Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
ALTRO CHE CAMBIAMENTO, E’ IL GOVERNO DELLA REAZIONE E DELLA CONSERVAZIONE…MAFIA, CORRUZIONE, EVASIONE, ABUSIVISMO COSTANO AGLI ITALIANI 500 MILIARDI L’ANNO MA QUESTI STANNO A ROMPERE I COGLIONI PERCHE’ LA SOLIDARIETA’ COSTA 10 MILIARDI
Eccoli i nuovi potenti d’Italia. I nuovi padroni.
Eppure, vedi i leader di Lega e M5S e non puoi trattenere un pensiero: la storia, l’esperienza e i curricula di questi signori non sembrano affatto più ricchi, anzi, di quelli di milioni di loro coetanei che invece sono senza lavoro.
E questi si apprestano a guidare un Paese di 60 milioni di abitanti. A cambiare le nostre vite.
Eccola la nuova classe dirigente: gente che pare giunta al traguardo senza passare dal via.
Ma dov’è l’altra Italia che Cinque Stelle e Lega promettevano di riscattare?
Cervelli in fuga, professori, ricercatori, architetti di valore, ingegneri geniali, medici, artigiani, imprenditori, volontari impegnati sui fronti di guerra, giornalisti coraggiosi, avvocati, magistrati, artisti. Dove sono?
Ne trovi forse più per le nostre strade che ai vertici dei due partiti che decidono il governo.
Il dubbio è che i nuovi potenti siano perfino meno meritevoli di quelli che li hanno preceduti e si rischi di affermare una demeritocrazia. Che invece di essere premiati lavoro, sacrificio, preparazione, coraggio, indipendenza e libertà , finiscano per vincere fedeltà , militanza, ossequio al capo.
E invece senti, certo, i signori fare la morale, sentenziare, mostrare un volto indignato. Che tanto più stona e urta se chi parla non pare avere l’autorevolezza per farlo. Parlano indicano responsabili, colpevoli. Sempre altri.
Non loro, non gli italiani che portano voti. I più deboli, i migranti per esempio. Quando l’Italia e gli italiani avrebbero proprio bisogno del contrario: qualcuno che ci ricordi le nostre responsabilità e ci spinga a cambiare.
Mafia, corruzione, evasione, abusivismo sono i nostri mali. Provocano 500 miliardi l’anno di danni e ci condannano. Non i migranti che ci “costano” dieci miliardi e hanno bisogno di solidarietà e pietà (che tra l’altro fanno bene anche a noi).
Demeritocrazia e deresponsabilizzazione. Ecco, parrebbe, la nuova ricetta: impegnarsi, mettersi in discussione, rischiare non serve per vincere.
E se perdiamo, le colpe sono degli altri.
È questa la nuova Italia?
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
“SPERAVAMO IN CERTI VALORI, CI HANNO TRADITO”…”RIDERE PER NON PIANGERE”
«Avviati i gruppi di sostegno per i pentastellati di sinistra». Nell’immagine che accompagna la
scritta c’è un gruppo di persone disposte in circolo – tipo riunione degli alcolisti anonimi – che consolano con mani sulle spalle e sguardi affettuosi l’unica figura di schiena, china su se stessa e si presume avvilita.
Marco Chessa, consigliere comunale M5S a Torino, è l’autore della sintesi definitiva della situazione, postata su Facebook con l’eloquente hashtag #riderepernonpiangere. Il militante diventato attivista del Movimento nel 2015 perchè attirato da ognuna di quelle cinque stelle che significavano acqua pubblica, ambiente eccetera, insomma tutto quello che un uomo all’epoca di 29 anni non trovava più in zona Pd e affini, è lui. La conversazione è stentata.
A ogni livello i pitbull da guardia della controrivoluzione incombono e la sindaca Chiara Appendino sta con Luigi Di Maio, più per convenienza che per intima convinzione da ex simpatizzante di Rifondazione comunista.
«Sono orgoglioso di essere cresciuto nei valori della Resistenza e dell’Antifascismo» dice Chessa. «Ai populismi di destra che minacciano “passeggiate” su Roma posso solo confermare che le loro formazioni e le loro ideologie non sono in grado di rappresentarmi. Nè ora, nè mai».
Il Movimento liquido è sempre stato formato da due blocchi piuttosto solidi. Fin dall’inizio. Gianroberto Casaleggio era approdato dall’utopia di Adriano Olivetti a un leghismo neppure troppo temperato.
Adesso che la roulette pentastellata sembra destinata a fermarsi sulla casella di Pontida, i dolori di stomaco della base non sono inferiori a quando sembrava il turno dell’alleanza con il Pd. Torino non è Roma.
Nella seconda città più importante amministrata dai Cinque Stelle, la stragrande maggioranza dei consiglieri comunali proviene da delusioni di sinistra e la pensa come Chessa.
Ma Roma, intesa come ragion di governo a ogni costo, non è neppure altrove.
«Non conosco Salvini di persona, ma la sua visione del mondo, o quella che mette in scena, su immigrati, omosessuali e sulle donne, non corrisponde in alcun modo alla mia» dice la senatrice napoletana Paola Nugnes, una dei pochi parlamentari a rompere la consegna del non disturbate il manovratore.
L’area della sinistra pentastellata ha sempre avuto come riferimento Roberto Fico, ma il neopresidente della Camera risulta coperto e allineato.
Così la voce più forte del disorientamento dei movimentisti diviene l’ultima che si è aggiunta al coro in ordine di tempo. L’attore romagnolo Ivano Marescotti, comunista figlio di comunisti, aveva fatto notizia prima delle elezioni con la sua scelta di campo a favore di M5S.
«Da militante di sinistra speravo che il Movimento restasse agganciato ai “nostri” valori. Mi ritengo già all’opposizione. Ma se vanno con la Lega perderanno i voti di quelli come me».
«Infami, avete sbancato il Sud al grido “mai con la Lega” e ora vi calate le braghe». «Se sapevo che il mio voto per voi andava alla Lega…». Ci sarà comunque un prezzo da pagare per M5S.
I commenti in calce al video di Luigi Di Maio che aggiornava sulla trattativa lasciano presagire un contrappasso.
Anche sul blog delle Stelle, piattaforma Rousseau, quindi con un notevole filtro, non mancano le perplessità . In questo caso rimandano quasi tutte a Marco Travaglio. Il direttore del Fatto quotidiano ha scritto che comunque vada «sarà un pastrocchio» non per il tradimento dei penstastellati a sinistra ma per il convitato di pietra del nuovo esecutivo.
«Con tutte queste ambiguità il governo M5S-Lega conviene a Lega, Berlusconi e Pd, ma non al M5S e – quel che più conta – agli italiani».
L’eterno ritorno dell’ex Cavaliere, insomma, sotto la maschera dell’astensione benevola.
«Coraggio, ti compriamo una bella camicia verde» ha scritto un militante al povero Chessa. Preferirei di un altro colore, è stata la risposta.
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
TRA LORO SONO CONTEGGIATI PERO’ DUE ESPULSI…PER QUESTO RIPESCANO LA RUOTA DI SCORTA DI FDI… ALLA CAMERA IL MARGINE E’ DI 30
Cambiano i partiti di governo, cambiano le leggi elettorali, ma è sempre il Senato il posto in cui viene messa davvero alla prova la tenuta di una maggioranza.
Se l’accordo tra Cinquestelle e Lega si farà davvero, l’esecutivo che nascerà durante la prossima settimana avrà nell’Aula di Palazzo Madama l’ostacolo più alto da saltare. Magari non al primo voto di fiducia, ma più probabilmente nel prosieguo della legislatura che non si capisce ancora se sarà a tempo o a durata completa, di 5 anni. Ad oggi M5s e Lega hanno un margine di tranquillità perchè il loro governo ottenga la fiducia.
Come ai tempi della caduta del governo Prodi II, come ai tempi dei Responsabili di Berlusconi, come ai tempi delle stampelle di Verdini ai governi renziani, ancora una volta, anche in questo Parlamento definito “del cambiamento”, sarà comunque Palazzo Madama a misurare lo stato di salute della maggioranza.
Alla Camera Luigi Di Maio e Matteo Salvini possono contare su un minimo di 346 voti, laddove la soglia richiesta è a 316 poichè l’assemblea è composta da 629 deputati per i problemi di redistribuzione dei seggi scattati dai listini proporzionali dovuti al Rosatellum.
A questi 346 si possono aggiungere i 5 sospesi dai Cinquestelle prima, durante e dopo le elezioni del 4 marzo.
Silvia Benedetti e Andrea Cecconi sono al secondo mandato a Montecitorio e nella precedente legislatura hanno dato sempre prova di fedeltà alla linea ufficiale del movimento: sono finiti fuori dal gruppo per il caos sui rimborsi al fondo Pmi.
Poi ci sono i nuovi: Catello Vitiello (espulso perchè massone), Salvatore Caiata (espulso perchè non aveva comunicato di essere indagato) e Antonio Tasso (che aveva omesso una vecchissima condanna quasi bagatellare).
Tutt’e cinque sono iscritti al gruppo Misto e hanno aderito al sottogruppo del Maie, il Movimento degli italiani all’estero, nonostante siano stati eletti tutti in circoscrizioni italiane.
Loro spiegano di essere stati solo sospesi e in attesa del giudizio dei probiviri del M5s e quindi sono confluiti nel Misto “ma con la ferma volontà di condividere i valori, le idee e il programma dei pentastellati”.
L’iscrizione al Maie, invece, hanno aggiunto, “muove dall’esigenza di tracciare un percorso comune che possa rappresentare e portare avanti l’idea di politica che si vuole perseguire, con la possibilità di godere di maggiori spazi in termini di risorse e di tempistiche per gli interventi in aula”.
Qualsiasi cosa farà il sesto e ultimo componente del sottogruppo del Maie, Mario Borghese, ma in ogni caso il voto di questi 6 non sarà determinante.
Al Senato invece il margine è parecchio più stretto: gli iscritti ai due gruppi dell’alleanza gialloverde sono 167 e la soglia per la maggioranza è 161, visto che tra eletti e a vita i senatori sono 320.
Anche al Senato ci sono due espulsi che probabilmente sono solo sospesi e anche in questo caso si tratta di esponenti storici del M5s, Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, entrambi finiti nella vicenda dei rimborsi dovuti dai parlamentari Cinquestelle al fondo per le piccole e medie imprese.
Sono iscritti al gruppo misto (e non al Maie come riportato in una prima versione di questo articolo), ma sono stati sempre due ortodossi del Movimento e quindi è probabile che voteranno con la maggioranza.
A differenza degli ultimi 7 anni è quasi impossibile che facciano da mini-stampella i gruppetti delle minoranze linguistiche, sempre pronti a votare sì più o meno a qualsiasi governo in nome della responsabilità e della stabilità .
Il Patt trentino, la Sà¼dtiroler Volkspartei altoatesina e l’Union valdostana sono tutti di orientamento europeista. In più non aiuta a facilitare i rapporti la battaglia di un anno fa con la quale i Cinquestelle cercavano di parificare il sistema elettorale del Trentino Alto Adige con quello del resto d’Italia.
Tutto da scoprire, infine, il voto dei 6 senatori a vita: il premio Nobel Carlo Rubbia e l’architetto Renzo Piano non sono iscritti a nessun gruppo e praticamente si presentano in Aula solo per i voti di fiducia; la scienziata Elena Cattaneo e il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano sono iscritti al gruppo Per le Autonomie; l’ex presidente del Consiglio Mario Monti e l’unica nominata di Mattarella, Liliana Segre, sono iscritti al gruppo Misto.
Ma, messi da parte i senatori a vita che sulla carta non hanno doppi fini, è difficile che immersi nel grande mare dei neoeletti non ci siano parlamentari pronti al soccorso d’emergenza in favore del governo, anche uno qualsiasi.
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
SPIACENTE SALVINI, NON SONO ISLAMICI, MA ARIANI ITALIANI DI POGGIBONSI: PUOI EVITARE IL POST “CHE NE PENSATE?”
Hanno ordinato l’aggressione con l’acido del futuro genero perchè contrari al matrimonio della
figlia con un uomo più grande di lei di oltre 20 anni.
Protagonisti marito e moglie, di 54 e 45 anni, cittadini italiani, arrestati dai carabinieri di Poggibonsi (Siena) perchè ritenuti i mandanti delle aggressioni con l’acido subite dal fidanzato della figlia, il 23 febbraio scorso a San Gimignano e il 19 aprile a Torino.
La prima aggressione sarebbe fallita.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Il 48enne e la fidanzata hanno poi deciso di trasferirsi in Piemonte per sfuggire alla persecuzione dei due genitori di lei.
Ma i due arrestati hanno scoperto dove si nascondevano e inviato una seconda spedizione punitiva ai danni dell’uomo.
Questa volta l’acido ha colpito il 48enne al volto provocandogli gravi conseguenze. Le due vittime delle persecuzioni sono state trasferite in una residenza protetta. Indagini sono in corso per identificare gli autori materiali delle aggressioni.
Alla coppia, a vario titolo, vengono contestati i reati di maltrattamenti in famiglia, anche nei confronti della figlia, ingiurie e minacce di morte, atti persecutori, comprese scritte come ‘pedofilo’ sull’auto del genero e lesioni gravi.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
OTTENUTO UN MAGGIORDOMO AL MINISTERO DELLA DIFESA, RITORNA A FARE LA COLF COME SUA VOCAZIONE… NON HA RESISTITO AL RICHIAMO DEL FERRO DA STIRO
Da quando la prospettiva di un governo Lega-M5S è diventata realtà , Giorgia Meloni si è chiusa in uno sdegnoso silenzio insieme al resto di Fratelli d’Italia perchè Salvini non l’ha consultata sulla svolta.
Ora però i leghisti si sono accorti che i voti di FdI potrebbero tornare utili al Senato, dove l’alleanza si regge soltanto su otto voti di scarto.
E così è spuntato il nome di Crosetto come possibile partecipante del governo Lega-M5S allargato a FdI, mentre la stessa Meloni è uscita dal bunker per pubblicare su Facebook uno status in cui ha chiesto tre no e tre sì al governo in formazione: no alla patrimoniale, allo ius soli e alle adozioni gay, ovvero tre cose che non sono nel programma della Lega e del M5S e quindi non si capisce perchè dovrebbero entrare nel programma del nuovo governo.
Poi sì alla flat tax, sì al blocco dell’immigrazione e alle infrastrutture per il sud, ovvero altre tre cose che invece sono nei programmi di Lega e M5S e quindi non si capisce perchè non dovrebbero entrare nel programma.
Insomma, la Meloni ha chiesto per farsi rispondere ok.
Come le colf che minacciano di andarsene per ottenere un piccolo aumento di stipendio: ottenuto il quale tornare a pulire i vetri.
(da “Next Quotidiano”)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
TRATTATIVE IN CORSO, MA ORA SI SONO ACCORTI CHE AL SENATO HANNO SOLO SETTE SENATORI DI DIFFERENZA
Il nuovo governo dovrà fondarsi su precise garanzie internazionali. Europa, euro, patto atlantico: il
Quirinale vuole queste certezze. L’esecutivo M5S-Lega dovrà fornirle a partire dai nomi e dalle caselle ministeriali più rilevanti. Leghisti e grillini continuano ad assicurare che il premier non sarà nè Luigi Di Maio, nè Matteo Salvini. E allora chi?
Uno dei nomi che ieri è emerso con forza da entrambi gli ambienti di partito è quello di Giampiero Massolo, una vita passata tra la diplomazia e i vari governi del Paese. Esperienze Bruxelles, negli Usa, in Vaticano: dopo essere stato capo della segreteria particolare del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (1994) e dopo aver avuto diversi incarichi apicali alla Farnesina, è arrivato a ricoprire il delicato ruolo di capo del Dis, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, nel 2012. Forza Italia avrebbe con Massolo premier un atteggiamento certamente meno ostile. Presidente di Fincantieri, dal 2017 è anche presidente dell’Ispi, Istituto di politica internazionale.
Un curriculum di assoluta garanzia per il Capo dello Stato, Bruxelles e le cancellerie mondiali. Come anche quello di Elisabetta Belloni, segretaria generale al ministero degli Esteri, un nome comparso già nel totonomi per il «governo neutrale» di Sergio Mattarella. Un premier al femminile è una suggestione mai tramontata.
«Perchè no una donna premier…» concede a Porta a Porta, Vincenzo Spadafora. È lui, già consigliere politico di Luigi Di Maio e oggi deputato, a occuparsi dell’organigramma dei ministeri per conto del M5S. «Sarà un governo snello – spiega – meno di 20 ministri. Oltre ai tredici previsti ce ne saranno pochi altri senza portafogli».
Sempre Spadafora conferma che alla fine sarà «molto probabile» che a Palazzo Chigi andrà «un terzo nome che rappresenti quello che si scrive nel contratto di governo». Nel primo schema, che prevedeva Di Maio come unico ed inevitabile candidato premier, Spadafora avrebbe certamente rivestito il cruciale ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Molti nodi, comunque, si scioglieranno oggi nel nuovo incontro tra Di Maio e Salvini. Ieri si sono visti alla presenza di Spadafora e di Giancarlo Giorgetti, che esclude la sua candidatura alla premiership. Calano anche le quotazioni dell’ex presidente Istat Enrico Giovannini, gradito ai 5 Stelle e non alla Lega. Altra cruciale casella è quella del Tesoro. «È possibile un politico per l’Economia» dice Spadafora. A questo punto non è irrealistico che sia Giorgetti a sedere al Mef, o allo Sviluppo economico.
Di Maio e Salvini dovranno discutere anche della propria destinazione. Saranno o non saranno nel governo? Da quanto si apprende, Salvini vorrebbe restarne fuori.
A Di Maio, invece piacerebbe entrarci, magari agli Esteri, dove sempre in un’ottica rassicurante sarebbe ben visto dal Quirinale. Ma il grillino pretende un impegno simile anche da parte del capo del Carroccio, che comunque si tiene aperta la strada per l’Interno.
Sia nella Lega sia nel M5S c’è però chi non ha perso la speranza di vedere il proprio leader a Palazzo Chigi. «Luigi premier è un sogno che ancora abbiamo» confessano ai vertici dei 5 Stelle, convinti che possano esserci spiragli nelle prossime 48 ore se non si chiuderà l’accordo su un nome esterno.
Un altro tema che oggi Salvini porrà a Di Maio sono gli equilibri numerici al Senato. Lega e M5S da soli hanno una maggioranza di appena sette senatori. Pochi per una navigazione tranquilla.
Per questo, agli occhi del leghista, diventa necessario il coinvolgimento di Fratelli d’Italia, che porta in dote 18 senatori. Se alla fine venisse coinvolta, nel governo entrerebbe Guido Crosetto, alla Difesa.
Al tavolo, che sarà riconvocato domani, non c’era Fdi. Mentre per la Lega sedeva a sorpresa il veterano Roberto Calderoli. Si sta cercando una collocazione anche per lui, alle Riforme o ai Trasporti. Averlo seduto al Consiglio dei ministri sarebbe una garanzia anche per Silvio Berlusconi, ombra ancora troppo ingombrante per i grillini, i quali però giurano di non aver ricevuto alcuna richiesta dalla Lega a favore dell’ex Cavaliere. Almeno per il momento.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
SCONSIGLIA SALVINI DI METTERSI CON DI MAIO, MA FINGE DI NON CAPIRE CHE SONO DELLA STESSA SUA RAZZA XENOFOBA
Vittorio Feltri non è entusiasta (eufemismo) della prospettiva di un governo Lega-M5S, e come il collega Sallusti sconsiglia a Matteo Salvini di mettersi con Luigi Di Maio, a cui, già che c’è, riserva qualche insulto:
“Non è arduo ipotizzare che la diarchia Luigino-Matteo non durerà a lungo. I due soggetti sono incompatibili, avendo idee (se ne hanno) diverse, litigheranno sul problema dei migranti, sulla aliquota unica al 15 per cento, sul reddito di cittadinanza, sulla patrimoniale anti IVA e su mille altre cose. Nella presente fase preparatoria si sta discutendo ferocemente non tanto delle emergenze del Paese (neanche una parola sulla tirannide europea e sulla moneta unica), bensì si bisticcia per scegliere le persone idonee a menare il torrone.
Va da sè che il metodo adottato contrasta con le esigenze dei cittadini, i quali se ne infischiano della spartizione delle poltrone: sono attenti alla loro sorte e temono di essere, come sempre, triturati dalle tasse e obbligati a convivere con milioni di profughi musulmani che osservano le leggi coraniche e se ne sbattono delle nostre, benchè aspirino all’integrazione. La prospettiva di una guida Di Maio è raggelante e non comprendiamo con quale coraggio l’ottimo Salvini sia in grado di trasformarla in realtà senza battere ciglio.
Come fa un lombardo ad accettare la promozione a cameriere di un terroncello che non ha mai lavorato? Si liberi da questa schiavitù vergognosa, lasci che i grillini si grattino la rogna che li affligge. Non è obbligatorio entrare a Palazzo Chigi in certe circostanze, conviene fuggire. Matteo,scendi dalla pianta marcia e rifiuta di reggere il moccolo allo steward destinato a tornare in fretta alle scuole serali.”
Il bue che dice cornuto all’asino.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
COSTAMAGNA, DE MASI, GIANNULI: TUTTI ARRABBIATI PER IL SUICIDIO DEL M5S
Il Fatto Quotidiano non si è ancora rassegnato all’idea di un governo Lega-M5S e oggi pubblica tre
opinioni sul nuovo esecutivo che sono, casualmente, tutte e tre negative: Luisella Costamagna, Domenico De Masi e Aldo Giannuli. La giornalista e conduttrice televisiva è chiara e netta:
Un’alba grigia, come grigie saranno le giornate che ci aspettano.Dopo la sentenza della Corte d’assise di Palermo sul processo trattativa Stato-mafia di qualche settimana fa, hanno cominciato ad ammorbarci con la storia che è finalmente iniziata la Terza Repubblica, ma direi che, con questi presupposti, non ci siamo proprio. Cominciando dal capitolo su Berlusconi: lui non fa nulla gratis, e se gli è concesso di operare, pur restando dietro le quinte, è perchè gli è stato promesso naturalmente qualcosa in cambio, e io terrei d’occhio il versante ministero della Giustizia.
E il nome del premier? Se scelgono uno come Giorgetti, sarebbe come se Lotti prendesse il posto di Renzi. Questa intesa sarà nociva anche per altri due argomenti: l’immigrazione e la sicurezza. Consegniamo l’Interno nelle mani della Lega e avremo seri problemi di natura sociale. Quanti rospi è disposto a ingoiare il M5S perchè questo governo si faccia? Più ne ingoierà e più sarà lui stesso a rimetterci.
Anche De Masi ha un diavolo per capello:
Mi chiedo quale dei due programmi prevarrà . Si pensi solo al reddito di cittadinanza: la Lega non lo permetterà mai e questo perchè chi vota Lega appartiene a una base sociale diversa da quella dei 5 Stelle. Tutto questo per dire che questa intesa porterà a maggiori disuguaglianze economico-sociali e a un rafforzamento di quei “valori” di destra tipici di Salvini e dei suoi elettori. Sarà disastroso, la prospettiva che si profila non riserva nulla di buono.
Secondo Giannuli invece tutto salterà all’ultimo:
Le elezioni comunali del 10 giugno saranno l’occasione per il M5S di assistere a un primo calo di consenso, il che mi sembra pure normale vista la dissennatezza con cui stanno affrontando questa fase politica. Un accordo con la Lega non conviene, e a mio parere non si farà .
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 11th, 2018 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DI MICROMEGA: “ELETTORI GRILLINI TRADITI MA NON CI SARA’ NESSUNA REAZIONE DELLA BASE M5S CONTRO SALVINI, OCCORRE UN RISVEGLIO DELLA SOCIETA’ CIVILE”
Per Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega, è “abominevole” il governo Lega-M5S: Flores d’Arcais ritiene che l’esecutivo in costruzione non risponderà alle motivazioni degli elettori che hanno votato MoVimento 5 Stelle ma segnala anche che non ci sarà nessuna reazione dalla base del M5S contro Salvini, nè che i possibili fallimenti del governo possano in qualche modo portare voti al Partito Democratico:
Pensa che questo esecutivo aiuterà le fasce più deboli?
«Salvini vuole la flat tax, che è incostituzionale e regalerà altri soldi ai ricchi. Che altro c’è da aggiungere? In più ci sarà l’opposizione benevola di Berlusconi!».
Crede che i 5 Stelle usciranno con le ossa rotte da questa avventura?
«Penso proprio di sì».
Questo esito è responsabilità del Pd renziano?
«Hanno fatto di tutto per arrivarci e l’hanno pure dichiarato. Si illudono che l’inevitabile malgoverno che tradirà le aspettative degli elettori del Movimento offrirà una rivincita a Renzi. Si può solo dire “Quos vult Iupiter perdere dementat prius”(A quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione, ndr)».
Un’esperienza di governo negativa Di Maio-Salvini non potrebbe riportare voti al Pd?
«Gli umori degli elettori oggi sono molto volatili e imprevedibili. Ma la credibilità dell’entourage di Renzi e dei suoi finti oppositori dentro il Pd è al livello delle suole delle scarpe».
Prevede una reazione della base grillina contro Salvini?
«Non mi aspetto nulla. Spero che prima o poi ci sia un risveglio della società civile, a partire dalla generazione dei ventenni e dei trentenni. Per quanto possiamo contare, con MicroMega continueremo a fare il possibile perchè questo accada…».
(da “NextQuotidiano”)
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