Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
L’ANALISI DI OPEN POLIS LI INCHIODA: LE “MISSIONI” SONO COMIZI, FESTE E NON IMPEGNI ISTITUZIONALI… RESTITUITE I SOLDI INDEBITAMENTE PERCEPITI
Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono assenteisti da record ma “giustificati”. Salvini ha
partecipato all’1,73% delle votazioni al Senato da inizio legislatura, un tasso di assenze del 97,75%. Di Maio è assente l’86% delle volte.
Ma il punto è che i due quando non sono in Parlamento, cioè quasi sempre, non sono formalmente «assenti», bensì «in missione», cioè impegnati in impegni istituzionali.
Lo prevedono i regolamenti delle due Camere come unica deroga all’obbligo di partecipare ai lavori, con il vantaggio che in missione, sebbene non presenti, si incassa ugualmente la diaria.
Ma quali missioni istituzionali impegnano i due ministri per la quasi totalità del loro tempo?
Lo spiega oggi Paolo Bracalini sul Giornale:
L’analisi l’ha fatta Openpolis, confrontando i giorni in cui Salvini e Di Maio risultano in missione con la loro agenda reale, aggiornata costantemente sui social dai diretti interessati. Arrivando a concludere che in entrambi i casi «si approfitta delle missioni per nascondere assenze ingiustificate, come per esempio comizi ed eventi elettorali», essendo sia Salvini che Di Maio leader dei rispettivi movimenti e quindi impegnati nell’attività di partito, ma con diaria parlamentare e di spiegamento di mezzi ministeriali.
Un esempio è il 27 febbraio scorso, voto in Senato sul decreto Quota 100.
Il senatore Salvini non era presente al voto perchè «in missione». Quale? Andare a Cagliari per festeggiare il successo della Lega alle elezioni regionali appena svoltesi in Sardegna.
Stessa cosa il 7 febbraio, non presente alla votazione in Senato sulla riduzione del numero di parlamentari perchè in «missione»,in realtà il ministro era in Abruzzo per un evento elettorale in sostegno del candidato governatore di centrodestra.
«Così facendo il vicepresidente del consiglio ha saltato, anche se formalmente con giustificazione, 84 votazioni del senato, tra cui 8 voti finali: 5 ratifiche di trattati iinternazionali, una conversione di decreto legge,un disegno di legge costituzionale e un disegno di legge ordinario», scrive Openpolis.
La stessa cosa vale per Di Maio, che comunque ha meno missioni e più assenze vere: il 5 febbraio il deputato Di Maio non è presente alla votazione sul dl Semplificazioni perchè «in missione». Ovvero, è andato in Francia ad incontrare i gilet gialli.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
LA DIRETTIVA DI SALVINI NON HA ALCUN VALORE LEGALE E LO SA BENE, INFATTI SI E’ INVENTATO LA POLEMICA CON I “CENTRI SOCIALI”, QUELLI CHE FREQUENTAVA LUI
La direttiva di Salvini che non ha alcun valore legale
I porti sono chiusi, la pacchia è finita e oggi Salvini può aggiungere alla litania contro le ONG anche le accuse nei confronti di Luca Casarini, l’ex leader delle tute bianche, i Disobbedienti del G8 di Genova colpevole di aver trasformato un rimorchiatore degli Anni 70 in un “centro sociale galleggiante”.
Alla fine la reazione pubblica, sui social, del ministro dell’Interno è tutta in quel post ad personam dove attacca Casarini per quello che è stato in passato e chiede ai suoi «e noi dovremmo cedere a questi personaggi?».
Finalmente Salvini ha trovato un avversario del suo livello.
Ma il ministro però dimentica un fatto importante: non è Casarini che deve sbarcare, lui in quanto cittadino italiano può farlo ancora tutte le volte che vuole. Sono i migranti a bordo della Mare Jonio a cui il Viminale nega il permesso di sbarcare a Lampedusa.
Si tratta di una cinquantina di persone, soccorse dopo che il gommone al bordo del quale si trovavano aveva fatto naufragio. Tra loro ci sono anche 12 minori. P
er chi non lo sapesse l’Italia non può legalmente respingere dei minori non accompagnati. A meno che Salvini non voglia mettersi sullo stesso piano di “un pluripregiudicato”. E no, non stiamo parlando degli ultras che il ministro frequenta abitualmente e che considera suoi amici.
E così Salvini si inventa la narrazione dei pericolosi “centri sociali galleggianti”, quando in realtà Mediterranea è un’operazione di soccorso finanziata tramite crowdfunding e non certo un pericoloso vascello pirata.
Anzi, a dirla tutta la Mare Jonio batte bandiera italiana. Diversamente da altre Ong al centro delle polemiche nei mesi scorsi si tratta di un’imbarcazione che è italiana a tutti gli effetti (ed è salpata il 16 marzo dopo aver superato numerose ispezioni della Capitaneria).
E se quando è toccato alla Aquarius o alla Sea Watch Toninelli, Salvini e altri sovranisti hanno chiesto che portassero i migranti in Germania, in Olanda o altrove fosse il loro paese di bandiera questa volta non c’è scampo.
I migranti sono stati soccorsi da una nave battente bandiera italiana? Allora secondo la stessa ferrea logica del governo del cambiamento devono sbarcare da noi.
Parafrasando un tweet del ministro si potrebbe dire: «Mare Jonio? Bandiera italiana, Ong Italiana. Aprano i porti della Sicilia».
E da noi di posto ce n’è, perchè come rivendica orgogliosamente Salvini da inizio anno sono sbarcate appena trecento persone.
C’è poi la questione della direttiva emanata da Salvini per chiudere il porto in faccia ai migranti a bordo del rimorchiatore. Nella direttiva vengono richiamati i trattati internazionali che devono essere rispettati da ogni imbarcazione per garantire il soccorso in mare: la Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare (SOLAS) del 1974, la Convenzione di Amburgo del 1979, la Convenzione delle Nazioni Unite Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) di Montego Bay del 1982.
Tutti testi che hanno la precedenza sulla direttiva del Viminale.
Ma secondo il Ministero il punto importante è un altro: l’Italia non è l’unico place of safety ovvero punto di sbarco sicuro nel Mediterraneo e cita anche i porti della Liba e della Tunisia.
Ma entrambi i paesi nordafricani non possono essere considerati dei porti sicuri, perchè in Tunisia chi ottiene lo status di rifugiato non ha diritto ad un permesso di soggiorno (e chi si vede rifiutare la domanda rischia la deportazione).
La Libia è una situazione ancora più palese perchè al di là delle violazioni dei diritti umani perpetrati anche l’UNHCR non ritiene che possa essere definita un porto sicuro. Qualcosa lo sa anche il comandante della Mare Jonio, un ex comandante di pescherecchi che spesso si è trovato a dover fronteggiare le aggressive motovedette libiche.
Cosa scrive allora Salvini nella sua direttiva? Che il modus operandi delle Ong mette a rischio la sicurezza nazionale perchè dal momento che i migranti provengono da “paesi stranieri a rischio terrorismo, per diffuse attività terroristiche verificatesi ed in atto in quei territori”.
Ovvero rischiamo di importare terroristi. Non risulta però fino ad ora ne siano sbarcati, e state tranquilli che se fosse successo Salvini non avrebbe mancato di twittarlo ai quattro venti. Più semplicemente si tratta di persone che scappano dai paesi dove ci sono “diffuse attività terroristiche” o che provengono da paesi dove il rischio terrorismo non è così alto.
Salvini però lo sa che la direttiva non ha alcun valore, a meno fino a che l’Italia non si ritira dalle convenzioni e dai trattati internazionali.
Ed è per questo che oggi Salvini se la prende con Casarini, uno che frequentava i centri sociali, proprio come lui.
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL SEGRETARIO BARNABOTTI: “DA SALVINI E TONINELLI MAI NESSUNA RISPOSTA”
Mentre a largo di Lampedusa l’arrivo della Mare Jonio apre un nuovo caso sul dossier
immigrazione, un altro, ben più datato, non accenna a chiudersi.
È quello dei 49 profughi salvati da Sea Watch e Sea Eye a dicembre scorso, 10 dei quali avrebbero dovuto essere accolti in Italia dalla chiesa Valdese.
Il condizionale è d’obbligo, perchè ad oggi, dopo oltre 3 mesi, la situazione è ancora incredibilmente in standby: “Sono ancora tutti a Malta – denuncia ad Huffpost Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia Valdese – Dal governo italiano non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta. È come se queste persone fossero fantasmi, bloccati dalla politica in una sorta di purgatorio dell’Europa”.
Barbanotti, facciamo un passo indietro. A quando risalgono i vostri primi contatti con il governo?
“Nei giorni successivi allo sbarco a Malta abbiamo avuto contatti con la viceministra degli esteri Emanuela del Re. Tramite lei abbiamo fatto pervenire la nostra disponibilità ad accogliere questi 10 migranti. Poi il premier Conte si è intestato tutta questa operazione, e il 10 giugno abbiamo saputo dai giornali che il governo aveva accettato la nostra offerta. Da allora ci è arrivata soltanto una mail in cui ci dicevano di tenerci pronti. Poi però, più nulla. Nè da Salvini, nè da Toninelli, nè da qualsiasi altro membro del governo”.
Ma di preciso, dove sono ora queste persone?
“Si trovano in un hotspot chiuso vicino a La Valletta, assieme ad altri migranti coinvolti nei salvataggi precedenti e successivi a quello del 22 dicembre. Un nostro contatto ci ha garantito che vivono in condizioni dignitose, ma ormai sono lì da diversi mesi…”
Sapete almeno chi sono i profughi destinati all’Italia, se ci sono donne e bambini?
“Su questo siamo al paradosso. Non sappiamo neanche il numero esatto, potrebbero essere 10 come 12. Il fatto è che ogni paese, secondo l’accordo siglato da otto paesi europei, doveva andare lì per ‘sceglierli’ in base a questioni linguistiche, legami parentali eccetera. Gli altri paesi, in primis Francia e Lussemburgo, hanno già portato via la loro quota di migranti, o quantomeno sono andati a visitare l’hotspot. L’Italia no. Quindi, ad oggi, noi ancora non sappiamo chi dovremmo ospitare, se ci sono donne o minori, nulla. E chiaramente noi non possiamo andare a scoprirlo di persona. Ci deve pensare il governo. Bisogna avviare i percorsi con l’ambasciata, predisporre i visti per farli entrare. E poi queste persone sono in una situazione giuridica particolare”.
Cioè?
“Non essendo ancora stati improntati e identificati di fatto è come se non fossero mai sbarcati in Europa. Sono bloccati in un limbo dal quale non sanno come uscire”.
Avete provato a sollecitare l’esecutivo sulla questione?
“Certo! Lo abbiamo fatto in tutti i modi possibili, ma non è servito. Siamo rimasti sorpresi. Ci aspettavamo quantomeno un segnale da parte del governo, un tenerci aggiornati sugli sviluppi della vicenda. Ora siamo anche un po’ inquieti, perchè il nostro nome è stato anche utilizzato molto dai media su questa vicenda, e quindi si ripercuote sulla nostra reputazione”.
Come mai secondo voi c’è stato questo atteggiamento da parte dei gialloverdi?
“Questo non lo so, certamente qualcuno ha voluto mettere una bandierina politica su questa questione. Anche perchè, diciamocelo, stiamo parlando di 10 persone, che non spostano assolutamente nulla sugli equilibri di una nazione. In ogni caso noi siamo ancora qui. Non torniamo indietro su quanto avevamo promesso e garantito a tempo debito. Le nostre porte sono ancora aperte”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
“NOI STIAMO DALLA PARTE DEL DIRITTO, E’ SALVINI CHE LO STA VIOLANDO”
“La direttiva di Salvini è subordinata alle leggi dello Stato e alle convenzioni internazionali. Non vale di più. E noi stiamo dalla parte del diritto e delle convenzioni che dicono di salvare chi è in difficoltà in mare. E’ per questo che abbiamo tratto in salvo quelle persone rimaste alla mercè delle onde su un gommone sgonfio per 48 ore”. Alessandra Sciurba è la portavoce di Mediterranea Saving Humans nonchè coordinatrice del team legale della ong che da ieri è al centro di un braccio di ferro con Matteo Salvini sui migranti.
Stavolta il casus belli si chiama ‘Mare Jonio’, la nave di Mediterranea che ieri ha tratto in salvo 49 persone, tra cui 12 minori, in acque internazionali a largo della Libia. E ora aspetta indicazioni su dove attraccare, sbattendo contro i ‘porti chiusi’ del vicepremier leghista.
“La nave si trova a 300 metri a sud di Lampedusa, la posizione assegnata dalle autorità italiane”, ci dice Sciurba che da terra sta coordinando la comunicazione in costante contatto con l’equipaggio a bordo
Una delle persone a bordo è stata evacuata per sospetta polmonite. A bordo, ci dice la portavoce, “è in corso una ispezione della guardia di finanza, che si sta svolgendo con toni pacati e in maniera ordinata”. Intorno alla Mare Jonio ci sono ben tre motovedette delle Fiamme gialle e una della Guardia Costiera.
“Siamo sereni perchè stiamo dalla parte del diritto – insiste Sciurba – e torniamo a chiedere il porto geograficamente più vicino per attraccare”, che sarebbe Lampedusa, con il sindaco che si è dichiarato disponibile.
E di fronte a chi, come Salvini, sostiene invece che i migranti salvati vanno invece riportati in Libia, la portavoce di Mediterranea risponde: “Si vada a vedere il documentario di Channel 4 o il rapporto delle Nazione Unite sul 2018: in questi documenti è chiarissimo ciò che succede in Libia. Sui corpi delle 49 persone che abbiamo salvato ci sono chiari segni di violenza e torture. Allora: o c’è un complotto mondiale per dire che in Libia non si sta bene oppure chiunque abbia un minimo di raziocinio può vederlo da solo. Qui da un lato c’è chi difende i diritti e dall’altro un governo del Mediterraneo, il nostro governo, che ha costruito tutto sulla violazione dei diritti. Noi stiamo dal lato del diritto e stiamo incassando sostegno da terra”.
Il braccio di ferro col ministro è appena iniziato. Difficile che la situazione della ‘Mare Jonio’ si sblocchi subito, data la concomitanza (domani) del voto del Senato sul caso Diciotti, che vede Salvini oggetto di una richiesta di autorizzazione a procedere da parte dei magistrati per sequestro di persona.
Cioè di migranti a bordo di una nave della Marina militare, la Diciotti appunto, l’estate scorsa. Ora la nave è la ‘Mare Jonio’, non è della Marina ma di una ong comunque italiana: il ministro non può chiedere ad altri Stati europei di farsene carico a seconda della bandiera dell’imbarcazione.
Ora lo scontro è in casa, di nuovo, a tutti gli effetti.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
TOTO’ MARTELLO: “I MIGRANTI A LAMPEDUSA SONO I BENVENUTI, NON C’E’ NESSUNA ORDINANZA DI CHIUSURA PORTI”
La nave dell’ong Mediterranea è vicina alla costa di Lampedusa, il sindaco dell’isola la può
vedere dalla finestra del suo ufficio: “Sono alla fonda a poco più di un miglio dalla costa. Noi siamo qui che li aspettiamo. Se arrivano sono i benvenuti…”, dice Totò Martello all’AdnKronos.
Non c’è stato, al momento, nessun contatto, tra il Comune e l’imbarcazione con a bordo 49 migranti. “Se c’è bisogno del nostro intervento – continua Martello – noi interveniamo”. E ricorda che “non c’è un’ ordinanza di chiusura dei porti, che mi risulti”.
Sulla direttiva emanata dal ministro dell’Interno: “So che la nuova circolare del ministro Salvini è stata trasmessa in nottata alle autorità , ma in mare non esistono le circolari. Se hai bisogno e se c’è bisogno io chiedo di entrare, insomma, mi devi fare entrare. E basta”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
IL PROCURATORE PATRONAGGIO STA ASPETTANDO IL RAPPORTO DELLA POLIZIA
Il procuratore Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella, gli stessi magistrati che questa estate iscrissero il nome del ministro Salvini nel registro degli indagati per il caso Diciotti con l’accusa di sequestro di persona, non hanno ancora aperto un fascicolo ma lo faranno nelle prossime ore appena arriverà dalle forze di polizia comunicazione ufficiale di quanto sta avvenendo al largo di Lampedusa.
Il primo passo sarà esaminare le comunicazioni via radio tra la Guardia di finanza e il comandante della nave che ha ignorato l’ordine di non entrare in acque territoriali adducendo motivi di sicurezza della nave e di salute delle persone a bordo.
Per la prima volta il braccio di ferro tra il Viminale e le Ong riguarda una nave italiana alla quale, dunque, non può essere intimato ( come sempre avvenuto finora) di andare a sbarcare i migranti nel Paese di cui batte bandiera.
Ma quale sarà la soluzione di questo braccio di ferro non è per nulla chiaro.
Al momento le uniche cose certe sono che il Viminale non concederà l’approdo in porto e denuncerà il comandante della nave per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Cosa fare dei 49 migranti a bordo (di cui ovviamente nessun altro Paese ha il dovere di farsi carico) la direttiva del Viminale non lo dice.
La conclusione del documento, rivolta ai vertici delle forze dell’ordine, della Marina e della Guardia costiera, si limita infatti ad un invito a “impartire le conseguenti indicazioni operative al fine di prevenire, anche a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica dello Stato italiano, l’ingresso illegale di immigrati nel territorio nazionale”.
Ma come non si sa. Da qui l’intimazione dell’alt da parte della Guardia di finanza all’ingresso nelle acque territoriali italiane, “contraddetto” in punto di fatto dalla concessione del punto di fonda da parte della Capitaneria di porto di Lampedusa che ha il dovere innanzitutto di garantire la sicurezza dell’imbarcazione ritenuta in difficoltà per le condizioni meteomarine.
Nell’impossibilità di chiudere fisicamente le acque territoriali con un blocco navale che le norme non consentono, e non è neanche di competenza del ministero dell’Interno, quello che si preannuncia è l’ennesimo braccio di ferro sulla pelle di 49 migranti nel quale questa volta l’Italia non potrà invocare la responsabilità dell’Europa nè pretendere una suddivisione in quote dei migranti.
Anche perchè — vale ricordarlo — quelli che l’Italia doveva prendersi dell’ultimo sbarco a Malta di una nave umanitaria destinati alle Chiese evangeliche — sono tutti a La Valletta. .
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
COMPLIMENTI AI GOVERNI CRIMINALI CHE FANNO LA GUERRA ALLA ONG, SIETE I CLANDESTINI DELL’UMANITA’
C’è stato un nuovo naufragio questa mattina di fronte alle coste libiche. 
A darne notizie ufficiale è l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni che riferisce che un barcone, con un numero imprecisato di persone a bordo, è affondato davanti alla costa di Sabratha. Si temono decine di morti.
I superstiti sono stati ricoverati in ospedale in Libia e dalle loro testimonianze gli operatori dell’Oim stanno cercando di capire quale sia l’entità della tragedia
Il naufragio è avvenuto vicinissimo alla costa e non si sa neanche se ad intervenire sia stata una motovedetta della Guardia costiera o qualche barca di passaggio o se addirittura i 15 superstiti siano riusciti a mettersi in salvo da soli.
L’Oim riferisce che i sopravvissuti ricoverati in ospedale sono in gravi condizioni.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI STA VIOLANDO TUTTE LE NORME ITALIANE E INTERNAZIONALI… E’ ORA CHE VENGA SPICCATO UN ORDINE DI ARRESTO PER CHI REITERA IL REATO DI SEQUESTRO DI PERSONA
La Mare Jonio, la nave italiana del progetto Mediterranea che ieri ha salvato 49 migranti a largo della Libia, è a ridosso di Lampedusa. La Gdf è salita a bordo per acquisire documentazione e il sindaco di Lampedusa Totò Martello dice che i porti non sono chiusi e i 49 migranti sono i benvenuti.
E l’ex sindaco Giusi Nicolini aggiunge: “La circolare Salvini è un’oscenità giuridica”. Questa la situazione dopo una mattinata cominciata all’alba in modo concitato
Momenti di grande tensione tra la nave Mare Ionio, battente bandiera italiana, del progetto Mediterranea, e la Guardia di Finanza. E alla fine, qualche minuto dopo le 7, la Guardia Costiera autorizza un punto di fonda e la nave si dirige a ridosso a di Lampedusa dove arriva circa alle 7.30 e si ferma lì, a un miglio e mezzo dal porto. Poco dopo le 8 la Gdf sale a bordo della nave.
Il giornalista di Repubblica a bordo dell’imbarcazione conferma che la Gdf ha vietato via radio l’ingresso nelle acque territoriali, quindi la Mare Jonio avrebbe trasgredito. L’imbarcazione, scortata da due unità militari, si trovava con una cinquantina di naufraghi (di cui uno in gravi condizioni) e dieci dell’equipaggio in balia del mare forza 7 a un’ora da Lampedusa, circa 10 miglia. Per questo l’ordine è stato disatteso dal capitano della nave. “Non ci fermiamo, siamo in pericolo di vita”. La Mare Jonio risponde all’alt della Guardia di Finanza
“Abbiamo fatto presente che siamo in una situazione di emergenza con onde alte tre metri, 50 naufraghi a bordo oltre l’equipaggio. Dobbiamo mettere in sicurezza la vita delle persone per questo stiamo andando a ridossare verso l’isola di Lampedusa”.
Ecco l’audio dello scontro tra i finanzieri e la nave con i migranti naufraghi: “Rimorchiatore Mare Ionio da pattugliatore guardia di finanza Paolini, vi intimiamo l’alt, fermate le macchine, arrestate i motori”. Risponde il capitano della Mare Jonio: “Non possiamo arrestare nessuna macchina, qui siamo in pericolo di vita comandante, ci sono tre metri di onda”. “Siamo in condizioni di pericolo di vita”, ripete. E nelle stesse ore, a largo della Libia, c’è un nuovo naufragio.
Il medico Guido Di Stefano racconta la situazione critica a bordo: “I naufraghi a bordo continuano a vomitare nonostante le medicine, e ho difficoltà di farli uscire per andare al bagno perchè è troppo pericoloso”
(da agenzie”)
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