“URLA DI BAMBINI NELLA NOTTE”: E I TURISTI ITALIANI IN VACANZA SALVANO IN GRECIA 45 PROFUGHI, TRA CUI 11 BAMBINI
LA VACANZA DIVENTA UN’OPERAZIONE DI SOCCORSO: “L’EUROPA NON PUO’ PIU’ RESTARE INDIFFERENTE”
Il medaglione della luna, il silenzio del mare e il lento cullare di onde tranquille. Sono le quattro.
A bordo di un 12 metri cabinato la famiglia di Carlotta Dazzi, marito e due biondi marinaretti di 9 e 11 anni, riposa dopo una giornata di vela.
Alla fonda nella rada di Ormos Vathi, a sud di Pserimos (isoletta a uno sputo da Kos, arcipelago del Dodecaneso, Egeo orientale) ci sono una decina di barche di varie nazionalità , gente in vacanza che a quell’ora dorme.
«Sono state le urla dei bambini a svegliarci», racconta Carlotta Dazzi, giornalista ed istruttrice di vela.
«Subito sono schizzata in pozzetto perchè ho capito cosa stava succedendo. Non si vedeva un cavolo, buio pesto. Solo lamenti infantili, che sentivamo a poche decine di metri da noi, vicino agli scogli».
Carlotta è scesa in mare, su un gommoncino a remi: «Ci siamo avvicinati per farli arrivare in spiaggia in modo sicuro, altrimenti avrebbero dovuto arrampicarsi sulla scogliera, sarebbe stato molto pericoloso, soprattutto perchè c’erano tanti bambini». Ad uno, ad uno, tutti o quasi i migranti sono stati accompagnati nella vicina spiaggetta.
«Erano circa 45 siriani, tra cui 11 bambini di cui la maggior parte molto piccoli. Un sei o sette giovani madri, un anziano signore con stampelle e un femore malconcio, sua moglie e tanti ragazzi, molti minorenni sicuramente».
«Appena sbarcati sulla spiaggia di Pserimos – continua Carlotta – abbiamo portato loro acqua, pane, biscotti. Li ho rassicurati e gli ho spiegato dov’erano. Pensavano di essere a Kos e la prima cosa che mi hanno chiesto è stata “dov’è il campo profughi, dov’è la polizia?”».
Il Dodecaneso è la nuova porta del fortino occidentale.
Quest’anno le isole greche sono state investite dai flussi migratori come da un’onda gigante. Tra sabato e lunedì scorso la guardia costiera ha soccorso più di 1400 profughi a Lesbos, Chios, Samos, Agathonisi e a Kos.
Dall’inizio dell’anno gli sbarchi sulle isole greche superano le 124 mila unità , il 750 % in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, dati dell’Unhcr delle Nazioni Unite.
E in estate il ritmo dei nuovi arrivi è aumentato in modo esponenziale. Nel solo mese di luglio ce ne sono stati quasi 50 mila.
I centri di accoglienza sono al collasso, mancano cibo e acqua. Chi può fugge verso Nord, ma la maggiorparte stringe i denti e resta a soffrire in condizioni difficili.
«Non è più possibile restare indifferenti, l’Europa non può continuare a voltarsi dall’altra parte», urla Carlotta.
Con il marito condivide la passione per la vela, e appena può scappa per mare trascinando con sè i due bambini cresciuti più a mollo che sulla terraferma.
Ma quando è a Milano, Carlotta fa la volontaria al cosiddetto mezzanino della stazione ferroviaria, dove in un anno e mezzo sono transitati 64mila migranti.
«È stato strano ritrovarli di nuovo anche in vacanza, in mare aperto».
«Nella stessa giornata di sabato – conclude Carlotta – oltre ai siriani che ho aiutato in prima persona, sono sbarcati almeno altri trenta migranti, forse imbarcati su altri gommoni. Alcuni avevano camminato 10 ore sui monti dell’isola prima di riuscire ad orientarsi. Mi hanno raccontato di essere partiti da Bodrum, sulla costa turca, a 23 chilometri di distanza. E per questo breve viaggio hanno pagato alla mafia turca 1300 dollari a testa. Quanto si spende per un’intera vacanza in Grecia».
(da “il Corriere della Sera”)
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