Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
IN GERMANIA GLI OCCUPATI SONO AUMENTATI NELLO STESSO PERIODO DI 1,8 MILIONI… ALLARME GIOVANI CHE NON STUDIANO NE’ LAVORANO E PERSONE A RISCHIO ESCLUSIONE SOCIALE
Tra il 2008 e metà 2014, in Italia sono stati persi 1,2 milioni di posti di lavoro: si tratta del secondo paese della Unione europea nel quale sono stati persi più posti di lavoro.
E’ quanto emerge dal rapporto sull’occupazione e sviluppo della società redatto dalla Commissione Ue.
Solo la Spagna ha fatto peggio, bruciando 3,4 milioni di posti di lavoro.
Dopo l’Italia, la commissione cita la Grecia che ha perso un milione di posti di lavoro su una popolazione complessiva, però, molto più piccola.
In Germania i posti di lavoro sono aumentati di 1,8 milioni, nel Regno Unito di novecentomila.
La Commissione nota che “i paesi che offrono posti di lavoro di elevata qualità e un’efficace protezione sociale, oltre ad investire nel capitale umano, si sono dimostrati quelli maggiormente capaci di reagire alla crisi economica”.
Il rapporto presentato oggi a Bruxelles sottolinea che l’impatto negativo della recessione sull’occupazione e sui redditi “è stato più contenuto nei paesi con mercati del lavoro più aperti e meno segmentati, e dove erano maggiori gli investimenti nella formazione permanente”, si legge nel comunicato stampa che accompagna il rapporto. Il documento indica come esempi positivi in particolare i paesi dove “le prestazioni di disoccupazione tendono a coprire un gran numero di disoccupati, sono correlate all’attivazione e reattive al ciclo economico”.
Tornando ai numeri, il rapporto ricorda che dal 2008 – sebbene la disoccupazione sia sotto i picchi della crisi – ci sono ancora 9 milioni di persone fuori dall’occupazione. L’Italia è di nuovo citata quando si tratta di parlare di povertà ed esclusione sociale: insieme a Grecia, Irlanda e Spagna il Belpaese è indicato come esempio di grande crescita delle persone in difficoltà da livelli già ragguardevoli.
Un problema peculiare che divide l’Europa in Nord e Sud è quello dei Neet, cioè dei giovani che non studiano nè lavorano.
Il rapporto spiega che sono meno del 10% in Lussemburgo, Olanda, Danimarca, Austria e Germania, mentre superano il 25% in Italia, questa volta con Croazia, Bulgaria, Spagna, Cipro e Grecia.
La Commissione ha messo in anche dal rischio di riduzione del numero di laureati, e dal possibile calo del Pil, derivante da politiche di sussidi per l’occupazione giovanile.
Nel capitolo dedicato all’Italia, il rapporto ribadisce le raccomandazioni fatte nel 2014 dalla Commissione, in cui si esortava Roma a prendere misure per aumentare l’occupazione giovanile.
Simulando in Italia uno schema di sussidi ai giovani (in età tra i 15 e i 24 anni) sotto forma di riduzioni dei contributi, finanziato da un aumento dell’Iva, la Commissione prevede un effetto positivo sull’occupazione giovanile, ma non manca di sottolineare che tali misure ridurrebbero il numero di laureati e avrebbero un effetto negativo sulla crescita economica.
“Le paghe più elevate renderebbero l’impiego per i giovani più attraente rispetto a un investimento nell’istruzione terziaria,” si legge nel rapporto.
Questo determinerebbe un aumento dei lavoratori meno istruiti, “con una conseguente riduzione degli investimenti, e quindi del Pil,” si legge nel rapporto, basato su una simulazione.
Tali effetti negativi potrebbero essere ridotti da un investimento congiunto dell’Italia nei sussidi di disoccupazione per i giovai e nell’istruzione terziaria, conclude la Commissione.
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
CI SAREBBE UN LEGAME CON COULIBALY
Due persone sono morte e una è stata gravemente ferita in un’operazione antiterrorismo della
polizia a Verviers, quasi al confine con la Germania.
Le persone sorprese a Verviers “hanno aperto il fuoco a lungo con armi da guerra”. Armi automatiche e kalashnikov sulle forze speciali della polizia ma non hanno provocato vittime nè feriti.
Due di loro sono invece stati uccisi dalla risposta degli agenti, mentre il terzo è stato arrestato.
L’obiettivo dei terroristi era la polizia, ma al riguardo non sono stati forniti ulteriori dettagli perchè le indagini sono in corso.
Secondo la Procura, “erano sul punto di realizzare attentati di ampia portata in tempi imminenti”. Infine, la Procura ha confermato l’innalzamento al livello 3 su 4 dell’allerta antiterrorismo per il Belgio.
L’operazione, hanno detto al Palazzo di Giustizia, riguarda un’indagine molto delicata e per questa ragione gli inquirenti non hanno voluto fornire più informazioni, ma hanno convocato una nuova conferenza stampa per domani mattina.
I tre presunti jihadisti erano sotto sorveglianza, appena rientrati dalla Siria dove si erano radicalizzati e si erano formati.
La polizia ha fatto irruzione nell’edificio di Verviers mentre all’esterno erano appostati tiratori scelti sui tetti.
A quanto riferisce la rete televisiva francese France 1, c’è un legame fra l’operazione antiterrorismo in Belgio e la rete di sostegno ad Amedy Coulibaly, l’autore della presa d’ostaggi al minimarket kosher di Parigi.
Si tratterebbe di un gruppo che si occupava dell’invio di jihadisti in Siria e di fornire armi a criminali comuni e gruppi estremisti musulmani.
Coulibaly si era rifornito di armi a Bruxelles. Ma la Procura non conferma. Nessun legame è stato stabilito al momento “tra l’operazione antiterrorismo in Beglio e gli attentati di Parigi”, ha detto il sostituto procuratore belga, Eric Van Der Sijpt.
Le indagini sulla cellula belga erano iniziate prima degli attentati di Parigi, sottolineano alla Procura federale.
Ma la rete è ampia. Secondo quanto riporta la tv fiamminga le operazioni contro la jihad si stanno svolgendo in Belgio ma anche in altri sette Paesi europei e nello Yemen. Sempre oggi la polizia belga ha trovato dei materiali esplosivi in una casa ad Anderlecht, un quartiere a sud di Bruxelles.
Le testimonianze.
I media nazionali riportano il racconto di alcuni testimoni che parlano di esplosioni nei pressi di rue du Palais.
Un testimone ha raccontato che gli scontri hanno avuto luogo al 16 di rue de la Colline, sopra rue des Ecoles, in un’ex panetteria, all’incrocio erano stati bloccati un furgone blu e una macchina.
Sul posto sono arrivate le forze dell’ordine poi si sono sentite tre o quattro esplosioni, decine di spari. Le persone che vivono nell’area sono state evacuate e la strada occupata da veicoli della polizia.
Anche il sito del quotidiano belga Le Soir riporta il racconto di un testimone: “Erano le 17.45 e stavo guidando quando ho sentito due spari. Mi sono fermato. Era solo in strada e ho visto due giovani di 25-30 anni, di origine magrebina, vestiti di nero e con una borsa dello stesso colore”.
“Stavamo risalendo rue des Ecole e volevamo attraversare alle strisce pedonali di rue de la Colline, quando un uomo vestito di blu scuro e col passamontagna sul volto ci ha spinto alle spalle e ci ha detto ‘correte'”, è invece la testimonianza di una donna che si trovava per strada con i figli quando è iniziata l’operazione, raccolta dall’emittente tv Rtl.
“Abbiamo guardato rue de la Colline ed abbiamo visto una camionetta blu scura ferma in mezzo alla strada e due persone col passamontagna e poi che c’era un dispiegamento di numerosi poliziotti – ha detto -. Ci siamo messi a correre e in due secondi c’è stata una grossa esplosione e dei colpi di arma da fuoco a raffica. I miei bambini si sono messi a piangere. Li ho spinti ed abbiamo continuato a correre”.
(da “la Repubblica”)
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
SOLITA POLEMICA SE SIA STATO O MENO PAGATO UN RISCATTO, COME NON SI SAPESSE CHE L’ITALIA LO PAGHEREBBE PERSINO PER UNO COME SALVINI
Sono libere Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite il 31 luglio scorso in Siria, nella provincia di Aleppo, dove erano arrivate con la loro ong Horryaty per aiutare la popolazione della parte settentrionale del Paese sconvolto dalla guerra.
Il rilascio è stato annunciato via Twitter da account vicini alla resistenza anti-Assad.
Per qualche minuto si è rimasti in uno stato di sospensione, con l’intelligence italiana che non smentiva e la Farnesina che non commentava.
A togliere il condizionale, un liberatorio tweet diramato da Palazzo Chigi.
Secondo fonti governative, Greta e Vanessa arriveranno in Italia nella notte, l’atterraggio all’aeroporto di Ciampino è previsto intorno all’una, anche se, precisano le fonti, l’orario è suscettibile di modifiche e potrebbe slittare.
Ad attenderle troveranno il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Matteo Ramelli, fratello di Greta, ha detto che “la Farnesina ha fatto un lavoro fantastico, li ringrazio e ringrazio anche i nostri concittadini che sono stati meravigliosi. E’ l’ora della gioia, ora aspettiamo Greta a casa”.
Il sindaco di Gavirate (Varese), che ha avuto un breve colloquio telefonico con la donna, riporta le parole della mamma: “Siamo felicissimi, non vediamo l’ora di riabbracciare nostra figlia”. Intorno alle 20,40, i genitori di Greta sono usciti in auto dalla loro villetta alla periferia del paese e si sono allontanati senza fermarsi, mentre i concittadini, passando in auto davanti all’abitazione, suonano il clacson in segno di giubilo.
Il papà di Vanessa: “Come rinascere”.
Campane a festa a Brembate (Bergamo), il paese di Vanessa Marzullo. Il papà Salvatore a Rainews24: “Quella che sto vivendo è una gioia grande, mi sembra di rinascere. La notizia ufficiale l’ho ricevuta un’ora fa. Con l’ufficialità posso dire che finalmente è tutto risolto. Quando la vedrò le darò un grande abbraccio.”
Presto interrogate dalla Procura di Roma.
Vanessa e Greta saranno ascoltate dagli inquirenti della Procura di Roma non appena faranno ritorno in Italia. I magistrati, che sulla vicenda delle due volontarie avevano aperto un’inchiesta per sequestro di persona a scopo di terrorismo, sono in attesa di una informativa del Ros dei carabinieri e della Digos della polizia. Intanto la Farnesina su Twitter parla del rilascio come frutto di un “intenso lavoro di squadra”.
Media arabi: pagato riscatto di 12 milioni di dollari.
Secondo la tv satellitare araba Al Aan, sede a Dubai, negli Emirati Arabi, il fronte Al Nusra avrebbe liberato Greta e Vanessa in cambio di un riscatto da 12 milioni di dollari. E spiega in un tweet di aver appreso la notizia da una fonte, senza precisarla.
Applausi e scontro alla Camera.
Un grande applauso della Camera ha accolto la notizia, comunicata all’Aula dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. “Una bella, bellissima notizia che ci ha fatto tutti felici”, ha aggiunto la presidente di turno Marina Sereni.
Salvini: “Riscatto sarebbe vergogna”.
“Presenteremo oggi stesso un’interrogazione al ministro degli Esteri per appurare se sia stato pagato un solo euro per la liberazione delle due signorine”.
Il solito ipocrita che non rischierebbe certo la vita per aiutare il prossimo finge di non sapere che lo Stato italiano ha sempre pagato il riscatto per liberare i propri prigionieri di gruppi terroristi, compreso quando la Lega era al governo.
Da uno che scappa a gambe levate di fronte a quattro scalzacani non ci può aspettare altro: fa pensare piuttosto che il governo pagherebbe il riscatto anche per liberare uno come lui.
La rabbia dell’Is.
Ma su Twitter corre anche la rabbia sugli account riconducibili allo Stato Islamico. “Questi cani del fronte Al Nusra rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello Stato Islamico”, scrive Muahhed al Khilafa sul suo account, dove si firma con l’hashtag dell’Is. “Forse le hanno liberate in cambio di donne musulmane detenute in Italia”, osserva Saad al Homeidi, altro islamista nel suo account.
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
I SERVIZI NON SMENTISCONO
Sarebbero state liberate Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite il 31 luglio
scorso in Siria, dove erano arrivate con la loro ong Horryaty per aiutare la popolazione della parte settentrionale del paese sconvolto dalla guerra. Secondo fonti legate ai ribelli siriani le due giovani cooperanti lombarde sono state rilasciate, secondo quanto riferisce l’agenzia Agi.
Diversi tweet riferibili a account dei ribelli riferiscono del rilascio.
Uno, in particolare, scrive che la notizia proviene da fonti giornalistiche siriane, aggiungendo che le due ragazze saranno in Turchia domani mattina.
La notizia del rilascio è stata rilanciata anche da Al Jazeera, che cita fonti del gruppo Al Nusra.
Dall’intelligence italiana non è giunta una smentita: le due ragazze potrebbero dunque essere state rilasciate, ma non essere ancora in zona di sicurezza.
La Farnesina non commenta, mentre una fonte diplomatica a Beirut ha dichiarato all’Ansa che “sono in corso verifiche”.
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
E A SAVONA PARTE UN ESPOSTO DEL SEGRETARIO PD
Gli agenti della Digos e della Squadra Mobile hanno acquisito nel pomeriggio alcuni documenti nella sede regionale del Pd in via Maragliano.
Prima Albenga, ora Genova.
E anche Savona, dove il segretario provinciale del Pd savonese, Fulvio Briano, ha presentato un esposto orale al procuratore Francantonio Granero in merito ai presunti brogli alle primarie del partito.
Sergio Cofferati aveva evocato “episodi da Procura” subito dopo il voto di domenica delle primarie del centrosinistra, che ha incoronato Raffaella Paita.
Era stato facile profeta: nel giro di pochi giorni prima è stata la Procura savonese ad aprire un’inchiesta sul voto di Albenga per presunti pagamenti a chi andava a votare.
E ora si apprende che anche su un seggio genovese si sono mossi gli investigatori.
Il presidente del seggio di Certosa, che aveva denunciato al partito “possibili infiltrazioni malavitose” e un’anomala partecipazione della comunità riesina, è stato ascoltato dalle forze dell’ordine, dagli uomini dello Servizio centrale operativo (Sco), sezione criminalità organizzata.
L’atto è coperto dal massimo riserbo, anche nella sede del Pd le bocche sono cucite.
Il segretario provinciale del Pd savonese, Fulvio Briano, ha invece presentato un esposto orale al procuratore Francantonio Granero in merito ai presunti brogli alle primarie del partito che hanno visto Raffaella Paita sovrastare Sergio Cofferati.
L’iniziativa è stata valutata in seguito alla notizia dell’apertura di un’inchiesta conoscitiva (modello 45) da parte della magistratura savonese di fronte all’anomalo flusso di extracomunitari e minorenni alle votazioni svoltesi domenica.
Al vaglio della magistratura c’è anche l’ipotesi di un eventuale versamento di denaro a coloro che si sarebbero recati al voto.
Il segretario Briano ha già consegnato al procuratore la lista e i verbali delle votazioni effettuate nei seggi del capoluogo.
La Procura di Savona aveva aperto un fascicolo per violazione delle norme in materia di candidature.
Altri accertamenti sono in corso su presunte minacce ricevute da Rosalia Guarnieri, l’ex sindaco di Albenga che sosteneva di avere le prove video e fotografiche di persone che distribuivano denaro all’esterno del seggio allestito a Albenga, video e foto che sarebbero poi state cancellate dalla stessa Guarnieri dopo le minacce.
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
ANNUNCIA 1000 ASSUNZIONI PRECARIE A MELFI, MA I LAVORATORI SONO PASSATI DA 44.000 DEL 2003 A MENO DI 23.000 NEL 2015
Un coro di felicitazioni rotto solo da una nota della Fiom-Cgil, che fa notare come si tratti solo della
“prima inversione di tendenza dopo anni di declino caratterizzato da pesanti perdite occupazionali“.
L’annuncio delle 1.000 assunzioni che Fca si appresta a fare nello stabilimento di Melfi, in cui rientreranno anche tutti i 5.418 dipendenti in cassa integrazione, è stato accolto con soddisfazione anche dalla maggior parte delle sigle sindacali, e non poteva essere altrimenti.
Ma i numeri complessivi relativi ai lavoratori Fiat Chrysler in Italia raccontano una realtà ben lontana dagli annunci trionfalistici.
Soprattutto se li si confronta con quelli di una decina di anni fa, prima dell’arrivo di Sergio Marchionne alla guida del gruppo.
Infatti — fermo restando che nel 2004 il manager italo-canadese ha preso le redini di un’azienda in un rosso e a un passo dal fallimento, mentre oggi la Fiat post fusione con Chrysler è in utile — il bilancio in termini di posti di lavoro è drammatico.
Nel 2003 gli occupati di Fiat nel settore auto erano, nella Penisola, 44.653 (su 174mila occupati totali nel mondo) mentre ora sono meno di 23mila (su 225.587 complessivi).
E di questi quasi la metà è in cassa integrazione o contratto di solidarietà .
“E anche solo farli rientrare tutti al lavoro è una sfida molto difficile da vincere”, spiega Giuseppe Berta, storico dell’industria, professore alla Bocconi e grande esperto del gruppo automobilistico. “Dipenderà da come va il rilancio dell’Alfa Romeo, una sfida non da poco considerato che non sono auto di lusso come le Maserati ma vetture di segmento alto, quello in cui la concorrenza è più forte”.
Di conseguenza è tutto da vedere se gli operai di Cassino, circa 3.800 attualmente in cassa a rotazione, potranno riprendere l’attività a ritmo pieno.
Quanto a Mirafiori, che — ricorda Berta — “dal 1929 agli anni 80 è stata la più grande fabbrica italiana per addetti e capacità produttiva” — qui il “processo di snellimento iniziato già nei primi anni 90 ha subito con Marchionne un’accelerazione fortissima: oggi resta in funzione solo la linea dell’Alfa Mito, mentre entro fine 2015 dovrebbe iniziare la produzione del suv Levante ma in volumi modesti”.
Di conseguenza “se le cose vanno bene, al massimo verranno riassorbiti i circa 4mila lavoratori in cassa”.
Che insieme ai circa 2.700 della Maserati di Grugliasco, dove la produzione è a pieno regime e l’estate scorsa sono stati trasferiti 500 lavoratori di Mirafiori, andranno a costituire il nuovo “polo del lusso” di Fca.
Infine Pomigliano, dove si produce la Panda: fino allo scorso autunno era un’isola (relativamente) felice, nel senso che solo una parte dei 4.500 dipendenti era in contratto di solidarietà , ma in ottobre l’azienda ha chiesto la prima settimana di cassa integrazione a causa del calo della domanda.
Un quadro che si spiega ovviamente non solo con la crisi conclamata del settore, ma anche con il trasferimento di molte produzioni all’estero.
Quel che è certo è che nel 2003 la Fiat produceva in Italia quasi 1 milione di auto, mentre oggi sono meno di 400mila su un totale di 4,4 milioni di veicoli assemblati nel mondo da Fca.
Il piano industriale presentato da Marchione nel maggio scorso prevede che il numero complessivo salga a 7 milioni nel 2018.
Di cui però solo 500mila nella Penisola.
Chiara Brusini
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
E SCIVOLA AL 141° POSTO AL MONDO
L’Italia resta la matrigna d’Europa per quanto riguarda le tasse sulle imprese.
Lo dimostra un’elaborazione del Centro studi “ImpresaLavoro” sui nuovi dati riferiti al 2014 contenuti nel rapporto Doing Business 2015.
Nel rank generale che misura la facilità per le imprese del sistema fiscale l’Italia si classifica ultima a livello continentale e 141esima nel mondo, riuscendo a fare addirittura peggio dell’anno scorso quando si classificò 137esima.
Un risultato determinato da un mix micidiale composto da pressione fiscale elevata, sistema fiscale complesso, tempi lunghi anche per pagare quanto dovuto allo Stato. Tra i Paesi dell’Europa a 28 la palma di miglior sistema fiscale va all’Irlanda, seguita dalla Danimarca e dal Regno Unito.
Dietro, ma comunque meglio dell’Italia, tutte le tradizionali economie dell’area euro: l’Olanda è sesta, la Germania 18esima, la Spagna 20esima e la Francia 25esima.
In termini di Total Tax Rate sulle imprese l’Italia fa leggermente meglio dello scorso anno e passa da un prelievo complessivo del 65,8% ad uno del 65,4%.
Una cifra comunque inferiore alla sola Francia (66,6%) e che distanzia di molto tutti i principali partner europei.
Anche volendo tralasciare sistemi di particolare favore verso le imprese come quello croato (Total Tax Rate al 18,8%) e Irlanda (25,9%), non si può fare a meno di notare come, tranne la Francia di cui si è detto, nessuno dei nostri partner tradizionali a livello comunitario sconti una pressione fiscale cosi asfissiante: la Germania si ferma a 16,6 punti percentuali di Total Taxe Rate in meno (48,8%) e anche Grecia (49,9%), Portogallo (42,4%) e Spagna (58,2%) fanno meglio di noi.
Per tacere di una grande economia matura come quella del Regno Unito che riesce comunque a garantire alle sue imprese un prelievo statale complessivo del 33,7%.
Al prelievo elevato, nel nostro Paese, si associa anche un sistema burocratico particolarmente complicato. Tra Ires, Irap, tasse sugli immobili, versamenti IVA e contributi sociali in Italia un imprenditore medio effettua in un anno 15 versamenti al fisco, 6 in più di un suo collega tedesco, 7 in più di un inglese, di uno spagnolo o di un francese e 9 in più di uno svedese.
Anche per essere in regola con il fisco le nostre aziende sono costrette ad occupare una parte consistente del loro tempo: con 269 ore l’anno impiegate per adempimenti fiscali, l’Italia è sesta in Europa e prima tra le grandi economie.
Un’azienda tedesca ha bisogno di “sole” 218 ore all’anno (51 in meno) e fa comunque peggio di Spagna (167 ore, 102 in meno dell’Italia) e Francia (137 ore, 132 in meno). Particolare la situazione del Regno Unito: a un sistema fiscale già leggero in termini quantitativi si accompagna un sistema di pagamento molto semplice.
Gli imprenditori inglesi effettuano in un anno una media di 8 versamenti al fisco, occupando “solo” 110 ore del loro tempo, meno della metà di un imprenditore italiano
Centro studi Impresa e lavoro
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
SPESE ALL’IKEA E PER IL PARTY DI COMPLEANNO CON I SOLDI DEL PDL
La festa del suo compleanno, un giro all’Ikea e il libro “Mignottocrazia”. Sono le spese che l’ex
consigliera della Lombardia Nicole Minetti si è permessa con i soldi del suo partito, il Pdl.
Ora la Corte dei Conti della Lombardia condanna la Minetti e le chiede di versare all’erario circa 13 mila euro per spese che in nessun modo sono legate al suo mandato politico.
Come riporta il Corriere della Sera, il 2 febbraio comincerà l’udienza preliminare del gup Fabrizio D’Arcangelo.
Dall’inchiesta penale il procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Caruso e il sostituto Alessandro Napoli hanno aperto una serie di procedimenti contabili che via via arrivano alla sentenza.
“Le spese, infatti, dovrebbero rispondere a criteri di sobrietà , decoro ed economicità “, dicono.
Niente a che vedere con gli 832,80 euro spesi dalla Minetti all’hotel Principe di Savoia l’11 marzo 2011, giorno del suo compleanno, i 129,41 euro spesi all’Ikea, o i 16 per l’acquisto di Mignottocrazia, il libro di Paolo Guzzanti.
Oltre a tutte le spese private per taxi, consumazioni al bar o al ristorante.
La condanna si abbatte anche su l’allora capogruppo del Pdl, Paolo Valentini Puccitelli, che ha permesso alla Minetti di spendere quei soldi senza verificarne i motivi.
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL DOSSIER TOP SECRET DEL VIMINALE… CON UNA DECINA DI ALLARMI SERI SU PIANI PER ATTACCHI IN ITALIA
La prima linea del terrore che punta al cuore dell’Europa è sintetizzata in un dossier top secret: un fascicolo che raccoglie quasi mille note informative del Viminale, redatte tra aprile e fine dicembre 2014, esaminate da “l’Espresso” nel numero in edicola venerdì 16 gennaio.
Documenti che contengono l’identità , le storie, le foto — e talvolta gli obiettivi da colpire — di quasi 800 tra donne e uomini.
Nelle carte investigative sono individuate una decina di minacce “serie”contro il nostro Paese.
C’è una nota dello scorso 19 settembre che è servita per gettare le basi di due inchieste aperte dalle Procure di Palermo e Catania sulla potenziale presenza di terroristi tra i clandestini sbarcati in Sicilia.
Il primo file è della Digos. Le indagini prendono spunto dalla testimonianza di un cittadino egiziano. È arrivato a Porto Empedocle il 13 settembre.
Durante la traversata ha conosciuto Shadi, siriano, e Mohamed, palestinese: descrive i due ragazzi alla stregua di integralisti pronti a combattere sul suolo italiano.
Sostiene di aver saputo che sono giunti in Italia, per congiungersi a un gruppo già presente a Roma. Il loro obiettivo — si legge nella nota del Viminale — è Il Vaticano.
Per i funzionari della Digos è una corsa contro il tempo. Perchè Shadi e Mohamed sono stati schedati e fotografati allo sbarco.
Poi sono stati inviati in una struttura di prima accoglienza. Ma quando gli agenti tentano di raggiungerli, dei due non c’è più traccia.
Che le rotte della migrazione abbiano punti di contatto con il mondo dell’eversione lo indicano altri tre cablo del Viminale.
Il primo, il più delicato, è del 16 luglio di quest’anno e porta la firma dei servizi segreti militari. L’allarme è relativo a una cellula di cinque combattenti dell’Isis, europei di origine tunisina e canadese, che dopo aver abbandonato la trincea siriana, avrebbero intenzione di fare rotta verso l’Italia.
Dei cinque miliziani, l’Aise riesce a fornire quattro identità . Per l’intelligence è una minaccia seria: la cellula sarebbe stata formata e addestrata nei campi siriani di Saluq e Arkashi.
I servizi seguono le tracce sino allo scorso 15 luglio, quando i terroristi avrebbero deciso di imbarcarsi su una motonave con a bordo 400 clandestini, diretta verso le coste laziali.
Una volta giunti in Italia — racconta la nota dell’intelligence — i cinque avrebbero potuto muoversi liberamente grazie a passaporti norvegesi.
Anche in questo caso, il target operativo dei combattenti è individuato nella Santa Sede.
Secondo le analisi del Viminale, pure la formazione radicale somala Al Shabaab avrebbe messo nel mirino obiettivi statunitensi in Italia, per vendicare i raid dei droni contro i loro capi.
Così, grazie «ai dati raccolti in ambito internazionale» dalla scorsa estate è partita la caccia a un cittadino etiope già entrato in Europa e in contatto con una rete di connazionali che si estende in tutto il nord del Continente.
Nel profilo del candidato kamikaze si legge che è «esperto di biochimica ed avrebbe nozioni sull’assemblaggio di ordigni esplosivi».
Secondo l’intelligence Usa anche Samantha Louise Lewthwaite avrebbe scelto la Penisola – e in particolare Firenze – come nascondiglio temporaneo.
È una delle most wanted del terrorismo internazionale, ribattezzata la “vedova bianca” per essere stata la sposa di Germaine Lindsay (uno dei kamikaze dell’attacco del 7 luglio 2005 alla metro di Londra) e ricercata per attentati in Kenya e Nigeria.
Piero Messina
(da “L’Espresso”)
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