Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile
COLLEGI IN BILICO TRA M5S E CENTRODESTRA… MA LA CONTINUITA’ E LA CONTIGUITA’ SONO A RISCHIO
Oggi il Corriere della Sera pubblica le previsioni di IPSOS sui collegi uninominali per la Camera in gioco con il Rosatellum alle prossime elezioni politiche del 4 marzo 2018.
Dall’infografica si evince una preponderanza del centrodestra, che è attualmente in vantaggio in molti collegi e potrebbe aggiudicarsene la larga maggioranza, rischiando quasi l’en plein in molte regioni strategiche come la Lombardia e la Sicilia.
Secondo le previsioni dell’istituto, in tutto il Nord Berlusconi, Meloni e Salvini sono ampiamente in maggioranza, mentre l’Emilia Romagna, storica regione rossa insieme alla Campania, non permetterebbe nell’occasione il risultato pieno al Partito Democratico così come la Toscana.
Le Marche, invece, hanno completamente cambiato verso visto che quattro collegi sarebbero appannaggio dei 5 Stelle e uno ciascuno a centrodestra e centrosinistra. Anche nel Lazio, secondo le previsioni, il centrosinistra soffre e 11 collegi vanno al centrodestra mentre sette sono appannaggio del M5S.
I risultati più importanti sono però quelli del Sud.
Dove c’è una certa lotta tra centrodestra e MoVimento 5 Stelle — il centrosinistra pare ormai sparito da Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Sardegna e Puglia — e molti collegi, soprattutto alla Camera dove votano i più giovani, sono in bilico.
Spiega sul quotidiano Antonio Polito che “nel Mezzogiorno si avverte anche nei ceti intellettuali, nella burocrazia, tra gli insegnanti, un disagio politico che si fonde con un senso di rivalsa per la subalternità del Sud, e che potrebbe prendere la strada del M5S, tradendo così il vecchio blocco di potere. D’altra parte i partiti tradizionali, quelli che sommati potrebbero dar vita alle larghe intese in Parlamento, si presentano con il figlio di De Luca, il nipote di De Mita, la figlia di Cardinale e la moglie di Mastella. Quasi a rimarcare la continuità . E talvolta senza nascondere la contiguità . A Salerno, per esempio, nel collegio dove il Pd ha schierato Piero De Luca, il rampollo del governatore, il centrodestra ha scelto una desistenza di fatto, candidando un quidam de populo di Fratelli d’Italia che pochi conoscono”.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile
HA ESPRESSO IL CORAGGIO POLITICO CHE NESSUN LEADER HA SAPUTO NEANCHE SFIORARE… E SUI SOCIAL PER LA PRIMA VOLTA PREVALGONO COMMOZIONE E RIFLESSIONE
Il Sanremo dei record firmato Claudio Baglioni va oltre i numeri travolgenti che hanno lasciato tutti a
bocca aperta. La serata finale su Raiuno ha conquistato 12.125.000 spettatori, pari al 58.3% di share, sfiorando il 70% nella fase conclusiva della serata.
Le parole che hanno attraversato la serata tra le note della finale, sono rotolate su un palco luccicante segnando una vera e propria “rottura di modulo narrativo”.
Sanremo ha espresso un coraggio politico che nessun leader che si agita in questa orrida campagna elettorale ha saputo neanche sfiorare.
Manettari sanguinari, bastonatori notturni, segnano il procedere di un dibattito fatto d’insulti e violenza verbale che appassiona sempre meno e che senza alcuna spinta ideale non riesce a incidere nella vita reale della gente.
Gli esperti improvvisati e gli spin-doctor ci hanno spiegano che ci sono parole che rappresentano un tabù in questa stagione politica e “fanno solo perdere voti”, come il tema dei migranti che, associato a parole come “invasione” ed “emergenza”, rappresenta un costante allarme sociale che ha reso l’argomento terreno di conquista elettorale alimentando paure e agitando la pancia del paese.
Se questo fosse completamente vero, il monologo di Pierfrancesco Favino non sarebbe diventato uno dei momenti più toccanti dell’intero Festival di Sanremo: un monologo di grandissima intensità proprio sui migranti, tratto da “La notte poco prima delle foreste” di Bernard-Marie Koltès incorniciato e messo sull’altare dall’interpretazione di Fiorella Mannoia e dal manifesto di Ivano fossati “Mio fratello che guardi il mondo” che a proposito di parole dice: “C’è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà , se non c’è strada dentro al cuore degli altri prima o poi si traccerà “.
Un pugno nello stomaco! Una vera contro-narrazione.
Sono corso sui social e con una certa sorpresa non sono riuscito a trovare la solita animata aggressione, ma un’onda commossa e partecipata come raramente ho registrato, come se i “bastonatori della rete” fossero incapaci di trovare parole, niente insulti niente ironia, solo commozione.
Il “mood” è cambiato? Il festival di Sanremo espressione più genuina della cultura “nazional-popolare” in questa edizione non solo ha fatto emergere l’espressione della cultura di massa, ma ha fatta convivere la canzone popolare, con sprazzi di Pier Paolo Pasolini. La massa diventa avanguardia.
Un’espressione politica che non liscia il pelo all’opinione pubblica ma lo raddrizza e lo indirizza.
La cultura popolare rappresentata senza la retorica della noia sociologica della sofferenza del sapere.
Mentre la politica ha paura di perdere voti ed esprime il peggio di sè bandendo parole come “umanità “, a Sanremo vince un albanese figlio degli stessi disperati che ci guardano dal fondo del Mediterraneo con una canzone che dice “Scambiamoci la pelle, in fondo siamo umani, perchè la nostra vita non è un punto di vista”.
Ma non facciamoci illusioni, la politica oggi è impermeabile a ogni contaminazione e non ha gli strumenti culturali per comprendere il paese che è chiamata a guidare, impegnata a occuparsi di “loro” cose serie.
Candidati e leader sono troppo impegnati a prendersi a calci in culo per guardare il festival di Sanremo.
(da “Huffingtonpost”)
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