Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA STORIA DI UNA FAMIGLIA ESEMPLARE… LA MADRE CHE PREDICA UMILTA’ DOPO UNA VITA DI GRANDI SACRIFICI… IL FRATELLO: “SIAMO FIERI DI ESSERE ITALIANI, GUARDATE LA FRANCIA: HA IL 90% DI CALCIATORI DI VARIE PROVENIENZE MA IL MONDIALE LO HANNO VINTO IN NOME DELLA FRANCIA”
Quando ha visto Mosè esultare dentro lo schermo della tv, mamma Isabelle s’è inginocchiata nel salotto di Venaria, distante appena duecento metri dall’Allianz Stadium: «Ho ringraziato il Signore e tutte le persone che stanno e sono state vicine a mio figlio. La via cristiana ci ha illuminato».
È religiosissima, mamma Isabelle: sia Mosè, come lo chiama lei, sia il fratello Giovanni hanno nomi ispirati alla Bibbia, portano sempre con loro il testo sacro e quando possono l’accompagnano in chiesa.
Mosè è Moise Kean, centravanti della Juventus e della Nazionale, simbolo dell’azzurro che guarda al futuro e di un’Italia che cambia ma, a volte, resta inchiodata al passato.
Moise è nato a Vercelli e cresciuto ad Asti, ha avuto la cittadinanza senza dover aspettare i 18 anni, però la sua storia, la sua sensibilità , la sua pelle l’avvicinano a problematiche attualissime: «Mi dispiace di tutto ciò che sento: alla fine, se stiamo tutti nello stesso Paese bisogna essere trattati tutti come italiani. Non ci devono essere diversità ».
Un messaggio semplice, senza pretese politiche, il pensiero d’un ragazzo italiano con radici in Costa d’Avorio.
Non è il suo percorso, ma è quello della famiglia, tramandato attraverso racconti che ripete con accento piemontese.
Papà , agronomo, partì nel ’90, quando aveva 24 anni, mamma ne aveva 16 e lo raggiunse poco dopo: attraversarono il cielo su un aereo di linea e non il mare su un barcone rugginoso, però anche loro sognavano una vita migliore: «La guerra non c’era ancora – racconta Isabelle -, ma scappavamo dalla povertà . Cinque o sei anni fa sono diventata cittadina italiana e automaticamente ho passato lo status a Mosè».
Oggi è serena, vive in una bella casa con Giovanni mentre il campioncino ha scelto un appartamento in centro a Torino («ma passa sempre dopo gli allenamenti, ancora adesso è un mammone» sorride), in mezzo ci sono anni durissimi: «Il papà ci lasciò quando Moise aveva 6 anni e Giovanni 11. Facevo l’infermiera ma il lavoro era lontano, le mattine mi alzavo alle quattro e a Moise badava il fratello: lo portava all’oratorio, giocava con i più grandi ma era il più bravo».
Giovanni mostra il cellulare, mamma Isabelle è memorizzata come «Capo»: «È stata la nostra salvezza, sempre presente e severa quando serviva, grazie ai suoi sacrifici siamo cresciuti in maniera impeccabile. La nostra infanzia complicata oggi è in campo con Moise: è il segreto della sua fame, della sua cattiveria agonistica».
Anche Giovanni gioca a calcio, ultima squadra il Rieti, Serie C, ed è tifosissimo di Moise, non c’è traccia di gelosia: «Che messaggio può arrivare da un ragazzo di colore che fa gol per l’Italia? Che è ora di aprire gli occhi. Le persone sono tutte uguali e la pelle non c’entra: basta distinzioni, si vince uniti. Il modello, per me, è la Francia: ha il 90 per cento di calciatori neri, con origini diverse, però, quando hanno vinto i Mondiali hanno premiato il loro Paese, non quello dei genitori. Il popolo italiano non è ignorante, però ci si deve svegliare».
Giovanni, come Moise, è sensibilissimo al tema della cittadinanza: «Noi ci sentiamo italiani e fieri di esserlo, siamo nati in Piemonte e abbiamo solo amici italiani, in Costa d’Avorio non siamo andati nemmeno in vacanza. Lo Ius soli? Non serve aver compiuto 18 anni, non bisogna fare distinzioni: chi è nato qua ha diritto di essere italiano».
Non è d’accordo, però, con Ramy, il ragazzino eroe del bus dirottato e dato alle fiamme: «Merita
applausi, ma io non avrei chiesto la cittadinanza: una legge va rispettata, anche se per me è sbagliata». Sorride, Giovanni: il gol azzurro di Moise può aiutare a capire meglio una società che cambia velocemente, non scolora solo brutte esperienze personali: «È capitato anche a noi, tante volte, di subire episodi di discriminazione. Però gli insulti ci stimolano, ci danno forza».
Lui ha fatto del pallone un mestiere, Moise è andato oltre: è una figurina d’album che i bambini si contendono. Ma sui campi minori, come nell’Olimpo del calcio, portano avanti insieme lo stesso insegnamento di mamma Isabelle: «Ho detto loro che bisogna restare umili e so che Moise lo metterà in pratica anche ora che sta diventando famoso. Gli dico sempre: per prima cosa devi ascoltare, per seconda mai rispondere male. E se qualcuno ti offende, chiedigli cosa hai fatto di male».
(da “La Stampa”)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
IL M5S, IN CASO DI SCONFITTA ALLE EUROPEE, NON POTRA’CHE CHIEDERE ELEZIONI ANTICIPATE… SALVINI DA SOLO NON VA DA NESSUNA PARTE
Se è vero che tre indizi fanno una prova, è probabile che sei Regioni facciano quasi una
certezza. Il centrodestra si afferma anche in Basilicata, dopo aver vinto in Molise, in Friuli Venezia Giulia, nel Trentino Alto Adige, in Abruzzo e in Sardegna.
Cioè tutte le volte che si è votato dalla tornata elettorale che ha portato alla nascita del governo gialloverde, guidato da Giuseppe Conte.
Quella della Basilicata è ancora una volta una vittoria a traino leghista, con Berlusconi e Meloni che però mantengono posizioni nella partita con l’alleato più potente. Salvini penetra al Sud e vince ma non abbastanza da poter fare tutto da solo.
Per il Movimento Cinque Stelle arriva l’ennesimo scivolone, così marcato rispetto alle Politiche da rendere balbettante la giustificazione della diversità del voto amministrativo, che tradizionalmente penalizza i grillini.
Ma il voto lucano riporta anche con i piedi per terra il nuovo corso del Partito democratico, che avverte come la traversata del deserto sia appena iniziata.
Perdono la presidenza della roccaforte rossa del Sud, governata per un quarto di secolo, e a Nicola Zingaretti non può certo bastare la consolazione di aver soffiato il secondo posto al candidato di Di Maio.
Anche perchè il 26 maggio, insieme alle elezioni europee, toccherà al Piemonte: i sondaggi raccontano per ora dei partiti del centrodestra saldamente in testa, di un tentativo di rimonta difficile per il presidente uscente Sergio Chiamparino, non si sa quanto e se avvantaggiato dai Cinque Stelle dati in caduta libera , con percentuali vicine all’irrilevanza.
Se il centrodestra dovesse prendere anche il Piemonte completerebbe la conquista del Nord. Ma anche Matteo Salvini, che si mostra finora senza rivali in campagna elettorale, avverte il peso delle sue contraddizioni.
Governare con Di Maio e umiliarlo alle elezioni in coppia con il tradizionale alleato è un giochino che non è facile far durare a lungo.
È premuto da una fetta crescente del suo partito che, come ha raccontato Francesco Verderami, riferendosi ai cinque stelle gli dice: Matteo, che ci stiamo a fare con questi?
E per di più qualcosa si è rotto nella «chimica» che ha tenuto legati i due trionfatori delle elezioni politiche dello scorso anno. Si stanno meno simpatici di una volta e sono divisi sulla Cina, sulla Tav e sull’Autonomia.
Il contratto, seppure non scaduto, è certamente svuotato. Per Luigi Di Maio, che ha appena cominciato ad abbozzare una controffensiva, prendere in considerazione le elezioni anticipate, in caso di sconfitta alle Europee, diventerebbe quasi un obbligo.
Restare fermo seguendo la logica del «quando ci ricapita» sarebbe probabilmente un suicidio. A meno che Salvini, a sorpresa, non abbia voglia di invertire i tavoli, trasformando il contratto in alleanza.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
CRESCE IL MALUMORE TRA I GRILLINI: “LA LEGA E’ PARTITO DEL SISTEMA, NOI LO STIAMO DIVENTANDO”
A due mesi dalle elezioni europee, il clima in casa M5S è teso più che mai. Il movimento è in caduta libera nei sondaggi e praticamente tutte le tornati elettorali nell’ultimo anno, compresa l’ultima in Basilicata, sono state una debacle.
Da un lato la resa su alcune battaglie storiche come il Tap o l’Ilva, dall’altra il rapporto con la Lega, che secondo alcuni vede i Cinque Stelle subalterni a Matteo Salvini, hanno fatto crescere il malumore interno.
Il Corriere della Sera riporta uno duro sfogo del senatore Gianluigi Paragone, alla sua prima legislatura in Parlamento dopo una carriera da giornalista.
“Abbiamo un problema, così non va”, ha dichiarato Paragone a margine di un comizio a Oderzo, in provincia di Treviso. “Siamo tutti colpevoli di questa deriva. Dobbiamo fare un tagliando e cambiare tutto. Se non siamo capaci, beh allora scansiamoci. Non vale la pena andare avanti così, con questo governo. Il ministro Tria (titolare del Tesoro, ndr) si sta mangiando il governo, la politica è ferma”.
Paragone non è soddisfatto della strategia tenuta dal movimento da quando è all’esecutivo: “Stiamo diventando forza di sistema.”, fa notare. “E non basta fare il compitino, dobbiamo tornare a essere tsunami come una volta”.
E ancora: “È stato un errore tenere fuori Alessandro Di Battista. Deve tornare al nostro fianco e combattere con noi”.
Paragone ha rincarato la dose dalla sua pagina Facebook con un video in cui sostiene che “il movimento per vincere deve tornare a essere cazzuto, dal tema delle banche all’ambiente”.
“A Taranto non possiamo fare finta che le cose stiano andando come avevamo detto in campagna elettorale. Il Veneto ha ancora una platea di risparmiatori delle banche che aspettano i decreti attutivi”, fa notare il senatore.
“La Lega è il partito più di sistema che c’è nel Governo, ecco perchè dobbiamo tornare a essere assolutamente potenti in questa fase di slancio”.
(da TPI)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
ANTONIO MATTIA SOLO QUARTO NELLE PREFERENZE M5S
I primi saranno gli ultimi. Ed è così che le elezioni regionali in Basilicata hanno fatto un brutto
scherzo al candidato del Movimento 5 Stelle.
Antonio Mattia, infatti, arrivato terzo nella corsa alla poltrona da Presidente (nonostante il M5S sia stato il partito più votato) non solo non è diventato governatore, ma non ha neanche conquistati un posto all’interno del consiglio regionale.
L’ex presidente Marcello Pittella, le cui dimissioni hanno portato a queste elezioni, è riuscito, invece, a ottenere più voti di tutti quanti i candidati e si è guadagnato sul campo un nuovo passaggio nell’Aula della Regione, questa volta dal lato dell’opposizione.
Marcello Pittella è stato, dunque, rieletto in Consiglio regionale con la lista ‘Avanti Basilicata’, una delle sette a sostegno del candidato di centrosinistra Carlo Trerotola.
È stato il più votato in assoluto in Basilicata, con 8613 voti e per questo viene eletto con il proporzionale in provincia di Potenza.
Torna così a sedere tra i banchi del Consiglio regionale, stavolta però in opposizione dopo essere stato più volte consigliere di maggioranza prima, poi assessore alle attività produttive e dal 2013 al 6 luglio 2018 presidente della giunta regionale, prima della sospensione dovuta alla vicenda giudiziaria in cui è stato coinvolto.
Se Marcello Pittella può esultare nonostante la sconfitta, Antonio Mattia non può fare lo stesso, nonostante il Movimento 5 Stelle sia stato il partito più votato in assoluto.
Il candidato pentastellato, infatti, si è piazzato al terzo posto, alle spalle dei rivali Vito Bardi (sostenuto dalla coalizione di Centrodestra) e Carlo Trerotola (del Centrosinistra).
A questi ultimi due, infatti, sono state consegnate le cariche di Presidente e Consigliere, come previsto dalla legge. Per il terzo classificato, invece, non si procede in base al candidato, ma il tutto si decide sul numero dei voti ottenuti singolarmente.
E Antonio Mattia conquistato meno preferenze rispetto ai suoi colleghi di lista Gianni Leggieri e Gianni Perrino e Gino Giorgetti (già consiglieri durante l’ultimo mandato).
Per questo motivo — e a causa dei soli tre seggi conquistati — nonostante gli sforzi fatti per conquistare quel 20,32% di voti, è lui a rimanere fuori dal consiglio regionale.
C’è una novità tra i nomi che compongono il nuovo consiglio regionale della Basilicata. Dopo oltre nove anni una donna torna a sedere tra gli scranni lucani: si tratta della leghista Donatella Merra.
Ecco come sarà composto il nuovo consiglio.
La Lega di Matteo Salvini ne elegge sei: Francesco Fanelli, Carmine Cicala, Massimo Zullino, Tommaso Coviello e Donatella Merra e Pasquale Cariello. Forza Italia sarà rappresentata da Francesco Piro, Francesco Cupparo e Rocco Leone. Vincenzo Baldassarre è stato eletto per ‘Idea Un’altra Basilicata’, mentre Piergiorgio Quarto (Basilicata Positiva-Bardi Presidente) e Giovanni Vizziello (Fratelli d’Italia) chiudono i seggi della maggioranza
Per l’opposizione di Centrosinistra i nomi sono: Marcello Pittella, Luca Braia, Mario Polese e Roberto Cifarelli, oltre al candidato presidente Carlo Trerotola. Tutti hanno sempre sostenuto proprio Pittella
durante il suo mandato e ora, nonostante il tentativo di allontanarlo, lui e la sua squadra si trovano a rappresentare proprio quel Centrosinistra pee cui era refrattario.
Come detto, il Movimento 5 Stelle sarà rappresentato da Gianni Leggieri , Gianni Perrino e Gino Giorgetti.
(da agenzie)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
FORSE PIU’ SEMPLICEMENTE DIBBA SI VERGOGNA DI RAPPRESENTARE CHI HA TRADITO PER UNA POLTRONA I VALORI DEL M5S
Nel video su Facebook che il vicepremier Luigi Di Maio pubblica sul voto in Basilicata il capo politico si rivolge a tutto il MoVimento 5 Stelle con un invito netto alla compattezza e ad andare avanti.
Ma ha anche un sassolino da togliersi dalle scarpe e lo fa in un passaggio piuttosto lungo in cui dice che è l’impegno sul territorio che viene premiato.
Finchè aggiunge: “Non ci sono viaggi da fare… Vedo che qualche portavoce ha paura di andare in televisione…”
Di Maio sembra rivolgersi a Alessandro Di Battista. L’ex parlamentare, in silenzio dalla metà dello scorso febbraio, aveva infatti anticipato che, all’inizio dell’estate, si sarebbe recato in India per un nuovo lungo viaggio sulla scia di quello in Sudamerica. “Come sempre il M5s andrà più forte di prima. Io non volevo neanche intervenire sul voto. Io penso che il M5S deve essere considerata come una forza che ha portato un risultato importante”, sottolinea Di Maio.
Stamattina nel MoVimento 5 Stelle c’era chi sognava il ritorno di Di Battista: forse Di Maio ha risposto così anche a loro.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA SOLITA RIDICOLA TEORIA DELLE LISTE CIVETTA, OVVERO LA COALIZIONE DI PARTITI: MA SI E’ ACCORTO CHE SE FA IL VICE-PREMIER E’ GRAZIE A UNA COALIZIONE?
Ogni volta che il M5S perde le elezioni in realtà le ha vinte perchè “è la prima forza politica”. 
Al solito se poi ha perso e non riesce a governare è colpa delle “liste civetta”, ovvero delle coalizioni di partiti.
Il fatto che il MoVimento 5 Stelle sia al momento al governo grazie ad una coalizione con un altro partito è solo un dettaglio. Del resto loro lo chiamano “contratto”, non inciucio o alleanza.
E così immancabilmente il M5S ha vinto anche in Basilicata. Il presidente della Regione sarà Vito Bardi, che però non era il candidato del MoVimento ma quello del centrodestra.
In questo contesto Luigi Di Maio si consola spiegando: «noi abbiamo un simbolo, una lista. E andiamo avanti così». L’esatto contrario di quello che aveva detto all’indomani della sconfitta in Abruzzo quando con un post su Facebook e sul blog aveva aperto alla possibilità di un’alleanza con le liste civiche.
La novità rispetto alle elezioni regionali abruzzesi è che il vicepremier non ha aspettato a lungo per rivendicare lo straordinario successo del suo partito.
A febbraio ci erano volute 48 ore per stanare Di Maio, oggi invece il bisministro si concede meno tempo per riflettere. Anche il tono dei post è diverso. Dopo la sconfitta in Abruzzo Di Maio rifletteva a lungo sul futuro del MoVimento 5 Stelle spiegando che se dopo la Sicilia, il Molise e l’Abruzzo «non siamo riusciti a conquistare una regione» era il momento di affrontare alcuni problemi di fondo che «come capo politico del MoVimento 5 Stelle intendo affrontare».
Di Maio all’epoca prometteva di presentare — entro poche settimane — delle proposte da sottoporre a consultazioni online per affrontare l’organizzazione nazionale e locale e se decidere se guardare alle liste civiche. Quelle proposte ad oggi — dopo un mese — non sono ancora arrivate. Anzi sembra che Di Maio abbia superato brillantemente la riflessione sulla sconfitta, che non gli è proprio congeniale, per annunciare la vittoria.
Anche dopo la brutale sconfitta in Sardegna Di Maio spiegava che non era una vera e propria sconfitta perchè alle amministrativa il M5S è sempre andato male rispetto alle elezioni politiche (dove invero non ha mai vinto).
Invece che interrogarsi sul perchè un partito che ormai ha 10 anni non sia ancora riuscito a conquistare la presidenza di una Regione Di Maio spiegava che la sconfitta era dovuta al fatto che «in questi mesi ci siamo messi contro banche e assicurazioni» così come i trivellatori, il gioco d’azzardo e una lunga lista di poteri forti (non da ultimo il cane che gli ha mangiato i compiti).
In Basilicata la musica non cambia. Di Maio spiega che «se andassimo al voto alle elezioni politiche domani potremmo anche rivincere in quella regione, visto che non esisterebbero le miriadi di liste civetta che hanno assorbito centinaia di voti soprattutto nei Comuni di provincia».
Nel frattempo nel mondo reale le cose vanno diversamente.
Di Maio immagina che quel 20% del suo candidato possa valere quanto il 42.2% del centrodestra perchè chi ha votato per le “liste civetta” non si è accorto che ha votato per il centrodestra.
Ma non è così, in mancanza delle liste civiche un elettore di destra voterà un partito di destra e non altro. Invece che annunciare una vittoria che non esiste Di Maio farebbe bene a riflettere sulle motivazioni dell’ennesima sconfitta.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA KASTA GRILLINA INCAPACE DI FARE AUTOCRITICA E DI METTERE IN DISCUSSIONE UNA LINEA POLITICA SUICIDA
Il risultato era in qualche modo previsto, ma alla delusione per aver più che dimezzato i voti in Basilicata rispetto alle politiche Luigi Di Maio fa prevalere la gioia per il fatto che il Movimento 5 stelle è il primo partito nella Regione.
C’è una parte dei 5 stelle che fa buon viso a cattivo gioco, a cominciare da Luigi Di Maio, che accoglie quasi con giubilo il risultato delle regionali lucane.
“M5s è la prima forza politica in Basilicata. Gran parte della stampa parla di ‘voti dimezzati in un anno’ e di ‘crollo’, ma la verità è che abbiamo battuto tutte le liste, anche quelle con gli impresentabili dentro, anche quelle con i portavoti di Pittella. A Matera siamo oltre il 30% ed è un risultato che conserviamo con grande senso di responsabilità verso il paese, senza esultanze da stadio. Noi abbiamo un simbolo, una lista. E andiamo avanti così!” scrive su Facebook il vice premier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro.
“Quel che conta è che M5s, oggi, è più forte di prima in Basilicata: passa dal 7% delle regionali 2013 a oltre il 20% di oggi. E questa non è la nostra storia, è la realtà !”.
Per Di Maio “considerando il vero tracollo di Pd e Forza Italia, se andassimo al voto alle elezioni politiche domani potremmo anche rivincere in quella Regione, visto che non esisterebbero le miriadi di liste civetta che hanno assorbito centinaia di voti soprattutto nei comuni di provincia”.
C’è però una parte dei 5 stelle che cerca di capire le ragioni profonde del consenso ormai dimezzato in Italia: “Sono sincero, ho una delusione personale – ha detto il candidato presidente del Movimento 5 Stelle Antonio Mattina – anche se il risultato è comunque positivo per il voto di lista. Prendo atto di questo risultato e da questo ripartiamo”.
“L’ho detto al Corriere così come lo dico in piazza: il Movimento non può fare a meno di Alessandro Di Battista” scrive su Facebook Gianluigi Paragone, senatore del M5S.
Il riferimento è all’ex deputato, scomparso completamente dalla scena politica dopo la sconfitta in Abruzzo e silente addirittura dal 13 febbraio.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 25th, 2019 Riccardo Fucile
RISPETTO A UN ANNO FA IL CENTRODESTRA GUADAGNA 17 PUNTI, IL CENTROSINISTRA 13, I GRILLINI PERDONO IL 24%
Il centrodestra a trazione leghista ottiene un nuovo successo alle regionali in Basilicata. A
spoglio quasi ultimato i dati in arrivo dalle sezioni confermano solidamente il quadro tracciato dalle proiezioni diffuse dalla Rai a partire dalla mezzanotte.
Bardi, un ex generale della Guardia di finanza fortemente voluto da Forza Italia e sostenuto da cinque liste, ottiene il 42,2 per cento dei voti, distanziando il candidato Carlo Trerotola – che aveva l’appoggio di 7 liste – che si attesta al 33,1%.
A seguire, molto distanziati, i Cinquestelle, con Antonio Mattia con il 20,3 per cento. Valerio Tramutoli – professore universitario ecologista e quarto candidato – arriva al 4,4% con la lista civica di sinistra “Basilicata possibile”.
I voti alle liste
Nonostante il dimezzamento dei voti rispetto alle politiche del 4 marzo 2017, il M5s resta tuttativa il primo partito con il 20,31%, seguito dalla Lega con il 19,29%.
Per quanto riguarda le altre liste, Forza Italia con il 9,1% e pur perdendo qualcosa tiene rispetto alle scorse elezioni. Sotto il 10% entrambe le liste principali a sostegno di Trerotola, ovvero Avanti Basilicata e Comunità democratiche. A seguire Fratelli d’Italia con il 5,9 per cento e Progressisti Basilicata sotto il 5.
Affluenza in crescita rispetto al 2013
L’affluenza è in netto aumento, almeno rispetto alle precedenti regionali. Alle 23 si è attestata al 53,58 per cento, secondo i dati del Viminale. La crescita è stata di 6 punti rispetto alle regionali del novembre 2013 quando si era fermata al 47,6%. In quell’occasione si votava in due giorni: domenica e lunedì. Alle politiche del 4 marzo 2018 l’affluenza era stata del 71%.
Il confronto con le precedenti elezioni
Per l’esattezza alle politiche del 2018, in Basilicata (alla Camera) il M5s aveva ottenuto il 44,3% dei voti. Il centrodestra nel suo insieme aveva preso il 25,4%, con Forza Italia al 12,4% che doppiava la Lega al 6,3%, seguiti da Fdi al 3,7% e Noi con l’Italia-Udc al 3%.
Il centrosinistra era crollato sotto il 20%, con il Pd fermo al 16,1%. Nel 2013 il centrosinistra aveva trionfato con il 60% delle preferenze: il Pd era al 25% e la lista Pittella al 16%. Il Pdl era al 12,2% (tutto il centrodestra ottenne il 19% e la Lega nemmeno si presentò) mentre il M5s si fermava al 9%.
(da agenzie)
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