Destra di Popolo.net

CHI C’E’ DIETRO MATTEO SALVINI: DAGLI AMICI RUSSI AI RICICLATI DEL SUD

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

GLI UOMINI E LE AZIENDE LEGATE ALL’ALLEANZA CON PUTIN…IL COLLEGAMENTO CON SERGEY ZHELEZNYAK E IL CENTRO ROSSOTRUDNICESTVO A PALAZZO SANTACROCE… TRASFORMISTI E INDAGATI RIEMPIONO LE LISTE DA ROMA IN GIU’

Legami pericolosi. L’ombra del Cremlino a Est, quella delle clientele e degli impresentabili al Sud. Matteo Salvini ha rivoluzionato così il partito dopo aver archiviato le stagioni di Bossi e Maroni.
Un Carroccio al verde, sostiene il leader che studia da premier. E per questo alla costante ricerca di finanziatori. Ma anche una Lega che insegue il colpaccio sotto Roma per sancire la trasformazione in partito nazionale. E che per farlo ha imbarcato di tutto.
A ricostruire la rete di persone e interessi che si muove dietro il nuovo Carroccio è una dettagliata inchiesta dell’Espresso
Matteo il russo
Si parte dalla Russia: delle simpatie per Putin, Salvini infatti non ne ha mai fatto mistero. L’ufficiale di collegamento si chiama Sergey Zheleznyak, 47 anni, delegato del Cremlino ai rapporti con i partiti europei. È lui l’uomo che per conto di Vladimir Putin ha sancito l’alleanza ufficiale con Matteo Salvini lo scorso marzo a Mosca. Un patto raggiunto dopo quattro anni di corteggiamenti, visite, prove di fedeltà .
Gianluca Savoini è, invece, il delegato italiano a mantenere i rapporti con la Russia. Ex giornalista de La Padania, 54 anni, per qualche tempo suo portavoce personale, per raccogliere imprese-amiche Salvini ha scelto proprio lui, che vanta parecchie conoscenze nel mondo russo, e negli ultimi anni si è recato di continuo nella Federazione.
Insieme ad altri leghisti ha creato l’associazione Lombardia-Russia, il cui presidente onorario è Aleksey Komov, dell’associazione ultracattolica World Congress of Families, responsabile internazionale della Commissione per la Famiglia del Patriarcato ortodosso di Mosca e grande amico dell’oligarca Konstantin Malofeev, già  molto attivo nei rapporti tra il Cremlino e i francesi del Front National.
L’appoggio più visibile in Italia Salvini lo ha trovato però in una organizzazione russa. La sede è a Palazzo Santacroce, un elegante edificio barocco nel centro di Roma, a due passi dal ministero della Giustizia.
Si chiama Rossotrudnicestvo, in italiano Centro Russo di Scienza e Cultura, controllato dal ministero degli Esteri.
Anton Shekhovtsov, politologo che insegna in Austria all’Institute for Human Sciences, è uno dei massimi esperti delle relazioni fra Mosca e i movimenti politici europei.
Secondo Shekhovtsov, Rossotrudnichestvo è oggi «il maggior strumento usato dalla Russia per esercitare soft power in Paesi stranieri», presente in almeno 25 nazioni e con 600 dipendenti all’attivo. Una rete politico-diplomatica che può contare sui generosi fondi del Cremlino.
La Lega va al Sud
Negli stessi anni in cui tesseva la rete di rapporti per sfondare il fronte russo, la truppa leghista si è data da fare anche per mutare pelle in politica interna. Dall’indipendentismo al nazionalismo. Per farlo è stato necessario trasformare la Lega in un partito presente in ogni regione, anche al Sud. Con il movimento Noi con Salvini, il leader del Carroccio, ha gettato le basi per contare sempre di più a livello nazionale, il collante che ha legato Palermo a Milano, Reggio Calabria a Varese è la guerra totale all’immigrazione.
Il primo banco di prova sono state le Regionali siciliane, dove insieme a Fratelli d’Italia ha ottenuto il 5,6 per cento. Un risultato che ha aperto per la prima volta le porte dell’Assemblea regionale a un deputato leghista. Non esattamente un volto nuovo, bensì un riciclato dei vecchi partiti della clientela democristiana. E già  indagato.
Non l’unico trasformista in Sicilia. Il segretario nazionale di Noi con Salvini e responsabile della Lega sicula è Angelo Attaguile.
Suo padre Gioacchino è stato sottosegretario e ministro nei governi Rumor e Colombo, lui, democristiano da una vita, è legatissimo a Raffaele Lombardo, l’ex presidente di Regione condannato in appello per voto di scambio.
Attaguile si è speso molto per la causa, al punto da mettere a disposizione, come racconta L’Espresso, l’abitazione romana di via Cesi dove risulta tuttora registrata la sede del movimento incubatore della Lega nazionale.
In Calabria, invece, Salvini ha puntato sulla destra sovranista. Con lui, infatti, si è schierato l’ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato per abuso e falso e sotto inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria.
Non sarà  candidato per evitare imbarazzi al capo leghista, ma non ha rinunciato a infilare in lista sue pedine.
È, invece, in lizza per un posto da deputato Domenico Furgiuele,segretario della Lega-Noi con Salvini in Calabria. Suo suocero è un imprenditore con i beni sotto sequestro dall’antimafia. E non solo.

(da “L’Espresso”)

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PONTEDERA, FRATELLI D’ITALIA HA SBIANCHETTATO L’ANTIRAZZISMO DAI MODULI

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

PER LA MELONI “IL SINDACO CI VIETA DI FARE CAMPAGNA”, MA IL SINDACO SVELA IL MISTERO: “RICHIESTA IRRICEVIBILE PERCHE’ HANNO ARTEFATTO IL MODULO IN CUI SI RICHIEDE IL RISPETTO DELLE LEGGI SULL’ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE”

“Prove tecniche di regime” denuncia Giorgia Meloni dopo che il sindaco di Pontedera Simone Millozzi ha negato ai Fratelli d’Italia l’installazione di un gazebo.
E il coro indignato del partito patriottico si è esteso fino al consigliere regionale Giovanni Donzelli, al nuovo acquisto Daniela Santanchè, al deputato Fabio Rampelli, l’alleato Renato Brunetta fino all’ex ministro Ignazio La Russa che da avvocato ha annunciato azioni legali per conto del partito.
Ma il motivo del no del sindaco alla manifestazione dei Fratelli d’Italia nella città  toscana alla fine si è scoperto: i responsabili del partito avevano “sbianchettato” la parte del modulo per richiedere i permessi nella parte in cui si dichiarava il rispetto delle leggi “che vietano sia la ricostituzione del partito fascista che la propaganda di istigazione all’odio razziale“, rendendo la richiesta “irricevibile“.
Non solo: la manifestazione si è svolta regolarmente.
E’ lo stesso sindaco a spiegarlo su facebook. “Non è il Comune ma la Questura che autorizza o nega una manifestazione politica — aggiunge il primo cittadino di Pontedera — Nel caso di specie la manifestazione politica si è svolta regolarmente. Se oltre la manifestazione viene richiesta l’installazione di palchi, gazebo o pedane sul suolo pubblico è il Comune tenuto a rilasciarne l’autorizzazione”.
Ed è a quel punto che gli uffici del Comune, ha spiegato il sindaco, hanno informato Fratelli d’Italia che “la richiesta così artefatta è irricevibile”.
La presidente di Fratelli d’Italia Meloni aveva invocato l’intervento “dalle più alte cariche dello Stato e dal ministro Minniti. Non è possibile che nel 2018 venga impedita una campagna elettorale”.
“Vogliamo sapere se è possibile impedire al quinto partito italiano, presente in Parlamento e che raccoglie milioni di voti di fare campagna elettorale”.
Ma il problema più che politico era soprattutto burocratico. Tanto che, ha spiegato Donzelli, “prima ha negato l’autorizzazione” e poi “ha mandato i vigili, come se fossero guardie di regime, a sanzionare (con 169 euro di multa, ndr) un partito politico reo di fare campagna elettorale a tre settimane dal voto”.
La Russa si era premurato di comunicare di aver avuto mandato dalla leader del partito “di avviare ogni opportuna azione giudiziaria affinchè non resti senza conseguenze penali e risarcitorie l’incredibile comportamento di chi, come il sindaco di Pontedera, vuole negare a Fratelli d’Italia l’utilizzo del suolo pubblico per legittime iniziative elettorali con la motivazione che Fdi mirerebbe alla ricostituzione del partito fascista. Ogni commento alla faziosa stupidità  del diniego è superflua”.
Chissà  come si chiama quella di chi si è messo a sbianchettare il modulo.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LE GRANDI BATTAGLIE DI GIORGIA MELONI SONO BUFALE

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

FDI RIVENDICA “GRANDI VITTORIE”, MA ALLA BASE CI SONO SOLO BUFALE E FAKE NEWS… DA AMAZON AL MUSEO EGIZIO DI TORINO

Generalmente in campagna elettorale i leader politici si limitano a fare promesse incredibili su cosa faranno quando saranno al governo.
Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia invece non serve nemmeno votarli e già  ottengono clamorose vittorie. Verrebbe quasi da pensare che non c’è alcun bisogno di votare Fratelli d’Italia visto che già  ora, senza essere eletti e senza nessun costo per i cittadini italiani, riescono a difendere l’Italia e i patrioti.
Perchè pagare stipendi e rimborsi spese ai parlamentari di FdI quando si può avere la stessa cosa gratis? Appunto.
Le “forti pressioni” di Fratelli d’Italia su Amazon
Prendiamo ad esempio la ridicola vicenda del braccialetto elettronico Amazon che secondo giornali, sindacati e politici servirebbe a “controllare i dipendenti”. La realtà  delle cose è che quel braccialetto non solo non esiste (è un brevetto e non risulta ci sia nemmeno un prototipo) ma anche se esistesse non servirebbe a sorvegliare i lavoratori. Lo scopo per cui è stato progettato il braccialetto elettronico è equiparabile a quello dei pesanti e scomodi lettori di codici a barre palmari che si utilizzano oggi nei vari magazzini di spedizione.
Inoltre l’eventuale introduzione del nuovo sistema dovrebbe essere concordata con le parti sociali (i sindacati) come prevede la legge.
Qualche giorno fa Giorgia Meloni ci ha fatto capire che non solo crede alle bufale ma che è talmente brava come politico che è riuscita a strappare ad Amazon la promessa che non userà  il braccialetto elettronico tanto temuto.
Chissà  cosa avranno pensato al centro di distribuzione di Passo Corese, forse che tanto valeva assecondarla. In fondo è o non è una grande vittoria il fatto che un’azienda straniera (quindi non patriottica) abbia ceduto alle pressioni di un manipolo di patrioti garantendo che non utilizzerà  una cosa che non esiste?
Non solo: la Meloni sostiene di aver ottenuto da Amazon la garanzia che Amazon tutelerà  “il marchio italiano” e i prodotti made in Italy.
Bisogna essere davvero ingenui per credere ad una cosa del genere. O almeno: ci può credere solo chi su Amazon non ha mai acquistato nemmeno una penna a sfera.
Fratelli d’Italia difende la Patria dall’islamizzazione!
Vi ricordate la storia della promozione del Museo Egizio di Torino che dava uno sconto sul biglietto ai cittadini che avevano il passaporto di un paese arabo?
Se non ve la ricordate la storia è questa qui ed è nata grazie al video di Andrea Crippa, leader dei Giovani Padani assistente di Matteo Salvini a Bruxelles che per la sua trovata rischia di passare qualche guaio giudiziario perchè il Museo Egizio ha presentato un esposto in Procura per falso.
Inoltre, ma questo forse tutti non lo sanno, il Museo Egizio è una fondazione privata.
La promozione del Museo è però rivolta a coloro che hanno un passaporto arabo che parlano la lingua araba quindi persone che in primo luogo non necessariamente sono di religione musulmana (anche nei paesi musulmani ci sono cittadini di altre religioni).
Ad esempio in Egitto vivono 15 milioni di cristiani copti.
La cosa divertente è che la Meloni oggi è stata simpaticamente disinnescata dal direttore del Museo Egizio Christian Greco che ha spiegato alla leader di FdI che la collezione del Museo Egizio non è italiana (il Museo la custodisce per conto dell’Egitto) e che non si può parlare di discriminazione su base religiosa perchè la   promozione di ingresso ridotto è rivolta a chi parla arabo.
Il Museo, ha detto Greco, è di tutti, ed è giusto che si rivolga a tutti.
Greco ha ribadito la scelta del Museo di poter fare le promozioni che preferisce.
Ad esempio a San Valentino tutti coloro che si presenteranno in due potranno visitare il museo pagando il prezzo di un solo biglietto.
È una discriminazione nei confronti dei single? No.
È una discriminazione nei confronti dei vedovi e delle vedove o di chi non ha amici? Nemmeno.
Allo stesso tempo ci sono promozioni per i bambini (come in tutti i musei) è una discriminazione nei confronti degli adulti?
E gli sconti per le famiglie con bambini sono discriminatori nei confronti delle coppie senza figli? Evidentemente no.
Visto che nel simbolo del partito della Meloni campeggia la Fiamma che ricorda il MSI (partito nato dalle ceneri del fascismo) sarebbe interessante sentire giustificare il fatto che Benito Mussolini fosse la Spada dell’Islam e HāmÄ« al-Islām (protettore dell’Islam) senza causare alcuna islamizzazione della Patria.
Poi se avanza tempo potrebbe chiedere al suo alleato Matteo Salvini come mai andava in moschea a chiedere voti ai musulmani.

(da “NextQuotidiano”)

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LA LORENZIN FA CAMPAGNA ELETTORALE ALLE POMPE FUNEBRI

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

L’INCONTRO CONVIVIALE CON LA MINISTRA AL FUNERAL HOME “TERRACIELO” A MODENA

“Ero in prima fila alla messa del patrono, San Geminiano, e c’era anche lei. Ma il ministro Lorenzin l’ho incontrato più volte in diversi tavoli di lavoro. E adesso, visto che è candidata a Modena (all’uninominale per la coalizione di centrosinistra, ndr) ha colto l’occasione per venire a vedere una delle eccellenze della nostra città ”.
Non parliamo di enogastronomia o di motori, ma di pompe funebri.
§Nello specifico, della prima funeral home o “casa del commiato” in Italia, che si trova nella periferia modenese ed è di Gianni Gibellini, storico imprenditore del settore e presidente di Efi, “Eccellenza Funeraria Italiana”.
È questa l’associazione che ha stampato l’invito per l’evento con la ministra. Giorno: 12 febbraio.
Lorenzin, si legge sull’invito, “visiterà  l’eccellenza funeraria modenese Terracielo Funeral Home e si tratterrà  per un incontro conviviale con gli invitati”.
Si parte alle 19.30 con un “intrattenimento musicale”, segue alle 20 il “saluto del ministro” e infine alle 21 “cena a buffet nella sala ristorante di Terracielo”. Un’occasione importante per gli imprenditori che aderiscono a Efi, nata a Bologna nel 2012 “con l’obiettivo di riunire e di valorizzare le Imprese Funebri cui fanno riferimento le Case Funerarie che rispondono a standard qualitativi eccellenti in termini di servizi erogati e di prodotti utilizzati”.
L’invito ha iniziato a circolare su tante bacheche facebook degli utenti modenesi, che si domandano se il Pd voglia rivolgersi a quest’impresa “per il suo funerale“.
O, in alternativa, sperano che si tratti di un fake. Nessuna bufala, è tutto vero.
“L’invito l’abbiamo mandato a tutti gli imprenditori del settore — continua Gibellini — ma se volete venire anche voi del Fatto non c’è nessun problema. Non abbiamo niente da nascondere. Il nostro lavoro dipende dal ministero della Sanità , quindi la Lorenzin è il nostro riferimento. Abbiamo lavorato insieme anche su un ddl a firma Vaccari per aumentare le detrazioni fiscali per i funerali e per uniformare a livello nazionale il trasferimento delle salme a bara aperta. Una legge che per ora è ferma. E visto che andiamo verso le elezioni, se ne riparlerà  dopo le elezioni. La Lorenzin secondo me ha lavorato molto bene. Oh, e poi diciamo: una cosa come la Terracielo prima di noi in Italia non s’era mai vista. C’era solo nei film americani. A proporla vent’anni fa sembrava di parlare di ufo”.
Nessun sostegno politico diretto alla ministra, però.
“Noi non c’entriamo niente con la politica, vogliamo solo le cose fatte per bene. La Lorenzin è la candidata del Pd? Non lo sapevo — continua Gibellini — credevo che fosse per una lista civica (Civica Popolare è il partito della ministra, ndr). Però sai cosa dico? Che uno si candida, poi decidono gli elettori”.
Infatti, gli elettori. Un punto dolente per il Pd modenese che nelle ultime settimane, secondo fonti dem contattate da ilfattoquotidiano.it, non ha ricevuto segnali di apprezzamento della base sulla scelta della candidata. E nemmeno dalla dirigenza sul territorio.
“Gli iscritti vedono e sanno che non è una candidata del nostro partito — spiega Davide Fava, segretario provinciale del Pd modenese -. Sanno anche che siamo all’interno di una coalizione e che i candidati sono espressione di un soggetto che è alleato con noi. E che da cinque anni governiamo insieme”.
Ma la Lorenzin è candidata all’uninominale per un territorio col quale non ha legami. “Sta girando molto in queste settimane e oltre all’eccellenza della Funeral Home ne vedrà  tante altre. Gli elettori la stanno conoscendo”.
Anche sui social, dove non mancano i commenti ai post relativi alle sue iniziative nel Modenese. L’ultima, di oggi.
Scrive la ministra su Twitter: “Questa mattina siamo a #Modena ad inaugurare il Teatro Anatomico Restaurato dopo i danni subiti durante il terribile terremoto del 2012″. E c’è chi commenta: “Come quando Andreotti inaugurava gli stabilimenti della @CentroPermaflex di Frosinone. Le campagne elettorali non sono cambiate di una virgola”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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I TRENTA LAVORATORI “RAGGI-RATI” E LICENZIATI DA ROMA MULTISERVIZI

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

E LE 5 STELLE STANNO A GUARDARE… IL PRESIDIO DEI LAVORATORI CHE ACCUSANO LA RAGGI DI AVER TRADITO LE PROMESSE

Le trattative tra Roma Multiservizi, azienda partecipata di secondo livello del Comune di Roma, e organizzazioni sindacali sono andate avanti fino a tarda notte ma non è stato raggiunto un accordo.
Il tavolo convocato ieri presso l’assessorato al Lavoro della Regione Lazio per affrontare la questione dei trenta dipendenti del settore amministrativo di Multiservizi a cui è stata recapitata lettera di licenziamento il 26 settembre scorso si è concluso con il licenziamento dei lavoratori messi in mobilità .
Nel verbale della riunione si legge che l’azienda sostiene “l’impossibilità  di percorrere soluzioni alternative che possano ridurre del tutto e/o in parte l’esubero denunciato” poichè gli strumenti proposti non risultano idonei a “una imprescindibile riorganizzazione e razionalizzazione della struttura di sede e dei servizi di coordinamento del territorio non più procrastinabile” ma “l’azienda — prosegue il verbale — ribadisce la disponibilità  a ricollocare il personale in esubero su mansioni operative presenti sul territorio, con salvaguardia della medesima retribuzione” in presenza “del consenso dei lavoratori ad oggi mai rappresentato”, conclude l’azienda. Per i sindacati confederati invece è solo l’inizio perchè il fallimento di questa vertenza accende “lo spettro dei licenziamenti su tutta la Multiservizi, perchè questi sono i primi trenta che ad oggi sono licenziati”.
Secondo Serenetta Monti dell’Usi questa vicenda è “soltanto l’inizio di una lunga catena di licenziamenti. Questi lavoratori di fatto sono licenziati, mentre i consiglieri M5s Roberto Di Palma e Daniele Diaco ci dissero che non ci sarebbe stato nessun licenziamento”.
Come ricorda in una nota il consigliere comunale Stefano Fassina Roma Multiservizi è al 51% di Ama, a sua volta al 100% del Campidoglio.
Per Fassina la responsabilità  politica dei licenziamenti è della Giunta Raggi “che fa finta di essere attiva, ma impotente sui vertici aziendali”.
Poco più di un mese fa l’Assessore allo sviluppo strategico delle Partecipate di Roma Capitale Alessandro Gennaro ribadiva l’impegno del Comune per salvare i trenta posti di lavoro e ricordava che la giunta stava “andando avanti” sulla gara a doppio oggetto per Roma Multiservizi. Bando di gara che la Raggi e i suoi colleghi di giunta non riescono a pubblicare da ben otto mesi.
I dipendenti se la prendono direttamente con la sindaca Virginia Raggi che è stata a loro dire incapace di risolvere un problema del quale l’Amministrazione era perfettamente a conoscenza.
Nonostante le rassicurazioni di Gennaro che nei giorni scorsi aveva dichiarato che l’amministrazione capitolina si era spesa “in un’opera di mediazione con i vertici di Ama e di Roma Multiservizi, garantisce la revoca delle procedure di mobilità  aperte dall’azienda nei confronti di 30 dipendenti, assicurando la tutela del loro posto di lavoro a parità  di stipendio”
Procedure di messa in mobilità  che nonostante le promesse non sono state revocate. I dipendenti, che già  nei giorni scorsi erano saliti sul tetto dell’Azienda, protestano e dicono di essere stati Raggi-rati dalle promesse fatte dall’Amministrazione comunale e dal presidio organizzato questa mattina all’ingresso di Roma Multiservizi danno la colpa direttamente ai pentastellati. Tra le soluzioni proposte da Roma Multiservizi, e da Gennaro, c’è anche quella del demansionamento e ricollocamento dei dipendenti in mobilità  già  declinata da lavoratori e sindacati.
E non c’è dubbio che la responsabilità  della situazione attuale sia del partito di Di Maio. Il MoVimento 5 Stelle aveva infatti promesso ai lavoratori di Roma Multiservizi, di risolvere l’annosa questione della stabilità  del loro rapporto di lavoro. Ignazio Marino voleva dismettere dismettere Roma Multiservizi.
La Raggi (con Frongia, De Vito e Stefà no) quando era all’opposizione invece si oppose ad una eventuale dismissione dell’azienda auspicando una internalizzazione dei dipendenti. Una promessa importante che sicuramente le garantì parecchi voti. Dopo le elezioni l’allora assessora Paola Muraro annunciò che il Comune avrebbe assunto i lavoratori dell’azienda.
Ovviamente era una balla e qualche tempo dopo il M5S fece marcia indietro   dicendo che per i servizi che finora erano stati erogati dall’azienda si sarebbe invece fatta una gara a cui Roma Multiservizi poteva partecipare.
I lavoratori vennero a protestare in Aula e per tutta risposta ricevettero un Daspo.   La giunta Raggi ha fatto il bando a cui Roma Multiservizi poteva partecipare e poi lo ha ritirato perchè era stato sonoramente bocciato dall’Antitrust e rischiava di perdere i ricorsi al TAR già  pronti.
Risultato: quel bando al quale l’amministrazione capitolina aveva lavorato “per bene” per oltre otto mesi è stato sospeso “a data da destinarsi”.
A inizio gennaio le organizzazioni sindacali hanno annunciato l’intenzione di portare in procura una denuncia per falso a carico del MoVimento 5 Stelle Roma per un verbale della commissione Ambiente, presieduta dal consigliere 5S Daniele Diaco, dal quale sarebbero sparite alcune frasi dell’ex assessore che manifestava l’intenzione di trasformare Roma Multiservizi in un’azienda di primo livello.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: denuncia | Commenta »

PERCHE’ DI MAIO VORREBBE L’ESPULSIONE DI CECCONI E MARTELLI, I TAROCCATORI DI BONIFICI

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

IL RISCHIO PER IL M5S E’ DI INFILARSI IN UN MARE DI GUAI

Secondo l’ADN Kronos Luigi Di Maio avrebbe un diavolo per capello a causa di Carlo Martelli e Andrea Cecconi, i due parlamentari del MoVimento 5 Stelle a rielezione sicura che avrebbero “barato” sui rendiconti.
A quanto apprende l’Adnkronos il capo politico è per la linea durissima: espellere i due dal Movimento, senza se e senza ma.
Di Maio, riferiscono fonti qualificate, avrebbe pertanto chiesto ai probiviri chiamati ad esprimersi sul caso di calare il cartellino rosso.
In queste ore il collegio dei probiviri — composto da Riccardo Fraccaro, Paola Carinelli, Nunzia Catalfo — sta infatti valutando il da farsi, indeciso se procedere con l’espulsione o la sospensione.
Da un lato   c’è la volontà  di optare per l’espulsione perchè il senatore con i sandali da francescano e il deputato ex presidente del gruppo di Montecitorio hanno dichiarato il falso e integrato l’incongruenza solo una volta scoperti.
Dall’altra, però, tra i probiviri c’è chi si interroga sulla sospensione, ragionando sul fatto che i due hanno restituito l’ammanco, rinunciando all’elezione.
Ma Di Maio, come capo politico, avrebbe chiesto di procedere con l’espulsione: Martelli e il superfedelissimo Cecconi, per lui, devono esser fatti fuori dal M5S.
C’è però un problema grande come una casa che potrebbe mettere in difficoltà  Di Maio e il suo repulisti.
L’avvocato Lorenzo Borrè, che ha guidato e vinto molti ricorsi in tribunale contro il M5S, fa notare che i fatti di cui sono accusati Baroni e Cecconi riguardano avvenimenti accaduti quando c’era la prima associazione, quella del 2009, e non quella del 2017: «Non si capisce quindi quale dei due collegi dei probiviri e di quale associazione dovrebbe irrogare le sanzioni. Quello della nuova associazione non può irrogare sanzioni per fatti commessi prima della sua costituzioni e prima che Cecconi e Martelli fossero associati».
Il rischio quindi è che ogni eventuale sanzione comminata dai probiviri venga successivamente annullata dal tribunale, con tutte le spese di giudizio a carico di chi l’ha irrogata.
Questo, sommato al fatto che il documento con le dimissioni che i due dicono di aver firmato non vale nulla, dovrebbe far capire a tutti che la situazione è disperata, ma non seria.

(da “NextQuotidiano”)

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BANCHE, UTILI PER 14 MILIARDI NEL 2017

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

I MAGGIORI ISTITUTI DI CREDITO TORNANO IN POSITIVO DOPO LA CRISI

Le grandi banche italiane tornano in salute.
Una decina di istituti ha già  diffuso i preliminari — oggi tocca a Mps, Ubi, Carige, Mediobanca — dove si notano forti incrementi dell’utile netto, con un saldo parziale di 13,7 miliardi di euro.
Soprattutto, tornano a fiorire i dividendi agli azionisti: un altro segnale di salute, che in caso contrario l’occhiuta vigilanza Bce esorterebbe a dirottare gli utili sulle debolezze dei bilanci.
Ne parla oggi Andrea Greco su Repubblica:
Non è un ritorno al passato, comunque: i fattori della redditività  2017 sono diversi, e le pulizie contabili per alcuni (Creval, Carige ma anche Ubi, Banco Bpm, Bper, Bari, e diverse Bcc) proseguono. Tuttavia i segnali positivi inducono tanti investitori stranieri — noncuranti del voto con una legge elettorale bislacca che produce un quadro partitico più che bislacco — da gennaio sostengono le quotazioni di Piazza Affari, specie bancarie
Nell’Europa a tasso zero sono ferme anche le crescite del margine di interesse sui prestiti (arretra per quasi tutti, a partire da Intesa Sanpaolo e Unicredit), mentre salgono con forza le commissioni, trainate dal buon andamento di Piazza Affari (+22% l’anno scorso) che spinge i clienti a investire nei fondi.
La doppia recessione italiana aveva centrato in pieno le banche, quintuplicando i crediti problematici fino a 350 miliardi lordi, e rendendole vulnerabili in Borsa e agli occhi del regolatore.
Con le garanzie statali (i GACS) e la liberazione dai bilanci dei crediti inesigibili o di difficile esigibilità  la situazione è migliorata.
Il rafforzamento dell’economia, poi, ha migliorato i tassi di recupero dei vecchi crediti come il flusso dei nuovi deteriorati, che sulle stime Bankitalia a settembre 2017 è sceso ai livelli pre crisi (1,7% sugli attivi), con tasso di sofferenze calato al 7,8% sugli attivi.

(
da “Huffingtonpost”)

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DELLA VALLE: “NON HO VOTATO PER LA VENDITA DI ITALO, VOLEVO LA GUIDA ITALIANA E L’IPO”

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

“ANDARE IN BORSA SAREBBE STATA UNA STORIA PERFETTA”

“Ribadisco la mia convinzione che fare l’Ipo e rimanere noi azionisti industriali italiani alla guida della società  sarebbe stata la cosa migliore da fare”. Diego Della Valle, socio fondatore di Italo-Ntv con il 17,14% del capitale, esprime il suo dissenso per la decisione di cedere l’azienda ferroviaria al fondo americano Gip.
Il fondatore di Tod’s osserva, in particolare, che “chi ha guidato la decisione di vendere Ntv ha il merito di aver portato in Italia un investitore serio e preparato e ha sicuramente fatto un’ottima operazione finanziaria per gli azionisti, ma ha perso una grande occasione per dare al paese un bellissimo segnale”.
“Per quanto mi riguarda – chiarisce Della Valle – la società  Ntv era giusto quotarla e sempre secondo il mio pensiero il nucleo storico di imprenditori italiani sarebbe dovuto rimanere unito alla guida della società  per controllarne lo sviluppo futuro, che si prospetta ottimo, e per governare la politica delle alleanze con partner internazionali del settore, indispensabili alla crescita. Questa avventura imprenditoriale aveva all’inizio una forte componente di italianità , con lo scopo di voler far nascere una società  che potesse essere, oltre che un’ottima azienda, anche un forte esempio che in Italia, quando gli imprenditori e le istituzioni lavorano insieme con determinazione, si possono fare cose eccellenti”.
Della Valle spiega che lui e le persone che rappresentavano la sua quota azionaria non avevano aderito alla formazione del nuovo Cda perchè “non eravamo d’accordo su alcune delle cose che ci venivano proposte, primo tra queste la non garanzia del mantenimento della guida della società  da parte degli azionisti industriali italiani per un lungo periodo; rimanendo quindi fuori dal Consiglio non abbiamo partecipato ad alcuna decisione riguardante l’eventuale Ipo o vendita di Ntv. Quando per le vie ufficiali ci è stato comunicato che tutti gli altri azionisti avevano deciso di vendere – conclude – abbiamo dovuto prenderne atto e di conseguenza vendere anche il nostro pacchetto azionario per evitare di rimanere azionisti di minoranza e non influenti”.

(da “Huffingtonpost”)

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QUANDO MATTEO SALVINI ANDAVA IN MOSCHEA A MILANO A CHIEDERE VOTI

Febbraio 9th, 2018 Riccardo Fucile

IERI HA DICHIARATO CHE VANNO CHIUSE PERCHE’ “INCOMPATIBILI COI NOSTRI VALORI”, MA NON CON I NOSTRI VOTI EVIDENTEMENTE

Sembra ieri, e invece era soltanto il 2001.
All’epoca un giovanissimo Matteo Salvini si presentava in via Padova 144 in quella che chiamerebbe una moschea abusiva da abbattere con una ruspa, “in compagnia di Gueddouda Boubakeur (esponente di primissimo piano di molte delle associazioni nel mirino oggi e parlamentare in Algeria di un partito di ispirazione islamica) di Abdelwahab Ciccarello, dirigente di Islamic Relief e Abdullah Tchina imam di via Padova, della Moschea Mariam e fondatore del CAIM — Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza.
Salvini — spiegava chiudendo il post con l’hashtag #coerenza — era in campagna elettorale e chiedeva voti”.
Erano bei tempi. E chissà  se questo è lo stesso Matteo Salvini che ieri ha definito la religione musulmana “incompatibile coi nostri valori, i nostri diritti, le nostre libertà ”. Ma non con i nostri voti, evidentemente.

(da “NextQuotidiano”)

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