Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
CRISI ISTERICA DELLA ZECCA PADAGNA MESSO IN MINORANZA: LA NAVE “DICIOTTI” SBARCA IN ITALIA …. I GRILLINI NON VOGLIONO FINIRE I LORO GIORNI IN GALERA CON IL RAZZISTA
Sulla ‘Diciotti’, imbarcazione della guardia costiera italiana che si è permessa di prendere a bordo in acque libiche 67 migranti salvati dal rimorchiatore italiano Vos Thalassa, si consuma il primo vero braccio di ferro in seno al governo gialloverde. Nello specifico tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il titolare delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, competente sulla guardia costiera. Ma anche tra Salvini e lo stesso premier Giuseppe Conte, tra Salvini e il vicepremier Luigi Di Maio.
Discutono al telefono da ieri sera: da prima del trasbordo delle 67 persone sulla Diciotti. Salvini è su tutte le furie. Dice no al trasbordo, indica invece la guardia costiera libica: spetta a loro. Toninelli insiste. Salvini parla anche con Conte e Di Maio. Anche a loro fa presente la sua irritazione. Non la spunta.
La Vos Thalassa ha già chiesto l’aiuto della guardia costiera, mail che segnalano caos a bordo: i migranti non vogliono giustamente tornare in Libia, si ribellano, vengono presi dalla Diciotti.
Alla vigilia del vertice europeo di Innsbruck, il governo legastellato litiga sulla vita di 67 persone e fornisce versioni che non coincidono. Vediamo.
Innanzitutto, mentre scriviamo l’odissea della Diciotti non è ancora risolta. Toninelli annuncia lo sbarco in Italia “entro 15 ore”, assicura che con Salvini è tutto “chiarito”. Ma Salvini, dalla Calabria dove è andato a visitare la tendopoli di San Ferdinando – teatro dell’omicidio di Sacko Soumayla, il sindacalista dei migranti ucciso il 3 giugno scorso – fa sapere che per ora il Viminale non indica alcun porto per l’attracco.
Andrà a finire che la Diciotti sbarcherà in Italia, assicurano fonti di governo. Ma questa storia lascia pesanti strascichi sull’esecutivo.
La giornata è ad altissima tensione. Mentre Salvini è in Calabria, Conte convoca un vertice a Palazzo Chigi con i ministri Toninelli, Moavero Milanesi (Esteri), Trenta (Difesa).
Nel frattempo la Diciotti continua a vagare nel Mediterraneo, direzione nord.
Dal governo tendono a sminuire le tensioni interne. Domattina prima di partire per Innsbruck, Salvini vedrà Conte: sarà l’occasione per chiarire anche la linea da tenere al vertice europeo in Austria.
Per ora, il governo conferma la stessa posizione del Consiglio europeo di fine giugno. Anzi si aspettano che il vertice informale dei ministri degli Interni in Austria sia la fase attuativa degli accordi (“su base volontaria”) presi a Bruxelles. Peccato che al vertice di domani il tavolo si mostri già ribaltato, rispetto a vertice di soli 10 giorni fa.
Si discuterà sulla base della proposta austriaca.
Vale a dire: centri di rimpatrio nei paesi terzi extra Ue, la posizione originaria del governo Conte. Bene, se non fosse che questa è la dimostrazione della nullità dell’intesa siglata al consiglio europeo sui centri di rimpatrio nei paesi Ue “su base volontaria”, eppure salutata dal governo come una grande vittoria.
Nasceva da un asse tra Conte e il presidente francese Emmanuel Macron, il quale si è rimangiato la parola subito dopo la firma dell’accordo.
Ma la “base volontaria” non permette recriminazioni: tanto meno a Conte, che quindi cantò vittoria. Innsbruck proverà che a Bruxelles non c’era niente di cui esultare.
Ed eccoci punto e a capo, come al gioco dell’oca. Salvo il fatto che domani a Innsbruck Salvini punterà sulle sue alleanze, con il tedesco Horst Seehofer e con gli austriaci: un patto anti-Merkel e anti-Macron in vista delle europee dell’anno prossimo. Con tutte le contraddizioni del caso, certo.
Perchè a Seehofer, nel bilaterale in programma domani pomeriggio, il ministro italiano ribadirà il no alla richiesta tedesca di riprendere i migranti respinti dalla Germania e già registrati in Italia, i cosiddetti ‘movimenti secondari’.
Visto che su questo non ci sarà intesa, si punta a trovarne una sul rafforzamento delle frontiere a sud per poter dire anche in questo caso, che il vertice è stato successo.
Si vedrà . Intanto a Innsbruck Salvini dovrà incontrare anche il francese Gerard Collomb: non era il suo primo in lista, ma il ministro degli Interni di Macron ha chiesto un incontro, ci sarà dopodomani.
Intanto la Diciotti continua ad andare per mare. In attesa di un porto sicuro, italiano, visto che si tratta di guardia costiera italiana.
E visto che i migranti saliti a bordo sono evidentemente già in territorio italiano, su un’imbarcazione dello Stato italiano.
Tra l’altro, contraddizioni ci sono anche nel racconto sui fatti della Vos Thalassa, su cosa è successo a bordo tanto da innescare l’intervento della Diciotti. Salvini parla di “due facinorosi” a bordo: “un ghanese e un sudanese”.
Ma possibile che solo due ‘ribelli’, terrorizzati all’idea di tornare in Libia, riescano a scatenare l’inferno intorno all’equipaggio della Vos Thalassa tanto da costringere all’sos un rimorchiatore che di prassi bada alla sicurezza delle piattaforme petrolifere e dovrebbe anche essere attrezzato a gestire le emergenze?
Evidentemente no, da quello che si sa dai messaggi inviati dalla Vos Thalassa
Insomma, prima le ong. Poi nel mirino leghista sono finite le missioni internazionali europee, porti chiusi anche per loro: ma su questo Salvini ha dovuto fare marcia indietro.
Ma per rivedere le regole delle missioni, Salvini e il governo dovranno aspettare il vertice europeo di settembre. Quindi meglio cercare un’altra polemica. Eccola: la guardia costiera che si carica a bordo i migranti soccorsi dalla Vos Thalassa: porto chiuso pure per la guardia costiera italiana, pazzesco.
E’ un vortice. Ma oggi il racconto della dinamica degli eventi lascia anche uno strascico di sospetti tra Salvini e i suoi alleati.
I quali assicurano che con lui è tutto a posto. Fino a quando?
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI DI TRAPANI: “SE C’E’ STATA QUALCHE VIOLAZIONE DI NORME E’ STATO FATTO SOLO PER FINI UMANITARI DANDO LA PRECEDENZA ASSOLUTA ALLA SALVEZZA DELLE VITE UMANE”… ORA LA ONG CHIEDA UN MILIONE DI EURO DI DANNI A DI MAIO E SALVINI E 100.000 EURO A TESTA AI DIFFAMATORI DEL WEB
Ad un anno dal sequestro della nave Juventa della Ong tedesca Jugend Rettet, la Procura di Trapani
dispone nuovi accertamenti tecnici irripetibili su telefoni, computer e attrezzature di bordo.
Fonti della Procura di Trapani precisano che dagli atti di indagine “non emerge in alcun modo che l’operato delle navi umanitarie, che in più occasioni avrebbero soccorso i migranti in acque libiche e con modalità ancora da accertare, possa nascondere fini illeciti di qualsiasi natura”.
Se le Ong hanno violato le norme lo hanno fatto “solo per fini umanitari dando precedenza assoluta alla salvezza delle vite umane”.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI PARLA DEI NAUFRAGHI E FA L’ELENCO DELLE NAZIONALITA’ DICENDO CHE IN QUEI PAESI NON C’E’ LA GUERRA, SI FACCIA UN RIPASSINO
Un ripassino alla storia e alla geografica non sarebbe male. Così si evitano figuracce. Ha detto il ministro di polizia: “Sono queste le nazionalità degli immigrati saliti a bordo della nave Diciotti (Guardia Costiera) recuperati da un’altra nave che è intervenuta in acque libiche. 23 Pakistan, 4 Marocco, 4 Algeria, 1 Bangladesh, 1 Ciad, 2 Egitto, 1 Ghana, 10 Libia, 1 Nepal, 7 Palestina, 12 Sudan, 1 Yemen. I due facinorosi sono un ghanese ed un sudanese. P.s. In quali di questi Paesi c’è la guerra?”.
Vista l’ignoranza al potere – e tenuto conto che i casi andrebbero esaminati singolarmente – proviamo a raccontare da quali ‘paradisi’ provengono le persone che nel linguaggio dei razzisti nostrani sarebbero in ‘crociera’
Nel Pakistan c’è in atto dal 2004 la guerra del Waziristan che vede la popolazione locale ostaggio della mano pesante del governo da una parte e della neutralista dei diversi gruppi di fondamentalisti islamici dall’altra.
Tra l’altro la regione negli ultimi anni è diventata roccaforte dell’Isis della sedicente provincia del Khorasan.
Ci sono le tensioni con incidenti e morti nella regione contesa del Punjab e nella zona del Belucistan.
C’è la minoranza cristiana perseguitata, ci sono tanti di quegli attentati terroristici di cui si è perso il conto e il 60% della popolazione sotto la soglia di povertà .
Per altre informazioni chiedere a Malala
In Egitto c’è la repressione militare, i perseguitati politici uccisi, torturati o sbattuti in galera non si contano e c’è l’area del Sinai nuovo terreno di conquista dell’Isis.
Poi ovviamente i casi come quello di Regeni sono decine ma il ministro di Polizia ha detto che tutto sommato meglio lasciar correre per non rovinare i nostri affari.
In Libia non c’è più uno Stato. C’è l’Isis, le milizie si sparano le une contro le altre, la criminalità controlla i grandi e i piccoli traffici. La guerra non è mai finita. Anzi, ci dica il leghista in Libia dove sta la pace.
In Palestina c’è un popolo perseguitato e senza diritti, senza più nemmeno una speranza ora che Trump ha dato il via libera alle peggiori discriminazioni della destra israeliana.
Domandare a un palestinese perchè decide di andare è una presa in giro.
Nel Sudan dipende: se vengono dal Sudan sono spinti dalla miseria.
Ma nel Sud Sudan c’è una terribile guerra civile dove non c’è tregua che vede morti e miseria. Ci sono le nuove generazioni che non hanno conosciuto mai un giorno di pace.
Nello Yemen agiscono Al Qaeda, l’Isis, mentre si combattono le fazioni sunnite appoggiate dal’Arabia saudita contro i ribelli Houthi sciiti vicini all’Iran.
I morti civili nel bombardamenti non si contano e sono state utilizzate anche bombe vendute ai sauditi dall’Italia. Oltre a ciò il paese è afflitto da un’epidemia di colera.
Quanto al Bangladesh, dove i fondamentalisti islamici crescono di giorno in giorno, c’è una situazione di violenza e instabilità diffusa che solo alcuni mesi fa un magistrato dispose la protezione umanitaria per un bengalese fuggito da quelle terre.
Nel Ciad, dove l’80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà , ci sono continue violenze e conflitti tra le moltissime etnie che compongono il paese.
In Marocco e Algeria non ci sono guerre (in Algeria il terrorismo sì) ma ci sono situazioni di non rispetto dei diritti umani per gli oppositori politici che rientrano tra quelle previste dall’articolo 10 come 3 della Costituzione che recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l”effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”
(da Globalist)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
UN MINISTRO DEGLI INTERNI CHE VIOLA LA LEGGE MA VUOL METTERE IN GALERA GLI ALTRI INVECE CHE CONSEGNARSI A REBIBBIA
I ministri Matteo Salvini e Danilo Toninelli continuano a giocare a “poliziotto cattivo/poliziotto più
cattivo” sulla pelle dei migranti che tentano di arrivare in Italia dalla Libia.
Ultimo casus belli all’interno del governo è costituito dai migranti tratti in salvo dalla Vos Thalassa, un rimorchiatore d’altura battente bandiera italiana che ne aveva a bordo 67 (tra cui tre donne e sei minorenni).
Smentendo le dichiarazioni fatte da Di Maio — che aveva detto che i porti erano chiusi solo alle Ong — ieri sera Salvini ha vietato l’approdo all’imbarcazione.
La linea sui migranti la detta il ministro dell’Interno e nel governo Conte tutti si devono adeguare in buon ordine.
Nel frattempo la situazione sul rimorchiatore (erroneamente definito “incrociatore” dal ministro Toninelli) sembrerebbe essersi fatta complicata. Del resto ieri sera dopo il salvataggio l’Italia non ha indicato alla Vos Thalassa un porto dove sbarcare i migranti.
Su Twitter il ministro dei Trasporti oggi cinguettava spiegando che i migranti a bordo della Vos Thalassa «stavano mettendo in pericolo di vita l’equipaggio dell’incrociatore italiano Vos Thalassa» e che quindi erano stati trasferiti sulla nave Diciotti promettendo «indagini per punire facinorosi». Non è chiaro quello che è accaduto a bordo della nave.
La Guardia Costiera italiana conferma che il comandante della nave, “in diverse comunicazioni” ha segnalato una situazione di grave pericolo per la sicurezza dell’equipaggio causato, si legge su Repubblica, «da atteggiamenti minacciosi nei confronti dell’equipaggio stesso da parte di alcuni migranti, all’arrivo in zona della Guardia costiera libica».
Si è poi appreso che sono un ghanese ed un sudanese i due migranti accusati di essere i “facinorosi”.
Se così fosse si spiegherebbe abbastanza facilmente come mai gli animi si siano scaldati. Nessuno vuole tornare in Libia, un paese dove la vita dei migranti vale molto poco.
Salvini ieri sera aveva detto che la Vos Thalassa «Avrebbe dovuto lasciarli alle motovedette libiche che erano state allertate». Evidentemente anche a bordo di una nave commerciale è noto che la Libia non è un porto sicuro.
Ma soprattutto se le motovedette erano state allertate chi ha detto alla Diciotti di intervenire? Probabilmente l’IRMCC di Roma che è alle dipendenze di Toninelli.
Toninelli su Twitter si dice orgoglioso della Guardia Costiera (che è alle dipendenze del suo Ministero) in particolare della nave Diciotti dove sono state trasbordate (nel linguaggio di Toninelli significa anche: sbarcate) le persone a bordo della Vos Thalassa.
Però c’è un problema perchè il Ministero dell’Interno non ha ancora indicato un porto sicuro dove far sbarcare i “facinorosi”.
La situazione è paradossale: il governo italiano sta impedendo ad una nave della Guardia Costiera italiana di fare porto in un porto italiano.
E Toninelli — che qualche tempo fa sul Fatto ribadiva che il M5S non sta andando al traino della Lega — è orgoglioso.
Questa mattina il Viminale aveva fatto sapere che i migranti a bordo della Diciotti non sarebbero stati sbarcati in Italia. Successivamente il ministro ha detto che sul porto di approdo «stiamo ragionando».
Toninelli ha detto che verranno fatte indagini per punire i facinorosi e quindi la nave dovrà per forza di cosa arrivare in Italia.
Nel frattempo Salvini su Facebook come grazie al suo “intervento deciso” le navi delle Ong fossero “finalmente lontane dagli scafisti”.
Il ministro dell’Interno fa sapere essere al lavoro affinchè anche le altre navi “private o militari” (quindi smentendo nuovamente Di Maio) non aiutino i trafficanti di esseri umani a guadagnare altri soldi.
Salvini però non dice che tutte le navi coinvolte nelle operazioni di salvataggio non stanno aiutando i trafficanti ma salvando vite umane in acque internazionali come impongono le leggi e le convenzioni internazionali.
Lo dice, un’ora dopo il post di Salvini, lo stesso Toninelli che ribadisce che non ci sarà alcuna deroga sul rispetto della legalità . Eppure le frasi di Salvini lasciano intendere che il rispetto delle convenzioni e delle regole è opzionale.
A dimostrazione grafica del suo successo Salvini posta una cartina delle dislocazioni dei vascelli delle Ong, tutti in porti distanti dalla zona SAR “libica” sotto il controllo del Rescue Coordination Centre libico.
Una zona molto estesa che comprende anche tratti di mare prospicienti ad aree costiere che ad oggi non sono sotto l’effettivo controllo del governo libico con il quale Salvini e il governo italiano stanno trattando.
Improvvisamente infatti la Libia è tornata a dichiarare la sua area SAR, e c’è da chiedersi come la guardia costiera possa realmente operare visto che non ha nemmeno il controllo di tutto il territorio sulla terraferma.
Senza contare il fatto che nessuna organizzazione umanitaria considera la Libia un porto sicuro per rifugiati e richiedenti asilo. Nel frattempo nave Diciotti non ha ancora ricevuto indicazioni per lo sbarco.
Su Facebook Salvini ha pubblicato alle 16:30 la lista delle nazionalità ironizzando sul fatto che nei paesi di provenienza non c’è la guerra (c’è in realtà in Yemen e in Libia, mentre in Palestina, Sudan e Ciad ci sono sicuramente dei problemi che causano la fuga delle persone).
Ad ogni modo non sappiamo quante di quelle persone presenteranno la domanda d’asilo e quale sia la nazionalità dei sei minori che — se non accompagnati — avranno il diritto alla protezione umanitaria.
Salvini sta semplicemente mostrando i muscoli in attesa del vertice dei ministri dell’Interno Innsbruck, dove incontrerà anche il collega tedesco Seehofer (che la scorsa settimana ha detto che rimanderà i migranti in Italia).
Nel frattempo sulle colonne del Fatto Quotidiano Marco Travaglio continua a difendere la linea dura del governo. Non potendo però accusare le Ong di essere conniventi con gli scafisti e di aver commesso qualche reato (lo aveva fatto del resto, sbagliando, la settimana scorsa) il Direttore del Fatto si limita a dire che il legame tra Ong e scafisti «è ormai acclarato e addirittura rivendicato dalle interessate».
Poco importa a questo punto che di “acclarato” ci sia ben poco e che Travaglio non porti alcuna prova del misfatto.
Perchè Travaglio non sta parlando di reati o di un comune interesse economico (entrambi smentiti dalle inchieste) ma di un interesse “di tipo fattuale”.
Le Ong — spiega — agiscono come “pull factor” che rende meno costosi e rischiosi i viaggi. Dunque più appetibili e redditizi. Sta di fatto però che nemmeno per la Guardia Costiera le Ong costituiscono un “fattore d’attrazione” per le partenze.
Lo ha detto nel maggio 2017 il capo del reparto operazioni della Guardia Costiera, Nicola Carlone, in un’audizione al Comitato Schengen, sottolineando che «spesso la loro presenza non dà impulso alle partenze».
Anche la parvenza di argomentazione di tipo economicistico di Travaglio non sta in piedi: i migranti partivano lo stesso in massa anche quando non c’erano le Ong. Partono anche ora che le Ong non ci sono.
Semplicemente perchè la condizione in cui versano nei centri di detenzione in Libia (dai quali i carcerieri spesso e volentieri li fanno uscire dietro pagamento di una mazzetta) è pessima. E lo è altrettanto quella nei paesi di partenza.
Ma Travaglio questo non lo dice. Come non fa i nomi di queste Ong in combutta “fattuale” con i criminali.
E figuriamoci se fornisce una prova concreta. Ma del resto «anche se un fatto non è reato, non vuol dire che non sia vero». Il problema è che qui mancano proprio i fatti.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
COME LOGO UN TIMBRO POSTALE CHE SEMBRA GALLEGGIARE CON AL CENTRO UN SALVAGENTE… LA RISPOSTA CREATIVA A CHI AVEVA DETTO CHE LE ONG “L’ITALIA LA VEDRANNO SOLO IN CARTOLINA”
“Una carolina al Viminale”. Creativi, designer e illustratori di tutt’Italia si chiamano a raccolta.
La missione? Disegnare e spedire 10mila cartoline al ministero dell’Interno, destinatario Matteo Salvini, che ha promesso ai migranti e alle navi umanitarie delle Ong che «vedranno l’Italia solo in cartolina».
“Solo in cartolina — estate 2018” è una campagna di denuncia contro le morti in mare lanciata da un gruppo di giovani creativi per raccontare ciò che succede al largo delle coste italiane.
“Vintage, trash, anni ’90 con saluti e baci dalle più belle località di mare italiane, al largo o a riva, con imbarcazioni di fortuna, gommoni fumanti e pieni di persone, giubbotti arancioni a galleggiare: cartoline dal mare, di qualsiasi stile purchè ricordino la tradizionale corrispondenza estiva, verranno caricate sul sito e poi stampate nel formato standard e inviate al numero 1 di Piazza del Viminale a Roma”.
Un timbro postale galleggiante. “Il logo della campagna è un timbro postale che sembra galleggiare tra le onde del mare con al centro un salvagente, simbolo di salvataggio. Un marchio distintivo da applicare sul retro di ogni cartolina. Una presa di posizione stampata rosso su bianco che racconta il perchè della campagna: inviare il nostro sostegno a chi salva le vite”.
«Vogliamo lanciare una sommossa epistolare che denunci le morti in mare, una presa di posizione dei creativi italiani a sostegno di chi ogni giorno salva vite umane al largo delle nostre coste», dichiara una delle promotrici Nicole Romanelli.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
IL DOSSIER DI IN MIGRAZIONI: DATI, NUMERI… COSA NON FUNZIONA NEL SISTEMA DI ACCOGLIENZA IN ITALIA
E’ un dossier ampio e dettagliato quello realizzato da In Migrazioni, anche per cancellare stereotipi
e pregiudizi. Si intitola “Accoglienza rifugiati: un’ordinaria emergenza”.
Una fotografia inedita sull’accoglienza dedicata a richiedenti e beneficiari di protezione internazionale da un punto di vista privilegiato: quello degli operatori e delle operatrici che lavorano sul campo, che vivono quotidianamente le criticità e i punti di forza.
Spiegano da In Migrazioni “abbiamo intervistato 333 Operatori ed operatrici dell’accoglienza impegnati nella relazione d’aiuto rivolta ai migranti forzati. Persone che lavorano sul campo dal Nord al Sud del Paese in 86 diverse Province. Una panoramica del variegato sistema italiano d’accoglienza che è ancora ben lontano da trovare un’omogeneità e una visione strategica che esca da un approccio emergenziale. L’indagine ha interessato tutte le Regioni e le Province Autonome italiane”
Vediamo nel dettaglio, allora.
In Italia sono stati complessivamente attivati 175.550 posti per accogliere richiedenti asilo e rifugiati (dato aggiornato al 23/01/2017).
Un numero che in termini assoluti può sembrare allarmante ma, se messo in relazione con la popolazione residente, appare più modesto.
In Italia infatti vengono accolti poco più di tre richiedenti asilo o rifugiati ogni 1.000 residenti.
Se in termini assoluti è la Lombardia ad ospitare più richiedenti e beneficiari di protezione internazionale (23.391 persone accolte) in rapporto ai residenti ospita appena lo 0,23%.
In proporzione al numero di residenti è invece il Molise ad avere una presenza più forte (più di un rifugiato ogni 100 abitanti).
Appare evidente quindi che non assistiamo ad alcuna “invasione”, dato che in proporzione alla comunità ospitante i richiedenti asilo e i rifugiati rappresentano un numero esiguo.
Se questo è vero nell’analisi dei dati macroscopici, dal punto di vista del cittadino, che vive il proprio specifico territorio, si vivono spesso situazioni limite.
Infatti a fare la differenza in questo senso è la dimensione dei centri di accoglienza attivati, che troppo spesso, ospitano un numero eccessivo di persone con conseguenze sulla qualità dell’accoglienza e sull’eccessiva pressione sulla comunità ospitante.
Il sistema di accoglienza è articolato in una prima accoglienza specificatamente dedicata a richiedenti asilo nei grandi Centri Governativi (HUB, CDA, CPSA, ecc.) per 14.750 posti e nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) attivati dalle Prefetture per altri 136.978 posti.
A questi si aggiunge la seconda accoglienza SPRAR per 23.822 posti, prioritariamente dedicati a chi già ha positivamente concluso l’iter della domanda d’asilo.
Questi progetti sono attivati dagli Enti locali e si caratterizzano da centri di piccole dimensioni e in rete con il territorio e i suoi servizi.
Un sistema di accoglienza in cui appaiono ancora lampanti due principali contraddizioni, che portano ogni anno all’evocazione dell’emergenza:
– la prima accoglienza risulta “intasata” dai tempi troppo lunghi della burocrazia connessa all’iter per la domanda di protezione internazionale. Il numero di posti disponibili è enormemente superiore infatti al numero di richieste di asilo fatte in Italia (oltre 136.000 posti per 71.744 domande di asilo nei primi sei mesi del 20177 ). Un ritardo che comporta anche un incredibile spreco di risorse, tenendo conto che ogni giorno di ritardo costa allo Stato 35,00 Euro per ogni persona accolta;
– i numeri dell’accoglienza SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sono ancora troppo esigui rispetto a quelli dei CAS (Centri di accoglienza straordinaria), e non riescono quindi a garantire il necessario passaggio strutturato tra prima e seconda accoglienza, finalizzata anche a liberare posti per rispondere alle esigenze dei nuovi sbarchi”.
(da Globalist)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
LA COSTITUZIONALISTA D’AMICO E LA RICERCA DI VOX: UN DOSSIER SUI TWEET PIU’ VIOLENTI DEI DELINQUENTI CHE NESSUNO VA A CERCARE A CASA…. UN ITALIANO SU TRE SPUTA ODIO, OCCORRONO CAMPI DI RIEDUCAZIONE
Più di un italiano su tre twitta il suo odio contro migranti, ebrei e musulmani. L’intolleranza verso la straniero aumenta di giorno in giorno. Ma non solo.
Le donne restano la categoria più colpita dagli haters.
E’ quanto emerge dal rapporto di “Vox”, pubblicato a fine giugno.
Si tratta dell’osservatorio sui diritti nato grazie ad un gruppo di costituzionalisti, medici, avvocati, giornalisti, sociologi e antropologi che da tre anni in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, il dipartimento di psicologia dinamica e clinica della facoltà di psicologia della Sapienza di Roma e quello di informatica dell’ateneo di Bari, mappano l’odio online monitorando Twitter.
Una scelta, quella di questo social, dettata dal fatto che il re-twittare “dà l’idea — spiegano i ricercatori — di una comunità virtuale continuamente in relazione, l’hashtag offre una buona sintesi del sentimento provato dall’utente” e inoltre vi è la possibilità di geolocalizzare.
Quest’anno la ricerca ha preso in esame 6.544.637 cinguettii rilevati tra maggio e novembre 2017 e tra marzo e maggio 2018 evitando il clou della campagna elettorale ma prendendo in considerazione il periodo di formazione del Governo a partire dal giorno dopo le elezioni.
Un tempo “caldo” durante il quale il termometro dell’odio nei confronti dei migranti ha registrato un balzo di quattro punti nel giro di pochi mesi: nel 2017 i tweet contro gli stranieri sono stati il 32,45% del totale, nel 2018 si è arrivati al 36,93%.
“Nella fase post elettorale abbiamo registrato un netto aumento di quattro punti percentuali rispetto alla categorie xenofobia, migranti e islamici. In modo particolare tra marzo e maggio quest’ultimi hanno subito un incremento di tweet d’odio di quasi il 3%. Un’intolleranza che è legata agli sbarchi”, spiega Cecilia Siccardi, ricercatrice di Vox.
I risultati presentati dall’Osservatorio sono sconfortanti: i tweet negativi sono stati 547.151.
Gli italiani ce l’hanno soprattutto con i musulmani: nel giro di un anno i tweet contro le persone di fede islamica sono quasi triplicati (nel 2016 erano 22.435, nel 2017/2018 sono diventati 64.934).
L’islamofobia dilaga e polarizza l’Italia: da Torino al Veneto, da Firenze a Bari.
“Da notare, tuttavia , che spesso si twittano parole d’odio e discriminazione — spiegano i ricercatori — dove minore è la presenza di islamici”.
L’insulto maggiore è “terrorista”, a seguire “marocchino” usato genericamente per ogni persona indipendentemente dalla provenienza, “jihadista” e “tagliagole”.
I tweet anti-immigrati sono passati da 38 mila a 73.390. Per loro i violenti da tastiera destinano le parole: negro, zingari, terrone.
D’altro canto — ci ricorda l’Osservatorio — gli italiani sono quelli che odiano di più i rom in Europa. In questo caso sulla mappa termografica il “rosso” si registra a Milano, Napoli, Firenze, Roma, Bologna, Torino e Genova.
Un odio che si alimenta delle notizie sugli sbarchi. Vox ha osservato che i tweet intolleranti raddoppiano in determinati momenti. E così scopriamo che mentre 126 migranti morivano il 19 giugno 2017, gli italiani vomitavano parole d’odio facendo registrare un picchio nella “sentiment distribution” superata solo dalla notizia l’8 marzo scorso di nuovi sbarchi in Puglia con l’arresto di tre scafisti.
“Non c’è alcun dubbio che queste categorie — spiega al FattoQuotidiano.it Marilisa D’Amico, costituzionalista, co-fondatrice di Vox, e ordinario di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano — sono state colpite dal linguaggio politico di quest’ultimo anno”.
La categoria dei migranti, in generale, è la seconda più colpita dopo le donne con un’impennata in quest’ultimo anno: si passa dai 284.634 tweet negativi registrati nel 2016, ai 326.040 del periodo 2017/ 2018 assegnando loro il triste podio della categoria più colpita.
L’unica consolazione è un calo osservato nel 2018: gli haters in quest’ultimi mesi hanno avuto altri bersagli.
Le città dove si concentra maggiormente il fenomeno di aggressività contro il genere femminile sono Milano, Venezia, Torino ma anche Palermo.
L’insulto maggiore è “puttana” seguito da “cesso”, “troia” e “porca”.
E anche in questo caso i picchi vanno di pari passo con la cronaca. Da notare l’effetto Weinstein: quando il 10 ottobre 2017 è scoppiato il caso, la linea del grafico che registra l’affolamento dei cinguettii negativi ha avuto un’impennata.
Infine l’ultimo Sos è nei confronti degli ebrei: i tweet contro di loro sono passati dai 6.700 nel 2016 ai 15.400 nel 2017/2018. “Si tratta di una tendenza che, come dimostra l’analisi dei picchi di intolleranza, si lega a fenomeni di antisemitismo agiti in tutta Europa ma a ottant’anni dalle Leggi razziali ci sono delle assonanze stridenti rispetto al tempo del fascismo”, spiega D’Amico.
Unico trend in miglioramento è la diminuzione dell’odio online nei confronti degli omosessuali: dai 35.000 registrati nel 2016, si è passati ai 22.000 nel periodo 2017/ 2018. “La decrescita dei tweet omofobi potrebbe essere una conseguenza dell’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili e del cambiamento culturale in atto nel Paese nei confronti delle persone omosessuali. La Legge sulle unioni civili — dice la costituzionalista — è servita a sdoganare il tema e a creare una maggiore tolleranza. Forse anche l’approvazione dello Ius Soli sarebbe servita a mitigare l’intolleranza che si respira oggi nei confronti dei migranti”.
(da Globalist)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
“QUANTE BUGIE VI BEVETE, VENITE A VEDERLI DA VICINO: QUELLI CHE SEMBRANO CRISTI PER LE FERITE, QUELLI CHE PESANO 30 CHILI”
Parole forti, parole dure. parole come pietre.
“Mi viene difficile dire oggi di essere orgoglioso di essere italiano. Prima mi sentivo orgoglioso, oggi non lo posso dire piu'”. Parole di Pietro Bartolo, medico di Lampedusa e figura di spicco nell’assistenza ai migranti in quell’area, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, commentando la situazione attuale e le decisioni del governo italiano sulla questione migranti.
“Per oltre 25 anni – ha aggiunto Bartolo – non abbiamo mai messo un filo spinato o un muro. E in questo abbiamo fatto la storia e siamo diventati veramente campioni del mondo. Ma da circa un anno abbiamo alzato due muri: uno in Libia con gli accordi di governo e un altro monumentale, quello della paura e dell’odio che ci ha fatto alzare un muro peggiore del muro di cemento o di filo spinato. Questo mi dispiace perchè l’Italia non è questa. L’Italia è un popolo accogliente che ha vissuto la migrazione sulla propria pelle. Spero di tornare a dire al più presto di essere orgoglioso di essere italiano”
“Spesso – ha proseguito nell’intervista il medico – vengono raccontate tante menzogne. La gente non sa qual è veramente la verità . Giro l’Italia facendo vedere video e foto della realtà di Lampedusa e dei migranti. Quindici giorni fa attraverso un’evacuazione medica da una nave militare che aveva recuperato 120 persone mi hanno portato qua a Lampedusa alcuni migranti che avevano bisogno di cure, erano veramente in condizioni disastrose, quello che stava meglio pesava 30 chili. Altro che Auschwitz… Queste persone non vengono dalla luna ma dalla Libia. I corpi dei migranti parlano da soli”
Poi sul calo drastico degli sbarchi, il medico protagonista del film Fuocoammare di Rosi ha aggiunto: “questo non ci fa piacere perchè purtroppo sappiamo in che condizioni e in quali lager vengono tenuti. Qualcuno addirittura mi ha raccontato che è stato costretto a seppellire i propri morti”.
E a giudizio di Bartolo “la storia purtroppo si ripete. E’ veramente un nuovo olocausto. Ci hanno fatto credere che era in atto un’invasione. Ci hanno riempito di bugie e la gente ha risposto in modo sbagliato. Ma il popolo italiano non è cattivo, è solo cattivamente informato”.
(da Globalist)
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Luglio 10th, 2018 Riccardo Fucile
BUFERA A PISA SU ANDREA BUSCEMI: VESSAVA E FACEVA PEDINARE LA EX… 20.00 FIRME CONTRO, MA NON MOLLA LA POLTRONA
Lui, Andrea Buscemi, è un regista e attore teatrale, comparso anche in serie tv importanti come Don Matteo, Un Medico in famiglia e Padre Pio.
Lei, Patrizia Pagliarone, la sua ex compagna, è una docente universitaria e nel 2012 lo aveva denunciato per stalking dopo aver subito reiterate molestie.
Oggi, dopo essere salito sul carro della Lega, l’attore è stato nominato assessore alla Cultura della (fu) rossissima Pisa, appena espugnata dal Carroccio.
E contro di lui sono state raccolte oltre 20 mila firme sulla piattaforma online change.org. L’obiettivo? Chiedere le dimissione da assessore.
Il motivo? Buscemi, dopo quella denuncia, era stato condannato per stalking dalla Corte d’Appello, dopo che, per difendersi, Buscemi aveva annunciato durante alcune conferenze stampa che avrebbe chiamato a testimoniare persino Renato Zero, Pupo, Pieraccioni e Panariello.
Il problema è che, a causa dei tempi abissali della giustizia, quel reato è finito in prescrizione, ma l’assessore è stato comunque condannato al pagamento delle spese processuali e al risarcimento della vittima in sede civile.
Per la giunta di centrodestra, che non aveva mai guidato il Comune nella storia di Pisa, è un terremoto con ribalta nazionale.
Il neo sindaco Michele Conti è in forte imbarazzo. Ma l’assessore-attore, nonostante il pressing, non pare volersi affatto dimettere.
Eppure il processo aveva messo in luce i suoi comportamenti vessatori: sms continui nel cuore della notte, telefonate ossessivi e pure un investigatore privato messo da Buscemi alle calcagna dell’ex compagna.
(da agenzie)
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