Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile
E’ IL RE DELLE RESIDENZE PRIVATE PER ANZIANI CONVENZIONATE CON LE REGIONI… SCRIVE COME “ESPERTO” SUI GIORNALI SOVRANISTI
Le Fiamme Gialle di Udine, coordinate dalla Procura della Repubblica, stanno eseguendo otto
arresti — tra i quali quello del noto imprenditore friulano Massimo Blasoni — perquisizioni e sequestri per un totale di dieci milioni di euro nell’ambito di un procedimento in materia di spesa socio-sanitaria, ai danni dei bilanci delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia.
Blasoni secondo il suo curriculum guida uno dei principali gruppi europei nel settore della gestione e costruzione di Residenze Sanitarie per Anziani attraverso la Sereni Orizzonti S.P.A.
Il gruppo possiede 90 strutture di cui 80 Residenze Sanitarie per Anziani e 10 Comunità minori con 5900 posti letto.
Scrive articoli su temi economici pubblicati da Panorama, Il Giornale, Libero, Il Foglio, La Verità e altre testate nazionali.
Ha pubblicato il saggio “Privatizziamo! Ridurre lo Stato, liberare l’Italia” edito da Rubbettino.
È coautore di “E io Pago”, manifesto anti tasse e di “Pensionare la riforma Fornero?” editi da Il Giornale.
Al centro delle indagini una società attiva nel settore dell’assistenza per anziani, autosufficienti e no, e nella gestione di comunità terapeutiche — riabilitative per minori e adolescenti, con sedi operative in tutto il territorio nazionale.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile
ALLA MELONI E’ SALTATA LA MOSCA AL NASO PER UN ARTICOLO CHE NON DICE NULLA DI NUOVO RISPETTO A TANTI ALTRI, SALVO UN DETTAGLIO
A Giorgia Meloni non è piaciuto affatto il ritratto disegnato questa mattina da Francesco Merlo sulle pagine de La Repubblica.
Il titolo dell’articolo, che inizia a pagina 10 dell’edizione del 24 ottobre del quotidiano di Carlo Verdelli, è abbastanza emblematico: «La peronista dell’altra destra più amata di Salvini».
Il giornalista fornisce una descrizione della sorpresa di ascoltare toni tanto forti e «violenti» pronunciati da una donna che, all’apparenza, sembra essere molto meno cattiva rispetto a ciò che dice.
E poi si ripercorrono tutte le sue parole su Sea Watch altri casi ormai famosi. Per questo motivo, Giorgia Meloni querela Repubblica per diffamazione.
«A seguito della pubblicazione dell’articolo ‘Meloni la peronista dell’altra destra più amata di Salvini’ ho dato mandato ai miei legali di sporgere querela per diffamazione nei confronti del giornalista Francesco Merlo e del direttore del quotidiano Repubblica, Carlo Verdelli — ha detto la leader di Fratelli d’Italia nell’annuncio della sua denuncia -. Di rado, nella mia vita, ho letto un articolo così violento, così lesivo della dignità di qualcuno, così palesemente volto a istigare odio verso quella persona e considero gravissimo che molte delle affermazioni a me attribuite per giustificare il disprezzo del giornalista siano totalmente inventate o volutamente manipolate».
Secondo le leader di Fratelli d’Italia, il ritratto fatto di lei da Francesco Merlo non ha nessun connotato del diritto di cronaca, ma si configura con la piena diffamazione. Per questo motivo Meloni querela Repubblica e di tutto questo «Merlo e il direttore Carlo Verdelli risponderanno in tribunale».
Cosa dice il ritratto di Merlo
Nel suo articolo, oltre alle cose già citate, si sottolinea come le parole pronunciate in piazza e sui social da Giorgia Meloni strizzino l’occhio a quel clima di odio tanto diffuso in Italia.
Si sottolinea, non senza punzecchiature, come il linguaggio da lei usato sia una delle cause dell’aumento dell’intolleranza nel nostro Paese.
Ma, nonostante questo, è lei a essere la più amata dagli italiani. Più di Salvini.
Nulla di nuovo rispetto a quanto sostenuto in migliaia di altri articoli, insomma.
Salvo il riferimento al suo compagno che sarebbe di sinistra.
Meditate gente…
(da agenzie)
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Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile
SUL SITO DEL COMUNE DI MONTEFALCO NON VI E’ TRACCIA DELLA CERTIFICAZIONE DELLE CARICHE DELLA TESEI E DEI RELATIVI COMPENSI
Il Fatto Quotidiano racconta in un articolo a firma di Giacomo Salvini di un esposto presentato
all’Anac dai consiglieri comunali del gruppo “SìAmo Montefalco” che denunciano una violazione della legge anticorruzione del 2012 (Severino) e del decreto 33/2013 che obbliga i Comuni alla “pubblicità ” e alla “trasparenza” sul proprio sito internet.
A oggi, alla sezione “Amministrazione Trasparente ”del Comune di Montefalco, non v’è traccia della certificazione delle cariche della Tesei (con i relativi compensi) e nel curriculum ci sono tutte le informazioni biografiche sull’ex sindaca tranne una: la carica di consigliere di amministrazione nella Banca Popolare di Spoleto ricoperta dal 16 gennaio al 12 febbraio, quando il cda viene sciolto da Banca d’Italia perchè ritenuto troppo in continuità con la gestione di Giovannino Antonini
Non solo: per quanto riguarda le “consulenze e le collaborazioni” il sito del comune rimanda al portale della PA, ma indicando solo gli incarichi affidati negli anni 2016 e 2017; non c’è traccia di quelli del 2018 e del 2019 che, secondo la legge, dovrebbero essere pubblicati immediatamente.
“Al momento del nostro esposto all’Anac di venerdì scorso —spiega Daniele Morici, consigliere comunale di Montefalco —i dati sulle consulenze erano aggiornati al 2014: stanno provando a mettersi in regola grazie alla nostra denuncia ma ancora i dati sono incompleti”.
Donatella Tesei, raggiunta dal Fatto Quotidiano, non è molto loquace: “Non ne so niente”. E butta giù. L’Anac sta valutando ma per i Comuni sotto i 15 mila abitanti, in ogni caso, non ci sarebbe alcuna multa.
Infine i funzionari Anac dovranno capire se le eventuali omissioni siano dovute all’inerzia del responsabile anti-corruzione locale. Da una prima valutazione sembra che non tutti gli adempimenti siano stati fatti”.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile
MA LO STATO E’ AL CENTRO DEGLI USA E NON CONFINA CON IL MESSICO
Priorità alla lotta all’immigrazione clandestina: Donald Trump ha promesso di costruire un muro in Colorado. Il problema è che lo Stato al centro degli Stati Uniti , situato tra l’Utah e il Kansan, non confina con il Messico.
“Sapete perchè vinceremo in Nuovo Messico? Perchè loro vogliono sicurezza alla frontiera” quindi “costruiremo un Muro al confine del Nuovo Messico e costruiremo un Muro in Colorado. Un muro magnifico, ub grande muro che funziona veramente dal quale non si può passare nè sopra nè sotto”.
Poi ha continuato: “Costruiremo un muro in Texas, non ne costruiremo in Kansas dove beneficeranno di quello che ho appena menzionato”.
Su Twitter, il senatore democratico Patrick Leahy, per sbeffeggiare Trump, ha pubblicato una mappa con il ‘nuovo’ confine statunitense tra il Colorado e il New Mexico.
Promessa faro della campagna elettorale del 2016 la costruzione del muro fatica a concretizzarsi, infatti il Congresso rifiuta di sbloccare i fondi necessari al suo finanziamento.
(da agenzie)
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Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile
PASSA LA MOZIONE DI CONDANNA CON 354 VOTI CONTRO 60
“I repubblicani Never Trumper sono in certo modo peggiori e più pericolosi per il nostro Paese dei
democratici nulla facenti. State attenti, sono feccia umana!”.
E’ questo il duro attacco che Donald Trump, ovviamente via Twitter, ha rivolto ai repubblicani ‘dissidenti’ usando il termine, Never Trump, con cui, ai tempi delle primarie del 2016, si erano riuniti esponenti dell’establishment repubblicano, e delle passate amministrazioni Gop, che cercarono di bloccare la sua ascesa verso la nomination.
In un successivo tweet Trump poi ha dato del ‘Never Trumper’ a Bill Taylor, il diplomatico di lungo corso, nominato ambasciatore in Ucraina nel 2006 da George W. Bush, richiamato poi come incaricato d’affari a Kiev dopo la rimozione dell’ambasciatrice Marie Yovanovitch.
Taylor due giorni fa ha testimoniato di fronte alla commissione d’inchiesta dell’impeachment delle pressioni fatte su Kiev da Trump per ottenere vantaggi politici.
Trump, che nel tweet attacca anche John Bellinger un altro diplomatico dell’era Bush che nel 2016 fu tra i firmatari della lettera in opposizione a Trump, afferma di non aver mai incontrato Taylor, anche se è stato Mike Pompeo a richiamarlo in servizio per sostituire l’ambasciatrice da lui allontanata dietro le pressioni di Rudy Giuliani, architetto del ‘teorema’, alla base del Kievgate, cioè l’intervento di Joe Biden a favore della società ucraina per la quale lavorava il figlio Hunter.
La virulenza dell’attacco di Trump è però il segnale di un certo nervosismo alla Casa Bianca per il crescente numero di prese di distanza tra le file dei repubblicani di Capitol Hill dalla sua politica in Siria alle controverse decisioni sul G7.
Alla Camera la mozione di condanna del ritiro e del tradimento degli alleati curdi è passata infatti con 354 voti favorevoli e solo 60 contrari, quindi con il sostegno di decine di repubblicani.
Trump poi sarebbe stato costretto a fare marcia indietro sulla scelta del suo resort privato in Florida per il vertice del giugno prossimo dopo che i repubblicani gli hanno detto che su questo non avrebbero potuto difenderlo
E le prese di distanze che si stanno anche allargando sul terreno, quanto mai pericoloso, dell’impeachment: basti pensare che lo stesso leader della minoranza alla Camera, Kevin McCahrty, ha espresso il suo disagio per il fatto che Trump ha definito la procedura di impeachment a cui è sottoposto un linciaggio, evocando i fantasmi della pagina più buia del razzismo in America.
La paura che è questi siano i segnali di una spaccatura in senso al partito: “l’impeachment sarà approvato, ma bisogna che il voto della Pelosi sia il più di parte possibile”, sintetizza Steve Bannon, tornato in queste ore in campo per coordinare un push mediatico anti impeachment, sottolineando che è cruciale che vi siano “zero voti” Gop alla risoluzione di impeachment che la maggioranza dem approverà .
Non solo. L’ex stratega della Casa Bianca, che rivendica di aver guidato gli ultimi mesi della campagna di Trump alla vittoria, rivela che si sta facendo già un pressing sui deputati repubblicani in odore di eterodossia, in particolare quelli che non si presenteranno alle prossime elezioni, e chi quindi potrebbero avere le mani libere per votare contro Trump “prima di imboccare la porta”.
(da agenzie)
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