanno non si può pensare di voltare pagina
Se si sbaglia la diagnosi ed anzichè rompere la cappa di omertà e compromissione, si fanno ricorsini sugli immigrati al voto (cioè su uno degli effetti della malattia) non si va da nessuna parte.
“Casa della Legalita”
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
“HANNO ORGANIZZATO IL VOTO PER APPOGGIARE UN CANDIDATO CHE GLI GARANTISSE LE LARGHE INTESE”
“Ma guardi che qui in Liguria siamo ben oltre il caso di Napoli del 2011. Qui l’inquinamento politico da parte della destra è molto peggiore”.
Sergio Cofferati non perde il suo proverbiale aplomb neppure in queste ore difficili, in cui l’ennesima sfida politica della sua carriera, governare la Liguria, sembra infrangersi contro i 4mila voti di vantaggio con cui Raffaella Paita avrebbe vinto le primarie di domenica 11 gennaio.
Il condizionale è d’obbligo, perchè l’esito alla napoletana, e cioè l’annullamento delle consultazioni, è ancora possibile. Sarà la commissione di garanzia a dire l’ultima parola.
Ma perchè dice peggio di Napoli?
Anche in quel caso si videro delegazioni organizzate di stranieri in fila ai seggi, ma si trattava in qualche modo di concorrenza sleale tra i candidati del centrosinistra. In Liguria abbiamo il voto organizzato di una parte della destra, che si muove teorizzando di sostenere una candidata per poi dar vita a un governo di larghe intese in Regione che nessun organismo del Pd, nazionale o locale, ha mai proposto o votato. Persino il ministro della Difesa Pinotti è venuta a Genova per proporre questo tipo di coalizione. Ma ricordo a lei e a tutti gli altri che la maggioranza che sostiene il governo nazionale è figlia di un risultato anomalo delle elezioni e di una situazione di emergenza.
Dunque adesso cosa succederà in Liguria?
La commissione di garanzia deve esaminare tutti i ricorsi e le segnalazioni che stanno arrivando. Ci sono stati fenomeni robustissimi di violazione delle regole, e parlo del voto di centrodestra organizzato dai sindaci: basta guardare una mappa del voto, ci sono state affluenze abnormi in comuni guidati da sindaci di di destra come Pietra Ligure e Albenga e risultati in quei seggi assolutamente squilibrati a favore di Raffaella Paita. E poi c’è il tema del voto organizzato di gruppi di stranieri.
Le regole dicono che possono votare anche loro…
Si, ma qui siamo davanti a un fenomeno diverso, a delle distorsioni inaccettabili di questo diritto: interi gruppi di cinesi che non parlano una parola di italiano si sono presentati ai seggi guidati da un capo branco che ha pagato i due euro per tutti. Lo stesso vale per gruppi di sedicenni marocchini nel Ponente, mi pare che questi ragazzi abbiano mostrato una passione politica eccessiva per le primarie…
Ritiene che ci siano gli estremi per invalidare il voto?
Ci sono persone che mi hanno riferito di aver assistito a fatti degni dell’attenzione della procura, in particolare episodi di voto di scambio. Non so se ci saranno delle denunce in procura, vediamo se e quante. Il quadro finale che emergerà per me sarà un elemento di valutazione importante.
Ha fiducia nel lavoro della commissione di garanzia?
Certamente. C’è già stato un primo comunicato che parla di “fatti molto gravi”. Mi pare una prima ammissione importante, io credo che avranno molto materiale da esaminare. Io sto a guardare quello che decideranno, pretendo che tutto sia reso noto per poter valutare. La quantità e la qualità delle segnalazioni di irregolarità e di violazioni saranno dirimenti per poter prendere una decisione. Io per il momento non ho riconosciuto il risultato e resto su questa posizione finchè la commissione non avrà terminato il suo lavoro.
Dalle parti di Sel, che l’ha sostenuta, già si parla di una candidatura alternativa a Paita alle regionali…
È prematuro parlarne, io faccio un passo alla volta.
Lei come si spiega questi fenomeni? Lo strumento delle primarie ormai pare delegittimato…
Qui in Liguria è stato fatto un passo avanti nell’inquinamento del voto. Non sono venuti ai gazebo elettori pentiti di centrodestra, ma esponenti della destra che pretendevano di scegliere in casa nostra per poi dar vita a un governo di larghe intese. Insomma, siamo davanti a un problema politico molto serio, che andrà affrontato.
Andrea Carugati
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
NUOVA RIUNIONE MERCOLEDI’: “ELEMENTI DA PROCURA” DICE L’EUROPARLAMENTARE… NEL MIRINO I CINESI AL VOTO A LA SPEZIA E I NORDAFRICANI COINVOLTI AD ALBENGA
Le primarie del centrosinistra sono valide e le ha vinte Raffaella Paita, ma Sergio Cofferati, lo
sconfitto, insiste: “Non chiedo l’annullamento del voto, ma voglio che il Collegio dei garanti esamini tutti i ricorsi in modo che ci sia un quadro definito di quanto accaduto e delle conseguenze che ci saranno”
La Commissione Elettorale Regionale ha intanto convalidato e trasmesso i risultati finali degli scrutini delle primarie della Liguria al Comitato Politico per la proclamazione del vincitore. Paita ha ottenuto 28.973 voti contro i 24.916 di Cofferati. Sei le schede contestate.
Ma restano le polemiche sulle presunte irregolarità nel voto alle primarie della Liguria a segnare il giorno dopo l’affermazione di Raffaella Paita, assessore regionale alle Infrastrutture, quarantenne renziana e fedelissima del presidente uscente Claudio Burlando.
La vittoria alle primarie – con 55 mila votanti, un ottimo risultato convalidato dalla commissione elettorale regionale – è un’affermazione nel caos per “Lella”, a causa delle pesantissime accuse che Sergio Cofferati, suo principale avversario – che ha concluso le primarie con il 46% , mentre Massimiliano Tovo, esponente del Centro Democratico, si è fermato all’1% con 687 voti – ha rivolto sia nel corso della giornata elettorale che a risultati ormai conclamati.
Risultati che l’europarlamentare ed ex segretario generale della Cgil ha rifiutato ipotizzando “irregolarità ” ipotizzando l’interesse della Procura, oltre che degli organismi di garanzia del partito, investiti di numerosi ricorsi per vicende diverse che riguardano soprattutto La Spezia e Albenga, due centri in cui l’affermazione della Paita è stata nettissima.
Stamani si è riunita la Commissione di garanzia, presieduta dall’ex giudice costituzionale Fernanda Contri, che ha ricevuto, come informa una nota, segnalazioni relative a “gravi irregolarità nello svolgimento delle operazioni elettorali” da parte di Cofferati e altre due persone.
Il Collegio ha rinviato a mercoledì ogni decisione in attesa della documentazione integrativa preannunciata nelle segnalazioni, in base anche a quanto pubblicato oggi su diversi quotidiani e siti web, oltre ad esaminare i verbali in arrivo dai seggi.
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
AVEVA SAPUTO INCARNARE LO ZEITGEIST E SIGLARE UNA PAGINA DI CINEMA DESTINATA A FARE STORIA
“Anita come here! Hurry up!”. Piace pensare che Marcello Mastroianni e Federico Fellini infine abbiano contraccambiato l’invito, e l’abbiano voluta chiamare a sè. Dimenticate la Fontana di Trevi, archiviate la Dolce Vita, oggi anche l’ultima protagonista di quella scena icastica non c’è più: addio Anitona, come l’apostrofava ammirato il maestro riminese, addio Sylvia, addio pelle diafana in vestito da sera e bianco e nero d’artista.
Statuaria, prosperosa, simbolica, con un dècolletè antigravitazionale, i seni che erano subito Boom, carnale ipoteca sull’immaginario collettivo.
Se oggi per noi significa Ikea, c’è stato un tempo, remoto ma non immemore, in cui la Svezia era Anita Ekberg: non la trovavi sugli scaffali, ma la vedevi e la desideravi ovunque.
Larger than life, sicuramente più eloquente delle capacità attoriali , era una palese promessa di felicità , bionda non algida, tanta come crescita economica imponeva.
La ribattezzarono Iceberg, epiteto corretto solo associato al Titanic: amante di Gianni Agnelli, destinataria della proposta di matrimonio di Frank Sinatra, amante di Dino Risi, vicina, chissà quanto e come, allo stesso Fellini.
La Masina non la soffriva, ma Anita fu tra i pochissimi a starle vicina dopo la morte di Federico.
Contraddizioni solidali , del resto, la Ekberg era Ghiaccio bollente, ossimoro da diva. È morta ieri a 83 anni, Anita, nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa, non lontana da quella Genzano dove aveva casa.
Periferia dell’impero, ma impero di sogni mirabilmente impastati alla realtà che lei stessa aveva contribuito a creare, immergendosi in quella fontana baciata dal mito. Esilio, dunque, ma quanto volontario?
A Genzano, ai Castelli veniva a trovarla Gianni Agnelli. La loro passione è un omissis affidato alla leggenda dei grandi amori clandestini.
Schiva, forse solo signora, della relazione parlò unicamente dopo la scomparsa dell’Avvocato.
“Se non fosse morto, sarebbe ancora lui il mio uomo ideale!”, confessava a Chi nel 2011, quando già viveva di soli ricordi e sopravviveva tra gli stenti: aveva chiesto aiuto alla Fondazione Fellini, purtroppo altisonante nel nome, non nelle casse. Derubata di gioielli e mobili, la casa bruciata, un femore fratturato, Anita incontrava un destino ingrato, beffardo, persino inconsulto per chi giocando con uno spruzzo d’acqua, triangolando con Marcello e Federico aveva saputo — letteralmente — incarnare lo Zeitgeist e siglare una pagina di Cinema destinata a fare Storia.
Al posto giusto nel momento giusto, in quell’acqua pagana e lustrale insieme Anita elevava a potenza globale la corona di Miss Svezia ottenuta nel 1950: “La Dolce Vita era lei, le donne belle e bellissime erano tante, c’erano la splendida Virna Lisi, la stratosferica Sophia Loren, ma Anita era alta, bionda e pure straniera, di fatto — ricorda il paparazzo Rino Barillari — una combinazione vincente”.
Nata A Malmà¶ il 29 settembre 1931, scoperta dall’eccentrico miliardario Howard Hughes e trasferita in America nei primi ’50, aveva iniziato in Viaggio sul pianeta Venere (1953) con Gianni e Pinotto, Artisti e modelle (1955) con Jerry Lewis e Dean Martin, coppia ritrovata in Hollywood o morte! di Frank Tashlin.
Poi, nel 1959, l’Italia: Nel segno di Roma, è la regina Zenobia che si ribella all’Impero.
L’anno dopo la chiama Fellini, che lo farà altre tre volte: “Le tentazioni del dottor Antonio” in Boccaccio ’70 (1962), I clowns (1970) e Intervista (1987). Due mariti attori, Anthony Steel (1956-1959) e Rik Van Nutter (1963-1975), Anita sceglie l’Italia, ma la china è vicina: i ’70 passano tra commedie sexy (Casa d’appuntamento, con Barbara Bouchet), spaghetti western (La lunga cavalcata della vendetta) e Suor Omicidi.
Ancor peggio gli anni ’80: il fisico non regge, sex symbol è passato remoto, il presente la vuole madre di Valeria Marini in Bambola di Bigas Luna…
Funerali in programma tra oggi e domani a Roma con rito luterano, le ceneri verranno poi custodite a Malmà¶, ma noi vogliamo ricordare Anita con l’esortazione di Fellini alla Fontana di Trevi: “Always Smile!”.
Federico Pontiggia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 12th, 2015 Riccardo Fucile
NAPOLI: LA LOGICA DEL RE E DEL MASANIELLO DI TURNO
“C’ho il popolo che mi aspetta e scusate vado di fretta. Masaniello è cresciuto. Masaniello è
tornato!” Così, tra le altre cose, “recita” una canzone di Pino Daniele.
Tutte le volte in cui l’ho ascoltata mi ha sempre comunicato sensazioni diverse.
Alcune volte mi è sembrata come una sorta di inno irriverente.
Altre volte come un gesto di scherno al sistema.
Altre volte ancora come una critica alla stessa anima del mio popolo.
Anzi, negli ultimi giorni, è proprio quest’ultima sensazione che mi ha del tutto pervaso, perchè è come se quelle frasi volessero descrivere, quasi immortalandole in un’irripetibile fotografia dall’inveitabile messaggio, l’immagine di una Napoli ricca di possibilità e di potenzialità , da un lato, ed i Napoletani, un popolo ricco di sfumature ma difficilmente “scaldabile”, dall’altro.
Quando ragiono o mi confronto con gli “amici dell’area liberale” mi ostino a ripetergli sempre un concetto: se davvero volete conoscere cosa sia realmente il liberismo, anche dal punto di vista della “libertà cosmopolita” ampiamente intesa, non vi rinchiudete in una biblioteca a studiare i grandi pensatori dell’oggi o del passato, ma venite a vivere almeno una settimana a Napoli.
Ma non nella “Napoli bene”.
Andate in quella dei quartieri popolari, delle “bettole” e delle zone abbandonate.
La sì che vi si troverete un’autentica pulsione liberale. Là sì che vi troverete valori che nei libri di scuola e nelle erudizioni accademiche si possono soltanto immaginare. Là sì che vi imbattereste in quella spinta emotiva e ideale che solo chi vive intensamente può avere. E andate soprattutto nelle Palestre, in primo luogo in quelle di Scampia.
Vi troverete tutto quello che incarna una vita “spinta” verso il sogno, verso l’ambizione e nella direzione di un domani diverso, perchè proprio in quelle zone è come se la spinta emozionale e lo stesso in sè della legittima rivalsa, della pregnante reazione e dell’imperitura voglia di dire no a un destino fatto di tristezza, di miseria e di disperazione, come la stessa voglia di dire no alla Camorra, al mal costume o alla malavita, diventassero “reazione fisica”: quella di chi disciplina il proprio corpo, la propria mente, la propria passione e la propria energia verso un domani fatto di combattimenti autentici, di passione sincera e di lotta senza freni e senza limiti.
Napoli è una terra meravigliosa e la stessa “napoletanità ” non ha eguali.
Questa terra è capace di vivere emozioni forti, di trascinare e di farsi trascinare.
Ha ingegno. Passione. Capacità artistica. Ironia. Pregnante predisposizione alla sintesi.
Eppure è come se vivesse sempre condizionata “dall’ideale necessità di un re”.
E’ come se avesse sempre bisogno “di un punto di riferimento” per “scaldarsi”, “cementarsi”, battersi e combattere.
Sia esso Maradona, Achille Lauro, Massimo Troisi, Pino Daniele o Lavezzi, “quel re” ideale la unisce, la unifica e le dà una dimensione.
Mi chiedo cosa saremmo noi napoletani, e cosa sarebbe mai la stessa Napoli, l’intera Campania e l’Italia tutta, se riuscissimo a superare la “logica del re o del Masaniello di turno”.
Sono certo che potremmo cambiare addirittura il mondo, a farlo diventare tutto azzurro, pieno di sole, ricco di un irriverente e ardito sogno: quello di una grande terra che viene da lontano per dipingere il presente e costellare il futuro…
“Masaniello è cresciuto. Masaniello è tornato…”
Salvatore Castello
Right Blu – La Destra liberale
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