Destra di Popolo.net

LA RIVINCITA DEL GRANDE ISTRIONE

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

DA REIETTO DEL 2011 AD ARGINE DEL POPULISMO: UNA FRAGILE EUROPA RIACCOGLIE IL CAV A BRUXELLES

Appena si chiude la porta per il colloquio con Juncker, Silvio Berlusconi evoca in Europa lo spettro che si aggira in Italia: “Caro Jean-Claude, in Italia abbiamo un pericolo, un grande pericolo, rappresentato dai Cinque Stelle”.
Il canovaccio è, più o meno, quello dei comizi nostrani, su gente pericolosa quanto i comunisti di vent’anni fa, ribellisti, giustizialisti, pauperisti, soprattutto incapaci.
Se il paese “andasse nelle loro mani”, insomma, altro che Grecia, ci sarebbe da espatriare.
La grande rivincita di Silvio Berlusconi è tutta qui, sette anni dopo quel maledetto 2011, in cui il suo nome era sinonimo di “caso italiano”, nelle cancellerie di mezza Europa, mentre l’Italia bruciava nello spread , negli scandali del sexgate e nei processi. L’unfit dei sorrisi di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è accolto nel teatro da cui era stato espulso, in piena campagna elettorale, perchè la guerra, insegnano i vecchi generali, si fa con i soldati che uno ha.
C’è tutta la fragilità  europea in questo spot di credibilità  al vecchio leder, espulso dal Parlamento, dopo la condanna per frode fiscale e l’incandidabilità  secondo una legge dello Stato italiano.
Perchè adesso anche il Cavaliere diventa un utile combattente in questa pugna contro i populisti, in tempi in cui il fragile establishment europeo si aspetta, alle prossime elezioni, l’apertura di un nuovo caso italiano all’insegna dell’instabilità .
E c’è tutta l’abilità  istrionica dell’ex premier nel presentarsi come “garante” della stabilità  e dell’europeismo, nel teatro dove qualche anno interpretava un ruolo esattamente opposto, ai tempi in cui occorreva “sbattere i pugni” sui tavoli della burocrazia europea, fino a minacciare una doppia moneta. E quando la Merkel era il bersaglio di ogni lagna e protesta anti-europea del centrodestra di allora, baluardo contro il “quarto Reich” del rigorismo che affama il vecchio continente.
Adesso Berlusconi recita il copione moderato ed europeista: loda la Merkel, rassicura che rispetterà  la regola del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil, vero mantra rigorista del Continente, parla dell’Europa come di un “disegno imprescindibile”.
A Bruxelles l’ex premier vede Juncker, poi il negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier e il capogruppo a Strasburgo Manfred Weber, il quale alla fine ha pronunciato le parole tante attese: “Silvio Berlusconi non ha bisogno di riabilitazioni, è un grande statista”.
Nel corso degli incontri l’ex premier condivide la preoccupazione sull’avanzata dei Cinque Stelle e si dice ottimista sulle prossime elezioni italiane grazie al ruolo e al consenso che avrà  Forza Italia, espressione in Italia della “grande famiglia del popolarismo europeo”.
L’uomo, si sa, in queste circostanze dà  il meglio di sè, perchè la foto della giornata rappresenta uno spot atteso sette anni: in piena campagna elettorale, il messaggio che arriva all’opinione pubblica, nella sua testa, cancella i malevoli sorrisi di una volta, accreditandolo agli occhi dell’opinione pubblica italiana ed Europea. È la patente di presentabilità  che tarda ad arrivare dalla corte di Strasburgo.
È il senso politico della giornata, più di questa o quella disamina anche sugli esuberanti alleati anch’essi ascrivibili alla variopinta categoria dei populisti. Tanto che Matteo Salvini, mentre il Cavaliere saltella da un incontro a un altro ci tiene a far sapere che “l’Italia è una Repubblica sovrana che non ha bisogno di garanti”.
Ecco, detta in modo un po’ grossier, il Cavaliere, che in questi mesi ha parlato eccome con i suoi “colleghi europei” delle larghe intese dopo il voto, ha posto se stesso come garanzia di sicurezza, sia in un caso sia in un altro: ci penso io, sia nel caso in cui si riuscissero a fare le larghe intese sia se riuscisse ad andare al governo il centrodestra, entrambi schemi che lo vedono centrale e protagonista.
L’importante è che non vadano a governo i Cinque stelle.
Al suo fianco, sempre, Antonio Tajani, vero registra di questa riabilitazione europea sin dal summit del Ppe a Malta un anno fa, passando per Fiuggi a settembre, dove partecipò Antonio Lopez, il segretario generale del Ppe.
Proprio un anno fa Tajani è stato eletto presidente del Parlamento europeo. Adesso è il “nome” che Silvio Berlusconi vuole spendere per palazzo Chigi.
Ed è immaginabile che qualche chiacchiera a proposito, nei vari incontri, sia stata fatta al riguardo, considerato il suo incarico europeo.
È immaginabile, perchè — a domanda a riguardo — fonti vicine all’ex premier non confermano, anche con un certo fastidio per curiosità  molto italica.
Il che è un altro indizio di quanto sia seria la questione.

(da “Huffingtonpost”)

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APOLOGIA DEL BERLUSCONISMO TRIONFANTE

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

E’ TORNATO: CONTRO TUTTE LE PREVISIONI, LE LEGGI DELLA FISICA E DELLA NATURA

Silvio Berlusconi è tornato. Ancora. Contro tutte le previsioni, contro le leggi della fisica e della natura.
Com’è possibile che un ultra-ottantenne seppellito da processi, da condanne e che ha fatto tutto quello che non si deve fare sia ancora in predicato di vincere le elezioni.
Dalle corna al summit supremo dei potenti all’attesa della Merkel davanti alla porta di casa, dalle feste eleganti al conflitto d’interessi, dalla vendita del Milan all’incapacità  di scegliere collaboratori, un leader cacciato dal “palazzo” tra ali di folla plaudente, un leader deriso dalle cancellerie europee.
Protagonista di una letteratura che ne ha raccontato la dannosità  e la pericolosità  sociale oltre che l’inconsistenza politica.
Tradito dagli amici, rinnegato dagli alleati, insultato dai nemici, costantemente sotto processo, ineleggibile, escluso dal consesso sociale e politico, è tornato ed è in corsa per vincere ancora una volta le elezioni politiche dopo avere vinto quelle regionali siciliane ancora con Gianfranco Miccichè.
Intere carriere costruite sull’epica lotta per abbatterlo sono diventate partiti politici, progetti editoriali e addirittura quotidiani di lotta. Animati da una presunta superiorità  morale e spinti dalla certezza di battersi per il “bene comune”, per la libertà  e la democrazia, contro un despota cinico e bugiardo.
Ma ve lo immaginate Bersani fare un comizio con un barboncino sul podio?
Provate a cercare sulla mappa politica Dotti, Previti, Pilo, Gianfranco Fini, persino Lupi, ministro del governo Renzi, è tornato alla casa del padre accompagnato da tanti che erano su fronti opposti: Cesa, Fitto, Meloni Salvini e lo stesso Miccichè.
Molti di loro guidati da Alfano hanno cercato di superare la leadership di Berlusconi attraverso le primarie, ve lo ricordate? C’è chi ha fatto la fila per presentare le firme per partecipare alla corsa ai gazebo che non ha mai avuto luogo non per mancanza di quorum ma per mancanza di quid.
Sociologi, politologi e più prosaicamente sondaggisti si sono affollati a spiegarci i mille perchè del berlusconismo.
Per spiegare Berlusconi sono scesi in campo tutti da occultisti a psicanalisti, ma tutti dimenticati, superati dal tempo. Persino gli astrologi e i cartomanti hanno dovuto nascondersi e mettere nel cassetto la sfera di cristallo perchè Berlusconi è ancora qui che da le carte e si prepara a vincere la partita, unico ad averne la possibilità  anche se non dovesse arrivare primo, ma non come Bersani che primo è arrivato perdendo le elezioni.
Dopo che il mondo ha passato settimane a sghignazzare per i cavalieri berberi e il baciamano a Gheddafi, ora la mano la baciano al Cavaliere, mentre Sarkozy è preistoria in Francia e la Merkel gli ha perdonato gli “apprezzamenti al suo fondoschiena”.
Ora, Berlusconi non solo è il salvatore della patria ma è anche il salvatore dell’Europa non solo dal populismo dei pentastellati, ma anche dai suoi alleati sovranisti e patrioti a intermittenza.
Se ci fosse capitato di stare sulla luna negli ultimi 5 anni e fossimo partiti il giorno in cui Mario Monti stava salendo a palazzo Chigi, oggi tornado sulla terra passeremo le nostre giornate in un centro di riabilitazione mentale.
Che cosa è successo? Come siamo arrivati a tutto questo?
Non pensate di liquidare il ritorno di Berlusconi per gli errori dei suoi avversari, non basta l’arroganza di Monti, il delirio egemonico di Renzi, il rancore di D’Alema o l’inconsistenza degli amici di Beppe Grillo a giustificarlo.
Bisogna prendere atto che nonostante l’età  il leader di FI è in grado di rappresentare la modernità  più di chiunque altro, ormai è un “genere”, un capitolo di una storia che ha saputo interpretare e plasmare andando oltre gli “alibi” delle televisioni (di sua proprietà ) e anche oltre le minacce delle nuove tecnologie.
Un genere che ha ispirato e condizionato non solo il nostro Paese, ha anticipato di vent’anni Trump che resta un cattivo interprete del berlusconismo, un po’ Pannella, un po’ Alberto Sordi, un “super Pop” incomprensibile ai palati fini che si apprestano a cambiare i titoli di coda come è successo al saggio Scalfari.
Berlusconi lo hanno raccontato e forse poco capito perchè non ci si rassegna all’idea che sia lui a rappresentare l’anima profonda degli italiani.
Sarà  difficile nei prossimi decenni spiegare perchè i contemporanei non lo hanno capito come accadde a Totò o come potranno raccontare che Berlusconi sta alla politica come il futurismo è stata all’arte.
Tutto è possibile in un paese dove tutto l’incredibile è già  accaduto.

(da “Huffingtonpost”)

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VESCOVI CONTRO LA LEGA: BASSETTI CRITICA IL RIFERIMENTO ALLA RAZZA E LA CULTURA DELLA PAURA

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

“IMMORALE FARE PROMESSE A VUOTO”

“Bisogna reagire a una cultura della paura che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente”.
Nella prolusione al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, ha parlato così del delicato tema dei migranti e spiega chiaramente qual è la posizione dei vescovi italiani. Una posizione critica nei confronti di quella espressa, in più occasioni, dalla Lega Nord
La Cei guarda a una dimensione di apertura perchè, ha spiegato Bassetti, “non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese”.
Sul tema dei migranti, il cardinale ha espresso pieno consenso alle posizioni del Papa, compresa la comprensione per il sentimento di timore che vivono i Paesi di accoglienza. “Avere dubbi e timori non è un peccato”, ha ripetuto con le parole di Papa Francesco nella Giornata del migrante”.
Tuttavia, ha continuato Bassetti con le parole del Papa, “il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte”.
“In questa direzione non mancano, infatti, risposte positive e generose”, ha aggiunto Bassetti citando ancora Bergoglio che “ha voluto parlarne con gratitudine al corpo diplomatico, auspicando che le difficoltà  che il Paese ha attraversato in questi anni, le cui conseguenze permangono, non portino a chiusure e preclusioni, ma anzi ad una riscoperta di quelle radici e tradizioni che hanno nutrito la ricca storia della Nazione e che costituiscono un inestimabile tesoro da offrire al mondo intero”. E ricordando che Francesco ha riconosciuto la generosità  dell’Italia nell’accogliere i migranti, Bassetti ha scandito: “Sono grato di questo bel riconoscimento del Papa al nostro Paese”.
“Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società . Tre verbi, tre azioni pastorali, tre sfide concrete per il futuro”.
È questa l’indicazione ai vescovi del cardinale Bassetti. Per il presidente della Cei c’è “un’urgenza sociale di pacificare ciò che è nella discordia”. “Il nostro Paese – ha aggiunto sembra segnato da un clima di ‘rancore sociale’, alimentato da una complessa congiuntura economica, da una diffusa precarietà  lavorativa e dall’emergere di paure collettive”.
Il cardinale Bassetti ha invitato i politici in campagna elettorale “alla sobrietà “, “nelle parole e nei comportamenti”. “La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito, ma non si può comunque scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che già  si sa di non riuscire a mantenere”, ha sottolineato.
“Altrettanto immorale – ha aggiunto – è speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti”.

(da “Huffingtonpost”)

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LA CASTELLI (M5S) ANDRA’ A GIUDIZIO PER DIFFAMAZIONE

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

IN UN POST AVEVA ACCUSATO INGIUSTAMENTE UNA SEMPLICE BARISTA CHE LAVORA NELL’ESERCIZIO INTERNO A PALAZZO DI GIUSTIZIA DI TORINO

Laura Castelli verrà  giudicata per diffamazione.
Un giudice del tribunale di Torino ha ordinato di procedere verso il processo per l’onorevole piemontese e capolista del MoVimento 5 Stelle, indagata per diffamazione. La procura aveva chiesto l’archiviazione del procedimento ma il gip Paola Boemio ha stabilito di formulare un capo di imputazione.
La causa si riferisce a un post pubblicato dalla Castelli contro una candidata del Pd alle ultime elezioni amministrative.
L’atto rientra in un procedimento del pm Barbara Badellino nato dopo la denuncia di una trentaduenne di origine romena, Lidia Lorena Roscaneanu, che alle ultime elezioni amministrative si era candidata in una circoscrizione di Torino per il Pd.
La Castelli aveva pubblicato su Facebook un post con una fotografia che ritraeva la donna insieme a Piero Fassino.
Dopo avere spiegato che Lidia lavorava nel bar interno del Palazzo di Giustizia di Torino, il cui appalto era stato affidato dal Comune “con ribasso sospetto” a “un’azienda fallita tre volte”, l’autrice si chiedeva “quali legami” ci fossero tra la ragazza e Fassino.
Lidia aveva spiegato che prestava servizio come cassiera (il bar ora è chiuso), che non sapeva nulla di appalti e che l’immagine postata dalla parlamentare era stata tagliata in modo che non comparisse l’altra candidata presente al momento dello scatto.
Alle elezioni — disse — non si presentò per il disagio, avvertito anche sul luogo di lavoro, che le procurò la pubblicazione del post.
Il post è stato cancellato dalla pagina “Cittadina in Parlamento” della Castelli.
“Mi ero candidata in una circoscrizione — raccontò all’epoca Roscaneanu a neXt — perchè non c’erano altri rappresentanti della comunità  romena, che pure è assai numerosa in città . Mio fratello maggiore, in Romania, è molto attivo in un partito di ispirazione socialista e democratica, e io con quelle idee ci sono cresciuta. Ma dopo quel post non ho nemmeno presentato i documenti per entrare in lista. Non ne potevo più. A parte gli insulti sul web, dove mi davano dell”amante di Fassino’ se non peggio, persino i frequentatori del tribunale mi additavano. Ed ero una semplice cassiera”.
Lorena sottolinea che fu assunta a dicembre del 2015 e che si iscrisse al Pd solo il 31 marzo successivo.
Nella foto apparsa su internet, inoltre, compariva accanto a Fassino da sola, ma dall’immagine era stata tagliata la parte in cui c’era un’altra candidata.
Numerosi internauti commentarono il post con volgarità  e insulti sessisti e razzisti verso Roscaneanu.
Per diciotto di loro la procura ha già  chiuso le indagini (un atto che manifesta l’intenzione di procedere con una richiesta di rinvio a giudizio).
Secondo la giudice Boemio “la cornice entro cui si muovevano i commentatori era quella voluta e creata dalla Castelli”.
Contro la richiesta di archiviazione si era opposto l’avvocato della Roscaneanu, Gianluca Orlando. La parlamentare è assistita dall’avvocato Concetta Cagia. Per ordine del giudice, la procura dovrà  formulare l’imputazione entro dieci giorni.

(da “NextQuotidiano”)

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FLAT TAX, A BENEFICIARE DELL’ALIQUOTA UNICA SAREBBERO SOPRATTUTTO I RICCHI

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

A BENEFICIARE DEL RISPARMIO DI IMPOSTA I REDDITI PIU’ ALTI… E IL GETTITO SAREBBE NETTAMENTE INFERIORE A QUELLO ATTUALE DELL’IRPEF

In questi primi scampoli di campagna elettorale sono emerse nelle piattaforme del centrodestra due proposte di riforma dell’imposta personale sul reddito di tipo flat tax, cioè con aliquota unica.
La Lega Nord propone uno schema con aliquota unica al 15 per cento da applicarsi alla base imponibile familiare, con deduzione di 3 mila euro per componente.
La formula è quindi Irpef = 0.15*(reddito familiare — 3000* numero componenti). È prevista una clausola di salvaguardia che evita che qualcuno debba pagare più di quanto versa oggi, a parità  di reddito.
Nel 2015 la Lega Nord ha presentato un disegno di legge che contiene una proposta leggermente diversa con deduzione decrescente per redditi medio-alti, ma il documento a cui rinvia il link è pubblicato sul sito del partito e quindi ci pare più recente.
Forza Italia non ha ancora ufficializzato una proposta organica, tuttavia il suo leader ha dichiarato l’intenzione di istituire una flat tax con aliquota del 23 per cento e deduzione concessa a tutti di 12 mila euro.
Sembra di capire che la base imponibile sia individuale e non familiare come la proposta della Lega Nord esplicitamente prevede. La formula è quindi Irpef = 0.23*(reddito individuale — 12000).
Già  qualche mese fa su questo sito si era commentata la proposta di flat tax dell’Istituto Bruno Leoni, molto più articolata.
Ora, utilizzando il dataset Silc 2015, un campione rappresentativo delle famiglie italiane su cui si sono applicate le regole di calcolo dell’imposta sul reddito, stimiamo costi ed effetti distributivi delle due proposte di Lega e Forza Italia.
I calcoli sul gettito
La proposta della Lega Nord produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.
Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione.
La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 35 miliardi.
Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 23 miliardi.
Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli.
Questo equivale a un aumento della base imponibile Irpef del 25 per cento. A parità  di base imponibile, per ottenere lo stesso gettito di oggi, l’aliquota unica dovrebbe salire al 35 per cento, sempre tenuto conto della clausola.
Se invece non applicassimo la clausola, basterebbe il 24 per cento, ma molte famiglie povere pagherebbero più di ora.
Con aliquota e deduzione proposte dalla Lega Nord, la crescita di base imponibile complessiva che garantirebbe un gettito pari a quello odierno dovrebbe essere del 45 per cento, una variazione impossibile nel giro di pochi anni.
La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia.
Silvio Berlusconi parla spesso di imposta negativa alla Friedman, che oltre all’aliquota unica prevede un significativo trasferimento ai redditi bassi.
Se poi consideriamo che la sua proposta di sussidio contro la povertà  sembra costare attorno ai 30 miliardi all’anno, allora in totale il costo delle proposte di Forza Italia su Irpef e trasferimenti alle famiglie è di circa 90 miliardi all’anno.
Rispetto allo schema della Lega, in quello di Forza Italia la maggiore aliquota compensa la più alta deduzione.
L’aliquota unica che manterrebbe costante il gettito sarebbe del 37 per cento. Invece, con aliquota e deduzione proposte da Forza Italia, servirebbe un incremento della base imponibile del 35 per cento per ottenere il gettito di oggi.
Gli effetti distributivi
Passando agli effetti distributivi, l’aliquota media crescerebbe molto più lentamente rispetto a oggi, soprattutto nel caso della Lega.
La perdita di gettito si riflette quindi in una forte riduzione dell’incidenza. La flat tax di Forza Italia incide di meno sui redditi bassi a causa della maggiore deduzione e leggermente di più sugli alti grazie all’aliquota superiore.
Assumendo che la distribuzione della base imponibile dopo la riforma rimanga invariata,   i risparmi medi di imposta sono moderati per i decili di reddito medio-bassi ed estremamente elevati per l’ultimo decile. L’ipotesi Forza Italia è un po’ più generosa con le classi medie.
In conclusione, entrambe le proposte lascerebbero non finanziata una quota rilevante del gettito Irpef attuale pur tenendo conto di un ottimistico recupero totale dell’evasione. Inoltre, la classe di reddito più elevata beneficerebbe del risparmio di imposta in misura di gran lunga maggiore rispetto alle altre.

(da “LaVoce.info”)

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CANDIDARSI COME CONCLUSIONE DI PERCORSO POLITICO, NON COME SCELTA ESTEMPORANEA O DI INTERESSE

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

TROPPE CANDIDATURE SONO DI SERVIZIO O DETTATE DA VANITA’ E AMBIZIONI

Negli ultimi 5 anni sono stati tantissimi gli amici e le amiche “d’area” che hanno sentito il bisogno di candidarsi…Non avendo (più) una “casa comune” nella quale farlo, di volta in volta hanno scelto la “collocazione” che ritenevano (o che s’appalesava essere la) più “consona” ed anche allorchè risultasse, di fatto, distante “anni ed anni luce” dagli ideali propugnati da sempre..
C’è chi lo ha fatto perchè immaginava di poter fare “del bene alla gente”; ovvero per vanità , per ambizione, perchè si sentiva un “leader in provetta” o il “potenziale salvatore della Patria” ovvero, ancora, perchè immaginava che uno stipendio sicuro per 5 anni fosse una cosa per la quale valesse la pena battersi (ed anche “perdendo la faccia”, nel caso)..
La politica mi ha sempre affascinato come “dimensione”.
Una candidatura personale, però, non l’ho mai presa seriamente in considerazione, perchè ho sempre immaginato che quella specifica azione dovesse avere un senso preciso.
Che dovesse essere la conclusione di un iter, di un percorso specifico e l’inizio di uno nuovo; perchè ho sempre pensato che quel gesto dovesse valere – e significare – un segno tangibile d’amore per il proprio Paese e non una scelta estemporanea, consumata alla “meno peggio”, peraltro…
Certe frasi sono belle. Sono dannatamente ad effetto
Dire che si vorrebbe “fare del bene alla gente”, che ci si vorrebbe occupare della res pubblica, che ci si vorrebbe battere per i meno fortunati, per i bisognosi, per gli “afflitti”, per gli “ultimi”, per i “diversi”, sono cose che riempiono la bocca e (il più delle volte, falsamente, anche) il cuore..
Ma quanto c’è di vero in quelle frasi? Quanta autentica dimensione valoriale v’è in chi sostiene certi assunti. E, poi, davvero la politica, prima, e lo Stato, poi, devono occuparsi di fare “del bene alla gente”? In tutta onestà , penso proprio di no
Un’azione politica seria e credibile è quella che si batte per lo Stato. Quella che lo immagina sempre più efficace ed efficiente. Quella che, da un lato, laddove la sua presenza (proprio) non serve, ne propugna un ridimensionamenrto sostanziale, mentre, dall’altro, laddove si “discuta”, per esempio, di “potere d’imperio territoriale”, di amministrazione della giustizia, di formazione/istruzione e di “salute” delle persone, ne postula una presenza “asfissiante”, massiccia ed esclusiva (senza dimenticarsi di garantire gli spazi di libertà  necessari al rispetto dell’inziativa economica privata, ovviamente, almeno in materia di istruzione e salute)..
E’ giusto “prendersi cura” di chi è rimasto indietro. E’ eticamente valido dare una mano a chi, da solo, non ce la fa! Ma ci sono modi e modi per farlo e “l’assistenzialismo ricattatorio”, quello che crea “dipendenze funzionali”, soggezione a chi gestisce le clientele, a chi dispensa favori in cambio di voti, è deciamente quello peggiore, indegno ed eticamente inaccettabile…
Il tema è chiaramente complesso. Involge questioni, principi e riflessioni di natura etica, filosifica, politica e giuridica: condensarlo in poche righe sarebbe oltremodo riduttivo oltre che poco efficiente.
Comunque sia, un giorno – che auspico vicino – quando finalmente “troverò una casa politica” che rifletta il mio cuore, la mia anima e le mie ragioni; quando finalmente potrò sentirmi davvero “parte” di un progetto politico-folosofico lungimirante ed appassionante; quando potrò dare il mio piccolissimo, ma accorato, contributo di idee e di passione in modo pieno e compiuto, allora sì che ci metterò (ancor di più) la faccia, candidandomi.
E non lo farò per vanità , per ambizione o perchè penserò di essere il migliore. La vita è ricca di sfumature, di colori, di sostanza. C’è l’amore, l’amicizia, la passione per la bellezza…
Ma c’è anche, almeno in alcuni, l’amore per il proprio Paese, per la propria terra e per determinati ideali. Forse sono proprio quelle, le cose che bisognerà  ritrovare, ed anche in fretta… Comunque sia, il prossimo 4 marzo, voteremo.
Quella alla quale stiamo assistendo, diciamocelo – e pur riconoscendo l’esistenza di qualche piccolissima eccezione – è la più brutta campagna elettorale che io ricordi, satura di promesse irrealizzabili, di giochi al ribasso; priva, il più delle volte, di una autentica visione. Votare è sì, un dovere, ma è soprattutto un diritto. E, allora, se proprio dovessi esortare gli amici e le amiche in un senso o nell’altro, lo farei sempre allo stesso modo. Insomma, chi andrà  a votare, che lo faccia perchè davvero “ci crede in quello specifico voto”. Diversamente, che si astenga. Che lo faccia anche “col sangue agli occhi”. Che si incazzi pure come “un pinguino”, se così sente.
Ma dal 5 marzo, però, cerchiamo, ricerchiamo e cerchiamo ancora.
Immaginare il futuro è sempre una cosa meravigliosa. Quel futuro, però, passa (e passerà , sempre) attraverso il presente, lo studio e l’applicazione sincera, appassionata, appassionante e dirompente.
Creare “massa”. Creare un “senso critico diffuso”. Determinare una piattaforma condivisa dalla maggioranza delle persone, è sempre “cosa tosta”.
Ci vuole passione sincera, capacità  di saper arrivare, sia alla testa che al cuore degli altri, e, soprattutto, studio, studio ed ancora studio, unito ad un grande sogno, ed i sogni non sono sempre irrealizzabili.
Basterà  volerlo davvero, però, perchè, “volendo”… “Noi siamo la rivoluzione, e la rivoluzione” (quella delle idee incendiarie; quelle che diventazioni azioni democraticamente irriverenti ed innovatrici) “non si può fermare”…

Salvatore Totò Castello
Right BLU – La Destra Liberale

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AVVISO DI GARANZIA AL PORTAVOCE DELLA APPENDINO

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

INCHIESTA COLLEGATA AI FATTI DI PIAZZA SAN CARLO

Un avviso di garanzia è stato notificato a Luca Pasquaretta, portavoce della sindaca di Torino Chiara Appendino.
L’ambito, secondo le prime informazioni, è quello di un’inchiesta collegata ai fatti di piazza San Carlo e, in particolare, all’organizzazione di una proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League, il 3 giugno, al Parco Dora.
Nel dicembre scorso i magistrati avevano fatto sequestrare i due computer che Luca Pasquaretta utilizzava di solito per il lavoro e in ufficio.
All’epoca nessuno inviò un invito a comparire al portavoce della sindaca. Per quanto riguarda Piazza Sac Carlo, Pasquaretta aveva partecipato ad alcune riunioni organizzative e aveva fatto da collegamento con Alberto Pairetto, responsabile eventi Juventus, che poi era diventato il contatto dell’amministrazione e di Turismo Torino per l’organizzazione della serata.
Secondo le prime informazioni diffuse dall’agenzia di stampa ANSA le ipotesi di reato contenute nel provvedimento sarebbero la “invasione di terreni o edifici” e il “deturpamento di cose altrui”.
Gli accertamenti sulla proiezione al Parco Dora sono una costola della maxi-inchiesta sui fatti di piazza San Carlo, dove sono indagate ventuno persone (tra cui la sindaca Chiara Appendino, l’ex questore Angelo Sanna e il prefetto Renato Saccone) per disastro, lesioni e omicidio colposo.
Per quel che riguarda Parco Dora, dove non ci furono incidenti e non si registrarono problematiche di alcun tipo, la procura si è interessata alle modalità  con cui è stato organizzato l’evento.

(da agenzie)

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E’ UN MILITANTE DI FORZA NUOVA L’UOMO CHE A CASERTA, DOPO AVER UCCISO LA MOGLIE, HA SPARATO SUI PASSANTI, FERENDO 5 PERSONE

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

IL MATTINO RIVELA: “ERA GIA STATO DENUNCIATO TRE VOLTE PER VIOLENZA”

Si affaccia dal balcone e ha iniziato a sparare all’impazzata con un fucile da caccia, ferendo 5 persone. Poi le urla e gli scatti d’ira. “Ho ucciso mia moglie”, ripete più volte l’uomo prima di rientrare in casa.
Esce ancora una volta, più tardi: lancia una bombola del gas verso il parcheggio di un vicino supermercato. Poi si rifugia ancora nella sua abitazione.
Mentre tutt’attorno, nelle vie del centro di Bellona, un paese del Casertano, arrivano prima i carabinieri, poi anche la polizia e anche i cecchini sui tetti.
Perchè Davide Mango, una guardia giurata di 48 anni originaria di Pastorano, non sembra volersi arrendere. Stanno cercando di contattarlo telefonicamente i negoziatori arrivati sul posto mentre le forze dell’ordine chiudono le strade attorno a via Aldo Moro dopo aver fatto evacuare le abitazioni più vicine a quelle d’uomo.
“C’è tuo figlio che ti aspetta nell’ambulanza. Vieni. Hai due pistole e due fucili e noi non possiamo venire da te”, ripetono gli uomini del reparto operativo da dietro un muretto per evitare di essere colpiti. Una resa che l’uomo al momento non pare disposto ad accettare. All’abitazione viene staccata la luce. Una persona, probabilmente la moglie, viene portata via con un’ambulanza poco dopo le 19.30.
Tutto è iniziato attorno alle 16, con gli spari verso la strada. Cinque i feriti, nessuno in modo grave. Tra loro ci sono anche anche il comandante della stazione dei carabinieri di Vitulazio, Crescenzo Iannarelli, e un uomo che si trovava lì di passaggio alla guida della sua Opel Corsa.
Poco prima le grida dell’uomo dal balcone che annunciava l’omicidio della consorte, mentre la figlia di 14 anni è uscita dal palazzo trovando rifugio in un supermercato. Alle forze dell’ordine avrebbe poi raccontato che la madre è riversa a terra per le scale. Più tardi l’uomo — secondo quanto racconta Edizione Caserta — avrebbe gettato una bombola di gas nel parcheggio di un vicino supermercato. Ignoti al momento i motivi del gesto, sui quali indagano le decine di carabinieri e poliziotti giunti sul posto assieme ad alcuni negoziatori che hanno cercato un contatto telefonico con l’uomo.
Mango, secondo Il Mattino, sarebbe già  stato denunciato tre volte per violenza e la moglie, Anna Carusone, avrebbe minacciato di lasciarlo.
L’uomo viene descritto come un militante di Forza Nuova. Anche se la formazione di estrema destra lo descrive come un “sostenitore ma mai militante attivo”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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CARTE BOLLATE CONTRO SALVINI: RICORSO URGENTE PER BLOCCARE LA SUA NOMINA A SEGRETARIO DELLA LEGA, DENUNCIATE IRREGOLARITA’

Gennaio 22nd, 2018 Riccardo Fucile

L’INIZIATIVA LEGALE DI UN LEGHISTA DEL LISTINO DI FAVA, DI AREA MARONIANA: “LISTA PRESENTATA DOPO LA SCADENZA PREVISTA DAL REGOLAMENTO CONGRESSUALE E UNO DEI CANDIDATI NON AVEVA GLI ANNI DI MILITANZA RICHIESTI”

Tutte le strade – anche quella giudiziaria – portano a Roma. Per sbarrare la strada al segretario della Lega Nord Matteo Salvini, prima delle politiche del 4 marzo, c’è chi, nel Carroccio, ha deciso di imbracciare l’arma della carta bollata.
Un ricorso, con procedura d’urgenza, è stato presentato in gran silenzio da un candidato iscritto al listino collegato al maroniano Giovanni Fava, concorrente di Salvini alla segreteria del partito.
La notizia, rimasta finora riservata, trova conferma in ambienti giudiziari milanesi e nell’avvocato del foro di Roma, Roberto Malizia, che ha firmato il ricorso: “La prima udienza — dice il legale all’Huffingtonpost — dovrebbe tenersi in settimana presso il Tribunale civile di Milano”.
Nel ricorso urgente si chiede, nell’ordine: 1) la sospensione cautelare di Salvini da segretario federale della Lega Nord; 2) l’accertamento e la dichiarazione di nullità , per irregolarità , della nomina di Salvini e dei componenti del Consiglio Federale della Lega, ufficializzata al congresso del 21 maggio scorso.
Hai voglia a minimizzare, come ha tentato di fare il candidato del Carroccio al Pirellone Attilio Fontana (“La Lega è forte e coesa, la Lega non si dividerà  mai”) visti gli ulteriori mal di pancia dei maroniani a seguito della candidatura di Giulia Bongiorno voluta con forza da Salvini.
Se non è guerra, poco ci manca.
Giovanni Fava, maroniano assessore all’Agricoltura nella Regione Lombardia, non deve aver preso troppo bene neanche le ultime mosse di Salvini che, superato il concorrente alle primarie del partito, pare non intenzionato a candidarlo nè in Regione, in un’eventuale giunta Fontana, nè in Parlamento.
“Il ricorso non è stato presentato da Fava ma da un candidato collegato alla sua lista, e dunque titolato a sapere se la nomina dell’onorevole Salvini sia legittima o meno. E dal momento che le elezioni politiche sono alle porte, abbiamo chiesto la procedura d’urgenza. L’obiettivo — si sforza di assicurare l’avvocato Malizia – non è di toccare equilibri politici, ma di chiedere, attraverso il giudizio di un organo super partes qual è il Tribunale di Milano, se il procedimento amministrativo di nomina del segretario del partito sia stato corretto”.
La principale “violazione” attribuita a Salvini sarebbe l’aver presentato la propria lista, alle primarie della Lega dello scorso 11 maggio, oltre il termine fissato dal regolamento. Ma, a quanto pare, i giudici di Milano saranno chiamati a verificare anche se uno dei candidati collegati alla lista risultata vincitrice avesse o meno i requisiti minimi di anni di militanza richiesti.
Che il ricorso venga accolto o rigettato, con gli inevitabili strascichi di impugnazioni e controricorsi, è da vedersi.
Quel che è certo è che l’attacco alla leadership di Salvini non è solo un “venticello”.
E potrebbe spirare un po’ più forte dopo il 4 marzo.

(da “Huffingtonpost”)

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