SPREAD OLTRE 200: BTP, PRESTITI E MUTUI, QUANTO VI COSTERA’ L’AUMENTO DEL DIFFERENZIALE CAUSATO DAL GOVERNO DEI CAZZARI
PERDITE IN CONTO CAPITALE PER CHI HA INVESTITO SUI TITOLI DI STATO, RIALZO DEGLI INTERESSI SUI MUTUI INDICIZZATI, IMPATTO SU BANCHE E ASSICURAZIONI CHE HANNO TITOLI DEL NOSTRO DEBITO… E QUALCHE DEMENTE AUSPICA DI ARRIVARE A 600 PUNTI DI SPREAD
Spread, l’impatto sui Btp
Difficilmente chi quindici giorni fa ha investito 50mila euro in un Btp decennale aveva intenzione di dismettere a breve. Ma se pressato dal bisogno lo facesse oggi riceverebbe poco più di 47mila euro, perdendo quasi il 6%.
Quello che preoccupa dell’innalzamento dello spread tra il decennale italiano e quello tedesco non è tanto il livello assoluto quanto la rapidità con cui il divario tra i tassi si sta ampliando.
Un conto è se si tratta di una fiammata dovuta al timore dei mercati sulle politiche del governo che sta per insediarsi e sui costi con copertura incerta dei provvedimenti annunciati, un altro se il divario si attestasse sui livelli attuali o addirittura ai ampliasse.
Secondo uno studio di Unimpresa le Finanze dovranno emettere entro la fine del 2019 nuovi titoli del debito per 423 miliardi di euro. Un solo punto in più rispetto a quanto pagato fino ad aprile significa dover trovare altri 4,2 miliardi di euro
L’impatto sulle banche
Sempre secondo Unimpresa, dei quasi 2.290 miliardi di debito statale di fine 2017 poco meno di un terzo era detenuto da fondi e istituzioni straniere, ovvero dai soggetti che oggi stanno vendendo.
Banca d’Italia è al 15,45%, fondi di investimento e assicurazioni detengono il 19,9%, le famiglie e le imprese sono a poco più del 5% con 120 miliardi circa. Il problema principale però è quello delle banche italiane, che hanno ancora in pancia oltre 300 miliardi di titoli.
Una loro forte svalutazione avrebbe un effetto sistemico paragonabile a quello avuto dall’esplodere della crisi di Npl (i crediti in sofferenza) che solo ora è in via di risoluzione e porterebbe con sè inevitabilmente un aumento dei costi del credito a famiglie e imprese.
Non solo, le aziende pagheranno di più i fidi e quelle che si finanziano con emissioni obbligazionarie finiranno per dover riconoscere rendimenti più elevati ai sottoscrittori appesantendo i bilanci.
L’impatto sui mutui indicizzati
Per chi ha già in corso un mutuo a tasso fisso l’aumento della spread non avrà nessuna conseguenza. Qualche motivo di preoccupazione in più invece dovrebbe averla chi sta pagando un mutuo indicizzato.
Nella stragrande maggioranza dei casi i finanziamenti a tasso variabile sono ancorati al tasso interbancario Euribor a uno o tre mesi, i cui valori sono fermi sottozero ormai da quasi due anni.
Ma se il problema dell’Italia creasse un contagio a livello europeo e i parametri cominciassero a salire l’aumento della rata sarebbe sensibile. Ipotizziamo un mutuo da 150mila euro a 20 anni stipulato un anno fa a Euribor 3 mesi più 1,6%.
Finora la rata è rimasta ferma a 708 euro, ma l’incremento di un punto dell’interbancario dall’attuale -0,33% a +0,67% porterebbe il costo mensile a 828 euro; una crescita di due punti a +1,67% addirittura a 947 euro. Ricordiamo che nell’autunno 2008 l’Euribor a tre mesi ha toccato il 5,5%.
I costi per un nuovo mutuo
Per chi invece deve avviare un mutuo il discorso cambia. I costi iniziali appaiono destinati a lievitare, in dipendenza dall’andamento dell’Euribor per il tasso variabile, ma, se la situazione dello spread dovesse perdurate, sono probabili incrementi anche per i nuovi finanziamenti a tasso fisso.
Le banche italiane negli ultimi mesi hanno praticato una politica che potremmo definire “discount” sui mutui a tasso fisso, perchè lo spread sul parametro di riferimento, l’Eurirs, in media si attesta sui cinquanta centesimi di punto, mentre per i variabili vengono applicati almeno settanta centesimi in più.
Se a parametri inalterati le banche decidessero di applicare ai fissi lo stesso spread degli indicizzati un mutuo a 20 anni da 150mila euro si offerto al 2,05% e con una rata da 762 euro finirebbe per costare 813 euro al mese.
Sono da attendersi incrementi nei costi anche nel credito al consumo e nei prestiti personali.
L’impatto sul mercato immobiliare
Il mercato immobiliare ha tutto da perdere da un incremento dello spread dei titoli di Stato. Innanzitutto perchè sarà più difficile ottenere un mutuo, ma anche perchè, con l’innalzamento dei redditi obbligazionari, verrebbe meno la forte componente di investimento che oggi interessa il business del mattone.
Oggi una casa in una grande città rende infatti, se affittata regolarmente, attorno al 2,5%, una performance di tutto rispetto se i Btp decennali stanno attorno all’1%, ma assai meno se le cedole rendono quanto l’affitto.
Si potrebbe anche sostenere che il mattone potrebbe invece guadagnare appeal come bene rifugio. Ci sono però due aspetti da considerare. Il primo è la storia dell’ultimo decennio, che ha insegnato come con gli immobili si possano perdere molti soldi se si deve ricavarne liquidità .
Il secondo è che la necessità di trovare coperture possa costringere l’Esecutivo a una strada relativamente semplice: aumentare le imposte immobiliari.
(da “Il Corriere della Sera”)
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