“TRATTATI COME CANI, PICCHIATI E INSULTATI”: I PROFUGHI DI TREVISO ISOLATI COME APPESTATI, I DELINQUENTI A PIEDE LIBERO
COME MAI IL PREFETTO NON HA PROVVEDUTO A DENUNCIARE I TEPPISTI VENETI CHE HANNO VIOLATO DOMICILI E DISTRUTTO BENI PUBBLICI?
Dopo lo sgombero dalle palazzine di Quinto di Treviso, i 100 profughi, la cui presenza era stata contestata dai residenti di via Legnago, sono stati portati alla ex caserma Serena.
Il gruppo di migranti è stremato dal caldo, dalle zanzare, da tre giorni sotto l’assedio delle proteste dei residenti di Quinto che alla fine hanno ottenuto il loro allontanamento.
“Siamo stati trattati come cani, ci hanno picchiato, ci hanno insultato”, racconta Alou, un ventenne del Mali.
“Tuttavia io non intendo dire che tutta Treviso sia così, mi riferisco solo a quella zona”.
Molti dei residenti delle palazzine di Quinto avevano paventato con la loro presenza rischi per i bambini: “Dicono così solo perchè abbiamo la pelle nera”.
L’unico a parlare assieme ad Alou è Antonio, un ragazzo che preferisce non rivelare il Paese da cui proviene e che al collo porta un rosario bianco: “Penso l’Italia sia il posto giusto, anche perchè è il centro della cristianità . Ma stare sotto assedio, chiusi dentro a chiave — dice riferendosi alle proteste dei cittadini di Quinto contro la loro presenza — non è stato bello”.
Al di là dello spostamento dei profughi dalla primaria destinazione alla caserma, molti si chiedono come sia possibile che la Prefettura e le forze dell’ordine non abbiano provveduto ad arrestare e denunciare, in flagranza di reato, i teppisti che hanno violato domicili, forzato porte, distrutto e incendiato beni pubblici, compiuto blocchi stradali.
Ci si chiede come mai chi ha istigato a delinquere non sia stato denunciato, nonostante dichiarazioni pubbliche di palese incitazione a violare la legge.
Se qualcuno pensa che il trevigiano non sia soggetta alle leggi dello Stato italiano, basta saperlo.
E regolarsi di conseguenza quando costoro usciranno daI confini della loro Repubblica delle banane per addentrarsi in altre regioni civilizzate.
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