LA RIVINCITA DEL GRANDE ISTRIONE
DA REIETTO DEL 2011 AD ARGINE DEL POPULISMO: UNA FRAGILE EUROPA RIACCOGLIE IL CAV A BRUXELLES
Appena si chiude la porta per il colloquio con Juncker, Silvio Berlusconi evoca in Europa lo spettro che si aggira in Italia: “Caro Jean-Claude, in Italia abbiamo un pericolo, un grande pericolo, rappresentato dai Cinque Stelle”.
Il canovaccio è, più o meno, quello dei comizi nostrani, su gente pericolosa quanto i comunisti di vent’anni fa, ribellisti, giustizialisti, pauperisti, soprattutto incapaci.
Se il paese “andasse nelle loro mani”, insomma, altro che Grecia, ci sarebbe da espatriare.
La grande rivincita di Silvio Berlusconi è tutta qui, sette anni dopo quel maledetto 2011, in cui il suo nome era sinonimo di “caso italiano”, nelle cancellerie di mezza Europa, mentre l’Italia bruciava nello spread , negli scandali del sexgate e nei processi. L’unfit dei sorrisi di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è accolto nel teatro da cui era stato espulso, in piena campagna elettorale, perchè la guerra, insegnano i vecchi generali, si fa con i soldati che uno ha.
C’è tutta la fragilità europea in questo spot di credibilità al vecchio leder, espulso dal Parlamento, dopo la condanna per frode fiscale e l’incandidabilità secondo una legge dello Stato italiano.
Perchè adesso anche il Cavaliere diventa un utile combattente in questa pugna contro i populisti, in tempi in cui il fragile establishment europeo si aspetta, alle prossime elezioni, l’apertura di un nuovo caso italiano all’insegna dell’instabilità .
E c’è tutta l’abilità istrionica dell’ex premier nel presentarsi come “garante” della stabilità e dell’europeismo, nel teatro dove qualche anno interpretava un ruolo esattamente opposto, ai tempi in cui occorreva “sbattere i pugni” sui tavoli della burocrazia europea, fino a minacciare una doppia moneta. E quando la Merkel era il bersaglio di ogni lagna e protesta anti-europea del centrodestra di allora, baluardo contro il “quarto Reich” del rigorismo che affama il vecchio continente.
Adesso Berlusconi recita il copione moderato ed europeista: loda la Merkel, rassicura che rispetterà la regola del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil, vero mantra rigorista del Continente, parla dell’Europa come di un “disegno imprescindibile”.
A Bruxelles l’ex premier vede Juncker, poi il negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier e il capogruppo a Strasburgo Manfred Weber, il quale alla fine ha pronunciato le parole tante attese: “Silvio Berlusconi non ha bisogno di riabilitazioni, è un grande statista”.
Nel corso degli incontri l’ex premier condivide la preoccupazione sull’avanzata dei Cinque Stelle e si dice ottimista sulle prossime elezioni italiane grazie al ruolo e al consenso che avrà Forza Italia, espressione in Italia della “grande famiglia del popolarismo europeo”.
L’uomo, si sa, in queste circostanze dà il meglio di sè, perchè la foto della giornata rappresenta uno spot atteso sette anni: in piena campagna elettorale, il messaggio che arriva all’opinione pubblica, nella sua testa, cancella i malevoli sorrisi di una volta, accreditandolo agli occhi dell’opinione pubblica italiana ed Europea. È la patente di presentabilità che tarda ad arrivare dalla corte di Strasburgo.
È il senso politico della giornata, più di questa o quella disamina anche sugli esuberanti alleati anch’essi ascrivibili alla variopinta categoria dei populisti. Tanto che Matteo Salvini, mentre il Cavaliere saltella da un incontro a un altro ci tiene a far sapere che “l’Italia è una Repubblica sovrana che non ha bisogno di garanti”.
Ecco, detta in modo un po’ grossier, il Cavaliere, che in questi mesi ha parlato eccome con i suoi “colleghi europei” delle larghe intese dopo il voto, ha posto se stesso come garanzia di sicurezza, sia in un caso sia in un altro: ci penso io, sia nel caso in cui si riuscissero a fare le larghe intese sia se riuscisse ad andare al governo il centrodestra, entrambi schemi che lo vedono centrale e protagonista.
L’importante è che non vadano a governo i Cinque stelle.
Al suo fianco, sempre, Antonio Tajani, vero registra di questa riabilitazione europea sin dal summit del Ppe a Malta un anno fa, passando per Fiuggi a settembre, dove partecipò Antonio Lopez, il segretario generale del Ppe.
Proprio un anno fa Tajani è stato eletto presidente del Parlamento europeo. Adesso è il “nome” che Silvio Berlusconi vuole spendere per palazzo Chigi.
Ed è immaginabile che qualche chiacchiera a proposito, nei vari incontri, sia stata fatta al riguardo, considerato il suo incarico europeo.
È immaginabile, perchè — a domanda a riguardo — fonti vicine all’ex premier non confermano, anche con un certo fastidio per curiosità molto italica.
Il che è un altro indizio di quanto sia seria la questione.
(da “Huffingtonpost”)
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