Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
DON BIANCALANI, IL PARROCO DI VICOFARO”: “I RAGAZZI LAVORANO E FANNO ESPERIENZA, ACQUISTANDO PROFESSIONALITA’ E FAVORENDO L’INTEGRAZIONE”
“Pizzeria dal rifugiato”. Il nome non è solo simbolico.
A Vicofaro (Pistoia) il sabato sera in via santa Maria Maggiore al civico 74 a sfornare margherite e quattro stagioni ci sono davvero ragazzi arrivati dal Gambia, dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio o dalla Nigeria.
L’idea è di don Massimo Biancalani, il prete nemico dei militanti di Forza Nuova, al centro ormai da mesi di attacchi e minacce dopo aver postato su Facebook la foto dei migranti che accoglie portati a fare il bagno in piscina.
Da allora per lui e i rifugiati che abitano sotto il suo stesso tetto la vita si è complicata: i militanti di estrema destra si sono presentati alla messa di don Massimo per “vigilare sulla dottrina” e nei giorni scorsi il prete ha ricevuto un volantino firmato “Quarto Reich” con tanto di bandiera italiana e svastica.
Ma don Biancalani non è tipo da rassegnarsi. Anzi, guarda avanti. E ora ha lanciato questa pizzeria nei locali della parrocchia aperta ogni sabato sera a partire dalle 19.
Dietro il forno a legna e in sala a servire ai tavoli ci sono dodici immigrati africani.
Nei giorni scorsi ha diffuso via Facebook un volantino per pubblicizzare l’iniziativa: “Venire a mangiare la pizza a Vicofaro è un modo di esprimere solidarietà , un modo di fraternizzare con questi nostri fedeli che non hanno avuto le nostre stesse fortune o che semplicemente hanno raggiunto le nostre terre in cerca di una fortuna”.
Un invito che per ora funziona: durante le prime tre aperture si sono registrati una cinquantina di clienti.
“Questo progetto è l’esito di un percorso. I ragazzi — spiega don Biancalani — hanno fatto il patentino per la manipolazione dei cibi, un corso per l’avviamento alla ristorazione. La pizzeria vuole essere un modo reale per creare attività lavorativa per questi ragazzi e contemporaneamente fargli fare esperienza e apprendimento affinchè un domani possano presentarsi sul mercato del lavoro con una professionalità ”.
Non è l’unica attività a Vicofaro: i rifugiati che sono ospiti nella parrocchia di don Massimo lavorano anche in un orto biologico e in una sartoria.
“Dal rifugiato” funziona come in una vera pizzeria: si può restare a cena, sedersi ai tavoli, consumare bevande (anche birra) oppure prendere la pizza da asporto.
Nel menù ci sono anche i dolci della casa. Unica differenza: non c’è una tariffa, il tutto è a offerta libera.
“Il guadagno viene ripartito tra i ragazzi che hanno lavorato, dodici in tutto. Gli immigrati questi soldi li mandano a casa loro: accogliendo qui si aiuta anche là ”, spiega il parroco che ora punta ad aprire anche il venerdì e il sabato.
L’obiettivo di don Massimo e dei ragazzi rifugiati è di arrivate a 80-100 clienti a sera.
Per ora l’iniziativa non ha registrato alcuna polemica ma solo molta curiosità . I primi ad accogliere a braccia aperte la pizzeria “Dal rifugiato” sono stati proprio i parrocchiani di don Massimo ma in molti sono arrivati il sabato sera anche da fuori per poter dare un aiuto concreta agli immigrati ospitati nella parrocchia di Vicofaro.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
NON SOLO IL PLURALISMO, ANCHE IL PLURALE NON E’ IL SUO FORTE
Ci era già cascata lo scorso 30 settembre, durante il talk show politico Otto e Mezzo
(La7).
Dinanzi un ilare Emanuele Fiano (Pd) e un rassegnato Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera), la deputata di Forza Italia Daniela Santanchè, nello stigmatizzare lo Ius Soli e i suoi presunti pericoli, aveva denunciato: “I cittadini che in tutti questi anni hanno fatto i più grandi attentati erano cittadini francesi, belghi, inglesi“.
Anche oggi, nel corso di Tagadà (La7), la parlamentare è incespicata nella stessa gaffe.
Evidentemente non solo il pluralismo, ma anche il plurale non è il suo forte.
Discordanti anche i dati sulle cittadinanze date dall’Italia agli stranieri.
Se due settimane fa saosteneva che fossero 360mila, oggi il numero diventa 396mila-400mila.
Tra un paio di settimane chissà .
Il resto della argomentazioni propugnate da Daniela Santanchè il 30 settembre e nella puntata odierna di Tagadà combacia perfettamente nel delirio razzista: “Noi parliamo di gente che chiede la cittadinanza, ma non ha nessuna voglia di integrarsi in Italia. Anzi, combatte il nostro Paese”
Infatti sono tutti in armi per strada dopo aver chiesto la cittadinanza.
Stendere un velo pietoso.
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
“CON IL M5S POSSIBILI CONVERGENZE SUL PROGRAMMA, MA SOLO DOPO LE ELEZIONI”
“Ho più cose in comune con Giancarlo Cancelleri che con Nello Musumeci, non c’è dubbio. Con i 5Stelle ci possono essere punti di convergenza sul programma, ma non bisogna cadere nel politicismo fabbricando alleanze in campagna elettorale o immaginando di cercare i voti in assemblea regionale come fossero elemosine”. Claudio Fava, candidato della sinistra alla presidenza della Sicilia con la lista “Cento passi”, non esclude possibili convergenze post elettorali con i pentastellati dopo che il candidato governatore grillino, in un’intervista a La Stampa, ha fatto un chiaro riferimento alle liste civiche come possibili compagni di strada. Ma, dice, saranno solo convergenze sul merito delle cose.
Onorevole Fava, Cancelleri sembra si riferisse proprio a lei quando si è detto pronto al confronto con liste civiche per un appoggio nel Parlamento siciliano. Ci sono già stati contatti?
“No, anche perchè il confronto si fa tra chi vince e chi perde, non in astratto. Bisogna aspettare il 6 novembre”.
Giusto, però è innegabile che si stia cominciando a riflettere su possibili alleanze. Lo starà facendo anche lei…
“Chiunque vinca non avrà la maggioranza all’Ars, non avrà il 50% dei voti, dunque per governare dovrà necessariamente avere l’appoggio di altri componenti dell’assemblea. Ma la maggioranza non la si può andare a cercare in aula. Va cercata prima sul territorio e sui singoli temi, va cercata con i siciliani… poi si possono chiedere i voti all’assemblea”.
Se lei dovesse arrivare primo o se dovessero arrivare primi i 5Stelle, pensa che voi e loro possiate discutere?
“Con i 5Stelle ci sono punti in comune e scelte che ci dividono. Come con tutti gli altri candidati. Ci misureremo sul merito delle cose, anche se è un merito che mi vedrà , prevedo, piuttosto lontano da Musumeci e dai suoi eletti”.
Si può parlare di possibile alleanza post elettorale tra i “Cento Passi” e i 5Stelle?
“Tutto quello che costruisci prima è politicismo, teoria, finzione. Non mi sembra serio. Alcune battaglie politiche le vinci in assemblea se porti il peso e il senso della politica. Se invece pensi di andare a cercare voti raccogliendoli come scarti, come elemosina hai perso. Aspettiamo il sei novembre vediamo chi di noi vincerà e cosa avrà da proporre”.
È d’accordo con l’intervento dell’Osce chiesto dai 5Stelle?
“Mi sembra solo un modo per fare vento. Il problema in Sicilia non sono i voti controllati nella cabina elettorale ma le obbedienza dovute e promesse prima di andare a votare. E quelle non le risolvi con gli osservatori dell’Osce”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
GRILLINA PIEMONTESE DELLA PRIMA ORA E ATTIVISTA NO TAV: “TRADITO LO SLOGAN UNO VALE UNO, LE GERARCHIE PREVALGONO SUL BENE COMUNE E SUL MERITO”
Il Movimento 5 Stelle perde in Piemonte un consigliere regionale. Stefania Batzella,
pentastellata della prima ora e attivista No Tav della Valle di Susa, ha annunciato all’agenzia di stampa ANSA “la decisione sofferta ma obbligata di lasciare il gruppo”. “Lo slogan ‘uno vale uno’, tra i principi fondanti del Movimento, sembra non trovare applicazione all’interno del gruppo, dove le gerarchie prevalgono sugli spazi, sul bene comune, sui meriti”, sostiene. “Mi sento discriminata — aggiunge — e lesa nella dignità ”.
Non ci sono annunci della decisione di Batzella sul suo profilo e sulla sua pagina Facebook, che non era aggiornata da molto tempo.
Stefania Batzella era una delle attiviste M5S più impegnate sul fronte No-Tav, ma aveva fatto parlare di sè anche per aver girato con l’assicurazione dell’automobile scaduta ed essere stata “pizzicata” dai vigili che l’hanno multata: 800 euro e in più il sequestro dell’Audi grigia, che lei si è ripresa una volta pagata la multa ed essersi assicurata. Tutti i canali social della Batzella, anche Twitter, non vengono aggiornati dal primo agosto scorso, data in cui, dopo un intervento nel dibattito sui vaccini, la consigliera non ha più scritto nulla che riguardasse lei e il MoVimento 5 Stelle. Fino ad oggi, quando ha raccontato di sentirsi lesa nella sua dignità .
Nel gennaio scorso la Batzella era stata rinviata a giudizio per interruzione di pubblico servizio in una manifestazione No-Tav del 2011: “Era una manifestazione pacifica e partecipata, a Susa nella mia città , che ha visto l’ adesione di migliaia di persone,contro una grande opera e in difesa del nostro territorio e per la tutela della salute dei cittadini della nostra valle. All’ epoca dei fatti, non avevo dato la giusta importanza alla vicenda poichè ritenevo di non aver fatto niente di grave se non quello di partecipare pacificamente a una manifestazione di dissenso che il popolo No Tav porta avanti da oltre 25 anni. A distanza di qualche anno, invece,mi è arrivato un decreto di citazione in giudizio insieme ad altri manifestanti valsusini”.
La Batzella era quindi incappata nella segnalazione allo staff secondo il codice etico del M5S all’epoca appena approvato. Ma nessuno aveva avuto notizie riguardo sanzioni nei suoi confronti.
Il comunicato integrale di Stefania Batzella a proposito del suo addio:
È una decisione sofferta ma obbligata quella di lasciare il gruppo del Movimento 5 stelle ma, ad oggi, non ci sono più le condizioni perchè io rimanga. La solidarietà , il sostegno e la collaborazione che dovrebbero tenere legate delle persone all’interno di un gruppo consiliare sono venute meno già da diverso tempo, soprattutto da parte di alcuni colleghi. Ho principi e valori ben saldi, ho sempre lottato, per sensibilità personale e per appartenenza professionale, per le pari opportunità e contro le discriminazioni e per queste ragioni è diventato impossibile restare all’interno di un gruppo nel quale io per prima mi sento discriminata e lesa nella dignità .
Atteggiamenti subdoli mi impediscono di svolgere in maniera adeguata il ruolo per il quale sono stata eletta e di occuparmi in maniera incondizionata di alcune problematiche rispetto alle quali ho precise deleghe ed obiettivi. Non intendo più sottostare a dinamiche che non condivido nè come rappresentante di un’istituzione nè tantomeno come individuo.
Ultimo in ordine cronologico il caso ” baby pit stop” rispetto al quale la collega Frediani ha rilasciato, nei giorni scorsi, dichiarazioni di cui non sono stata minimamente informata e che ho appreso solo successivamente da comunicazioni inviate ai mezzi stampa. Si tratta di un progetto che mi ha vista coinvolta in prima persona come presidente della Consulta Elette e che ho portato avanti in modo trasversale coinvolgendo anche altre forze politiche poichè al centro c’era e c’è la famiglia
Non è la prima volta che, non vengono rispettate le mie deleghe e competenze all’interno del gruppo, ignorando o non riconoscendo il lavoro svolto. Lo slogan “uno vale uno”, tra i principi fondanti del Movimento 5 stelle, sembra invece non trovare applicazione all’interno del gruppo, dove le gerarchie prevalgono sugli spazi, sul bene comune e sui meriti
Intendo continuare a lavorare e a portare avanti, con tenacia e coerenza, le istanze della gente comune, così come richiesto dal ruolo che ricopro, dedicando particolare attenzione ai temi legati alla sanità , alle pari opportunità , alle politiche sociali e ai diritti civili.
Non sono cambiata, ero e resto una donna libera. Sosterrò, senza alcun preconcetto ideologico, ogni tipo di battaglia politica che metta al centro la persona, cosi come mi opporrò a quei provvedimenti che non siano in linea con i miei principi e i miei valori.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
ESPLOSA LA SUA AUTO: NELLE SUE INCHIESTE LE ACCUSE AL PREMIER LABURISTA MALTESE
Una blogger anti-corruzione di Malta, Daphne Caruana Galizia, è morta nell’esplosione della sua auto.
La blogger aveva accusato il governo di centrosinistra dell’isola di corruzione.
Daphne Caruana Galizia si era impegnata in un’inchiesta sui cosiddetti Malta Files, documenti che rivelerebbero le responsabilità di La Valletta in schemi di elusione fiscale. La Galizia era stata denominata “una donna Wikileaks” da Politico, che l’aveva inserita tra le 28 personalità che “stanno agitando l’Europa”.
Il suo ultimo post sul suo blog era stato pubblicato alle 2:35, pochi minuti prima di morire.
Circa due settimane fa aveva sporto denuncia alla polizia dopo avere ricevuto minacce di morte.
L’esplosione, riferisce la stampa locale, ha avuto luogo dopo le 15, ora in cui i vigili del fuoco e la polizia sono stati chiamati per spegnere le fiamme. L’auto è esplosa sulla strada, fuori dalla casa della sua famiglia.
Fonti di polizia hanno detto a Malta Today che il corpo della donna è del tutto irriconoscibile. Il figlio Matthew Caruana Galizia era in casa al momento dell’incidente. Il marito di Caruana Galizia, Peter, è stato visto parlare con la polizia sul luogo dell’esplosione. Le cause della deflagrazione sono ancora da accertare.
La giornalista aveva indagato sul coinvolgimento di personalità maltesi nei cosiddetti Panama Papers.
La polizia, riporta il sito del quotidiano, è stata avvertita dell’incidente poco dopo le 15. Non è ancora chiaro cosa abbia provocato la potente esplosione, che ha disseminato i rottami dell’auto della giornalista, una Peugeot 108, nell’area circostante.
La Caruana Galizia era nota per le sue inchieste e per il suo blog Running Commentary. Aveva iniziato la sua carriera nel 1987 per l’edizione domenicale del Times of Malta, per poi diventare condirettore del Malta Independent, nel quale era successivamente passata al ruolo di editorialista. Aveva anche diretto la rivista Taste&Flair. E’ stato però il suo blog a proiettarla al centro dell’attenzione del pubblico.
La giornalista maltese fu la prima a dare la notizia del coinvolgimento di Konrad Mizzi e Keith Schembrì, rispettivamente capo dello staff di Muscat e ministro dell’Energia e della Salute, nei Panama Papers.
Quest’anno sul suo blog aveva sostenuto che la società panamense Egrant era di proprietà di Michelle Muscat, moglie del primo ministro maltese.
Lo scandalo aveva portato alle elezioni anticipate di giugno, vinte nuovamente dai Laburisti di Muscat.
I Malta Files, raccontava nel maggio scorso l’Espresso, erano oltre 100mila documenti riservati stati analizzati nel corso di tre mesi di lavoro dal settimanale insieme al consorzio di giornalismo investigativo EIC (European Investigative Collaborations). L’Italia era di gran lunga il Paese straniero più rappresentato nel gigantesco file: quasi 8 mila società maltesi erano all’epoca controllate da azionisti italiani.
Circa 15 mila nostri connazionali comparivano invece nei file in qualità di soci, amministratori o rappresentanti legali.
I giornalisti de L’Espresso, dopo aver appreso la notizia dell’uccisione della “coraggiosa” collega Daphne Caruana Galizia, hanno voluto ringraziarla per il lavoro svolto per il consorzio investigativo Icij, di cui il settimanale fa parte.
“Galizia – ricordano i colleghi che con lei hanno lavorato – ha contribuito a svelare l’esistenza di alcune società offshore appartenenti a personaggi famosi maltesi che il nostro settimanale ha pubblicato nei mesi scorsi. Il brutale omicidio di Daphne dimostra ancora una volta quanto un’informazione documentata e di denuncia sia percepita come un pericolo dai potenti e della criminalità organizzata. La redazione si stringe al dolore dei familiari”.
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
IL FRATELLO DEL NEOASSESSORE DELLA RAGGI E’ SOTTO INDAGINE PER PEDOFILIA… GENNARO E’ TITOLATO A FARE L’ASSESSORE MA NON SECONDO I CRITERI DEL M5S…LA DOPPIA MORALE: SE HAI UN PARENTE INDAGATO MA SEI DEL M5S SEI SEMPRE ONESTO, ALTRIMENTI SEI IMPRESENTABILE
Da qualche giorno Francesco Storace, ex Presidente della Regione Lazio, ha preso di
mira Virginia Raggi e un suo assessore.
Stando ad alcuni messaggi pubblicati da Storace “un assessore della Raggi ha uno stretto congiunto coinvolto in una brutta storia di pedofilia”. Il leader del MNS si chiede se la Raggi sia informata di questa circostanza e ha continuato a stuzzicare la sindaca e gli attivisti pentastellati rispetto alla situazione di questo assessore “impresentabile”
Il fratello di Alessandro Gennaro a processo per pedofilia
In un’intervista al Giornale Storace è entrato nei dettagli parlando di una violenza sessuale su un minore disabile. Dati gli elementi non è poi così difficile risalire alla storia e alle iniziali dell’indagato.
L’assessore in questione, si è appreso successivamente, è il neo assessore alle partecipate (subentrato al dimissionario Colomban) Alessandro Gennaro.
A spiegare la vicenda è stato lo stesso Gennaro che domenica sul Tempo accusava Storace di fare sciacallaggio e spiegava di essere lui l’assessore in questione.
«Mio fratello — ha detto Gennaro — sta affrontando una vicenda giudiziaria delicata con un’accusa pesante che non ha nulla a che fare con me nè con l’incarico che sto portando avanti. Non immaginavo si potesse strumentalizzare una vicenda come questa».
Ed è vero che l’accusa nei confronti del fratello dell’assessore pentastellato non ha niente a che fare con l’incarico conferito a Gennaro.
Ma quando il neoassessore si stupisce che qualcuno abbia potuto strumentalizzare la vicenda si sbaglia di grosso.
Così come per la consigliera pentastellata Valentina Corrado, vittima nelle scorse settimane delle indiscrezioni su un suo cugino arrestato per omicidio, questa vicenda processuale non ha nulla a che fare con Gennaro, il quale ha a pieno titolo il diritto di fare l’assessore.
Tanto più che suo fratello non è nemmeno stato condannato.
Questo secondo la legge italiana, perchè secondo il codice etico del MoVimento 5 Stelle Storace non sbaglia a definire Gennaro un impresentabile.
Alessandro Gennaro è un “impresentabile”?
Storace ricorda provocatoriamente le dimissioni chieste e ottenute per il ministro Maurizio Lupi per la storia della “spintarella” al figlio Luca.
Ma si potrebbe ricordare la gran cagnara pentastellata sulla Ministra dello sviluppo economico Federica Guidi costretta a dimettersi perchè il compagno era stato coinvolto in un’inchiesta su Tempa Rossa.
Guidi non aveva nulla a che fare con quella vicenda, e a gennaio 2017 la procura ha chiesto l’archiviazione nei confronti dell’ormai ex compagno. Ma non serve andare così indietro nel tempo.
Basta guardare la lista degli “impresentabili” stilata da Giancarlo Cancelleri.
Tra i candidati consiglieri di Nello Musumeci che i 5 Stelle considerano impresentabili ci sono quattro “figli di” e “fratelli di”.
C’è Luigi Genovese, colpevole di essere figlio di Francantonio Genovese e c’è Giusy Savarino il cui padre fu condannato nel 2014 per tentato abuso d’ufficio.
Riccardo Pellegrino e Mario Caputo invece scontano le colpe dei fratelli: uno è considerato vicino al clan dei “Cargagnusi” l’altro cercò di far cancellare delle multe.
Al contrario il sindaco di Bagheria non è un impresentabile.
Eppure Patrizio Cinque, che vive in una casa abusiva di proprietà della sua famiglia è accusato di aver aiutato il cognato, anch’egli proprietario di una casa abusiva, a rallentare i controlli.
Quindi Storace sbaglia a definire Gennaro un impresentabile.
Però secondo i criteri del M5S Gennaro, Corrado e Cinque sono tutti e tre impresentabili e non dovrebbero avere cariche pubbliche.
Non risulta però che la Corrado, dopo aver chiesto e ottenuto la solidarietà nei suoi confronti ne abbia espressa ai suoi avversari politici.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
PREVISTI CORTEI DI PROTESTA A NAPOLI E NELL’ISOLA GIOVEDI’ E SABATO
Un mondo stretto nella morsa dei Grandi. Questo il logo scelto dagli antagonisti su manifesti affissi oggi a Napoli, che annunciano i cortei di protesta nei giorni del G7 dei Ministri dell’Interno previsto ad Ischia per giovedì e venerdì prossimi.
Il primo dei cortei annunciati dovrebbe partire, con direzione porto per l’imbarco per Ischia, giovedì 19.
Un altro corteo è previsto a Napoli sabato 21, a G7 già concluso, con partenza nel primo pomeriggio da Piazza Garibaldi.
Sui poster, dove campeggia la scritta “No ai decreti Minniti”, i motivi della protesta: “Contro il razzismo, l’imbroglio sicurezza, i lager in Libia e la repressione delle lotte sociali”.
La questura di Napoli ha autorizzato il corteo anti G7 che si svolgerà a Ischia giovedì mattina con partenza dal porto dell’isola verde alle 11.30.
I manifestanti potranno sfilare fino a 1 chilometro da Piazza degli Eroi, dove si terrà il vertice dei ministri dell’Interno.
I manifestanti partiranno da Napoli alle 10 con un traghetto. Intanto, in vista del vertice, il sindaco Enzo Ferrandino ha disposto la chiusura delle scuole nei giorni di giovedì 19 e venerdì 20 ottobre “per garantire il numero minore di disagi per i cittadini”.
“Le leggi targate “Minniti” hanno rappresentato l’ultimo passo di questo governo per mettere al centro del dibattito pubblico le retoriche della sicurezza e invisibilizzare le grandi questioni sociali irrisolte dietro un regime di costante eccezionalità del diritto: dal “daspo urbano” all’arresto “differito”, dai tribunali speciali per i rifugiati alle direttive sugli sgomberi degli spazi autogestiti e delle occupazioni dei senzatetto”, si legge nella descrizione dell’evento su Facebook.
(da “Huffintonpost“)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
54 MILIONI, DI CUI 20 PER I NUOVI AUTOBUS, CHE VENGONO DA FONDI EUROPEI, SONO FERMI
Gli investimenti a Roma sono al palo? Vero, e uno dei motivi è che il Comune di Roma
non sfrutta i fondi a disposizione.
Come i 54 milioni in totale, di cui 20 per nuovi autobus, che vengono dall’«Accordo di Programma tra Regione Lazio e Roma Capitale in attuazione del programma di utilizzo dei fondi europei Por-Fesr 2014/2020 destinati a “Energia sostenibile e mobilità ”».
Questi soldi sono frutto di un accordo già deliberato tra Regione Lazio e Comune di Roma e sono suddivisi in 14 milioni di tecnologie per la mobilità urbana di Roma, 20 milioni per i nodi di scambio dell’area metropolitana e 20 per l’acquisto di autobus elettrici e a metano.
Ma la Regione Lazio fa sapere che per gli impianti semaforici intelligenti e i varchi di accesso, tipico esempio di tecnologia in mobilità urbana, Roma Capitale non ha ancora inviato atti e progetti: per questo quei soldi sono fermi.
Così come sono fermi quelli per i parcheggi di scambio, dove c’era una lista già pronta preparata dall’amministrazione precedente che la Giunta Raggi ha chiesto di rivedere e modificare.
Con calma, visto che anche qui di carte in Regione non ne hanno viste.Il Messaggero riepiloga oggi il tutto in questa infografica:
Cosa sta succedendo?
Sul quotidiano Mauro Evangelisti riporta la voce della Regione: «Ci hanno inviato solo degli atti provvisori, alla fine è probabile che attingano alla gara di appalto nazionale indetta dalla Consip».
Aggiungono dalla Regione: «La programmazione era mirata alla riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare nell’area metropolitana, attraverso l’innovazione con impianti semaforici intelligenti, con l’acquisto di nuovi autobus ecologici e attraverso nuovi nodi di scambio. Pensare che queste risorse siano ancora ferme è sconcertante».
Tutte le volte che il Comune ha dimenticato di spendere i soldi
Questo non è ovviamente l’unico caso in cui il Comune di Roma ha “dimenticato” di spendere i soldi dei fondi. In Regione ancora si chiedono come sia possibile per la Raggi chiedere più sicurezza per la città e dimenticare di partecipare a un bando per la videosorveglianza con i soldi messi a disposizione da via della Pisana.
Eppure è accaduto, a causa della dimenticanza dell’invio delle carte da parte di un funzionario, che a quanto pare è stato almeno punito.
Poi c’è stato il caso dei bandi per i fondi alle biblioteche, spiegato dal consiglio di amministrazione di Biblioteche di Roma in modo cristallino: tra il 28 aprile (data della scadenza del bando) e “marzo” (data dell’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione) ci sono “pochi giorni” di differenza.
Evidentemente deve trattarsi di qualche riforma del calendario di rito capitolino.
Nella lista ci sono anche i 40 milioni non spesi per l’emergenza abitativa, una storia venuta fuori dopo lo sgombero di via Curtatone, o i fondi per il sociale che un municipio dimenticò di chiedere allo stesso comune. Fino alle scuole e ai nidi.
Ma d’altro conto loro avevano promesso trasparenza, mica efficienza. No?
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 16th, 2017 Riccardo Fucile
E’ ACCADUTO NEL CENTRO DI LIVORNO… E’ L’ITALIA DEI VALORI CHE DOBBIAMO PRESERVARE DALL’INVASIONE
Il nonno che si droga davanti al suo nipotino di 5 anni, in macchina e con un amico al suo fianco, e si sarebbe difeso dicendo: “Il bambino non ho visto nulla per due motivi: primo perchè era dietro, sul sedile posteriore, e poi perchè era distratto da un giochino”.
I carabinieri di Livorno hanno ricostruito la segnalazione fatta da un abitante di via Cossa – nella zona del mercato centrale della città toscana – lo scorso 25 settembre al quotidiano locale Il Tirreno.
La scena risalirebbe alla mattina precedente: intorno alle 11.30 di domenica 24, il residente ha fotografato dalla finestra della propria casa due persone sniffare eroina, con l’automobile parcheggiata in un posto per i disabili e, soprattutto, con un bambino sul sedile posteriore della vettura.
L’uomo ha 57 anni e lavora in ambito portuale, scrive ancora Il Tirreno.
È il nonno materno del bambino di 5 anni ed è stato segnalato alla Prefettura come consumatore di sostanze stupefacenti.
L’altra persona che si drogava sulla macchina è un altro livornese, 45enne e senza impiego. I due sono già noti alle forze dell’ordine proprio per il consumo di droga e vengono seguiti dal Sert, il Servizio tossicodipendenze.
Sulla presenza del bambino, i carabinieri hanno spiegato che “non ci sono responsabilità penali, ma è stata fatta un’ulteriore segnalazione al Tribunale per i minorenni di Firenze”: nelle prossime settimane potrebbero dunque intervenire gli assistenti sociali.
(da “il Tirreno”)
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