Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
IL VETO SU SAVONA NON SOLO E’ LEGITTIMO MA EVITA CHE LO SPREAD ESPLODA E GLI ITALIANI SI RITROVINO DERUBATI DEI PROPRI RISPARMI
Tre parole compaiono in serata sul profilo Facebook di Matteo Salvini: “Sono davvero arrabbiato”. E Luigi Di Maio aggiunge il suo like, condividendone il senso. Nessuna parola filtra invece dal Quirinale, dopo che il premier incaricato Giuseppe Conte ha terminato il suo colloquio “informale” di un’ora con Mattarella, a conferma della delicatezza estrema della situazione.
La sostanza politica di quel che sta accadendo è questa: non un classico negoziato, con le sue effervescenze, attorno a un nome della compagine di governo, in una casella sia pur importante come l’Economia, su cui il capo dello Stato, che ha il potere di “nomina”, esprime le sue perplessità che, normalmente, vengono recepite, indicando un altro nome, come accaduto svariate volte nella storia dell’Italia repubblicana. §
Ma una forte tensione, diciamo le cose come stanno, di “sistema”.
Politica. Economica. Istituzionale, con i due partner di governo che “sfidano” la presidenza della Repubblica, mettendo in discussione le sue prerogative stabilite dalla Costituzione.
È questo che sta accadendo in una giornata in cui lo spread riapre formalmente la crisi italiana. E, per prima volta da dopo il voto, supera la soglia psicologica dei 200 punti base, raggiungendo quota 217, col crollo della borsa di Milano.
Ecco il motivo per cui il premier incaricato sale al Colle, in un clima di preoccupazione, a borse chiuse.
E, formalmente, senza una lista dei ministri da sottoporre all’attenzione del capo dello Stato.
Parliamoci chiaro: se il Quirinale avesse dato il via libera all’indicazione di Paolo Savona come ministro dell’Economia a borse aperte il crollo sarebbe stato catastrofico.
Perchè i mercati non sono quattro complottardi che manovrano spread e governi, ma il metro del “rischio Italia”, su un programma economico spericolato teso a mettere in discussione la stessa permanenza del paese nell’euro.
L’effervescenza, con lo spread a 180, è iniziata alla prima pubblicazione della prima bozza di programma che prevedeva la richiesta alla Bce la cancellazione del debito, proseguita nelle bozze definitive che prevedevano spesa in deficit senza coperture, poi il picco quando si è avvicinata la nomina di Paolo Savona, il teorico del “piano B”: un programma in extra-deficit, a costo di far impennare lo spread, con quel che comporta in termini di costi sociali per il paese, fino a mettere in contro l’uscita dall’euro.
Ecco il punto.
Ed è per questo che, prima di salire al Colle, il premier incaricato ha fatto un ultimo tentativo con Matteo Salvini per verificare la possibilità di indicare un altro nome, anche in quota Lega, che non fosse Paolo Savona.
Perchè, per dirne uno, su Giancarlo Giorgetti sarebbero tutti d’accordo, dall’M5s al Quirinale.
Ma non il leader del suo stesso partito che, più o meno, ha risposto: “O Savona o morte”. Una intransigenza che alimenta dubbi, anche tra i Cinque stelle, sulle reali intenzioni del leader leghista di fare il governo o di utilizzare la questione per far saltare il tavolo e tornare al voto anticipato.
Sospetto ancor più evidente in serata, con le parole di fuoco su facebook e umori belligeranti lasciati trapelare alle agenzie di stampa che annunciano l’assoluta indisponibilità a indicare un altro nome perchè “non andremo mai a Bruxelles col cappello in mano”.
Torna lo spettro del ritorno al voto, in un clima infernale, con Salvini (chissà i Cinque Stelle) pronto a fare della “rottura istituzionale” col Colle il primo atto della campagna elettorale, scaricando su Mattarella la “colpa” di non aver consentito la nascita del primo governo che non fosse “schiavo dell’Europa, dei mercati, della Merkel”.
Paolo Savona, a questo punto, è diventato un simbolo di questo ennesimo capitolo della crisi italiana.
Perchè, a questo punto, il capo dello Stato non può cedere rispetto alla difesa e al rispetto delle sue prerogative.
Perchè non di un puntiglio procedurale si tratta, ma di una legittima difesa dell’interesse nazionale visto come i mercati stanno “prezzando” il rischio Italia.
Il rischio che salti tutto è concreto, perchè sembra assai difficile che Conte, nella giornata di sabato, possa tornare al Colle con la lista dei ministri chiusa. Anzi è impossibile perchè Salvini, senza aver discusso più di tanto con i Cinque Stelle, ha rimesso all’ordine del giorno il ritorno al voto, forte dei sondaggi che lo danno in crescita e sicuro di lucrare consensi con la “spallata populista” al Quirinale.
E già si ragiona attorno all’eventualità che domenica o lunedì, se non cambierà nulla come sembra, il professor Conte possa tornare al Colle per rimettere il mandato.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
SERVE IL VECCHIETTO CHE E’ STATO PER UNA VITA AL SERVIZIO DELLE BANCHE PER GUIDARE LA RIVOLUZIONE SUI CARRI DI CARNEVALE… CHE VADA AI GIARDINETTI CHE AL MASSIMO FA DANNI ALLE AIUOLE
Su Paolo Savona rischia di cadere il governo giallo-verde, ancora prima di nascere. 
E’ ancora sul nome del ministro dell’Economia che si incarta la trattativa quando sembrava si fosse arrivati al rush finale.
Mentre il premier incaricato Giuseppe Conte sale al Quirinale a riferire a Sergio Mattarella in un irrituale colloquio informale, Matteo Salvini manda i suoi in giro a precisare che se Savona non sarà il ministro del Tesoro, questo governo non nasce. “O Savona o morte”, è il succo.
Nello specifico viene riferito in maniera neanche troppo velata: “Senza Savona come ministro, Conte dovrà cercarsi un’altra maggioranza perchè la Lega non lo voterà “.
E il M5s non ci mette bocca, è d’accordo: “La casella dell’Economia la decide Salvini, altrimenti crolla tutto lo schema dei ministeri, anche i nostri…”, fanno sapere fonti pentastellate.
Il riferimento è alla bozza di governo che il premier Conte ha discusso stamane con Salvini e Luigi Di Maio in un colloquio alla Camera, dopo il faccia a faccia in Bankitalia con il governatore Ignazio Visco. U
no schema dal quale stava anche emergendo un accordo tra Lega e Cinquestelle sul superministero ‘Sviluppo economico e Lavoro’ chiesto da Di Maio, che alla fine con ogni probabilità non sarà accorpato, quindi non sarà assegnato tutto a Di Maio ma comunque a due ministri del M5s. Il Movimento poi incasserebbe anche il ministero degli Esteri.
Ma questo castello rischia di crollare sul nome di Paolo Savona.
Su di lui è in corso un vero e proprio braccio di ferro con il Quirinale. Anche se fonti ben informate rilevano che lo scontro non è sul nome, ma sul profilo anti euro e sul metodo.
Mattarella non avrebbe gradito i diktat piovuti dalle due forze politiche, in particolare da Salvini.
Lo si intuiva bene dalle informazioni trapelate ieri dal Colle, tese evidentemente a denunciare una gestione che punta a togliere parola al capo del Stato sulla scelta dei ministri, una ‘parola’ che invece gli è assegnata da Costituzione.
Ecco perchè lo scontro è ad altissimo livello ormai. Ne va delle funzioni della presidenza della Repubblica, dell’istituzione, oltre che di Mattarella in quanto presidente attuale.
Un’urgenza di salvaguardia delle istituzioni che lascerebbe passare in secondo piano la nascita dello stesso governo.
“O Savona o morte…”, trapela dalla Lega. E su questo il leader leghista è disposto anche a sacrificare la nascita del nuovo governo per chiedere il voto anticipato.
Voto anticipato che in queste condizioni ai grillini inizia invece a far paura.
Anche perchè non ne hanno azzeccata una finora.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
PERDITE IN CONTO CAPITALE PER CHI HA INVESTITO SUI TITOLI DI STATO, RIALZO DEGLI INTERESSI SUI MUTUI INDICIZZATI, IMPATTO SU BANCHE E ASSICURAZIONI CHE HANNO TITOLI DEL NOSTRO DEBITO… E QUALCHE DEMENTE AUSPICA DI ARRIVARE A 600 PUNTI DI SPREAD
Spread, l’impatto sui Btp
Difficilmente chi quindici giorni fa ha investito 50mila euro in un Btp decennale aveva intenzione di dismettere a breve. Ma se pressato dal bisogno lo facesse oggi riceverebbe poco più di 47mila euro, perdendo quasi il 6%.
Quello che preoccupa dell’innalzamento dello spread tra il decennale italiano e quello tedesco non è tanto il livello assoluto quanto la rapidità con cui il divario tra i tassi si sta ampliando.
Un conto è se si tratta di una fiammata dovuta al timore dei mercati sulle politiche del governo che sta per insediarsi e sui costi con copertura incerta dei provvedimenti annunciati, un altro se il divario si attestasse sui livelli attuali o addirittura ai ampliasse.
Secondo uno studio di Unimpresa le Finanze dovranno emettere entro la fine del 2019 nuovi titoli del debito per 423 miliardi di euro. Un solo punto in più rispetto a quanto pagato fino ad aprile significa dover trovare altri 4,2 miliardi di euro
L’impatto sulle banche
Sempre secondo Unimpresa, dei quasi 2.290 miliardi di debito statale di fine 2017 poco meno di un terzo era detenuto da fondi e istituzioni straniere, ovvero dai soggetti che oggi stanno vendendo.
Banca d’Italia è al 15,45%, fondi di investimento e assicurazioni detengono il 19,9%, le famiglie e le imprese sono a poco più del 5% con 120 miliardi circa. Il problema principale però è quello delle banche italiane, che hanno ancora in pancia oltre 300 miliardi di titoli.
Una loro forte svalutazione avrebbe un effetto sistemico paragonabile a quello avuto dall’esplodere della crisi di Npl (i crediti in sofferenza) che solo ora è in via di risoluzione e porterebbe con sè inevitabilmente un aumento dei costi del credito a famiglie e imprese.
Non solo, le aziende pagheranno di più i fidi e quelle che si finanziano con emissioni obbligazionarie finiranno per dover riconoscere rendimenti più elevati ai sottoscrittori appesantendo i bilanci.
L’impatto sui mutui indicizzati
Per chi ha già in corso un mutuo a tasso fisso l’aumento della spread non avrà nessuna conseguenza. Qualche motivo di preoccupazione in più invece dovrebbe averla chi sta pagando un mutuo indicizzato.
Nella stragrande maggioranza dei casi i finanziamenti a tasso variabile sono ancorati al tasso interbancario Euribor a uno o tre mesi, i cui valori sono fermi sottozero ormai da quasi due anni.
Ma se il problema dell’Italia creasse un contagio a livello europeo e i parametri cominciassero a salire l’aumento della rata sarebbe sensibile. Ipotizziamo un mutuo da 150mila euro a 20 anni stipulato un anno fa a Euribor 3 mesi più 1,6%.
Finora la rata è rimasta ferma a 708 euro, ma l’incremento di un punto dell’interbancario dall’attuale -0,33% a +0,67% porterebbe il costo mensile a 828 euro; una crescita di due punti a +1,67% addirittura a 947 euro. Ricordiamo che nell’autunno 2008 l’Euribor a tre mesi ha toccato il 5,5%.
I costi per un nuovo mutuo
Per chi invece deve avviare un mutuo il discorso cambia. I costi iniziali appaiono destinati a lievitare, in dipendenza dall’andamento dell’Euribor per il tasso variabile, ma, se la situazione dello spread dovesse perdurate, sono probabili incrementi anche per i nuovi finanziamenti a tasso fisso.
Le banche italiane negli ultimi mesi hanno praticato una politica che potremmo definire “discount” sui mutui a tasso fisso, perchè lo spread sul parametro di riferimento, l’Eurirs, in media si attesta sui cinquanta centesimi di punto, mentre per i variabili vengono applicati almeno settanta centesimi in più.
Se a parametri inalterati le banche decidessero di applicare ai fissi lo stesso spread degli indicizzati un mutuo a 20 anni da 150mila euro si offerto al 2,05% e con una rata da 762 euro finirebbe per costare 813 euro al mese.
Sono da attendersi incrementi nei costi anche nel credito al consumo e nei prestiti personali.
L’impatto sul mercato immobiliare
Il mercato immobiliare ha tutto da perdere da un incremento dello spread dei titoli di Stato. Innanzitutto perchè sarà più difficile ottenere un mutuo, ma anche perchè, con l’innalzamento dei redditi obbligazionari, verrebbe meno la forte componente di investimento che oggi interessa il business del mattone.
Oggi una casa in una grande città rende infatti, se affittata regolarmente, attorno al 2,5%, una performance di tutto rispetto se i Btp decennali stanno attorno all’1%, ma assai meno se le cedole rendono quanto l’affitto.
Si potrebbe anche sostenere che il mattone potrebbe invece guadagnare appeal come bene rifugio. Ci sono però due aspetti da considerare. Il primo è la storia dell’ultimo decennio, che ha insegnato come con gli immobili si possano perdere molti soldi se si deve ricavarne liquidità .
Il secondo è che la necessità di trovare coperture possa costringere l’Esecutivo a una strada relativamente semplice: aumentare le imposte immobiliari.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
IL DIFFERENZIALE TORNA AI MASSIMI DA QUATTRO ANNI, SI AMPLIA LA FORBICE PERSINO CON I TITOLI SPAGNOLI
Un’altra giornata di tensione per i titoli di Stato italiani con lo spread che nel pomeriggio schizza
fino a quota 215, oltre 20 punti sopra l’apertura, per poi riscendere in area 205 alla fine della seduta.
Gli investitori non sembrano rassicurati dai passi in avanti per la formazione del nuovo governo, con l’incarico affidato da Sergio Mattarella al professor Giuseppe Conte, che ieri ha avviato già le proprie consultazioni.
ll differenziale tra Btp e Bund tedeschi torna così ai massimi da quattro anni, con il rendimento dei decennali italiani sfiora che supera il 2,5% (anche in questo caso ritracciando nel finale).
Significativa anche la forbice che si è ormai aperta rispetto alla Spagna: i Btp rendono 100 punti base in più dei Bonos, una distanza che non si vedeva dal 2011. E questo nonostante anche il debito madrileno sia sotto pressione per le difficoltà del premier Rajoy legate allo scandalo tangenti e fondi neri.
Giù Piazza Affari, in controtendenza rispetto agli altri listini europei, tutti in positivo. Milano termina in calo dell’1,54%.
In sofferenza tutto il comparto bancario, con Banco Bpm e Ubi a fare capofila alle vendite.
(da agenzie)
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
IL CAPOGRUPPO FERRARA PUBBLICA UNA FOTO FASULLA SPACCIANDOLA PER SCATTATA A ROMA
Il consigliere comunale e capogruppo del Movimento 5 Stelle in Campidoglio Paolo Ferrara ha pubblicato immagini della Spagna che risalgono al 2016 facendo riferimento all’installazione a Roma di strisce pedonali luminose a led.
La fotografia è falsa.
“Siamo passati dalla cresta sulla vernice che si scoloriva ai lavori per la messa in sicurezza con strisce pedonali luminose. Un nuovo sistema di segnaletica orizzontale a led che consentirà la sicurezza dell’attraversamento. Succede anche questo a Roma sotto gli occhi dei tromboni”, scrive su Twitter Paolo Ferrara postando una fotografia che ritrae i nuovi rivoluzionari attraversamenti.
Peccato che la fotografia sia stata scattata in Spagna.
Attacca il presidente della commissione Trasparenza in Campidoglio Marco Palumbo, Partito democratico: “Le immagini delle strisce pedonali postate dal capogruppo del M5S Paolo Ferrara sulla sua pagina Facebook ufficiale relative alle nuove zebre luminose in via di installazione a Roma capitale, sono “taroccate”. Ferrara tarocca foto e pubblica immagini della Spagna che risalgono al 2016 spacciandole per odierne di Roma. Una abitudine che lo vede recidivo: avvocato del popolo intervieni a difesa dei creduloni che su Facebook lo plaudono”.
La fotografia, infatti, è stata presa da un articolo pubblicato da La Stampa e che racconta la storia della città di Cambrils in Catalogna, la prima in Europa ad installare, per l’appunto, le strisce pedonali luminose.
Nulla che riguardi opere poste in essere a Roma.
Per ora c’e solo un annuncio dell’assessora alla Città in movimento, Linda Meleo che “partirà la sperimentazione delle strisce pedonali a led, un nuovo sistema che consentirà una migliore visibilità dell’attraversamento pedonale. I lavori tra via dell’Amba Aradam e Porta Metronia”
Qualcosa in divenire e non certo ancora posta in essere
(da agenzie)
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
RETORICA DEL NULLA, FRASI ROBOANTI, LISTE DELLA SPESA E DELIRIO DEL POTERE
La politica ci sta sempre più propinando la retorica del nulla e delle frasi roboanti: quelle, cioè, prive
di sostanza vera, almeno dal punto di vista delle “idee innovative ed istituzionalmente, sia sostenibili, che accettabili”.
Sono settimane, infatti, che Salvini, da una parte, e Di Maio, dall’altra, stanno provando a venderci “il pacco” della “Terza Repubblica”; del “governo del cambiamento” e del “contratto di governo”: come se il popolo fosse davvero incline a “bersi tutto ed il contrario di tutto”.
Ma il “delirio” dell’essere ad un “passo dal potere” sembra essere più forte di tutto, comunque.
I due leaderini, invero, continuano ad atteggiarsi come i “padroni”, come le “prime donne” assolute della scena.
Scrivono varie bozze di contratto.
Vanno da Mattarella e gli portano “la lista della spesa”.
Chiedono di poter partire con la loro ipotesi di “spartizione del potere” anche in presenza di critiche generali e generalizzate.
Facciamo finta che le idee, almeno per un momento, non siano davvero importartanti (o, meglio ancora, aspettiamo almeno di leggerle quelle proposte di merito prima di commentarle: sarebbe poco serio ragionare soltanto sul sentito dire o sui meri “schieramenti in gioco”), e concentriamoci sul “metodo”.
Diciamoci la verità : quello tra Lega e M5S non è un contratto vero e proprio, ma un accordo politico per la spartizione del potere finalisticamente orientato, con indicazione delle specifiche finalità – sia generali che di dettaglio – e degli “equlibri fisici” del relativo “gruppo di gestione”.
Un “mero accordo”, quindi, e per nulla vincolante, nè per il Presidente della Repubblica (che potrebbe chiaramente prescinderne, spettando a lui, non una mera azione di ratifica dell’operato altrui, ma una pregnante azione di impulso e coordinamento Istituzionale), nè per lo stesso Parlamento (che potrebbe serenamente non votare nessuna fiducia).
Il che cozza parecchio con l’idea di un atto col quale si starebbe facendo la storia.
Ma, oggi, le cose sembrano andare avanti “così”: nell’era della comunicazione “veloce” – e molto poco ragionata, soprattutto da parte di buona parte dei relativi destinatari – gli “hashtag” rischiano di travolgere tutto, ivi compresa la serietà .
A Napoli, tutte le volte in cui si assiste ad una condotta “approssimativa” e/o “poco corretta” dal punto di vista del rispetto delle previste e dovute “dinamiche”, siamo soliti dire che “‘a carta ‘e musica è juta a fernì ‘mano ‘e cecati” (che lo spartito è finito nelle mani di chi non sa leggerlo, insomma).
Nel caso di specie, comunque, le “esuberanti forzature giovanili” sul metodo potrebbero drammaticamente portare finanche a ripensarla quella frase, perchè ho la sensazione che i due leaderini, non solo non sappiano leggere, ma siano anche “sordi”.
Non ci facciamo fregare, quindi. Teniamo (idealmente e concettualmente) duro e rispediamo il “pacco” al “mittente”: le regole sono regole e nessuno mai potrà prescinderne.
“La legge, è legge”, insomma, e quel principio…
Quello sì che “ha fatto” la storia…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
COME MAI GLI EROI SOVRANISTI, SEMPRE PRONTI A CACCIARE GLI ASSEGNATARI LEGITTIMI SE STRANIERI, STAVOLTA NON SONO ANDATI A CACCIARE I CAMORRISTI ABUSIVI?
Utilizzavano le case popolari come piazze di spaccio h24.
L’operazione “Rinascita” dei carabinieri di Castello di Cisterna ha liberato alcune palazzine della provincia di Napoli occupate dal clan dei “Mariglianesi” – dopo aver cacciato i legittimi assegnatari – per vendere chili di droga di ogni tipo.
Il blitz dei militari disposto dalla Dda è scattato all’alba a Marigliano e San Vitaliano, arrestate 29 persone in tutta Italia: a Napoli e provincia, Verona, Castelvolturno, Terni, Reggio Emilia, Ferrara e Bari.
Gli indagati sono affiliati al clan camorristico dei “Mariglianesi” attivo tra Marigliano e i comuni confinanti, “costola” del clan napoletano dei “Mazzarella”. L’indagine ha scoperto un’associazione di tipo mafioso dedita alla vendita di sostanze stupefacenti nei complessi di edilizia popolare. Fondamentale il ruolo delle donne.
Le piazze di spaccio erano attive 24 ore su 24 e il clan aveva arruolato spacciatori e vedette in gran parte tra i residenti delle palazzine.
Lì l’organizzazione aveva inserito famiglie di fiducia sfrattando gli originari assegnatari degli alloggi.
Scoperti 2 tentati omicidi a colpi di pistola e mazze da baseball e una gambizzazione nei confronti di 3 “capi piazza” restii a pagare la “quota” al clan.
L’organizzazione rimpinguava le casse anche dissanguando commercianti, imponendo il “pizzo” a supermercati, imprese funebri, edili, ambulanti, negozi di ortofrutta, pizzerie. un imprenditore intenzionato a non pagare fu sequestrato per essere portato “al cospetto” del vertice del clan, sequestro organizzato anche con la complicità della mamma del reggente.
Le donne partecipavano a pieno titolo alle scelte strategiche dell’organizzazione. contestati anche la detenzione illegale di armi e il favoreggiamento, per le “vedette”.
Tutti i reati sono aggravati da metodo e finalità mafiosi. Contestati anche reati di detenzione illegale di armi e il favoreggiamento, per le vedette, tutti aggravati da metodo e finalità mafiosi.
(da agenzie)
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
CHI HA VOTATO CENTRODESTRA NON HA VOTATO INCIUCI CON IL M5S E CHI HA VOTATO M5S NON HA SCELTO UN’ALLEANZA CON LA LEGA
In tutta onestà non ho proprio idea per quale motivo Salvini abbia deciso di stringere un’alleanza di
governo (di “inciuciarsi”, insomma) col M5S.
Lo ha fatto in chiave prospettica, perchè immagina di consumare future alleanze elettorali con Di Maio & Company?
Per “spingere” alle corde” Berlusconi e la Meloni in un non meglio precisato “gioco di forza”?
Perchè la vera anima della Lega “Salviniana” non è finalizzata alla realizzazione di un centro-destra liberale, ma alla creazione di un asse “sinistro” ed ultra statalista?
Faccio davvero molta fatica a rispondere. Le sue scelte sono incomprensibili, sia in superficie che cercando di scavare — appena, appena; poco, poco — più a fondo.
Di sicuro, tradiscono altro, e soltanto il tempo ci dirà esattamente di cosa si tratta…
Il nuovo esecutivo, da quello che si legge in rete, ma anche da quello che si sente in TV, dovrebbe partire dal reddito di cittadinanza. da uno specchietto per le allodole, insomma.
La Meloni, per esempio, ieri sera, a “Porta a Porta”, ha raccontato che il Prof. Conte, durante le consultazioni, da un lato, avrebbe detto molto poco in merito alle altre “ragioni programmatiche” del “Suo Governo” (insomma, i riferimenti alle misure finalizzate al rilancio dell’economia sarebbero stati, non soltanto generici e nebulosi, ma chiaramente secondari rispetto a quelli finalizzati all’assistenzialismo diffuso); dall’altro, avrebbe comunque precisato di agire per conto del M5S.
Cose oggettivamente credibili e sotto gli occhi di tutti, insomma.
Diciamoci la verità : è sin dall’inizio della legislatura che Salvini rincorre i Pentastellati. L’ha fatto in occasione della nomina dei Presidenti delle Camere ed ha continuato a farlo anche dopo
Nello specifico di “questo frangente” della vita del Paese, pur di farlo, si è spinto addirittura fino al punto di comportarsi come quel “generale” che, dopo aver vinto la battaglia, anzichè continuare a fare la “guerra”, si arrende al nemico lasciando una parte della truppa sotto i bombardamenti (la similitudine l’ha usata proprio la Meloni e l’ho trovata calzante).
Una scelta incomprensibile. Un’incoerenza spaventosa. Qualcosa che sfida perfino la logica più perversa.
Constati gli eventi e ti assale una pregnante repulsione: la sostanza della cosa è davvero assurda…
Non ho mai votato per la Lega e mai la voterei: è distante anni luce dalle mie idee. Alle ultime “politiche”, infatti, e non senza difficoltà ideali — lo confesso! — ho votato Forza Italia. Ma il punto non è questo, comunque…
Al di la della stucchevole retorica “azzeccagarbugli”, del politichese tipico della prima, della seconda ma anche della “terza” Repubblica, il nuovo esecutivo sarà figlio di tradimenti verso gli alleati (per quanto concerne la Lega) e verso gli stessi elettori (e questo vale, e varrà , sia per la Lega che per il M5S).
Gli orpelli formali continueranno a propinarci la menzogna del “contratto di governo”. La sostanza delle cose, quella che involge direttamente alla verità , continuerà a raccontarci dell’ennesimo inciucio consumato ai danni di tutti, popolo compreso.
Certo, qualche “fuoco d’artificio” ci sarà , ma sarà finalizzato soltanto al tentativo di confondere la massa: ci stanno prendendo “semplicemente” in giro, e lo stanno facendo quasi tutti.
Credo che tenerlo ben presente, sia cosa necessaria. Proprio come la necessità di auspicare una sana alternativa.
E quanto innanzi, sul metodo: immagino che quando ci sarà da esaminare e ragionare sui contenuti di questa farsa indegna, la repulsione sarà addirittura più devastante…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Maggio 25th, 2018 Riccardo Fucile
“SE QUALCUNO VUOLE VIVERE AL DI SOPRA DELLE PROPRIE POSSIBILITA’ E FARE DELL’EVASIONE FISCALE UN MODELLO DI VITA, LIBERO DI FARLO, MA NON A SPESE DI ALTRI PAESI”
Il settimanale tedesco Der Spiegel si occupa dell’Italia e nella sua edizione online accusa il paese di voler “scroccare” dal resto dei partner dell’Unione europea, in un durissimo articolo firmato da Jan Fleischauer.
Non si tratta di un paese povero, scrive il giornalista nel suo commento al piano del futuro governo, e poi attacca: “Come si dovrebbe definire il comportamento di una nazione che prima chiede qualcosa per lasciarsi finanziare il suo proverbiale ‘dolce far niente’, e poi minaccia coloro che dovrebbero pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti? Chiedere l’elemosina sarebbe un concetto sbagliato. I mendicanti almeno dicono grazie, quando gli si dà qualcosa. Scrocconi aggressivi si avvicina di più” alla condotta dell’Italia.
“In effetti si procede verso il ricatto”, continua Spiegel, affermando che “rispetto all’Italia la Grecia è una bazzecola”.
“Se gli italiani decidono di non voler assolvere ai loro pagamenti, l’euro è alla fine e la Germania perderà tutti i soldi impegnati per salvarlo”, si legge anche.
E l’uomo che “ha fornito l’arma” che l’Italia punta contro i suoi vicini “siede a Francoforte”, aggiunge il magazine, tirando in ballo Mario Draghi. Il “whatever it takes” pronunciato dal presidente della Bce nel momento più critico dell’eurocrisi, è la tesi, “è stato notato a Roma”. “E adesso alla Bce non resta altro che continuare la sua politica perchè ogni rialzo dei tassi porterebbe lo Stato italiano all’incapacità di pagare”.
L’articolo si conclude con un’osservazione dal tono quasi personale: “Io non ho nulla contro persone che vivono al di sopra delle loro possibilità . Per me l’Italia può continuare a praticare l’evasione fiscale come sport nazionale. Trovo però incomprensibile che si vogliano addossare i costi delle proprie decisioni politiche ad altri che hanno un’altra concezione della politica. Questo difficilmente si concilia con il mio concetto di democrazia”.
“Chi vorrebbe essere considerato uno scroccone? Gli italiani, così almeno pare, hanno superato questa forma di orgoglio nazionale”.
(da agenzie)
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