Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
ANCHE BRUNETTA SAREBBE PROSSIMO A LASCIARE IL PARTITO, CRESCE IL DISSENSO
Che sia un semplice documento anti-salviniano o un vero gruppo parlamentare autonomo, lo si
capirà nei prossimi giorni. Al momento l’ unica certezza è che in Forza Italia la spaccatura è profonda.
Un tot di deputati e senatori azzurri non condivide la linea berlusconiana, la giudica troppo appiattita sulla leadership di Matteo Salvini.
Quanti sono i descamisados forzisti? Non è facile contarli.
In 55 parteciparono alle cena di Mara Carfagna a settembre, mentre ben 24 ci hanno già messi la faccia e hanno firmato un documento per chiedere al presidente di dare una sterzata alla linea del partito.
Otto sono i senatori che hanno preso le distanze dall’ astensione sulla Commissione Segre.
Ma si tratterebbe della punta di un iceberg, molti sono in attesa delle mosse della Carfagna per decidere il da farsi e chi parla di 50 parlamentari possibili non è lontano dalla realtà .
Le voci di rottura tra Silvio Berlusconi e Mara Carfagna alimentano lo scenario della scissione di Forza Italia, già piegata d
a sondaggi che la danno intorno al 6%, 8 punti in meno rispetto alle elezioni politiche del 2018. Emorragia di voti, ma soprattutto una linea politica sempre più arrendevole rispetto a Matteo Salvini e all’egemonia “sovranista” di Lega e FdI nel centrodestra: sono questi i fattori che potrebbero spingere molti big all’addio, magari per confluire proprio in un soggetto autonomo guidato dalla vicepresidente della Camera.
Tra questi, scrive il Tempo, “anche Renato Brunetta viene dato con la valigia in mano”. Un Brunetta che, non a caso, aveva disertato polemicamente l’appuntamento romano in piazza San Giovanni, bagno di folla per Salvini (e Meloni).
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
LE PAROLE VERGOGNOSE DEL SEGRETARIO DELLA LEGA DI LECCE
Una “nonnetta mai eletta”. Una “Mrs Doublfire di Palazzo Madama”, una “vecchietta ben educata reduce dai campi di concentramento”, attrice “del ricatto”, “dell’estorsione perfetta: l’internamento di Matteo Salvini in un solitario campo di concentramento, dove attenti agli altri, molti potrebbero andare a fargli compagnia per un commento su Facebook”.
Questo delirio è di Riccardo Rodelli, il segretario cittadino di Lecce della Lega Nord, che ieri ha inviato un lunghissimo comunicato stampa per dire la sua (!) sull’astensione del suo partito e del centrodestra a Palazzo Madama sulla commissione Segre.
Accostare le parole “campo di concentramento” alla storia di Liliana Segre ha già creato non poche polemiche on line dove in molti chiedono le sue dimissioni.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
I LIBICI CHIEDONO PURE ALTRI FONDI NON SI ACCONTENTANO DI 800 MILIONI ELARGITI AI CAPI DELLE MILIZIE: SIAMO IL BANCOMAT DEI TRAFFICANTI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA
C’è una lunga lista di mezzi e apparecchiature che l’Italia deve consegnare alla Libia. Furgoni,
ambulanze, barche, telefoni satellitari e altro materiale inserito nell’accordo firmato dal governo italiano nel 2017 e ancora non inviato nello Stato africano.
L’elenco, che contemplava una spesa da 800 milioni di euro, era stato allegato al Memorandum siglato due anni fa e nel corso di questo periodo è stato via via aggiornato, anche tenendo conto delle richieste presentate dal governo di Tripoli.
Una contropartita che adesso, con la messa in discussione dell’intesa, potrebbe non essere più sufficiente. I libici sarebbero pronti a presentare nuove istanze al governo italiano. Aiuti che si aggiungono ai finanziamenti sempre elargiti ai vari leader delle milizie e ai capitribù, nel tentativo – spesso senza alcun esito – di ottenere un controllo del territorio e dei flussi migratori.
La prima intesa prevedeva tra l’altro la consegna di 10 navi e quattro elicotteri per la ricerca e il soccorso in mare.
La lista è stata però decurtata dal governo italiano perchè l’embargo impedisce la messa a disposizione di mezzi aerei e dunque si è deciso di proseguire soltanto con le navi che sono state inviate in Tunisia per l’ammodernamento e per cui l’Italia si è accollata la spesa.
Imbarcazioni che il ministero dell’Interno libico ha destinato alla Guardia costiera. Tre sono già operative, due – da 35 metri – dovrebbero essere pronte entro la fine dell’anno, mentre per le altre due si sta decidendo che cosa fare, anche tenendo conto che dovrebbero essere impiegate per addestrare gli ufficiali.
L’accordo bilaterale impone infatti al nostro Paese di provvedere «all’addestramento, all’equipaggiamento ed al sostegno alla guardia costiera libica». E proprio seguendo questa linea la Guardia costiera italiana ha assunto l’obbligo di «regalare» 10 motovedette da utilizzare per i controlli sotto costa in modo da impedire alle «carrette» dei trafficanti di salpare.
Le 30 jeep devono essere invece impiegate per la sorveglianza a terra. Servizi di pattugliamento che in realtà non sembra stiano funzionando visto che barche e gommoni dei trafficanti continuano a salpare dalle coste e dalle spiagge con il loro carico di disperati.
Nella lista ci sono poi furgoni, ambulanze, pullman, automobili, telefoni satellitari, attrezzature subacquee, bombole per l’ossigeno, binocoli diurni e notturni.
In questo stesso capitolo è stato previsto l’invio dei container con le attrezzature per l’allestimento di una sala operativa che il governo libico aveva richiesto, assicurando che avrebbe cooperato con il centro di Roma nella gestione dei soccorsi in mare.
Per ogni «voce» sono state indette gare d’appalto, ma la procedura non è ancora completata e dunque al momento di rinegoziare il Memorandum appare scontato che i libici decidano di alzare ulteriormente la posta, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento di progetti.
Aprendo così un canale parallelo, una trattativa che deve inevitabilmente coinvolgere i servizi segreti
La Farnesina – dopo aver escluso l’ipotesi di annullare l’intesa – si è impegnata a ridiscutere gli accordi nell’ambito di un tavolo che coinvolge anche il Viminale. Garantendo comunque la consegna di quanto è già stato promesso.
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
E IL PAPA LO CITA COME ESEMPIO: “UNA RISPOSTA CONCRETA AI GHETTI”
Una risposta concreta ai “ghetti della Capitanata”.
Al termine del consueto Angelus domenicale, Papa Francesco ha voluto sottolineare quanto è stato fatto recentemente per tentare di risolvere questo decennale e grave problema.
“Desidero porgere il mio sentito ringraziamento — ha affermato Bergoglio — al comune e alla diocesi di San Severo in Puglia per la firma del protocollo d’intesa avvenuta lunedì scorso 28 ottobre, che permetterà ai braccianti dei cosiddetti ‘ghetti della Capitanata’, nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie e l’iscrizione all’anagrafe comunale. La possibilità di avere i documenti d’identità e di residenza offrirà loro nuova dignità e consentirà di uscire da una condizione di irregolarità e sfruttamento. Grazie tante al comune e a tutti coloro che hanno lavorato a questo piano”.
Un accordo che è stato possibile grazie alla mediazione del cardinale elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski. Era stato lo stesso Bergoglio, alla fine del settembre scorso, a inviare il porporato nella Capitanata per visitare i “ghetti” e prendere maggiore consapevolezza della gravità della situazione. Accompagnato dal vescovo di San Severo Giovanni Checchinato e dall’arcivescovo di Foggia-Bovino Vincenzo Pelvi, Krajewski si era recato in due di questi insediamenti, Borgo Mezzanone e Gran Ghetto, per incontrare migliaia di lavoratori agricoli, per la maggior parte migranti provenienti dall’Africa, principalmente dalla Nigeria, Ghana, Senegal e Gambia, che vivono in condizioni di grave precarietà a livello giuridico, abitativo e sanitario.
L’area della Capitanata, in provincia di Foggia, a prevalente vocazione agricola, è interessata, infatti, da una forte presenza di lavoratori stagionali che si aggregano in insediamenti informali, occupando casolari abbandonati oppure costruendo vere e proprie baraccopoli.
Il fenomeno del grave sfruttamento lavorativo è alimentato sia dalla mancanza di meccanismi legali del reclutamento dei lavoratori, sia dall’assenza quasi totale di alloggi forniti da parte dei datori di lavoro. Ed è così che nascono i cosiddetti “ghetti”, in forma di baraccopoli o masserie abbandonate, con scarso o assente accesso all’acqua potabile, senza sistema fognario e di riscaldamento in una zona, tra l’altro, con inverni molto rigidi. La raccolta del pomodoro segna il massimo numero di presenze da luglio a settembre: in questi mesi di raccolta intensiva almeno 6mila persone si radunano nelle baraccopoli.
Krajewski è stato presente anche alla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra monsignor Checchinato e il sindaco di San Severo, Francesco Miglio. Proprio in seguito alla visita del porporato, come ha spiegato la diocesi, “è emersa la necessità cogente di offrire una prima e immediata risposta a quelle situazioni di ‘invisibilità sociale’, che pur esistendo da decenni, salvo balzare ciclicamente agli onori della cronaca locale e nazionale, non riescono a ottenere alcuna dignità formale di presenza sul territorio. Molti, infatti, sono i senza tetto e i lavoratori migranti che non possono permettersi un alloggio e che, per tale motivo, non possono ottenere il riconoscimento della residenza nel territorio, inibiti, dunque, nell’accesso ai servizi minimi e costituzionalmente garantiti: primo fra tutti il diritto alla salute”.
“Per tale ragione, la diocesi di San Severo e l’amministrazione comunale hanno inteso dare testimonianza di vicinanza concreta a tali situazioni mediante la sottoscrizione di un protocollo d’intesa che consentirà e quei fratelli e conterranei, che si trovano in situazioni di povertà e di sfruttamento, di poter eleggere un domicilio fittizio presso le parrocchie e gli uffici diocesani che ne manifesteranno la volontà al fine di poter ottenere il riconoscimento della residenza sul territorio da parte degli uffici anagrafici comunali. Questo — spiega ancora la diocesi — consentirà loro di riemergere dalla situazione di invisibilità e riottenere pari dignità rispetto ai loro concittadini, avviando un percorso di integrazione e riscatto”. Un modello che il cardinale Krajewski non esclude di portare presto in altre realtà del Paese afflitte dagli stessi problemi.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
LA BAMBINA A CUI E’STATA AMPUTATA UNA GAMBA… E QUESTI DELINQUENTI FANNO PARTE DELLA NATO
La guerra non è finita, le atrocità continuano e tra chi è sopravvissuto molti porteranno per
tutta la vita i sensi di questa barbarie.
Come questa bambina che è rimasta senza una gamba.
I responsabili morali e materiali di questo abominio sono nostri alleati nella Nato. Ma siamo sicuri che dobbiamo essere alleati di un esercito che si macchia di crimini di guerra?
La Turchia come l’Isis: “La bomba esplosa nella città di Tal Abyad fa parte dei piani sistematici della Turchia per svuotare le città e costringere le persone a fuggire, provocando un cambiamento demografico”
Secondo quanto scrive Bali su twitter, “tutti i territori occupati dalla Turchia stanno assistendo quotidianamente ad attacchi, la Turchia ha la sua responsabilità e il mondo deve essere convinto che le pratiche turche non sono diverse dall’Isis”
Il portavoce delle Fds ricorda poi che quanto successo oggi risponde “alla stessa tattica usata dalla Turchia ad Afrin” negli anni scorsi, “in un tentativo di sradicare la popolazione curda: i civili devono essere consapevoli di questo e nessuno dovrebbe lasciare le proprie case nelle aree occupate dalla Turchia nel nordest della Siria”.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »
Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
IL PADRE DI UNA LA DENUNCIA E L’ACCOMPAGNA DAI CARABINIERI
Una forma di bullismo e teppismo, ma sicuramente ispirato dal clima di odio: due studentesse 14enni del liceo classico di Latina nella notte del 31 ottobre sono salite sul tetto della scuola imbrattando le facciate esterne con svastiche, bestemmie e parolacce e minacce chiare alla preside.ù
Poche ore dopo l’episodio le due giovanissime studentesse del liceo avevano addirittura pubblicato su Facebook alcune immagini delle loro “bravata”, che le ritraevano proprio sul tetto dell’istituto.
Una delle due è stata costretta dal padre ad autodenunciarsi e ad assumersi la responsabilità del gesto.
Per le due ragazzine saranno ora presi dei provvedimenti ed entrambe molto probabilmente saranno sospese, mentre alle famiglie spetteranno i costi della pulizia e del ripristino della facciata.
Di positivo, in questo delirio, che i genitori siano stati i primi a denunciare la loro stessa figlia, prima che si rovini la vita con reati peggiori.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
LA GIUSTA REAZIONE DEL GIOCATORE SVEGLIA L’ARBITRO, POI LA SOLITA SCENEGGIATA DELL’ANNUNCIO DELLO SPEAKER CHE NON SERVE A UNA MAZZA… LA PROSSIMA VOLTA CHIUDETE I CANCELLI E NON FATE USCIRE NESSUNO FINO A CHE NON SI INDIVIDUANO I RESPONSABILI
Le parole e i gesti di Mario Balotelli sono sempre molto forti, qualche volta provocatori e molto
divisivi. Ma anche molto significativi e importanti.
Stavolta — durante Verona-Brescia — si è fermato e ha scagliato il pallone contro chi lo insultava e lo fischiava. Cori e buu razzisti — ho scritto più volte che di solito non trattasi di semplici “buu”, ma piuttosto “uh, uh, uh” e cioè il verso della scimmia — verso cui rischiamo, dato il ripetersi continuo, l’assuefazione e l’indifferenza.
Lo stesso gesto fece Kevin Boateng in un’assurda amichevole del Milan a Busto Arsizio con la Pro Patria (2013). Se ancora oggi ricordiamo gli episodi di Zoro, Muntari, Balotelli stesso, Koulibaly, e decine di altri fino a Lukaku stesso in questo campionato a Cagliari, vuol dire che il problema non solo non è mai stato risolto ma ormai ci conviviamo. Fino a scandalizzarci non per l’ennesimo stesso, identico episodio, ma per la reazione dei giocatori o dei protagonisti
Alla curva veronese non è la prima volta che accade, anzi. Durante Verona-Milan era accaduto a Kessie, che aveva subìto e basta. A Verona partita fermata per quattro minuti, Balotelli convinto a fatica a restare in campo e non andarsene
La scena è sempre la solita: qualcuno sente quei cori, quei fischi e quegli insulti e qualcun altro li nega
Quando si giudicano i fatti in cui Mario Balotelli è coinvolto si è inevitabilmente tirati dentro un’assurda diatriba pro e contro, che finisce col perdere di vista il problema reale: il fatto cioè che un gruppo di tifosi incivili — pochi o tanti che siano — insultano i giocatori per il colore della loro pelle.
Il problema è che il razzismo è razzismo e basta, non ha spiegazioni, non ha logica, non ha mai senso. E’ sempre incivile contro chiunque sia rivolto.
Al razzismo si dice no, contro chiunque sia rivolto.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
“LEI SI ASPETTAVA SOLIDARIETA’, UMANITA’, ETICA, HA TROVATO INDIFFERENZA”… LA TOCCANTE LETTERA E’ UN DURO ATTO DI ACCUSA AI SOVRANISTI: “NON VI SIETE NEANCHE ALZATI IN PIEDI DI FRONTE A UNA DONNA DI 89 ANNI CHE NON CHIEDEVA PRIVILEGI MA SOLO LEGALITA’”
“A voi che non vi alzate in piedi davanti a una donna di 89 anni, che non è venuta lì per ottenere privilegi o per farsi vedere più brava ma è venuta da sola (lei sì) per proporre un concetto libero dalla politica, un concetto morale, un invito che chiunque avrebbe dovuto accogliere in un mondo normale, senza sospettosamente invece cercare contenuti sovversivi che potevano avvantaggiare gli avversari politici. A voi dico: io credo che non vi meritiate Liliana Segre!”.
Il passaggio più duro e toccante di una lettera scritta al Corriere della sera dal figlio della senatrice, Alberto Belli Paci
A pochi giorni ormai dall’astensionismo di tutta la destra in Senato su una commissione contro odio e razzismo proposta, appunto, dalla senatrice a vita. Un vota che ha creato sconcerto, anche nel centrodestra.
E la lettera continua:
“Guardatevi dentro alla vostra coscienza. Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? Con quel numero sul braccio, 75190, impresso nella carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare? Siete fuori strada. Tutti. Talmente abituati a spaccare il capello in quattro da non essere nemmeno più capaci di guardarvi dentro”.
E chiosa: “Lei si aspettava accoglienza solidarietà , umanità , etica, un concetto ecumenico senza steccati, invece ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia”.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
IN REALTA’ GLI OCCUPATI SONO AUMENTATI SOLO PERCHE’ LAVORANO MENO
È vero, lo scorso giugno i dati Istat hanno certificato che l’Italia ha raggiunto il record di
occupati con 23 milioni e 415mila persone al lavoro. Ma il dato bisogna leggerlo per capirlo: chi ha permesso questo record sono gli occupati part time, in grande crescita.
E da ciò ne consegue che i lavoratori italiani lavorano meno ore rispetto a prima pur essendo di più. Enrico Marro sul Corriere della Sera oggi ci spiega che rispetto al picco di aprile 2008, ovvero dell’anno in cui è cominciata la crisi economica, ci abbiamo messi dieci anni ad arrivare qui.
Cinque anni dopo, nel settembre 2013, abbiamo toccato un record negativo: 22 milioni e 107mila:
Da allora è cominciata una lenta risalita, pagata a caro prezzo dallo Stato, con la decontribuzione sulle assunzioni decisa dal governo Renzi, che se ha dato una spinta decisiva al recupero dei posti di lavoro, è costata circa 17 miliardi di euro in contributi alle aziende.
Alla fine di questa corsa decennale il numero di occupati ha più che pareggiato quelli che si erano persi, ma così non è stato per le ore lavorate. Abbiamo in sostanza lo stesso numero di lavoratori che avevamo nel 2008, ma lavorano mediamente meno.
Ci sono infatti un milione in più di occupati part time in più rispetto a prima della crisi e il 64% lo è non per sua volontà
C’è stata poi una forte riduzione degli straordinari e un aumento della cassa integrazione.
Risultato: nel primo trimestre 2019, le ore lavorate nel complesso dell’economia risultano essere ancora del 4,8% inferiori rispetto al quarto trimestre 2007, che aveva registrato il valore più alto ante-crisi (dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro del centro studi Itinerari previdenziali).
In tutto ciò siamo ancora lontani dall’Europa. In Italia lavorano 23,3 milioni di persone. Il tasso di occupazione nella fascia d’età tra 20 e 64 anni è del 63% contro l’80% della Germania e il 73% della media dell’Unione europea.
(da “NextQuotidiano”)
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