Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
IL SONDAGGISTA LORENZO PREGLIASCO: “PUO’ ANCORA SUCCEDERE DI TUTTO, GLI INDECISI SONO TANTI”
Lorenzo Pregliasco, sondaggista politico e direttore di YouTrend. Sarà una campagna
elettorale lampo. Due mesi e si vota. Da quello che dicono i numeri delle simulazioni che avete pubblicato in questi giorni il centrodestra sembra avere la vittoria in tasca praticamente in ogni possibile scenario. Cioè con o senza campo largo dalle parti del centrosinistra. È davvero così? Les jeux sont faits?
Si e no. È vero che la campagna sarà breve e tra l’altro c’è di mezzo agosto. Però è anche vero che le campagne elettorali non sono mai scritte fino in fondo. Sappiamo qual è il punto di partenza ma non l’arrivo. Perché comunque ogni campagna espone i leader a dire la loro sui temi e i partiti a scegliere gli alleati. Ci troveremo in un contesto politico subito successivo a quello della caduta del governo. I partiti dovranno essere capaci di spiegare agli elettori il perché del voto anticipato, tra l’altro in un periodo così inusuale. In poche parole: può ancora succedere di tutto. Anche perché gli indecisi sono tanti, l’elettorato è fluido e non sappiamo ancora quale sarà l’effetto di queste elezioni a sorpresa sull’affluenza.
Come mai? Chi teme di più l’astensionismo?
La bassa affluenza – cioè sotto il 70% – potrebbe favorire maggiormente il centrosinistra, o comunque la sua area moderata. Rispetto ad un centrodestra che può potenziare il suo consenso a condizione che la partecipazione sia elevata. Mi riferisco in particolare a Fratelli d’Italia al Sud, un bacino in parte andato ai Cinque Stelle nel 2018 che però non è scontato che stavolta torni alle urne.
Con il combinato disposto di Rosatellum e minor numero di seggi parlamentari in gioco, il centrodestra ha la possibilità, in caso di vittoria irresistibile, di raggiungere quota due/terzi dei seggi in entrambe le camere. Ovvero quella maggioranza qualificata in grado, potenzialmente, di revisionare la Costituzione senza dover passare per forza dal referendum. È uno scenario possibile?
Non lo escludo ma non è tra gli scenari più probabili. Per avere quel tipo di risultato il centrodestra dovrebbe vincere praticamente in tutti i collegi uninominali. E dovrebbe andare molto forte anche nel proporzionale. Sensibilmente sopra a quello che è il suo livello di consenso attuale.
Quali sono le condizioni che possono portare il centrodestra non dico a stravincere ma comunque ad assicurarsi una maggioranza di governo?
Sicuramente un centrosinistra diviso. In particolare se il polo liberal riformista di centro si presenterà da solo questo potrebbe far vincere al centrodestra molti più collegi uninominali di quanti possa vincerne contro un’area centrista unita al Pd.
A proposito di centro. Che ne pensa della variabile Calenda? Oggi il leader di Azione ha detto un secco no ad alleanze con M5s, Verdi e Sinistra Italiana, aggiungendo di volersi candidare nel collegio uninominale Roma 1, cioè in casa del Pd. Ce la può fare?
Dipende dallo schema di gioco. Se corre da solo contro il Pd e contro il centrodestra penso che avrebbe chance molto ridotte. Alle comunali è andato forte nella zona corrispondente al collegio in questione. Ma erano elezioni locali, un contesto politico diverso. Anzi, penso che un Calenda da solo faticherebbe ad eleggere anche un solo deputato in un collegio uninominale in tutta Italia. Persino a Roma 1 con lui stesso candidato. Certo, se supera il 3% i seggi del proporzionale scattano lo stesso. Altro discorso è un Calenda appoggiato anche dal Pd. A quel punto a Roma 1 sarebbe più competitivo in uno scontro con il centrodestra. Se non favorito.
Con l’imminente entrata in Azione di Maria Stella Gelmini, i calendiani cercano di occupare lo spazio elettorale che Forza Italia ha sacrificato sull’altare dell’alleanza con Meloni e Salvini. Ma non è che questa variabile Calenda potrebbe fare indirettamente il gioco del centrodestra? Oppure proprio al contrario far evadere voti di elettori dalla coalizione avversaria – indebolendola – verso un terzo polo centrista a trazione Renzi-Calenda?
Le mosse di Calenda di queste ore nascono dalla necessità di aggregare quel consenso moderato e liberale che è rimasto spiazzato dalla scelta di Forza Italia di provocare la crisi di governo insieme a Salvini. Una scelta che dal mio punto di vista va a smentire quello che era diventata Fi nell’ultimo periodo, cioè un partito che era da tutti descritto, anche da loro stessi, come una forza moderata, europeista, responsabile e soprattutto fortemente draghiana.
Viene meno il tratto distintivo del partito azzurro nell’alleanza con Lega e Fdi
Sicuramente questa mossa la spinge molto verso destra. Potrebbe risentirne sensibilmente. L’elettorato che le era rimasto non voleva questo tipo di crisi. Ci saranno molti elettori azzurri che diranno: “Se l’obiettivo è portare la Meloni al governo, perché devo votare Forza Italia? A quel punto metto la croce direttamente su Fdi”.
Ed è qui che si inserisce Calenda, e torno alla domanda che le ho fatto poco fa.
Sì ma attenzione perché molto spesso c’è una sovrarappresentazione mediatica di alcuni mondi e di alcuni leader, penso a Calenda che è molto presente sui social, ma è una figura che poi nelle intenzioni di voto rimane comunque intorno al 4-5% sommando Azione a +Europa. Quando sondiamo la fiducia e la notorietà dei leader politici, Calenda non è tra i più brillanti. È la prova che i leader più mediatici non sono automaticamente quelli più bravi a tradurre la centralità sugli schermi in consenso reale.
Fattore Draghi. Che ne pensa di ciò che ha detto oggi Franceschini – subito spalleggiato da Di Maio – e cioè che nelle urne la sfida sarà tra chi ha difeso Draghi e chi lo ha tradito, proponendo dunque un rassemblement elettorale di tutti draghiani? Siamo sicuri che l’elettorato ragionerà in questi termini?
Penso che come sempre le persone voteranno prevalentemente seguendo schemi di appartenenza e adesione a valori politici. Però quello che è accaduto è irrituale. Così come è irrituale votare in questo periodo. C’era comunque una netta maggioranza di persone che non voleva la fine dell’esperienza Draghi, preferendo andare al voto a scadenza naturale. Draghi ha avuto un consenso trasversale molto ampio per molto tempo. Questi sono fattori che secondo me peseranno in qualche modo. È vero che abbiamo tutti la memoria corta, è anche vero che però le elezioni saranno molto ravvicinate rispetto alla crisi di governo. Quindi secondo me il tema sul “Perché ci fate votare adesso? Perchè il governo è caduto?” giocherà la sua parte.
Chi dovrebbe temere di più il fattore Draghi?
Potrebbe creare qualche grattacapo a Lega e Fi. Il centrosinistra tenterà di usare la caduta del governo come grande elemento di cesura tra noi e loro, tra centrodestra e centrosinistra. Ma non sarà semplicissimo farlo capire agli elettori. Al contrario, il centrodestra farà il possibile per far dimenticare questa parentesi e cercherà di sfruttare l’onda lunga – l’inerzia – che li vede maggioranza relativa nel Paese fin dal 2018. Da quando ottennero come coalizione la maggioranza relativa alle elezioni, con il 37%, cifra poi cresciuta lungo tutta la legislatura e calata solo in parte durante la pandemia.
Insomma, ci sono sufficienti elementi per dire che la campagna elettorale non sarà priva di sorprese così come l’esito del 25 settembre.
Fino a prima della crisi si diceva: tra pandemia e guerra c’è voglia di rassicurazione, voglia di stabilità. Addirittura un mese fa alle amministrative i commentatori dicevano che la vittoria del centrosinistra suggellava il campo largo con tanto di crisi del centrodestra. Ecco: oggi dobbiamo cercare di evitare di eccedere nel senso opposto, cioè nel dire che Meloni, Salvini e Berlusconi abbiano in tasca le elezioni. Partono favoriti, ma non ricordo una tornata elettorale in cui non ci siano stati almeno dei passaggi che hanno poi messo in discussione la leadership di un’area politica. Nel 2006 ci si aspettava una vittoria tranquilla del centrosinistra di Prodi, che poi non c’è stata. Nel 2013 stessa cosa con Bersani ma poi ci fu l’exploit di Grillo. Cinque anni dopo non ci si aspettava il 33% degli stessi M5s. E questo ha reso impraticabile una maggioranza di governo tradizionale. Quindi facciamo attenzione: la campagna elettorale sarà molto breve, ma l’elettorato è molto fluido e non sappiamo come prenderà questa strana campagna di fine estate.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
IL LEADER DELLA COALIZIONE SARA’ VOTATO DA UN’ASSEMBLEA DEI PARLAMENTARI ELETTI (DOPO LE ELEZIONI) … TRADOTTO: SE FORZA ITALIA E LEGA INSIEME AVRANNO PIÙ ELETTI, DECIDERANNO LORO
Il centrodestra è il grande favorito, sondaggi alla mano, ma il dato cruciale è: chi comanderà nella coalizione? Chi arriverà a Palazzo Chigi e darà le carte del prossimo governo?
Al programma, ha spiegato a Repubblica il leader di Forza Italia, “sto già lavorando da tempo e sarà avveniristico, ma dovrà essere presentato tra il 12 e 14 agosto, c’è poco tempo, Quindi la riflessione, pesantissima, sui rapporti con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La prima, leader di Fratelli d’Italia, appare la favorita alle urne.
E c’è chi per questo prospetta una lista unica Forza Italia-Lega, proprio per rovesciare gli equilibri interni. Berlusconi lo esclude: “Non stiamo pensando a liste uniche, ma a ciascuno con la propria identità. Ci sono differenze di posizione, linguaggio, di storia tra i vari partiti. Preferiamo continuare a mantenere la nostra identità”.
Quindi la bomba sulla scelta del leader della coalizione: “Ne parleremo insieme, è una delle cose da decidere.
L’idea che sta emergendo è che il leader venga votato da un’assemblea degli eletti. Una volta votato, potrebbero essere gli stessi parlamentari che sono stati eletti a riunirsi in Assemblea e votare il leader…”. Tradotto: se Forza Italia e Lega avranno più eletti, decideranno loro. Parole che, immaginiamo, non avranno fatto fare i salti di gioia alla Meloni.
(da agenzie)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
SALVINI E LICIA RONZULLI LO HANNO RINTRONATO DI CHIACCHIERE: “SILVIO, ANDIAMO ALLE ELEZIONI, LE VINCIAMO E TU SARAI DI NUOVO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO”… NEI SONDAGGI RISERVATI DOPO LA CADUTA DEL GOVERNO IL CENTRODESTRA E’ IN CALO, CRESCE CALENDA
Come mai Berlusconi, da sempre sostenitore di Draghi e sedicente “responsabile”
del centrodestra, ha deciso di lasciar naufragare il governo Draghi, assecondando le pulsioni distruttive di Salvini e Conte?
Il Cav, come ha scritto Renato Brunetta nella lettera a “la Stampa”, è ormai “poco lucido”. A 85 anni il confine tra sogno e realtà è diventato più labile e la percezione del mondo si è distorta pian piano. Come quando, insufflato da cattivi consiglieri, iniziò in modo velleitario a brigare per farsi eleggere al Quirinale
Anche stavolta Berlusconi si è smarrito in un mondo di sogni e di promesse. Salvini e Licia Ronzulli, in versione “il gatto e la volpe”, lo hanno rintronato di chiacchiere e illusioni.
Lo hanno convinto a scaricare Draghi con la più dolce delle fantasticherie: “Silvio, andiamo alle elezioni, le vinciamo e tu sarai di nuovo presidente del Consiglio! Tornerai l’eroe di Pratica di mare facendo fare la pace a Biden e Putin”. Per due giorni lo hanno tampinato e rincoglionito fino a convincerlo.
Le mosse nel centrodestra avranno ripercussioni anche nel Ppe. Il forzista Tajani è riuscito a convincere il suo amico Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo, a tendere la mano a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia: “L’Ue ha bisogno di un governo di centrodestra stabile a Roma”.
La dichiarazione ha fatto sobbalzare l’anima tedesca del Ppe, che fa capo alla Cdu, che ha fatto subito notare che nella coalizione di centrodestra in Italia c’è anche Salvini, alleato di Marine Le Pen, e Giorgia Meloni vicina a Orban: della serie, l’entusiasmo di Weber è fuori luogo.
Nei primi sondaggi riservati dopo la caduta del governo Draghi si registra un calo della coalizione di centrodestra: la Lega è in calo al Nord, Forza Italia scende al Nord ma tiene al sud mentre Fratelli d’Italia resta stabile come il Pd.
Perché Carlo Calenda continua a respingere ogni ipotesi di alleanza o di rassemblement centrista? Perché nei sondaggi, il suo, è l’unico partito che ha guadagnato voti dopo la caduta del governo Draghi.
Il dato significativo rilevato dai sondaggisti è che, accanto al Pd o con il centro, ovunque si piazzi Italia Viva si perdono voti. Renzi, praticamente, è uno sfollagente ambulante
(da Dagoreport)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
MAGARI, QUANDO TROVATE UN MINUTO, POTRESTE INFORMARE GLI ITALIANI QUALI SONO I POLITICI E I MEDIA FINANZIATI DA PUTIN
Secondo il presidente del Comitato per la sicurezza, Adolfo Urso, l’Italia è a rischio di ingerenze straniere in occasione della campagna elettorale, come già accaduto in altri Paesi
L’Italia è uno dei «principali target» della disinformazione e dello spionaggio estero. A lanciare l’allarme è il presidente del Copasir, Adolfo Urso, intervenuto al convegno UpLodi nell’auditorium Banco Bpm di Lodi.
Secondo Urso, l’Italia sarebbe particolarmente esposta a ingerenze straniere perché «siamo un Paese di frontiera», ma anche di «cerniera rispetto alle informazioni». A preoccupare maggiormente è l’influenza che i servizi esteri, in particolare russi e cinesi, potrebbero avere nel corso della campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre.
«Sappiamo che in altri Paesi l’ingerenza straniera è avvenuta anche e soprattutto in campagna elettorale», ribadisce il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, specificando come queste ingerenze vengano «dalla Russia come azione continuativa: è stata creata una vera e propria macchina» della disinformazione. Un fenomeno di cui assicura Urso «ci stiamo occupando».
«È in atto una guerra di disinformazione, manipolazione e propaganda che non soltanto la Russia, ma la Russia nello specifico pratica nei confronti dell’occidente da almeno un decennio», accusa Urso che ribadisce come Mosca voglia «condizionare le nostre democrazie e realizzare i suoi obiettivi di potenza egemonica».
Il presidente del Copasir dice anche di aver avviato un’indagine conoscitiva riguardo un’ingerenza straniera «recente nel sistema di informazione anche attraverso la rete», che rimane «uno degli strumenti principali utilizzato dalla Russia e non soltanto».
(da agenzie)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
I PARLAMENTARI DI PRIMA NOMINA, IN ASSENZA DI STIPENDIO, DOVRANNO VERSARE UN CONTRIBUTO MENSILE PARI ALL’8,8% DELL’INDENNITÀ. SONO CIRCA 918 EURO AL MESE FINO ALLA CHIUSURA NATURALE DELLA LEGISLATURA, CIOÈ CIRCA 5.500 EURO
Lo avranno il vitalizio, ma un pezzo se lo dovranno pagare di tasca propria, senza
più avere lo stipendio.
È la piccola beffa cui andranno incontro i parlamentari di prima nomina (circa il 70% del totale) a causa della fine anticipata della legislatura.
Il rischio di non percepire il vitalizio è stato scongiurato grazie al fatto che la prima convocazione del nuovo Parlamento avverrà dopo la data del 24 settembre, ossia dopo 4 anni 6 mesi e un giorno dall’inizio della legislatura, come da regolamento.
Nessuna occulta strategia della Casta a riguardo: la data del 25 settembre come giorno di elezioni non è stata scelta in quanto primo giorno utile per percepire il vitalizio.
E questo perché, lo ribadiamo, a far testo non è il giorno del voto ma quello della prima convocazione del nuovo Parlamento, che sarà inevitabilmente diversi giorni dopo le elezioni (il 15 ottobre).
A questa buona notizia per i parlamentari se ne somma una un po’ meno buona e cioè il fatto che l’ultimo pezzo di contributi per il vitalizio dovranno pagarselo loro, in assenza di stipendio.
Per l’esattezza, considerando che l’indennità parlamentare lorda per i deputati (e, analogamente, per i senatori) è di 10.435 euro e che essi devono versare un contributo mensile pari all’8,8% dell’indennità, ne deriva che ogni parlamentare di prima nomina dovrà destinare circa 918 euro al mese fino alla chiusura naturale della legislatura, il 23 marzo 2023; in tutto, quindi circa 5.510 euro a testa.
Ecco quanto è costata la fine anticipata della legislatura ai parlamentari interessati dalla questione. Che non sono mica pochi. A Montecitorio i deputati di prima nomina sono il 68%, a Palazzo Madama i senatori il 73%. Il che significa 230 senatori e 428 deputati.
Moltiplicando la quota di contributi versati di tasca propria per 658 parlamentari, si ottiene la cifra di 3 milioni e 625mila euro che lo Stato risparmierà, trattandosi di una pensione pagata dagli stessi senatori e deputati (se si considera invece il totale delle indenità non pagate fino a marzo a tutti i parlamentari, lo Stato risparmierà 60 milioni).
Ora, per carità, 5.510 euro sono una piccola somma rispetto al totale di 50mila euro di contributi versati fino ai 4 anni 6 mesi e un giorno. E anche rispetto all’indennità che hanno percepito fin qua ogni mese.
Però, vuoi mettere, tirare avanti per altri sei mesi avrebbe consentito alla gran parte dei parlamentari di non doversi pagare il contributo senza più percepire la paga mensile.
Per loro sarebbe stata una discreta garanzia, se si pensa che molti non hanno un lavoro e che molti di più – visto il taglio di deputati e senatori e il crollo nei sondaggi del partito cui fanno capo tanti di loro (leggi M5S) – non verranno rieletti. I
Se fosse un film sarebbe “Per qualche migliaio di euro in più”.
(da Libero)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
NON CI BASTERÀ PIÙ IL VECCHIO TITOLO DI CUORE “HANNO LA FACCIA COME IL CULO”. DOVREMO RICORRERE AL VERNACOLIERE”
In casa mia la campagna elettorale è iniziata ufficialmente ieri, 21 luglio, alle 13,05 in punto, quando il leghista Morelli ha dichiarato a Rainews che il governo Draghi è stato fatto cadere da Enrico Letta «che vuole la droga libera».
Normalmente le frescacce dei politici, specie con questo caldo, sono per me ragione di moderato divertimento.
Invece (con questo caldo) mi sono alzato in piedi e ho cominciato a inveire contro il tizio come se avessi ancora vent’ anni e dunque credessi ancora che la verità esiste, come ingenuamente capita in gioventù; e gli ho detto, ad altissima voce, quello che merita un sottosegretario di Draghi che non ha votato la fiducia a Draghi e ora, vigliaccamente, accusa di draghicidio proprio chi ha votato la fiducia a Draghi.
Superior stabat lupus: niente come Il lupo e l’agnello descrive l’invincibile alleanza tra la menzogna e la protervia
Per fortuna ero solo nella stanza e nessuno ha potuto vedermi in quello stato. Sta di fatto che, dopo lunghi mesi nei quali ero sostanzialmente asintomatico, la febbre della politica mi ha ripigliato a tradimento.
E so già che peggiorerà: ci sono in giro decine di persone con la pistola fumante (uno è Tajani, compresente in decine di telegiornali, forse fa uso di ologrammi) che esprimono vivo apprezzamento per Draghi, anzi sono più draghiani di Draghi, e soprattutto, pur avendo fatto cadere Draghi, sono più draghiani di chi ha votato la fiducia a Draghi.
Sento che, in questa stramba estate elettorale, non ci basterà più il vecchio titolo di Cuore “Hanno la faccia come il culo”. Dovremo ricorrere, per le licenze poetiche, al Vernacoliere.
Michele Serra
(da “la Repubblica”)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
I SOLITI CRIMINALI A PIEDE LIBERO DIFFONDONO FAKE AL SERVIZIO DEL CREMLINO
Quattro bufale create ad arte per far credere agli europei che i rifugiati ucraini siano
nazisti e ormai insopportabili
Circolano diverse narrazioni che favoriscono la propaganda russa contro il popolo ucraino. Oltre all’invasione di un territorio e alle bufale diffuse dallo stesso Vladimir Putin, è in corso da mesi un’operazione di discredito nei confronti degli ucraini che si trovano nei territori dell’Unione europea, siano essi rifugiati o meno.
A Open Fact-checking abbiamo trattato alcuni di questi falsi episodi. In questo articolo facciamo una raccolta di quelli che abbiamo riscontrato nelle recenti settimane, in blocco.
1) Il falso profugo ucraino picchiato per un saluto nazista che in realtà è russo.
Circola l’immagine di un uomo mentre viene colpito al volto in maniera violenta. In questo caso la violenza viene approvata in quanto la vittima sarebbe un ucraino nazista. Il post recita così:
“Profugo Ucraino: Saluto Nazista, Passeggero Sferra Gancio Destro
Non è dato sapere la località, ma di sicuro, in Europa, i profughi ucraini devono stare attenti a mostrare in pubblico di che pasta sono fatti: saluto Nazista porta brutte conseguenze. Ed è ciò che è accaduto al profugo ucraino su un treno. Dopo aver fatto il saluto nazista e gridato «Le persone di merda sono i russi! Perché sono la merda più grande. Perché i veri russi sono merda!», un passeggero (robusto) gli ha sferrato un destro micidiale. Questo ragazzo Nazista (brillo), dall’aspetto spensierato, probabilmente ha dimenticato che non è in Ucraina e che non può fare il coglione pubblicamente senza conseguenze: «Shitty people are the Russian people! Because they are the biggest Shit. For real Russian people are shit!», appunto, KO!
Il video non è del 2022. Scopriamo che le immagini risalgono a luglio 2017 e riguardano un passeggero di un volo da Mosca a Barcellona. A documentarlo è il sito russo Topnews.ru dove scopriamo che il giovane picchiato si chiama Vitaly Kavunov ed è di San Pietroburgo. Ad alzare le mani contro di lui è stato Kiril Korolev, diventato una sorta di eroe social. Il giovane, ubriaco al momento dei fatti, aveva effettivamente rilasciato delle dichiarazioni contro il popolo russo. Diventato famoso, Vitaly ha ricevuto diverse minacce e alzato il prezzo per le sue prestazioni da “economista”.
2) I falsi profughi ucraini nazisti in Croazia? NO sono due nazisti ungheresi
Circolano le foto di due presunti ucraini in Ucraina completamente coperti da tatuaggi nazisti. I post social raccontano le immagini in questo modo: DENAZIFICAZIONE IN UCRAINA !!! DOMANDA, MA NON DOVREBBERO ESSERE IN UC4AINA A COMBATTERE PER IL LORO COMICO BUFFONE UCRAINO? CHE CI FANNO I DUE PACIFISTI NAZISTI, AL MARE IN CROAZIA ???
Attraverso una ricerca per immagini, riscontriamo gli articoli dei siti croati Dnevnik e Dalmatinskiportal che raccontano nel dettaglio la realtà dei fatti. Le foto sono state scattate a Rijeka, in Croazia, per poi essere segnalate alle forze dell’ordine locali che si erano precipitate sul posto, ma le foto risalivano a 10 giorni prima della segnalazione. A scoprire l’identità dei due uomini è stato il sito Vjesnik: quello alto sulla sinistra è noto con il nome di Matu, bassista della band ungherese neonazista Fehér Vihar. Dalle foto pubblicate nel 2018 su Nacionalistazona, troviamo una foto che collega Matu a quella scattata in Croazia nel 2022: il tatuaggio sopra l’occhio sinistro combacia.
Sul sito Nsbp sono presenti diverse foto dove vengono ritratti i membri della band neonazista. In una di queste troviamo ancor una volta Matu e i suoi tatuaggi
Ulteriore elemento che porta alla sua presenza in Croazia arriva dal canale Telegram neonazista Blood and Honour Hungary, il quale riporta che proprio nei giorni in cui sarebbero state scattate le foto era in corso l’evento annuale di estrema destra “Despa Memorial“, dove si erano radunate circa 70 persone provenienti da Croazia, Germania, Inghilterra, Slovenia, Svizzera e – appunto – Ungheria.
3) Gli attivisti ucraini e gli adesivi ad Auschwitz mai incollati e la smentita dei vertici ebraici
Circolano alcune foto di Auschwitz per sostenere che degli ucraini avrebbero posto dei messaggi contro i russi: “Attivisti ucraini” hanno incollato adesivi intorno ad Auschwitz con la scritta: “L’unico gas che i russi meritano è lo Zyklon B” usato nelle camere a gas dai nazisti.
La smentita arriva direttamente dall’account Twitter dell’Auschwitz Memorial in risposta alla pubblicazione delle foto da parte dell’account governativo della Russian Arms Control Delegation in Vienna.
Le immagini risultano modificate, ma soprattutto non ci sono riscontri nemmeno dalle telecamere di sicurezza della presenza di persone interessate a porre gli stessi adesivi. All’interno del comunicato ufficiale del Memoriale leggiamo che nessun adesivo del genere è stato riscontrato nei luoghi raffigurati.
4) La falsa protesta ucraina e la rabbia degli italiani? No, la foto è quella della protesta degli ambientalisti a Roma
Il canale Telegram russo Tsargradtv pubblica il 19 luglio 2022 un video di Local Team con la seguente descrizione: “Quanto sono stanchi gli europei con le idiozie degli ucraini? Chiedetelo agli italiani
L’obiettivo è quello di far credere che i manifestanti siano ucraini e che vengono portati via con la forza dai cittadini italiani, stufi per la loro sceneggiata che bloccava il traffico di una strada. Il video di Local Team, però, riporta un altro fatto risalente al mese di giugno 2022 e che non riguarda affatto gli ucraini:
Roma, attivisti bloccano GRA in protesta contro gas e carbone, automobilisti inferociti tentano di rimuoverli #granderaccordoanulare #extinctionrebellion #localteam
(da Open)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
LA SOLITA STORIA DELLE PENSIONI MINIME A 1.000 EURO (SENZA DIRE DOVE PRENDERE I FONDI), SOLDI ALLE CASALINGHE (IDEM COME SOPRA)… E VUOLE PIANTARE UN MILIONE DI ALBERI
Ha già pronta la lista di candidati e ministri. Ha già redatto il programma di governo verso le elezioni del prossimo 25 settembre.
Silvio Berlusconi già ieri, quando ancora non erano state formalmente sciolte le Camere dal presidente Draghi, annunciava di «essere pronto a tornare in campo».
In diverse interviste ripeteva che «Forza Italia non voleva far cadere il governo», e accusava Mario Draghi di esser caduto per sua stessa mano, dopo aver deciso di porre la fiducia sulla risoluzione Casini
E così Forza Italia ha deciso di defilarsi dal voto.
E quest’oggi, mentre gli alleati di coalizione di Fratelli d’Italia e della Lega si riuniscono per comporre le liste elettorali, in una guerra di reciproci sospetti tutta interna al centrodestra, il Cav appare al Tg5 e annuncia di avere già stilato il programma di governo, in cui sarebbe presente «l’aumento di tutte le pensioni ad almeno 1.000 euro al mese», tredicesima inclusa, così come «la pensione alle nostre mamme che sono le persone che hanno lavorato di più alla sera, al sabato, alla domenica, nei periodi delle ferie e che hanno diritto di avere una vecchiaia serena e dignitosa».
Ma oltre alle pensioni, Berlusconi avrebbe inserito nel suo programma anche l’obiettivo di «piantare ogni anno almeno un milione di alberi su tutto il territorio Nazionale».
Berlusconi anticipa che ha già anche chiare le idee per i nomi sia per le liste sia per i ministri del suo – ipotetico – governo. «Quello che posso dire è che le nostre liste saranno fatte come sempre di donne e di uomini di alto profilo, che hanno dimostrato con i fatti, nel lavoro, nello studio, nell’impegno sociale di saper lavorare con competenza e con onestà, realizzando i traguardi che si erano dati e mantenendo gli impegni e le promesse che avevano fatto. – spiega il Cav – Credo siano virtù importanti anche, anzi soprattutto, in politica».
Quanto ai nomi dei ministri però il Cav non si sbilancia, perché presumibilmente avendoli già scelti e contattati, «se dicessi qualche nome metterei in imbarazzo persone che stanno ancora riflettendo».
E il Cav, rivendicando di essere stato «a capo dell’ultimo governo eletto dagli italiani nel 2008», dichiara che ogni presunto allarmismo sul voto è «strumentale, perché andare alle elezioni a settembre non è una tragedia».
(da agenzie)
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Luglio 22nd, 2022 Riccardo Fucile
IL SEDICENTE DRAGHIANO GIORGETTI NON HA NEANCHE IL FEGATO DI USCIRE DALLA LEGA, DI CUI E’ PURE VICESEGRETARIO, IN CUI NON CONTA UN CAZZO (BRUNETTA, GELMINI E CARFAGNA ALMENO HANNO AVUTO LE PALLE DI SFANCULARE IL CAV)
Non esce dalla Lega, ma non sa se ricandidarsi. Giancarlo Giorgetti resta al ministero
per sbrigare quegli affari correnti di cui Mattarella ha allargato il perimetro. Ma le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Mercoledì sera, infatti, il ministro dello Sviluppo economico aveva rassegnato le proprie dimissioni. La Lega, di cui è vicesegretario, aveva appena affossato il governo e la prima reazione è stata quella di comunicare a Mario Draghi, il suo passo indietro.
Il presidente del Consiglio e il Quirinale però, gli hanno chiesto di restare, troppo delicati i dossier che sono sul tavolo del suo ministero: Pnrr, accordi di sviluppo, crisi aziendali. Ma l’amarezza per la fine del governo non è certo passata: «Ora diranno che eravamo entrati al governo per colpa mia», scherza, senza sorridere, in un colloquio con Il Foglio. La giornata al Senato, d’altronde, è stata lunga e ricca di scene forti.
Nelle ore più drammatiche, quando tutto sta per precipitare anche per mano della Lega, il telefono di Giorgetti squilla. È una telefonata che non può lasciare indifferente un leghista della primissima ora. Umberto Bossi sta assistendo da casa alla morte del governo Draghi e crede che si tratti di un errore enorme. Così chiama uno dei pochi di cui si fida ancora. Con il tono flebile, il Senatùr recapita un messaggio al ministro: «Quei due stanno facendo un cavolata». I due che stanno sbagliando sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, l’alleato di una vita e il successore mai amato davvero.
Giorgetti ascolta, è sconsolato, crede che Draghi non meriti queste scene, lo spettacolo che il Senato sta offrendo è, nel suo giudizio, poco dignitoso. Così, l’unica risposta a Bossi è la seguente: «Prova a chiamarli tu». L’appello del fondatore della Lega e i tentativi dello stesso Giorgetti di intavolare una trattativa, non avranno alcun effetto: Salvini, d’altronde ha deciso da tempo che conviene andare alle urne e il discorso di Draghi, letto come un attacco al partito, gli offre un argomento per ritenere che è giunta l’ora.
Giorgetti non commenta questa decisione, ha visto spesso il segretario nei giorni scorsi, ma la disciplina di partito gli impone discrezione. Eppure, se le parole, al solito, sono poche, i gesti pubblici dicono molto: mercoledì il ministro ha abbracciato Draghi al termine del suo discorso, scambiando con lui parole e sorrisi anche dopo la replica, quando la fine ormai era vicina.
Ieri, alla Camera, altro momento significativo: il lungo applauso dei ministri al premier, Giorgetti non fa eccezione, «vedere Draghi emozionato fa un certo effetto», commenta un altro ministro. In questa scena c’è tutta la difficoltà di Giorgetti di questi mesi: gli applausi vengono dal vicesegretario di un partito che non ha votato la fiducia.
E infatti, dal Pd arrivano accuse di ipocrisia: «Ho visto applausi ipocriti al presidente Draghi, come quelli del ministro Giorgetti o del capogruppo di Forza Italia, Barelli. E non posso sopportarlo», dice il deputato del Pd, Walter Verini, parlando in Transatlantico.
Ma anche alcuni fedelissimi salviniani, che esultano per la fine del governo, storcono il naso e fanno notare come Giorgetti riservi a Draghi un trattamento assai migliore di quello verso il segretario, come quando lo paragonò a Cristiano Ronaldo. La sua risposta è netta: «Applaudo chi se lo merita».
Ai suoi collaboratori e ai deputati che gli sono più vicini ripete che non c’è nessuna voglia di criticare Salvini, ma se la strategia per la campagna elettorale, come si nota già dai primi fuochi, sarà incentrata nel criticare l’operato del governo cui la Lega ha fatto parte, allora sarà difficile trovare Giorgetti in prima linea: «Io non rinnego Draghi – ripete in queste ore – per lui rimane il rispetto e la stima». I due, d’altronde, si conoscono da molto tempo e non sarà certo questa crisi di governo a incrinare i rapporti.
L’amarezza per la fine del governo è tale che il ministro ha raccontato di non voler prendere ora decisioni sul suo futuro. Eppure, non c’è molto tempo, fra meno di un mese vanno consegnate le liste e Giorgetti ancora non sa se avrà voglia di starci. Salvini, nelle riunioni di ieri, ha chiesto a tutti, ministri compresi, di metterci la faccia.
Chi lo conosce sa che sicuramente non seguirà le orme dei suoi colleghi di Forza Italia, Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, che hanno lasciato il partito: «Se Giancarlo non dovesse candidarsi – racconta un fedelissimo – la Lega è casa sua, non se ne andrà». Però una campagna elettorale con la ruspa potrebbe volerla evitare.
(da la Stampa)
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