Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
“NON ESISTE ALCUNA GUERRA DI RELIGIONE O DI CIVILTA’, SIAMO DI FRONTE A UNA ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA”… “PROFUGHI E MUSULMANI NON C’ENTRANO NULLA CON L’ISIS”
E’ presto per qualsiasi tipo di deduzione. Il molteplice attacco parigino è stato un vero e proprio atto di guerra, per molti aspetti più grave ancora dell’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001. Tralasciamo ogni considerazione accessoria, che sarebbe ormai superflua, e atteniamoci ad alcuni fatti.
Primo: l’IS — prendendo come buona la sua rivedicazione di responsabilità — non è un vero stato riconosciuto come tale a livello internazionale, per quanto si stia dotando di molti strumenti istituzionali che vorrebbero abilitarlo a comportarsi come tale: è un’organizzazione criminale che sta comportandosi in modo terroristico all’interno di due stati internazionalmente riconosciuti e legittimi, la Siria e l’Iraq, per quanto le loro istituzioni siano a loro volta compromesse e il loro funzionamento problematico.
Se la Francia o l’Unione Europea, ritenendosi attaccate direttamente e in modo così brutale, volessero reagire, non potrebbero certo dichiarargli guerra; nè attaccare militarmente territori che appartengono a due stati diversi, salvo compiere prima tutta una serie di atti politici e diplomatici.
In territorio irakeno agisce una coalizione militare che contrasta — poco e male — l’IS con il consenso del governo di Baghdad.
In Siria, l’intervento militare russo si è svolto — con efficacia — su richiesta del governo di Damasco.
I propositi belluini manifestati adesso da vari politici (“andar lì e attaccare”, o baggianate del genere) sono fuori della realtà .
Secondo: all’IS non si può attribuire a tutt’oggi (qualunque siano l’entità e la frequenza delle sue minacce e delle sue vanterie) il controllo e la gestione di alcuna rete terroristica. Ammesso che nel mondo occidentale vi siano cellule terroristiche ad esso affiliate, nulla sappiamo sulla qualità e sulle modalità dei loro rapporti di dipendenza con la supposta centrale.
Per quanto a tutt’oggi ne sappiamo, per i territori che esso non controlla direttamente, l’IS agisce “in franchising”: vi sono gruppi che adottano la sua sigla e la sua bandiera, insomma il suo trade mark, ma agiscono dove si trovano in piena autonomia.
Quelle eventuali reti terroristiche e i loro fiancheggiatori, sostenitori e complici vanno individuati e contrastati in loco: con adeguate operazioni d’intelligence e d’infiltrazione. Chi parla di “colpire le centrali del terrorismo” non sa quelle che dice.
Contro questo tipo di nemico, in questa “guerra asimmetrica”, non servono nè divisioni corazzate, nè missili, nè aerei, nè droni.
Terzo: criminalizzare con un’indiscriminata ostilità e con un’ingiustificata presunzione di complicità associazioni o centri di cultura musulmani è illegittimo sul piano civico e giuridico, insensato su quello tattico-strategico.
Le stragi parigine non sono un episodio di alcuna “guerra di religione”, di alcuno “scontro di civiltà ”: sono il risultato delle mosse di un’organizzazione criminale che sta facendo proselitismo sulla base di una tesi ideologica, quella che tratta l’Islam non come una fede religiosa bensì come un’ideologia e postula arbitrariamente la necessità che tutti i musulmani sunniti del mondo (un miliardo e mezzo circa) si riuniscano in una sola umma (“matria”, comunità ) per combattere sia gli “atei”, gli “idolatri”, i “crociati” (cioè i vari non-musulmani del pianeta), sia gli sciiti (perchè la fitna, la guerra civile antisciita, fa parte del programma del califfo esattamente come di quelli arabo-saudita e qatariota).
La stragrande maggioranza dei musulmani di tutto il mondo è del tutto estranea a questa follìa: ne è anzi concettualmente parlando la prima vittima, in quanto le azioni criminali dell’IS si riflettono in termini di sospetto e di ostilità da parte dei non-musulmani proprio su di loro.
Quarto: i migranti non c’entrano.
Tutti i “servizi” d’intelligence del mondo concordano sul fatto che non esiste alcun legame sistematico e strutturale fra il movimento di migrazione, nelle sue varie e diverse componenti, e le centrali terroristiche.
Casi isolati d’infiltrazione o d’indottrinamento sono sempre possibili, così come sappiamo bene che none siste alcuna città , alcuna installazione che non sia in linea teorica “a rischio”. E’ una delle leggi di base delle “guerre asimmetriche”.
Ma il reclutamento di simpatizzanti o di aspiranti terroristi non avviane nei centri di raccolta o di smistamento dei profughi: vi sono luoghi specifici, come le prigioni oppure certe aree urbane o suborbane (le banlieues parigine, ad esempio), dove gli agenti provocatori e i “predicatori” dell’IS raccolgono possibili adepti.
Prendersela con i migranti serve solo, semmai, a facilitare il sorgere in alcuni di loro di simpatìe filoterroristiche “di reazione”.
I veri complici dell’IS non sono i “buonisti”, bensì quelli che se la prendono senza criterio alcuno con chiunque appaia loro un possibile fiancheggiatore dei terroristi e quelli che contribuiscono a spargere timori e ostilità infondate.
Nè serve “chiudere le frontiere”, a meno che non si voglia impedire l’espatrio clandestino di qualche sospetto.
Quinto: cerchiamo di capire le ragioni che possono aver indotto gli organizzatori degli attentati parigini a un tanto grave crimine.
Non certo “punire la Francia”: il governo francese ha sostenuto i guerriglieri jihadisti sia in Libia contro Gheddafi sia in Siria contro Assad e non ha mai fatto nulla di concreto contro l’IS (a differenza della Russia, sulla quale dopo i raids di qualche giorno fa si è puntualmente abbattuta la vendetta terroristica con l’attenatto all’aereo partito da Sharm al-Sheykh).
L’azione terroristica cruenta e spettacolare serve, nelle intenzioni del califfo (se è davvero lui il diretto mandante) per concentrare contro di lui l’azione dei “crociati” occidentali: in tal modo egli potrà presentarsi nei confronti dei tanti musulmani disorientati e incerti che sono la potenziale area d’espansione dei suoi fedeli e/o simpatizzanti come il vero paladino del puro islam, l’autentico martire designato contro cui si sia abbattuta la rabbia degli infedeli.
E’ un vantaggio mediatico e propagandistico ch’egli cerca: seminare paura e provocare reazioni inconsulte che si abbattano su innocenti e indirizzino su di lui le simpatie di questi ultimi.
Non dobbiamo fare il suo gioco. Le armi delle quali disponiamo sono le seguenti: intelligence, infiltrazione, informazione corretta, massima collaborazione tra musulmani e non musulmani contro il comune avversario terrorista, mantenimento della calma e svolgimento di una normale, serena vita civile nelle nostre città .
Sesto: un po’ di equità non guasterebbe.
All’attentato contro l’aereo russo in Occidente si è reagito con noncuranza, in qualche caso quasi con soddisfazione. Eppure la Russia aveva dimostrato da poco di prendere la minaccia dell’IS molto più sul serio della maggior parte dei paesi occidentali.
Inoltre, non troppo tempo fa c’è stato un grave attentato terroristico all’aeroporto di Beirut: e della stessa presumibile matrice di quelli di Parigi del 13 scorso; ma da noi non ne ha parlato quasi nessuno.
Infine — e ciò sia detto con forza — gli occidentali blaterano sempre sul fatto che “la comunità musulmana moderata” non condanna i terroristi.
Contro l’attentato di Parigi si sono espressi con la massima durezza, tra l’altro, l’Associazione Mondiale delle Comunità musulmane, l’università di al-Azhar, il dottor Ezzeddin, presidente dell’unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), e anche Hamas ed Hezbollah.
I nostri media non hanno accordato alcuna attenzione a quelle voci. Andiamo avanti così, continuiamo a farci del male…
Settimo: questa tragedia ci ha ricordato una volta di più che per essere dei militanti dell’IS non c’è bisogno di essere arabi, nè di venire da chissaddove.
Bisogna abituarci all’idea che i terroristi li abbiamo fra noi, che possono essere dei ragazzi nati anche a Liverpool, a Bordeaux, oppure — perchè no? — a Pontassieve.
Non facciamo la politica dello struzzo, non nascondiamoci dietro la virtù pelosa della nostra cattiva coscienza (noi pacifici, noi razionali, noi democratici…), piantiamola di buttar sempre la colpa tutta addosso agli altri.
Perchè l’altroieri i ragazzi di vent’anni partivano volontari in camicia nera, perchè ieri altri ragazzi di vent’anni sognavano il “Che” e la guerriglia, perchè oggi altri ragazzi ancora — allevati in famiglie nelle quali sono magari stati riempiti di computers, di telefonini, di capi firmati e altre belle cose ancora — scelgono la Bella Morte nel nome di Allah?
Ci ha mai sfiorato il dubbio che la società dei consumi e dei profitti possa apparire a qualcuno vuota e inutile e viziosa, che qualcuno dei nostri ragazzi voglia guardare oltre, anche a prezzo della vita propria e altrui?
Sbaglieranno, certo, questi “fanatici”: ma quali sono stati i disvalori che noi abbiamo offerto loro, e che tali li hanno fatti divenire?
Franco Cardini
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
ALLERTA DELL’INTELLIGENCE EUROPEA, EMISSSARI VATICANI GIA’ A BANGUI… L’ISIS STA RACCOGLIENDO SCONFITTE SUL CAMPO E HA BISOGNO DI RECUPERARE VISIBILITA’
C’è un allarme molto serio per la possibilità di un’azione terroristica della Jihad nella Repubblica
Centroafricana, dove Papa Francesco ha deciso di anticipare l’apertura del Giubileo nella cattedrale di Bangui, il prossimo 29 novembre.
Secondo alcuni servizi d’intelligence europei ma soprattutto secondo i francesi, che in quel paese poverissimo e instabile hanno antenne potenti, il rischio di un attentato è altissimo e bassissima la capacità delle forze di sicurezza locali di prevenirlo e di stringere una cintura di protezione sufficientemente affidabile intorno alla cattedrale e alla folla che vi si radunerà .
Il Papa è stato informato di questo pericolo, ma avrebbe declinato con fermezza ogni ipotesi di cancellare il viaggio.
E in questi giorni gli apparati di sicurezza della Santa Sede hanno già inviato a Bangui un team per verificare tutte le opzioni necessarie a tutelare l’incolumità del pontefice e ridurre il più possibile i rischi per i fedeli che vi si riverseranno in occasione di questo evento che per la Chiesa africana è considerato epocale.
Sono previste decine, centinaia di migliaia di pellegrini dalle varie regioni della Repubblica Centroafricana e dagli stati confinanti (Ciad, Camerun, Sudan, Sud Sudan Congo), dove negli ultimi anni si sono installati a macchia di leopardo (soprattutto nel Sudan islamista) gruppi di jihadisti che si ispirano all’Isis e a Boko Haram.
Ma se per l’anticipo africano del Giubileo l’allarme è molto serio, non meno serio è lo scenario di fronte al quale si trovano gli apparati d’intelligence e di polizia rispetto al seguito dell’Anno della Misericordia proclamato da Papa Francesco, che comincerà l’8 dicembre con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro e andrà avanti fino al 20 novembre 2016.
Gli attentati di Parigi hanno modificato radicalmente ogni previsione. E nel corso del doppio vertice sulla sicurezza di sabato, è stato sostanzialmente deciso di agire su tre livelli.
Primo livello.
Massimo controllo del territorio, aumento visibile della presenza delle forze di polizia nella città (riguarda anche Milano), ricorso ad ogni mezzo e strumento di prevenzione e repressione senza sconti contro gli elementi ritenuti pericolosi (controlli, perquisizioni, provvedimenti di espulsione). Insomma, una strategia “muscolare” che ha lo scopo di dare un messaggio di rigore estremo a terroristi e fiancheggiatori, con l’obiettivo di tagliare le gambe ad ogni possibile progetto di azione nella capitale e nel resto del paese.
Secondo livello.
E’ la parte più delicata della strategia discussa nei due vertici: come “preparare” la popolazione alla possibilità che un attacco possa comunque avvenire, perchè nessuna misura di prevenzione può escluderlo. Tutelando da una parte la normalità della vita quotidiana e dall’altra trasmettendo alla gente la necessità di mantenere alta l’attenzione in tutti i luoghi pubblici.
Terzo livello.
Aumento esponenziale dell’attività d’intelligence, sia nel settore umano che in quello informatico. Ma qui si tratta anche di risorse aggiuntive in termini di personale addestrato e strumenti. Posto che ormai i terroristi hanno scartato da tempo i sistemi tradizionali di comunicazione, arrivando a passare informazioni tra cellule e singoli individui utilizzando i videogiochi o anche siti di acquisti online. E il monitoraggio è diventato molto difficile.
A differenza di quanto sta drammaticamente accadendo da un anno in Francia, non ci sono segnali concreti di possibili azioni in Italia.
Tuttavia, questo rischio è connesso alla nostra politica in zona di guerra (Siria, Iraq). Se dovessimo aderire ai bombardamenti della coalizione con i nostri caccia, al momento impegnati in missioni di ricognizione, gli scenari potrebbero ribaltarsi.
Ma si tratta di analisi in continua modificazione.
E persino sulla notte di fuoco e morte di Parigi non ci sono interpretazioni univoche. Per molti si è trattato di un segnale di forza che l’Isis ha mandato alla Francia e all’Occidente.
Secondo altri, è stato un segnale di debolezza da parte del Califfato: alzare il livello del terrorismo, ogni volta che sul terreno le cose vanno male.
E che non stiano andando bene, lo testimoniano le perdite in Siria dove agiscono a tenaglia sulle roccaforti dell’Isis russi e iraniani e la caduta di Sinjar, tornata nelle mani dei curdi dopo una feroce battaglia che al momento ha di fatto tagliato buona parte delle linee di comunicazione del Califfato tra Siria e Iraq.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL TERRORISMO NON SI BATTE CON L’OTTUSITA’ DI SLOGAN DEMAGOGICI
Ovunque “ti volti” – in rete – vedi soltanto scene di sangue, di lacrime, di varie “pantomime partitiche” consumate ad arte, di tantissima incapacità e/o non volontà di “comunicazione”…
Per cambiare le cose ci vuole molto di più di qualche slogan consumato ad arte o scritto comunque secondo i paradigmi del miglior marketing.
Il dramma è complesso assai e non basteranno “due parole” a risolverlo…
Le due facce della medaglia sono parecchio evidenti, però, è lo sono da sempre.
Da una parte, ci sono i musulmani; dall’altra, i terroristi che, per “dirla” con ‪Cameron‬, non sono musulmani, ma sono degli sciacalli.
In guerra “ci siamo” anche se non è scattato ancora “il regime marziale”, il che fa parecchia differenza. Ma è guerra di visioni, di pulsioni e di passioni.
La libertà costa sempre lacrime e sangue. Anche in questa nostra terra, così apparentemente sottratta al dramma, c’è bisogno di continuare a combattere, perchè fino a quando morte, distruzione e prevaricazioni, anche soltanto concettuali, anche soltanto di nicchia, anche soltanto “territoriali”, non cesseranno, nessuna libertà e nessuna democrazia potrà mai dirsi compiuta.
Le “guerre” sono ovunque.
Civili o militari, ideologiche o di sistema, sostanziali o soltanto “speculative”.
E le “guerre” si combattono, “militarmente” (quando non se ne può fare a meno) e “culturalmente” quando soltanto la “conversione” all’umanesimo illuminato ed illuminante può “tracciare la via”…
Oggi piangiamo i morti. Domani faremo lo stesso.
Il sistema, poi, ha i suoi interessi, ivi compreso quello di vederci contrapposti per non meglio precisate ragioni.
Personalmente, non porgo l’altra guancia: gli sciacalli vanno annientati.
E sono sciacalli anche gli ottusi.
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
LA POLIZIA INTERVIENE E COMPIE ARRESTI
Circa un migliaio di persone si sono riunite a Piazza della Repubblica a Lille per manifestare la
loro solidarietà con le vittime degli attentati di Parigi.
Tra i tanti partecipanti anche un gruppo di estrema destra appartenente a “Gènèration Identitaire” che ha cercato di attirare l’attenzione con fumogeni e uno striscione con su scritto “expulsons les islamistes” (“cacciamo gli islamisti”) .
Il gruppo anti-Islam è stato prontamente allontanato dalla polizia prima che la situazione degenerasse.
Una manifestazione anti Islam organizzata da militanti di estrema destra per protestare contro gli attacchi terroristici a Parigi si è svolta anche nella città di Metz.
Ma la cittadinanza non ha gradito gli slogan e la tensione è salita fino allo scontro contro le forze dell’ordine, che hanno arrestato alcuni dei manifestanti per incitazione all’odio razziale
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE CHALGHOUMI: “E’ UNA BARBARIE”
Il mormorio appena si sente davanti al Bataclan di Parigi. “Allons enfants de la patrie, le jour de gloire est arrivè”, cantano quasi sussurrando per non disturbare chi non c’è più.
Una delegazione di dodici Imam ha deciso di rendere omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre e per farlo ha scelto di intonare l’inno nazionale francese.
E poi i dodici insieme hanno lanciato un appello: “I musulmani devono mobilitarsi contro l’orrore dell’Isis”.
In mezzo alla distesa di fiori e candele che ricordano le vittime, i rappresentanti della comunità islamica francese sono arrivati scortati dalla folla.
Poi dopo aver detto una preghiera, hanno scelto di intonare la canzone che più rappresenta l’unità nazionale.
Perchè oltre a essere musulmani, sono anche e soprattutto francesi.
“E’ una barbarie, una barbarie”. Hassen Chalghoumi, presidente della Conferenza degli Imam di Francia parla con la voce ferma e non lascia spazio a concessioni: “Sono qui per dire al miliardo e mezzo di musulmani nel mondo di reagire: uscite dal silenzio. Diciamo no alla barbarie: i musulmani sono ostaggio dell’Isis. Sono anni e anni che chiedo questo e mai una volta ho tentennato sulla questione. Ci sono dei luoghi dove invece predicano la violenza. E’ il momento di reagire”.
Hocine Drouiche, vicepresidente della Conferenza e Imam di Nimes va oltre: “Dobbiamo cambiare la nostra immagine per rassicurare la nostra società ”, dice.
“L’Islam è una religione di pace e di apertura. Noi chiediamo aiuto ai governi e agli occidentali: devono darci una mano ad affrontare questa situazione. La divisione della comunità rende difficile per noi integrarci. E’ arrivato il momento di cambiare”.
Insieme alla delegazione anche lo scrittore ebreo di origine polacca Marek Halter: “E’ importante dire al mondo”, spiega, “che siamo contro. Non solo pensarlo. Non bisogna avere paura, ma bisogna mobilitare i musulmani con noi. I terroristi stanno usando l’Islam”.
La visita degli Imam dura pochi minuti. Avrebbero voluto mettere i fiori sul marciapiede davanti al Bataclan, ma il cordone di sicurezza non lascia avvicinare nessuno. ù
Il loro omaggio è stato nella ressa tra giornalisti e cittadini ammassati sulle transenne, mentre il bar dalla tenda nera e gialla resta al centro di un quadrato deserto e ricorda a una città ancora incredula che quello che dicono è successo davvero.
Martina Castigliani
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
“L’ODIO DEGLI AVVINAZZATI DI DESTRA PER I QUALI DIO, PATRIA, FAMIGLIA E’ RIDOTTO A UN RUTTO”
Due sono i colpi messi a segno dal terrorismo, anzi tre: scannare, spaventare e sfregiare l’Islam che — religione di Dio, il Clemente, il Misericordioso — nel sentimento di tutti, in Occidente, diventa un buio marchio di morte.
Tre colpi, dunque, e il più inaspettato regalo: il sabba degli sciacalli.
Ogni tragedia ha il suo sottotesto e la politicuzza trova un’affinità maligna.
Come Piscicelli rideva al caldo delle lenzuola all’idea di fare affari dopo il terremoto a L’Aquila, così la destra da Bar Sport, davanti alle stragi islamiste, si sente sciogliere l’acquolina in bocca. Pensa solo al pallottoliere elettorale .
Certa destra, neppure semplicemente xenofoba, ma già nella sua infarinatura liberale, fa del Bar Sport il servo di scena.
La destra che ci tocca in sorte, figlia della stagione di George W. Bush, non è certo la ruggente Onda Blu di Marine Le Pen e non è quella di Vladimir Putin che nel far guerra in Siria, allo stesso tempo, tutela i cittadini musulmani di Russia quando — con l’orgoglio dei piedi scalzi — inaugura la più grande moschea di Europa.
I tagliagole sono bestemmiatori dell’islam. Fino a quando non sarà chiaro ciò non ci sarà speranza di vincere contro di loro.
È doppiamente vero che il terrorismo è il primo nemico dell’islam.
Ed è tre volte vero che la carambola d’odio va a concludersi nel gioco delle parti.
In uno sfolgorio di stelle, strisce e tricolori, in un tweet, ho visto questo collage: il Corano e poi ancora il Corano. Nel primo, questa didascalia: “Questo è il libro dell’Islam”. Nel secondo, un’altra indicazione: “Questo è il libro dell’Isis”.
A sovrastare la spiritosa grafica, questo strillo: “Trovate le differenze!”.
Tutti i colpi vanno a segno. Dio mi perdoni se, adesso, mi faccio tramite di una profanazione.
Ho visto disegnato un maialino con il Corano in mano per fargli dire questa battuta: “È tutta merda quella stampata qui”.
L’ho visto ancora su twitter, con la frase in inglese, opportunamente postato e arrivatomi a strascico tra i retweet di un importante politico liberale, molto radicale e molto bushista che con questa schiuma ci campa. E ci fa ricca la bottega.
All’opposto della Tradizione non c’è più la sinistra ma la destra del Bar Sport e il fanatismo che fa di Dio un’ideologia.
A far strame del Sacro, infatti, concorrono sia chi — sostituendosi al Giorno del Giudizio — semina la morte, sia chi confonde l’odio per la rabbia e l’ignoranza per l’orgoglio.
Il Dio macellaio esiste solo nella mente di Satana se un ebreo, solo per essere ebreo, viene accoltellato nella serena felicità di Milano.
E così è — nella banalità della ferocia — l’automatismo dell’odio.
Se il musulmano è un bastardo, per come si legge nei giornali, un coltello addosso prima o poi se lo ritrova.
L’odio dà voce alla sorgiva di questi e quelli, i terroristi e gli avvinazzati del Bar Sport per i quali il Dio, Patria, Famiglia, il motto sacrissimo di don Camillo, è ridotto a un rutto senza A e senza BA, lo sbotto del folclore liberale (Benedetto Croce inorridisce) il cui fetore oggi ammorba qualunque tentativo della destra di darsi un pensiero, una riflessione e un’analisi che vada oltre la Fenomenologia del Maialino.
Pietrangelo Buttafuoco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
NON TEMIAMO I JIHADISTI, BASTA CHE NON CORRANO TROPPO VELOCI
La scena tragicomica durante il collegamento di Alessandra Sardoni de La7.
Un capannello di persone si è fermato a guardare mentre i poveri poliziotti venivano aiutati da un’altra gazzella arrivata in soccorso con i cavetti per far ripartire la batteria…
Una macchina della polizia di stato è infatti rimasta in panne sotto palazzo Chigi davanti a una folla che, incuriosita dalle auto parcheggiate di muso l’una contro l’altra, ha assistito alla scena.
La vettura, preposta al controllo sulla sicurezza, è stata fatta ripartire faticosamente dagli agenti tramite cavetti elettrici, alimentati da un’altra gazzella.
Non c’e’ nulla da temere dai potenziali terroristi dell’Isis, l’importante è che non vadano troppo forte…
Garantisce il governo dei tagli.
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
ANCORA QUALCHE PICCOLO ACCORGIMENTO E CE LA POSSIAMO FARE
Come ha ricordato di recente Tony Blair, l’Occidente ha già fatto tanto per l’Isis. 
Ma può fare ancora molto di più, fino a garantirgli la vittoria finale con una serie di semplici accorgimenti che ci permettiamo di suggerire ai governi europei, in particolare a quello italiano.
1) Nominare Maurizio Belpietro direttore del Tg1, Giuliano Ferrara del Tg2 e Magdi Allam del Tg3. Se i bombardamenti di Russia e Francia in Siria hanno reso particolarmente impopolari quelle due nazioni agli occhi del califfo al Baghdadi, convincendo altre migliaia di estremisti fondamentalisti a diventare kamikaze, titoli come quello di Libero “Islamici bastardi”, opportunamente rilanciati a reti unificate, conquisteranno alla causa dell’Isis tutti i musulmani d’Italia, compresi i pochi moderati e agnostici rimasti.
2) Confermare il Giubileo di Roma nelle date e nei luoghi prefissati, anzichè rinviarlo a tempi migliori in segno di lutto e per motivi di sicurezza: consentire la presenza di milioni di cattolici nello stesso posto contemporaneamente agevolerà di molto il lavoro dei bombaroli, evitando loro di disperdere risorse ed energie inseguendoli per tutto il mondo.
3) Lasciare alla guida del ministero dell’Interno Angelino Alfano, garanzia di competenza, serietà e prontezza di riflessi. In una parola: di intelligence.
4) Continuare a pagare lauti riscatti in dollari o in euro sonanti in cambio della liberazione degli italiani presi in ostaggio dalle formazioni terroristiche in tutto il Medio Oriente, assicurando loro i necessari mezzi di sostentamento.
5) Seguitare a vendere armi a tutti gli Stati e a tutte le milizie esistenti nel mondo attraverso la nostra industria bellica, orgoglio e vanto della Nazione, garantendo al nemico tutto l’occorrente per sterminarci meglio.
6) Intrattenere affettuosi rapporti diplomatici e commerciali con gli emirati del Golfo, noti finanziatori del fondamentalismo islamico in tutto il mondo, anche con missioni ufficiali sul posto ai massimi livelli, con imprenditori anche del settore-armi al seguito, al grido spensierato di pecunia non olet.
7) Fare la guerra all’Isis non direttamente e via terra e coinvolgendo il maggior numero di paesi arabi, ma in ordine sparso e per procura e dall’alto, armando (male) i peshmerga curdi e bombardando lo Stato islamico con i caccia e soprattutto con i droni telecomandati, ‘ndo cojo cojo, così da ottenere il massimo di vittime civili e il minimo di vittime nostre, cioè il massimo di furore e terrorismo antioccidentale e il minimo di risultati militari sul campo.
8 ) Sostenere, in base all’astuta teoria del “male minore”, tiranni sanguinari e golpisti come Al Sisi e Assad (e in passato Gheddafi e Saddam Hussein) e governi-fantoccio ipercorrotti come quelli da noi creati in laboratorio in Iraq e in Afghanistan, per illustrare alle popolazioni locali che cosa intendiamo noi per democrazia da esportazione.
9) Restare a pie’ fermo in Afghanistan con le nostre truppe di occupazione, dopo 14 anni di inutili mattanze, affinchè sia chiaro a tutto il mondo islamico che decidiamo noi da chi devono essere governati loro.
10) Disprezzare, insultare, criminalizzare tutti i rifugiati equiparandoli ai clandestini, ed equiparare tutti i clandestini ai terroristi, così che presto o tardi tutti i rifugiati e i clandestini sentano una vocazione irrefrenabile a diventare terroristi.
11) Evitare accuratamente discorsi come integrazione, accoglienza, assistenza, ospitalità e misericordia nei confronti di chi fugge da paesi in preda alla guerra o al terrorismo o alla dittatura o alla carestia; e negare loro moschee, abitazioni, lavori e trattamenti umani, per evitare che abbiano mai qualcosa da perdere quando qualcuno gli propone di farsi esplodere in uno stadio, in un teatro, in una piazza, in una metro o in un autobus promettendogli in cambio un convincentissimo stuolo di vergini strafighe nell’aldila’
12) Tagliare ancora i fondi e gli organici alle forze dell’ordine e di intelligence, e al contempo tollerare gli affari con i paradisi fiscali e imporre limiti sempre più stringenti alle intercettazioni e alla tracciabilità del denaro, per rendere sempre più difficile l’identificazione dei terroristi e dei loro finanziatori e sempre più facili le loro attività criminali.
13) Reagire alla strage di Parigi con la legge del taglione, “occhio per occhio dente per dente”, per dimostrare agli occhi già iniettati di propaganda e rabbia di milioni di islamici che la nostra civiltà è come la loro, o anche peggio.
Ancora qualche piccolo sforzo e l’obiettivo finale di perdere definitivamente la guerra sarà raggiunto. Ce la possiamo fare.”
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 15th, 2015 Riccardo Fucile
LA FONTE E’ DEI SERVIZI SEGRETI FRANCESI: “NON CONTIENE I NUMERI CORRETTI PER UN DOCUMENTO LEGITTIMO E LA FOTO NON COINCIDE CON IL NOME”… ANCHE IL PASSAPORTO EGIZIANO IN REALTA’ E’ DI UNA VITTIMA, NON DI UN TERRORISTA
Come riportato da Repubblica oggi, il passaporto di Ahmad Almohammad, un siriano arrivato in Serbia ad ottobre, è stato trovato sul cadavere di un altro kamikaze.
Ma molto probabilmente si tratta di un documento falso.
“Il documento non contiene i numeri corretti per un passaporto legittimo e la foto non coincide con il nome”, affermano fonti dei servizi segreti alla Cbs.
L’uomo, secondo il settimanale serbo Blic, sarebbe transitato in Europa insieme a gruppi di profughi siriani sbarcati sull’isola greca di Leros il 3 ottobre scorso.
Poi è passato in Serbia e in Croazia prima di arrivare in Francia.
E’ invece intestato a uno dei feriti il passaporto egiziano in un primo momento attribuito a un membro del commando.
Sulla presenza di un “profugo siriano” si era imbastita una polemica politica interessata per far passare l’equazione profughi=terroristi da parte di partiti della destra razzista.
Ora la smenttia dei servizi francesi tronca ogni speculazione.
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