Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
SALVINI NON RICANDIDA BORGHEZIO, HA PROBLEMI A TROVARE PERSONALITA’ AL SUD E CANDIDA BANCHIERI… DI MAIO PRESENTA LE CINQUE DONNE CAPOLISTA SCELTE DA LUI
Per Matteo Salvini l’obiettivo è raggiungere quota ventotto eurodeputati, ciò significa più che quintuplicare le attuali cinque presenze a Bruxelles. Le liste della Lega non sono ancora pronte, ma un dato c’è: il segretario vuole imprimere, sulle schede delle elezioni Europee, nome dopo nome, il nuovo corso del Carroccio.
Dunque, via le vecchie facce, a iniziare da Mario Borghezio, per fare spazio AA imprenditori e banchieri primi fra tutti purchè siano di stretta fede leghista.
Non mancano però difficoltà nel chiudere le liste nel Sud d’Italia, dalla Campania fino alla Sicilia, dove la Lega non ha una base pura, nè tantomeno amministratori locali. Così il segretario sta passando ai raggi x le varie possibilità per evitare di imbarcare qualche brutta sorpresa.
Solo il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle hanno chiuso le candidature, tuttavia i vertici adesso devono fronteggiare, in entrambi i casi, il dissenso interno.
Mentre in Forza Italia e in Fratelli d’Italia ci sono ancora molte incertezze.
Gli azzurri propongono la candidatura da indipendente di Irene Pivetti, negli anni ’90 giovanissima presidente della Camera leghista. Ma incassano l’addio della eurodeputata uscente Elisabetta Gardini che, accusando la dirigenza di lontananza dall’elettorato, potrebbe fare il salto nel partito di Giorgia Meloni.
La Lega, dal canto suo, in queste ore travagliate per chiudere gli accordi, e dopo la cena della scorsa settimana a casa di Salvini, si prepara a schierare l’esercito sovranista anche se ancora molte caselle sono scoperte. Salvini sarà capolista in tutte le circoscrizione, come lo sarà Silvio Berlusconi per Forza Italia tranne che nel Centro dove invece correrà Antonio Tajani.
Nel Carroccio impazzano le indiscrezioni su possibili candidati.
Prende quota il nome di Valentino Grant, il banchiere che fa parte, su indicazione proprio del Carroccio, del Consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti.
E circola anche il nome del banchiere ex Vaticano Ettore Gotti Tedeschi, le cui possibilità di presentarsi tuttavia sono in discesa.
In questa girandola, come più probabile, c’è l’imprenditore Massimo Casanova, amico del leader. Per ora manca all’appello un volto storico di peso che fa parte della vecchia guardia bossiana. L’attuale segretario pare sia pronto a stracciare la richiesta di candidatura di Mario Borghezio.
Per quanto riguarda il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, già europarlamentare e molto vicino a Salvini, nessuna decisione è stata presa. Sembra comunque più probabile che scelga di non correre e ricoprire ancora l’incarico di governo.
Intanto presenti nelle liste ci sono invece Marco Zanni, già europarlamentare, e Alessandro Panza, capo dell’organizzazione via Bellerio.
Anche l’economista Antonio Maria Rinaldi è pronto a scendere in campo. Poi molte facce interne alla Lega, amministratori e consiglieri, come Gianna Gancia, presidente della provincia di Cuneo mentre è in dubbio Ceccardi, il sindaco di Cascina.
Per finire correrà Vincenzo Sofo, compagno di Marion Le Pen, la nipote di Marine e del fondatore del Front National.
Il partner di governo M5S ha annunciato le tanto attese capilista. “Abbiamo candidato cinque eccellenze”, dice Di Maio al Tempio di Adriano, imperatore della pacificazione. E adesso è il capo politico M5s che ha il compito di mettere pace dentro il Movimento tra chi non ha gradito questi nomi calati dall’alto e che lunedì saranno sottoposti al giudizio degli iscritti.
Si tratta di Alessandra Todde per il collegio elettorale Isole, Chiara Maria Gemma per il Sud, Daniela Rondinelli al Centro, Maria Angela Danzì nel Nord Ovest e Sabrina Pignedoli nel Nord Est.
“Abbiamo candidato cinque donne, ma prima di tutto 5 eccellenze per la loro cultura, per le loro esperienze professionali e personali e rappresentano la meritocrazia e l’Italia al meglio”, parole di Di Maio che devono far risalire il Movimento 5 Stelle nei sondaggi e che mirano a convincere chi avrebbe preferito candidature interne.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
DA UN MESE GLI AGENTI SONO COSTRETTI A ACQUISTARE UN PANINO E UNA BIBITA DANDO IN PAGAMENTO UNA MAZZETTA DI BUONI…COSTA PIU’ LA CARD CHE L’IMPORTO CHE EROGA
Se vi dovesse capitare di rimanete intrappolati in coda al supermercato, perchè di fronte a voi un cliente paga il conto con un malloppo di carte con codici a barre, ciascuna da 1 euro e 2 centesimi, non perdete la pazienza. Quel cliente è quasi sicuramente un poliziotto.
Da circa un mese agli agenti impegnati nei servizi di ordine pubblico, ad esempio negli stadi o nelle manifestazioni di piazza, non vengono più consegnati i tradizionali «beni di conforto» , di retaggio militare, ma una moderna gift card da utilizzare al supermercato.
Il classico sacchetto, con brioche o tavoletta di cioccolato e bottiglia d’acqua, è stato monetizzato dall’amministrazione della polizia, in accordo con le organizzazioni sindacali, con un valore di 1,02 euro.
Per pagare questo importo, che si matura ad ogni servizio della durata di non meno di sei ore di lavoro, si è scelto il metodo moderno delle tessere con codici a barre. Ma sono «non cumulative». Quindi i poliziotti ricevono una tessera plastificata ad ogni servizio.
Alla faccia della «spending review», dice Eugenio Bravo segretario torinese del sindacato di polizia Siulp, sollevando il caso a livello nazionale.
E aggiunge: «Prevedere una singola card dal valore di 1,02 euro oltre a far accumulare a ciascun poliziotto un numero spropositato di tessere da conservare e utilizzare, il costo in sè della scheda plastificata sembra proprio che superi il valore monetario della card stessa».
Gli agenti che hanno accumulato un certo numero di servizi possono andare al supermercato con una pila di tessere e pagare la spesa. Ogni card «però va letta» alla cassa, e l’importo sottratto al conto della spesa. Quindi code assicurate.
Alla fine del conteggio l’addetto del supermercato ritira le tessere che andranno poi riutilizzate.
«Un Paese come il nostro dove lo sviluppo tecnologico è sicuramente all’avanguardia – aggiunge Bravo – è impensabile che venga strutturato ed organizzato un sistema di recupero di spettanze di pagamento con una mentalità retrograda e che non onora il prestigio tecnologico dell’Italia».
E afferma: «In tempi in cui il Governo cerca disperatamente di trovare risorse e tagliare gli sprechi, dal Siulp di Torino parte un modesta segnalazione che oltre a cercare di far risparmiare qualcosina, agevolerebbe l’utilizzo della card da parte dei poliziotti favorendo altresì le pratiche amministrative conseguenti alla registrazione e alla contabilizzazione delle tessere».
(da “La Stampa”)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
FAVOREVOLE SOLO IL 41,1% DEI CITTADINI, HA CAMBIATO IDEA IL 30,8% DEGLI ELETTORI
Il 58,9 per cento degli italiani è insoddisfatto del governo giallo-verde.
A dirlo è l’ultimo sondaggio dell’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24. A rivelare soddisfazione per l’operato dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte è solo il 41,1 per cento degli intervistati.
Se si prendono in considerazione i soli elettori della maggioranza, il dato è ben diverso: soddisfazione per il 91,2% degli elettori della Lega e il 92,4% per quelli del M5s.
Dati simili, ma di segno opposto tra gli elettori di centro sinistra e Forza Italia: il 91,8 per cento dei primi e l’81,8 per cento è insoddisfatto del governo.
Tra i quesiti posti agli intervistati ce n’era uno che indagava sul cambio di opinione rispetto a quando è stato formato il governo, a giugno 2018. Il 30,8 per cento degli intervistati ha detto di aver cambiato idea.
Il 69,2% degli intervistati ha invece confermato la sua scelta.
Tra coloro che hanno cambiato idea vi è un 33,2 per cento di elettori del M5s, contro il 5,5 per cento di quelli della Lega.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO INGLESE: “SALVINI INIZIO’ A FARLO, POI GIORGETTI LO HA FRENATO”
Steve Bannon consigliò a Matteo Salvini di attaccare Papa Francesco sulla questione immigrazione. A rivelarlo sono “fonti vicine all’estrema destra italiana” in un’intervista al sito di informazione SourceMaterial, della quale il Guardian pubblica un’anticipazione.
Il “suggerimento” arrivò venne fatto durante un incontro a Washington nell’aprile del 2016, pochi mesi prima che Bannon assunse il ruolo di capo della campagna di Donald Trump. La Lega, questo il consiglio di Bannon secondo la ricostruzione, avrebbe dovuto iniziare a prendere di mira Bergoglio, che dell’immigrazione ha fatto uno dei pilastri del suo papato.
“Bannon disse a Salvini che il Papa è una specie di nemico. Suggerì di attaccarlo frontalmente”, racconta l'”importante fonte leghista” a Source Material.
Dopo l’incontro, prosegue la ricostruzione, “Salvini divenne più esplicito contro il Papa” sulla questione immigrazione. Il Guardian cita quindi una serie di episodi e di interventi sui social media nei quali il leader leghista ha polemizzato con il pontefice.
Per la fonte Salvini sarebbe stato disposto ad attaccare il Papa in maniera anche più decisa, “ma venne frenato dal suo stesso partito, in particolare da Giancarlo Giorgetti”.
Alla richiesta di un commento da parte del Guardian, Bannon ha preferito non replicare. Un’intervista alla Nbc e a SourceMsterial dell’ex capo stratega di Trump alla Casa Bianca verrà trasmessa negli Usa domenica sera. La Lega e l’entourage di Salvini invece smentiscono, per quel che può contare.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO DELLA CGIL: “I SALARI VENGONO STABILITI DAI CONTRATTI NON DAI POLITICI E LA CONTRATTAZIONE LA FANNO GLI IMPRENDITORI E I SINDACATI”
“Se questi sono i presupposti, iniziamo davvero male”. La Cgil legge con stupore le parole di Luigi Di Maio, rilasciate in un’intervista all’Huffpost in cui il vicepremier M5s li invita a schierarsi “o con i lavoratori o con il Pd”.
Per Cgil, il sindacato guidato da Maurizio Landini, non è con questi toni che ci si può sedere attorno a un tavolo, anche perchè la “commissione ministeriale” di cui parla il ministro del Lavoro viene totalmente bocciata.
“Se il salario minimo – si apprende in ambienti della Cgil – viene stabilito da una commissione ministeriale significa che ciò è una roba politica e non a favore dei lavoratori. La contrattazione si fa tra lavoratori e imprese tramite i sindacati, i salari sono stabiliti dai contratti non dai politici”.
Premettendo che la proposta del salario minimo presenta dagli M5s è più ragionevole rispetto a quella del Pd, la Cgil smonta comunque l’intero impianto.
Il salario minimo, che i grillini propongono che sia di nove euro lordi, deve essere proporzionato al lavoro che si fa.
Per il sindacato non si può stabilire una paga base, che invece deve essere l’insieme dei giorni festivi, delle domeniche e degli straordinari.
Per questo il salario minimo è diverso da quello che si intende per paga oraria. “È qui la contraddizione della proposta M5s”, spiega ancora la Cgil, “altrimenti si torna a quella Pd”.
Per la Cgil, Di Maio dovrebbe piuttosto impegnarsi affinchè venga ampliata la copertura contrattuale. “Oggi in Italia abbiamo l’85% di copertura contrattuale. Il vero obiettivo non è dare una nuova legge ma dare copertura a quel 15% che non ce l’ha”.
L’invito che la Cgil infine rivolge al ministro del Lavoro è di ripartire dalle leggi di iniziativa popolare che giacciono in Parlamento: “Partiamo da lì, dalla carte dei diritti. In fondo M5s è sempre stato a favore dei referendum”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELL’ASSOCIAZIONE DEI CONSUMATORI SUI PREZZI CAMPIONE
Se scatteranno le clausole di salvaguardia e le aliquote Iva saranno ritoccate al rialzo, i prezzi di una moltitudine di beni di largo consumo subiranno un aumento con conseguente stangata per le tasche delle famiglie italiane ( circa 1.200 euro l’anno).
Lo afferma il Codacons, che ha realizzato una proiezione su un campione di prodotti, inserendo anche automobili e beni hi-tech.
«I rincari dei listini in caso di ritocco dell’Iva toccheranno ogni aspetto della nostra vita – lancia l’allarme il presidente Carlo Rienzi -. Costerà di più svegliarsi e fare colazione al bar o in casa, ma anche lavarsi il viso e i denti, prendere la macchina per andare a lavoro, mangiare un tramezzino al bar, andare dal parrucchiere o portare un abito in tintoria, pagare le bollette o trascorrere una serata al cinema o in pizzeria».
Facendo due conti; il passaggio dell’Iva ridotta dal 10% al 13%%, e di quella ordinaria dal 22% al 26,5%, a parità di consumi darà vita ad una stangata che, solo per i costi diretti, il Codacons stima a regime in +1.200 euro annui a famiglia, senza considerare i costi indiretti legati agli aumenti per imprese, industria, energia e trasporti».
(da “La Stampa”)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
ITALIA MAGLIA NERA SU ENTRAMBI I FONDI… CI SONO 22 MILIARDI NON LIQUIDATI DALL’EUROPA PER I RITARDI DEGLI UFFICI MINISTERIALI
L’inefficienza della pubblica amministrazione costa cara: «Come ha denunciato nei giorni scorsi la Corte dei Conti Europea, ci sono 22,3 miliardi di euro non ancora liquidati dall’Unione europea a causa dei ritardi che i nostri uffici ministeriali e regionali hanno accumulato in questi anni nella fase di pianificazione e progettazione dei Fondi strutturali di nostra competenza. Inoltre, la nostra Pa ha uno stock di debito con i propri fornitori di 57 miliardi, 30 dei quali ascrivibili a ritardi superiori ai tempi di pagamento stabiliti per contratto».
È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia.
«Sia quando è chiamata a incassare i soldi da Bruxelles sia quando deve saldare le fatture emesse dai propri fornitori – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – la nostra pubblica amministrazione accumula ritardi spaventosi che penalizzano soprattutto le piccole e medie imprese. Su entrambi i fronti, comunque, nessuno in Europa registra risultati peggiori dei nostri. Una posizione che non ci fa onore e che ci relega nelle ultimissime posizioni in Ue, anche quando viene misurata la qualità /quantità dei servizi pubblici erogati ai cittadini e alle imprese».
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
GLI ESEMPI DI MIGRAZIONE CHE GENERA ECONOMIA E INNOVAZIONE… IL 42% DELLE NUOVE SOCIETA’ CREATE IN ITALIA NEL 2017 E’ STATA FONDATA DA IMMIGRATI
C’è Chris Richmond N’zi, della Costa d’Avorio, che in Emilia Romagna si è inventato la app MyGrants per mettere in contatto chi arriva in Italia con le aziende che cercano personale: vantano 25 assunzioni settimanali, meglio di un navigator.
C’è Paolo Russo di Funky Tomato, azienda dal logo afro-mediterraneo che impiega braccianti agricoli stranieri e della periferia napoletana di Scampia e vende pomodori biologici in Campania e Basilicata. C’è la Silent Academy, fondata dalla cooperativa Sicomoro di Matera in Basilicata, progetto legato a Matera 2019 capitale europea della cultura, che impiega migranti in laboratori di artigianato, falegnameria, sartoria insieme alla popolazione locale.
E ce ne sono tanti altri.
In Italia non c’è solo Riace, il modello di integrazione calabrese di cui si è parlato molto per via dell’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il sindaco (sospeso) Mimmo Lucano
Ieri alla scuola Holden di Torino, 15 imprenditori che lavorano nel settore dell’immigrazione, di cittadinanza italiana e non italiana, sono stati presentati da Ashoka, rete di imprenditori globali sociali, nell’ambito dell’evento ‘Hello Europe: la migrazione che fa innovazione’.
“Parlare di migrazione oggi significa rimettere al centro dell’azione politica il tema del lavoro – dice Alessandro Valera, direttore di Ashoka Italia – con questo progetto Ashoka ha voluto raccontare la linfa economica e innovativa che c’è, esiste ed operosa nella popolazione migrante presente Italia. Le politiche per il lavoro, che creano inclusione sociale e impatto economico, sono il più efficace antidoto contro la paura (irrazionale) del diverso”.
A Torino c’era Modou Gueye, attore che con la sua associazione Sunugal ha rilevato Cascina Casottello a Milano, acquisita dal comune nel 2013 con lo scopo di avviare un processo di rigenerazione territoriale e architettonica. Da un anno ormai, la Cascina è diventata centro di tante attività e servizi, dagli sportelli caf, alla biblioteca e ludoteca, i laboratori dalla cucina al teatro, i corsi dallo sport alla danza alle lingue, il bar e il ristorante.
C’è anche l’esperienza di don Paolo Steffano, che con l’associazione extra parrocchiale ‘La Rotonda’ ha messo in piedi un laboratorio di sartoria prevalentemente dedicato alle donne a Baranzate, il comune dove gli stranieri sono il 70 per cento dei residenti, il più alto tasso in Italia.
Secondo un report di ‘Mega – Migrant Entrepreneurship Growth Agenda’, nel 2017 il 42 per cento delle nuove società create in Italia è stata fondata da migranti.
Il rapporto del 2018 ‘Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia’ segnala che l’Italia è l’unica nazione tra i grandi paesi europei in cui il tasso di occupazione della forza lavoro straniera (59% per i cittadini extra UE, 63% per i cittadini UE) è piuÌ€ alto di quello della forza lavoro nativa (57%).
Gli stranieri sono impegnati soprattutto nei settori dell’edilizia, della ristorazione, dell’agricoltura, del lavoro domestico, svolgono lavori generalmente più umili e peggio retribuiti degli italiani, con guadagni medi inferiori agli 800 euro al mese.
Una realtà che magari non piace a quelli dello slogan ‘prima gli italiani’, ma nell’ambito di questa realtà , fatta certamente di chiaroscuri, alcuni modelli di integrazione positiva si fanno strada, a sfidare propaganda.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL CAPO DELLO STATO SI PREPARA AL RUOLO DI GARANZIA COSTITUZIONALE
Può essere semplicemente una coincidenza, o forse un atteggiamento dettato da prudenza.
Stando a quanto riportato dalla giornalista de Il Giornale Laura Cesaretti, nell’agenda del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci sarebbero tre settimane libere totalmente dagli impegni all’indomani delle elezioni europee del 26 maggio prossimo.
Ma questo può voler dire anche un’altra cosa: ovvero, che il Colle si stia preparando a una possibile crisi di governo scaturita dal voto per il rinnovo dei parlamentari a Strasburgo e a Bruxelles.
Del resto, le minacce ci sono già state, anche se velate.
Per il Movimento 5 Stelle, la soglia di sopravvivenza è quella del 20% alle prossime elezioni. In caso contrario, Luigi Di Maio potrebbe staccare la spina a un governo che — a conti fatti — gli sarebbe costato quasi il 12% dei consensi. Ma, dal versante opposto, una prova di forza muscolare della Lega alle prossime elezioni potrebbe convincere Matteo Salvini a fare da solo o con chi ci sta, chiedendo elezioni anticipate.
Insomma, la partita non sembra giocarsi soltanto sui contenuti politici ed economici, dal def alla prossima manovra. Sembra invece essere caratterizzata anche dal responso delle urne che potrà dire molto di più sul primo anno del governo giallo-verde, facendo venire a galla insoddisfazioni non messe in conto o nuove tendenze nelle preferenze.
Per questo motivo, Sergio Mattarella — che in caso di crisi istituzionale, come previsto dalla Costituzione, sarebbe il perno attorno al quale muoversi — avrebbe scelto di restare al palazzo del Quirinale per fare da osservatore.
Ed eventualmente agire in caso di necessità .
A quel punto si aprirebbe il lungo valzer delle consultazioni, il sondaggio delle diverse forze parlamentari, la faticosa ricerca di una maggioranza. Possibile anche che, viste le incombenze dettate dalla politica economica, con un aumento dell’Iva che sembra sempre più probabile, nessuno voglia prendersi questa responsabilità .
La domanda allora è: basteranno tre settimane prive di impegni dopo il 26 maggio?
(da agenzie)
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