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SONDAGGIO COMUNALI ROMA: GUALTIERI FAVORITO, MALE IL CENTRODESTRA

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

GUALTIERI IN TESTA E VINCEREBBE ANCHE AL BALLOTAGGIO

Secondo gli ultimi sondaggi di BiDiMedia pubblicati da RomaToday sulle elezioni a Roma e realizzati sulla base del parere di 1.700 cittadini romani: “La corsa per il Campidoglio vede tutt’ora un quadro politico non definito sia per quanto riguarda i candidati sia riguardo alle possibili coalizioni. Abbiamo quindi selezionato, per poter realizzare il sondaggio, uno scenario di base ritenuto ad oggi solo il più probabile tra i tanti possibili, consapevoli che potrà mutare anche in maniera significativa”.
I risultati ottenuti mostrano Roberto Gualtieri come vincitore del primo turno e di tutti i ballottaggi.
Bene anche Virginia Raggi che vincerebbe al primo turno, ma perderebbe nel secondo turno contro Guartieri e Carlo Calenda.
Il centrodestra invece va male: il candidato più probabile, Andrea Abodi, perderebbe sia al primo che al secondo turno.
Il candidato appoggiato dal centrosinistra sarebbe quindi il favorito per guidare la capitale per i prossimi 5 anni piazzandosi in testa al primo turno, per poi vincere al ballottaggio sia con la stessa Raggi, che con Andrea Abodi, la figura più accreditata al momento per il centrodestra.

(da TPI)

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COSA PENSANO GLI ITALIANI DI DRAGHI: “MOLTO VICINO A FORZA ITALIA”

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

IL SONDAGGIO DEL SOLE 24 ORE: “SULLA PANDEMIA STA FACENDO QUELLO CHE FACEVA CONTE”

Mario Draghi è considerato dagli italiani politicamente vicino a Forza Italia: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto Winpoll per il quotidiano Il Sole 24 Ore.
Alla domanda “Secondo lei a quale partito è più vicino Mario Draghi?” il 29% degli intervistati ha risposto “Forza Italia”.
Il 28 per cento ha risposto “A nessun partito”, mentre il 23% non ha saputo rispondere alla domanda.
Il 18 per cento del campione ha optato per il Partito Democratico, mentre “Italia Viva di Renzi” è stata la risposta fornita dall’8% degli italiani.
Il 7 per cento ha risposto “Azione” di Carlo Calenda, mentre la Lega è stata scelta dal 6% degli intervistati. Chiudono il Movimento 5 Stelle al 2 per cento e Sinistra/Verdi e Fratelli d’Italia, entrambi all’1 per cento.
Nel sondaggio è stato anche chiesto agli italiani cosa pensassero della gestione dell’emergenza Covid da parte del governo Draghi.
Il 43 per cento degli intervistati ha risposto che è “ancora troppo presto per dare una valutazione”, mentre il 32% si dice convinto che “sta facendo più o meno quello che faceva il governo Conte”.
Per il 19% degli intervistati l’esecutivo Draghi “sta facendo meglio del governo Conte”, il 9 per cento non ha una opinione in merito, mentre per il 6% “sta facendo peggio del governo Conte”.

(da TPI)

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NONNE MILIONARIE, AMNESIE, ALLAGAMENTI: TUTTO QUELLO CHE NON TORNA SULLO SCUDO FISCALE DI FONTANA

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

LA SAGA DI FONTANA E UNA SERIE INCREDIBILE DI CIRCOSTANZE EMERSE DALL’INDAGINE… I MAGISTRATI SOSPETTANO CHE FONTANA ABBIA FALSIFICATO LA FIRMA E CHE META’ DEI 5 MILIONI DI EURO IN SVIZZERA SIANO I SUOI

La saga di Attilio Fontana e del suo scudo fiscale sembra ormai un fantasy alla “Harry Potter e la pietra filosofale” o alla “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo”. Leggete per credere, gli ultimi sviluppi che emergono dall’inchiesta, e fate attenzione a non perdere il filo, tra incidenti mortali, alluvioni, commercialisti e amnesie.
Tutto parte, come è noto, dal conto della madre del governatore della Lombardia, la signora Brunella, dentista, ottanta-novantenne, che apre un conto corrente in Svizzera. Bene. E poi ne apre anche un secondo. Benissimo.
Poi, come sappiamo, nel 2015 purtroppo la signora muore. Fontana a questo punto racconta di aver “scoperto” l’esistenza del conto corrente della madre, perché fino ad allora non sapeva che lei possedesse un deposito da 5,3 milioni di euro. Bene, benissimo, può capitare a tutti.
Dopodiché Fontana decide di accedere allo scudo fiscale per poter “legalizzare” quel tesoretto. Ottimo. Ci mancherebbe altro: non è virtuoso, certo, ma la legge glielo concede.
Tuttavia, ecco il primo problema: sul primo conto della madre (aperto nel 1997), secondo le perizie ordinate dai pm, c’è una firma che in realtà non è della madre. E dispiace.
Mentre sul primo conto, di cui secondo Fontana stesso, come sappiamo, dice di aver scoperto l’esistenza solo nel 2015, appare una firma di delega di Fontana che, sempre secondo le perizie, risulta apposta nel 2005. E anche questo dispiace.
Quindi Fontana si era auto-delegato al ruolo di co-gestore, dieci anni prima, per amministrare un conto di cui avrebbe scoperto l’esistenza solo dieci anni dopo. Straordinario. Ma anche un bel problema.
Bisogna capire che cosa non torna fra il 2005 e il 2015.
Per fortuna un sicuro strumento di verifica ci dovrebbe essere, ed è la relazione presentata per ottenere lo scudo fiscale, che come è noto, deve rivelare tutte le attività di provenienza del denaro. E qui, finalmente, entrano in campo i commercialisti di Fontana. Perché, teoricamente, loro hanno l’obbligo di predisporre e presentare quella documentazione con tutta la cronologia del conto e con la provenienza dei capitali, che è essenziale per poter accedere alla “Voluntary disclosure”.
Devono, perché ne sono responsabili. Però è a questo punto che arriva il bello. Reggetevi forte, perché nella successione di eventi ricostruita dalla difesa c’è un bel crescendo wagneriano, prima dell’acuto finale.
Gli inquirenti risalendo alle carte, scoprono in effetti il nome di un commercialista, Fabio Frattini, che ha curato l’incartamento (molto bene).
Tuttavia Frattini, secondo la difesa, non lo ha curato personalmente. E dispiace. Frattini, però, dice di aver riportato i dati compilati da un altro commercialista, Paolo Vincenti. Molto bene. Tuttavia Paolo Vincenti avrebbe inserito in questa pratica dei conteggi che non ha effettuato materialmente lui. E dispiace.
A fare i conteggi, inseriti nella pratica da Vincenti, e presentati da Frattini, è stato un commercialista che si chiama Paolo Cenciarelli. Molto bene. Purtroppo per la difesa, risulta che Cenciarelli sia morto in un incidente. E, ovviamente, anche questo dispiace.
Tuttavia Cenciarelli, che ha fatto i conteggi, inseriti nella pratica da Vincenti, e presentati da Frattini, lavorava (come pure Vincenti) nello studio di un commercialista molto importante, che si chiama Valerio Vallefuoco. Molto bene. E, quindi, le carte con i conti del conto, devono essere conservate nello studio del dottor Vallefuoco. Benissimo.
Solo che, non ci crederete, ecco un’altra coincidenza fatale: nel settembre del 2018, un allagamento nello studio Vallefuoco ha prodotto dei danni.
Indovinate dove? In archivio. E indovinate quali danni? Ha distrutto le carte in cui c’era la documentazione di Cenciarelli, che ha fatto i conteggi, inseriti nella pratica di Fontana da Vincenti, e presentati, per conto del governatore della Lombardia, da Frattini. E dispiace.
A proposito: i pm hanno accertato quanto prendeva di pensione – dal 1998 – la signora Brunella. La madre, che come dice il figlio non faceva evasione (“Perché era una fifona”) nei dieci anni fra gli ottanta e i novanta anni di età in cui ha movimentato i suoi due conti correnti per cinque e due milioni di euro percepiva 22mila euro lordi l’anno. Una grande risparmiatrice, senza dubbio.
Tuttavia alla procura sono più maliziosi. E si sono convinti, invece, che Fontana usasse quei conti – e quello scudo – per ripulire un’altra evasione fiscale. E, soprattutto, che Fontana abbia scudato in quei conti altri capitali. I suoi.

(da TPI)

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“TI AMMAZZIAMO LA FAMIGLIA”: MINACCE VIA MAIL AL MINISTRO SPERANZA, QUATTRO DENUNCIATI

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

E’ IL FRUTTO DELLE CRITICHE CRIMINALI PER IL SUO RIGORE IN DIFESA DELLA VITA DEGLI ITALIANI

“Invece che il lockdown ti ammazziamo la famiglia, tu vuoi affamare l’Italia … noi prima o poi ti spelliamo vivo”; “sei … da schiacciare da calpestare da odiare e da ammazzare appeso a testa in giù..”; “la pagherete cara per tutto il terrore che state facendo”, “vi pentirete di essere nati”, “la vostra fine è vicina”; “se non lo capisci con le buone così posso anche … fartelo capire nell’altro modo … più brutale”; ”Signor ministro presto ci vedremo o in tribunale o in obitorio…”.
Il ministro in questione, è quello della Salute, Roberto Speranza, bersaglio di molte e-mail di minaccia arrivate negli ultimi mesi.
Per questo sono state indagate, per minaccia aggravata, quattro persone ritenute responsabili di aver inviato al ministro, tra ottobre 2020 e gennaio 2021, numerose frasi violente con avvertimenti e intimidazioni, tutte riferite alle misure e restrizioni governative adottate per fronteggiare l’emergenza pandemica da Covid-19.
Con toni offensivi e sprezzanti, nei messaggi venivano prospettate ritorsioni e azioni violente nei confronti del ministro e dei suoi familiari, comprese esplicite minacce di morte.
I militari del Reparto operativo del Nas, coordinati dalla procura di Roma, hanno dato esecuzione a decreti di perquisizione locale e personale nei confronti di quattro cittadini italiani ritenuti responsabili di aver inviato, per circa tre mesi, numerose mail di minacce rivolte al ministro della Salute.
Grazie all’utilizzo di sofisticate tecniche investigative telematiche messe in campo dai carabinieri del Nas sotto il coordinamento della procura di Roma, sono stati individuati i quattro italiani, di età compresa tra i 35 e i 55 anni (residenti nel Torinese, nel Cagliaritano, nel Varesotto e in provincia di Enna).
Alcuni hanno precedenti di polizia analoghi al reato che viene ora contestato, nascosti dietro indirizzi mail gestiti da server ubicati in Paesi extra-europei.
Tanti i messaggi di solidarietà sono arrivati al ministro della Salute. “Forza Roberto”, scrive su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta.
Speranza “sta svolgendo un ruolo fondamentale nella lotta al Covid e i deputati democratici gli sono vicini in questo impegno e nel respingere qualsiasi tentativo di intimidazione”, dichiara la capogruppo democratica alla Camera, Debora Serracchiani. “Al fianco di Speranza per le intimidazioni e le vili minacce ricevute, in un momento difficile di lotta alla pandemia. Forza Roberto, non sei solo. Siamo tutti uniti con te!”, è il commento del sottosegretario agli Affari Ue, Enzo Amendola.
A cui si aggiunge il messaggio del vice segretario del Pd, Giuseppe Provenzano: “C’è un’insopportabile personalizzazione del lavoro instancabile che sta svolgendo nella lotta alla pandemia. Per fortuna queste vili intimidazioni non lo fermeranno. Un abbraccio a Roberto e alla sua meravigliosa famiglia”.

(da agenzie)

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INSULTI RAZZISTI E DETERGENTE ADDOSSO A 26ENNE COLOMBIANA IN UN NEGOZIO: “QUI PORTI MALATTIE”

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

E’ DOVUTA ANDARE IN OSPEDALE PER UNA FORTE IRRITAZIONE AGLI OCCHI CAUSATA DAGLI SPRUZZI… DENUNCIATA LA COMMESSA RAZZISTA

Insultata per la sua nazionalità: una ragazza colombiana è stata allontanata dalla commessa di una cartoleria, che ha anche spruzzato in sua direzione un detergente per vetri.
È accaduto nel pomeriggio di giovedì 1° aprile in un negozio del centro di Lecce. E la vittima delle offese razziste, una 26enne residente da tempo a Leverano, è finita anche in ospedale per farsi curare la forte irritazione agli occhi causata proprio dagli spruzzi. “Vai via da qui, sei una prostituta e ti devi allontanare con le malattie che porti qua” le ha detto la commessa dopo che la ragazza aveva chiesto di poter inviare del denaro ai propri familiari in Colombia tramite il servizio MoneyGram. Senza un perché. “Ritengo – racconta la vittima – che questo episodio sia estremamente grave non solo perché sono stata aggredita ingiustamente dalla commessa del negozio ma soprattutto per le gravi offese che mi sono state rivolte. Sono stata discriminata in quanto colombiana e perché, secondo la commessa, i miei soldi provenivano dall’attività di prostituta. Mi sono sentita fortemente umiliata – prosegue la ragazza – anche perché io guadagno onestamente i miei soldi e lavoro per una cooperativa”.
Così, tramite l’avvocato Lucia Longo, ha depositato una denuncia-querela ipotizzando i reati di lesioni, violenza privata oltre all’aggravante in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa

(da “La Repubblica”)

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IL VIRUS RALLENTA UN MINIMO, MA SIAMO TROPPO IN RITARDO SUI VACCINI

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

PAGHIAMO LE FALLE NELLE CONSEGNE E LE VACCINAZIONI ALLE PERSONE SBAGLIATE

La corsa del virus sia pure leggermente sta rallentando, ma è difficile prevedere un miglioramento effettivo dello scenario prima della fine di maggio. I segnali positivi che si registrano derivano infatti più dalle restrizioni che dalle vaccinazioni, la soluzione definitiva per uscire davvero dall’impasse Covid e programmare la riapertura del Paese.
L’Istituto Superiore di Sanità, nel consueto report settimanale, ha certificato il calo dell’indice Rt nazionale – passato da 1,08 di sette giorni fa a 0,98 – e dell’incidenza del contagio, ma la situazione non è omogenea nel Paese. Per il virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Massimo Clementi, è “il risultato, da un lato, delle zone rosse e delle chiusure disposte da metà marzo, dall’altro dell’andamento regionalizzato delle vaccinazioni, che ha causato difformità tra i territori. Ora il generale Figliuolo sta tentando di omogeneizzare il percorso, speriamo riesca al più presto. Bisogna recuperare il tempo perduto, siamo ancora troppo indietro con le vaccinazioni” .
Serve, insomma, quel “cambio di passo” annunciato dal commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, trasposizione sul piano vaccini dell’imperativo “accelerare” del presidente del Consiglio Mario Draghi e unica strada per far uscire il Paese dall’emergenza sanitaria.
Obiettivo difficilmente raggiungibile nell’immediato senza nuovi e più consistenti carichi di fiale rispetto a quelli annunciati. Numeri alla mano, confermati oggi dal ministro della Salute Roberto Speranza, nel secondo trimestre dell’anno (aprile, maggio e giugno) dovrebbero arrivare 50 milioni di dosi.
Di queste, 8 – o qualcosa in più tenendo presente consegna per ora solo annunciata del primo carico del vaccino Johnson&Johnson nella seconda metà del mese – ad aprile. Poco in più dei 7,6 milioni arrivati a marzo.
Troppo poco per segnare l’atteso cambio di passo, che dovrebbe arrivare con i 42 milioni – sui 50 totali del trimestre – a questo punto attesi tra maggio e giugno. “Il problema resta la carenza di dosi – sottolinea Clementi
Per tenere sotto controllo il virus non resta dunque che “perseverare nel mantenimento delle misure di rigore intraprese”, per dirla con il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro. Non a caso il mese di aprile sarà ancora all’insegna delle chiusure.
Nonostante i segnali positivi “che certificano un lieve miglioramento della situazione epidemiologica dell’Italia in uno scenario internazionale segnato – pensiamo alla Francia e all’Austria – dalla recrudescenza del virus, nel quale fa eccezione la Gran Bretagna, per aver vaccinato tutti”, sottolinea Clementi.
È questo che si deve fare, “vaccinare quanto più possibile e in tempi rapidi”, ripete il virologo. Un’immunizzazione estesa e veloce ridurrebbe anche e in tempi brevi la pressione sugli ospedali, ancora alta com’è emerso dal monitoraggio settimanale, nel quale l’Iss ha messo in evidenza la criticità delle condizioni in cui in tanta parte del Paese versano i reparti di terapia intensiva occupati oltre soglia in diverse Regioni. Numeri che, per Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, Aaroi-Emac, “sicuramente risentono di un ritardo di almeno 15 giorni rispetto alla diffusione dei contagi. E quindi rispetto all’efficacia di qualunque tipo di norma restrittiva sulla riduzione dei contagi”. Insomma, il dato è alto perché “si riferisce ai contagi di due settimane fa”, ma Vergallo spera “che la schiarita cominci a intravedersi a partire dalla prossima settimana”.
Vaccinando di più, però, diminuirebbe il numero dei malati gravi, calerebbero i ricoveri e e di conseguenza la pressione sulle terapie intensive, ma si allenterebbe anche la circolazione del virus, “che vedrebbe ridotte capacità e possibilità di variare”.
Si colpirebbero anche le varianti, a cominciare da quella inglese ormai, come ha dimostrato un recente studio dell’Iss, in Italia prevalente sul ceppo originario e più contagiosa del 35%.
Per Clementi il modello da seguire per la vaccinazione è Israele. “Vaccinando a tappeto hanno dato poco spazio al virus per variare e nonostante la metà dei contagi fosse da variante inglese, il vaccino è stato efficace”, spiega il professore dell’Università San Raffaele.
Nel nostro Paese resta stabile il tasso di positività, ma il numero dei morti – oggi 481, ieri 501- è sempre alto. “Un dato anomalo, troppo elevato per quello che è l’andamento del contagio”
La vaccinazione, “fatta in modo più oculato”, avrebbe sicuramente contribuito a ridurre il numero dei morti. “Ma in diverse regioni è stata data la priorità alle persone sbagliate, pensando di difendere categorie a scapito degli anziani, che andavano protetti per primi e invece non abbiamo ancora concluso la vaccinazione degli over80 – aggiunge il virologo – completata la fascia dei sanitari si doveva seguire uno stretto criterio di età anagrafica andando a ritroso, puntando sulle categorie più fragili ed esposte ai rischi del virus”.
Ora bisogna accelerare. Gli effetti delle restrizioni cominciano a vedersi, “manca l’effetto delle vaccinazioni ed è su questo che bisogna concentrarsi”, va avanti Clementi. “Stiamo per farcela”, dice il virologo. In due o tre mesi, “possiamo raggiungere una situazione più tranquilla”, dice il virologo. Poi arriverà l’estate “e il caldo che, come i raggi ultravioletti, depotenzia il virus”.
Nel frattempo, “dobbiamo soffrire ancora un po’ con le restrizioni e intanto si deve fare di tutto per imprimere una svolta alla campagna vaccinale”. Che resta la strada per arrivare a riaprire il Paese.
Se ne riparlerà dopo aprile. Dosi permettendo.

(da “Huffingtonpost”)

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LA LEZIONE BIOT: L’ITALIA E’ IL PAESE DEL TENGO FAMIGLIA

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

FAMILISMO AMORALE, NESSUN ETICA PUBBLICA: IN NESSUN PAESE UN TRADITORE AVREBBE ADDOTTO QUESTA “SCUSANTE”

Tengo famiglia. Il nostro vero e proprio motto nazionale, esemplificativo della nostra antropologia, campeggia nella storia del capitano di fregata Walter Biot, che avrebbe tradito il nostro paese per consegnare ai russi materiale riservato
La sua giustificazione e quella dei suoi congiunti ruotano intorno al dato che serviva loro un modo per arrotondare le entrate e sbarcare il lunario.
In nessun paese la famiglia sarebbe invocata come giustificazione per un probabile reato, per cui è previsto addirittura l’ergastolo.
Ma in Italia, ciò è possibile. Perché la storia del nostro paese è caratterizzata da nepotismo, familismo amorale, dalla continua torsione dell’etica pubblica al privato. Siamo il paese dei figli di, fratelli figli unici, mammoni di una chioccia che non ci svezza mai, perché ‘o zappatore non si scorda ’a mamma e ogni scarrafone è bella ’a mamma soja.
Siamo la terra dei cachi, in cui ognuno pensa al guicciardiano particulare, in cui, se sgarri, poi arriva un condono tombale, uno scudo fiscale, una sanatoria, una stabilizzazione e lì fu Napoli.
Sceneggiata partenopea ma diffusa su tutto lo Stivale. Siamo il Paese dei mandolini, dove le leggi si interpretano per gli amici, si va avanti con i santi in paradiso, io sono io e voi non siete nulla, tanto poi troviamo un onorevole o un capoccia che risolve tutto. Il paese dei politici corrotti, dei giudici corrotti, degli inciuci e degli intrighi, dai tempi di Cesare, passando per la congiura dei Pazzi del Rinascimento, fino a giungere all’armadio della vergogna, dei segreti di Stato.
Servizi deviati e conti truccati, perché di fronte alla famiglia tutto è possibile. Edward Banfield, grande antropologo americano, negli anni ’50, coniò per il nostro paese la fortunata formula del “familismo amorale”. Un amore per il privato perverso, perché tutto sacrifica agli interessi di parte, espungendo ogni etica pubblica.
Ed ecco che in tante nostre città le strade sono tutte sporche mentre le case dei cittadini, sono perfettamente lustrate. Perché il privato è tutto, mentre il pubblico è res nullius. Per questo, non sappiamo quale segreto sia stato rivelato. Ma sicuramente questa storia è rivelatrice. Dell’etica, scarsissima, degli italiani.
Il nostro segreto di Pulcinella.

(da “Huffingtonpost”)

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GUARDA CASO, A SALVINI SALTA L’AUDIO PROPRIO QUANDO CI SONO I RISTORATORI ARRABBIATI A DRITTO E ROVESCIO

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

CE L’AVEVANO CON IL GOVERNO DI CUI LA LEGA FA PARTE, MA STRANAMENTE SALTA IL COLLEGAMENTO

Salvini è in collegamento dall’Ungheria con Dritto e Rovescio e proprio quando dovrebbe avvenire il confronto con i ristoratori ribelli, e arrabbiati “con chi sta al governo”, salta tutto. E anche quando il satellite ritorna lo sfortunatissimo leader della Lega non riesce a sentire perché anche l’audio fa le bizze. Ma tu guarda il caso alle volte cosa ti combina.
I ristoratori sono quelli che dal 6 aprile vogliono riaprire, quelli che Salvini ha sempre appoggiato, e che ora in tanti dicono abbia abbandonato da quando è tornato al governo con Draghi. E nonostante lui continui in trasmissione a dire che è solo il ministro Speranza a vedere “rosso”, come se un’emergenza sanitaria potesse essere piegata alle ideologie, il “Capitano” nonostante le sue intemperanze non può certo arrivare al punto di sostenere, come sarebbe più facile dall’opposizione, le iniziative dei ristoratori che violano la legge aprendo quando non è consentito. Del resto non è neanche detto che sarebbe accolto bene.
Nei primissimi giorni dell’esecutivo Draghi era sceso in piazza con loro, ma era anche stato contestato e chiamato provocatoriamente “la segretaria del governo”.
Oltretutto era stato anche richiamato dal presidente del Consiglio che, preoccupato per il suo show, lo aveva invitato a usare toni meno barricaderi. E quindi qualche piccolo imbarazzo a confrontarsi direttamente in tv Salvini potrebbe averlo.
Ma il fato ha voluto che al leader della Lega saltasse il collegamento da Budapest. E anche quando è stato ripristinato Salvini non ha potuto interloquire in diretta perché l’audio non funzionava.
E così è stato Paolo Del Debbio ha gestire separatamente i due collegamenti. Solo quando il collegamento con l’ultima ristoratrice che ha parlato è stato chiuso il “Capitano” ha risposto, ma senza che ci fosse il rischio di una replica. Ma tu guarda alle volte il caso cosa ti combina.

(da “NextQuotidiano”)

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CALENDA: “SALVINI E’ UN BUFFONE”

Aprile 2nd, 2021 Riccardo Fucile

“ATTEGGIAMENTO DOPPIOGIOCHISTA, IL MATTINO APPOGGIA IL GOVERNO, IL POMERIGGIO LO CRITICA: SE NON GLI PIACE, ESCA”

Che non ci sia stima politica tra i due è cosa nota e sono volate, spesso e volentieri, parole e accuse forti. E la giornata di oggi non ha fatto altro che confermare tutto ciò, con l’intervento in diretta televisiva (a Tagadà, su La7) di Carlo Calenda contro Salvini.
Il leader di Azione ha parlato dei repentini cambi d’idea del leghista e del tema delle riaperture, criticando il dualismo tra la fedeltà al governo Draghi la mattina e il populismo contro il governo Draghi il pomeriggio dimostrato, ormai quotidianamente, dall’ex Ministro dell’Interno.
A differenza di quanto accaduto ieri sera a Matteo Salvini durante il suo collegamento con Dritto e Rovescio (su Rete 4), a Carlo Calenda non salta l’audio né il collegamento.
E in un minuto sintetizza il suo pensiero sul senatore della Lega. “Salvini sta giocando la partita, posso dirlo in modo diretto, un po’ di un buffone. Perché se tu la mattina appoggi il governo e il pomeriggio ti metti a dire che quel governo fa delle cose per colore politico, allora non lo appoggiare”.
Insomma, anche il leader di Azione vede delle forti incongruenze, quantomeno dialettiche, nelle posizioni prese dal senatore del Carroccio negli ultimi giorni.
Il tema, ovviamente, è quello delle chiusure. E anche su questo Calenda contro Salvini ha un’idea ben precisa: “Fare questo giochino per cercare di trovare benevolenza in quelli che non ce la fanno più, è veramente poco serio. Aggiungo che ogni tanto dice delle cose stravaganti. Tipo: bisogna aprire le attività quando possibile. Perché, chi è che le vuole tenere chiuse quando sarà possibile? Ma che vuol dire?”, si domanda il leader di Azione con una cadenza romana.
Secondo Calenda, dunque, Salvini è l’esatto emblema della mancanza di serietà della politica italiana: se al leader della Lega non stanno bene le scelte del governo, perché continua a sostenerlo? Domanda alla quale, probabilmente, non avremo mai risposta.
(da “NextQuotidiano”)

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