Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
CADE A SAINT TROPEZ, MA RIACQUISTA UNA NUOVA CENTRALITA’ POLITICA
Nonostante il piccolo incidente in barca a Saint Tropez, Silvio Berlusconi si prepara a un Ferragosto politicamente sereno.
Al netto delle tre scissioni di questa legislatura — nell’ordine Alfano, Fitto e Verdini – i 45 senatori del Cavaliere restano fondamentali per le sorti delle riforme istituzionali e dunque della legislatura.
Con i grillini saldamente sulle barricate, infatti, è Berlusconi l’interlocutore principale per dirimere la faida tra i due Pd.
Sarà lui, alla ripresa autunnale, e a seconda delle convenienze personali e politiche, a decidere se dare una mano a Renzi lasciando passare il ddl Boschi più o meno inalterato, o se saldare i suoi voti con quelli dei ribelli dem per assestare un colpo mortale al governo.
Del resto, senza quei 45 voti ogni calcolo della minoranza dem con le opposizioni difficilmente tornerebbe.
Alla vigilia di Ferragosto, dunque, le voci di corteggiamenti verso gli azzurri da parte dei due Pd si rincorrono.
Con Renzi descritto come pronto a tutto per ottenere i voti del Cav, e la minoranza dei Cuperlo e Bersani raffigurata come intenta a scrivere un “contro Nazareno” per cambiare l’Italicum (con il premio alla coalizione) e il nuovo Senato, introducendo l’elezione diretta.
Ipotesi smentite da tutti a fronti, a partire da quella che vedrebbe Renzi disponibile a barattare il sì di Forza Italia in Senato con la modifica dell’Italicum.
Netta la smentita di palazzo Chigi su questa versione, così come è nettissimo il no di Roberto Speranza a chi parla di intese tra la minoranza e gli uomini del Cavaliere: “Fantapolitica, io voglio convincere Renzi sul Senato elettivo, non fare accordi sottobanco”.
Eppure i fatti dicono un’altra cosa e mostrano un doppio corteggiamento.
Da un lato gli emendamenti di Forza Italia e dei ribelli dem sulla riforma del Senato parlano la stessa lingua. E nessuno tra i promotori si scandalizza più di tanto.
“C’è una oggettiva convergenza di obiettivi sul Senato elettivo”, spiega ad Huffpost Federico Fornaro, riprendendo una formula di Gianni Cuperlo che invita Renzi a “restituire al Parlamento la potestà su una materia che è propriamente sua come la Costituzione”.
“Non è una questione di accordi sottobanco con Forza Italia”, rincara Fornaro. “C’è oggettivamente la possibilità di superare il bicameralismo perfetto con un accordo molto largo se il premier non si intestardisce sulla non elettività dei senatori”.
Sull’altro fronte, non passa giorno in cui un renziano non rinnovi l’invito ai forzisti a sedersi nuovamente al tavolo delle riforme.
“E’ necessario un approfondimento politico per ricostruire quel rapporto che serve al Paese”, insiste il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, che tuttavia esclude modifiche all’Italicum e anche l’introduzione dell’elezione diretta dei senatori.
“Se lo possono togliere tutti dalla mente: l’Italicum non cambia”, ribadiscono fonti molto vicine al premier.
“Si può lavorare a un approfondimento che sta dentro i paletti del ddl Boschi, come quella del listino dei consiglieri regionali che faranno anche i senatori”, spiega Rosato ad Huffpost.
Questa, almeno per ora, è la linea Maginot dei renziani: lasciare aperto il dialogo con Forza Italia, ma senza immaginare scossoni al testo della riforma.
Lavorando su una elezione indiretta del nuovo Senato ma attribuendo ai cittadini la facoltà di indicare chi, tra i consiglieri regionali, siederà anche a palazzo Madama. Sulla falsariga, dunque, delle ipotesi di Luigi Zanda e di Maurizio Martina.
E magari ritoccando alcuni punti sulle funzioni legislative del Senato, pesantemente decurtate nell’ultimo passaggio alla Camera.
Un segnale di attenzione arriva dal capogruppo di Forza Italia in Senato Paolo Romani, che in un colloquio col Corriere dà il via libera all’ipotesi di listino ma “senza pasticci con la Costituzione”.
L’ipotesi, caldeggiata da Romani, prevede un nuovo round di incontri ai massimi livelli tra Pd e Forza Italia alla ripresa di settembre.
I rumors indicano come possibile addirittura un nuovo summit tra Renzi e Berlusconi, per un “Nazareno bonsai” limitato alle regole.
Intanto, Romani si dice pronto a offrire un aperitivo a Maria Elena Boschi, come lui in ferie in Versilia.
“Siamo ben lieti di sederci a un tavolo per le regole”, spiega il capogruppo. Ma per ora resta lo scoglio del premio di coalizione sull’Italicum, che per Forza Italia resta un tassello indispensabile. Su questo punto Renzi non molla, ed è disposto anche ad arrivare ad uno strappo.
Se in autunno il presidente del Senato Grasso dovesse dare il via libera agli emendamenti all’articolo 2 del ddl Boschi (quello che regola l’elezione dei senatori) tra i tecnici di fede renziana non si esclude neppure l’ipotesi di un voto di fiducia. Per ora a palazzo Chigi l’ipotesi (che avrebbe l’effetto di una bomba atomica, dopo la fiducia sull’Italicum) resta molto sullo sfondo.
Ma tutti i renziani da giorni insistono nel ribadire che la fiducia sarebbe comunque implicita: “O le riforme vanno avanti o si torna al voto”.
Tra i due litiganti dem, dunque Berlusconi sembra destinato a “godere” di una rinnovata centralità politica.
Tra i renziani, le smentite della minoranza vengono accolte con ironia: “Ci hanno già provato alla Camera con l’Italicum, il dialogo tra loro e Forza Italia è nei fatti visto che continuano a dire le stesse cose”, dice una autorevole fonte vicina al premier. E aggiunge: “Il loro obiettivo è far fuori Matteo”.
Dal fronte dei vietcong Pd replica Miguel Gotor: “Accordi tra noi e Berlusconi? Non ne vedo alcuna necessità , anche perchè un’intesa con il Cavaliere non è solo politica, ma riguarda giocoforza interessi economici, finanziari, editoriali e giudiziari che solo un premier disponibile a farlo potrebbe garantire…”.
Stracci che volano, dunque, tra i democratici.
Mentre il Cavaliere, dai tempi della bicamerale di D’Alema, continua a giocare alle riforme costituzionali, a seconda delle mutevoli esigenze del momento.
E può divertirsi a contare i leader di centrosinistra che, nel frattempo, sono passati lungo il fiume.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
BANCOMAT GUASTO, SORVEGLIANZA ZERO E PIOGGIA SUI CALCHI
Martedì mattina assieme ad alcuni amici decido di concedermi una vacanza culturale agli scavi di
Pompei, attratti dalla recente mostra ‘Pompei e l’Europa 1748-1943’, inaugurata con enfasi dal ministro Dario Franceschini.
Ad accoglierci in piazza Anfiteatro, ingresso centrale degli scavi una fila interminabile di visitatori disposti diligentemente in fila ma raschiando quel poco d’ombra concessa dagli alberi che incorniciano la piazza.
Passano i minuti, l’insofferenza cresce, si procede lentissimi. Ad un certo punto dalla biglietteria spuntano alcuni addetti che informano di preparare i contanti alla mano, in quanto il bancomat è guasto.
Finalmente giungiamo allo sportello, 13 euro il costo del biglietto, da maggio costa due euro in più poichè include anche la visita alla mostra.
Zaini e borse a gogò
Superato l’ingresso campeggia una fotocopia che avverte i visitatori di non introdurre zaini e borse, avviso ignorato da tutti.
Eppure la notizia è di qualche giorno fa: un giovane turista straniero minorenne in visita con la mamma, sottrae una tegola dell’antica Pompei trovata così per caso a terra e infilata in tutta fretta nello zaino per comprarsi l’ultimo modello di Iphone, solo l’intervento di un turista americano ferma l’ennesimo furto dall’area archeologica; si perchè i controlli a Pompei li fanno gli stessi turisti considerando che il personale di sorveglianza deve gestire un’area enorme e i custodi al confronto sono davvero pochi.
Entrati nell’anfiteatro ci dirigiamo verso la piramide ideata da Francesco Venezia, suggestiva ma forzata presenza secondo il parere dei miei amici.
L’ingresso è regolato da un addetto alle visite che controlla il flusso circolare dei turisti che scattano foto ai resti di venti pompeiani polverizzati della terribile eruzione che cancellò la cittadina nel 79 d.C., riprodotti in calchi e restaurati da poco.
Piove sui calchi
In questi giorni violenti acquazzoni si sono abbattuti sulla Campania tanto da scatenare un’allerta meteo e anche Pompei a quanto pare non è stata risparmiata, a tal punto che la pavimentazione della piramide che ospita l’allestimento dei calchi, è bagnata da piccole ma significative pozze d’acqua.
Piove dunque, sui calchi restaurati.
Percorriamo la centralissima via dell’Abbondanza e i cantieri per la ripavimentazione dei marciapiedi sono un po’ ovunque, davanti ai thermopolia, come davanti alle domus, sembrano veri e propri saggi di scavo e forse lo sono davvero; forse si cerca qualche monetina persa durante l’eruzione ho pensato, ricordando i racconti di un anziano custode che più volte percorrendo via dell’Abbondanza e via Stabiana ne ha trovate qualcuna, portate alla luce dalla pioggia, che quì a Pompei “scava”.
Rossetto sugli affreschi della domus
Oltre alla mostra i miei amici sono curiosi di visitare la casa della fontana piccola, la domus è stata riaperta al pubblico a maggio, dopo un intenso lavoro di restauro.
E’ bellissima come ce lo aspettavamo, ricca di affreschi ma non solo.
Sorprende in una stanza della domus, un bacio impresso con il rossetto da una turista su uno degli affreschi appena restaurati, sembra suggerire “I love Pompei!” ma al tempo stesso rappresenta l’ennesimo scempio anche se “romantico”.
Ancora piccioni
Nella stessa stanza scorgiamo alcuni colombi fare capolino da un’apertura, eppure da poco è stato approntato un sistema per debellare la loro presenza costato un bel po’ di euro.
Ma la natura alla fine ha sempre il sopravvento, penso. Per finire, la villa dei Misteri è una tappa d’obbligo.
Nonostante il caldo e la stanchezza che cominciano ad avere il sopravvento, la sete di cultura è una marcia in più che ci conduce dopo aver girovagato per il foro, cardini e decumani, fuori le mura dell’antica Pompei per visitare una delle meraviglie del sito archeologico, una residenza unica al mondo e dal nome affascinante.
Mosaici che si sgretolano
Anche qui i restauri sono in corso, eppure c’è un micro mosaico, con la sua “emorragia “ di tessere bianche, calpestato da centinaia di turisti che ogni giorno visitano la villa; deve essere sfuggito all’occhio dei restauratori, penso.
Sulla via del ritorno decidiamo di liberarci delle bottigliette d’acqua che ci hanno accompagnato e permesso di rinfrescarci, anche riempiendole alle numerose fonti d’acqua potabile che sgorgano dalle antiche fontane.
Gran finale con spazzatura
I cassonetti per la differenziata ubicati all’interno dell’area archeologica però sono quasi tutti pieni, complice l’ elevata affluenza di turisti ma al tempo stesso anche la lenta rimozione dei rifiuti.
Osservo il punto di raccolta della spazzatura nei pressi di villa dei Misteri, è al collasso.
Antonio Cangiano
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
INTERESSI ENORMI DIETRO LA SCELTA DI AIUTARE I TERMOVALORIZZATORI CONTRO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
È una guerra. Guerra economica, ma guerra vera, feroce.
E il governo, con il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, impegnatissimo, non è neutrale.
La preda in palio è l’immondizia, in gergo tecnico Rsu (rifiuti solidi urbani), un tesoro attorno al quale si muovono interessi miliardari.
Da una parte c’è il partito della raccolta differenziata, del trattamento e del riciclaggio.
Un partito fatto da aziende specializzate con i loro interessi, spalleggiato dagli ambientalisti.
Dall’altra c’è il partito delle discariche e degli inceneritori: grandi aziende (molte municipalizzate), grandi interessi e collegamenti densi con i partiti di governo,quali che siano.
Le regole del gioco, in nome del bon ton istituzionale, impongono di ignorare l’esistenza della criminalità organizzata, che della partita è protagonista sempre più ingombrante e sfrontato.
Il decreto attuativo dell’articolo 35 dello Sblocca Italia, con il quale Galletti tenta di imporre alla regioni 12 nuovi inceneritori, è schiettamente schierato con il partito dei “metodi tradizionali”: inceneritori e discariche, appunto.
Per capire quale sia veramente la posta in gioco basta osservare la più stridente contraddizione nella strategia del governo Renzi.
Da una parte si sostiene la necessità di costruire nuovi inceneritori per soddisfare una presunta domanda insoddisfatta.
Dall’altra si liberalizza il traffico di rifiuti da una regione all’altra per far fronte al più drammatico problema dei cosiddetti termovalorizzatori: quelli attualmente in funzione sono quasi tutti sottoutilizzati, con pesanti ricadute sui conti delle società che li gestiscono, e hanno dunque disperato bisogno di importare rifiuti da bruciare, da qualunque parte provengano.
A segnalare il problema non sono movimenti ambientalisti o i grillini, bensì Intesa
Sanpaolo.
Pochi giorni fa un documento del suo centro studi ha confermato il rischio che da tempo qualche gufo segnala inascoltato, e cioè che l’operazione inceneritori sarà fulminata da un’inevitabile procedura d’infrazione europea: “Se è vero che l’attuale capacità di trattamento è sottoutilizzata (la capacità di trattamento viene utilizzata per circa l’80%), per ottimizzare l’uso della dotazione impiantisca, dovranno essere bypassati due principi chiave della gestione dei Rsu:1) il principio di prossimità , in base al quale i luoghi di produzione dei rifiuti e di trattamento e smaltimento devono essere attigui; 2)il principio dell’autosufficienza, in base al quale lo smaltimento dei Rsu deve avvenire nella regione di produzione in modo da minimizzarne il trasporto”.
Il partito delle discariche e degli inceneritori segue una strategia lineare. Rallenta come può il passaggio alla raccolta differenziata porta a porta ed enfatizza l’incipienza delle inevitabili emergenze.
A Roma la differenziata è tenuta a freno da anni, la storica discarica di Malagrotta è satura, così è gioco facile rilanciare l’idea dell’inceneritore di Albano (anche se sulla sua oscura origine è in corso un processo per corruzione) oppure prepararsi a mandare i rifiuti della capitale a Terni, dove l’Acea (municipalizzata di Roma) ha già un inceneritore e vorrebbe farne uno di portata tripla.
A Genova la differenziata è di poco superiore al 10 per cento, ma niente paura: l’inesorabile emergenza sarà risolta mandando treni di immondizia all’inceneritore di Torino e a quello di Piacenza, tutti e due gestiti dalla Iren, la municipalizzata nata dalla fusione delle precedenti società di Torino, Genova e dell’Emilia.
Iren è quotata in Borsa e non va benissimo.
Nel 2014 i suoi ricavi sono scesi del 14 percento e l’utile netto del 20 percento,ha 2,3 miliardi di debiti contro un fatturato di 2,9, e ha appena annunciato che per un po’ i comuni azionisti devono scordarsi il dividendo.
Anche le altre grandi municipalizzate quotate, Hera di Bologna e A2A di Milano e Brescia, hanno il problema di sfruttare meglio gli impianti di termovalorizzazione.
Il vero tesoro nel decreto Galletti è dunque proprio la libertà di andare a comprare rifiuti in giro per l’Italia.
Ma gli inceneritori hanno un ciclo di vita lungo, 20-30 anni, e per ripagare il capitale investito bisogna che ci sia immondizia da bruciare fino alla fine.
Se dunque nel frattempo i comuni italiani imboccassero la strada virtuosa della differenziata porta a porta, che ridurrebbe quasi a zero i residui da incenerire o mandare in discarica, i signori degli inceneritori sarebbero rovinati.
Giorgio Meletti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
LA DIREZIONE IN FRANCIA AVVISA: “POTRESTE ESSERE LICENZIATI”
«Vietato nutrire i clochard»: l’avviso affisso alla parete di un McDonald’s di Hyères, nel Var, sud
della Francia, ha generato non poco imbarazzo ai vertici della filiale francese del gigante del fast food.
Soprattutto quando sono emersi i retroscena di quello strano divieto, generalmente riservato agli animali da zoo o ai piccioni.
Era successo infatti che a fine luglio un dipendente del locale avesse deciso di privarsi, durante la pausa pranzo, del suo pasto aziendale, per offrirlo a un vagabondo che stazionava nei paraggi.
Non si capisce se l’hamburger in questione sia stato oggetto, o no, di una bagarre scoppiata tra senzatetto, fatto sta che una severa circolare è stata predisposta dalla direzione del ristorante, minacciando di licenziamento il personale che si fosse azzardato a dividere ancora il suo pasto con un affamato.
«Non nutriamo gli affamati del territorio»
I termini non erano esattamente quelli, ma il tono sì: «È formalmente vietato procurare cibo ai clochards — si leggeva nel cartello che un cliente si è affrettato a fotografare e a inviare alla rivista 60 millions de consommateurs -. McDonald’s non ha la vocazione di nutrire tutti gli affamati del territorio».
La nota spiegava anche che il pasto aziendale è un benefit riservato ai dipendenti, che non può essere condiviso nè alienato a terzi.
E avvertiva che i trasgressori sarebbero stati sanzionati o addirittura licenziati.
Le scuse della catena
Il documento ha fatto il giro del web, via Twitter, scatenando reazioni indignate, sorpresa e sfottò, e aprendo un caso ai vertici di McDonald’s Francia, costretta a intervenire, ordinando di ritirare la circolare, scusandosi con il pubblico e fornendo giustificazioni per placare gli animi.
Citando «un grave incidente» accaduto la sera del 25 luglio, tra «due senzatetto», il fastfood di Hyères aveva deciso di prendere delle precauzioni per salvaguardare la sicurezza del personale e dei clienti.
«Il procedimento e la formula si sono rivelati maldestri — si ammette dal quartier generale — McDonald’s si unisce al ristorante per presentare le sue scuse a tutti coloro che si sono sentiti scioccati dal cartello».
«Venite così come siete»
Incidente chiuso, forse, ma che annulla buona parte dell’investimento pubblicitario della multinazionale nello slogan che imperversa sulle tivù francesi: «Venite così come siete».
Elisabetta Rosaspina
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
ECCO COSA SCRIVE IL BLOG DEL COMICO GENOVESE
Il Governo sta mettendo in atto da mesi una gravissima campagna di disinformazione sulle condizioni del mondo del lavoro.
A ogni occasione utile, quando escono i dati Istat o Inps, si impegna a capovolgere la realtà . Oggi vanta i 259 mila contratti “stabili” in più del primo semestre 2015, certificati dall’Inps. Peccato che di stabile i nuovi contratti non abbiano nulla.
Dopo l’approvazione del contratto a tutele crescenti (7 marzo 2015), i datori di lavoro hanno portato avanti una massiccia conversione di contratti a tempo determinato in contratti a tutele crescenti, proprio perchè rassicurati dalla estrema facilità di licenziamento che garantisce la riforma del mondo del lavoro.
Nei primi 3 anni, infatti, i datori di lavoro potranno disfarsi dei lavoratori adducendo motivazioni economiche ed erogando loro l’equivalente monetario di 2 mensilità per ogni anno di servizio, anche se il licenziamento è dichiarato illegittimo dal giudice.
Si legalizza in pratica il licenziamento arbitrario, in cambio di un tozzo di pane.
Solo dopo 3 anni di servizio i contratti a tutele crescenti devono essere stabilizzati per davvero, ma nulla vieta ai datori di lavoro di scaricare poco prima i lavoratori a tutele crescenti e assumerne di nuovi.
Si profila così una gigantesca operazione “usa e getta” che vedrà coinvolti nei prossimi anni i nuovi assunti.
Va detto, peraltro, che l’Istat ha già messo una pietra tombale sulla propaganda governativa: a giugno la disoccupazione è tornata al 12,7% e gli occupati sono in calo anche rispetto al giugno dell’anno scorso.
Un disastro totale, che il Governo cerca di coprire manipolando i dati Inps, i quali calcolano non i nuovi posti di lavoro, ma i nuovi contratti di lavoro.
Incrociando i dati Istat e Inps viene fuori la cruda realtà : il Governo non ha creato un solo posto di lavoro, e ha coperto il suo fallimento con la conversione dei contratti a tempo determinato in contratti ancora meno stabili, vendendoli per quello che non sono.
(da beppegrillo.it)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
TUTTE LE LEGGI A MISURE D’INDUSTRIA
Il documento Confindustria chiede, l’esecutivo esegue: dal fisco alla riforma della Pubblica
amministrazione, passando per il Jobs Act, le norme che accontentano gli imprenditori.
Si potrebbe rispolverare il noto slogan di Silvio Berlusconi: “Fatto”.
Oppure ricorrere alle parole di Lucio Dalla: “Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”.
Per la Confindustria il governo Renzi è una festa: mai come oggi gli imprenditori vedono esauditi i loro desideri.
Alcuni di vecchia data, come la depenalizzazione dell’abuso di diritto; altri legati a emergenze quotidiane, come il decreto “salva Ilva”, detto anche “scavalca procure”; altri da completare, come la futura privatizzazione della sanità .
Definirli regali, però, non è giusto: tutto ciò che Confindustria ha ottenuto se lo è guadagnato sul campo, con un duro lavoro di lobby.
Gli obiettivi e i risultati di questa attività sono stati messi nero su bianco in un documento prodotto un anno fa e passato sotto silenzio, forse per via del titolo asettico: “Relazione sull’attività confederale”.
I contenuti però sono interessanti: in 189 pagine si dà conto dell’incessante attività di lobby portata avanti nei confrontiditrediversigoverni —Monti, Letta e Renzi — con puntuale elenco dei successi ottenuti e di quelli da conquistare.
Dal fisco al lavoro, dalla riforma della Pubblica amministrazione alla giustizia, dall’ambiente alle riforme istituzionali (con largo anticipo rispetto alla bozza Boschi, già un anno fa Confindustria bocciava il “bicameralismo perfetto”e chiedeva un“Senato espressione delle autonomie territoriali”),dal sistema aeroportuale agli appalti, alla sicurezza sul lavoro, la sanità , il trasporto pubblico locale, l’università . Per ogni argomento Confindustria ha una richiesta,e quasi sempre l’obiettivo è raggiunto.
Per esempio, nel documento si rivendica esplicitamente il successo ottenuto nell’affossare la Web Tax, introdotta dal governo Letta, contestata da Confindustria e poi abrogata dal governo Renzi con uno dei suoi primissimi atti.
O nel modificare la criticata legge Fornero grazie al decreto firmato dal ministro Giuliano Poletti: “In materia di politiche del lavoro, il decreto Poletti rappresenta un risultato importante dell’azione di Confindustria per correggere gli aspetti negativi della legge Fornero, in particolare per le restrizioni introdotte sull’utilizzo dei contratti a termine”.
Argomento per argomento, pagina dopo pagina, Viale dell’Astronomia sottolinea il proprio apporto diretto alla legislazione, ottenuto operando in stretto collegamento con i diversi dicasteri, ma anche con l’Agenzia delle Entrate e con le varie Authority Privacy, Tlc, Anticorruzione, ecc.
A proposito della molto discussa delega fiscale, nel documento si legge:“Confindustria ha seguito strettamente l’iter di approvazione del nuovo provvedimento, mantenendo una comunicazione diretta con i soggetti deputati alla stesura del testo di delega” e fornendo “le proprie osservazioni sugli aspetti più delicati per le imprese”.
Un testo scritto quasi sotto dettatura, insomma, come si evince confrontando le richieste del documento confindustriale di un anno fa con i contenuti della riforma appena varata dal governo: “Regolamentazione del principio di abuso del diritto, revisione del sistema sanzionatorio amministrativo e penale in materia fiscale, razionalizzazione della disciplina del raddoppio dei termini di accertamento”.
Quando la legge arriva in porto, è infatti debitamente festeggiata dall’associazione degli industriali: “Finalmente l’Italia si dota di una norma che garantisce la libertà delle imprese di scegliere tra diversi schemi messi a disposizione dalla legge e chiarisce che all’abuso non può essere attribuita rilevanza penale”.
Detto, fatto.
Stesso discorso per la riforma della Pubblica amministrazione, approvata ai primi di agosto.
Altro tasto battuto dagli industriali, in particolare per quanto riguarda “il silenzio-assenso che riduce le incertezze”, e altro tappo di champagne che salta: “Confindustria esprime soddisfazione per l’approvazione del Ddl di riforma della Pubblica amministrazione. Si tratta di obiettivi che il sistema imprenditoriale indica da tempo come prioritari e che il Ddl persegue in modo efficace”.
E che dire dei vari decreti Ilva? Squinzi tuona contro il blocco degli impianti e il governo provvede a sbloccarli.
E ancora: la legge sul rientro dei capitali è troppo severa? No problem: la si può ammorbidire fino a renderla praticamente gratuita, e addirittura rinviarne la conclusione da settembre a fine anno, o forse anche più in là , finchè non risulti davvero conveniente aderirvi.
Nunzia Penelope
(da il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
“NON BASTANO I SALVATAGGI IN MARE PER METTERE A POSTO LA COSCIENZA NAZIONALE”… SALVINI SENZA ARGOMENTI LO INSULTA: “HA ROTTO LE SCATOLE”
“È il governo che è del tutto assente sul tema immigrazione”. Lo dice il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a Famiglia Cristiana, spiegando che “non basta salvare i migranti in mare per mettere a posto la coscienza nazionale”.
Galantino contesta le leggi “che in buona sostanza respingono gli immigrati e non prevedono integrazione positiva”.
E rilancia la polemica con Matteo Salvini e Beppe Grillo: “Hanno criticato pesantemente il Papa, ma hanno visto che può essere controproducente per il loro consenso perchè papa Francesco è molto popolare”.
Secondo il numero due dei vescovi, “potremmo imparare dalla Germania e copiare le sue leggi. Invece noi abbiamo sempre scritto leggi che in buona sostanza respingono gli immigrati e non prevedono integrazione positiva.
Prima la Turco-Napolitano e adesso la Bossi-Fini”. Secondo Galantino, “le pratiche per la richiesta di asilo sono lunghissime, un calvario la richiesta di permesso di soggiorno. Parcheggiamo gli immigrati qui e là in Italia. Se invece ci fosse almeno uno stracco di permesso di soggiorno provvisorio potrebbero lavorare e la gente non li vedrebbe più bighellonare in giro e non direbbe che mangiano a spese degli italiani già in crisi. Ma nessuno spiega che è la legge che impone la non integrazione”.
IL NUOVO AFFONDO CONTRO SALVINI, ZAIA E GRILLO.
A pochi giorni dalle polemiche suscitate tra Lega e Movimento 5 stelle, dalle sue parole sui “piazzisti da 4 soldi” che “speculano sul tema dei migranti”, il segretario generale della Cei risponde anche a Matteo Salvini, al presidente del Veneto Luca Zaia e a Beppe Grillo. dall’accoglienza dei migranti.
“Smettiamo una volta per tutte con quella richiesta al Papa di portare gli immigrati in Vaticano e ai vescovi di ospitali nelle chiese e nei seminari”, afferma.
“È un mantra che non si può più ascoltare. In Vaticano papa Wojtyla ha aperto una delle prime mense per i poveri. Ci sono vescovi che ospitano immigrati a casa propria e non si sono mai riempiti le tasche di soldi, anzi. Lo fanno anche Salvini, Zaia e Grillo? per questo una visita ai campi profughi e alle nostre Caritas aiuterebbe a capire. Non dico che cambierebbero opinione, ma li aiuterebbe a capire. Noi qualche titolo in più per parlare di queste cose lo abbiamo perchè siamo sulla strada in prima linea e conosciamo la realtà e alle male parole di Salvini rispondiamo con i fatti. Noi conosciamo i nomi degli immigrati, per loro invece sono solo numeri e anche sbagliati”.
Galantino boccia poi come “banalità spaventose” le affermazioni secondo le quali la Cei guadagnerebbe con gli immigrati: “Perchè non vengono a vedere? Nelle nostre strutture, quelle accreditate, la polizia ci porta gli immigrati e poi chi si è visto si è visto. Ogni tanto vengono a dare un’occhiata, appare magari un impiegato della asl per controllare e basta. Noi ci arrangiamo, tiriamo fuori soldi di tasca nostra e nessuno ci guadagna. Noto che anche in questo caso parlano piazzisti di parole che incendiano ed esasperano gli animi”.
A stretto giro arriva la replica nervosa di Matteo Salvini affidata a Facebook “Galantino ha rotto le scatole”.
Leghista in crisi di nervi…
(da “La Repubblica”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
RIFIUTI, RETI DI CONTENIMENTO CHE CEDONO E MURI CHE CROLLANO NEL VUOTO
Un parco regionale istituito nel 2003 e 12 anni di vuoto, le guide del Cai che ne raccomandano i
percorsi, ma la distruzione di uno più bei paesaggi dell’Appennino italiano, tra monti e mare, è sistematica e inarrestabile.
Due versanti, quello di Castellammare di Stabia e quello di Vico Equense, il primo non abitato e perciò abbandonato.
Muri a secco frananti, pareti della montagna che smottano e fra i faggi secolari che aiutavano nell’industria della neve conservando il ghiaccio dell’inverno sotto le foglie, montagne di rifiuti, pneumatici, materiale edilizio.
Proprio il materiale che in una zona a parco nessuno si aspetterebbe.
Basta salire invece dalla strada che da Castellammare di Stabia e dal Real sito del Quisisana, dove il parco ha una sede, per convincersi dei rischi che corre il vecchio Monte Aurum in tutta la sua triste bellezza proprio sul versante nord.
Bartolo con i suoi due cani alla bella età di 72 anni fa jogging ed è uno dei rari “abitatori” di questo versante del Monte Faito.
Come pochi altri che si esercitano nella corsa leggera, si arrampica per circa 4 chilometri, fino alla statua della Madonnina, sopravvissuta integra a un lancio sacrilego fatto per dispetto.
Siamo al terz’ultimo pilastro della funicolare, 500 metri dalla vetta (1131 metri). “Vedo questo posto peggiorare sempre di più”. E mostra le reti poste a protezione di alcune pareti rocciose.
Alzando lo sguardo per osservarle ci si accorge che invece in basso molti muri che contenevano la strada delimitando lo strapiombo, sono caduti.
Al loro posto, niente.
Oppure tondini di ferro arrugginiti legati da transenne a nastro in plastica risalenti ad almeno un quinquennio fa, tutti sbiaditi.
Qualcuno ci ha anche messo dei tronchi spezzati, che inevitabilmente alla prima pioggia rotolano a valle.
Lo stesso, con conseguenze assai peggiori, accade – e il “podista” Bartolo conferma – per i rifiuti lasciati in ogni dove, che, portati dall’acqua piovana, ostruiscono i canali naturali.
Dopo i primi 500 metri si incontra un divieto di accesso anche ai pedoni che i pochi arrampicatori ignorano, ma gli automobilisti fanno lo stesso per salire sulla montagna proibita.
Strada vietata, ma chi se ne importa? A circa un chilometro e mezzo dall’agriturismo Quisisana c’è la prima frana.
La precedono rifiuti ingombranti, soprattutto tubi di gomma bianchi di cui, spiega Bartolo, si saranno disfatti i ladri di cavi di rame delle ferrovie.
Metri e metri di guaine tagliate e inservibili, altamente inquinanti per un bosco bello e prezioso. Pezzi di tronchi sono ovunque: il faggeto non è sorvegliato, ciascuno fa il taglialegna come e quando gli pare.
A pochi passi, una sorta di installazione di arte contemporanea con una poltrona istoriata e il vecchio tubo catodico di un televisore.
Entrambi capovolti, osservano il mondo alla rovescia che li ha collocati lì.
Nella confinante boscaglia gli sversatori clandestini di uno o più dei 27 comuni del parco (8 della Penisola sorrentina, 14 della Costiera amalfitana e 5 dell’Agro nocerino) depositano materiale edile, ceramiche di sanitari da bagno, mobili e pneumatici.
“La tragedia dell’ignoranza – commenta sconsolato Bartolo – ci sono ormai centinaia di progetti per riciclare i copertoni. Qui invece li bruciano”.
Con gravi danni alla flora e alla fauna. Per paura di incendi, spesso i contadini trascinano questi resti al centro della carreggiata, che rimane bloccata. Altre ruote vecchie finiscono in burroni dai quali nessuno le tirerà più fuori.
Il Parco dei Monti Lattari attende il preliminare del Piano strutturale, che ha avuto parere favorevole lo scorso 23 luglio dalla Comunità del Parco.
Dovrebbe essere, questo, il primo passo che porterà al Piano del Parco, lo strumento di co-pianificazione, programmazione e tutela dell’area protetta.
La funivia, chiusa da tre anni, è una speranza, dopo l’annuncio di De Luca di volerla riaprire.
“È un grosso errore – dice il naturalista esperto di Faito Ferdinando Fontanella, blogger di “Libero ricercatore” – considerare il monte gestibile da due Comuni. Il parco non ha mai funzionato perchè affidato a cariche politiche, senza mai nominare l’organo esecutivo: il direttore”.
Intanto cresce il rischio idrogeologico in un sito che dovrebbe essere protetto e difeso, proprio sul versante nord, quello dal lato di Castellammare di Stabia.
Nello scorso gennaio la Federazione nazionale “Pro Natura” , ha scritto al sindaco Nicola Cuomo e alla Procura. “Il percorso di accesso alla sommità , pari a circa 8 km, presenta situazioni di pericolo per chi accede con mezzi motorizzati o a piedi”.
Mentre il lato di Vico Equense periodicamente è oggetto di interventi dei volontari che ne ripuliscono piazzali e sentieri, quello stabiese è dimenticato.
Ne sa qualcosa Legambiente, che ha ricevuto decine di segnalazioni per l’amianto: “È sconvolgente – commenta Michele Buonomo, presidente regionale – Il Faito è un patrimonio importantissimo idrogeologico. Organizzeremo una grande tappa di “Puliamo il mondo”: 25, 26 e 27 settembre con associazioni e fondazioni locali. Avremo con noi un imprenditore della green economy che acquisterà i kit per la raccolta”.
Stella Cervasio
(da “La Repubblica”)
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Agosto 12th, 2015 Riccardo Fucile
MAI PAGATO LE TASSE….NEL NASCONDIGLIO 53.000 BANCONOTE DI MEDIO E PICCOLO TAGLIO
Ufficialmente era nullatenente, in realtà era il titolare di fatto di un’azienda per la quale non aveva mai pagato le tasse, possedeva una serie di immobili e soprattutto aveva un milione e 500 mila euro in contanti nascosti in un caveau occultato dietro l’ascensore di un ristorante.
Ora è indagato dalle procure di Monza e Milano.
A scoprirlo, i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Milano in collaborazione col gruppo e la procura della Repubblica di Monza.
L’uomo è un imprenditore brianzolo di Mezzago (Monza), già condannato in passato per bancarotta fraudolenta e reati fiscali, che, grazie ad una serie di escamotage, era riuscito a rimanere “sconosciuto al fisco”.
L’indagine è partita da una segnalazione di un istituto di credito su movimenti sospetti di denaro contante: i finanzieri di Monza hanno avviato una verifica fiscale nei confronti di una ditta di Mezzago e il conto finale è risultato salato: omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali ed un milione di euro di imposte mai pagate. Ufficialmente la ditta era intestata alla madre, sessantottenne.
Le successive verifiche hanno poi permesso di scoprire, nel corso di una perquisizione in un ristorante di Vaprio d’Adda, un caveau ricavato al piano interrato.
(da “La Repubblica”)
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