Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
CIVATI LANCIA LA COSA ROSSA, ROTONDI LA RIVOLUZIONE CRISTIANA, VERDINI L’AZIONE LIBERALE…E A DESTRA 24 SIGLE VOGLIONO RIESUMARE AN
Quando a fine mese verrà fondato, Azione liberale o Azione liberale per le autonomie, comunque si chiamerà , sarà più o meno (una contabilità precisa è impossibile) il trentesimo partito nato nella XVII legislatura.
Azione liberale o Azione liberale per le autonomie, comunque si chiamerà , sarà il partito dei verdiniani – da Denis Verdini – scisso dalla nuova Forza Italia, già Popolo della libertà , a sua volta scaturito dalla fusione fra la vecchia Forza Italia e Alleanza nazionale (a proposito: ex di An assieme a dirigenti di altre ventiquattro sigle di destra che ci rifiutiamo di elencare si sono appena riuniti per rifondare la vecchia An, purchè sia una nuova An).
Lo ha annunciato, si intende la nascita di Azione liberale o Azione liberale per le autonomie, il senatore Vincenzo D’Anna che però, a differenza di Verdini, non viene da Forza Italia ma da Grandi autonomie e libertà , gruppo parlamentare che raccoglie ex dipietristi, ex socialisti, ex verdi, ma anche rimarchevoli leader di movimenti come Grande Sud e Vittime della giustizia e del fisco.
Già che siamo nella feconda area di centrodestra, segnaliamo volentieri la recentissima inaugurazione di Movimento Rivoluzione Cristiana, il nuovo partito dell’ex democristiano (ma anche ex Ppi, ex Cdu, ex Udc, ex Dc per le Autonomie, ex FI, ex Pdl) Gianfranco Rotondi, che intende dare domicilio ai cattolici della Terza repubblica.
Se questo vorticare di sigle vi ha dato alla testa, fermatevi perchè non siamo nemmeno all’inizio: il centrodestra ha appena festeggiato la venuta alla luce di Conservatori e Riformisti, in ispirazione ai Tory inglesi, fin qui noti come i fittiani (cioè i seguaci di Raffaele Fitto), intanto che Flavio Tosi, sindaco di Verona ed ex leghista, cerca il nome del suo partito sottoponendo la scelta a una consultazione on line: si è votato fra Italia del fare, Popolo del fare, Movimento del fare, Faro per l’Italia, Faro per il Paese, Libertà del Fare, Fari del popolo e tanti altri ancora che non possiamo riportare per assoluta mancanza di spazio: ci si accontenterà di conoscere i tre finalisti: Italia del fare, Popolo e del fare e Fare!
In realtà c’è fermento anche in Scelta civica, dove il segretario Enrico Zanetti è stato incaricato di trovare un nuovo simbolo e un nuovo nome al movimento che fu di Mario Monti e che ha avuto una vita tribolatissima: si cominciò con la fuoriuscita della componente popolare che faceva capo a Mario Mauro e che si unì con l’Udc a formare Per l’Italia; da lì in poi la trama è un garbuglio, Lorenzo Dellai ha fondato Democrazia solidale, altri si sono uniti al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano in Area popolare, un senatore ligure è promotore di Liguria civica, il resto è andato un po’ qui e un po’ là .
A questo punto non si deve pensare che a sinistra stiano con le mani in mano.
Già tutti sanno di Possibile, la formazione di Pippo Civati esule del Pd, e di Coalizione sociale, che secondo i propositi del padre, il sindacalista Maurizio Landini, non è un partito nè un movimento ma una specie di mobilitazione permanente (sempre che abbiamo ben compreso).
Possibile e Coalizione sociale a ottobre confluiranno, ma non è detto, in una Cosa Rossa, una specie di federazione di partiti alla sinistra del Pd di Matteo Renzi, promossa da Sinistra e libertà di Nichi Vendola e a cui guarda con interesse Stefano Fassina, che dal Pd se ne è andato ma ancora non ha messo in piedi il suo partito.
E così, per tornare all’inizio, perchè pare una gran confusione ma alla fine tutto torna in un cerchio perfetto, Azione liberale o Azione liberale per le autonomia, comunque si chiamerà , viene messa in piedi proprio per dare una mano al premier ora che perde uomini a sinistra.
Rimangono però dei drammatici interrogativi: che cosa faranno quelli di Alternativa libera, il gruppo dei secessionisti del Movimento cinque stelle?
E quelli di Gap, gruppo azione partecipazione popolare, altri e minoritari secessionisti ex grillini?
E quelli di Italia lavori in corso, ulteriormente minoritari secessionisti…
Mattia Feltri
(da “La Stampa”)
argomento: Costume | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
L’ECONOMISTA DI PRINCETON: “CHI MAI SI FIDERA’ PIU’ DELLA GERMANIA?”
Supponiamo che consideriate Tsipras uno stupido incompetente. 
Supponiamo che vi piaccia con tutto il cuore vedere Syriza lasciare il governo. Supponiamo che accogliate la prospettiva di cacciare questi indisponenti greci fuori dall’euro.
Anche se tutto ciò fosse vero, l’elenco di richieste dell’Eurogruppo resterebbe una follia. L’hashtag di tendenza #ThisIsACoup ha assolutamente ragione. Qui si va oltre l’inflessibilità , si va nella pura ripicca, nell’annientamento assoluto della sovranità nazionale, senza nessuna speranza di sollievo.
Plausibilmente, si tratta di un’offerta formulata in modo tale che la Grecia non possa accettarla; ma, anche così, si tratta di un grottesco tradimento di tutto ciò che si supponeva dovesse affermare e sostenere il progetto europeo.
C’è nulla che possa far arretrare l’Europa rispetto all’orlo del baratro?
Si dice che Mario Draghi stia cercando di ricondurre un po’ alla ragione, che Hollande stia finalmente dando prova di un po’ di quell’opposizione al gioco delle Moralità che l’economia tedesca ama fare e che in passato egli ha vistosamente mancato di impedire. Ma molto danno è già stato arrecato.
Dopo tutto ciò, chi mai si fiderà più delle buone intenzioni della Germania?
Da un certo punto di vista, l’economia è diventata qualcosa di secondario.
Cerchiamo di essere chiari una volta per tutte, però: nelle ultime due settimane abbiamo imparato che far parte della zona euro significa che se sgarri i creditori possono annientare la tua economia.
Tutto ciò non ha attinenza alcuna con l’implicita economia dell’austerità .
Più che mai adesso è vero che imporre una rigida austerità senza un alleggerimento del debito significa scegliere una politica predestinata al peggio, a prescindere da quanto il paese sia disposto ad accettare tormenti.
E ciò, a sua volta, significa che perfino una capitolazione assoluta della Grecia sarebbe un punto morto.
La Grecia riuscirà a organizzare con successo un’uscita dall’euro?
La Germania cercherà di ostacolare una ripresa? (Mi dispiace, ma questo è il tenore delle domande che dobbiamo porci adesso).
Al progetto europeo – un progetto che ho sempre esaltato e sostenuto – è stato appena inferto un colpo terribile, forse mortale. E, a prescindere da quello che pensate di Syriza o della Grecia, a infliggerlo non sono stati i greci.
Paul Krugmaan
(da “The New York Times”)
argomento: Europa | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
“E’ STATO BELLO CREDERCI, ORA INIZIA L’INVERNO NUCLEARE”
Al primo piano si è anche rotta l’aria condizionata. I giovani militanti spalancano inutilmente finestre dalle quali entra solo aria calda. Alcuni di loro si sporgono addentando panini fatti arrivare dal bar di piazza Koumoundourou.
Una ragazza mora con canottiera bianca e piercing al naso piange e viene abbracciata da un signore dall’aria austera, che poi si rivela essere Panos Skourletis, attuale ministro del Lavoro ed ex portavoce di Alexis Tsipras.
«Not a good time», non è buon momento.
Il professore universitario e deputato Costas Lapavitsas e il ministro dell’Energia Panagiotis Lafà zanis sfrecciano nel corridoio rovente ripetendo la stessa cosa agli interlocutori che li incrociano.
Si rifugiano in un gabbiotto, accanto alla portineria al pianterreno, si suppone areato. Da Bruxelles è appena arrivato il testo dell’accordo.
Devono leggere e valutare quel che appare già chiaro a tutte le persone presenti nella sede di Syriza. Entrambi sono due importanti esponenti della nutrita schiera di bastian contrari presenti all’interno del principale partito di governo.
«E’ stato bello crederci, ma adesso comincia il nostro inverno nucleare».
Lafà zanis accartoccia i fogli e sembra che anche la sua faccia abbia subito lo stesso trattamento.
E’ un comunista vecchia maniera, al quale fa capo Piattaforma di sinistra, il pezzo di partito alleato esterno e oppositore interno del più moderato Tsipras, che in Parlamento può contare su una ventina di rappresentanti.
Al voto della scorsa settimana si è astenuto, chiedergli cosa farà nei prossimi giorni appare quasi superfluo.
«Questo accordo» dice in un sospiro «è quasi peggio di un nuovo memorandum, perchè contiene anche l’umiliazione del nostro popolo. Sono sei mesi che siamo costretti a ingoiare forme di liberismo mascherato e compromessi al ribasso, ma questa è una indigestione mortale. Lotteremo in ogni modo per farlo bocciare».
Davanti a un’ira piuttosto evidente, pare quasi maleducato fargli notare il dettaglio della sua permanenza al governo.
«Non so cosa farò a livello personale. Ma credo non ci sia una sola buona ragione al mondo per dare l’assenso a un accordo che distrugge la Grecia. Se passa, questo governo non ha più ragione di esistere, è prima di tutto un problema di coerenza».
Intorno a lui annuiscono molti dei dipendenti che lavorano in questa palazzina a due piani diventata crocevia della politica greca dove oggi sembra finire qualcosa.
«Abbiamo perso la nostra innocenza» dice la ragazza che poco prima stava piangendo.
Il professor Lapavitsas ha costruito la sua identità accademica sulla critica feroce all’euro. E’ stato eletto per Syriza ma si ritiene un indipendente, e lo ha sempre dimostrato al momento del voto. «Lo avevo detto ad Alexis che era una trappola. Dovevamo andarcene molto tempo fa. Adesso lo hanno messo in un vicolo cieco, e con lui tutto il Paese. Votare o non votare, ci hanno comunque uccisi». Magari domani andrà meglio.
La convocazione del comitato centrale servirà a trovare una quadra che al momento risulta un miraggio.
Oggi però è il giorno dello spaesamento, testimoniato anche dalla homepage di Avgi, il quotidiano del partito, che parla di accordo disastroso frutto di una cospirazione ordita dalla Merkel in combutta con gli odiati armatori.
Syriza può apparire come un monoblocco dotato di una struttura interna chiaramente ispirata ai partiti comunisti di una volta, con tanto di epurazione prevista per chi vota contro le indicazioni.
Ma è sempre stata una realtà mercuriale che con molta fatica cerca di tenere insieme vecchi idealismi, nuovi movimenti e consuete tutele delle molte rendite di posizione presenti nella società greca.
«E’ la più brutta giornata della mia vita da quando i colonnelli cacciarono la mia famiglia e ci dovemmo rifugiare in Italia».
Vassili Primirikis è uno dei fondatori di Syriza, fa parte della direzione nazionale e del Comitato centrale, dove è considerato un non allineato comunque fedele alla disciplina di partito.
«Nulla sarà più come prima. Mi sembra che stiamo tradendo le promesse che avevamo fatto al nostro popolo. Oggi mi sento un po’ sporco. E’ chiaro che cambia tutto, anche per me».
Sul marciapiede di fronte, sotto a un platano, la scena ispira tenerezza.
I ragazzi usciti dalla sede di Syriza si abbracciano tra loro, si scambiano carezze, coraggio, vedrai che andrà meglio.
All’improvviso passa il ministro Skourletis, fedelissimo e amico di Tsipras se mai ce n’è stato uno, impegnato in una agitata conversazione al telefonino. «Mi dici come c… possiamo farla mandare giù alla nostra gente?», chiede urlando all’anonimo interlocutore. L’inverno nucleare di Syriza è cominciato.
Ma ci sono quaranta gradi all’ombra, e l’aria condizionata non funziona.
Marco Imarisio
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Europa | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
LA PROVOCAZIONE DEL SINDACO DI FRANCAVILLA AL MARE, IN ABRUZZO
Il sindaco di Francavilla al Mare Antonio Luciani, la cittadina abruzzese del “cenacolo
dannunziano”, pubblica sulla sua pagina facebook questo post: “Concorso: fotografa il cliente e noi stampiamo il 6à—3. Siamo quotidianamente impegnati nella lotta contro la prostituzione. Dobbiamo impedire che i clienti la facciano franca. Lancio una proposta ai cittadini. Fotografiamo le autovetture e le persone che si fermano e pubblichiamo in tutta la città dei manifesti 6à—3 con la scritta: Lui è venuto a Francavilla per andare con le prostitute. Vediamo se così capiscono”.
La proposta del primo cittadino fa inevitabilmente rumore e spacca in due i suoi cittadini che commentano sulla pagina facebook . “In arrivo i giustizieri della notte armati di smartphone?” scrive uno degli utenti.
“La mia Canon è pronta!” commenta un altro, decisamente più favorevole alla proposta diffusa sul social network.
Ma è forse una provocazione, una boutade estiva quella del sindaco?
Assolutamente no, e Luciani tiene a precisarlo a chiare lettere.
“Io tutta questa ipocrisia non la sopporto: se devo assumermi le mie responsabilità nel pubblicare la faccia di un cliente di prostitute su un cartellone 6à—3, lo faccio”, dice al fattoquotidiano.it.
“Stamperò al più presto il primo 6à—3, non appena ne avrò occasione — continua il sindaco — Su questo argomento o lo Stato interviene e regolarizza la prostituzione, oppure la vieta. Quello che non sopporto è che una bambina di 11, 12 anni, passando in macchina coi genitori, possa imbattersi in due che contrattano una prestazione sessuale in maniera spudorata, o vedere una coppia che si apparta a fare sesso a pagamento. Nei prossimi giorni strutturerò anche un’apposita ordinanza sul pericolo sanitario legato alla prostituzione”.
Ci sarebbe, però, un piccolo scoglio alla proposta del primo cittadino: la privacy. “Qualcuno cita addirittura le leggi sulle privacy- dice Luciani che è un avvocato — si afferma che è impossibile fotografare i clienti delle squillo. Teoria stravagante: sono o non sono, questi clienti, delle persone che vanno ad attingere consapevolmente a un mercato che non solo è illecito, ma va a foraggiare la criminalità organizzata?”.
Per Luciani siamo addirittura alla doppia morale all’italiana: “La prostituzione non è un reato, ma il suo sfruttamento sì. Sta di fatto che, nonostante i continui controlli, il mestiere più antico del mondo prospera ovunque. Tanto la legge ci lega le mani”.
La battaglia di Luciani ha già avuto un prequel: “Di recente ho emanato un’ordinanza che introduce multe salate per chi si ferma a contrattare con una prostituta: contravvenzioni da 500 euro. Le hanno pagate tutti immediatamente, per paura che arrivassero le notifiche a domicilio”.
Maurizio Di Fazio
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO IN COMMISSIONE GIUSTIZIA CHE HA RESO PIU’ DIFFICILE LA CUSTODIA CAUTELARE PER I COLLETTI BIANCHI
“Ci ho promesso i soldi, ci ho promesso questo… poi non me lo fa…”.
E’ il 12 luglio 2013. Una cimice del Ros è piazzata su un’Audi A4. L’auto è ferma in via dei Romani. Siamo a Santa Maria Capua Vetere, Caserta.
A bordo, Giuseppe Fontana e la moglie Alfonsina Garofalo. Fontana, detto Pinuccio, si lamenta di Carlo Sarro.
Lui è un imprenditore. Per l’antimafia è legato al clan di Michele Zagaria, ha rapporti di parentela con Francesco Zagaria, detto “Francuccio ‘a benzina”, cognato del boss. Pinuccio vuole ottenere l’appalto bandito dalla Gori spa, ente che gestisce la rete idrica.
Pretende che a garantirlo sia Sarro, parlamentare di Forza Italia, che in quei giorni siede già tra i banchi della commissione giustizia della Camera e a ottobre entrerà nella commissione di inchiesta sulle mafie.
Per lui la Direzione distrettuale antimafia ha chiesto alla Camera di concedere i domiciliari perchè coinvolto nell’operazione anticamorra che ha portato all’arresto di tredici presunti fiancheggiatori del clan Zagaria, tra cui lo stesso Fontana.
Le pressioni dell’imprenditore legato al clan su Sarro
In quei mesi del 2013, Sarro è soprattutto commissario straordinario dell’Ato 3 “Sarnese-Vesuviano”, ente pubblico che gestisce i servizi idrici nelle province di Napoli e Salerno, socio di maggioranza della Gori.
E’ questo il ruolo rivestito dal deputato che interessa veramente a Pinuccio.
In auto, l’imprenditore dei casalesi si sfoga con la moglie. E mette in piedi una strategia per fare pressioni su Sarro per garantirsi così la commessa.
Lo fa grazie anche all’intercessione del fratello di Nicola Cosentino, Giovanni, e la moglie di quest’ultimo, Maria Costanza Esposito, a cui era legato da una forte amicizia.
Pinuccio minaccia di andare a denunciare il parlamentare per una presunta tangente da due milioni e mezzo di euro. Lo dice alla consorte: “Carlo Sarro si è venduto tutte le gare no? Teneva quaranta milioni di gare… quaranta milioni di gare… agli altri a Salerno. Io dovevo andare dalla Finanza e dovevo dire: ‘Sentite volete controllare un po’ queste gare per favore?’”. Lei cerca di calmarlo: “Ma perchè non ci vai a parlare tu invece di andare per vie traverse. Vi presentate… vedi un poco… e provaci no! Sei troppo arrendevole… ti piace lamentarti dietro! Invece di andare avanti!”. E la gara alla fine arriva.
Il pentito: “Il clan si poteva fidare di lui”
Sono questi alcuni stralci di conversazioni raccolti nell’ordinanza di arresto emessa dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti degli arrestati: presunti fiancheggiatori ed esponenti del clan casalese degli Zagaria.
Tra questi c’è anche Carlo Sarro accusato di turbativa d’asta.
Descritto dall’antimafia come “persona legata politicamente a Nicola Cosentino” che “gode di un ottimo rapporto con Giovanni Cosentino, fratello dell’ex parlamentare, attualmente detenuto”.
Lo stesso Sarro che sarà relatore del testo di riforma della custodia cautelare, che — approvato nel maggio scorso — rende più difficile disporre il carcere per i colletti bianchi.
Per lui, i pm antimafia, hanno chiesto alla Camera di concedere gli arresti domiciliari. A pesare nei suoi confronti ci sono le parole di alcuni arrestati e le dichiarazioni di pentiti.
Come quelle messe a verbale da Massimiliano Caterino: “Si tratta di un uomo politico di cui mi parlava bene Franco Zagaria e Renato Caterino detto ‘niputeme o ciuccio’, cugino di Iovine Antonio. Quando dico di una persona si parlava bene intendo dire che era una persona di cui il clan si poteva fidare…”.
Pm: “Sarro sapeva che gli imprenditori sono espressione degli Zagaria”
Non solo. Scrivono gli inquirenti: “Carlo Sarro è consapevole del fatto che gli imprenditori con cui viene a patti illeciti (Piccolo Lorenzo, Fontana Antonio, Fontana Giuseppe, arrestati, ndr) sono la diretta espressione di Francuccio Zagaria: ciononostante egli ha pilotato delle gare di appalto nell’interesse di imprese riconducibili allo stesso cartello di Michele Zagaria, fra cui quella di Piccolo Lorenzo”.
Nelle 290 pagine dell’ordinanza firmata dal gip di Napoli Egle Pilla viene ricostruito l’episodio.
Sarro — si legge nelle carte — insieme agli imprenditori Lorenzo Piccolo e Antonio Fontana, “ha turbato il regolare svolgimento della gara d’appalto bandita dalla Gori” (per lavori di manutenzione, pronto intervento, rifunzionalizzazione, ricostruzione e riabilitazione delle reti idriche e fognarie) dal valore di 31,710 milioni di euro (iva esclusa).
Il parlamentare, secondo i magistrati, nella sua veste di commissario straordinario dell’Ato 3, ha garantito che tre lotti di quei lavori finissero alle ditte di Zagaria: all’impresa di Lorenzo Piccolo (Idroeco srl) a cui è andato il primo lotto, e il Consorzio Stabile Grandi Opere riconducibile ad Antonio Fontana.
“Da consigliere regionale, l’ex senatore Udeur Barbato ha fatto guadagnare milioni alle imprese dei boss”
Ma tra i politici su cui il clan può contare non c’è solo Sarro. I magistrati della Dda di Napoli indicano, infatti, anche Tommaso Barbato, l’ex senatore Udeur finito in manette questa mattina con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel 2008 divenne celebre per lo sputo rifilato al collega Nuccio Cusumano che in Senato votò la fiducia a Prodi infrangendo le indicazioni di Clemente Mastella.
E di recente era stato candidato (anche se non eletto) di Campania Libera, la lista civica che alle Regionali sosteneva la corsa a presidente di Vincenzo De Luca: era la lista che provocò la polemica sugli impresentabili.
Aveva sostenuto lo Sceriffo già alle primarie definendosi “del Pd già da tempo”. Mentre per il pentito Caterino, la sua fedeltà era tutta per Franco Zagaria “il quale di lui parlava molto bene”.
Perchè grazie al suo ingresso nell’Assemblea Regionale campana nel 2005 come consigliere “forniva appoggio al clan in questioni amministrative e politiche relative ai lavori — ricorda Caterino — che molti imprenditori di fiducia di Michele Zagaria ricevevano in Regione grazie” al suo interessamento.
Il collaboratore mette a verbale: “Franco Zagaria e Carmine Zagaria garantivano a questi imprenditori l’affidamento dei lavori tramite un non meglio identificato ingegnere in Regione ed all’onorevole Barbato”.
Per l’antimafia, “Franco (o Francuccio) Zagaria e Tommaso Barbato sono stati l’anello di congiunzione degli imprenditori collegati al clan di Michele Zagaria”.
“E per essi — si legge ancora nell’ordinanza — hanno fatto in modo da far veicolare decine di milioni di euro in lavori di somma urgenza nel settore del ciclo integrato delle acque sul territorio della Regione Campania, così alimentando le casse personali della famiglia Zagaria”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL PRIMO AVEVA PAGATO CON SOLDI DEL GRUPPO IL PROPRIO BANCHETTO NUZIALE, IL SECONDO AVEVA ACQUISTATO ARGENTERIA
Spese private con soldi pubblici. 
Matrimonio da mille e una notte e argenteria pagati con i soldi dei contribuenti. Tradotto nel codice penale: peculato.
Che a Carlo Sanjust e Onorio Petrini, due ex consiglieri regionali della Sardegna, costerà il carcere, rispettivamente tre anni e due anni e quattro mesi.
Queste le condanne pronunciate dal Gup del tribunale di Cagliari, Ornella Anedda, nell’ambito dello scandalo dei fondi ai gruppi consiliari.
Per Sanjust è scattata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre Petrini sarà inibito per gli stessi anni della condanna. Il pm Marco Cocco aveva chiesto 3 anni e 4 mesi per il primo, 2 anni e 4 mesi per il secondo.
Imputati con i due politici anche l’imprenditore cagliaritano Riccardo Cogoni, che ha patteggiato un anno e otto mesi per aver emesso fatture false a beneficio di Sanjust.
Il giudice ha disposto il rinvio degli atti in Procura per contestare a Sanjust una presunta truffa legata al pagamento di una fattura quando capogruppo del Pdl non era più Mario Diana — anche lui a processo per peculato — ma Pietro Pittalis, quest’ultimo all’oscuro di tutto e dunque vittima, secondo l’accusa, della truffa.
Difeso dagli avvocati Carlo Amat e Francesco Marongiu, Sanjust era presente in aula alla lettura della sentenza, così come Petrini — difeso da Giancarlo Mereu — e a Cogoni — assistito da Anna Maria Busia e Massimiliano Ravenna.
I tre erano finiti sotto inchiesta nell’ambito delle indagini sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna.
In particolare, i due esponenti del Pdl erano accusati il primo di essersi pagato il banchetto nuziale con i soldi del gruppo (23 mila euro), il secondo di aver comprato dell’argenteria.
Entrambi avevano poi restituito le somme contestate.
Sanjust e Cogoni, assieme a Mario Diana, erano stati anche arrestati su ordine di custodia cautelare del Gip il 6 novembre 2013.
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Giustizia | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
OVVIAMENTE LE ESTERNAZIONI A SIGNORINI SU “CHI”… SPERIAMO CI RISPARMI L’ESCLUSIVA DELLE FOTO DELLE NOZZE, CON SALVINI CHE L’ACCOMPAGNA ALL’ALTARE
«Non posso deludere mamma Anna. Oggi mi vede felice e innamorata accanto ad Andrea. E io le ho promesso che non farò sparire la felicità dalla mia vita. L’ho promesso a lei, a me stessa, al mio cuore», parola di Giorgia Meloni.
La leader di Fratelli d’Italia racconta per la prima volta in esclusiva al settimanale “Chi” in edicola mercoledì 15 luglio, della sua storia d’amore con Andrea Giambruno, autore Mediaset (”Mattino cinque” e “Quinta Colonna”).
Un amore nato proprio negli studi televisivi di Cologno Monzese lo scorso novembre. «Ci siamo visti – racconta – ci siamo piaciuti, non ci siamo più allontanati. Sono felice e innamorata. Non l’avrei mai detto eppure le cose belle succedono e basta. Senza un perchè. Io non credo a quelle storie con un sacco di premesse tipo
‘Ci dobbiamo frequentare, conoscere, esplorare’. Ma quando? Se uno ti piace lo senti di pancia, di stomaco, di tutto. Io sogno e vivo di emozioni».
L’ex ministro è felice e, a questo punto, non esclude nemmeno di metter su famiglia. «Ho un rapporto difficile con il senso di responsabilità . Ne ho troppa. Avere un figlio è per me sinonimo di paura, una paura che però prima o poi vorrei affrontare. Insomma me “devo da’ na mossa”. Idem per il matrimonio».
(da “il Secolo XIX”)
argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO KATHIMERINI PREVEDE UN BIG-BANG POLITICO CONTRO TSIPRAS
Una “resa della Grecia” che accetta di diventare “vassallo dell’Eurogruppo”. 
Una totale “umiliazione” del Paese e un “completo annullamento della sovranità nazionale”.
L’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, torna all’attacco con toni sempre più aspri, paragonando quanto imposto dall’Eurosummit ad Atene al “Golpe dei colonnelli” in Grecia del 1967.
Il vertice dei leader dell’area euro è stato “a dir poco il culmine di un colpo di stato. Probabilmente – scrive Varoufakis nel suo blog – la maggiore differenza economica è che mentre nel 1967 le proprietà pubbliche non vennero prese di mira, nel 2015 i poteri che si muovono dietro il golpe hanno chiesto la cessione di tutte le proprietà pubbliche rimanenti, in modo da metterle a disposizione del rimborso di un debito pubblico insostenibile e non pagabile”.
“Gli europei, anche quelli a cui della Grecia non importa un accidenti, faranno bene a stare attenti”.
Varoufakis non anticipa come voterà in Parlamento sui provvedimenti che verranno presentati dal governo. “Ascolterò i miei compagni, Alexis Tsipras e EuclidTsakalotos, che sono stati impegnati in tutto questo negli ultimi giorni. Fino ad allora, mi riservo il giudizio sulla proposta che ci viene messa di fronte”.
Ma poi spara alzo zero.
“Il comunicato dell’Eurosummit di ieri assomiglia ad un documento che prepara i termini della resa della Grecia. E’ stato concepito come una conferma che la Grecia accetta di diventare un vassallo dell’eurogruppo – prosegue Varoufakis nel suo blog -. Il comunicato di ieri non ha nulla a che fare con l’economia, nè con qualsivoglia preoccupazione per il tipo di agenda di riforme che sarebbe in grado di portare la Grecia fuori dal pantano”.
“E’ una manifestazione pura e semplice volontà politica di umiliarci. Anche se uno odia il nostro governo, deve rendersi conto che la lista di richieste dell’Eurogruppo rappresenta un punto di rottura dalla decenza e dal buon senso”.
“Il comunicato di ieri – insiste l’ex ministro – ha indicato un totale annullamento della sovranità nazionale, senza mettere in piedi contestualmente alcuna autorità politica sovra nazionale o pan europea che sia. Anche gli europei che se ne infischiano della Grecia, farebbero bene a stare attenti”.
Secondo Varoufakis in questi giorni i media dedicano molta attenzione a discutere sul sè “i termini di questa resta” verranno approvati dal parlamento greco sul come voteranno parlamentari come lo steso ex ministro.
“Non penso che sia la questione più rilevante. La questione cruciale è: l’economia greca ha una qualsivoglia possibilità di riprendersi in base a questi termini? Questo è l’aspetto di cui mi preoccuperò durante il voto. La maggiore preoccupazione è che perfino una resa totale da parte nostra porterebbe ad un peggioramento di questa crisi senza fine”.
L’editoriale di Kathimerini. Ad Atene “è cominciato il big bang politico” perchè “è molto probabile che in questi mesi vedremo formarsi un forte blocco anti-europeo che sfiderà Alexis Tsipras”, il quale “se ha deciso di gettarsi alle spalle il suo passato e si vede come un riformista” avrà “una sbalorditiva opportunità ” per riformare la Grecia perchè “dopo tutto è l’unico leader politico che in questo momento in Grecia può convincere la gente che ha detto ‘no’ a sostenerlo nei suoi sforzi per tenere la Grecia nell’Eurozona”.
E’ la tesi espressa nell’editoriale di Alexis Papachelas, giornalista conosciutissimo in Grecia, direttore di Kathimerini, conduttore di una serie di programmi televisivi d’inchiesta ed autore tra l’altro del libro ‘Lo stupro della democrazia greca’ in cui documentò i legami tra la Cia e la giunta dei colonnelli.
Nella sua analisi, Papachelas parte sostenendo che ci sono “due pericoli” nel “mettere la Grecia nell’angolo” (la crescita dell’antieuropeismo nel paese e del sentimento antigreco nei “paesi potenti” dell’Eurozona).
Non cita mai Angela Merkel, ma scrive che “il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ed i suoi alleati vogliono dimostrare che la Grecia non può sopravvivere”.
Il direttore di Kathimerini infine sostiene che “lo scenario ideale sarebbe un governo ad interim con politici e tecnocrati in servizio per due anni per rimettere in ordine il paese”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Europa | Commenta »
Luglio 14th, 2015 Riccardo Fucile
NEL 2011 LA CONTINASSA, CON 80 FAMIGLIE, DATO ALLE FIAMME PER RITORSIONE A UNA VIOLENZA INESISTENTE… A DISTANZA DI ANNI LA GIUSTIZIA HA RISTABILITO LA VERITA’
Erano “bravi ragazzi” spinti dall’odio verso i rom gli uomini che la sera di sabato 10 dicembre 2011 hanno assalito e incendiato un campo rom alla Continassa, zona di Torino vicino allo Juventus Stadium.
Il giudice Paola Trovati stamattina ha condannato sei persone — alcuni di loro legati ai “Bravi ragazzi”, gruppo ultras juventino — a pene tra i tre anni e i sei anni e mezzo per incendio aggravato dal razzismo.
L’incendio era stato scatenato per “vendicare” lo stupro di una ragazzina da parte di alcuni nomadi, uno stupro che però era stato inventato dalla giovane e dal fratello per “giustificare” ai genitori un rapporto sessuale avuto dalla minorenne con un ragazzo. Un episodio che, per certi versi, ricorda l’assalto al campo rom di Ponticelli, a Napoli, avvenuto nel maggio 2008 dopo la denuncia calunniosa contro una giovane nomade accusata di aver rapito un neonato.
“Ripuliamo la Continassa”, questo era lo slogan su un volantino che circolava nel quartiere Le Vallette in occasione della protesta organizzata dalla famiglia (tra i parenti c’è un esponente della tifoseria bianconera), da alcuni ultras e dagli abitanti della zona dopo lo stupro denunciato dalla sedicenne alcuni giorni prima.
Così la sera del 10 dicembre 2011 quasi cinquecento persone marciò verso l’area con l’intenzione di protestare.
Nonostante la presenza di forze dell’ordine, giornalisti e politici, come la deputata Paola Bragantini del Pd, allora presidente della Circoscrizione 5 del Comune di Torino, una frangia prese il sopravvento.
Intorno alle 20 alcuni uomini appiccarono il fuoco bruciando roulotte, baracche e i resti di una cascina.
Le famiglie rom, per un totale di circa ottanta persone,scapparono mentre altri manifestanti bloccarono le vie d’accesso per impedire l’arrivo dei vigili del fuoco.
In quegli stessi istanti, intanto, la ragazza confessava ai carabinieri di aver inventato tutto.
Due di loro furono subito fermati. Si trattava di due abitanti del quartiere: Luca Oliva, 24enne a cui è stata inflitta una pena di sei anni e sei mesi, e Guido Di Vito, 60enne condannato a sei anni e dieci giorni di carcere, pene più dure di quelle richieste dal sostituto procuratore Laura Longo che ha coordinato un’inchiesta complessa per l’omertà dei partecipanti alla manifestazione.
Soltanto mesi dopo il fermo è stato possibile risalire ad altri responsabili.
C’erano Raffaele Giordano, condannato a quattro anni e mezzo di carcere, mentre tre anni sono stati inflitti a Giuseppe Fico (componente dei “Bravi ragazzi” arrestato nel maggio 2014 per i disordini provocati dai “Forconi” a Torino il 9 dicembre 2013) e Rocco Facchino.
Tre anni di reclusione anche a un personaggio già noto alle cronache, Davide Moscatiello, 37 anni, ex leader dei “Bravi ragazzi” che a novembre è stato arrestato per un’altra vicenda: sarebbe implicato in traffici di droga tra l’Albania e la Sicilia, traffici gestiti, secondo l’accusa, insieme ad Andrea Puntorno, altro capo ultras bianconero.
Moscatiello a inizio giugno, durante il suo esame in aula, aveva affermato che i tifosi della Juventus non avevano avuto nessun ruolo nell’organizzazione:
“Le prime linee erano formate da gente normale, c’erano i compagni di scuola della ragazza, anziani e famiglie. I gruppi dello stadio non c’entravano nulla. Nessuno li organizzava”. Nessuno li organizzava, ma molti di loro erano presenti attivamente.
Cinque dei rom presenti al momento dell’assalto si sono costituiti parte civile nel processo grazie all’avvocato Gianluca Vitale e hanno ottenuto un risarcimento di circa quindicimila euro.
Tre organizzazioni (l’associazione Idea Rom, l’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione e l’European Roma Right Center) hanno ottenuto un risarcimento di tremila euro.
Andrea Giambartolomei
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »