Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
GIA’ UN PRECEDENTE NEL 2011… E ORA L’AZIENDA RIFIUTA UN VERTICE AL MINISTERO PER “ALTRI IMPEGNI”
La Con.I.Cos, l’azienda per la quale lavorano Bruno Calace e Danilo Calonego, i due italiani rapiti in Libia, non segnalò alla Farnesina la sua attività nel deserto del Fezzan. E’ quanto riporta La Repubblica, che spiega:
“Fino alle 7.30 di lunedì, nessuno al ministero degli Esteri sapeva che la “Con.I.Cos” avesse vinto un appalto per lo scalo di Ghat. Nè quanti operai e tecnici italiani vi lavorassero.
Nessuno dunque sapeva se fossero state osservate o meno le misure di sicurezza che il nostro governo chiede alle aziende italiane in quadranti a rischio. E che hanno a che fare non solo con la presenza di scorte, ma anche con le regole che governano l’alloggiamento e gli spostamenti del personali”.
Eppure la Con.I.Cos., spiega ancora La Repubblica, aveva alle spalle già un precedente, con il sequestro di due suoi dipendenti avvenuto, sempre in Libia, nel 2011.
Il quadro che emerge è quello di una “disarmante spensieratezza e sciatteria”
“Del resto che la sicurezza dei propri dipendenti non sia in cima alle preoccupazioni dell’azienda di Mondovì si è avuta prova anche subito dopo il sequestro.
Non solo non è stata infatti la Con.I.Cos. a comunicarlo alla Farnesina, ma quando è stato prospettato ai vertici dell’azienda un immediato incontro a Roma con le strutture di governo e intelligence che stanno seguendo la vicenda, la risposta è stata che “altri impegni” lo impedivano”.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
LA PREFETTURA DI VIBO VALENTIA: INFILTRAZIONI MAFIOSE A NICOTERA
Scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Nicotera, in provincia di Vibo Valentia. 
È questa la richiesta che la Prefettura del capoluogo vibonese ha inviato al ministero dell’Interno.
Secondo quanto riporta l’Agi, la Commissione di accesso agli atti avrebbe riscontrato condizionamenti della ‘ndrangheta nell’attività politica degli amministratori.
Nei giorni scorsi, Nicotera era finita al centro dell’attenzione per l’atterraggio in piazza, senza autorizzazioni, di un elicottero con a bordo una coppia di sposi.
Per l’episodio la procura di Vibo ha aperto un’inchiesta, al fine di chiarire la posizione dello sposo, affidato in prova ai servizi sociali dopo che nel 2011 i carabinieri l’avevano sorpreso a coltivare 600 piante di marjuana.
La richiesta di scioglimento del comune non è collegata in nessun modo all’inchiesta.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
NEL MIRINO IL COMPORTAMENTO DI DUE POLIZIOTTE E LE RELAZIONI CON I RECLUSI, VIETATE DAL REGOLAMENTO
La procura di Brescia ha aperto una inchiesta per fare chiarezza sui presunti rapporti sessuali, avvenuti nel carcere di Verziano e fuori dalla struttura, nei momenti di semilibertà , tra due agenti donne e detenuti della struttura.
Come riportato dal Giornale di Brescia, nel mirino sarebbe finito il comportamento – contrario al regolamento che vieta le relazioni tra la polizia penitenziaria e i reclusi – di due poliziotte: una ha chiesto e ottenuto il trasferimento nel carcere di Bollate, “per scelta e non per imposizione o punizione”, viene spiegato, l’altra è attualmente in malattia.
Sulla vicenda è intervenuto il responsabile sindacale Cgil Lombardia della polizia penitenziaria Calogero Lo Presti: “Auspichiamo- scrive in una nota – che la procura della Repubblica di Brescia effettui le indagini in breve tempo possibile, facendo luce sulla vicenda. Esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà al corpo della polizia penitenziaria, e in particolar modo al personale femminile di Verziano, che con vero spirito di sacrificio e dedizione assolve ai propri doveri istituzionali nonostante la forte carenza di organico e con tutti i rischi e pericoli che quotidianamente affrontano”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
“GLI AVEVO SOLO DETTO CHE NON POTEVANO FUMARE E MI SONO SALTATI ADDOSSO, L’UNICA CHE MI HA AIUTATO E’ STATA MIA MADRE”
“Erano due. Quando ho detto loro di spegnere la sigaretta sono scattati. La gente è scappata. Hanno
aggredito me e mia madre. Mi hanno preso a calci in testa. Calci forti, cattivi. Ma non importa di dire niente a quei due. Lo sai che c’è? Io sto soffrendo, sto veramente male, loro sono in carcere e pagheranno così. Io vorrei solo rimettermi, ho paura: come muovo la testa mi sento male, sto impazzendo. Vorrei solo stare meglio”.
È in un letto del reparto neurochirurgia dell’Umberto I, Maurizio Di Francescantonio, il 37enne che domenica pomeriggio, insieme alla madre, è stato aggredito da due ventenni casertani pregiudicati.
I due, 24 e 26 anni, domenica pomeriggio, intorno alle 15.30, stavano lì, appoggiati a uno dei tubi di acciaio di un vagone della metro della linea B che stava per raggiungere la fermata piazza Bologna. Come niente fosse fumavano.
Maurizio Di Francescantonio, accompagnato dalla madre Elena, li guarda e poi dice: “Qui dentro non si può fumare”. “Che cazzo vuoi tu?” gli risponde uno dei due.
Poi parte l’aggressione
Intanto la metro arriva alla fermata di piazza Bologna, proprio mentre Maurizio finisce spintonato, vola un pugno che lo prende in faccia e poi casca in terra e viene preso a calci violenti e rabbiosi in testa.
Si aprono le porte. La gente scappa terrorizzata. Qualcuno avverte il capotreno, mentre i due continuano ad accanirsi contro il 37enne e anche sua madre Elena che è l’unica che tenta di fermarli e che viene presa a spintoni pure lei.
Il capotreno allerta l’Atac, partono i soccorsi, c’è anche chi vede la scena dalle telecamere a circuito chiuso interne al treno. È un attimo e alla centrale operativa arriva la richiesta di soccorso.
Parte un’ambulanza, interviene la polizia.
Maurizio intanto è a terra “non capivo più niente” ricorda dal suo letto d’ospedale dove sta sdraiato e sfinito, il capo bendato, mentre tenta di mettere insieme due parole biascicate e sofferenti.
Viene aiutato da una delle poche persone che non è scappata terrorizzata.
Intanto i due aggressori si danno alla fuga. Il 118 arriva e soccorre Maurizio: ha subito la rottura della scatola cranica, verrà fuori dai successivi accertamenti, un trauma cranico e un’emorragia interna.
Dovrà essere operato, ma rimane in osservazione per tutta la serata di domenica e di ieri. Verrà operato oggi dal professor Salvati
Anche la madre rimane ferita, riporta contusioni un po’ ovunque e ne avrà per otto giorni. Passerà l’intero pomeriggio di domenica e tutto ieri nella sala d’attesa, il pronto soccorso dove è ricoverato il figlio e poi il reparto di neurochirurgia.
La polizia intanto inizia a parlare con i testimoni. Tutti descrivono con grande abbondanza di particolari i due. Li cercano nei dintorni.
Finchè non individuano due persone. Li fermano per un controllo. Chiedono loro i documenti. Uno si ribella, l’altro li insulta e tenta di scappare.
Viene subito bloccato e tra parolacce e tentativi di divincolarsi vengono portati in commissariato. Qui la madre li riconosce. E così i due L.R. e A.S., di 24 e 26 anni, originari di Caserta, vengono arrestati.
L’accusa è pesante: tentativo di omicidio in concorso. Accusa aggravata dai futili motivi.
A.S. viene denunciato anche per resistenza a pubblico ufficiale. Intanto le registrazioni delle telecamere dell’Atac sono già state messe a disposizione degli inquirenti.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 21st, 2016 Riccardo Fucile
MENTRE LA RAGGI PENSA AI CURRICULUM LA FLOTTA ATAC E’ AL COLLASSO
Autobus in fiamme – ancora una volta – nella capitale: paura sulla linea 80 dell’Atac, chiusa via Virgilio Talli alla Serpentara. A dare l’allarme alle 21 è stato il conducente del mezzo quando ha notato l’anomalia nel motore e ha subito ordinato ai passeggeri a bordo di scendere.
Poco dopo l’evacuazione, il bus è stato completamente avvolto dalle fiamme e distrutto.
Sul posto sono intervenute tre squadre dei pompieri che sono ancora a lavoro per domare le fiamme. Per consentire le operazioni di spegnimento è stato necessario chiudere la strada e i vigili urbani stanno procedendo con le deviazioni
Il tempestivo intervento dell’autista ha scongiurato il peggio: non si registrano infatti feriti o intossicati.
Ma il parco mezzi dell’azienda del trasporto pubblico romano è sempre più al collasso, dovrebbero circolare 1.500 bus al giorno, quelli effettivamente operativi sono 1.200 e, causa guasti, il contingente si riduce quasi ogni giorno a circa 900 unità .
Il 32 per cento dei mezzi è al palo, e nella maggior parte perchè i motori non vanno.
E quello di questa sera è il quarto incendio in soli quattro mesi.
Il primo giugno le fiamme sono divampate su un autobus della linea 495 che viaggiava in direzione piazza Fiume. Anche in quel caso, le fiamme nel giro di pochi minuti hanno distrutto l’abitacolo.
La notte del tre luglio il motore in panne e le fiamme sono divampate su un mezzo che stava attraversando Lungotevere in Sassia.
I testimoni, in quella circostanza hanno parlato di almeno due esplosioni. Infine lo scorso 22 luglio, intorno alle 11 del mattina, l’autobus ha preso fuoco mentre si trovava sulla Tangenziale Est, nel tratto verso San Giovanni, all’altezza di via dei Monti Tiburtini.
Per tutta la mattina la zona è stata chiusa al traffico per consentire ai pompieri di intervenire.
(da agenzie)
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