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IL GOVERNO PREPARA UNA TRUFFA ALL’EUROPA

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

SI STUDIA UN DEF CHE SOVRASTIMI LA CRESCITA PER EVITARE LA MANOVRA CORRETTIVA E SCAVALLARE LE EUROPEE

I numeri, che affondano le radici nel tessuto reale del Paese, dicono 0. Crescita zero. Così ha scritto il Centro studi di Confindustria nel rapporto in cui ha sancito che l’Italia è ferma, immobile.
Con il Pil a zero bisogna fare i conti e i conti li deve fare il governo, a cui spetta il compito di trovare le soluzioni.
Però c’è il bisogno, politico e urgente, di Lega e 5 stelle, che devono scavallare le elezioni europee senza dolori, evitando quindi una manovra correttiva, cioè sacrifici da scaricare sulle spalle e nelle tasche degli italiani.
E il Tesoro, pressato dalle richieste dei due partiti, cosa tira fuori? Un Documento di economia e finanza da inviare a Bruxelles che ha la forma della “truffa” perchè dentro si pomperà  il Pil con un decreto che è definito urgente e per la crescita, ma che è a spese zero e privo di risorse fresche.
E’ poco ma quel poco basta perchè tanto – è la considerazione che viene fatta da diversi ambienti dell’esecutivo – il giudizio di Bruxelles arriverà  il 6 giugno.
In quella data i cittadini avranno già  votato e pazienza se i problemi saranno ancora da risolvere. In autunno bisognerà  trovare 23 miliardi a meno che non si decida di aumentare l’Iva, ma fin lì il piano del governo ancora non si spinge.
Quello che si sta preparando a via XX settembre è un Def dal fiato corto, che maschera i problemi di un’economia a un passo dalla recessione.
Secondo quanto ricostruito da Huffpost, il quadro prenderà  atto della frenata che intercetta lavoro, consumi, investimenti, produzione, in sintesi l’intera capacità  produttiva del Paese.
E così il Pil tendenziale (al netto di nuove misure nell’anno) sarà  collocato appena sopra lo zero, a +0,1%, mentre il deficit al 2,4 per cento.
Se si dovesse fermare qui il governo certificherebbe il fallimento delle proprie politiche economiche perchè le stime del Pil, e di conseguenza del deficit e del debito – i principali indicatori che misurano lo stato di salute dei conti pubblici – erano ben altre appena qualche mese fa, quando si è giocata la partita della manovra.
Il bagno di realismo questa volta c’è perchè di fronte ai dati di Confindustria, sommati a quelli dei principali osservatori nazionali e internazionali, non si può parlare più di crescita intorno all’1 per cento.
Rasentare lo zero non è quindi accettabile per il governo. Significherebbe chiudere dopo qualche settimana la narrazione dell’anno bellissimo del premier Giuseppe Conte, ma anche quella della caccia ai gufi lanciata oggi da Matteo Salvini, oltre che all’ottimismo sbandierato di Luigi Di Maio.
Ecco allora che al Def si accoppierà  il decreto per la crescita. Un provvedimento a cui hanno lavorato il ministro dell’Economia Giovanni Tria e Di Maio, nella convinzione del secondo di spingere il primo a usare questo espediente per sostanziare la messa in scena.
Perchè altro non è che una messa in scena quella di pompare il Pil con un decreto di plastica, dove trovano spazio qualche incentivo (tra gli altri il super ammortamento voluto dal Pd e soppresso da Lega e 5 stelle appena qualche mese fa) e tante dichiarazioni di intenti sul made in Italy e sugli investimenti.
La direzione di marcia nel Def dirà  invece che questo decreto porterà  1-2 decimali al Pil programmatico, quello cioè che prende in considerazione gli interventi messi in campo dopo la manovra.
E così la narrazione del governo che punta sulla crescita – ribadita anche oggi da Tria e Di Maio, rispettivamente in Cina e negli Stati Uniti per sostenere la credibilità  dell’Italia – si sostanzierà  della considerazione che l’unico modo è spingere così, con piccoli passi sul Pil e maglie larghe sul deficit.
Sì, il deficit, il campo di contesa tra Roma e Bruxelles durante la gestazione della manovra, con Salvini e Di Maio che volevano il 2,4% e Tria l’1,6%.
Il primo tempo lo vinsero i due partiti di governo, il secondo, quello decisivo, ha portato a un dietrofront fino al 2,04%, necessario per fermare la procedura d’infrazione che Bruxelles era pronta ad attivare.
Come ritornare a giustificare e far passare un deficit al 2,4% e allo stesso tempo evitare che l’Europa prescriva una manovra correttiva? Con i numeri della crisi.
Il governo gialloverde dirà  a Bruxelles che l’economia sta precipitando, non solo in Italia, e che tutto serve tranne che una correzione dal carattere recessivo.
L’unica strada è quella della crescita ed ecco qui che tra le mani dei funzionari europei sarà  messo il faldone del decreto crescita.
E’ un effetto con due direzioni opposte quello che punta a convincere la Commissione europea: se il Pil va sempre più giù allora il deficit può andare più su. Senza correzione, però, anche perchè la stessa Europa valuta se prescrivere un intervento di questo tipo prendendo in considerazione il deficit strutturale, al netto del ciclo.
Per dirla in maniera secca: l’economia rallenta, il deficit può aumentare per questo motivo, la correzione non serve.
Al massimo il governo è disposto a mettere sul piatto i 2 miliardi congelati con la manovra: significherà  sì ridurre le risorse destinate all’economia reale, ma sono sacrificabili in un contesto dove invece una correzione significherebbe trovare almeno 5-6 miliardi.
Il gioco delle tre carte per superare le elezioni europee non risolve di certo i grandi problemi che zavorrano i conti pubblici.
Ad autunno si dovranno trovare 23 miliardi a meno che non si decida di aumentare l’Iva, cosa che nè Di Maio nè Salvini vogliono mettere in conto.
Nel Def, che dovrà  essere presentato entro il 10 aprile, si scriverà  che l’impegno è quello di disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva, cioè che quei 23 miliardi si troveranno.
Come? Ad oggi non si intravede soluzione, ma dopo il voto di maggio ci potrebbe essere un’altra Europa e le maglie del deficit – l’espediente con cui negli ultimi anni si sono disinnescate le clausole – potrebbero diventare più larghe. Ma questa è una storia che il governo ancora non ha scritto.

(da “Huffingtonpost”)

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“IO, LEGHISTA, SARO’ IN TESTA AL CORTEO CONTRO IL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE DI VERONA”

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

MAURO BONATO, EX CAPOGRUPPO DELLA LEGA IN COMUNE: “RESTO NELLA LEGA PER UMANIZZARE I TROGLODITI”

Mauro Bonato è un fiume in piena.
L’ex capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Verona dice che “non vuole polemizzare con le singole persone”, perchè quella che chiama “la sua battaglia” riguarda soprattutto il coinvolgimento del Comune nell’organizzazione di un evento – il contestatissimo Congresso delle famiglie, da venerdì a domenica nella città  dell’Arena – in cui figurano relatori “che hanno fatto dichiarazioni agghiaccianti”. Ma Bonato ce l’ha con Lorenzo Fontana, perchè “se il ministro voleva un’iniziativa sua, con i suoi supporter, poteva organizzarla col Ministero della Famiglia senza tirare in mezzo il Comune di Verona”.
E anche con Matteo Salvini “ha detto che verrà  a rimarcare le parole di Papa Francesco sulla famiglia, ma lo sa che tra i relatori del Congresso ci sono due cardinali, Walter Brandmà¼ller e Raymond Leo Burke, che avevano firmato i Dubia sull’Amoris Laetitia del Pontefice?”.
Agli inizi di marzo Mauro Bonato si è dimesso da capogruppo in aperta polemica con gli organizzatori del Congresso di matrice catto-leghista.
La Lega lo aveva espulso dal partito a luglio scorso, ma lui ha continuato a guidare il gruppo consiliare e oggi, come risulta anche dal sito del Comune, resta un consigliere leghista.
“E continuo la mia battaglia per il rispetto dei diritti civili”, ripete ad HuffPost, annunciando che sabato sarà  in prima fila al corteo di protesta, mentre i ministri leghisti Bussetti, Fontana e Salvini parteciperanno al Congresso.
Bonato, sarà  alla testa del corteo transfemminista?
In realtà  è un corteo nel quale, a quanto mi risulta, sfileranno anche associazioni cattoliche, sindacati. Sarà  una manifestazione di protesta contro questo convegno in cui ci sono relatori che hanno usato parole agghiaccianti contro la dignità  umana, contro le donne, contro gli omosessuali e contro gli uomini in generale. Se il ministro Fontana voleva una iniziativa sua, con i suoi supporter, poteva organizzarla col Ministero della Famiglia senza mettere in mezzo il Comune di Verona. Mi viene in mente un paragone
Quale?
È come se io organizzassi un convegno sulla corruzione e invitassi tra i relatori qualcuno condannato per corruzione contro la Pubblica amministrazione. Ripeto, per me è assurdo che si dia il marchio del Comune, Ente pubblico, a un evento che ha ospiti del genere.
A chi si riferisce?
A tanti della masnada che figura nel programma. Salvini ha detto che verrà  a rimarcare le parole di Papa Francesco sulla famiglia, ma lo sa che tra i relatori del Congresso ci sono due cardinali, Brandmà¼ller e Burke, che avevano firmato i Dubia sull’Amoris Laetitia del Pontefice?
Teme che in Italia si possa arretrare sul fronte dei diritti civili?
Sono contento che Salvini abbia dichiarato, ad esempio, che la legge 194 non è in discussione. Insomma, da quel che dice le conquiste fatte sui diritti civili – penso alla 194, alla legge sul divorzio non dovrebbero essere toccate. Lo aspetteremo al varco.
Lei punta l’indice contro la presenza del Comune di Verona tra gli organizzatori del Congresso.
Il Comune, in quanto co-organizzatore, avrebbe dovuto operare una scrematura tra i relatori. Se si voleva parlare davvero di famiglia dovevano essere scelte altre persone. Perchè non hanno invitato il Forum delle famiglie? E poi bisognava trattare anche altri punti della questione.
In che senso?
Si discuterà  molto del ruolo della donna nella famiglia, della salute femminile. Perchè, mi chiedo, non discutere, anche alla luce del numero di femminicidi, anche del ruolo dell’uomo nella famiglia? E poi a un Congresso sulla famiglia si dovrebbe parlare della maggioranza delle famiglie italiane, che sono composte da un solo uomo e una sola donna con figli, su come supportarle. Penso a quel che avviene in Francia, agli sgravi fiscali introdotti per supportare questi nuclei familiari. La monofamiglia in Italia è una realtà .
Anche le famiglie Arcobaleno. Il ministro Fontana ha dichiarato che non esistono.
È una sua opinione. Esistono le unioni civili e coloro che si uniscono civilmente vanno rispettati. Nessuno contesta la famiglia definita “naturale”, ma parliamo di tutte le famiglie possibilmente inquadrando la questione in un’altra ottica.
Che intende?
Questo Congresso ha connotati confessionali e per discutere di famiglia non va bene. La riflessione sulla famiglia deve essere laica.
Lei si è dimesso da capogruppo. Ma resta consigliere comunale in quota Lega.
Certo. Sono entrato in Consiglio comunale nel 2017. Credo che mi sia stato chiesto di candidarmi per rappresentare il volto della prima Lega. Io provengo dalla Liga Veneta del 1990, la segretaria era Marilena Marin, abbiamo fatto grandi battaglie sull’autonomia rispettando al massimo diritti civili e questioni etiche. La Lega di Marin rappresentava la civiltà  veneta che era la civiltà  del dialogo, della giustizia e dell’equilibrio.
Oggi è un’altra cosa?
Credo che la Lega debba avere una sua identità  definita, sul piano locale e su quello nazionale. Invece è un ibrido, un po’ di qua è un po’ di là .
Torniamo al suo ingresso in Consiglio comunale.
Nel ’92 e nel ’94 sono stato deputato leghista e poi dal ’93 al ’99 sindaco di Bosco Chiesanuova, il mio paese d’origine. Poi avevo detto “basta”, ero tornato alle mie cose, alla mia passione per la storia sacra. Due anni fa mi hanno chiesto di candidarmi a Verona e sono stato eletto.
Non è stato indicato subito capogruppo, però.
No, subito dopo le elezioni indicammo capogruppo Vito Comencini, giovane e fedelissimo del ministro Fontana. Alle Politiche del 2018, però, è stato eletto in Parlamento e quindi a luglio scorso gli dicemmo di farsi da parte.
E la scelta cadde su di lei.
Quattro su sette dei consiglieri leghisti indicarono me e sono rimasto capogruppo fino a qualche settimana fa
Nel frattempo, però, è arrivata l’espulsione dal partito. Com’è andata?
Venni espulso poco dopo la mia designazione a capogruppo consiliare. Nella comunicazione ufficiale si fa riferimento al fatto che io non avessi la maggioranza dei consiglieri – ma avevo 4 firme su 7 – e che non avessi mai comunicato ai vertici di voler fare il capogruppo. La verità  è un’altra.
E qual sarebbe la verità ?
Avevo spodestato Comencini, fedelissimo di Fontana. Ma non è finita qui.
Cioè?
Agli inizi di marzo c’è stato un direttivo cittadino della Lega, nel quale è stato detto al consigliere comunale Roberto Simeoni che se avesse continuato a sostenermi come capogruppo non sarebbe stato candidato alle elezioni provinciali e Alberto Zelger, altro esponente leghista in Consiglio e tra gli organizzatori del Congresso sulla famiglia, ha dichiarato che io come capogruppo sono una figura imbarazzante. A quel punto ho deciso di farmi da parte.
Perchè “imbarazzante”?
Perchè sono una persona libera e durante quest’anno e mezzo ho sempre detto e fatto quello che ritenevo giusto. Quando Zelger nel programma radiofonico “La Zanzara” ha parlato contro gli omosessuali e contro le donne ho presentato un ordine del giorno di condanna, votato quasi all’unanimità . Io sostengo la 194, porto avanti una battaglia in difesa della dignità  della persona e per la tutela dei diritti civili.
Saranno giunte anche a lei le voci che attribuiscono la decisione della Lega di espellerla dal partito alla sua presunta omosessualità .
Il gossip non mi interessa. Guardi, me ne hanno dette di tutti i colori. In un post su Facebook, poi rimosso, hanno scritto che andavo con i rumeni a pagamento. Ma c’è stato anche chi, come la campionessa di sci paralimpica mi ha scritto dicendo di volermi conoscere di persona. Questa questione non è uno scontro personale, la partita è un’altra.
Quale?
La mia battaglia sui diritti civili, che continuerò a portare avanti. Restiamo sul tema delle famiglie. Tornerò a chiedere al sindaco, come ho già  fatto la settimana passata, per quale motivo sono state invitate al Congresso persone come l’arciprete Smirnov o Silvana De Mari, che hanno usato parole agghiaccianti contro chi decide di abortire e contro gli omosessuali. Io non mi fermo. Ho una mia storia, intendo rispettarla.
A cosa si riferisce, Bonato?
Vede, mia mamma e mio papà , un carabiniere, uomo d’altri tempi, mi hanno insegnato a rispettare i diritti e le libertà  altrui. Continuerò a portare avanti la mia battaglia nel Consiglio comunale. Sa nelle prossime settimane potrebbero esserci delle novità .
Novità  in Consiglio comunale?
Sì, da quel che mi risulta due consiglieri del gruppo del sindaco sono in procinto di aderire a Fratelli d’Italia. La geografia dell’assise sta cambiando.
E lei? Resta nel gruppo della Lega?
Sì, io sono consigliere comunale del gruppo della Lega e resto lì. Per portare avanti le mie battaglie di civiltà  che ho sempre condotto nella mia vita e anche per un altro motivo.
Quale altro motivo?
Per umanizzare i trogloditi.

(da “Huffingtonpost”)

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DI BATTISTA NON CI PENSA PROPRIO A CANDIDARSI ALLE EUROPEE

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

E I VERTICI GRILLINI FANNO GIRARE LA VOCE CHE ABBIA SCELTO DI GUADAGNARE DI PIU’ SCRIVENDO REPORTAGE PER “IL FATTO”: CHE BELLA FAMIGLIA UNITA

Alessandro Di Battista sta bene dove sta, non deve sciogliere alcuna riserva e non ha intenzione di candidarsi alle elezioni europee.
Luca De Carolis, informatissimo cronista del Fatto sui grillini, oggi ci racconta le ultime sul Dibba offeso con il suo MoVimento 5 Stelle tanto da dribblare anche le battutine di Di Maio su chi si estranea dalla lotta:
“Ma io non mi sono dato una scadenza precisa, non c’è nessuna riserva da sciogliere e nessun termine”, ha spiegato l’ex deputato ai suoi interlocutori. Ed è tranquillo, ha assicurato, anche perchè “resta re in silenzio è bellissimo”.
Però se lui non parla Di Maio lo fa, più volte al giorno.
Per esempio in un video su Facebook di lunedì scorso il vicepremier sembrava proprio mordere lui, l’ex trascinatore di folle grilline, quando ha scandito che “questo non è il momento di fare viaggi, è il momento di combattere”, con un riferimento che a tutti è parso alla vicina trasferta di Di Battista in India, a ridosso delle Europee. E anche l’elogio di “quelli che non hanno mai mollato” pareva un’unghiata ad personam.
Ma l’ex eletto romano è di un altro avviso. E a chi gli chiedeva un commento in queste ore, lo ha detto dritto: “Ho sentito Luigi, mi ha detto che non si riferiva a me. E sono certo che sia così”.
Alla fine c’è spazio anche per il no ufficiale alla candidatura per le elezioni europee:
“Non mi candiderò, l’ho detto appena sono tornato in Italia e non cambio idea”, ripete Di Battista nelle conversazioni private. Anche se glielo hanno chiesto, “più volte, e più persone”. Insomma non sarà  il capolista in tutte le circoscrizioni, come pure sperava più di qualcuno ai piani alti del Movimento.
Monica Guerzoni sul Corriere racconta anche un retroscena piuttosto malizioso su come l’hanno presa i 5 Stelle:
Così, dopo averlo prima relegato in un cono d’ombra e poi richiamato in servizio per la sfida del 26 maggio, i «grillini » che contano hanno cominciato l’opera di demolizione. Tra i parlamentari si è diffusa una voce un po’ velenosa, che descrive «Alessandro» pronto a prendersi un altro sabbatico «perchè al Fatto gli danno molti soldi». Con i suoi reportage, fanno di conto i nemici interni, «guadagnerà  ben di più di quanto prenderebbe a Strasburgo con i tagli imposti dal Movimento».

(da “NextQuotidiano”)

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GIORGIA MELONI, FRANCESCA DAMATO E LA BUFALA DEGLI IMMIGRATI CHE DELINQUONO DI PIU’

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

I DATI UFFICIALI SMENTISCONO LA BALLA SOVRANISTA… LA SOLUZIONE COMUNQUE E’ REGOLARIZZARLI, CHI E’ IN REGOLA NON COMMETTE PIU’ REATI

«A causa del fatto che è innegabile — e questo me l’ha confermato un mio amico che è un magistrato e non è un populista — c’è un aumento dei crimini commessi dagli immigrati, immigrati di una certa fascia sociale, intendiamoci e il che non significa che essere immigrato significhi essere più brutto e più cattivo degli altri ma semplicemente che chi proviene da determinati contesti ed è in determinate situazioni è molto più semplice che delinqua».
Così ieri sera a Di Martedì Francesca Donato, presidente del Progetto Eurexit e astro nascente del sovranismo italiano che non si sa bene per quale motivo venga invitata nelle trasmissioni televisive.
Come da copione la semplice proposta di concedere la cittadinanza a Ramy e Adam, i due ragazzini eroi che assieme a Riccardo (che è italiano e quindi la cittadinanza l’ha già ) hanno salvato i compagni di classe presi in ostaggio da Ousseynou Sy ha suscitato le reazioni dei sovranisti impegnati a spiegarci che dietro ci sono le solite politiche e complotti immigrazionisti.
L’immigrazione, spiegano, è un male. Se non un “male assoluto” poco ci manca perchè da un lato c’è la terribile balla della sostituzione di popolo di cui parla spesso e volentieri Giorgia Meloni dall’altra il pericolo concreto dato dal fatto che gli immigrati — poco importa se regolari, irregolari o richiedenti asilo — delinquono di più.
Lo ha detto anche la leader di Fratelli d’Italia ieri sera a Otto e mezzo quando ha spiegato che «ad un’immigrazione incontrollata corrisponde un aumento dei reati» perchè «c’è un’incidenza maggiore da parte degli immigrati clandestini in tutti i reati: omicidio, stupro, rapina e furto».
Come questo abbia a che fare con il caso del sequestro del pullman a San Donato da parte di un cittadino italiano, nato in Francia e immigrato regolarmente in Italia questo non si sa.
E del resto la Meloni forse dimentica come nel 2002 furono proprio Lega e Berlusconi a fare l’ultima sanatoria che regolarizzò 200mila immigrati “clandestini”.
Il tema è davvero complesso e affrontarlo come lo fa la Donato, dicendo che un suo amico le ha detto ricorda molto le fregnacce di Di Maio sui “delinquenti romeni” che l’Italia importa ogni anno.
E suona molto come una forma di razzismo sociale.
In fondo con la stessa logica si può affermare che i poveri delinquono di più dei ricchi perchè sono “in determinate situazioni”.
Il punto è — e lo abbiamo spiegato qui — che la correlazione tra immigrazione e aumento dei reati è una bufala.
Lasciamo per un momento da parte il fatto che per i sovranisti tutti gli immigrati che delinquono sono “irregolari” (quando invece molti sono in possesso di regolare permesso di soggiorno) e cerchiamo di fare un sforzo per capire che non tutti gli immigrati sono “clandestini” ma che ci sono moltissimi cittadini stranieri (sia comunitari che extracomunitari) presenti regolarmente nel nostro Paese.
Come spiegano Famiglia Cristiana e il Sole 24 Ore i dati non sono affatto neutri.
I freddi numeri delle denunce o dei procedimenti penali poco ci dicono della realtà  delle cose senza una corretta interpretazione e spiegazione.
Perchè se è vero che il numero degli imputati di origine straniera è andato aumentando (+22% dal 2006 al 2015) è anche vero che parallelamente il numero degli immigrati è aumentato in misura maggiore (+88%).
Si sono triplicati i reati a sfondo sessuale, ma il numero dei residenti di origine straniera è aumentato di sette volte.
Nel corso del tempo quindi l’incidenza degli imputati “immigrati” è andata diminuendo rispetto al totale della popolazione di origine straniera.
Il che già  di per sè smentisce l’affermazione che più immigrazione è uguale a più reati, perchè è pacifico che non solo non tutti gli immigrati delinquono ma che la maggior parte di loro non delinque affatto (come del resto anche gli italiani).
Eppure si assiste ad una criminalizzazione dell’immigrato irregolare senza tenere conto che è proprio l’irregolarità  e non l’essere immigrati ad essere una delle cause che portano a delinquere.
Perchè le statistiche dimostrano che quando ottengono il permesso di soggiorno (e quindi non sono più “clandestini”) si instaura un percorso virtuoso che toglie l’immigrato dalle grinfie della criminalità . Semplicemente perchè se una persona ha un lavoro e deve lavorare per tenere il permesso di soggiorno sarà  meno portato a delinquere.
Vogliamo davvero risolvere il problema dei reati da parte dei cittadini stranieri residenti in Italia? Apriamo le maglie del “Decreto Flussi” che stabilisce quanti immigrati possono entrare regolarmente in Italia. Ma evidentemente è molto più comodo tenere i “clandestini” come spauracchio che dire che i figli di immigrati regolari, nati e cresciuti in Italia hanno il diritto di essere italiani.

(da “NextQuotidiano”)

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CONFINDUSTRIA GELA IL GOVERNO: “CRESCITA ZERO NEL 2019”

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

IL CENTRO STUDI DEGLI INDUSTRIALI: “ALTO RISCHIO RECESSIONE”… DI MAIO PREOCCUPATO, PER IL GRANDE ECONOMISTA SALVINI SONO SOLO “GUFI”

Anche Confindustria gela le speranze del governo: il centro studi degli industriali ha corretto al ribasso le stime di crescita dell’esecutivo, prevedendo un dato nullo nel 2019 (contro il + 0,9% della stima precedente) e un +0,4% nel 2020.
Pesano, secondo Confindustria,”una manovra di bilancio poco orientata alla crescita”, “l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono” sui titoli pubblici italiani, e “il progressivo crollo della fiducia delle imprese” rilevato “da marzo, dalle elezioni in poi”.
Un’allarme che fa il pari con quello del governatore di Bankitalia Ignazio Visco: in Italia, ha detto, si è registrato un “rallentamento dell’attività  economica nell’ultimo scorcio dello scorso anno proseguito anche nei primi mesi del 2019”.
Dall’Asia invece il ministro Giovanni Tria mette in guardia: “Tutti temono l’arrivo di una crisi Finanziaria che possa provocare una crisi economica globale per una sorta di riflesso condizionato dalla grande crisi del 2008. Il mio timore invece è opposto. Temo che dal rallentamento dell’economia, soprattutto se dovesse accentuarsi, possa nascere una crisi finanziaria globale”, ha affermato attraverso una nota del Mef intitolata:   “Contrastare il rallentamento, puntare tutto sulla crescita”
Il governo nelle sue previsioni ha indicato per il 2019 una crescita dell’1% ma nessuno tra istituzioni e centri studi economici fino ad oggi si è avvicinato a questo numero.
Il Fondo Monetario ha stimato una crescita allo 0,6%, la Commissione europea allo 0,2% e l’Ocse ha messo per iscritto invece un calo dello 0,2%.
La revisione al ribasso delle stime contribuisce al peggioramento di tutti gli altri parametri di finanza pubblica. Il deficit crescerà  al 2,6% del Pil (dal 2,1% del 2018), con un aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a quanto previsto a ottobre. Il debito della Pa toccherà  nel 2019 quota 133,4 e 133,6 nel 2020.
Secondo l’associazione delle imprese il rischio recessione è concreto. “Nel 2019 la domanda interna risulterà  praticamente ferma e una recessione potrà  essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che – avverte il rapporto del Centro studi – non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale”.
Confindustria è scettica anche sui dati in arrivo dal mercato del lavoro.
Nel 2019 “per ora non si vede un’inversione di tendenza nei contratti”, i lavoratori dipendenti “sono tendenzialmente fermi, c’è un calo del lavoro a termine ma non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato”, sottolinea l’associazione definendo il 2018 “a due velocità ” visto che nei primi 6 mesi l’occupazione è cresciuta di 198.000 unità  mentre nel II semestre è calata di 84.000.
Nel 2019 l’occupazione resterà  “sostanzialmente stabile (+0,1%)” e aumenterà  dello 0,4% nel 2020.
A marzo intanto – secondo quanto rilevato dall’Istat –   continua l’indebolimento del clima di fiducia dei consumatori che cala da 112,4 a 111,2; si registra invece una dinamica positiva per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese che passa da 98,2 a 99,2.
Il ripiegamento dell’indice di fiducia dei consumatori riflette il deterioramento di tutte le sue componenti: il clima economico (da 126,4 a 123,9) e quello corrente registrano le flessioni più marcate
mentre cali più contenuti caratterizzano il clima personale e, soprattutto, quello futuro (da 116,9 a 115,9).

(da agenzie)

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IL PM DI MILANO CHIEDE DUE ANNI DI CARCERE PER IL VICEMINISTRO LEGHISTA GARAVAGLIA IMPUTATO DI TURBATIVA D’ASTA

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

“IMPUT PER VANIFICARE BANDO TRASPORTO PER DIALIZZATI”

Il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiesto una condanna a 2 anni per il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia (Lega) imputato per turbativa d’asta, in qualità  di ex assessore lombardo all’Economia, per una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate.
Imputato in concorso anche l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani (Forza Italia) per il quale il pm ha chiesto 7 anni anni e 6 mesi.
Nel processo a 12 imputati Mantovani è anche accusato di corruzione e concussione. Nella scorsa udienza nella prima parte della requisitoria, terminata oggi davanti ai giudici della IV penale (presidente del collegio Giulia Turri), il pm aveva spiegato che l’ex assessore lombardo leghista e ora viceministro Garavaglia, assieme all’ex assessore regionale alla Sanità  ed ex vicepresidente della Regione Mantovani, avrebbe dato “specifiche disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro, indetta nel 2014 “in forma aggregata” da tre Asl, per il servizio di trasporto di persone dializzate. Un’inchiesta che era stata fortemente criticata dall’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini.
L’input del “comportamento illecito di Giorgio Scivoletto“, ex dg della Asl Milano 1 (imputato, per lui sono stati chiesti due anni), che si attivò per “boicottare” la gara a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus, “risale — ha detto il pm — alla telefonata tra i due assessori” del 1 marzo 2014, “senza quell’input niente sarebbe avvenuto”.
Nell’imputazione di turbativa d’asta, infatti, concorre, tra gli altri, anche Giovanni Tomasini (per lui chiesti 2 anni), presidente della Croce Azzurra Ticina Onlus, associazione che, come ha spiegato il pm, aveva deciso di non presentare offerte per aggiudicarsi quella gara perchè “le tariffe per i servizi erano troppo basse”.
Furono altre associazioni di volontariato, dunque, ad aggiudicarsi la gara ma, secondo l’accusa, l’esito del bando venne boicottato proprio perchè Croce Azzurra, che aveva gestito fino a quel momento il servizio di trasporto dializzati, non aveva potuto partecipare alla gara
Il pm ha ricostruito che il primo marzo 2014 Garavaglia, dopo aver ricevuto “a casa sua rappresentanti della Croce Azzurra, si attivò e chiamò Mantovani perchè quel bando, con quelle tariffe ‘metteva fuorigioco Croce Azzurra’ e Mantovani assicurò il suo interessamento”.
Da un incontro tra Mantovani e Tomasini, “che era in rapporti stretti con Mantovani”, poi, secondo il pm, arrivò l’indicazione a Scivoletto di “pilotare, boicottare” la gara. Tuttavia, come ha chiarito il pm, “senza l’intervento di autorità  così elevate a livello regionale”, ossia Garavaglia e Mantovani, “Scivoletto non avrebbe mai fatto quello che ha fatto”.
Secondo l’accusa l’ex vicepresidente della Regione Lombardia, ex assessore lombardo, ex sottosegretario, ex sindaco di Arconate Mario Mantovani era “a capo” di un “sistema di favori” e gestiva un “groviglio di interessi pubblici e privati che si concentrava nella sua figura, un sistema gestito anche dal suo entourage e dalle sue persone di fiducia”.
Mantovani, presente a tutte le udienze del processo (che terminerà  nei prossimi mesi), era stato
arrestato nell’ottobre 2015 per corruzione, concussione e turbativa d’asta.
Tra le varie imputazioni, a Mantovani viene contestato di avere avuto un architetto a sua “esclusiva disposizione” a cui avrebbe fatto ottenere incarichi pubblici in cambio di lavori gratuiti su alcuni suoi immobili. In più, sempre secondo l’accusa, dal 2012 al 2014 avrebbe “abusato” dei suoi ruoli istituzionali per fare “decise” pressioni con lo scopo di fare reintegrare nel suo incarico di funzionario al Provveditorato Opere Pubbliche della Lombardia, Angelo Bianchi, anche lui arrestato all’epoca, assieme al collaboratore di Mantovani, Giacomo Di Capua. Nel suo entourage, ha spiegato il pm, “tutti facevano capo a Mantovani che nelle chat, infatti, era chiamato ‘il capo’”.
Nel 2012, ha riassunto il pm, l’ex ‘numero due’ del Pirellone “aiutò Bianchi a conservare le sue prerogative nel provveditorato, dove poteva continuare a gestire le gare pubbliche e a Bianchi bastava un ordine di Mantovani per eseguire“.
Così Bianchi avrebbe invitato l’architetto Gianluca Parotti “ad una serie di gare per le quali era inadeguato e Parotti lavorava quasi gratis per Mantovani, Parotti lavorò per la sua ‘Villa Clericì e in cambio Mantovani gli girò lavori nella sanità “.
Anche l’ex dg della Asl di Milano Giorgio Scivoletto era un suo “fiduciario, per lui Mantovani era un ‘maestro di vita’”. Il pm ha chiesto anche 4 anni e 10 mesi per Di Capua, 2 anni per Scivoletto, 2 anni e 9 mesi per Parotti, 2 anni e 8 mesi per Gianluca Peluffo, altro architetto, 2 anni per Giovanni Tomasini, ex presidente della Croce Azzurra Ticinia Onlus, 4 anni per Francesco Errichiello, ex provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia e altre 4 condanne tra 1 e 2 anni.

(da agenzie)

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OK IL PREZZO E’ GIUSTO: LA CUCCARINI TORNA IN RAI

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

DICHIARARSI SOVRANISTA RENDE, AVRA’ LA CONDUZIONE DE LA VITA IN DIRETTA

Per Lorella Cuccarini si prepara un ritorno in RAI? A parlare oggi della ballerina folgorata sulla via del sovranismo è Il Giornale, che parla del possibile approdo della Cuccarini alla conduzione de La Vita in Diretta:
Presentatrice ideale del nuovo governo gialloverde, anche per la disinformazione dimostrata durante una puntata di Otto e mezzo, e oggi essere disinformati è un merito.
Dalla Gruber la Cuccarini ha affermato che non si votava da dieci anni (non sapeva che si vota per forza massimo ogni cinque anni), e dunque chi meglio di lei?
Non certo Heather Parisi, sebbene un governo del cambiamento, avversario della lottizzazione, avrebbe potuto scegliere lei. Solo che non è neppure italiana, la Parisi, è americana. In sostanza un’immigrata. Meglio la cucina più amata dagli italiani.
La notizia arriva mentre Canale 5 supera Raiuno nelle rilevazioni Auditel delle 24 ore: prendendo in considerazione l’intera giornata, nell’ultimo mese, per la precisione dal 24 febbraio al 23 marzo, Canale 5 raggiunge il 17,06 per cento di share con 1.789.000 spettatori medi battendo Raiuno che si ferma al 16,57 con 1.737.000 spettatori medi.
Riuscirà  la ballerina sovranista a ribaltare il trend?

(da “NextQuotidiano)

argomento: RAI | Commenta »

MENO MALE CHE SALVINI VOLEVA INCONTRARE RAMI “LONTANO DALLE TELECAMERE”: E’ FINITA CON UNA CONFERENZA STAMPA POI PASSEGGIATA E GELATO CON DECINE DI FOTOGRAFI

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

SU UNA COSA HA RAGIONE: RAMI E’ STATO USATO PER FINI POLITICI, MA DA LUI

Matteo Salvini lo aveva detto e ridetto nei giorni scorsi, forse per schermirsi dalle pressanti richieste sulla cittadinanza a Rami, il giovane eroe di San Donato Milanese.
«Lo incontrerò e incontrerò anche la sua famiglia: perchè fare carramba che sorpresa o il Fabio Fazio a suon di milioni non mi interessa». E invece, il ministro dell’Interno alla fine non ha resistito al richiamo dell’obiettivo e del photo opportunity.
C’è stata la conferenza stampa in cui ha annunciato l’avvio delle pratiche per la concessione della cittadinanza al tredicenne di origini marocchine.
Poi, alla fine del discorso, ha anche invitato tutti i bambini della classe della scuola media di Crema a prendere un gelato.
Ovviamente, ha offerto il ministro dell’Interno: sette coni piccoli, compreso quello per lui. Alla fine, il ministro, i ragazzini, i professori della scuola, sono stati circondati dalla solita folla di giornalisti che segue Matteo Salvini nei suoi spostamenti romani.
Giro turistico in centro a Roma — ovviamente, luogo molto discreto, tipico di chi non vuole farsi vedere dalla stampa -, decine di smartphone puntati sulla propria faccia e su quella dei ragazzini della scuola media di Crema.
Il ministro dell’Interno passa dalla Camera dei Deputati, poi da palazzo Chigi, infine saluta la scolaresca.
Qualche giorno fa usava toni dimessi e cercava di rispondere alla precisa liturgia che caratterizza gli eventi solenni. Invece, alla fine, è stato il solito bagno di folla sui social network.

(da “NextQuotidiano”)

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SEQUESTRO SILVIA ROMANO, INCAPACI DI FARSI RISPETTARE DAL GOVERNO DEL KENIA

Marzo 27th, 2019 Riccardo Fucile

RESPINTI I NOSTRI INVESTIGATORI …MA I SERVIZI SEGRETI A CHE SERVONO?

Nessuna svolta sul rapimento di Silvia Romano, la volontaria della Onlus “Africa Miele” sequestrata nel villaggio di Chakama, in Kenya, il 20 novembre.
Sul fronte dell’inchiesta, c’è da registrare, però, ancora una volta, un silenzio delle autorità  locali alla richiesta dell’Italia di inviare nostri investigatori nel Paese africano e poter collaborare attivamente all’inchiesta. Almeno otto istanze, infatti, sono state respinte da Nairobi
Nonostante l’arresto di Ibrahim Adan Omar, uno dei sequestratori, le indagini sembrano essere a un punto morto.
Per questo i carabinieri del Ros hanno chiesto, ben otto volte volte e inutilmente, di poter indagare sulla vicenda. La prima istanza era stata presentata addirittura qualche ora dopo la cattura della nostra connazionale, istanza puntualmente respinta. L’ultima, ancora senza risposta, appena tre giorni fa.
Nelle lettere è stato sottolineato come la cooperazione tra investigatori potrebbe rivelarsi determinante anche per verificare l’ipotesi che Silvia sia stata venduta dalla banda a un gruppo terroristico di al-Shabaab e trasferita in Somalia.
Il comportamento delle autorità  keniote risultà  piuttosto ambiguo, visto che è sempre accaduto in passato che le forze dell’ordine italiane collaborassero con quelle locali in occasione di altri rapimenti di nostri connazionali all’ estero.
Come ricostruisce poi Il Messaggero, da qualche mese la stampa locale del Paese africano sta insinuando che Silvia sarebbe stata uccisa in uno scontro a fuoco tra i suoi rapitori e un gruppo di islamisti somali di al-Shabaab, a cui i sequestratori avrebbero voluto venderla.
Una trattativa finita male, anche se nulla di tutto ciò è stato verificato.

(da agenzie)

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