Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
L’EMERGENZA SANITARIA NON FERMA LA FOLLIA
Ha aperto questa mattina il centro commerciale Maximo sulla Laurentina, zona sud di Roma. E’ stato inaugurato proprio nel giorno del black friday, il giorno dei maxisconti. Non solo: nel nuovo centro c’è lo store di Primark, il primo nel Lazio del famoso marchio di abbigliamento low cost, una novità che moltissimi romani attendevano da tempo.
Questo, purtroppo, ha causato ciò che si voleva evitare: davanti allo store Primark ci sono centinaia, forse migliaia di persone in fila per entrare all’interno del negozio.
La coda è lunga centinaia di metri e si sviluppa lungo tutta la galleria commerciale.
Il centro commerciale, il terzo più grande di Roma, ha aperto oggi, 27 novembre, e sono migliaia i romani che stanno cercando di fare acquisti nei 150 negozi dello shopping center.
I gestori hanno messo in campo tutti i dispositivi per garantire la sicurezza degli ospiti, dalle colonnine di gel igienizzante ai percorsi dedicati, dalla sorveglianza anti-assembramenti da parte di 50 addetti alla segnaletica per favorire il distanziamento.
Ma questo non sembra essere stato abbastanza e al momento nel centro commerciale ci sono migliaia di persone in fila per entrare da Primark.
Si tratta del primo store del Lazio del famoso marchio di abbigliamento low cost. Non solo, come detto, è il primo giorno di apertura, ma si tratta anche del giorno del black friday. Proprio per evitare assembramenti erano stati disposti servizi di sorveglianza nelle vie dello shopping da parte delle forze dell’ordine.
Gli assembramenti, per il momento, sono però all’interno dei centri commerciali (si ricorda che possono restare aperti oggi, venerdì, ma non di sabato e di domenica, come specificato nell’ultimo dpcm firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte).
Il centro commerciale Maximo è il terzo centro commerciale più grande di Roma dopo Porta di Roma alla Bufalotta e Roma Est. Si sviluppa su ben 65mila metri quadrati di superficie commerciale, ci sono 160 negozi, un ipermercato, una palestra, un cinema e, tra gli altri, il nuovo store di Primark, il famoso marchio di abbigliamento low cost.
Sull’apertura del nuovo centro commerciale ci sono state molte polemiche, perchè non sono ancora state completate le opere pubbliche concordate.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA DE LA VITA IN DIRETTA HA RICORDATO CHE CI SONO REGOLE DA SEGUIRE E NON SI DANNO CATTIVI ESEMPI
Nella giornata di ieri si è verificata quella che potremmo definire una contraddizione insanabile:
l’amore di un popolo nei confronti di un personaggio storico che ha contribuito a rendere grande la città di Napoli e la situazione di emergenza planetaria causata dalla pandemia di coronavirus.
La Vita in diretta aveva deciso di documentare il ricordo della città per Maradona, entrando nelle piazze e davanti allo stadio San Paolo. Tuttavia Matano ferma Napoli e il collegamento della sua inviata quando vede che, davanti alla telecamera, c’erano decine di ragazzi ammassati, alcuni con la mascherina abbassata.
«Scusa Antonella — ha detto Matano interrompendo il racconto della sua inviata da Napoli -, torno in studio anche perchè vedo che lì ci sono molti ragazzi senza mascherina. Questo non deve accadere, non voglio fare il censore di nessuno. Stiamo raccontando il ricordo di Maradona ma quell’assembramento senza mascherine che stiamo vedendo non lo voglio vedere. Togliamo il collegamento da Napoli per favore, non è una cosa che possiamo documentare in questo momento, non esiste davvero che si possa vedere questo. Capisco il ricordo, ma dobbiamo ricordarci che siamo nel pieno di una pandemia e dobbiamo stare tutti molto attenti».
Nella giornata di ieri, in effetti, ci siamo dimenticati un po’ tutti della pandemia di coronavirus che sta correndo ancora molto velocemente in Italia. La Campania è una delle regioni più colpite e, non a caso, è zona rossa. Tuttavia, nessuno sembra aver messo opportunamente in evidenza che ogni manifestazione in ricordo di Diego Maradona, in realtà , sia andata contro ogni norma sia a livello nazionale, sia a livello regionale. Si è esaltato l’amore di un popolo — immenso e fortissimo -, ma ci si è dimenticati del clima all’interno del quale stiamo vivendo.
Non solo durante il collegamento con la Vita in Diretta: davanti allo stadio (dove ieri si è giocata una partita del Napoli in Europa League) ci sono stati assembramenti incredibili, gli ultras — come vi mostrano queste immagini — hanno organizzato una coreografia all’esterno del San Paolo, le persone si sono ammassate ai Quartieri Spagnoli per assistere all’omaggio di Mertens davanti al murale di Diego Maradona.
Insomma, è prevalso l’istinto sulla ragionevolezza. E Matano, chiudendo il collegamento, ha voluto mettere in evidenza questo aspetto.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
IL NETWORK BRITANNICO HA DEDICATO UN SPAZIO ALL’EPISODIO: GRAN BELLA FIGURA PER L’IMMAGINE DELLA NOSTRA COMUNICAZIONE
Indignazione per il programma televisivo italiano che dà consigli su “acquisti sexy”. Con questo titolo la BBC online è tornata sul caso di Detto Fatto, il programma di Raidue che — alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne — ha dato suggerimenti su come indossare i tacchi al supermercato.
L’intervento di BBC su Detto Fatto, forse, è l’ultima cosa in ordine cronologico di cui parleremo a proposito di questa trasmissione su cui si è detto (e fatto, a questo punto) tutto.
Ma merita una riflessione, soprattutto perchè riguarda la nostra immagine — anche quella degli operatori della comunicazione italiani — nel mondo.
In un articolo pubblicato nel pomeriggio di ieri, il noto network britannico — da sempre sinonimo di informazione con la I maiuscola nel mondo — ha scelto di dedicare uno spazio alla puntata condotta da Bianca Guaccero nel corso della quale Emily Angelillo ha dato alcuni consigli alle donne su come prendere i prodotti dai piani più alti degli scaffali sollevando il ginocchio o su come raccogliere sempre prodotti che cadono a terra.
L’articolo non è particolarmente tranchant nei confronti della Rai — anche se, in realtà , basta l’episodio in sè che si commenta da solo -, ma non manca di evidenziare tutte le contraddizioni della trasmissione, compreso il fatto che sia andata in onda alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne.
Tuttavia, il fatto che questa notizia sia stata battuta dalla BBC significa automaticamente che ha scavalcato i confini nazionali, diventando una questione di interesse globale.
La descrizione della trasmissione sulla BBC va a minare tutto l’ecosistema informativo a livello nazionale, mostra un’immagine dell’Italia che potrebbe dar vita a stereotipi di stampo medievale agli occhi degli utenti dei media in tutto il mondo. E la cosa peggiore, questa volta, è non poter dire che non ce li siamo meritati.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
IL GESTO DELL’UOMO AVEVA COMMOSSO IL MONDO
Non ce l’ha fatta Carla Sacchi, la moglie di Stefano Bozzini, alpino 81enne che nelle scorse settimane
aveva dedicato alla compagna di una vita una serenata sotto la finestra dell’ospedale di Castelsangiovanni, in provincia di Piacenza, con la sua fisarmonica.
Un gesto, dettato dalle norme anti Covid che impediscono le visite, che aveva commosso tante persone e aveva fatto il giro del mondo. La donna, morta oggi, era tornata a casa da qualche giorno.
“In quella serenata tutti abbiamo riconosciuto l’Amore, nella semplicità e nell’immediatezza del suo linguaggio universale”, scrive su Facebook la sindaca di Piacenza Patrizia Barbieri. “Oggi, la malattia ha spezzato il loro abbraccio e vorrei rivolgere a entrambi, nella commozione dell’intera comunità piacentina, un pensiero speciale. Dicendo grazie, al signor Stefano, per quel gesto di tenerezza che ci ha ricordato cosa significhi, davvero, volersi bene. Fare di tutto perchè l’altra persona non si senta sola, trovando il modo di superare qualsiasi barriera. Non avere paura di mostrarsi vulnerabili, di manifestare ciò che si prova. Saper toccare il cuore di coloro che amiamo, sino all’ultimo istante”, aggiunge
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
AVREBBE POSTO CONDIZIONI TROPPO VINCOLANTI PER ACCETTARE L’INCARICO
Non sarà nemmeno Agostino Miozzo il nuovo commissario per la Sanità in Calabria. Il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, già braccio destro di Guido Bertolaso negli anni in cui era alla guida della Protezione civile, con una solida esperienza nelle emergenze, aveva posto tre condizioni all’esecutivo per poter essere messo in grado di lavorare. Condizioni considerate troppo vincolanti da Palazzo Chigi.
“Mia moglie non avrebbe alcun problema a trasferirsi a Catanzaro”, aveva detto qualche giorno fa quando il suo nome aveva cominciato a circolare riferendosi al precedente rifiuto dell’ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio.
Tra le condizioni poste da Miozzo, dei “superpoteri” per essere in grado di agire in una Regione il cui commissariamento va avanti da dieci anni.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
UN ESODO SENZA PRECEDENTI
L’ultima ad andar via, in ordine di tempo, è stata la deputata eletta all’estero Elisa Siragusa, finita nel mirino
per aver votato No al referendum sul taglio dei parlamentari.
“Abbiamo svenduto, ogni giorno di più, un pezzo della nostra anima”, il commento enfatico con cui si è congedata la fuoriuscita numero 52 dalla rappresentanza parlamentare dei 5 Stelle.
Un vero e proprio esodo dall’inizio della legislatura ad oggi.
Una frana che non ha precedenti nella storia recente delle istituzioni repubblicane, fatte salve le scissioni che, per esempio, hanno visto nel 2010 la nascita di Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, nel 2013 dell’Ncd di Alfano e nel 2019 di Italia Viva di Renzi.
Ma qui non siamo di fronte alla costituzione di un nuovo partito (non ancora, almeno), quanto al graduale e massiccio disimpegno degli eletti in quella che rimane la prima forza politica in parlamento.
Una transumanza cominciata già prima delle Politiche, con la sospensione di sette candidati non in regola con i versamenti e dunque sbarcati subito su altri lidi.
Il primo addio, a legislatura cominciata, quello del deputato velista Andrea Mura, che dichiarò di poter svolgere il suo mandato anche da una barca, fu espulso e poi si dimise.
I gruppi hanno retto per il primo anno, poi la valanga: nel 2020 21 defezioni alla Camera e nove al Senato. Le ultime tre a Palazzo Madama in poco più di un mese: Marinella Pacifico e Tiziana Drago sono passati dal M5s al gruppo misto e Giovanni Marillotti è finito nelle Autonomie.
La caratteristica di forza non ideologica ha incoraggiato la fuga verso i lidi più diversi: sei senatori Stefano Lucidi, Ugo Grassi e Francesco Urraro sono finiti nella Lega, la collega Paola Nugnes è transitata in Leu.
Se il deputato Davide Galantino ha scelto Fratelli d’Italia e Matteo Dell’Osso è entrato alla corte di Berlusconi, il siciliano Santi Cappellani è l’unico ad avere lasciato i grillini per approdare nel Pd.
Un fenomeno che ha indebolito la maggioranza, anche se la maggior parte dei transfughi ha preferito rimanere nell’area grigia del misto.
Ma è un fenomeno, anche, che ha modificato il volto del Movimento, con l’abbandono (o l’espulsione) di figure simbolo, immagini di una campagna elettorale improntata da Di Maio all’apertura all’esterno: basti pensare al comandante Gregorio De Falco, al giornalista Gianluigi Paragone, alla collaboratrice di giustizia Piera Aiello che per la sua discesa in campo politica ha mostrato per la prima volta la sua vera identità . Tutti fuori.
Insomma, nella sua trasformazione da Movimento a partito, i 5S hanno lamentato un consistente numero di perdite.
E altre potrebbero giungere a breve, visti i malumori e i propositi di desistenza già espressi dai deputati siciliani Giorgio Trizzino e Antonio Lombardo.
Per non parlare della situazione di coloro che stan sospesi, come i deputati Andrea Colletti e Maria Lapia, che nell’ambito del procedimento che spinto Siragusa a sbattere la porta, sono stati sospesi per due mesi per le posizioni espresse a favore del No al referendum, mentre Andrea Vallascas è stato solo richiamato.
La scissione pentastellata, ufficialmente, non c’è, sempre in attesa delle mosse di Di Battista o del fantomatico partito di Maio.
Ma un sesto degli eletti ha già cambiato aria. Con problemi di tenuta della maggioranza, soprattutto al Senato, che non fanno dormire sonni tranquilli al premier Conte.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
REGIONI SUL PIEDE DI GUERRA E LA MAGGIORANZA DEI POLACCHI SI SCHIERA CONTRO L’ESECUTIVO… CRITICHE PESANTI DAI LIBERALI DI PIATTAFORMA CIVICA
Gli enti locali prendono posizione contro la decisione di bloccare i fondi europei. Il sindaco di Varsavia parla di «un’azione suicida». E, secondo i sondaggi, oltre il 44% dei cittadini sta con Bruxelles
A Varsavia si levano sempre più critiche contro la decisione della Polonia di mettere il veto al bilancio 2021-2027 dell’Unione europea.
Una decisione che è legata alla volontà da parte degli altri Stati membri di vincolare i fondi al rispetto dello Stato di diritto e che ha come effetto indiretto quello di bloccare il via libera al Recovery Fund, il piano di aiuti agli Stati membri dell’Unione europea messo a punto da Bruxelles.
Negli ultimi giorni, a Varsavia si sono registrate voci di dissenso nei confronti della strategia perseguita dal partito populista di governo Diritto e Giustizia (PiS).
L’ultima voce critica s’è levata oggi, 26 novembre, quando Marek Woźniak, membro del partito di centrodestra Piattaforma civica presidente del voivodato della Grande Polonia, il secondo per estensione dei 16 in cui è diviso il Paese, ha espresso — anche a voce delle altre Regioni — grande preoccupazione per la situazione di stallo creatasi a Bruxelles:
«Per le autorità locali e regionali il rispetto dello stato di diritto è d’importanza fondamentale». «Vogliamo essere sicuri che la nostra voce sia udita in maniera chiara: noi siamo la voce di una Polonia diversa», ha chiarito Woźniak, che è membro del Partito popolare europeo (Ppe), «la situazione è seria, c’è il rischio di perdere nuovi investimenti a causa di questo veto».
A rischio fino a 57 miliardi di euro
La Polonia è stata finora uno dei maggiori beneficiari dei fondi europei.
Per Varsavia, il blocco del Recovery Fund significherebbe una perdita fino a 23 miliardi di euro di sovvenzioni e 34,2 miliardi di euro di prestiti.
Le preoccupazioni di Woźniak sono quelle di una fetta importante della popolazione, come evidenzia un sondaggio dell’istituto Ibris, realizzato per il quotidiano nazionale polacco Rzeczpospolita, di orientamento conservatore-liberale.
Secondo la rilevazione, il 44,8% dei cittadini è favorevole al meccanismo che vincola i fondi europei al rispetto dello stato di diritto, mentre il 44,2% è contrario e l’11% non ha un’opinione.
Nei giorni scorsi, a prendere posizione contro il governo era stato anche Rafał Trzaskowski, sindaco di Varsavia e membro, come Woźniak, di Piattaforma Civica.
In una nota firmata anche dall’omologo di Budapest Gergely Karà¡csony, Trzaskowski ha attaccato: «Il veto al bilancio, di cui la Polonia sarà il maggior beneficiario, è semplicemente un’azione suicida».
«È noto da anni che i principi fondamentali dello Stato di diritto vengono violati», ha scritto Trzaskowski, secondo cui il governo dovrà affrontarne le conseguenze, «ed è esattamente ciò che sta accadendo proprio ora davanti ai nostri occhi».
(da agenzie)
argomento: Europa | Commenta »
Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
UN BLITZ LAST MINUTE E I DUE SOVRANISTI A CHIEDERSI: “E ADESSO CHE FACCIAMO?”
I più sorpresi sono stati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Che si sono fatti fregare un’altra volta da Silvio
Berlusconi. Il quale, sullo scostamento di bilancio di 8 miliardi votato dal Parlamento, ha sparigliato le carte, come altre volte in passato.
“Forza Italia voterà lo scostamento, se gli alleati faranno diversamente, se ne assumeranno la responsabilità ”, ha detto il leader forzista giovedì mattina intervenendo alla riunione del gruppo, via zoom dalla Francia.
Insomma, cavoli loro. Facendo esultare la parte “governista” del suo partito e lasciando di stucco i filo-leghisti, che in Senato possono contare su numeri importanti. La vigilia di mercoledì, infatti, aveva avuto il suo clou con un vertice tra Salvini, Meloni e Berlusconi dove, dopo lunghe trattative, si era giunti a tenere una posizione unitaria, senza però dire come si sarebbe votato. “Ci asterremo”, facevano però filtrare i leghisti. Insomma, l’input è che il centrodestra debba restare unito.
Peccato, però, che l’ex cavaliere non fosse per niente convinto sull’astensione e per tutto il vertice si era lungamente prodigato per portare gli alleati sul sì.
Anche perchè da giorni era in corso un’interlocuzione dei forzisti con Palazzo Chigi per vedere accettate alcune loro proposte. Renata Polverini, Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, con la supervisione di Gianni Letta, hanno avuto diverse interlocuzioni con il ministro Roberto Gualtieri e con i capigruppo della maggioranza a Montecitorio.
E quando dall’Economia è arrivato il via libera alle loro proposte su autonomi, partite Iva e moratoria fiscale, a quel punto non c’era più motivo di opporsi. Di fronte alla chiusura di Lega e Fdi, l’ex premier si è di nuovo consultato coi suoi nella tarda serata di mercoledì e, verso mezzanotte, è arrivata la decisione di votare sì. “Altrimenti che figura ci facciamo con il governo?”, si è chiesto lo stesso ex cavaliere.
Una manovra repentina, perchè la decisione per il voto a favore è stata comunicata ai parlamentari giovedì mattina presto, così da non dar tempo ai contrari di organizzarsi. Qualche senatrice è stata vista sbiancare.
Nel frattempo, però, lo stesso Berlusconi faceva arrivare al governo una richiesta: dite sì anche a un paio di proposte di Lega e Fdi, altrimenti mi mettete in difficoltà con gli alleati.
Detto fatto, in mattinata da via XX Settembre arriva il via libera alla rottamazione ter (richiesta leghista) e alla continuità d’impresa (richiesta meloniana).
A quel punto, di fronte alla forzatura di Berlusconi e al sì dell’esecutivo ad alcune loro proposte, Salvini e Meloni si sono trovati con le spalle al muro.
Ancora però prendevano tempo e fino all’ultimo hanno provato a far saltare il banco, salvo poi desistere. “Se accettano alcune nostre idee, potremmo valutare la possibilità di un voto a favore”, dicevano insieme prima di conferenza stampa convocata a Palazzo Madama per mezzogiorno, insieme ad Antonio Tajani.
In realtà , presi in contropiede dallo spariglio berlusconiano, stavano ancora litigando sul da farsi. “Che facciamo adesso?”, si sono chiesti a vicenda.
Mentre nell’Aula del Senato i due partiti facevano dichiarazioni di voto “interlocutorie”, senza quasi esplicitare le loro intenzioni, lasciando interdetta la stessa presidente Casellati.
Alla fine, però, Salvini e Meloni si sono accodati alla decisione del Cavaliere. Con il leader leghista che si lasciava andare a uno sfogo: “La prossima volta le interlocuzioni devono essere con i leader non con mediatori che vogliono far saltare il centrodestra”. Come a dire: mi hanno tagliato fuori.
“Berlusconi si è assunto l’onere di una scelta da vero leader. Avevamo una responsabilità di fronte agli italiani”, se ne usciva intanto trionfante Renata Polverini.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
MELONI VEDE IL BICCHIERE MEZZO PIENO, IL LEGHISTA INGOIA IL ROSPO…E LA RUSSA ACCUSA BRUNETTA
Alla fine, sono le facce a raccontare tutto. Quella di Matteo Salvini che, nervoso e frettoloso, batte sul tasto dell’“unità del centrodestra” per parlare del futuro anzichè del presente, per rilanciare le sue prossime battaglie: il tavolo con la maggioranza su scuola e fisco, e la lotta alle modifiche dei Decreti Sicurezza, dove “sono sicuro che porteremo la nostra compattezza, con FdI e Fi faremo muro”.
Quella di Giorgia Meloni, la più disinvolta nell’argomentare che il sì allo scostamento è una vittoria non di Silvio Berlusconi bensì dell’intero centrodestra che ha convinto il governo a dire come spenderanno i soldi, e “stavolta non abbiamo votato a scatola chiusa”.
Quella di Antonio Tajani, un po’ imbarazzata, mentre argomenta che quando Berlusconi al mattino in collegamento con il suo gruppo parlamentare ha annunciato il voto favorevole “evidentemente si era sentito con Matteo e Giorgia…”. E ribadisce che “collaborazione istituzionale non significa sostegno al governo”.
La conferenza stampa dei leader del centrodestra al Senato comincia con quasi un’ora di ritardo, mentre intorno tutto si è già consumato.
A Montecitorio, lo scostamento è appena passato con 552 sì, compresi quelli di tutto il centrodestra.
Nonostante il contemporaneo parere negativo del governo sulla risoluzione di Fi, Lega e FdI. Non avrebbe potuto andare diversamente, perchè l’asticella fissata da Salvini e Meloni, rispetto a quella degli azzurri, era troppo alta e irricevibile, come il Tesoro aveva già messo in chiaro e come era già emerso durante la riunione degli sherpa economici dei tre partiti.
Ma è uno “sgarbo”, se non altro di forma, che irrita molto la destra: “Potevano trovare un modo per recepire qualcosa, magari andare al voto per parti separate”.
Nei meloniani l’impressione che i giallorossi “si siano scelti l’interlocutore” per spaccarli è forte. E che ci riproveranno. La partita, insomma, si sposta sulla legge di bilancio, sulle misure vere e proprie e sui capitoli di spesa importanti. Dove Meloni ha avvisato: “Vigileremo, non ci faremo turlupinare”.
L’accelerazione di Berlusconi
La mossa in avanti di Berlusconi, maturata ieri quasi a mezzanotte — grazie all’apertura sul sostegno agli autonomi “non garantiti” e sul rinvio delle scadenze fiscali del ministro Gualtieri e al pressing inesausto dei “dialoganti” guidati da Gianni Letta e Renato Brunetta – mette in subbuglio gli alleati e agita Forza Italia, sempre più spaccata tra “governisti” e “sovranisti”.
Fatto sta che stamattina, prima delle nove, l’ex premier ha telefonato in diretta al suo gruppo riunito a Montecitorio, dove la seduta stava per cominciare: “Forza Italia vota a favore — ha detto con decisione — Gli altri decideranno cosa fare, ma auspico che ci seguiranno e che il centrodestra sarà unito”.
Un’accelerazione rispetto allo status quo della sera precedente, quando prevaleva l’idea di aspettare la risposta del governo. Certo, il voto contrario era già escluso, ma si pattinava tra astensione e sì, con l’obiettivo anche tattico di tenere la maggioranza sulla corda.
E invece l’ex premier ha colto di sorpresa il suo stesso partito, dove il gruppo guidato da Mariastella Gelmini era propenso al voto favorevole, mentre al Senato la preoccupazione di spaccare la coalizione è avvertita in modo netto.
Spiazzati anche i gruppi leghisti e meloniani, che dopo avere inviato la mozione comune alla maggioranza attendevano che fosse questa a battere un colpo.
Lo spaesamento in aula
I tempi sono strettissimi. Poco dopo, alle dieci, comincia la seduta, in un clima surreale in cui i deputati non sanno bene come andrà a finire. Il vicecapogruppo di FdI Tommaso Foti fa un discorso da opposizione dura: “Il nostro giudizio è negativo, il divide et impera non vi porterà da nessuna parte”.
Sottolinea: “valutiamo quale apertura di credito dare alla maggioranza per fare uscire l’Italia dalle secche. Il nostro voto non è ispirato a secondi fini, la stella polare di FdI è il Paese”. Praticamente una dichiarazione implicita di voto favorevole, senza però legarsi le mani.
Quando tocca a Renato Brunetta, il responsabile economico azzurro è raggiante: “Si sta aprendo una fase nuova di ascolto e condivisione sul fisco, sulle partite Iva, sul reddito di ripartenza, sul grande senso di responsabilità di Berlusconi”.
E’ grazie a lui, in sostanza, che il governo si appresta a ridurre “la tragica frattura tra garantiti e non garantiti”. Certo, “sono misure costose, ma servono per tenere in piedi il Paese”.
Conclude un intervento che sembra un’arringa: “Spero in un sì unanime del centrodestra unito, altrimenti si direbbe no all’ossigeno per il Paese”.
Mette le mani avanti, poichè già si parla di un prossimo scostamento a gennaio: “Noi ci saremo sempre per votare risorse. Da noi verrà un sì alla coesione come chiede il presidente della Repubblica Mattarella”.
E pazienza se il suo discorso, e il suo ruolo di “tessitore del dialogo” non sono graditi a tutti nelle file alleate: La Russa lo accusa apertamente di “intralciare l’unità del centrodestra” con un sì annunciato prematuramente, e chissà a chi si riferisce Salvini quando evoca “quinte colonne”.
A quel punto, il boccino è in mano alla Lega. Ha il ruolo più ingrato, sono quelli rimasti a bocca asciutta: volevano l’azzeramento dell’Iva al 4% sui beni primari, il taglio dell’aliquota al 22%, la sostituzione dell’Irap con l’Ires per le imprese, persino misure sulle pensioni come lo stop al blocco delle rivalutazioni automatiche.
Provvedimenti troppo costosi per il governo, ma i leghisti masticano amaro: “Gualtieri ha 100 miliardi e se li spende in solitaria — mugugnano — A noi resta una mancia”.
In aula prende la parola Massimo Garavaglia: “Se tra un mese fate un nuovo scostamento sarebbe un falso in bilancio”. Oggi però “la Lega c’è, ma chiede al governo rispetto e trasparenza sui dati”.
Fine dei giochi. E della suspense. Le letture si accavallano, ma la partita è finita.
Esultano i “governisti”. Per Gelmini è “uno scatto in avanti”, per Osvaldo Napoli “cambiano le prospettive tra maggioranza e opposizione, ma niente federazione”, per Debora Bergamini Fi è “determinante”.
Berlusconi — a modo suo — ha rispettato i paletti: la posizione del centrodestra è unitaria. Ha portato il centrodestra sulle sue posizioni (come rileva con una certa malizia Franceschini), ne ha mantenuto l’unità (grazie anche, per l’ennesima volta, alla prontezza e alle doti di mediazione della Meloni), ha “ascoltato” gli appelli del Quirinale.
E’ una vittoria politica che sposta il baricentro dell’opposizione sulla “collaborazione istituzionale”. Se durerà , e a che prezzo, lo si vedrà presto.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Berlusconi | Commenta »