Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
“NEL M5S MANCA IL DISSENSO”… “IL PD DEVE CAMBIARE TUTTO”
“Il Movimento 5 stelle non esiste più. Oggi sono diventati il partito di Di Maio, non c’è dissenso all’interno”, dice Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, a Mezz’ora in più che aggiunge: “Di Battista è il Che Guevara dei 5 Stelle, mentre Fico è la parte di sinistra del movimento che però non ha mai risposto ai miei appelli. Oggi i 5 stelle sono schiavi dei consensi ed è evidente che devono tornare a parlare dei temi degli inizi”.
Il Capolista per la circoscrizione Nord est con Italia in Comune e + Europa parla dell’operato della sindaca Raggi: “Credo sia ostaggio di alcuni poteri”.
Cita il numero di assessori cambiati e domanda retorico “vengono da Livorno, Reggio Emilia, come se tra gli abitanti di Roma non ci fossero personaggi capaci”. conclude che “non riescono a costruirsi una classe dirigente competente”.
Sul Salva-Roma dice: “È evidente che Roma debba essere gestita diversamente”. Attacca poi la legge sulla legittima difesa: “È una legge strumentale”
Del Partito democratico dice: “È ostaggio di dinamiche interne, correnti e personalismi, lo vediamo nelle candidature. Se un partito va rinnovato, va aperto. Deve cambiare tutto”.
Sulle possibile caduta del governo dopo le europee non si sbilancia: “Dipenderà da chi chiuderà la Finanziaria. Magari gli farà comodo far cadere tutto per avere una amministrazione tecnica ed arrivare a elezioni dopo, con la finanziaria fatta”.
Sulla sua candidatura come capolista alle europee spiega: “Tante volte ho detto di essere stato vicino alla componente Radicale. Alle ultime elezioni ho sostenuto dall’esterno + Europa, coerente con i miei valori, i miei ideali. Quando il movimento 5 stelle si inventò un referendum per uscire dall’Euro, mi dissi contrario. L’Europa va migliorata ma io non credo nell’uscita dall’Euro o dall’Europa. Io non vivo di politica, lavoro per quello in cui credo ed è una grande libertà ”
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
LA FIGURACCIA DELLA MARATONA DI TRIESTE
Gli scafisti della politica navigano nelle acque sicure dove sanno che la pesca è buona. 
Verificano le paure della gente e poi, individuatane una la ripropongono in tutte le salse sperando di poter ottenere sempre il solito effetto: quel misto di rabbia e indignazione che li elegge uomini forti al comando di un Paese che rischia sempre di sbandare e che finirebbe certo male se non ci fossero loro.
Questo fanno gli scafisti della politica.
Così nella nostra politica attuale, quella che ha individuato il mare come portatore unico di qualsiasi rischio e qualsiasi sfiga, hanno pensato che per accarezzare la xenofobia (e più sotto il razzismo, strisciante e unto) qualcuno deve avere pensato che se funzionano gli scafisti del Mediterraneo allora funzioneranno anche gli scafisti nello sport, e, che ne so, gli scafisti del commercio all’ingrosso, gli scafisti del succo d’arancia, gli scafisti dei pantaloncini corti oppure gli scafisti del trasporto pubblico.
Nella loro banalità (e nella nostra) credono che basti infarcire con la parola qualsiasi tema, senza nemmeno prendersi la briga di analizzarlo con un po’ di serenità per ottenere sempre il medesimo successo. Poi, ovviamente, sbagliano, e dicono che era tutto solo una provocazione.
Che poi la provocazione sia avvenuta sul colore della pelle sembra non interessare a nessuno, come se fosse un incidente di percorso
Così è successo a Trieste dove l’organizzazione dell’abituale maratona aveva pensato bene di vietare la partecipazione agli atleti africani per punire i presunti scafisti dell’atletica leggera che pagherebbero troppo poco i partecipanti non europei e per il loro bene.
Funziona così, il giochetto retorico è sempre lo stesso: negare un diritto e rivenderlo come una difesa è roba già vista e stravista. Quando sono stati presi in castagna, loro e la loro stupida idea ci hanno detto che era una provocazione per sollevare il problema prima di ritornare sui propri passi.
E capire sinceramente quale sia il problema diventa difficilissimo da immaginare visto che da quelle parti si è parlato più che altro del colore della pelle degli uni rispetto agli altri.
E tutto ha il sapore del dietrofront per averla sparata davvero un po’ grossa.
Poi è arrivato il sottosegretario della Lega Giorgetti a dirci che sì, l’idea era una pessima idea, ma dobbiamo stare attenti agli scafisti dello sport. E tutti a riprenderlo come se avesse detto qualcosa di intelligente. E fa niente che non voglia dire niente.
Perchè di questo passo anche il nostro capo ufficio diventerà lo scafista della fotocopiatrice e ci sarà qualcuno che batterà le mani, ammaestrato.
(da TPI)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
TRUMP HA TOLTO 10 MILIONI DI DOLLARI AI GRUPPI CHE COMBATTONO I RAZZISTI
Donald Trump lo ha definito “un crimine d’odio”. Ma le parole che il presidente Usa non riesce a pronunciare sono due “suprematismo bianco”.
Di questo universo impastato di odio antisemita, faceva parte John Earnest, il diciannovenne autore dell’attacco alla sinagoga di Poway, nella contea di San Diego, California, che ha provocato un morto e tre feriti. Come i suoi “eroi” anche Earnest ha postato prima dell’attacco il suo “manifesto”.
Il killer lo ha riempito con copia/incolla, tesi a volte posticce, parla di “rivoluzione”. In questo ha emulato Breton Tarrant, lo stragista della Nuova Zelanda diventato suo ispiratore e modello. Nelle lunghe pagine cita anche Robert Bower, l’assassino responsabile del massacro alla sinagoga di Pittsburgh avvenuta esattamente sei mesi fa.
Il manifesto di Earnest è zeppo di dichiarazioni d’odio contro ebrei, musulmani, afroamericani, ispanici, immigrati e femministe, così come altri gruppi e minoranze.
“Ogni ebreo è responsabile del genocidio meticolosamente pianificato della razza europea”, delira il diciannovenne terrorista.
Earnest ripropone anche la teoria, molto popolare negli ambienti di estrema desta americani, del “complotto giudaico”, e cioè del piano pilotato dagli ebrei di “sostituire” americani bianchi con immigrati provenienti da altri Paesi.
Nel documento, scrive il Washington Post, Earnest rivendica di aver dato fuoco un mese fa ad una moschea nella località californiana di Escondido, a poche miglia dalla sinagoga in cui è avvenuta la sparatoria. Gli estremisti del “white power”si passano il testimone, indicano a chi li vuole seguire cosa fare.
Gli attentatori suprematisti amano l’esibizione mediatica, agiscono rivolgendosi sempre a un’audience a un pubblico che credono ricettivo alle loro idee, hanno sempre contatti con gruppi più o meno radicali. Le loro idee, le loro parole d’ordine, non sono estranee alle destre sovraniste in crescita in tutto il globo.
Il mondo degli Earnest, dei Tarrant, dei Bower, è il mondo dei “suprematisti bianchi”, che possono contare su oltre 1022 siti che fanno riferimento a idee e pratiche razziste, che indottrinano e addestrano, in Rete, gli affiliati e chi, anche se “cane sciolto” vuole farsi giustizia da sè: aprendo il fuoco contro un centro in cui si pratica l’aborto, aggredendo persone di colore, e aprendo la caccia all'”islamico”.
Gruppi che hanno come centro propulsivo gli Stati Uniti.
I suprematisti bianchi, sono cresciuti di numero dopo le presidenziali del 2016. Alcuni appartengono al gruppo Vanguard America, usano slogan razzisti, iconografie connesse a simboli del passato e ora sulla loro divisa, polo bianca e pantaloni khaki, molti hanno aggiunto il cappellino rosso con la scritta “Make America Great Again”, motto della campagna elettorale di Trump. Un’immagine che ha creato imbarazzo per la Casa Bianca.
Attualmente sono 1124 gruppi razzisti che sostengono idee come la supremazia bianca basata sulla teorica superiorità di questa razza su afro-americani, ispanici, arabi o ebrei.
Queste credenze, basate sull’odio hanno fondamenta politiche e sociali, che a volte partono da una base religiosa spesso legata al cristianesimo fondamentalista Nel 2017, secondo i dati americani, il 60-70% degli omicidi di stampo politico, ideologico o religioso, sono stati messi in atto da suprematisti bianchi
o da gruppi di estrema destra, neonazisti. E sono largamente superiori a quelli commessi dagli estremisti islamici.
È stato stimato che un numero tra 150mila a 200mila persone si iscrivono a pubblicazioni razziste, partecipano alle loro marce e manifestazioni e donano denaro. Circa 150 programmi radiofonici e televisivi indipendenti vengono trasmessi settimanalmente e raggiungono centinaia di migliaia di simpatizzanti. Saint Tarrant, il nuovo cavaliere crociato che “pulisce il mondo dalla feccia musulmana”.
Ma anche James Mason, un membro del partito neonazista americano che idolatrava Hitler e Charles Manson, ispiratore del gruppo Atomwaffen, sospettato di diversi omicidi.
O ancora il norvegese Andres Breivik, autore della strage di Utoya, o lo youtuber da 53 milioni di follower PewDiePie, accusato di antisemitismo.
Sono questi gli eroi dei lupi solitari di destra che si radicalizzano in rete, nei canali come 8chan trovano manifesti preconfezionati per motivare le loro azioni e sul Deep Web comprano armi, abbigliamento militare per entrare in azione, magari utilizzando Bitcoin per evitare di essere rintracciati o per finanziare le loro ricerche «sul campo».
Il nemico sono gli “infedeli”, i musulmani, gli ebrei, i gay, le donne. I target: le moschee, le sinagoghe, i luoghi di ritrovo di chi invece vive liberamente la sua vita.
All’interno del movimento bianco suprematista, i gruppi neonazisti hanno registrato la crescita maggiore, aumentando del 22 per cento. I gruppi anti-musulmani sono saliti per un terzo anno consecutivo. Nella South Carolina, ad esempio, secondo il Southern Poverty Law Center, operano almeno 19 “hate groups”, cioè i gruppi che fanno dell’odio la propria cifra. Tra i gruppi che operano attivamente si includono: neonazisti, miliziani del Ku Klux Klan, nazionalisti bianchi, neoconfederati, teste rasate di taglio razzista, vigilanti frontalieri.
I gruppi neonazi nel 2008 erano 159, otto anni dopo sono saliti a 1384. Tra i più attivi: American front, American guard, Hammerskins, National alliance, National socialist American labor party, National socialist vanguard, Nsdap/Ao, White aryan resistance. Il suprematismo bianco Usa corre anche sul web. Un recente studio del Simon Wiesenthal Center ha identificato più di 12mila gruppi di odio xenofobo e antisemita sul web. La League of the South sul proprio sito avverte: “Se ci chiamerete razzisti, la nostra risposta sarà : e allora?”.
L’amministrazione Trump ha tagliato i fondi per 10 milioni di dollari a diversi gruppi che combattono l’estremismo di destra negli Stati Uniti per un programma mirato alla de-radicalizzazione dei neonazisti.
Dagli Stati Uniti, il fenomeno dei gruppi anti-islamici, che sempre più prendono il connotato militante di gruppi anti-migranti, si è esteso nel Vecchio Continente, in particolare nel Nord ed Est Europa. Un esempio, sono i “Soldati di Odino”, un gruppo di estremisti di destra che pattuglia le strade della Finlandia con l’obiettivo di “proteggere gli abitanti del posto dagli immigrati”: una pratica che si sta iniziando a diffondere in altre nazioni scandinave e baltiche, suscitando preoccupazione nelle autorità . Questi autoproclamati “patrioti”, che prendono il proprio nome dal re degli dei della mitologia nordica, aspirano a diventare “gli occhi e le orecchie” dei poliziotti, i quali – secondo loro – farebbero oggi sempre più fatica a portare a termine i compiti assegnati.
Dal Nord-Est al cuore dell’Europa: Gran Bretagna e Germania. Nel Regno Unito, l’estrema destra (suprematista, razzista, isolazionista, anti-migranti) fa proseliti e ha un seguito crescente. Materiale estremista è disponibile ovunque sulla Rete. Un gruppo come National Action, quello che è nato per
“celebrare” la morte della deputata laburista Jo Cox, conta su un centinaio di militanti, ma i suoi video su YouTube hanno quasi 2800 adepti. Proclamano una “White Jihad”, una guerra santa bianca, che significa rendere omogenea e aderente “ai valori tradizionali inglesi” questa terra che oggi invece ospita persone provenienti da ogni angolo del mondo ed è un crogiolo di culture.
“I rifugiati non sono i benvenuti»”si legge in uno dei loro proclami che va di pari passo alla proclamazione che “Hitler aveva ragione, i rifugiati devono tornare a casa”. Thomas Mair, 54 anni, l’assassino (16 luglio 2016) di Cox, era legato al gruppo suprematista bianco Springbok Club, visceralmente ostile all’Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano.
Le prove emerse al processo, conclusosi con la condanna all’ergastolo dell’assassino della quarantunenne deputata laburista, hanno dimostrato che Mair ha ucciso Jo Cox sulla spinta di un’ideologia neonazista, razzista e suprematista bianca.
La polizia aveva trovato nella sua abitazione simboli e libri sul Terzo Reich, sul Sudafrica dell’apartheid e su movimenti razzisti di altri Paesi. Prima di Mair, ad entrare in azione (nel 2013) era stato Pavlo Lapshin, neonazista ucraino trapiantato a Birmingham, che uccise un’anziano musulmano. e si preparava a piazzare esplosivi in varie moschee.
Lapshin era un suprematista, così come David Copeland, l’uomo che ha ucciso tre persone in una serie di attacchi dinamitardi e voleva dare inizio ad una guerra civile nel Paese. Un altro dinamitardo – Ryan McGee – era un estimatore del Ku Klux Klan. McGee è stato fermato in tempo per evitare una strage. Come Ian Forman, che stava pianificando di attaccare una moschea, e passava ore nella sua camera da letto indossando cimeli nazisti e postando messaggi razzisti sul web.
Il ministero dell’Interno britannico ha dichiaro fuori legge un gruppo dell’ultradestra inglese denominato “National Action”, accusato di progettare e istigare atti di violenza razzisti.
Dal Regno Unito alla Germania. Qui è nato il movimento “Pegida” i “patrioti europei contro l’islamizzazione dei paesi occidentali” (Patriotische Europà¤er gegen die Islamisierung des Abendlandes), movimento sta catalizzando l’attenzione di tutti i discorsi riguardanti l’islamismo e l’anti-islamismo in Germania.
Nel febbraio 2015, “Pegida” ha reintegrato nel suo comitato di direzione il leader del gruppo Lutz Bachmann, che si era dimesso il 21 gennaio dello stesso anno dopo che il giornale tedesco Bild aveva pubblicato una sua foto in cui mostrava un taglio di capelli e di baffi che ricordava quello di Hitler. “Gli estremisti di destra — si legge nel rapporto — hanno scoperto come condurre la loro guerra via Intemet, come usare la “elecronic warfare”. Simili tattiche hanno indotto le autorità di alcuni Stati a mettere in guardia contro le derive terroristiche dello spettro dell’estrema destra. In più la potenziale violenza è coltivata dai peggior tipi di giochi elettronici, diventati arma politica vera e propria utilizzata abilmente dai neo-nazi. Questi siti hanno un pubblico fedele e ampio, costituito non di semplici curiosi, ma di persone che sull’odio hanno costruito il proprio rapporto col mondo e usano Internet per ritrovarsi, scambiarsi informazioni, infiammarsi reciprocamente, creare steccati, alzare barriere, scavare fossati. E assaltare moschee.
E’ l’internazionale del separatismo. Internazionale del terrore bianco.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
MAGGIORANZA REBUS: POSSIBILE SOLO UN GOVERNO TRA SOCIALISTI, PODEMOS E INDIPENDENTISTI… I TRE PARTITI DI DESTRA TAGLIATI FUORI
Urne chiuse in Spagna per le elezioni politiche, e gli opinion poll di Gad3 – di cui è tutta da
verificare l’affidabilità – disegnano una situazione di stallo da un punto di vista politico. La vittoria relativa, come previsto, va allo Psoe di Pedro Sanchez seguiti dal Pp, i popolari guidati da Pablo Casado. Ma la maggioranza è incerta e dovrà essere verificata con lo spoglio effettivo. Infatti nessuna delle maggioranze più plausibili raggiunge i 176 seggi necessari per la maggioranza.
Gli exit poll di Gad3 per Tve danno il Partito socialista (28,1%) tra 116 e 121 seggi e Unidos Podemos (Up, al 14,1%) tra 42 e 45, per un totale tra 158 e 166 deputati.
Sul fronte ‘destro’, il Partido Popular (17,8%) otterrebbe tra 69 e 73 seggi, Ciudadanos (C’s, al 16,1%) tra 48 e 49 e Vox 36-38.
Anche la destra se si unisse (come Casado ha ipotizzato alla vigilia) non avrebbe la maggioranza, fermandosi a un range tra 153 e 160 seggi.
Ora c’è l’attesa per i primi dati reali e le proiezioni. Se gli exit poll fossero confermati, un’eventuale alleanza Psoe-Up dovrebbe appoggiarsi anche ai partiti indipendentisti per racimolare i seggi che mancano.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
LEI ACCUSA UNA RAGAZZA DI SINISTRA, DIVERSI TESTIMONI NEGANO… DI FRONTE A UN COSI’ GRAVE PRESUNTO REATO COSA ASPETTA SALVINI A FAR INTERVENIRE I RIS PER L’ANALISI DEL DNA?
Elena Donazzan, assessora all’istruzione della Regione Veneto, ha scritto ieri su Facebook di aver ricevuto uno sputo sulla sua automobile a Bassano del Grappa:
“Sono andata a riprendere l’auto, dopo una bella serata al #Museo Civico per la promozione dell’#asparago bianco dop, in compagnia di Davide. Alla fine di via Museo, fuori da una sede — credo comunale in concessione ad una serie di associazioni — noto un gruppetto di persone che non mi guarda benissimo. Pace! mica posso piacere a tutti…però quando esco dal parcheggio, uno di loro cammina ostentatamente verso la mia auto cercando di rendermi difficile l’uscita, mentre una ragazza mi sputa sulla carrozzeria. Sputa, si, sputa! Un segno di disprezzo, un gesto di volgare arroganza, un evidente odio verso di me. Così fermo l’auto e chiedo ragione, innanzitutto presentandomi con nome e cognome e chiedendo il suo. Silenzio! Anzi, il suo amichetto — quello che mi voleva sfidare con la camminata contro l’auto — mi intima di andarmene e mi dice che loro avrebbero negato visto che erano in tanti.
La versione del Laboratorio Politico di Ricerca ed Espressione Critica però è completamente diversa:
Mentre — dopo la presentazione della mostra sul 25 aprile — tornavamo alle nostre macchine, nel parcheggio lì adiacente, notiamo il veicolo dell’Assessore. Dopo averlo superato in fila indiana — nessuno ha impedito il transito dell’autoveicolo come da lei sostenuto -, la suddetta scende dalla macchina intimando a una nostra amica e compagna di fornirle il nome, causa un fantomatico sputo che sarebbe stato rivolto verso il veicolo, mentre era rivolto all’asfalto dovuto al raffreddore della ragazza.
Al rifiuto di fornire le generalità , ci ha minacciati di chiamare la polizia avvalendosi della sua posizione pubblica, e nel momento in cui l’è stato fatto notare che la bilancia dei testimoni pendeva decisamente dalla nostra parte (essendo noi in sei e lei accompagnata da un uomo solo) se n’è andata dandoci dei vigliacchi. Il post su Facebook — ovviamente — non ha tardato a comparire, con una ricostruzione fantasiosa degli eventi e una terribile accusa, quella di essere antifascisti. Per primo, ci sentiremmo di dire, che chi pensa che una ragazza con un brutto raffreddore, che prosegue da giorni, sputi per terra non per alleviare il fastidio ma per aggredire forse soffre un po’ di manie di persecuzione — interpretazione che ci sembra confermata dalla sua ricostruzione dei fatti, che ci vede come temibili aggressori quando le si è semplicemente fatto notare che dinnanzi a un fatto che non sussiste eravamo di più a sostenere la nostra versione piuttosto che la sua. Nei suoi post non è fatto menzione che nello spazio in questione si tenesse una mostra fotografica dell’ANPI di Malo sulla Resistenza nell’alto Vicentino (che peraltro a Bassano ha già trovato spazio in altre occasioni), ma si asserisce a una fantomatica assemblea.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
I TITOLONI DELLA PADANIA NELL’AGOSTO 2011: “TAGLI EPOCALI AL COSTO DELLA POLITICA, LA CASTA COLPITA AL CUORE”
Ieri un progetto di legge che prevede il ritorno all’elezione diretta delle province, su cui
stanno lavorando Stefano Candiani della Lega e Laura Castelli del MoVimento 5 Stelle, ha triggerato Luigi Di Maio che si è opposto all’idea del suo stesso governo.
Oggi invece Gian Antonio Stella sul Corriere riepiloga tutte le volte che la Lega si è schierata per l’abolizione delle province che oggi rivuole in auge:
«La riforma è stata compromessa dalla finanziaria 2015, con tagli irragionevoli al bilancio delle Province», sostiene Achille Variati, che fino a febbraio ha vissuto da presidente Upi tutta la fase cruciale, «Dal 2017 va un po’ meglio. Ma a fronte dei costi per la manutenzione di oltre 5mila scuole e 130mila chilometri di strade i tagli avevano ridotto del 60% la capacità di investimenti. Che i costi siano aumentati, poi!».
Certo è che l’insistenza leghista sul ripristino delle vecchie entità locali ha qualcosa di paradossale.
Era stato il Carroccio infatti, d’accordo con Silvio Berlusconi («delle Province non voglio parlare, vanno abolite»), a decidere il primo storico taglio radicale degli organismi di cui oggi invoca la resurrezione: una Provincia su tre, tutte quelle sotto i 300.000 abitanti.
Via. Abolite. Era il 14 agosto 2011, Ferragosto. Titolo a tutta pagina della Padania: «Costi della politica, tagli epocali / Difesi risparmi comuni virtuosi».Titolone a pagina 3: «La “Casta” colpita al cuore/ Calderoli: tagliate 50.000 poltrone». Il grafico con la mappa dei tagli era già più cauto: «Le 36 Province a rischio»…
Con le regole immaginate nella bozza di riforma, il consiglio provinciale non cancellerebbe l’assemblea dei sindaci, cioè l’organo di secondo livello (votato cioè dagli amministratori locali del territorio e non dai cittadini) creato dalla riforma Delrio. E le Province tornerebbero a vivere anche nei territori delle Città metropolitane, affiancate dagli organi della Città che si limiterebbero alle zone davvero metropolitane. Altri posti, altre poltrone. Per una politica affamata.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
SOLO 61 SU 330 HANNO VERSATO IL CONTRIBUTO CHIESTO DA CASALEGGIO… NON HANNO PAGATO NEANCHE DI MAIO, TAVERNA, TONINELLI E GIULIA GRILLO
Quattro grillini su cinque non pagano i 300 euro per Rousseau. Il Giornale ne parla oggi in un articolo a firma di Giuseppe Marino:
È sufficiente un’occhiata ai resoconti da poco pubblicati dalla piattaforma, dopo innumerevoli e pressanti richieste da parte dei parlamentari M5s, per scoprire che nei primi due mesi dell’anno meno di uno su cinque (61 su un totale di oltre 330) hanno versato regolarmente i 300 euro al mese.
Non hanno più pagato anche molti big: nell’elenco manca perfino Luigi Di Maio, oltre a esponenti del governo come Giulia Grillo, Danilo Toninelli, Laura Castelli e la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Per il capo politico e vicepremier si tratta di una grana visto che non è in grado di ottenere «fedeltà » dai suoi eletti.
Il Giornale scrive che parecchi parlamentari stanno contestando la gestione di Rousseau, temono il rischio schedatura già denunciato da questo quotidiano, protestano per i malfunzionamenti ed esigono chiarimenti sulla gestione dei propri dati personali.
E alcuni hanno avviato approfondimenti legali per capire come bloccare il pagamento.
I «fondatori» l’avevano previsto e, incredibilmente, hanno inserito nelle regole del M5s l’obbligo di servirsi di Rousseau, in barba al conflitto di interessi di Davide Casaleggio, che è al contempo presidente e tesoriere dell’associazione Rousseau e socio fondatore del M5S. La via d’uscita è sospendere i pagamenti, in attesa di chiarimenti
Forse non è un caso che i resoconti sui 300 euro si fermino a febbraio. «Confesso che da tre mesi non sto versando i 300 euro — ammette coraggiosamente, vista la facilità con cui si finisce sulla lista nera, la deputata pentastellata Veronica Giannone — ho chiesto tante volte invano spiegazioni sui problemi della piattaforma. Se poi è vero che ci sono fascicoli su di noi, è una cosa che mi fa incazzare».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
I DATI PRODOTTI DA MARESCOTTI E DI MAIO CHE ABBASSA LA TESTA NON SONO STATI GRADITI DAI TALEBANI GRILLINI
Alessandro Marescotti, cittadino di Taranto e Presidente di PeaceLink, sul suo profilo
Facebook ha detto oggi di aver ricevuto insulti per ILVA: “Sto ricevendo una discreta quantità di insulti per aver letto a Di Maio i dati delle centraline Arpa che smentiscono le sue dichiarazioni. Molti di quelli che insultano non sanno che il sottoscritto ha presentato l’esposto da cui è nato #AMBIENTESVENDUTO e l’arresto di tutti i personaggi chiave dell’inchiesta ILVA, compreso esponenti del PD, inchiesta da cui è derivata anche gran parte della fortuna elettorale del M5s a Taranto”.
Cosa ha fatto di male Marescotti? Ha chiesto a Di Maio di leggere il testo della nuova norma sull’immunità il ministro si è rifiutato di farlo.
Di Maio allora ha raccontato che c’è un miliardo di euro da spendere che però non si sta spendendo. Quei soldi — stanziati da Renzi nel 2015 — però sono già in parte spesi.
Ma non è solo questo che ha fatto arrabbiare i tarantini.
Ad esempio durante l’incontro Alessandro Marescotti ha ricordato al ministro di quando nel settembre del 2018 aveva annunciato un taglio delle emissioni. «Abbiamo installato tecnologie a Taranto che riducono del 20% le emissioni nocive» a pochi giorni dall’accordo in un video messaggio in cui annunciava che il M5S e il governo avevano risolto la crisi Ilva. Le emissioni però non sono diminuite, sono aumentate. PeaceLink riporta che:
In cokeria si registra un incremento del 160% per il benzene, del 140% per l’idrogeno solforato e del 195% per gli IPA totali. Sono tutti inquinanti cancerogeni e anche neurotossici.
Per quanto riguarda le polveri sottili misurate attorno alla cokeria, l’Arpa Puglia registra un incremento fra il 18% e il 23% per il PM10 (a seconda del campionatore ENV o SWAM) e del 23% per il PM2,5.
Le tecnologie che Di Maio aveva detto che erano state installate non sono mai state installate. Di Maio spiega tecnologie non ci sono ancora perchè «nel cronoprogramma [delle operazioni di bonifica che termineranno nel 2023 NdR] ancora non sono previste». Allora a settembre del 2018 perchè Di Maio ha fatto credere agli italiani che i filtri fossero già stati installati?
Qualcuno potrebbe chiedersi in che modo sia stata risolta la crisi dell’Ilva, perchè il famoso cronoprogramma non detta solo i tempi del risanamento ambientale ma anche quelle delle assunzioni di coloro che al momento sono in cassa integrazione.
Ma Marescotti aveva anche un’altra domanda da fare, una domanda per la ministra della Salute Grillo che durante l’incontro non ha aperto bocca. In che anno ci sarà il picco dei tumori a Taranto? Incredibilmente la ministra della Salute, che era a Taranto per parlare dell’ex-Ilva, non ha saputo rispondere perchè “si deve documentare”.
Ma allora cosa ha fatto in questi mesi il governo del Cambiamento, a parte fare annunci su cose che non sono vere? Forse qualcuno pensa che a Taranto si muoia e ci si ammali secondo il cronoprogramma o che si possa continuare a lungo a dare la colpa “a quelli di prima”?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
HA ACCOMPAGNATO LA LISTA CON SOLO DUE FIRME CONTRO LE 10.000 NECESSARIE
La commissione elettorale ha respinto il listino regionale di Casapound, che quindi resta al momento escluso dalle elezioni regionali del prossimo 26 maggio.
“La commissione elettorale regionale ha escluso il listino, mentre abbiamo notizia che la nostra lista sia stata accettata in alcune province — afferma Panero -. Attendiamo di avere il quadro completo della situazione e poi faremo sicuramente ricorso al Tar”.
La lista era stata presentata questa mattina senza le 10mila firme richieste.
“Abbiamo presentato solo due firme, la mia e quella di Giangi Marra, perchè la scorsa tornata elettorale — spiega Panero — abbiamo sostenuto Gilberto Pichetto (candidato del centrodestra, ndr), che è risultato eletto grazie alla somma dei voti delle liste. Ci sono sentenze della Cassazione che dicono che abbiamo ragione. Per questo motivo — ribadisce — faremo ricorso”.
Anche l’ufficio elettorale provinciale di Torino, dopo quello regionale, ha escluso la lista CasaPound — Destre Unite — Azzurri Italiani, che sosteneva il candidato alla presidenza della Regione Piemonte, Massimiliano Panero.
Anche in questo caso, secondo i magistrati, la lista e’ stata depositata senza le firme necessarie.
Tempi stretti e tante incertezze che vedono davvero difficile un possibile ripescaggio di Casa Pound-Destre Unite all’interno della corsa per la presidenza della regione.
La notizia dell’esclusione del gruppo ha scatenato le reazioni della politica: a gioire per la notizia sono stati il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Damiano Carretto (che ha commentato con un ironico «come mi dispiace…») ma anche di un altro candidato come Augusto Montaruli, presente nelle liste regionali di Liberi Uguali Verdi (che ha accolto la notizia con un altrettanto ironico «questa notte non dormirò»).
A conti fatti, però, l’esclusione della lista può far felice principalmente il centrodestra stesso che si troverà con un competitor in meno posizionato alla sua destra. Un piccolo vantaggio non trascurabile che libera dei voti “sovranisti” altrimenti intercettati dai militanti della “tartaruga” e che lascia come unico altro candidato ideologicamente conservatore opposto a Cirio il professore Valter Boero del Popolo della Famiglia.
(da agenzie)
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