Luglio 18th, 2015 Riccardo Fucile
COME MAI IL PREFETTO NON HA PROVVEDUTO A DENUNCIARE I TEPPISTI VENETI CHE HANNO VIOLATO DOMICILI E DISTRUTTO BENI PUBBLICI?
Dopo lo sgombero dalle palazzine di Quinto di Treviso, i 100 profughi, la cui presenza era stata contestata dai residenti di via Legnago, sono stati portati alla ex caserma Serena.
Il gruppo di migranti è stremato dal caldo, dalle zanzare, da tre giorni sotto l’assedio delle proteste dei residenti di Quinto che alla fine hanno ottenuto il loro allontanamento.
“Siamo stati trattati come cani, ci hanno picchiato, ci hanno insultato”, racconta Alou, un ventenne del Mali.
“Tuttavia io non intendo dire che tutta Treviso sia così, mi riferisco solo a quella zona”.
Molti dei residenti delle palazzine di Quinto avevano paventato con la loro presenza rischi per i bambini: “Dicono così solo perchè abbiamo la pelle nera”.
L’unico a parlare assieme ad Alou è Antonio, un ragazzo che preferisce non rivelare il Paese da cui proviene e che al collo porta un rosario bianco: “Penso l’Italia sia il posto giusto, anche perchè è il centro della cristianità . Ma stare sotto assedio, chiusi dentro a chiave — dice riferendosi alle proteste dei cittadini di Quinto contro la loro presenza — non è stato bello”.
Al di là dello spostamento dei profughi dalla primaria destinazione alla caserma, molti si chiedono come sia possibile che la Prefettura e le forze dell’ordine non abbiano provveduto ad arrestare e denunciare, in flagranza di reato, i teppisti che hanno violato domicili, forzato porte, distrutto e incendiato beni pubblici, compiuto blocchi stradali.
Ci si chiede come mai chi ha istigato a delinquere non sia stato denunciato, nonostante dichiarazioni pubbliche di palese incitazione a violare la legge.
Se qualcuno pensa che il trevigiano non sia soggetta alle leggi dello Stato italiano, basta saperlo.
E regolarsi di conseguenza quando costoro usciranno daI confini della loro Repubblica delle banane per addentrarsi in altre regioni civilizzate.
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Luglio 18th, 2015 Riccardo Fucile
LA BADANTE SPODESTATA, LA PITONESSA E DELLA VALLE DIETRO UN NUOVO PARTITO
La Casa della Speranza richiama l’insegna di una clinica per malati gravi. 
Forse anche per questo Silvio Berlusconi vuole chiamare così il futuro contenitore del centrodestra.
Il suo partito, Forza Italia, è sempre più incurabile ma guai a darlo per spacciato.
Nei sondaggi, da solo, Silvio continua a valere il dieci per cento. Senza fare nulla.
LA NOVITà€
Nel piccolo mondo berlusconiano,la novità più clamorosa di questi giorni è però un’altra.
Non il nome dell’ennesima creatura nuova che dovrebbe partorire B., lasciando Forza Italia al suo triste destino di bad company.
Nè l’annunciatissima scissione filorenziana del manipolo di parlamentari di Denis Verdini, plurinquisito e plurimputato nonchè custode della scatola nera del patto del Nazareno.
No. Niente di tutto questo.
ROSSI CHI?
La notizia che sta sconvolgendo gli equilibri attuali tra i deputati e i senatori rimasti fedeli all’ex Cavaliere è la fine della dittatura del cerchio magico, alla base di tutte le fughe più recenti, dai già citati verdiniani ai conservatori fittiani.
Tutto nasce dalla rottura tra Mariarosaria Rossi, pilastro del cerchio magico, e la coppia formata da Berlusconi e dalla sua fidanzata Francesca Pascale.
POLPETTE
Dopo la fine dell’accordo segreto da B. e il premier Renzi, Mariarosaria Rossi, badante berlusconiana non estranea al bunga bunga, ha di fatto preso in mano la gestione di Forza Italia con il ruolo di tesoriere.
Un potere cresciuto dopo giorno dopo giorno e capillare,al punto che nella sua regione natìa, la Campania, ha telefonato a tutti i neo consiglieri regionali per ordinare l’elezione a capo gruppo di Armando Cesaro, figlio di Luigi detto Gigino la polpetta, al posto di un altro aspirante.
IL DIRETTORIO
A livello nazionale, Rossi ha installato un direttorio che fatto gridare al golpe interno, contro lo stesso Berlusconi.
Due riunioni tenute e una saltata proprio questa settimana a causa della furia del Cavaliere, che non ne sapeva nulla.
A irritarlo, la postura da zarina di Rossi nel cerchio magico e in questo direttorio composto dai capi gruppop arlamentari (Brunetta e Romani); i vicepresidenti di Camera e Senato (Baldelli e Gasparri); Giovanni Toti, governatore della Liguria; Deborah Bergamini, responsabile della comunicazione; due azzurri di partito come Sestino Giacomoni e Francesco Giro.
LA PITONESSA.
Negli stessi giorni in cui si doveva tenere la riunione del direttorio,è caduto il trentesimo genetliaco della principessa regnante di Arcore, la napoletana Francesca Pascale.
E così,alla cena esclusiva nella casina Valadier, a Roma, la lettura “sovietica” degli invitati ha fornito la nuova mappa del potere forzista. Fuori Rossi e dentro, di nuovo, Daniela Santanchè, la Pitonessa dalle sette vite.
Santanchè infatti era stata emarginata dal cerchio magico ed era pure considerata vicina a Denis Verdini. Adesso nel momento dello strappo dei verdiniani, lei ritorna in auge, di nuovo accanto a Pascale, di cui fu consigliera e amica nella fase iniziale del fidanzamento della giovane con l’ottuagenario Berlusconi.
Con lei, in ascesa, anche Andrea Ruggeri, nipote di Vespa e fidanzato di Anna Falchi. L’ALTRA ITALIA
In questo contesto completamente ribaltato, si colloca quindi il tormentone di una nuova forza politica al posto di Forza Italia. Si farà mai?
Per il nome della creatura, B. in persona si sarebbe fissato per una strana dicitura: “L’Altra Italia”. Strana perchè questo è il titolo di una pietra miliare del pensiero laico ed azionista, scritto da Ugo La Malfa 40 anni fa, nel 1975.
OSSESSIONE PRI.
Alcuni tra quelli che si sono opposti al berlusconismo nella Seconda Repubblica, tipo Eugenio Scalfari, l’hanno fatto nel nome di un’altra Italia diversa ontologicamente dagli azzurri, tanto è vero che Giuliano Ferrara ha scritto sovente, in senso orgoglioso, di un’Italia alle vongole di marca forzista.
La Malfa senior, da non confondere col figlio Giorgio, fu leader del Pri prima dell’era Spadolini ed è ricordato per la sua sobrietà e il suo pessimismo della ragione.
Non proprio berlusconiano. Ma non è la prima volta che B. si appropria di suggestioni legate all’Edera, simbolo storico del Pri, fondato nel 1895 tre anni dopo la nascita del Partito socialista.
Prima di pensare all’Altra Italia, voleva trasfigurare Forza Italia nel nuovo Partito repubblicano.
OBIETTIVO 2018.
In ogni caso, le strategie di Berlusconi per il futuro sono calibrate su un ritorno naturale alle urne, nel 2018. Non prima.
Anche per questo la divisione tra falchi e moderati in Forza Italia non provocherà sconquassi.
I primi sono quelli di Renato Brunetta, riconosciuto hezbollah dell’antirenzismo duro e puro.
A contrapporsi al capogruppo della Camera, è il suo omologo al Senato, Paolo Romani, che fa ragionamenti diametralmente opposti.
Nel senso che tra le colombe di Palazzo Madama si coltiva la speranza che un’eventuale fine del Renzi uno possa far rinascere una grande coalizione, con la relativa distribuzione di poltrone di governo.
DENIS ADDIO.
La prossima settimana i verdiniani dovrebbero formalizzare la nascita di nuovi gruppi in Parlamento.
Il condizionale è d’obbligo, dopo tanti annunci mai seguiti dai fatti. In questo modo, Denis Verdini (tra l’altro ex repubblicano spadoliniano) tenta di anticipare B. nella corsa al governo.
I numeri sono ballerini ma la cifra dovrebbe essere di 12 a Palazzo Madama, cui, nel conto delle perdite, vanno sommati i 10 senatori passati con Fitto.
L’Altra Italia nasce striminzita.
Anche se c’è Diego Della Valle dietro l’angolo.
Fabrizio D’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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