Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
LA VECCHIA GUARDIA TEME CHE VENGA LIQUIDATO IL SIMBOLO E IL NOME “LEGA”, SACRIFICATO SULL’ALTARE DELLA FUSIONE CON FORZA ITALIA… MA UN PARTITO UNICO SI FERMEREBBE INTORNO AL 20%, PERDENDO ALTRI PUNTI
Non solo una lista. Sarà pur vero che non è neppure un “nuovo partito”, come s’ affannano a precisare i protagonisti dell’iniziativa, e però questo “Prima l’italia”, la “cosa” che Matteo Salvini ha creato in vista delle amministrative siciliane, a una nuova forza politica assomiglia parecchio. O, quantomeno, potrebbe diventarlo.
E del resto, se davvero si trattasse “solo di un esperimento su scala locale”, non si spiegherebbe il motivo per cui il segretario del Carroccio ha dato mandato di occuparsene a colui che da sempre, nella Lega, è addetto alla scrittura di statuti, e cioè Roberto Calderoli. Che non è l’unico colonnello coinvolto.
Perché nel documento vergato nello studio di un notaio bergamasco, pochi giorni primi di Pasqua, tra i soci fondatori figurano altre firme di prestigio. Quella di Lorenzo Fontana, vicesegretario federale. Quella di Giulio Centemero, tesoriere del partito. E poi il senatore Stefano Candiani, varesotto che in Sicilia è già stato commissario, e infine Nino Minardo, unico isolano in questa allegra brigata.
Tutti a tenere a battesimo un logo che, tra la vecchia guardia, ha creato un malumore che è risalito fin nel cuore del leghismo che fu, a indispettire perfino lui, Umberto Bossi.
I sospetti sono sorti immediati. E sono sospetti che dicono di una tentazione indicibile, per la vecchia guardia nordista: quella, cioè, di liquidare il nome storico, e perfino il profilo dell’Alberto da Giussano, per favorire quella “grande federazione di centrodestra”, come la definisce Minardo che dovrebbe vedere la fusione tra il Carroccio e Forza Italia.
Ora che l’esperimento è lanciato, in vista delle amministrative palermitane di giugno e poi, chissà, delle regionali di ottobre, i padani temono che, dopo aver verificato la riuscita della prova, dal laboratorio siciliano la “cosa di centrodestra” possa essere riproposta anche in chiave nazionale.
E così si spiega anche la frenesia con cui i primi sondaggi su un eventuale partito unico tra Lega e FI sono stati commentati da alti esponenti del Carroccio nelle scorse ore. Non una somma algebrica del consenso, che determinerebbe almeno un 25 per cento ma, almeno a giudizio di Fabrizio Masia, una fetta di elettorato potenziale tra il 18 e il 22 per cento.
E del resto lo stesso Bossi quando è stato interpellato sulla bontà del progetto ha rispolverato una sua vecchia massima: “A volte in politica due più due non fa quattro, ma zero”.
(da il Foglio)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
I ROGHI ALL’ISTITUTO DI RICERCA PER LA DIFESA AEROSPAZIALE DI E ALL’IMPIANTO CHIMICO DI KINESHMA SONO MOLTO SOSPETTI E SUI CANALI SOCIAL UCRAINI SI PARLA DI UN’AZIONE DI SABOTAGGIO ANTI-RUSSA …E LE STRAGI IN FAMIGLIA DEI DUE OLIGARCHI SERGEY PROTOSENYA E VLADISLAV AVAYEV? “UNA RESA DEI CONTI. IL REGIME SI STA OCCUPANDO DELLA ELIMINAZIONE DEI PROPRI OPPOSITORI”
Un rogo in quella che viene considerata come la Cape Canaveral russa
non può passare inosservato. Non di questi tempi. Soprattutto se arriva dopo altri due incendi sospetti avvenuti nei giorni scorsi, uno all’Istituto di ricerca per la difesa aerospaziale a Tver e un altro all’impianto chimico Dmitrievsky a Kineshma.
Sono tutti luoghi strategici, per la loro stessa natura. Ma l’incidente di ieri nel polo industriale di Korolyov, alle porte di Mosca, che ospita numerosi stabilimenti legati alla produzione di energia e componentistica aerospaziale, tra cui il Centro scientifico russo dedicato allo sviluppo di razzi e veicoli spaziali, e RKK Energija, ovvero la società che si occupa di attività correlate al volo spaziale, ha un notevole valore simbolico.
E infatti le immagini dei capannoni e degli uffici in fiamme sono state mostrate con una certa soddisfazione da diversi canali social ucraini, che le hanno considerate come la prova definitiva di una azione di sabotaggio antirussa.
Anche fonti vicine al Cremlino non hanno escluso questa ipotesi, e il riserbo con il quale viene trattata la vicenda dai media di Stato, che nella loro opera di propaganda tendono a non dare mai notizie di natura negativa, lascia aperta la porta a ogni possibile interpretazione.
Invece l’istituto di ricerca delle truppe della Difesa aerospaziale di Tver praticamente distrutto dall’incendio, nei mesi scorsi è stato al centro di uno scandalo finito in un’inchiesta condotta dal Comitato investigativo russo sulla cui base è stata aperta una causa penale nei confronti dell’intera dirigenza dell’ente con a capo l’ormai ex direttore generale Sergey Yagolnikov.
I vertici dell’istituto con il benestare del dirigente assumevano «anime morte», cioè persone che lavoravano alle ricerche solo sulla carta ma per loro si erogavano invece stipendi veri. Così i truffatori avrebbero intascato quasi 300 milioni di rubli (quasi 4 milioni di euro).
Nei palazzi del potere
L’aria dell’Est non è più serena da tempo. E quella intorno ai palazzi del potere moscovita è quasi irrespirabile, piena com’è di misteri, di contrasti non dichiarati, e di paura. Anche due tragedie in apparenza dovute a motivi personali, come quelle dei due piccoli oligarchi, che hanno sterminato le loro famiglie togliendosi poi la vita, alimentano sospetti di ogni genere. Gennadij Gudkov, ex deputato della Duma e colonnello dell’Fsb, da tempo all’opposizione, è stato lesto a commentarle con una abbondante dose di teoria del complotto.
«Siamo tutti consapevoli che il regime si sta occupando della eliminazione dei propri oppositori e nemici. E allora perché non dovrebbe fare i conti con coloro che sono considerati traditori fuggiti dal sistema. Molte di queste morti sospette assomigliano infatti a una spietata resa dei conti».
Come se fossero un messaggio, questa è la sorte che tocca a chi fugge dalla Russia. Questo intendeva dire Gudkov, questo pensano alcuni dissidenti, senza peraltro avere il coraggio di dirlo apertamente.
Tutto il mondo li sta chiamando oligarchi, ma è una definizione che calzava molto larga per Sergey Protosenya e Vladislav Avayev. Il primo, trovato morto insieme alla moglie e alla figlia tredicenne nella sua villa di Lloret de Mar in Spagna, era in realtà un manager della società Novatek, la quarta società russa nel settore idrocarburi, responsabile della contabilità aziendale.
Uno dei comproprietari è Gennadij Timchenko, amico personale di Vladimir Putin. Anche per questo, sussurrano i maligni, Novatek ha ricevuto un privilegio importante, l’esonero dall’obbligo di vendere i suoi prodotti solo in rubli. Protosenya aveva 56 anni e un patrimonio stimato in quattrocento milioni di dollari. Secondo la Polizia spagnola, avrebbe soppresso i suoi cari a colpi d’ascia, e poi si è suicidato.
L’uomo dei rubli
Avayev ha ucciso la moglie Elena, secondo i giornali moscoviti perché sospettava di un suo adulterio, e poi la figlia tredicenne Maria, che soffriva dalla nascita di paralisi cerebrale infantile. Era un personaggio molto conosciuto nella capitale. È stato vicepresidente della banca Gazprombank e prima ancora vicedirettore di un dipartimento della Tesoreria del Cremlino.
Negli ultimi tempi era co-proprietario della società Carbonics di Kaliningrad che produce impianti ossei, insieme alla figlia del vicecapo della Rostec Nikolaj Volobuyev, società di spicco nel complesso militare-industriale e guidata da Sergey Chemezov, amico di lunga data di Vladimir Putin. Gazprombank è ritenuta uno degli istituti di fiducia dei parenti e degli amici del presidente, e il mese scorso è stata per le esportazioni del metano in rubli. Tutta la valuta ricavata dalla vendita del gas va a finire sui suoi conti.
I sospetti
Alcuni media indipendenti, come il giornale online Baza, hanno fatto notare che queste non sono le uniche morti sospette. All’inizio dell’anno, è stato trovato senza vita nel bagno di casa il corpo del sessantenne Leonid Shulman, capo del servizio trasporti di Gazprom Invest. Accanto c’era un messaggio in cui l’uomo si lamentava di forti dolori alla gamba destra, che si era rotto di recente.
La morte è avvenuta nella cittadina Leninskij della regione di San Pietroburgo, la stessa dove a febbraio è morto all’improvviso Aleksandr Tyuliakov, vicedirettore generale del Centro pagamenti di Gazprom, responsabile della sicurezza aziendale. Prima della sua chiusura, avvenuta a seguito della nuova legge sulla censura, Novaya Gazeta scriveva riferendosi alle fonti dell’istruttoria che il cadavere aveva un cappio al collo, e accanto c’era una nota scritta, il cui contenuto non è stato reso pubblico.
Gudkov conclude così la sua spericolata analisi: «Per i servizi segreti è importante evitare la fuga di topi dalla nave in una quantità troppo grossa perché questi topi sono a conoscenza di molte cose e potrebbero cominciare a parlare». Tanti morti, tanti misteri. Ma intorno al Cremlino, non sono mai mancati, né gli uni né gli altri. Non solo in questi mesi.
(da il Corriere della Sera)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
LE DUE LINEE DEL CREMLINO, DIVISO TRA FALCHI E COLOMBE
Infliggere una sconfitta all’Ucraina nel Donbass. Poi proseguire l’avanzata verso sud. Arrivando a Odessa e Nikolaev. E stabilendo una connessione diretta con la Transnistria, dove c’è «una popolazione russofona oppressa».
Dopo le parole del comandante ad interim del distretto militare centrale russo Rustam Minnekayev, oggi è Dmitrij Suslov, direttore del Centro Studi Internazionali di Mosca a spiegare l’obiettivo “massimalista” del Cremlino.
Ma Suslov avverte anche che c’è una seconda corrente di pensiero nella classe dirigente russa. Che è invece minimalista. E osserva che l’obiettivo Transnistria richiederebbe molte più risorse, prolungherebbe la guerra e renderebbe più difficile un accordo con l’Ucraina e l’Occidente.
Obiettivo sud
Suslov, che ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera, dice che Vladimir Putin semplicemente non ha ancora deciso cosa fare. E va ricordato che lui stesso il 24 febbraio, giorno dell’inizio della guerra, lo stesso Suslov aveva detto tutt’altro. Sostenendo che l’obiettivo dei russi fosse il cambio di regime a Kiev e quindi la deposizione di Zelensky.
Il cambio di prospettiva lo spiega oggi lui stesso: «L’assunzione iniziale sull’Ucraina che sarebbe crollata come un castello di carte si è rivelata errata. L’esercito ucraino ha opposto una resistenza impressionante, aiutato massicciamente dall’Occidente».
Seguendo questa prospettiva la conquista dei territori rivendicati dalle due repubbliche secessioniste e l’occupazione della parte meridionale dell’Ucraina porterebbe anche al collasso dell’economia di Kiev. Che perderebbe così l’acciaieria e i porti di Mariupol e Odessa.
Per questo Zelensky ha fatto partire subito l’allarme Moldova e ieri Chisinau ha protestato con l’ambasciatore russo.
Mentre il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha risposto con un ‘no comment‘ a chi gli chiedeva un commento sulla nuova prospettiva.
Nel Donbass intanto l’offensiva entra intanto sempre più nel vivo. Una pioggia di missili ha colpito ieri anche l’ospedale regionale traumatologico della città di Lyman, stando alle denunce di Kiev. Le operazioni d’assalto puntano in particolare su Sloviansk, nell’oblast di Donetsk. Nel mirino restano i centri strategici di Rubizhne e Popasna, dove le forze di Mosca hanno aperto il fuoco su un autobus che stava evacuando civili. Pesanti raid anche su Kharkiv, dove l’esercito russo ha rivendicato la conquista di un arsenale con migliaia di tonnellate di munizioni.
Cos’è la Transnistria?
La Transnistria attualmente è una piccola regione che ha proclamato la sua indipendenza ma non riconosciuta dall’Onu. È governata da un’amministrazione autonoma con sede a Tiraspol.
Secondo stime non verificabili ci sarebbero tra i 1.500 e i 2.000 soldati russi nella regione, mentre la cittadina è a 100 chilometri da Odessa.
Il regime obbedisce già a Putin. Per questo potrebbe essere l’obiettivo successivo della Russia dopo la conquista dell’Est. Ma intanto proprio nel Donbass l’offensiva militare continua a fornire a Mosca risultati insoddisfacenti.
Anche se l’avanzata continua in maniera graduale, è lenta. Tanto che l’analista dell’Ispi Eleonora Tafuro Ambrosetti dice oggi a La Stampa che che i russi non stanno avanzando con un grado di successo talmente ampio che possa far presagire operazioni più ampie come la presa di Odessa. Che sarebbero dispendiose anche dal punto di vista militare. Tanto che secondo Michael Kofman, direttore del programma di ricerca sulla Russia dell’istituto Cna, Mosca invece intende limitarsi a dove è già arrivata a sud e intende concentrare le forze soltanto sul Donbass. Ma mantenere viva la minaccia su Odessa serve a costringere gli ucraini a impegnare militari anche in quell’area.
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
PER LE MANIFESTAZIONI SI TEMONO TENSIONI, SERVIZIO D’ORDINE RINFORZATO
«Tutto è nato dall’invasione russa, moralmente e giuridicamente da
condannare e condannata, senza se e senza ma, a cui hanno fatto e stanno facendo seguito uno scempio di umanità e di vita del popolo ucraino e una legittima resistenza armata. Oggi il punto è: come arrivare a una pace vera».
Queste le parole del presidente nazionale Anpi (Associazione nazionale dei partigiani italiani) Gianfranco Pagliarulo – sul palco del teatro Kursaal Santalucia di Bari all’evento organizzato in occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo -, che sembra fare marcia indietro rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi.
Di Pagliarulo aveva fatto discutere il no secco all’invio delle armi in Ucraina, nonché alcuni post social, risalenti al 2014/2015, dopo l’invasione del Donbass, in cui il presidente nazionale di Anpi sembrava schierarsi contro l’Ucraina, definendo «nazistoide» il governo di Kiev. Pagliarulo, dunque, era finito nella bufera per le sue posizioni ritenute filorusse.
Una situazione che resta incandescente e che verrà attenzionata anche il 25 aprile, nel corso del corteo che dalle 14.30 attraverserà Milano. Rinforzato il servizio d’ordine, si temono contestazioni e tensioni, magari tra chi ha posizioni diverse sulla guerra in Ucraina.
Sarà presente anche il sindaco Beppe Sala e una cittadina ucraina che racconterà della resistenza del suo popolo contro i russi di Putin.
Sala ha già bacchettato il presidente nazionale di Anpi: «L’ho detto che non mi ritrovo in tante dichiarazioni di Gianfranco Pagliarulo, lui ci sarà alla manifestazione del 25 aprile a Milano, ma non credo sarà quello il momento per chiarire. Mi piacerebbe che chiarisse meglio il suo pensiero in questi giorni».
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
“PER LA LIBERTÀ SI COMBATTE E SI MUORE. CI PENSI PRIMA DI SALIRE SUL PALCO DEL 25 APRILE. ANZI, GUARDI: FORSE È MEGLIO SE RESTA GIU’”
Una tragica ombra avvolge ormai l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, custode della memoria storica di quanto avvenne nel nostro Paese tra il 1943 e il 1945: Gianfranco Pagliarulo, che la presiede, ha infatti posizioni inaccettabili sulla guerra in Ucraina.
Al punto che la mattina in cui le agenzie battono la sua prima dichiarazione, nei giornali – d’istinto – pensiamo sia stato frainteso. E invece no. Fa sul serio.
Le sue parole sono addirittura in linea con quelle di Matteo Salvini che, per lunghi e drammatici anni, è andato in Russia a baciare la pantofola di Putin, e che adesso – come noto – non riesce nemmeno a pronunciarne il nome in pubblico (paura, eh?).§
Comunque: anche Pagliarulo è convinto che inviare armi alle resistenza ucraina sia un errore. Ma non solo: incapace di distinguere l’aggredito dall’aggressore, propone lo scioglimento della Nato (il momento giusto, certo) e, quando la comunità internazionale scopre la macelleria russa di Bucha, chiede «una commissione d’inchiesta indipendente, che accerti le responsabilità effettive».
Perché lui, Pagliarulo, all’ipotesi che sia tutta opera di Putin, non ci crede. Dubbio agghiacciante. Intriso di ideologia funesta e pacifismo peloso. Il manifesto che l’Anpi stampa per la Festa della Liberazione ne è la plastica, scioccante prova: con bandiere simil-italiane ma in realtà ungheresi (inconscio omaggio a Orbán, caro amico del tiranno russo?) e una citazione monca dell’articolo 11 della Costituzione.§
L’Anpi, di fatto, arriva a ripudiare anche la nostra guerra di Liberazione. Pagliarulo – giornalista, ex senatore (gruppo Misto-Pdci) – è nato nel 1949 e dovrebbe però saperlo che se è nato in un Paese libero, lo deve alle nostre brigate, salite in montagna con i fucili da caccia e poi armate (con mitra Thompson e Sten) dagli alleati.
I partigiani non aspettarono i rastrellamenti delle Waffes SS sventolando le bandiere arcobaleno. Perché per la libertà si combatte e si muore.
E non solo, Pagliarulo: lei sostiene d’essere di sinistra, però sappia che da queste parti – fin dai tempi di Enrico Berlinguer – è di sinistra chi sta con i deboli e gli oppressi, non chi sogna di marciare sulla Piazza Rossa. Ci pensi prima di salire sul palco del 25 aprile. Anzi, guardi: forse è meglio se resta giù.
Fabrizio Roncone
(da il Corriere della Sera)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
INDIVIDUA IL BERSAGLIO FINO A 40 KM, LO SEGUE ANCHE PER SEI ORE E POI COLPISCE
Nel pacchetto di armi da 800 milioni di dollari annunciato dal
presidente americano Joe Biden, vi è una nuova tipologia di droni molto potenti, i Phoenix Ghost. Ne verranno inviati 121 all’Ucraina.
Dotati di lettori ottici di ultima generazione e sensori a infrarossi, riescono a individuare il bersaglio fino a 40 kilometri, seguirlo, restare in attesa fino a sei ore prima di colpirlo e poi esplodere.
Sono infatti definiti droni «suicida con sistema a senso unico». Si tratta di un aggiornamento tecnologico dei droni Switchblade, già utilizzati in Ucraina, ma con minore capacità di attendere in volo per individuare il bersaglio.
I Phoenix Ghost sono stati implementati anche per la guerra in Ucraina, soprattutto per le battaglie nell’est del Paese e il loro obiettivo principale è l’attacco.
A spiegarlo è il portavoce del Pentagono, John Kirby, il quale ha sottolineato in un briefing con la stampa che questi droni era già stati progettati prima che iniziasse l’invasione russa, ma sono «stati sviluppati rapidamente dall’Air Force in risposta a ciò di cui gli ucraini hanno bisogno in questo momento nel Donbass».
A produrli è l’azienda tecnologica AEVEX Aerospace, con sede a Solana Beach, San Diego, in California, che è composta da tre società nel settore della difesa: Merlin Global Services, CSG Solutions e Special Operations Solutions.
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
IL RACCONTO DELLA 17ENNE UCRAINA RIMASTA PER 4 GIORNI ACCANTO AI LORO CADAVERI… BENVENUTI NELLA FOGNA DEI MILITARI RUSSI
In queste settimane sono numerose e ripetute le testimonianze che indicano come i soldati russi in Ucraina avrebbero commesso stupri contro i civili.
L’ultimo terrificante racconto è stato riportato in un post su Facebook dal difensore civico ucraino Lyudmila Denisova che riporta quanto spiegato da una ragazza di appena 17 anni di Irpin, sopravvissuta all’occupazione della città da parte dell’esercito di Putin. L’adolescente è riuscita a scappare e ad andare dalla nonna. Ma quello che ha visto e ha vissuto non potrà più abbandonarla.
Davanti a lei i militari hanno stuprato e ucciso la madre e la sorella minore di 15 anni. La ragazza è rimasta insieme ai cadaveri per quattro giorni.
La ragazza di 17 anni, che ora è supportata dagli psicologi è quindi stata testimone oculare delle violenze sessuali da parte di tre soldati ai danni di sua madre e della sorella 15enne, stuprate e poi morte in seguito alle ferite riportate.
L’agghiacciante episodio è raccontato in un post su Facebook dal difensore civico ucraino Lyudmila Denisova, che aggiunge dettagli scioccanti. “La ragazza -scrive la Denisova- ha vissuto con i loro cadaveri per 4 giorni. Gli psicologi stanno attualmente lavorando con l’adolescente”.
La ragazza, secondo quanto racconta il difensore civico, avrebbe riferito che mentre i suoi parenti venivano uccisi, i soldati l’hanno risparmiata e non l’hanno toccata “perché sono brutta: mi hanno detto ‘vivi e raccontalo agli altri’”.
Dopo la liberazione di Irpin dai soldati russi, racconta la Denisova, la giovane è riuscita a scappare e a raggiungere la nonna. Insieme a lei, hanno denunciato il crimine alla linea di assistenza psicologica istituita dal governo ucraino.
Denisova racconta in un altro post: “I soldati russi hanno usato la violenza sessuale come arma contro le donne ucraine. Ho registrato casi terrificanti di stupro a Bucha e altrove, tra cui un gruppo di donne e ragazze tenute nel seminterrato della casa per 25 giorni. Nove di loro sono ora incinte”.
(da NextQuotidiano)
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Aprile 23rd, 2022 Riccardo Fucile
“NÉ LE FORZE AEREE NÉ QUELLE NAVALI SONO RIUSCITE A OTTENERE IL CONTROLLO NEI RISPETTIVI CAMPI”… IL CONFLITTO RISCHIA DI ESSERE MOLTO LUNGO E TRASFORMARSI IN UN VIETNAM PER “MAD VLAD”
Le truppe russe nel sud e nell’est dell’Ucraina non hanno compiuto
alcun progresso, nessuna avanzata nelle ultime 24 ore, nonostante abbiano avviato la “fase due”, concentrandosi sul Donbass e sul sud, secondo quanto hanno osservato i servizi d’intelligence britannici.
“Malgrado l’intensificarsi dell’attività (militare), le forze russe non hanno fatto significativi passi avanti nelle ultime 24 ore a causa dei contrattacchi ucraini che ne ostacolano gli sforzi”, si legge in un briefing della Defence Intelligence di Londra, citato da vari media fra cui la Bbc. Secondo gli 007 britannici, anche a Mariupol si continua a combattere.
Secondo gli 007 britannici, “né le forze aeree né quelle navali russe sono riuscite a ottenere il controllo nei rispettivi campi, a causa dell’efficacia della difesa aerea e marittima ucraine”. Anche a Mariupol, che Mosca vanta di aver conquistato, “continui pesanti combattimenti frustrano i tentativi russi di controllare la città”, si legge nel briefing.
(da agenzie)
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