Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
LE AVANCES DEL CAPOGRUPPO ROSATO SULLE RIFORME
“Forza Italia ha già votato questo testo quindi è necessario un approfondimento politico per
ricostruire quel rapporto che serve al Paese” per portare a termine il percorso della riforma costituzionale.
Lo dice il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato in un’intervista al Tg3. “Noi riteniamo — ha aggiunto tra l’altro Rosato — che le riforme siano un impegno assunto con gli elettori, quindi andiamo avanti con determinazione su questa strada. Chi non collabora fa male all’Italia e al Pd”.
La linea è tracciata, visto che lo stesso messaggio era arrivato pubblicamente dai due vicesegretari del partito, Debora Serracchiani e, da ultimo, Lorenzo Guerini.
“Noi siamo pazienti e attendiamo” ha risposto in un’intervista al Messaggero.
“È presto per capire cosa accadrà a settembre — aggiunge — Ma è certo che siamo a un passaggio deciso, cruciale, della riforma costituzionale. Mi auguro prevalgano senso di responsabilità e lealtà ”.
Parole che partono con traiettorie incrociate: un po’ nei confronti dei berlusconiani (che dicono che per un nuovo accordo servono nuove condizioni) e un po’ verso la minoranza del Partito democratico.
“Non si può ripartire da zero — è il messaggio che Guerini manda alla minoranza dem -. Ed è evidente che non sono accettabili modifiche che deroghino ai principi che avevamo fissato insieme per ammodernare il sistema istituzionale: il superamento del bicameralismo paritario, una sola Camera che dà la fiducia al governo e quindi la non elettività dei senatori. Bisogna uscire dall’ambiguità : chi chiede il ritorno al Senato elettivo vuole di fatto ricominciare da capo, azzerando tutto il lavoro fatto finora”. “L’esperienza dei mesi scorsi insegna che le proposte del governo hanno sempre ottenuto i voti necessari — sottolinea — Anche questa volta finirà così”.
Stesso spirito di Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, molto vicino al capo del governo: “Vediamo alla ripresa cosa succederà : io sono sempre ottimista, lo ero sull’Italicum, lo sono a maggior ragione oggi sulla legge di riforma costituzionale al Senato”.
E Forza Italia “ha già votato una volta il testo, poi hanno cambiato improvvisamente idea, ma questo lo vedremo quando riprenderemo le attività a settembre”.
(da agenzie)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
DUE IMPIANTI IN TOSCANA E SICILIA, UNO IN PIEMONTE, LIGURIA, VENETO, UMBRIA, MARCHE, CAMPANIA, ABRUZZO E PUGLIA
Forse qualcuno ha dimenticato il decreto Sblocca Italia, ma il governo no.
E infatti il 29 luglio è arrivata alle Regioni la bozza di decreto legislativo che attua una delle previsioni del testo divenuto legge a novembre scorso: quella sugli inceneritori, cioè quegli impianti che bruciano immondizia e producono (a carissimo prezzo) energia.
Il testo — che il Fatto Quotidiano ha letto — prevede l’autorizzazione di 12 nuovi inceneritori in dieci regioni: due in Toscana e Sicilia, uno a testa in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, e Puglia.
Impianti che vanno ad aggiungersi ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma ancora in via di costruzione.
“Fate presto”: il ministro ha perso la pazienza
Il dlgs partito da Palazzo Chigi è ormai alla terza riscrittura e effettivamente in ritardo rispetto ai tempi previsti dalla Sblocca Italia (entro 100 giorni dall’approvazione della legge), ma ora il governo non vuole più aspettare: la bozza è accompagnata dal caldo invito del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, a fare in fretta (“la necessità che su tale documento la Conferenza esprima il proprio parere nella prima seduta utile”) e dalla convocazione di una riunione tecnica il 9 settembre.
Non sia mai che la Corte costituzionale accolga i ricorsi che le regioni hanno avanzato su questo punto e si blocchi l’iter dei nuovi impianti.
Gli inceneritori peraltro — proprio grazie allo Sblocca Italia — ora “costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di interesse nazionale”.
In soldoni, autorizzazioni più veloci, meno potere alle regioni, protezione rafforzata dei siti scelti contro le proteste dei cittadini: lo stesso schema già adottato per il Tav Torino-Lione e, nello stesso decreto, per le trivellazioni petrolifere e gli impianti di stoccaggio dei gas.
Addio differenziata, l’importante è bruciare
Curioso che per il governo non sia “strategico” incentivare la raccolta differenziata, ma — in barba a costi, rischi ambientali e indicazioni europee — costruire più inceneritori.
A oggi, ci informa il “censimento” che l’esecutivo allega alla bozza di decreto, sono attivi in Italia 42 impianti per complessive 82 linee di “produzione”: 52 al Nord, le altre divise a metà tra Centro e Sud.
La parte del leone la fanno Lombardia e Emilia Romagna, in cui lavorano grosse multiutility come A2A, Hera e Iren.
In tutto, nel 2014, sono finite in fumo circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti, capacità a cui aggiungere le 730 mila teoriche dei sei impianti già autorizzati (uno a Firenze, uno in Puglia, uno in Calabria e tre nel Lazio).
Secondo il governo, però, non bastano: bisogna bruciare altri due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti l’anno (+37%) e per farlo servono 12 nuovi impianti (i due in Sicilia avranno capienza da 350mila tonnellate l’uno).
Una scelta irrazionale e anti-economica
Intorno agli inceneritori, peraltro, la partita è iniziata da tempo: una settimana fa a Forlì, sempre grazie allo Sblocca Italia, l’impianto già esistente è stato autorizzato ad aumentare la sua capacità di utilizzo di diverse migliaia di tonnellate e riclassificato come “di recupero energetico”, dunque sovvenzionato come produttore di energia rinnovabile.
Il Comune era contrario (l’assessore all’Ambiente Bellini si è dimesso), mentre la regione aveva appena annunciato la chiusura di un paio di inceneritori sugli otto attivi in Emilia Romagna.
Il bello è che il governo si giustifica tirando in ballo la direttiva Ue del 2008, che invece propone tutt’altro: riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata, riuso, riciclaggio e impianti Tmb (un trattamento “a freddo” che riduce ulteriormente la parte di rifiuti non riciclabile). Solo alla fine, dunque, e come “male necessario”, arrivano inceneritori e discariche, scelte più inquinanti.
Il governo Renzi, invece, ha reso l’inceneritore “strategico”: oggi autorizza impianti che saranno pronti fra 5 anni e rimarranno in funzione per 30.
La scelta di bruciare i rifiuti, peraltro, è incomprensibile anche a livello economico: ai comuni, mediamente, la differenziata costa 198 euro a tonnellata, bruciarli circa 150.
Solo che, aggiungendo gli incentivi energetici in bolletta, il costo è simile se non superiore: 220 euro nel 2012.
Gli inceneritori, peraltro, creano poca occupazione: per il think tank Waste Strategy, incentivando separazione, compostaggio etc. si passerebbe dalle 68.300 persone impiegate oggi a 195.000 in pochi anni.
Non solo: almeno il 25% del peso dell’immondizia bruciata — a non tener conto di diossine, furani e Pcb che finiscono nell’aria — si ripresenta poi sotto forma di cenere da smaltire come rifiuto speciale. Ma Renzi vuole i suoi 12 inceneritori: avrà i suoi buoni motivi.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
UNA TERRA CHE AMA I RIBELLI: NAPOLI ASPETTA LA RIVOLTA DEGLI SCUGNIZZI
Ho sempre adorato gli scugnizzi, perchè sono ribelli, liberi, al di sopra delle “righe”. 
Non si fermano innanzi a tutto.
Quando serve, quando è necessario, non hanno vergogna: vanno e agiscono.
Napoli non è terra per i “poltroni” ed i privi di sogni o di ambizioni.
La vera essenza di questa città è in quella voglia sfrenata di vivere.
In quel sorriso sempre solare della gente. Gente capace di lamentarsi anche per ore, per giorni, per anni interi. Eppure, quando vede il sole, “nà vicchiarella” in difficoltà , o “nu bambeniello c’ave bisogno”, si industria: “piglia e’ fa”!
Questa terra li ama i ribelli. Ama gli scugnizzi sinceri. I capi-popolo.
Quelli “ca sagliene ‘ngoppa a nu’ bidone (che diventa improvvisamente un palchetto, capace di farti “sovrastare” la folla) e ch’aizane ‘a voce” (alzano la voce. Fanno un comizio. Ma dire, un ragionamento ad alta voce, sarebbe molto meglio).
La produzione cinematografica è ricca di episodi del genere, anche “quanne ‘o scannetiello nun nce stà , e ‘o parulaio (l’oratore, insomma), parla direttamente tra la gente.
Un episodio sintomatico lo si può vedere in un film di De Crescenzo (“Così parlo Bellavista”), con un grandissimo Pazzaglia a narrare le vicissitudini connesse all’acquisto di un cavalluccio rosso per il nipote della “povera sorella sfortunata”.
A volte, quando leggo le dichiarazioni del Sindaco de Magistris – stavo per scrivere il de con la D in maiuscolo: avevo dimenticato i “natali nobili” (?) – mi vengono in mente quelle scene, anche se sono lontane anni luce dal cuore pulsante della città
Il Napoletano autentico agisce di cuore.
Il Napoletano verace, ad uno che mente, ad “uno ca fa finta”, lo “sgama subito”!
Insomma, l’altro giorno, Luigi de Magistris, sulla sua pagina facebook, ha scritto che la sera precedente è andato a mangiare una pizza, una sfogliatella ed a bere una granita a Porta Capuana.
“Detta così” lo dovrebbe dipingere come “uno del popolo”. Come uno “scugnizzo di mezza età ”!
Solo apparenza, però, perchè un “verace Sindaco scugnizzo”, sul luogo dove, pochi giorni prima, la camorra ha assassinato un onesto giovane commerciante che si è voluto piegare alla “violenza del pizzo”, non ci andrebbe.
Un “Sindaco veracemente scugnizzo”, uno che la città davvero la ama, non avrebbe dimeticato che, proprio quella “zona”, è ricca di potenziali virtù.
Anzi, se ne sarebbe ricordato veramente ed avrebbe provato a porre rimedio ad oltre 20 anni di “politica dell’abbandono”, e invece…
E invece è successo che solo perchè questa terra è ribelle di suo, ha imposto le effigi della sua gloriosa storia agli stessi Operatori che stanno lavorando alle nuove stazioni della Metropolitana.
Ma l’ha fatto Neapolis che, dal suo ventre ricco di storia, ha “partorito ed imposto” i segni di una storia che certi personaggi sembrare avere soltanto vergogna a ricordare e che meriterebbe ben altro rispetto.
Il perimetro compreso tra Porta Capuana, Castel Capuano, San Giovanni a Carbonara, Piazza Carlo III e via Foria, ha un patrimonio culturale inestimabile.
Dalle Chiese di Santa Caterina a Formiello a quella di San Giovanni a Carbonara; da quella di Sant’Anna a Capuana al Borgo di Sant’Antonio Abate; da Palazzo Fuga-Real Albergo dei Poveri all’Orto Botanico.
Un patrimonio abbandonato a sè stesso, però.
Forse, i Napoletani distratti, può darsi pure che lo rieleggeranno. Sarà un vero peccato pero’, perchè “Giggino”, in quattro anni, che era il Sindaco di Napoli e che poteva provare a “fare la rivoluzione democratica del diritto”, proprio non l’ha capito…
Chissà , forse la destra si desterà dal suo letargo.
Forse l’itera area riuscirà a darsi una bella dieta vegana così evitando di offrire il solito menù “chino ‘e Pulpettelle e Capitoni”, sempre conditi da “manovalanza varia” (pardon, “volevo dire”, con molto olio pesante ed indigesto).
Chissà ! Forse riuscirà anche ad ipotizzarlo realmente di provare a battersi per la legalità e per politiche di sviluppo di un territorio che di risorse ne avrebbe fin troppe, tante da riuscire a “sfamare l’intera sete di futuro di tutto il meridione”.
Chissà ! Forse davvero ce la potrebbe fare a prunciare – forte e chiaro — quel grido di “battaglia” che alberga nel cuore di tutti i napoletani onesti, soprattutto delle persone semplici: quelle che hanno sogni sopratutto per i loro figli… “Arrevutammoce guagliù: facimme ‘a storia”!
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
LA VACANZA DIVENTA UN’OPERAZIONE DI SOCCORSO: “L’EUROPA NON PUO’ PIU’ RESTARE INDIFFERENTE”
Il medaglione della luna, il silenzio del mare e il lento cullare di onde tranquille. Sono le quattro.
A bordo di un 12 metri cabinato la famiglia di Carlotta Dazzi, marito e due biondi marinaretti di 9 e 11 anni, riposa dopo una giornata di vela.
Alla fonda nella rada di Ormos Vathi, a sud di Pserimos (isoletta a uno sputo da Kos, arcipelago del Dodecaneso, Egeo orientale) ci sono una decina di barche di varie nazionalità , gente in vacanza che a quell’ora dorme.
«Sono state le urla dei bambini a svegliarci», racconta Carlotta Dazzi, giornalista ed istruttrice di vela.
«Subito sono schizzata in pozzetto perchè ho capito cosa stava succedendo. Non si vedeva un cavolo, buio pesto. Solo lamenti infantili, che sentivamo a poche decine di metri da noi, vicino agli scogli».
Carlotta è scesa in mare, su un gommoncino a remi: «Ci siamo avvicinati per farli arrivare in spiaggia in modo sicuro, altrimenti avrebbero dovuto arrampicarsi sulla scogliera, sarebbe stato molto pericoloso, soprattutto perchè c’erano tanti bambini». Ad uno, ad uno, tutti o quasi i migranti sono stati accompagnati nella vicina spiaggetta.
«Erano circa 45 siriani, tra cui 11 bambini di cui la maggior parte molto piccoli. Un sei o sette giovani madri, un anziano signore con stampelle e un femore malconcio, sua moglie e tanti ragazzi, molti minorenni sicuramente».
«Appena sbarcati sulla spiaggia di Pserimos – continua Carlotta – abbiamo portato loro acqua, pane, biscotti. Li ho rassicurati e gli ho spiegato dov’erano. Pensavano di essere a Kos e la prima cosa che mi hanno chiesto è stata “dov’è il campo profughi, dov’è la polizia?”».
Il Dodecaneso è la nuova porta del fortino occidentale.
Quest’anno le isole greche sono state investite dai flussi migratori come da un’onda gigante. Tra sabato e lunedì scorso la guardia costiera ha soccorso più di 1400 profughi a Lesbos, Chios, Samos, Agathonisi e a Kos.
Dall’inizio dell’anno gli sbarchi sulle isole greche superano le 124 mila unità , il 750 % in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, dati dell’Unhcr delle Nazioni Unite.
E in estate il ritmo dei nuovi arrivi è aumentato in modo esponenziale. Nel solo mese di luglio ce ne sono stati quasi 50 mila.
I centri di accoglienza sono al collasso, mancano cibo e acqua. Chi può fugge verso Nord, ma la maggiorparte stringe i denti e resta a soffrire in condizioni difficili.
«Non è più possibile restare indifferenti, l’Europa non può continuare a voltarsi dall’altra parte», urla Carlotta.
Con il marito condivide la passione per la vela, e appena può scappa per mare trascinando con sè i due bambini cresciuti più a mollo che sulla terraferma.
Ma quando è a Milano, Carlotta fa la volontaria al cosiddetto mezzanino della stazione ferroviaria, dove in un anno e mezzo sono transitati 64mila migranti.
«È stato strano ritrovarli di nuovo anche in vacanza, in mare aperto».
«Nella stessa giornata di sabato – conclude Carlotta – oltre ai siriani che ho aiutato in prima persona, sono sbarcati almeno altri trenta migranti, forse imbarcati su altri gommoni. Alcuni avevano camminato 10 ore sui monti dell’isola prima di riuscire ad orientarsi. Mi hanno raccontato di essere partiti da Bodrum, sulla costa turca, a 23 chilometri di distanza. E per questo breve viaggio hanno pagato alla mafia turca 1300 dollari a testa. Quanto si spende per un’intera vacanza in Grecia».
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA INTERVIENE SULLA POLEMICA CON CUPERLO DA PARTE DEL VIGNETTISTA
“La satira di Staino? È embedded, al guinzaglio dei segretari del suo partito”. 
Sono queste le parole di Marco Travaglio, che in un editoriale sul Fatto Quotidiano, di cui è direttore, dice la sua sulla polemica tra il vignettista dell’Unità e l’esponente della minoranza Pd, Gianni Cuperlo. Il titolo del commento è “Beriastaino”.
“Siccome sono in vacanza e ho molto tempo libero, ho visto la lettera di Sergio Staino a Gianni Cuperlo sulla fu Unità , in cui il vignettista intima all’esponente della sinistra Pd di mettersi in riga sulla linea del “nostro segretario” e “nostro premier”, cioè di Matteo Renzi, secondo “la prassi a cui siamo stati abituati, da Gramsci a Togliatti, da Berlinguer a Reichlin a Macaluso”: il vecchio caro “centralismo democratico”, dove il leader decideva e gli altri obbedivano. E mi è venuta in mente la sera in cui conobbi Staino. Era il 2003 o il 2004, governava Berlusconi e, in mancanza di una vera opposizione di centrosinistra, l’unico contrasto al governo lo facevano i girotondi e alcuni giornalisti e satiristi
Travaglio ricorda poi un episodio di cui è stato testimone.
I professori fiorentini Paul Ginsborg e Pancho Pardi organizzarono una serata nella vecchia stazione Leopolda, non ancora simbolo del potere renziano (Matteo preparava la scalata alla Provincia di Firenze), con Sabina Guzzanti, Sergio Staino e il sottoscritto. Sabina fece impazzire le migliaia di persone intervenute con la doppia imitazione di B. e D’Alema (…) A fine serata, nel retropalco, Staino si avvicinò alla Guzzanti e, sottovoce ma non abbastanza, le diede un consiglio amichevole: “Sabina, non mi pare il caso di insistere con la parodia di Massimo, per giunta associato a Berlusconi. Non fa bene al partito e alla sinistra: in un momento così difficile, lascia perdere”. Sabina lo guardò con tanto di occhi: “Scusa, Sergio, ma che ci frega del partito, della sinistra e dell’ora grave? Noi facciamo satira e ce ne sbattiamo di tutto e tutti. O no?”. Il dialogo si chiuse così, col reciproco imbarazzo fra i due.
Staino, persona peraltro amabile, aveva smarrito il senso del suo mestiere, casomai l’avesse mai posseduto. Ecco perchè fa ridere così di rado: perchè non può esistere la satira embedded, a sovranità limitata, unidirezionale, col permesso de li superiori e il culetto al calduccio.
Perciò non fui sorpreso nel 2006 quando Staino pubblicò sull’Unità due intere pagine contro di me: ero raffigurato sotto le spoglie di un corvaccio nero e menagramo, il “Beriatravaglio” che, sulla spalla del compagno Bobo, gli sussurrava all’orecchio sospetti orrendi quanto infondati sugli inciuci della sinistra con B.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
“NAPOLI E’ UNA CITTA’ DERENZIZZATA”
Manca poco meno di un anno alle elezioni amministrative che vedranno andare alle urne i cittadini di alcuni dei comuni più importanti d’Italia.
Due di questi rischiano di creare più di un problema al presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Si tratta di Milano e Napoli dove governano due giunte di centrosinistra.
Nel 2011, infatti, i capoluoghi di Lombardia e Campania furono protagonisti a livello amministrativo di quella rivoluzione arancione che vide trionfare rispettivamente Giuliano Pisapia e Luigi de Magistris.
Il primo ha deciso di non ricandidarsi per un nuovo mandato, mentre il secondo non perde occasione di attaccare il primo ministro e le sue politiche.
La scelta di Pisapia di non ripresentarsi ha messo in grande difficoltà il centrosinistra e il Partito democratico, tanto che Renzi pare sia in forte pressing sul primo cittadino affinchè ci ripensi. Ma il sindaco sembra irremovibile.
Proprio lunedì, a margine della commemorazione per l’eccidio di piazzale Loreto, Pisapia ha risposto a una domanda sulla possibilità che Milano possa essere ‘persa’ senza una sua ricandidatura.
“No – ha detto -, non credo proprio”. Il sindaco di Milano ha continuato: “Io credo che il futuro di Milano proseguirà dentro un progetto che ha le basi solide nella nostra Costituzione, nella solidarietà , nella capacità di guardare avanti e di impegnarsi ognuno all’interno della propria comunità per un futuro migliore per tutti”.
A Napoli le cose non vanno meglio.
Nel suo profilo Facebook, il sindaco de Magistris ha attaccato il premier definendo Napoli una città “derenzizzata”. “Napoli si proclama città “derenzizzata” – ha scritto l’ex magistrato – perchè siamo per la democrazia, per la diffusione del potere, per la distribuzione del denaro, per la lotta alle disuguaglianze, per la giustizia, per il popolo”.
Il primo cittadino partenopeo ha sottolineato di avere “rispetto” per il presidente del Consiglio Renzi, per il Governo e le istituzioni, ma poi ha evidenziato che “assistiamo a una consolidata e preoccupante involuzione antidemocratica, un’accelerazione fortemente autoritaria dell’assetto istituzionale tutta di stampo liberista”.
Si assiste, insomma, a giudizio del sindaco di Napoli, ad un’accelerazione “contro le autonomie e a favore di un centralismo anti libertariò”.
De Magistris, ricordando che Renzi è un premier “non eletto, ma nominato dalla casta”, ha criticato “l’uso bulimico e abnorme, in violazione della Costituzione, dei decreti legge e del ricorso alla fiducia” compiendo “un ribaltamento eversivo della Costituzione con l’utilizzo della legislazione ordinaria, a colpi di maggioranza”.
Quella di de Magistris è una “riflessione politica” rispetto a quanto compiuto fino a oggi dal Governo Renzi che – secondo l’ex pm – ha “ridotto con il Jobs Act i diritti dei lavoratori, ha smantellato la scuola pubblica, ha lottizzato i servizi pubblici e di interesse pubblico”.
Nel lungo post, il sindaco non ha risparmiato un passaggio relativo allo Sblocca Italia con cui “si da il via libera al massacro del Paese attraverso – ha spiegato – faraoniche opere pubbliche, trivellazioni, inceneritori, commissariamenti di interi pezzi di territorio.
La bellezza del nostro Paese – ha proseguito il sindaco – è svenduta al mercato di lobby, cricche e mafie”. Atti e leggi con cui – ha scritto de Magistris – Renzi “non ha rottamato il sistema politico, ma sta rottamando la Costituzione, i diritti e l’Italia. Mi sembra un saldatore più che un rottamatore”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI PARMA: “UMANITA’, NON SLOGAN”
Mentre prosegue la polemica tra il Vaticano e il leader della Lega Nord Matteo Salvini, all’interno
del M5s il dibattito sull’immigrazione è apertissimo.
In un post comparso sul blog di Beppe Grillo si legge una riposta alle critiche mosse dal portavoce al Senato Maurizio Buccarella, che nel 2013 ha presentato l’emendamento per abolire il reato di immigrazione clandestina, alle proposte lanciate nei giorni scorsi dal consigliere comunale torinese Vittorio Bertola: “Va ricordato al cittadino Buccarella che nel Movimento 5 Stelle non esistono gerarchie, tipiche invece dei partiti. Non c’è differenza fra un portavoce consigliere comunale e un portavoce senatore. Nel Movimento 5 Stelle esistono posizioni e discussioni, come quella in corso sull’immigrazione”.
Il sindaco 5 stelle di Parma Federico Pizzarotti, da parte sua, ha lanciato un messaggio che sembra prendere le distanze anche dalle recenti proposte dal suo stesso movimento: “Io non so se le centinaia di migliaia di profughi scappino da guerra, da fame o solamente cerchino di dare un futuro migliore ai propri figli, ma ho imparato che quando si parla di esseri umani i problemi vanno affrontati con umanità e serietà . Non con slogan e senza pensare a conseguenze e a cosa succederà a seguito delle nostre azioni”, ha scritto Pizzarotti su Facebook.
“Non confondiamo la difesa dei diritti umani con l’incapacità Italiana di far rispettare le leggi e di perseguire chi delinque. Tanto agli Italiani quanto agli immigrati”, scrive Pizzarotti sul social network.
“Vorrei che quelli che scrivono molte delle parole di indifferenza o odio che leggo sul mio profilo o in generale su Fb – aggiunge – avessero il coraggio di dirle guardando in faccia le persone a cui si riferiscono”.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
“CON UN NUOVO NAZARENO, SILVIO SI VEDREBBE RIABILITATO”
Forza Italia a Palazzo Madama potrebbe avere i voti decisivi per far avanzare o naufragare la riforma del Senato voluta dal governo.
E, per risolvere la questione con reciproco vantaggio, nel partito c’è chi propone un esecutivo di Grande coalizione, o chi spinge piuttosto per un nuovo patto del Nazareno tenuto più in sordina…
«Come sostengo da sempre – dice Giuliano Ferrara – Forza Italia non esiste: esiste Silvio Berlusconi ed è lui lo spazio occupato nominalmente dal partito».
In questa situazione, che cosa dovrebbe fare Berlusconi?
«Un calcolo molto semplice, ma utile al suo bene e a quello del Paese: deve domandarsi se Matteo Renzi è un fenomeno effimero, oppure se andrà avanti a governare fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2018 riuscendo, fra mille pasticci, a portare l’Italia fuori dalla crisi. Io penso che la risposta giusta sia la seconda».
E, se quello fosse il caso, crede che Berlusconi dovrebbe in qualche modo allearsi con Renzi?
«Lui è il padre nobile del renzismo. È stato Berlusconi a eliminare tutti i leader della sinistra, tutti hanno sbattuto la testa contro di lui. Così ha aperto la strada a Renzi, l’unico che non ha mai parlato di antiberlusconismo. E, con il patto del Nazareno, gli ha consentito di avviare governo e riforme. Adesso Renzi riceve le stesse critiche che venivano rivolte a Berlusconi: uomo solo al comando, pericolo istituzionale…».
Che vantaggio avrebbe Berlusconi? Essere «padre nobile»? Potrebbe facilmente non sembrargli una motivazione sufficiente.
«Ma come? Non può più pretendere di avere il 40 per cento di consensi, e neppure di essere il principe federatore di una coalizione fatta con Salvini, che è soltanto un chiacchierone, o Grillo. Invece, può essere il leader di un partito serio e vedersi riabilitato. Sarebbe interesse suo, di tutte le sue aziende e del Paese».
E dal punto di vista dell’immagine? Non ci rimetterebbe?
«Lascerebbe la sua impronta nella Storia, entrerebbe nei libri di scuola come il padrino del nuovo corso italiano. Il Jobs act era suo, Renzi lo ha realizzato; la riforma del Senato è la sua».
Però con Renzi ha rotto, e in maniera piuttosto eclatante .
«Questa è una formula convenzionale dei giornali e forse di Brunetta. Berlusconi è stato la leva decisiva per il varo del governo e del programma di Renzi. Poi sì, ha avuto delle esitazioni e dei capricci sul Quirinale e sul Jobs act, ma questa è la sua psicologia. E in ogni caso, bisogna tener presente che Renzi ha avviato una nuova fase generazionale dalla quale non si tornerà indietro».
Insomma, lei ritiene che Berlusconi avrebbe tutta la convenienza personale ad allearsi ancora una volta con Renzi?
«La rottura è stata un grave errore dovuto a un tasso di demenza e follia che c’è in Forza Italia, nel suo personale di quarta fila che non ha il senso della politica. Se Renzi fallisse, Berlusconi sarebbe marginalizzato a un 10 per cento residuale».
Però, se andasse a una nuova conciliazione, Silvio Berlusconi apparirebbe ben ondivago: insieme, anzi no, anzi sì…
«Ma Berlusconi è ondivago, è incerto di natura, ha molte paure. Però ha una funzione storica, dopo aver riformato la destra in senso liberale, lo ha fatto anche con la sinistra».
In che rapporti siete ultimamente con Berlusconi? Vi parlate, vi vedete spesso?
«Rapporti di amicizia e simpatia, ma sono meno interno alla corte. No, ultimamente non ci vediamo molto, saranno circa sei mesi che non ci incontriamo».
Daria Gorodisky
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile
“UN PICCOLO GRUPPO DI PERSONE SI AUTONOMINA IN BARBA ALLA COSTITUZIONE”
Il timore è quello di ripetersi. Eppure sembra che le numerose, accorate, obiezioni dei (tantissimi)
costituzionalisti sulla riforma del Senato, non siano state ascoltate nemmeno in parte.
Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale a Padova, comincia così: “La composizione del Senato non è solo incerta. È disastrosa: un piccolo gruppo di persone si autonomina. Oltre al caos provocato da senatori part-time che provengono dai consigli regionali, c’è un’anomalia anti democratica. Un meccanismo che non ha nulla a che vedere con quanto accade in qualunque altra democrazia”.
Indietro non si torna, dicono.
Perfino il presidente Mattarella, pur mantenendo quella posizione di “sereno distacco” che il suo ruolo esige, ha trovato il modo di dire che nel nostro sistema non è ammissibile un uomo solo al comando.
Non si riferiva a nessuno, però l’ha voluto sottolineare.
E invece io credo sia proprio questo l’obiettivo cui tendono tutte le riforme: si sta neutralizzando il popolo, cioè la fonte che legittima il potere. Con la democrazia, poi, va a farsi benedire anche il costituzionalismo, che prevede poteri che reciprocamente si controllano e si bilanciano. Qui tutto mira a indebolire la forza degli altri poteri in favore dell’esecutivo.
Il governo che governa.
Il governo che domina: il Senato, così com’è costruito, sarebbe controllato dalla maggioranza di governo. La Camera naturalmente lo è, grazie a quel meccanismo i-per-maggioritario, contenuto nell’Italicum, con il premio che va alla lista e non alla coalizione.
Non votiamo più per niente: per i consigli provinciali, per il Senato… Senza dire del sistema elettorale della Camera.
Si vuol togliere voce ai cittadini. L’ho detto tante volte, ma ripeterlo non fa male, vista l’ostinazione di questa maggioranza. Che poi, a ben guardare, è una maggioranza trovata di volta in volta, una maggioranza numerica, casuale. Non una maggioranza politica. Nelle due Camere, gli allegri transfughi sono in aumento: deputati e senatori che si fanno trovare sull’attenti quando il potere chiama. Naturalmente per avere in cambio ricompense di varia natura.
Parlamento che poi è anche minato dalla sentenza che dichiara incostituzionale il Porcellum.
Ecco: abbiamo non solo una maggioranza casuale, ma una maggioranza che si è formata attraverso un meccanismo dichiarato illegittimo. Dunque, la maggioranza esiste in base a un’illegittimità . È inutile che continuino a dire che“hanno i numeri”. Se non esisteva quel premio previsto dal Porcellum, la maggioranza non c’era proprio. È assolutamente paradossale che pretendano di restare al governo e pure di scassinare l’architettura costituzionale!
Secondo lei perchè il governo insiste tanto? Si può fare una prova di forza politica sulla Costituzione?
Il presidente del Consiglio sa benissimo che se va alle elezioni perde. E poi certamente no, non si può fare una prova di forza sulla legge fondamentale. Il procedimento di revisione costituzionale è costruito sulla doppia deliberazione e su maggioranze più ampie.
Perchè?
La finalità è non consentire che ogni maggioranza cambi a proprio piacimento la Costituzione, lo scopo è dare alla Carta una stabilità nel tempo. Il meccanismo è pensato per ottenere un consenso più ampio possibile, in modo che si proceda con ponderazione. Che è completamente mancata, perchè i tempi della discussione sono stati contingentati a suon di sedute notturne. Ma in materia costituzionale non si possono forzare i tempi: è tutto contro l’articolo 138. La necessità di tornarci sopra è evidente, moltissimi sono d’accordo soprattutto riguardo al nodo dell’elettività dei senatori.
A parte Renzi: ma è tecnicamente possibile apportare variazioni al testo?
È assolutamente necessario che il discorso si riapra.
Silvia Truzzi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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