Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
IL RAFFRONTO IMPIETOSO CON IL 2010 DIMOSTRA CHE I REATI SONO DIMINUITI NEGLI ULTIMI ANNI… GLI ITALIANI HANNO UNA SOLO “PERCEZIONE”: CHE QUALCUNO LI STIA PRENDENDO PER IL CULO
Il centrodestra sostiene che negli ultimi anni ci sia stato un aumento della criminalità . 
In realtà è l’esatto contrario, i reati sono in netto calo da diversi anni.
Per verificare questi numeri possiamo consultare il database Istat (tabella http://seriestoriche.istat.it/fileadmin/documenti/Tavola_6.18.xls) che ha dati sui reati aggiornati al 2016*.
Prendiamo i furti e le rapine, gli omicidi e il totale dei reati e vediamo come sono andate le cose negli ultimi 10 anni.
Furti
I furti in totale erano 1.636.656 nel 2007. Sono scesi nel biennio successivo, fino al minimo di 1.318.076. Dal 2010 (governo Berlusconi) hanno ricominciato a risalire, fino al dato del 2014 di 1.573.213.
Nel 2015 il totale è calato a 1.463.527 e nel 2016 è ulteriormente sceso a 1.346.630. Dunque negli ultimi tre anni siamo in una fase di diminuzione dei furti: -226.583, un calo del 14,4%.
Rispetto al 2007 la diminuzione è di 290.026 furti, un calo del 17,7%.
Rapine
Le rapine denunciate erano 51.210 nel 2007 e da lì in poi sono costantemente diminuite fino al 2010 (33.754). Dal 2011 al 2013 sono nuovamente aumentate, arrivando a 43.754, e successivamente sono nuovamente calate: 39.236 nel 2014, 35.068 nel 2015 e 32.918 nel 2016.
Negli ultimi quattro anni c’è stata una diminuzione di 10.836 rapine, un calo del 24,7%.
Rispetto al 2007 la diminuzione è di 18.292 rapine, in percentuale del 35,7%.
Omicidi
Gli omicidi volontari nel 2007 erano 627. Da quell’anno si è poi assistito a una progressiva diminuzione, quasi costante, fino ai 400 del 2016 (nel 2013 compare un dato “anomalo” di 868 omicidi volontari, ma dipende — come spiega l’Istat — dall’aver qualificato in questa categoria le morti di 366 naufraghi, avvenute il 3 ottobre 2013, in prossimità delle coste di Lampedusa).
Il calo negli ultimi dieci anni è dunque di 227 omicidi, in percentuale del 36,2%.
Il totale dei reati
Il totale dei reati denunciati nel 2007 ammontava a 2.933.146.
Dopo essere calato fino al 2010 incluso (2.621.019) è risalito fino al 2013 (2.892.155).
Da quell’anno il calo è stato progressivo, a 2.812.936 nel 2014, 2.687.249 nel 2015 e 2.487.389 nel 2016.
Negli ultimi quattro anni il totale è dunque diminuito di 404.766 reati denunciati, un calo del 14%.
Rispetto al 2007 il totale è diminuito di 445.757 reati denunciati, un calo del 15,2%.
Come si vede, nel periodo che parte dal 2010 in cui governava il centrodestra, i reati sono aumentati, mentre negli ultimi anni i reati sono in calo sia nel totale che nelle figure che destano maggiore allarme sociale (omicidi, rapine, furti).
Non solo. Anche facendo un confronto con 10 anni fa — prima che colpisse la crisi economica — i dati attuali risultano migliori.
(da “AGI”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
ORA ESCE FUORI CHE L’ITALIA , DOPO AVERLO CERCATO IN CROAZIA, ERA CERTA CHE FOSSE IN AUSTRIA… MA QUANDO LA FINIRANNO DI RACCONTARE BALLE?
“Finalmente il killer di Budrio, conosciuto come Igor il russo, è stato catturato. Di questo mi complimento con il Comandante Generale dei Carabinieri e con le autorità spagnole”, in un tweet la ministra della Difesa Roberta Pinotti.
“Un ringraziamento alle autorità spagnole, all’Arma dei carabinieri”, fa sapere il ministro dell’Interno Marco Minniti.
L’arresto di Igor il russo è avvenuto “in un’area che noi avevamo indicato”, dice invece il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette. Aggiungendo poi che “eravamo in Spagna, ma anche in Austria e Serbia”.
Da stamattina, ovvero da quando la Guardia Civil spagnola ha fatto sapere di aver catturato “Igor il Russo”, si susseguono nelle agenzie di stampa i comunicati di complimenti alle forze dell’ordine italiane per l’arresto effettuato da quelle spagnole.
Ed è curioso, visto che l’ultima volta, otto mesi fa, Igor il Russo era invece scappato nonostante i clamorosi spiegamenti di forze per la sua cattura da parte di Polizia e Carabinieri.
Otto mesi fa l’omicida si era dato alla fuga con un Fiorino, poi abbandonato, dopo aver speronato tre pattuglie dei carabinieri armate di mitra tra Consandolo e Molinella, prima di scomparire nelle campagne tra Campotto e Marmorta, in provincia di Ferrara, in un perimetro di circa 40 chilometri.
La caccia a Igor in Italia ha tenuto impegnati per giorni e giorni dallo scorso aprile polizia, carabinieri, agenti speciali e cecchini.
Le ricerche sono andate avanti senza sosta tra paludi e casolari abbandonati nelle campagne del Bolognese e del Ferrarese. Ma del killer non è stata trovata nessuna traccia.
Austria o Spagna, purchè se magna
Non solo. La possibilità che Norbert Feher si trovasse in Spagna, dove effettivamente è stato arrestato ieri sera dopo una sparatoria in cui sono morte tre persone, “è una traccia che gli investigatori stavano seguendo” dicono adesso.
La pista più recente battuta portava però in Austria e a Vienna il Pm Marco Forte, titolare dell’indagine della Procura di Bologna, insieme ad alcuni Carabinieri è stato in questi giorni, per un raccordo con le forze di polizia austriache.
Ma Igor non era in Austria e non era nemmeno in Croazia.
Ancora: la polizia spagnola lo braccava dopo che il 5 dicembre un uomo aveva aggredito due persone in una casa colonica nella cittadina aragonese di Albalate del Arzobispo.
Le indagini avevano portato giovedì sera due agenti della Guardia civil, accompagnati da un terzo uomo, a perquisire un’abitazione a El Ventorrillo, sempre nella stessa zona.
Li’ i tre sono stati sorpresi e uccisi e Igor, dopo aver rubato loro le armi di ordinanza, si è dato alla fuga a bordo di un grosso pick-up. La fuga si è conclusa nella notte con l’arresto in zona Maestrazgo, tra la provincia di Teruel e Castellon.
L’uomo aveva appena fatto un incidente sull’autostrada A-226, all’altezza del comune di Cantavieja. Due delle armi che aveva con sè erano quelle sottratte ai due agenti spagnoli. Ma la Guardia Civil non stava cercando Igor il Russo: si era mossa per l’aggressione nella casa colonica.
Solo dopo la cattura hanno scoperto l’identità del latitante.
Polizia contro Carabinieri
E c’è di più. La Procura militare di Verona ha aperto un fascicolo di indagine per accertare eventuali responsabilità in quanto accaduto alle le 19.45 dell’8 aprile, quando tre militari si trovarono faccia a faccia con Norbert Feher alias Igor Vaclavic:
I tre carabinieri vedono sopraggiungere un mezzo, simile a un Fiorino, corrispondente alla descrizione del furgone del killer. Lo seguono e allertano la centrale operativa di Molinella, con cui rimangono costantemente in contatto. Gli si accostano in una strada di campagna e gli ordinano di scendere dall’auto e di mostrare le mani. Igor, però, mette la retromarcia, percorre 150 metri e si ferma a ridosso del boschetto vicino alla strada. Con tutta calma si dirige nella vegetazione, per poi tornare indietro per prendere uno zaino dimenticato nel furgoncino. Dopodichè si allontana definitivamente. I carabinieri comunicano che “non sembra armato“.
E i superiori, per motivazioni che ora la Procura militare vuole chiarire, ordinano ai militari di mantenere la calma, limitarsi a osservare i movimenti del soggetto e aspettare i rinforzi che da lì a poco sarebbero arrivati.
Erano le 19.45 i rinforzi sarebbero arrivati solo un’ora e mezza dopo, alle 21.15.
Da quella volta Igor non è mai più stato individuato.
E la storia non finisce qui. In un atto depositato al gip di Ferrara contro l’archiviazione dell’esposto dei figli Di Valerio Verri (la seconda vittima del killer di Budrio), secondo i quali loro padre non doveva essere mandato allo sbaraglio nelle valli dove si nascondeva l’assassino, si scopre che «I carabinieri di Ferrara non potevano non sapere che Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, fosse indiziato pesantemente dell’omicidio di Davide Fabbri. E sapevano fin da subito che si nascondeva nelle campagne tra Argenta, Porto Maggiore e Molinella, dove poi uccise la sua seconda vittima Valerio Verri”.
Sapevano e “omisero” di avvertire il Comitato provinciale per la sicurezza e la Questura, che informati avrebbe potuto collaborare alle indagini e sospendere l’attività dei volontari dell’antibracconaggio salvando così la vita all’ambientalista».
Ma allora per cosa ci stiamo complimentando di preciso?
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
L’ESPERTO: “HA DATO NUMERI CHE NON STANNO NE’ IN CIELO NE’ IN TERRA”
“Sì, sono 12 miliardi, veda bene”. Luigi Di Maio risponde a tono al giornalista di Radio
anch’io che esprime forti perplessità sulla proposta lanciata pochi secondi primi dal candidato premier dei 5 Stelle: abolire le pensioni d’oro che “oggi ci costano 12 miliardi di euro”.
Di Maio non ha dubbi e tira dritto.
Huffpost ha fatto un fact-checking delle dichiarazioni di Di Maio.
Secondo i dati forniti dal Centro studi di Itinerari previdenziali, ente indipendente tra i più accreditati nel settore della ricerca sulle pensioni, per ottenere un risparmio di 12 miliardi bisognerebbe tagliare gli assegni dal valore medio pari a 2.500-2.600 euro mensili.
Un importo che è molto lontano da quelle che vengono definite pensioni d’oro, cioè assegni dal valore superiore ai 3.000 euro mensili.
Se poi si considera che, secondo quanto riferito a Huffpost da chi si occupa del dossier pensioni nel Movimento 5 Stelle, il calcolo di Di Maio prende come riferimento da tagliare le pensioni che hanno un importo superiore ai 5.000 euro netti mensili, i conti non tornano.
“Per gli assegni sopra i 5 mila euro netti al mese, i beneficiari sono un po’ meno di 10 mila. Il costo è di 1,8 miliardi”, spiega Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali.
Non si arriva alla cifra di 12 miliardi, indicata dal candidato premier grillino, neppure se si abbassa l’asticella.
“Per le pensioni sopra i 3 mila euro netti al mese – spiega ancora Brambilla – il costo è di circa 9,6 miliardi dato che i beneficiari sono circa 90 mila”.
Ribaltando la prospettiva, il risultato non cambia.
Partendo, cioè, dalla cifra indicata da Di Maio, per arrivare a un risparmio di 12 miliardi di euro bisognerebbe abolire gli assegni che hanno un valore netto intorno ai 2.500-2.600 euro mensili.
“I numeri non sono questi, non stanno nè in cielo nè in terra, il conto che fa lui è sbagliato”, ribadisce Brambilla.
Il presidente di Itinerari previdenziali, tra l’altro, pone una questione non secondaria: “Di Maio dice che vuole abrogare le pensioni d’oro, ma a queste persone cosa diamo? Gli portiamo via tutti i soldi?”
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
CON TUTA E CASCO DI FASTWEB E SIMULATORE DI VOLO “AERO GRAVITY”, TIPICO CASO DI PUBBLICITA’ OCCULTA… FASTWEB HA SPONSORIZZATO UN EVENTO SULL’INTELLIGENZA ORGANIZZATO DALLA CASALEGGIO
Come mai un candidato premier indossa un caschetto e una tuta – col logo di un’azienda ben visibile – e si fa un video in cui dice, parlando apparentemente di politica, che dobbiamo «volare in alto», usando un simulatore di caduta libera?
Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento cinque stelle, questa mattina ha attaccato di nuovo contro i conflitti d’interesse e contro la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio.
Il post e il video incuriosiscono, Di Maio ha un volto acqua e sapone, quel lieve accento napoletano, la faccia accattivante.
Il testo di marketing politico che legge, usa però un po’ troppo spesso e troppo palesemente la metafora del «volare in alto».
Alla fine del post, in maiuscolo grillino: «GUARDA IL VIDEO!». Così, per farvela breve, l’abbiamo guardato.
Nel video si scorge il candidato premier del M5S che vola, letteralmente, usando un simulatore di volo “Aero Gravity”, dell’azienda Fastweb.
. Di Maio indossa una tuta bianca e nera (di Fastweb, col logo Fastweb), indossa un casco giallo (di Fastweb, col logo frontale di Fastweb). E vola.
Alla fine del post sul blog di Grillo, leggiamo: «Ps: Grazie ad Aero Gravity per la fantastica esperienza! Il #Rally continua: sosteneteci con una donazione».
Nei «ps» ci sono sempre le cose più importanti del blog di Grillo.
Fastweb ha mai avuto qualche rapporto con la Casaleggio associati? La domanda ci viene perchè ricordavamo che il 1 dicembre la Casaleggio ha organizzato un bell’evento sull’intelligenza artificiale a Milano – sponsor principale: Microsoft, come raccontò L’Espresso.
È proprio Fastweb a dirci di più: anche Fastweb ha collaborato a quell’evento da «tutto esaurito della Microsoft House di Milano».
Scrive Fastweb, in quei bollettini di comunicazione aziendale che di solito nessuno legge: «Un evento, quello organizzato da Wired e Ipsos con la collaborazione di Sky Italia, Fastweb, Adecco e Comieco, che vuole fornire dati e informazioni utili a decifrare le tendenze del mondo hi-tech per il 2018 e gli anni a venire».
Insomma: un bel parterre di partner per l’evento della Casaleggio.
La comunicazione Fastweb tesse poi le lodi del pensiero di Davide Casaleggio: «Lo sviluppo di reti comunicative sempre più potenti e “capienti”, sarà fondamentale anche per lo sviluppo (e l’applicazione pratica) dell’intelligenza artificiale. Come sottolineato da Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio e associati, “il mercato dell’intelligenza artificiale è valutato in 13 miliardi di euro, ma crescerà di molti ordini di grandezza da qui al 2025: è l’innovazione con più impatto sia a livello aziendale sia sulle tecnologie globali, perchè entrerà pesantemente in settori quali il marketing, le vendite, la manutenzione predittiva e organizzazione interna aziendale”».
Anche Casaleggio vola?
(da “La Stampa”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
SALTA INVECE FUORI L’INGERENZA DI BANKITALIA; “VISCO CALDEGGIO’ LA FUSIONE CON BANCA VICENZA”
Il ministro Maria Elena Boschi partecipò a un incontrò con i vertici di Banca Etruria e di
Veneto Banca nella casa di famiglia ad Arezzo nella Pasqua del 2014, “per un quarto d’ora, nel quale non proferì parola, dopo di che si alzò e andò via”.
Lo ha affermato l’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli in audizione alla Commissione sulle banche.
La riunione avvenne “perchè sapemmo che Etruria aveva ricevuto da Bankitalia una lettera simile alla nostra” nella quale chiedeva l’aggregazione con un partner di “elevato standing” e indicandolo poi in Popolare Vicenza.
Consoli spiega come il presidente di Veneto Banca Flavio Trinca aveva “saputo che una lettera simile alla nostra” da parte di Banca d’Italia era stata ricevuta anche da Etruria (entrambe le missive sono del dicembre 2013 ndr)”.
Trinca conosceva l’allora presidente di Etruria Giuseppe Fornasari “perchè avevano militato nello stesso partito (la Dc ndr) e mi disse andiamo ad Arezzo a cercare di capire, può darsi che ci sia anche il ministro Boschi, non ne siamo certi”.
“Una volta ad Arezzo, il presidente ci portò a casa di Pier Luigi Boschi (vicepresidente dell’istituto) e a un certo punto arrivò anche il ministro Boschi la quale ci salutò, stette con noi un quarto d’ora nel quale non proferì parole dopo di che si alzò e se ne andò”. “Credo – aggiunge Consoli – che fosse la Pasqua del 2014”.
La lettera a Veneto Banca arrivò nel dicembre 2013 dopo a quale, il 18-19 dicembre 2013 i vertici di Veneto Banca si recarono in Banca d’Italia a Roma, come ha detto Consoli “per incontrare il capo della vigilanza Barbagallo e il vice De Polis” perchè “volevamo capire se erano possibili aggiustamenti e la posizione esatta della vigilanza”: Bankitalia, è il racconto di Consoli, “ribadì fermamente l’ invito a rispettare senza indugio le indicazioni della lettera sulla ricerca di un partner per avviare entro aprile il processo di integrazione, fermo restando che gli attuali esponenti non avrebbero potuto ricoprire incarichi nella nuova entità ” sollecitando “un rapido contatto con la Popolare di Vicenza”.
Quanto alla presunta volontà di Banca di Italia di far fondere Veneto Banca con Banco popolare di Vicenza, il presidente della Popolare Vicenza Gianni Zonin incontrando i vertici di Veneto Banca nel dicembre 2013 disse che l’operazione di fusione fra i due istituti “era fortemente caldeggiata dal governatore Visco con il quale aveva avuto una lunga telefonata”, ha affermato l’ex a.d. di Veneto Banca Vincenzo Consoli in audizione alla commissione d’inchiesta sulle banche.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
ECCO I CRIMINALI DEI LAGER LIBICI CHE L’ITALIA FINANZIA RENDENDOSI COMPLICE DEGLI AGUZZINI COLLUSI CON IL GOVERNO DI AL SERRAJ
Parole giuste per descrivere le atrocità di questo nuovo racket subito dai migranti non ce ne sono. Il «pizzo» corre sui video dell’orrore.
In uno di questi filmati si vede un uomo al quale viene tagliata la gola. §
In un altro viene ripreso un ragazzo picchiato mentre gli viene rivolta la domanda: «cuando, maà±ana?», ovvero, «quando, domani mattina?».
Gli aguzzini vogliono sapere se domani vedranno i soldi che chiedono, altrimenti le violenze continueranno, anzi aumenteranno e potrebbero arrivare alla decapitazione, come testimonia un altro video.
La minaccia arriva via WhatsApp ai richiedenti protezione umanitaria, ora ospitati presso la cooperativa torinese l’Isola di Ariel.
Sono per lo più giovani – l’età media è di 24 anni – provenienti dai Paesi subsahariani arrivati a Torino da poco tempo, salvi dopo aver attraversato il Mediterraneo su un barcone.
Molti di loro hanno vissuto la prigionia, ed ora, spaesati, guardano al futuro convinti di avere superato ogni violenza.
Purtroppo non è così: la brutalità di quelle bande che segregano uomini, donne e bambini per ottenere denaro è ancora lì, al loro fianco, su quel cellulare che utilizzano per avere contatti con i propri famigliari, per dire loro che stanno bene.
Sono gli stessi sequestratori a realizzare i video all’interno dei campi di prigionia e ad inviarli ai famigliari, i quali, non avendo denaro a sufficienza per rispondere alle loro richieste, li inoltrano a chi è arrivato in Italia chiedendo aiuto
«Mio fratello legato e pestato»
«Un ragazzo – racconta Silvana Perrone, presidente della cooperativa di via Aquila a Torino – ha ricevuto un video che riprendeva un suo fratello completamente legato che veniva picchiato brutalmente. In questi ultimi mesi la situazione si è aggravata . Parlarne per questi ragazzi non è facile. Solo alcuni di loro hanno avuto il coraggio di mostrare i video agli operatori della cooperativa torinese.
«Ricevono un pocket money da 75 euro al mese, è evidente che non è sufficiente per aiutare i loro parenti ad essere liberati. In molti cercano nei bidoni della spazzatura oggetti da rivendere oppure provano a fare qualche lavoretto. Ma non basta».
Supporto psicologico
Silvana Perrone aggiunge: «Il nostro lavoro all’interno della cooperativa è fornire a questi ragazzi supporto psicologico, studio della lingua e formazione professionale».
Contro queste violenze si sta formando un movimento «Contro la schiavitù in Libia» che raccoglie i video incriminati per sollevare il problema all’opinione pubblica.
(da “La Stampa”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA DELL’ESPRESSO: LA LATITANZA INGLESE CON L’APPOGGIO DEI SERVIZI SEGRETI, LE CASSEFORTI STRANIERE, GLI AFFARI A CIPRO
Un terrorista nero che è riuscito a restare impunito. Ha potuto creare un impero economico
a Londra mentre era latitante con appoggi sospetti.
Ha fondato un partito che da vent’anni è al centro di denunce e arresti per centinaia di azioni violente. E mentre racconta ai giovani italiani di battersi da patriota contro la «nefasta globalizzazione», in realtà tiene i soldi all’estero, in una serie di società cassaforte tra la Gran Bretagna e Cipro.
Ecco la storia segreta di Roberto Fiore, il leader politico di Forza Nuova, ricostruita in un’inchiesta giornalistica pubblicata da L’Espresso nel numero in edicola da domenica 17 dicembre
L’Espresso ha recuperato le storiche sentenze definitive di condanna di Fiore per i reati di banda armata e associazione terroristica.
Come capo di Terza Posizione, l’organizzazione romana collegata alla banda stragista dei Nar, Fiore avrebbe dovuto scontare cinque anni e mezzo di carcere, ma è scappato a Londra nel 1980 e dopo 19 anni di latitanza è riuscito a far cadere la pena in prescrizione.
E intanto ha stretto rapporti da una parte con i leader neonazisti, dall’altra con i servizi segreti, documentati da un’inchiesta del parlamento europeo.
L’Espresso pubblica anche i primi dati completi sull’escalation di azioni violente, raid razzisti e aggressioni politiche commesse in questi anni da giovani neofascisti di Forza Nuova, il partito di estrema destra fondato da Fiore nel 1997.
Le statistiche del ministero dell’intero documentano 240 denunce e 10 arresti in soli 65 mesi: in media, un attacco neofascista alla settimana.
L’inchiesta giornalistica svela anche gli affari segreti di Fiore all’estero, con donazioni anomine raccolte da trust di Londra che finiscono in società di famiglia; misterose aziende di Cipro che non pubblicano i bilanci; e soprendenti partecipazioni familiari in un gruppo di spedizioni internazionali che ha come principali clienti gli stranieri immigrati in Italia.
(da “L’Espresso”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
L’ASSESSORE MONTANARI SBUGIARDATA DAL DIRETTORE OPERATIVO DI AMA: “SI UTILIZZERA’ IN CASO DI CRITICITA'”
“Il tritovagliatore sta nel deposito di Via dei Romagnoli e si utilizzerà solo nel caso di criticità . È solo un camion non un impianto, per due o tre giorni in caso di criticita’ si pò utilizzare”.
Massimo Bagatti, direttore operativo di AMA, risponde all’agenzia di stampa DIRE sulla questione del tritovagliatore arrivato da Rocca Cencia nella sede Ama del X Municipio in Via dei Romagnoli smentendo così l’assessora ai rifiuti Pinuccia Montanari che a più riprese aveva detto che il mezzo non sarebbe mai arrivato a Ostia.
“È come una macchina che deve stare in garage pronta all’uso — ribadisce Bagatti — servirà in caso si fermassero degli impianti”.
Per Natale? “Per quel periodo dovremmo essere in sicurezza- conclude Bagatti- ci sono impianti sia in Abruzzo che in Toscana che potranno essere utilizzati”.
L’assessora Montanari qualche giorno fa spiegava all’agenzia di stampa ANSA che l’AMA ha chiesto l’autorizzazione a portare a Ostia il tritovagliatore ma non vuole farlo: “Le autorizzazioni richieste in Regione sono una procedura di rito per mantenere nelle disponibilità di Ama un piccolo tritovagliatore mobile. Si tratta di una macchina che non serve nella gestione ordinaria dei rifiuti e che, tra le altre cose, vogliamo trasferire in altra località . Con il trattamento negli impianti attivi, la situazione è assolutamente sotto controllo, grazie anche agli accordi sbloccati con le Regioni Toscana e Abruzzo. Roma, al momento, non ha bisogno di alcun tipo di misure urgenti”.
Da cinque mesi la Montanari raccontava che voleva trasferire il altra località il tritovagliatore, evitando accuratamente di dire dove.
Ha continuato a sostenerlo senza indicare la località .
Oggi l’AMA ufficializza che il tritovagliatore si trova a Ostia.
Con buona pace di tutto quello che è stato raccontato dal MoVimento 5 Stelle in campagna elettorale.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2017 Riccardo Fucile
ORA VERRA’ CITATA NEL SITO RAZZISTA “TUTTI I CRIMINI DEGLI IMMIGRATI”?
Voleva liberarsi del suo amante e ha tentato di farlo ingaggiando online un killer
professionista e offrendo di pagarlo in bitcoin.
È accaduto in Danimarca, ma la colpevole del tentato assassinio su commissione è una donna italiana di 58 anni. Il fidanzato però ha avuto fortuna: il killer – o sedicente tale – avrebbe incassato la somma, ma senza poi accettare l’offerta di eliminare la vittima predestinata.
Scoperta a seguito delle indagini, effettuate anche online, dalla polizia, la donna è stata processata e condannata a una pena di sei anni di reclusione.
La donna, hanno reso noto le autorità citate dall’agenzia Reuters, vive da trent’anni in Danimarca e non si sa per quale motivo non le bastasse troncare la relazione.
La vittima prescelta — di cui non sono state rese note le generalità , cosà come ignote sono quelle della ex fidanzata colpevole, nel rispetto delle rigorose leggi del regno sulla protezione della privacy — è ancora un uomo vivo e vegeto, ed era presente nell’aula del tribunale danese alla lettura della sentenza.
A memoria, questo è il primo caso di omicidio a pagamento retribuito con la valuta virtuale.
Secondo Reuters, la donna aveva offerto al killer una somma di 4,1 bitcoin, pari a circa quattromila dollari. Il bitcoin può essere trasferito come pagamento senza passare da canali bancari, e questo ha facilitato il tentativo della donna, la quale forse anche per tale motivo sperava di non essere scoperta.
E invece le è andata male. Alla fine la storia non è sfuggita ai cybercommissari della polizia danese, quelli di cui giallisti di fama mondiale come Jussi Adler Olsen narrano le gesta, come nella serie di avventure del commissario Morck e dei suoi due assistenti, il migrante integrato Assad e una bella ispettrice un po’libertina, tutti e tre esperti di internet.
Dopo aver scontato la pena, la mancata omicida per commissione sarà espulsa dal regno. Magra consolazione: quando il giudice ha terminato di leggere la sentenza, il suo fidanzato certo ben contento di essere scampato alla morte ha scambiato qualche parola con lei.
Lo ha detto il notitiario della radiotelevisione pubblica danese senza precisare che cosa le abbia detto, se le abbia chiesto spiegazioni o altro.
Giustizia è stata fatta, e in fondo, nella tradizione dei paesi scandinavi, la sentenza non appare nemmeno troppo severa, trattandosi pur sempre di un tentato omicidio aggravato dalla ricerca di un killer servendosi della rete.
Le vie del crimine sono infinite, anche su internet, ma come nei gialli scandinavi non sempre il crimine vince, a volte le vittime la scampano e si godono un lieto fine. Certo, nel caso del fidanzato dell’italiana, appare un lieto fine non privo di delusione traumatizzante e di amarezza.
(da agenzie)
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