Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
UN MINISTRO DEGLI INTERNI CHE CONTESTA IL DIVIETO DI DIMORA PER UN ACCUSATO DI PECULATO E TURBATIVA D’ASTA E’ IL SIMBOLO DI UN PAESE ALLO SFASCIO
“Mi sembrano provvedimenti esagerati”. Il riferimento è al sindaco di Pinzolo, colpito da un provvedimento di divieto di dimora, ma l’uso del plurale nasconde un riferimento alla magistratura a tutto tondo.
Matteo Salvini mette l’elmetto — evocato nel post di Pasqua con mitra in mano dal suo spin doctor — per sfoderare un attacco alle iniziative dei pm, a suo avviso collegate all’ascesa della Lega, e allo strumento delle misure cautelari.
E così la visita a Pinzolo, il cui sindaco Michele Cereghini, eletto con una lista civica, è indagato per turbativa d’asta e peculato, diventa politica: appalti da un lato, l’uso di un’auto di servizio dall’altro. “Non so se sia un caso che mentre il centrodestra, e soprattutto la Lega, vincono e convincono in Trentino e in Italia, ci siano iniziative giudiziarie di questo genere”, aggiunge il vicepremier leghista augurandosi che Cereghini, ex giocatore di hockey in carica dal 2015, possa rientrare nel suo paese.
Nell’inchiesta che coinvolge il sindaco di Pinzolo ci sono 6 indagati tra membri dell’amministrazione comunale e i vertici dell’Azienda per il turismo di Madonna di Campiglio, Pinzolo e Valrendena. Il cuore degli accertamenti della magistratura riguarda un appalto da 100mila euro per il noleggio e l’installazione delle luminarie natalizie per le scorse festività . Tutti gli indagati — secondo i pm — avrebbero favorito a vario titolo l’aggiudicazione dell’appalto.
In particolare, secondo quanto scrive Il Dolomiti, Cereghini e l’assessore ai Grandi eventi avrebbero promesso un contributo pari all’appalto all’Apt affinchè effettuasse la gara per le luci natalizie con modalità privatistiche.
In questa maniera, ipotizzano gli investigatori, avrebbe vinto l’azienda che si era aggiudicata la fornitura negli anni precedenti e in grado di predisporre l’offerta in anticipo sui concorrenti. Accertamenti sono in corso anche sul bando per l’assunzione di un addetto stampa del Comune di Pinzolo e l’uso da parte di Cereghini di un’automobile di servizio dell’Apt per raggiungere Sestriere.
Di fronte alle contestazioni che hanno portato alla misura del divieto di dimora, a causa del rischio di inquinamento delle prove, Salvini si è indignato: “Spero di incontrarlo già oggi e di abbracciarlo — ha concluso — Io rispetto il lavoro dei giudici, spero che facciano in fretta e spero che il sindaco di Pinzolo, che conosco come una bravissima persona, possa dormire a casa sua e coi suoi figli il prima possibile”.
Noi invece speriamo, qualora fossero confermate in giudizio le accuse, che dorma in galera per un po’. Magari non da solo.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
IL TUFFATORE EDUARD TIMBRETTI GUGIU, 16 ANNI, NATO A CUNEO MA DI NAZIONALITA’ ROMENA, DA TRE ANNI IN ATTESA DELLA CITTADINANZA ITALIANA… GRAZIE AL DECRETO SICUREZZA DOVRA’ ATTENDERE ALTRI DUE ANNI
Eduard Cristian Timbretti Gugiu, sedicenne nato a Cuneo, sorride mentre lo racconta:
«Ogni volta che vinco è come se diventassi un fantasma. Scompaio letteralmente dalla classifica. E pur potendo stare sul gradino più alto del podio devo per forza mettermi di lato. Niente oro. Scalo subito in basso, al quarto posto».
Di «sparire» sul più bello, al momento della premiazione, sinora gli è successo sedici volte: vale a dire il numero di campionati nazionali che questo tuffatore – con il sogno di poter gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo – ha vinto nelle categorie giovanili.
Il primo successo risale a quando aveva dieci anni. L’ultimo lo ha sfiorato lo scorso 31 marzo, in una piscina a Torino: qui l’adolescente Eduard (con una vera impresa) è arrivato secondo assoluto nella prova dalla piattaforma 10 metri vinta da Maicol Verzotto, 30 anni
Il tuffatore «fantasma»
Anche in quel caso il sedicenne si è trasformato in un «fantasma». Scalando, ancora una volta, dall’argento alla medaglia di cartone del quarto posto. Eduard è infatti nato da genitori rumeni. Pur parlando un perfetto italiano, dove spicca la cadenza piemontese, ghiotto di lasagne al ragù e con un palmarès tutto tricolore, il tuffatore non è italiano.
«Circostanza che, con le regole attuali, non mi consente di entrare negli albi d’oro. Ho chiesto la cittadinanza nel 2016», spiega l’atleta, «ma con le nuove norme del decreto sicurezza è cambiato tutto. Prima servivano 24 mesi, ora 48».-
Le Olimpiadi di Tokyo 2020
Nel frattempo c’è un treno da prendere, quello dei Giochi del 2020.
«Magari…» sospira Eduard, da tempo inserito nel giro della nazionale. Ai raduni, ai quali è regolarmente convocato dai tecnici federali, ha già collezionato «una ventina di giorni indossando cuffia e costume azzurro. Ma alle gare internazionali non posso partecipare» racconta rammaricato. «La prima volta si tuffò in piscina a tre anni, con una capriola» ricorda orgoglioso il papà Sandro, 52 anni, in Italia dal 1993, elettrauto «in cassa integrazione: la mia azienda ha chiuso e questi sono momenti complicati».
A scuola ha una media di 7,5
Tesserato con la Blu 2006, Eduard – iscritto allo scientifico, media del 7,5 – dedica ai tuffi quattro pomeriggi alla settimana. Esce da scuola alle 13 e da Cuneo raggiunge in treno la piscina di Torino dove si allena, pranzando con il cestino preparato dalla mamma, una badante. In vasca ci sta tre ore e poi rincasa per le 19. A questo punto «ceno e studio sino a mezzanotte».
Il suo allenatore Claudio Leoni, ex azzurro e oggi poliziotto alla questura di Torino, stravede per lui: «Fa tuffi con coefficienti di difficoltà che io mi sognavo. La questione cittadinanza? Eduard è un ragazzo italiano in tutto e per tutto…».
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
MAGARI PER I TERREMOTI IN ITALIA CI FOSSERO DONAZIONI ANALOGHE DISINTERESSATE
Per restaurare Notre Dame incendiata è arrivato in un tempo record, meno di due giorni, un miliardo di euro messo a disposizione da privati.
Bernard Arnault, il titolare del marchio del lusso, ha messo sul tavolo 200 milioni di euro seguendo il concorrente Franà§ois Pinault che, alla guida del gruppo Kering, nella sera stessa del rogo aveva annunciato una donazione di 100 milioni di euro.
I Bettencourt-Meyers (che detengono il marchio L’Orèal) hanno messo altri 200 milioni, Total 100, la famiglia di costruttori Bouygues e Marc Ladreit de la Charrière altri 10 milioni ciascuno.
Un miliardo di euro è quanto dovrebbe servire per restaurare la cattedrale.
Il capolista della «France Insoumise» (il partito di Mèlenchon) ha definito questa corsa alle donazioni «un’operazione di marketing sulle spalle dei francesi» alludento a sgravi fiscali.
Pinault, Arnault e gli altri hanno risposto che questi i finanziamenti non verranno defiscalizzati, ma la ridicola rabbia non cambia verso i più ricchi
Forse dovremmo stupirci in Italia.
Non perchè si vuole donare soldi a Notre Dame ma perchè c’è parte del paese nell’Appennino del Centro Italia ancora terremotato, comprese molte chiese, e molti borghi e chiesette richiederebbero somme ingenti.
La mano pubblica avrebbe anche bisogno di aiuto, solo che i restauri tra i monti dell’Appennino non fanno notizia per cui non scatta la corsa alla donazione, tanto meno dei ricchi.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
LA DEPUTATA BUSINAROLO DOVREBBE SAPERE CHE IL COMUNE DI CEREA, A GUIDA LEGHISTA, HA PURE MESSO A DISPOSIZIONE UN PADIGLIONE DELLA FIERA : SONO QUELLI CON CUI GOVERNA
Continua a suscitare polemiche il concerto di gruppi nazirock nell’anniversario della
nascita di Hitler (20 aprile) che si è tenuto a Cerea (Verona) in un padiglione del Comune a guida leghista, organizzato dalla formazione di estrema destra ‘Veneto Fronte Skinheads’. Dopo le proteste dell’opposizione comunale di Cerea, arrivano le critiche della presidente della Commissione Giustizia della Camera, la cinquestelle Francesca Businarolo.
“Sono indignata e preoccupata per quello che è accaduto a Cerea – afferma la deputata pentastellata – Il raduno di una serie di sigle neonaziste, tra cui il Fronte Veneto Skinheads, per celebrare Hitler nella data simbolica del 20 aprile è una provocazione che non va sottovaluta. Questi gruppi, che si ispirano alla ideologia violenta e razzista che tanto orrore ha portato in Europa, si sentono evidentemente in diritto di poter manifestare quel che vogliono perchè le autorità che dovrebbero non intervengono. In questo caso c’è una lunga catena di autorità che avrebbero dovuto impedire questo scempio della ragione e del buon senso. Tutto è aggravato dal fatto che l’evento, a cui hanno partecipato mille persone, si è svolto in un’importante area fieristica di proprietà del Comune, senza che la cittadinanza fosse minimamente informata”.
L’associazione ha tenuto il suo spettacolo nella struttura di proprietà del Comune, come raccontato dal quotidiano L’Arena
L’evento è stato scambiato dagli abitanti di Cerea per una festa della birra, ma poi ci si è accorti che aveva attirato circa 1.000 persone provenienti da diverse parti d’Europa. Tra le nove band che si sono esibite i “Gesta Bellica”, originari di Verona, e gli australiani Fortress.
Il Veneto Fronte Skinheads è stato tra l’altro autore del blitz nella sede dell’associazione Como senza frontiere.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
LA FALLIMENTARE AVVENTURA IN ITALIA CON IL BASKET A CANTU’… ZELENSKY A PAROLE COMBATTE LA CORRUZIONE, MA HA I SOLDI NELLE SOCIETA’ OFF-SHORE IN BELIZE E ALLE ISOLE VERGINI
Tutte le strade d’Ucraina portano a Cantù. Le hanno percorse, nel 2015, Volodymyr Zelensky, comico che è appena stato eletto presidente a Kiev e l’oligarca Dimitri Gerasimenko, sbarcato nella provincia comasca per fare grande la pallacanestro locale con tanti soldi da spendere.
Un approdo che potrebbe però rappresentare un passo falso per entrambi: al primo potrebbe costare un’inchiesta, al secondo la bancarotta.
Per i rispettivi avversari, il “burattinaio” dietro le loro mosse sarebbe Igor Kolomoisky, potente uomo d’affari dal triplo passaporto ucraino, cipriota e israeliano.
Uno che dal 2015 cerca di conquistarsi un po’ di sostegno governativo in patria e che, come gli altri due, ha mantenuto con la Russia di Vladimir Putin rapporti parecchio ambigui.
È partendo dal fiume di denaro dell’ex comico e del magnate dell’acciaio che si finisce a Cantù, tra lo storico palazzetto dello sport cittadino, il Pianella, e un anonimo caseggiato a tre minuti dal centro.
Qui ha sede la immobiliare San Tommaso srl, la cui totalità delle quote è detenuta dal 2015 dalla società cipriota Aldorante Limited, di proprietà di Zelensky.
Amministratore unico dell’immobiliare la cui sola consistenza patrimoniale, come rivelato dall’organizzazione ucraina di giornalismo investigativo Slidstvo, sembra essere una lussuosa villa da 15 vani a Forte dei Marmi, è il 44enne ucraino Ivan Bakanov, amico, socio e coordinatore della campagna elettorale di Zelensky.
Nessuno dei due ha però dichiarato la villa e il tema sollevato a pochi giorni dal primo turno delle elezioni ha creato non poco imbarazzo tra i protagonisti della vicenda: in Ucraina ogni candidato è obbligato per legge a dichiarare tutto ciò che possiede.
Partita la girandola delle smentite, gli elettori hanno dato fiducia a Zelensky, il populista che promette di cambiare l’Ucraina.
La vicenda della casa, di certo, è una macchia nell’immagine pubblica dell’ex comico: a incappare nello stesso genere di scandali ci sono uomini del vecchio establishment di Petro Poroshenko.
Un nome per tutti: l’ex ministro dell’Interno Arsen Avakov, proprietario attraverso la moglie di una villa a San Felice Circeo, in provincia di Latina.
Zelensky e il suo coordinatore della campagna elettorale Bakanov insieme hanno fondato Studio Quarter 95, la tv con cui il comico ha iniziato la scalata al successo. A Cipro, Bakanov dirige un’altra società , Davegra, proprietaria dei diritti cinematografici di uno dei film di maggiore successo di Zelensky.
La società ha quote anche in aziende a Malta e in Spagna. A Zelensky e ai suoi sembra piaccia tenere i risparmi lontano dalle casse patrie: nel complesso societario riconducibile al neo-presidente si trovano anche società off-shore tra Belize e Isole Vergini britanniche.
Delle fortune di Gerasimenko si sono invece quasi perse le tracce. E a rimetterci è stata per prima la Pallacanestro Cantù. Non è bastata la dote di 500mila euro con cui Gerasimenko si è presentato in città quattro anni fa e a fine febbraio ha lasciato la squadra al dodicesimo posto in Serie A — migliorato dopo la sua uscita — e soprattutto con lo spettro del fallimento dietro l’angolo. L’uomo è seguito dalle
autorità russe perchè secondo Mosca sarebbe responsabile della bancarotta della storica acciaieria russa Red October. Fallimento arrivato nel 2018 dopo che Gerasimenko è stato accusato di aver distratto 65 milioni di fondi che avrebbero dovuto finanziare la produzione delle acciaierie stesse. Nel 2016 arriva l’arresto a Cipro con la libertà pagata 150mila euro di cauzione e un dossier ancora sui tavoli di diversi arbitrati internazionali.
Dietro le mosse dei due ucraini finiti a Cantù, la figura di Igor Kolomoisky .
Un patrimonio che Forbes stima in 3 miliardi di dollari costruito prima della Rivoluzione arancione del 2014 e una grande abilità nel plasmarsi a seconda della stagione politica.
Ex proprietario della Privat Bank, la banca più grande d’Ucraina, poi nazionalizzata nel 2016 da Petro Poroshenko, ex presidente uscito sconfitto dalla tornata elettorale, che da quel momento è il nemico numero uno di Kolomoisky stesso.
Non a caso, l’ex presidente considera l’oligarca “ormai in disgrazia”. Dopo anni di esilio, prima in Israele poi a Ginevra, la vittoria di Zelensky significa per Kolomoisky — proprietario del canale che trasmette la serie tv che ha reso famoso Zelensky — la possibilità di tornare in patria.
Per mantenere il suo status, Kolomoisky si spende da tempo: dal partito di estrema destra Pravy Sector a Julia Tymoshenko, passando per l’ex presidente Viktor Yuschenko, i suoi soldi sono arrivati a tutti. Perfino nelle casse del battaglione Azov, formazione paramilitare d’ispirazione ultra-nazionalista e di estrema destra durante la guerra in Donbass.
Un rapporto che di fatto porterà l’oligarca a vantare un piccolo esercito privato. Con Vladimir Putin il suo rapporto è ambiguo: Kolomoisky mantiene importanti interessi commerciali in Russia, ma in Donbass ha finanziato le milizie che combattono contro i filo-russi. Quel che è certo è il suo disprezzo per le posizioni filo-europeiste di Poroshenko.
A legarlo a Gerasimenko è invece la Red October, che è anche stato sponsor della squadra di basket comasca: quando nel 2013 il futuro patron della Pallacanestro Cantù ne diventa direttore generale la società è controllata ancora dalla Uralvaonzavod, azienda di Stato russa che ne resterà tra i principali clienti.
L’azienda produce carri armati dall’acciaio che acquista dalla Red October. In quegli anni, seppur senza avere una carica ufficiale, Kolomoisky pesa all’interno dell’azienda. Quando poi Gerasimenko vorrà acquistare la Red October la prima volta, nel 2014, chiederà un prestito a PrivatBank, la banca dell’oligarca.
L’ex direttore dell’impianto di Volgograd Valery Yavetsky ha dichiarato a Novosti Volgograd nel 2017 che Gerasimenko “agisce nell’interesse del famigerato oligarca ucraino Kolomoisky”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
PAESE CHE VAI, IMBECILLI CHE TROVI… ALLA FINE DI UN “PROCESSO PUBBLICO” IL PUPAZZO E’ STATO TRASCINATO PER STRADA DA UNA MASSA DI DEMENTI, PERCOSSO E DATO ALLE FIAMME
Un episodio di antisemitismo è avvenuto venerdì durante le celebrazioni pasquali nel
piccolo villaggio polacco di Pruchnik, a sud di Lublino.
Lo afferma la televisione pubblica israeliana secondo cui gli abitanti hanno impiccato su un albero un grande pupazzo con i caratteri distintivi degli ebrei ortodossi .
Al termine di un ‘processo pubblico’ – ha aggiunto l’emittente – il pupazzo è stato ‘condannato’, trascinato per strada, percosso dalla folla ed infine dato alle fiamme. Nelle immagini giunte alla emittente si vedono diversi bambini giocare attorno al pupazzo in fiamme.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
FONDI ALLA LEGA PER L’EOLICO, RAPPORTI SIRI-ARATA, FINANZIAMENTI DI PARNASI: IN ARRIVO NUOVI GUAI GIUDIZIARI
Finanziamenti alla Lega in cambio di favori sui provvedimenti di legge.
Agganci e contatti con la rete sovranista europea per garantirsi corsie preferenziali negli affari collegati al settore dell’eolico, ma anche delle altre società del gruppo «Arata» e riconducibili all’imprenditore palermitano inquisito per mafia Vito Nicastri.
Si concentrano anche su questo le verifiche della Procura di Roma che ha indagato per corruzione il sottosegretario Armando Siri con l’accusa di aver accettato 30mila euro da Paolo Arata.
Ma nuovi guai giudiziari potrebbero presto coinvolgere il Carroccio. Perchè la prossima settimana sarà chiuso il fascicolo sui finanziamenti alla politica del costruttore Luca Parnasi.
E a rischiare il processo per finanziamento illecito è il tesoriere Giulio Centemero. Accusato di aver preso 250mila euro finiti sui conti della Fondazione «Più voci» e poi «girati» a Radio Padania.
C’è una convention, organizzata nel 2017 a Piacenza, che fa ben comprendere quanto stretti fossero i rapporti tra Paolo Arata e i vertici della Lega.
Il 16 luglio di due anni fa uno dei protagonisti dell’evento «Facciamo squadra, costruiamo il futuro», è proprio l’imprenditore che è stato anche parlamentare di Forza Italia.
Viene chiamato come relatore, parla su un palchetto dove ci sono i simboli cella campagna elettorale per «Salvini premier».
Illustra una sorta di programma che prevede «un sistema diverso di produzione energetica». Perchè, spiega, «noi vogliamo piccole e medie centrali con piccole linee. Idem per le rinnovabili. Poi bisogna portare avanti, insieme alle idee, anche i nostri uomini affinchè le portino avanti».
Salvini approva e rilancia le proposte via Twitter con l’hashtag #Arata. In platea ci sono i big del partito, compreso Giancarlo Giorgetti, che poi – si è scoperto due giorni fa – una volta approdato a Palazzo Chigi da sottosegretario alla presidenza, chiamerà come consulente il figlio di Arata, Federico. Il suo contratto è già stato registrato dalla Corte dei conti.
Il ragazzo, che ha 33 anni, vanta un curriculum prestigioso come economista ed esperto di relazioni internazionali.
È stato lui a mettere in contatto Salvini con Steve Bannon, l’ideologo sovranista che ha curato la campagna elettorale di Donald Trump, ha accompagnato il leader leghista negli Stati Uniti e recentemente si sarebbe occupato di organizzare la trasferta di Giorgetti a Washington.
Con i leader leghisti ha frequentazioni costanti, sarebbe stato proprio lui ad agevolare i contatti in Vaticano compresi quelli con il cardinale Raymond Burke.
Nei mesi scorsi ha «scortato» Siri a Londra, e adesso l’incarico affidato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi agli investigatori della Dia è di ricostruire lo scopo di queste missioni, i contatti esteri ed eventuali trasferimenti di denaro.
La ricostruzione dei flussi finanziari è certamente una delle priorità dell’indagine che ha già fatto emergere l’esistenza di altre dazioni che dovranno essere adesso verificate. Soldi usciti dalle casse del gruppo «Arata» di cui l’imprenditore Paolo parla con l’altro figlio Francesco, indagato nel filone dell’inchiesta palermitana. E non fa mistero del fatto che il denaro servisse ad ottenere provvedimenti
legislativi favorevoli. A Siri avevano chiesto una deroga per la concessione degli incentivi, ma prima i responsabili del gabinetto di Luigi Di Maio al ministero per lo Sviluppo Economico, poi il ministro 5Stelle Riccardo Fraccaro, hanno bloccato i suoi emendamenti.
Il «sistema» di pagare la politica per ottenere appalti e lavori era stato usato pure da Parnasi.
Nel suo interrogatorio dello scorso anno il costruttore ammette di aver versato 250mila euro nel 2015 alla fondazione gestita da Centemero che «servivano a finanziare la Lega», proprio come aveva fatto con il Pd attraverso la «Eyu» di Francesco Bonifazi.
Le indagini affidate ai carabinieri hanno dimostrato che i soldi sono finiti poi all’emittente radiofonica del Carroccio ma senza che il pagamento fosse registrato, anzi attraverso fatture che si sono rivelate contraffatte. Centemero è stato indagato e ha assicurato che «la procedura è stata regolare».
Una tesi che non sembra aver convinto i magistrati. La prossima settimana l’inchiesta sarà chiusa e per Centemero – così come per Bonifazi – sembra scontato che si andrà alla richiesta di rinvio a giudizio per finanziamento illecito.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
“NESSUN TOLLERANZA”? DILLO A TE STESSO CHE NON L’HAI RIMPATRIATO NONOSTANTE DUE ORDINI DI ESPULSIONI, AL GOVERNO CI SEI TU… NESSUNA TOLLERANZA PER CHI COMPIE OMISSIONE DI ATTI D’UFFICIO
“A Torino un uomo, verosimilmente straniero, ha aggredito due poliziotti colpendoli
con una sbarra di ferro mentre urlava ‘Allah Akbar’. Portato in questura, ha gridato insulti contro il presidente Mattarella e il sottoscritto”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aggiunge: “Uno dei poliziotti è stato ferito alla testa, l’altro alla mano. A loro vanno il nostro grazie e il nostro augurio di pronta guarigione: sto seguendo personalmente la vicenda. Nessuna tolleranza per balordi e violenti che attaccano le forze dell’ordine”, conclude il ministro. Il fatto è accaduto in via Cuneo, all’altezza di alcuni capannoni usati da Esselunga come deposito.
L’aggressore è stato fermato. Nei suoi confronti, informa la Questura di Torino, sono in corso le attività necessarie all’identificazione. L’uomo è un cittadino del Senegal di 26 anni.
Secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, a suo carico sono emersi due provvedimenti di espulsione, uno del questore di Cuneo e l’altro del questore di Torino.
Qualora qualcuno se lo fosse dimenticato, il ministro degli Interni in Italia si chiama Salvini ed è lui stesso che ha promesso di rimpatriare 600.000 sedicenti “irregolari”.
Di fronte a due decreti di espulsioni, il giovane senegalese era ancora in Italia perchè Salvini non ha provveduto alla sua espulsione.
Nessuna tolleranza per chi compie omissione di atti d’ufficio.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2019 Riccardo Fucile
IN LIZZA PER LE REGIONALI IN PIEMONTE, IL LEGHISTA PROTOPAPA “SCONFINA” FACENDO AFFIGGERE UN MANIFESTO TAROCCO
La cartina scelta per la comunicazione riporta i confini sbagliati della provincia, probabilmente è stata considerata la cartina che disegna i confine delle asl e non quelli del territorio amministrativo.
Così la provincia targata Protopapa si prende un pezzo di Vercelli (con Trino Vercellese) e un pezzo di Asti (con Moncalvo). I manifesti con la provincia più grande sono comparsi sia nelle città che sul profilo social del candidato.
Qualcuno ha notato l’eccessivo “allargarsi” della provincia di Alessandria e ciò ha generato l’ironia sui social.
Al candidato non restera’ che prendere atto della gaffe e ordinare una seconda ristampa dei manifesti, augurandosi che questa volta “i confini vengano difesi e rispettati”.
(da agenzie)
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