Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile
SIAMO TUTTI FIGLI DEL LOGOS: LA CULTURA GRECA FA PARTE DEL MITO FONDATIVO DEL VECCHIO CONTINENTE
Può l’Europa fare a meno della Grecia? 
Se la domanda fosse stata rivolta a uno qualsiasi dei protagonisti della cultura europea almeno dal Petrarca in poi, questi neppure ne avrebbe compreso il significato.
La patria di Europa è l’Ellade, la “migliore patria”, avrebbe risposto, come verrà chiamata da Wilhelm von Humboldt, fondatore dell’Università di Berlino.
Filologia e filosofia si accompagnano, magari confliggendo tra loro, nel dar ragione di questa spirituale figliolanza.
Non si tratta affatto di vaghe nostalgie per perdute bellezze, nè di sedentaria erudizione per un presunto glorioso passato, coltivate da letterati in vacua polemica con il primato di Scienza e Tecnica.
Oltre le differenze di tradizione, costumi, lingue e confessioni religiose che costituiscono l’arcipelago d’Europa, oltre l’appartenenza di ciascuno a una o all’altra delle sue “isole”, si comprende che il logos greco ne è portante radice, che non si intende il proprio parlare, che si sarà parlati soltanto, se non restiamo in colloquio con esso.
Quel logos ci raccoglie insieme e ha informato di sè la storia, il destino di Europa.
Ciò vale per pensatori e movimenti culturali opposti, per Hegel come per Nietzsche.Vale per scienziati come Schroedinger, Heisenberg, Pauli.
Vale anche per coloro che si sforzano di pensare ciò che nella civiltà europea resterebbe non-pensato o in-audito: anche costoro non possono costruire la propria visione che nel confronto con quella greca classica.
Per la cultura europea, dall’Umanesimo alle catastrofi del Novecento, la memoria della “migliore patria” è tutta attiva e immaginativa: non si dà formazione, non può essere pensata costruzione-educazione della persona umana nella integrità e complessità delle sue dimensioni senza l’interiorizzazione dei valori che in essa avrebbero trovato la più perfetta espressione.
Un grande filosofo, Edmund Husserl, li ha riassunti in una potente prospettiva: nulla accogliere come quieto presupposto, tutto interrogare, procedere per pure evidenze razionali, regolare la propria stessa vita secondo norme razionali, volere che il mondo si trasfiguri teleologicamente in un prodotto della vita di questo stesso sapere.
Una follia? Forse – ma una follia che ha veramente finito col dominare il mondo. Eurocentrismo? Certamente – ma autore dell’occidentalizzazione dell’intero pianeta.
La Grecia non assume più per noi alcun rilievo culturale e simbolico?
Possiamo ormai contemplarla come l’Iperione di Hà¶lderlin dalle cime dell’istmo di Coritno: «lontani e morti sono coloro che ho amato, nessuna voce mi porta più notizie di loro»?
Come è spiegabile un simile sradicamento?
L’anima bella “progressista” risponde con estrema facilità : quell’idea di formazione che aveva la Grecia al suo centro era manifestamente elitaria, anti-democratica; la sua fine coincide con l’affermazione dei movimenti di massa sulla scena politica europea. Io credo che la risposta sia ancora più semplice, ma estremamente più dolorosa.
Tra l’ora attuale ( noi, i “moderni”!) e la “patria migliore” c’è il suicidio d’Europa attraverso due guerre mondiali.
L’oblio dell’Ellade è il segno evidente della fine d’Europa come grande potenza.
Si badi: grande potenza è anche lo Stato o la confederazione di Stati che intendano diventarlo.
Essi dovranno, infatti, dotarsi tanto di armi politiche ed economiche quanto di una strategia volta alla formazione di classe dirigente e di una cultura egemonica.
Sempre così è stato e sempre così avverrà .
Quando vent’anni fa scrivevo Geofilosofia dell’Europa e L’Arcipelago ancora speravo che questo arduo cammino si potesse intraprendere.
E ci si risparmi la fatica di ripetere che non è affatto necessario che ciò si realizzi nel senso di una volontà di potenza sopraffattrice.
L’Europa può ora pensare di dimenticare la Grecia, perchè rinuncia a svolgere una grande politica, la quale può fondarsi soltanto sulla coscienza di costituire un’unità di distinti, aventi comune provenienza e comune destino.
Se questa coscienza vi fosse stata, avremmo avuto una politica mediterranea, piani strategici di sostegno economico per i Paesi dell’altra sponda, un ruolo attivo in tutte le crisi mediorientali.
E avremmo avuto grandi interventi comunitari per la formazione, gli investimenti in ricerca, l’occupazione giovanile. Tutto si tiene.
Una comunità di popoli capace di svolgere un ruolo politico globale non può non avere memoria viva di sè, memoria di ciò che essa è nella sua storia, e non di un morto passato.
Tutti miti – diranno gli incantati disincantati dell’economicismo imperante.
So bene – l’Europa attuale è quella costruita sulla base delle necessità economico- finanziarie.
Gli staterelli europei usciti dalla seconda Guerra non avrebbero potuto sopravvivere senza l’unità del denaro.
Oggi la Grecia grida al mondo che una tale unità non produce di per sè alcuna comunità politica.
Se pensiamo all’Europa come a un colossale Gruppo finanziario, allora è “giusto” che una delle sue società di minore peso( magari mal gestita, da un management inadeguato) possa tranquillamente essere lasciata fallire.
L’importante è solo che non contagi le altre.
Ma se l’Europa vuole ancora esistere in quanto tale,e non disfarsi in egoismi, nazionalismi e populismi, deve sapere che la Grecia appartiene al suo mito fondativo, e che nessuna credenza è più superstiziosa di quella, apparentemente così ragionevole e “laica”, che ritiene il puro calcolemus senso,valore e fine di una comunità .
Massimo Cacciari
(da “La Repubblica”)
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Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile
GIORNATA DI LUTTO PER I RAZZISTI NOSTRANI: NON POSSONO SPECULARE SUL “PROFUGO VIOLENTATORE”
E’ stato fermato il presunto stupratore che la notte tra il 29 e il 30 giugno ha violentato un ragazzina di 15 anni a Roma.
Si tratta di un militare 31enne, G.F., queste le sue iniziali, è in forza presso l’Arsenale della Marina del ministero della Difesa.
Secondo alcune fonti l’uomo era di passaggio nella capitale: si sarebbe dovuto imbarcare oggi per una missione.
La svolta alle indagini è arrivata nella notte quando alcune persone sono state portate a San Vitale per essere ascoltate. Tra queste l’uomo fortemente sospettato dell’abuso, poi trattenuto dagli agenti.
Ad inchiodarlo una bicicletta con cui si era avvicinato alle ragazze. Legata ad un palo è rimasta lì per ore, piantonata a distanza dagli agenti che speravano in un passo falso. E così è stato: il fratello dello stupratore è andato a recuperarla ed è stato bloccato. Interrogato per ore, e poi denunciato in stato di libertà per favoreggiamento personale, ha permesso agli agenti di rintracciare il 31enne riconosciuto dalla vittima come l’autore della violenza.
Nel corso della perquisizione nell’abitazione del fermato sono stati trovati e sequestrati un paio di pantaloncini, appena lavati, che l’uomo, come ha raccontato la 15enne, indossava la sera dello stupro.
Ora toccherà all’autorità giudiziaria convalidare l’arresto.
“Siamo dispiaciuti per quello che è successo, ma siamo soddisfatti perchè i nostri investigatori hanno individuato subito l’autore del fatto. Hanno lavorato bene e velocemente. Gli elementi a carico dell’indagato sono pregnanti” ha commentato il questore di Roma, Nicolò D’Angelo.
La caccia al finto poliziotto, che con una scusa, e forse esibendo i suoi documenti di militare, aveva adescato e trascinato in un prato abbandonato accanto a piazzale Clodio la 15enne, era scattata immediatamente in tutta la città dopo la denuncia della giovanissima.
Ieri era stato fornito un identikit dello stupratore: un uomo alto, snello, capelli corti e chiari, tra i 30 e i 40 anni.
Gli investigatori della squadra mobile si erano messi al lavoro sui filmati delle telecamere del quartiere che lo avevano ripreso in fuga dopo la violenza. Incrociati anche i tabulati telefonici, precedenti denunce nella zona e le tracce biologiche lasciate sul corpo della ragazzina.
Lei, barese, è sotto shock, come la sua famiglia arrivata dalla Puglia appena saputo, le amiche che hanno capito troppo tardi cosa stesse accadendo, la madre della ragazza che la ospitava e che le aveva permesso di scendere in strada a vedere i fuochi d’artificio di Castel sant’Angelo sparati nel giorno dei santi Pietro e Paolo.
“Dopo la violenza – ha raccontato la giovane – quell’uomo mi ha minacciato: o taci o ti uccido”, prima di scappare nel buio.
Oggi la svolta delle indagini.
(da “la Repubblica“)
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Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile
“NON PREPARAVANO ATTENTATI IN ITALIA”
E’ scattata alle prime ore di stamattina un’operazione della polizia contro il terrorismo internazionale.
L’operazione, denominata “Martese”, ha portato a 10 arresti e perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo, Grosseto e in una città dell’Albania. Come anticipato dall’Espresso, tra gli arrestati ci sono i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio, la jihadista italiana partita per la Siria nel 2014.
Il blitz di stamattina è stato condotto dalla Digos e coordinato dal procuratore aggiunto di Milano, Maurizio Romanelli, e dal pm Paola Pirotta.
La famiglia della ragazza vive ad Inzago, nel Milanese. Lei è partita a settembre, per arruolarsi con l’Is, insieme al marito albanese ed alla suocera.
Nel complesso sono coinvolte dieci persone appartenenti a due gruppi familiari e ritenute pronte a partire per combattere in Siria: quattro gli italiani, 5 di nazionalità albanese e uno di nazionalità canadese.
A tutti e 10 sono contestate a vario titolo le accuse di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo.
Le indagini condotte dalla Sezione Antiterrorismo della Digos di Milano riguardano dunque in sostanza due nuclei familiari, quello formato dalla famiglia Sergio, cittadini italiani convertiti da qualche anno all’Islam e l’altro composto da cittadini di nazionalità albanese residenti in provincia di Grosseto.
Il collante tra le due famiglie è rappresentato dalla giovane coppia che si è unita in matrimonio nel settembre scorso ed è poi partita alla volta della Siria.
Quella sfociata oggi con 10 arresti ordinati dai magistrati milanesi e’ la “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”, ha detto il pm Maurizio Romanelli.
Secondo quanto emerso dalle indagini sulla cellula terroristica italiana legata all’Is, gli arrestati “non progettavano attentati in Italia” ma erano pronti a trasferirsi in Siria, ha detto ancora Romanelli.
Le unità speciali della polizia albanese hanno arrestato a Lushnje, a circa 70 chilometri a sud di Tirana, Baki Coku, 40 anni, zio di Aldo Kobuzi, giovane marito di Maria Giulia Sergio, partito con lei per combattere in Siria. Coku, residente ad Arcille di Campagnatico (Grosseto), si trovava nella sua città natale per trovare la propria famiglia d’origine.
Dopo le necessarie procedure giudiziarie, l’albanese dovrebbe essere estradato in Italia. Gli altri ordini di arresto per cittadini albanesi riguardano una zia di Aldo Kobuzi, Arta Kacabuni, 41 anni, arrestata nella sua abitazione di Scansano, è la madre del giovane, la suocera della Sergio, che si troverebbe in Siria con il figlio e la nuora.
L’attività investigativa è iniziata a ottobre – si legge in una nota di polizia e Ucigos – ed ha riguardato in particolare le attività della Sergio, “cittadina italiana, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l’ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare alla jihad”.
Il percorso dei due sposi verso la Siria è stato ricostruito “attraverso l’intercettazione dell’utenza in uso a un coordinatore dell’organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico”; intercettazione che ha reso “possibile ricostruire l’attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere” i miliziani del Califfato.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile
EMILIANO E LA COMPAGNA: NON SEMPRE QUELLO CHE E’ LEGITTIMO E’ OPPORTUNO
Sei il sindaco di Bari e assumi un’addetta stampa.
La stimi, ti piace, vi mettete insieme.
Poi diventi presidente della Puglia e te la porti al seguito, senza concorso e con uno stipendio annuo di circa centomila euro pagato dai contribuenti.
Non hai violato alcuna legge e ti senti a posto con la coscienza.
Pensi che chi ti accusa di familismo sia un moralista e un ipocrita.
Provi a ribaltare il ragionamento: essere la fidanzata o il figlio di un uomo di potere non può trasformarsi in un handicap.
Lo scrivi pure sul web: «Non cambio il miglior addetto stampa che abbia mai avuto solo perchè ci siamo innamorati. Non sarebbe giusto».
Come darti torto, governatore (ed ex giudice) Emiliano?
Proviamoci.
Nelle nazioni dove lo Stato non è ancora un participio passato, comanda una parola qui ignota: opportunità .
Esistono molte cose legittime che però non sono opportune.
Non è opportuno che il parente di un rappresentante delle istituzioni ottenga un incarico pubblico, e proprio da lui.
E non è opportuno, anzi comincia a diventare fastidioso, che per i politici del Pd, specie se provenienti dal mondo della magistratura, valga il principio della diversità morale, per cui se Berlusconi piazza un’amica in Regione è un puttaniere, mentre se Emiliano sistema a spese del Pubblico la pur bravissima compagna Elena Laterza è un sincero democratico.
L’opportunità è una forma di sensibilità civile che tiene conto degli umori dei cittadini.
Oggi quegli umori sono esasperati dalla crisi e dal pensiero fisso che il mondo si divida in privilegiati ed esclusi.
Il guaio è che i privilegiati non se ne rendono più neanche conto.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile
“LA TERAPIA DEL RIGORE HA SOLO PEGGIORATO LA SITUAZIONE E PORTATO ALLA VITTORIA I MOVIMENTI ANTI-EURO”
«Io mi chiedo come sia stato possibile che dei governi moderni, responsabili, pieni di ottimi cervelli,
non siano riusciti ad evitare che si andasse a finire in una situazione così drammatica». Jean-Paul Fitoussi, decano degli economisti, non riesce a darsi pace. «L’Europa ha accettato, pur di non ricorrere a un supplemento di solidarietà , di prendere un rischio gigantesco, quello di una deflagrazione finanziaria mondiale di portata inimmaginabile. Ma ha anche accettato qualcosa di ancora più orribile», dice il guru di quel crogiuolo di pensiero che è l’università parigina SciencesPo.
A cosa si riferisce, professore?
«Ha ragione per una volta la Merkel. Se salta la Grecia, e con essa sicuramente verrebbe giù l’intera architettura dell’euro, se finisce insomma l’idea di una moneta comune che avrebbe dovuto unirci anzichè dividerci, salta l’intera idea dell’Europa. Solo che la cancelliera aveva in mano la possibilità di evitare tutto questo. Non lo ha fatto. Mi dannerò l’anima cercando di capire perchè».
Forse perchè non è facile negoziare con Tsipras e Varoufakis. Si raccontano aneddoti imbarazzanti sull’atteggiamento al tavolo negoziale.
«Macchè. Se avesse voluto il governo tedesco avrebbe chiuso l’accordo. Certo, si trattava di fare ulteriori concessioni alla Grecia, che non ha fatto molto per meritarle. Ma bisognava avere l’intelligenza di astrarsi dal mero contenuto finanziario: bisognava salvaguardare l’integrità dell’Europa, visto che in un’Europa così fatta, ci piaccia o no, ci troviamo a vivere. Bisognava salvare l’idea di un continente che fino a pochi decenni fa era sconvolto da guerre vere, con milioni di morti, e oggi si trova a vivere in pace con una comune ambizione al progresso. Poi, la Merkel poteva, se non altro per riguardo agli altri, pensare: le vicende della storia portano la Germania ad essere la potenza dominante, però la memoria non inganna. Dopo la seconda guerra mondiale a Berlino fu condonato quasi per intero un immane indebitamento, perchè non si ripetesse quello che era successo dopo la fine della prima, di guerra, quando invece i debiti non erano stati perdonati e si è dato il via a Weimar e tutto quello che è seguito. Ma dobbiamo proprio ricorrere a questi ricordi odiosi per spingere la Germania ad essere realista, flessibile, magnanima?»
Non c’era solo la Merkel a quel tavolo. Dagli altri governi europei perchè non è venuta una parola in favore del buon senso?
«Semplicemente perchè Hollande e Renzi si sono dimostrati non voglio dire delle mezze figure, ma solo dei generici dispensatori di buoni sentimenti. L’iniziativa politica è rimasta ai tedeschi, che sono di natura rigidi e inflessibili. Però in questo caso è inutile scomodare le categorie della differenza antropologica fra un berlinese e un ateniese: serviva uno sforzo di realpolitik. Anche perchè c’è una teoria economica di base, che viene insegnata alle scuole medie, che dice che quando hai un forte credito non ha senso accanirsi sul debitore per spillargli per intero quanto dovuto, perchè così si finisce con l’ottenere niente. Bisogna per forza negoziare per recuperare almeno metà , o due terzi o un terzo che sia».
Il problema è nelle cifre in gioco, che sono enormi: il salvataggio dell’Argentina costò 100 miliardi, qui ne sono già stati dispensati 350 e non bastano, fin dove si vuole arrivare?
«Guardi, innanzitutto la Germania e gli altri membri della troika, Bce e Fmi, devono mettersi la mano sulla coscienza. Hanno fin dall’inizio imposto una ricetta, quella dell’austerity, che non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Avete corso lo stesso pericolo in Italia, vi siete salvati perchè avete una struttura industriale di prim’ordine a differenza della Grecia. Io ho scritto l’anno scorso un libro, “La teoria del lampione”, per dimostrare che non bisogna guardare solo al cono di luce del lampione, dove evidentemente si vede solo che bisogna risparmiare, ma ampliare la visione al contesto. E si sarebbe visto che nella condizione attuale imporre alla Grecia una terapia lacrime e sangue avrebbe portato al punto in cui siamo ora. E alla vittoria dei movimenti antieuropei alle elezioni. Bel risultato».
Eugenio Occorsio
(da “La Repubblica“)
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Luglio 1st, 2015 Riccardo Fucile
LE RILEVAZIONI DEL QUOTIDIANO “EFIMERIDA TON SYNATKON”
Il fronte del “no” al referendum greco sull’accettazione del piano di salvataggio proposto dai creditori continua a essere in vantaggio, ma il divario si riduce parallelamente all’aumentare delle preoccupazioni del popolo greco.
È il quadro che emerge da uno dei primi sondaggi condotti dopo la chiusura delle banche, pubblicato stamattina dal quotidiano Efimerida ton synatkton e realizzato dall’istituto di rilevazione Prorata.
Prima dell’annuncio della chiusura delle banche, da lunedì, i sì erano al 30% e i no al 57%, secondo l’istituto Prorata, ma dopo i sì sono saliti al 37% e i no sono scesi al 46%, riducendo il divario dal 27% al 9%.
Allo stesso tempo aumenta la schiera degli indecisi, la cui percentuale è salita dal 13% al 17%. Stando a queste percentuali, saranno proprio loro — gli indecisi — a determinare da che parte penderà l’ago della bilancia tra “oxi” (no) e “nai” (sì).
Queste rilevazioni — precisa il quotidiano – sono precedenti però agli ultimi sviluppi registrati lunedì, con la richiesta in extremis di aiuto di Atene all’Ue e la riunione dell’Eurogruppo.
(da “Huffingtonpost”)
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