Destra di Popolo.net

IN EMILIA ROMAGNA FANNO I MIRACOLI: DIVIETI DI BALNEAZIONE REVOCATI IN 24 ORE

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

L’IMPORTANTE È SALVARE L’ECONOMIA DEL COMPARTO TURISTICO, MICA LA SALUTE DEI CITTADINI

Quello che sta accadendo in Emilia-Romagna con divieti di balneazione revocati in 24 ore è una storia da manuale pratico dell’inverosimile.
Partiamo dall’inizio. Il 28 luglio, in Emilia-Romagna, arriva la mazzata: l’Arpae, ovvero l’Agenzia prevenzione ambiente/energia dell’Emilia-Romagna, impone il divieto temporaneo di balneazione in ben 28 aree della riviera emiliano-romagnola.
Si parla di Cervia, Bellaria, Rimini e altre località nelle quali in vista del Ferragosto si stanno per riversare milioni di turisti (oltre quelli che sono già lì). Il problema è serio: dopo i prelievi di martedì 26 luglio è stato rilevato un grave superamento dei limiti normativi dei livelli di Escherichia coli ed Enterococchi intestinali nelle acque di mezza costa. Insomma, un disastro, visto che i rischi non sono solo problemi intestinali, ma conseguenze più gravi soprattutto per bambini ed anziani (sindrome emolitico uremica).
Per parlare chiaro: significa che quel mare non è balneabile secondo un serio indicatore di contaminazione fecale. Inutile dire che il divieto ha provocato fulminei (e anche comprensibili) crampi intestinali alla regione e a tutto il comparto turistico. Panico.
Nel giro di poche ore dall’annuncio si consuma il primo miracolo: tornano idonee alla balneazione le spiagge di Cervia, Bellaria-Igea Marina e Rimini. Così, di botto.
Le avranno fatte bollire nel pentolone della mensa militare. Anzi no. Il comune di Rimini, il giorno dei campionamenti di Arpae, aveva fatto analizzare le acque anche da un laboratorio autonomo (Lav). Evidentemente si fida molto dell’ente regionale Arpae. O ne teme i responsi, chissà. E infatti il laboratorio autonomo dice il contrario di quello che sostiene Arpae: il mare a Rimini te lo puoi anche bere.
Fresco, pulito, cristallino. Bizzarro no? Roba che se fossi il presidente Stefano Bonaccini chiederei il licenziamento in massa di tutti i dipendenti dell’Arpae che boicottano il turismo commettendo errori grossolani.
Fatto sta che nel giro di altre 24 ore avviene il secondo miracolo: i parametri del batterio nel mare della riviera emiliano-romagnola rientrano nei limiti in tutte le aree. Tutte e 28 eh.
Neppure una a rischio tenue dissenteria. Niente. Abbiamo scherzato. I tecnici non sanno che pesci pigliare (e se fidarsi a pigliarli, in quelle acque) e allora, perfettamente coordinati con la regione, affermano che i risultati anomali dei rilevamenti del 26 luglio potrebbero essere stati causati dal caldo e dalla siccità. Resta da capire cosa sia cambiato dal 26 luglio al 28 luglio a livello climatico, visto che a dirla proprio tutta il 28 e il 29 luglio da quelle parti faceva anche più caldo.
Infine, il capolavoro finale, ovvero le parole dell’assessora regionale all’Ambiente Emilia-Romagna Irene Priolo la quale, in un’epica conferenza stampa, annuncia: «Per il futuro non sarei assolutamente preoccupata, anche se non possiamo escludere in maniera assoluta che episodi simili non si ripresentino».
Insomma, lei non è preoccupata (forse andrà in vacanza in montagna), però vediamo. Già, ma vediamo quando, visto che in quel mare stanno per fare il bagno milioni di turisti tra cui tanti anziani e bambini? «La prossima rilevazione sarà il 22 agosto», annuncia l’assessora. Ma tu guarda. Dopo la settimana di Ferragosto.
Considerato poi che per avere i risultati passa qualche giorno, la stagione turistica è al riparo. E non importa che le fogne lavorino a pieno regime proprio con case e hotel pieni, per cui i controlli andrebbero fatti proprio sotto Ferragosto, per non mettere a rischio la salute dei turisti. L’importante è salvare l’economia del comparto turistico, mica la salute dei cittadini.
Nel frattempo, si è aperto da poco il processo che vede tra gli imputati l’ex sindaco di Riccione Renata Tosi: è accusata di non aver fatto posizionare i cartelli di divieto di balneazione nel 2015 e al 2016, dopo che era stata superata la soglia di escherichia coli. Chissà, magari un nipote aveva analizzato le acque col “Piccolo Chimico”, rassicurandola: tutto ok, zia.
(da Domani)

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PERCHE’ NON AVETE REAGITO? A CIVITANOVA MARCHE LA COMUNITA’ NIGERIANA PROTESTA CONTRO L’INDIFFERENZA

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

“BELLA, COMPRA I MIEI FAZZOLETTI O DAMMI UN EURO”: SAREBBE STATA QUESTA LA FRASE CHE HA SCATENATO L’ASSASSINO (CHE ORA SI FARA’ PASSARE PER MATTO)

“Bella, compra i miei fazzoletti o dammi un euro”. Sarebbe stata questa la frase che ha scatenato l’aggressione mortale a Civitanova Marche. Frase standard e banale, che si sente nelle nostre strade più volte al giorno e che si stenta a credere come possa essere alla base di un raptus di rabbia e violenza.
Filippo Claudio Ferlazzo, 32 anni, originario di Salerno dovrà rispondere non solo di omicidio volontario ma anche di rapina: è accusato di aver ucciso nel centro della città un nigeriano di 39 anni, Alika Ogorchukwu, che – a suo dire – avrebbe importunato con una frase la fidanzata. L’assassino si è scagliato contro la vittima, prima colpendolo con la stampella dello stesso Ogorchukwu, poi finendolo a mani nude, ha ricostruito la polizia.
Ferlazzo è stato identificato velocemente e, dopo essere stato interrogato in Questura, è stato arrestato. Dopo il pestaggio Filippo Claudio Ferlazzo ha rubato a Ogorchukwu esanime il cellulare: da qui la seconda ipotesi di accusa.
Il fatto di sangue ha fatto scattare le proteste della comunità nigeriana in città. A Civitanova Marche i manifestanti hanno bloccato un angolo della strada che conduce alla piazza.
“Perché non avete reagito?”: molti sono arrabbiati per la mancanza di reazione da parte dei cittadini, che ieri non sono intervenuti per dividere Ferlazzo, il 32enne italiano arrestato, da Alika, limitandosi a riprendere la scena con i telefonini. Nella delegazione che è salita in Comune c’è anche l’avvocato Francesco Mantella, legale di Alika e ora della sua famiglia.
(da agenzie)

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TERRACINA, COSI’ PROCACCINI E TINTARI (FRATELLI D’ITALIA) VOLEVANO FAR TRASFERIRE LA COMANDANTE DELLA GUARDIA COSTIERA: “O SI ALLINEA O SE NE VA”

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

L’EURODEPUTATO VICINO ALLE MELONI E LA SINDACA DI FDI VOLEVANO IMPEDIRE LE INDAGINI DELL’ALLORA COMANDANTE… MA CHE BEL SENSO DELLA LEGALITA’ SOVRANISTA

“Robbe’ o si allinea o se no noi come consiglio comunale ci dobbiamo prendere una decisione perché se essa ci mette in croce a noi e tutta la marineria è meglio che se ne va”.
A parlare così in un’intercettazione con la sindaca di Terracina è uno degli indagati dell’inchiesta Free Beach, che spiega che il comandante della capitaneria di porto Emilia Denaro doveva essere “cacciata”, perché con i controlli stava facendo venire alla luce le irregolarità nell’assegnazione delle concessioni per gli stabilimenti balneari a Terracina.
La comandante Denaro era diventata un’ossessione per tutti gli indagati, che sentivano il fiato sul collo della procura di Latina. Ma il tenente di vascello Emilia Denaro aveva contro il funzionario comunale Corrado Costantino, la sindaca Roberta Tintari e anche Nicola Procaccini, europarlamentare già sindaco del comune pontino.
Gli indagati si allarmano, quando l’ufficiale si presenta in comune per acquisire documenti sugli affidamenti. Un affronto che induce Tintari e Procaccini, come si legge in un’intercettazione ad andare a parlare “con chi è sopra de lei”.
Non solo coinvolto, quindi, nell’inchiesta sul “sistema Terracina”, ma protagonista di primo piano per depistare le indagini ed evitare i controlli. Sono queste le ulteriori accuse nei confronti dell’eurodeputato di Fratelli d’Italiavicinissimo a Giorgia Meloni Nicola Procaccini.
A tal riguardo, gli inquirenti, nelle 690 pagine dell’ordinanza, riportano un episodio alquanto emblematico, nel quale l’ex portavoce della leader della destra italiana è protagonista.
È il 21 gennaio 2020 quando Procaccini si presenta a un incontro con il Pm Carlo Lasperanza e il maggiore dei carabinieri Giuseppe Bottone. Procaccini non lo sa, ma in quel momento il magistrato lo sta registrando, mentre si lamenta del fatto che, secondo lui, in quel momento la Capitaneria di Porto stava svolgendo un’attività di controllo sulle attività balneari troppo incisiva, al solo scopo di screditare l’Amministrazione comunale.
A un tratto Procaccini tira fuori dalla borsa anche dei documenti, che mostra a Lasperanza. Si tratta di alcuni ordini di esibizione, emessi dalla Procura di Latina, che il politico non avrebbe dovuto possedere.
Una circostanza che, nell’ordinanza, viene definita come “attuale pericolo di inquinamento probatorio”. Scrivono i magistrati: “Nel tentare di ostacolare l’attività di indagine, gli indagati si sono finanche serviti dell’intervento dell’europarlamentare Procaccini Nicola, il quale, come visto, ha provveduto a contattare in prima persona soggetti ed altre istituzioni, quali il precedente comandante della Capitaneria di Porto Andrea Velardi e il procuratore della Repubblica di Latina dott. Lasperanza, nella vana speranza di delegittimare e paralizzare le operazioni investigative”.
Amministratori e imprenditori oggi indagati erano insofferenti nei confronti degli investigatori, arrivando ripetutamente a chiedere la rimozione dell’allora comandante della Guardia Costiera di Terracina, Emilia Denaro, le cui indagini portano all’arresto dell’imprenditore Emiliano Suffer, con l’accusa di tentata estorsione e istigazione a delinquere, e del vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi per tentata truffa aggravata e turbativa d’asta.
Quando si tiene l’incontro viene video-registrato all’insaputa di Tintari, Procaccini e del funzionario Corrado Costantino. Durante il summit, Procaccini evidenzia come l’operato della Capitaneria di Porto fosse troppo zelante. Sempre durante l’incontro, tuti i partecipanti, fecero notare come alcune indagini erano “inopportune”, come quelle sulla scuola Fiorini e sul ponte ciclopedonale realizzato con i fondi europei.
(da Fanpage)

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17 OTTOBRE 2014, SALVINI INCONTRA FORSE PER LA PRIMA VOLTA PUTIN. POCHI GIORNI DOPO L’ANTIRICICLAGGIO FA UNA SCOPERTA: UNO STRANO GIRO DI DENARO IN CONTANTI SUBITO SEGNALATO COME SOSPETTO

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

SI TRATTAVA DI 125 MILA DOLLARI MOVIMENTATI DA UN ALTO FUNZIONARIO DELL’AMBASCIATA RUSSA IN ITALIA: QUELL’UOMO E’ OLEG KOSTYUKOV, LO STESSO CHE IN QUESTI MESI HA CURATO LE RELAZIONI CON IL “CAPITONE” E IL CONSULENTE IMPROVVISATO ANTONIO CAPUANO

Il 17 ottobre 2014, a Milano, Matteo Salvini ha incontrato Vladimir Putin. Un caffè al volo dopo una convention sull’Eurasia. Forse il primo incontro tra il capo della Lega e il presidente della federazione russa.
In quei giorni però l’antiriciclaggio italiana fa una scoperta, uno strano giro di denaro in contatti subito segnalato come sospetto: 125mila dollari movimentati da un alto funzionario dell’ambasciata russa in Italia, Oleg Kostyukov, lo stesso che in questi mesi ha curato le relazioni con Matteo Salvini e il suo consulente improvvisato, Antonio Capuano, l’avvocato di Frattaminore (Napoli) con un passato in Forza Italia e relazioni con il mondo della diplomazia soprattutto mediorientale.
SOSPETTI SU OLEG
«Oleg Kostyukov, addetto consolare del consolato generale della Federazione russa, ha convertito in contanti in data 1 ottobre 2014, 25mila dollari, e il 14 ottobre, 100mila dollari, senza farli transitare dal proprio conto corrente e senza esibire alcuna dichiarazione doganale.
Inoltre il sospetto è nato dal fatto che il cliente ha motivato l’operazione come cambio per utilizzo delegazione russa presente in Italia per vertice Eurasia, ma senza operare sul conto corrente consolare».
Perché non utilizzare le carte di credito collegate ai conti diplomatici?, è la domanda che i detective finanziari si sono posti. La segnalazione è stata poi girata ai reparti speciali della finanza, senza grandi risultati. Possibile che la truppa diplomatica al seguito di Putin avesse necessità di così tanta liquidità per spese di routine?
O quelle somme servivano ad altro? I documenti ottenuti da Domani non aggiungono nulla sulla meta di quel malloppo, certamente però collocano la movimentazione pochissimi giorni prima dell’arrivo del presidente russo a Milano e del suo incontro con il capo della Lega.
E rivelano la giustificazione data da Kustykov all’istituto di credito: servivano alla delegazione in arrivo in Italia per il vertice Eurasia.
«Con Putin venti minuti di incontro, cordiale e costruttivo. Abbiamo parlato di immigrazione, di pace, di imprese italiane, di valori comuni, di un’altra Europa possibile», aveva annunciato trionfante il Capitano sui social.
Lo stesso giorno era accaduto un evento storico: Putin aveva incontrato l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko, riaprendo così uno spiraglio che poi porterà agli accordi di Minsk 2.
Le cronache dell’epoca ricordano che Putin ha fatto di tutto per dedicare qualche minuto a Salvini, mentre non ha trovato il tempo per salutare il vecchio amico Silvio Berlusconi. Al fianco del leader leghista era presente Gianluca Savoini, l’ex portavoce di Matteo e protagonista, quattro anni più tardi, della trattativa dell’hotel Metropol durante la quale si è discusso di un maxi piano di finanziamento russo al partito.
Nella stessa sala con Putin c’era Sergey Razov, l’ambasciatore in Italia incontrato da Salvini in gran segreto nei mesi scorsi per discutere di pace in Ucraina.
IL FUNZIONARIO E I LEGHISTI
Torniamo però ai soldi in contanti messi a disposizione da Oleg Kostyukov, oggi al centro delle cronache per i suoi rapporti con la Lega: c’era lui all’ambasciata durante gli incontri tra Salvini, il consulente Capuano e l’ambasciatore Razov; è lui che ha parlato con Capuano dopo gli incontri; e ancora lui che ha anticipato i soldi per i biglietti dei voli per Mosca sui quali avrebbero dovuto viaggiare Salvini e il suo consigliere. Viaggio in cui il leader della Lega e il consulente avevano programmato, coordinandosi con l’ambasciata russa a Roma, incontri di alto livello con l’obiettivo di promuovere un piano di pace elaborato da Capuano e Salvini. La gita a Mosca è stata poi annullata per le polemiche.
Kostykov è un alto funzionario dell’ambasciata russa a Roma, con ogni probabilità il figlio del capo dei servizi segreti militari (Gru) di Mosca alle dirette dipendenze del ministero della Difesa, impegnato in prima linea nell’invasione dell’Ucraina.
Parentela mai confermata ma neppure smentita dall’ambasciata in Italia. Secondo i giornalisti investigativi di Insider, la famiglia Kostyukov ha accumulato ricchezze enormi e l’ha reinvestita nel settore immobiliare. L’inchiesta giornalistica cita Oleg come uno dei protagonisti di questi affari, e manovre finanziarie, il quale, contattato, non ha risposto a Insider e neanche a Domani.
Kostyukov junior è il vicario dell’ufficio politico dell’ambasciata. Alcuni anni fa è stato anche addetto del consolato generale di Russia a Milano e ha lavorato a stretto con Alexei Paramonov, pezzo grosso del ministero degli Esteri di Putin e a marzo scorso dato per certo come sostituto dell’attuale ambasciatore russo presso la Santa sede.
(da “Domani”)

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“PERCHE’ IL CREMLINO PUNTA SU SALVINI, ORA PIU’ CHE MAI”: PARLA SHEKHOVTSOV, ESPERTO DEI LEGAMI DELA RUSSIA CON I SOVRANISTI EUROPEI

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

“INTERESSI AFFARISTICI INDIVIDUALI E SOLDI FACILI” DIETRO L’ATTENZIONE DI PUTIN… “POCA FIDUCIA IN FDI E M5S”

Il Cremlino “mobilita i pochi amici rimasti”, e la Lega è fra questi. Anche se a spingere i leghisti verso Mosca sono “soprattutto interessi economici individuali”.
Il partito di Matteo Salvini è diventato “più importante che in passato” per i russi. Che ripongono ormai poche speranze nel M5s, spaccatosi sul sostegno all’Ucraina, e in Fratelli d’Italia, trasformatosi “da pro-Putin in un quasi nemico”.
Anton Shekhovtsov, autore di “Russia and the Western Far Right: Tango Noir” (Routledge, 2017) è considerato il maggior esperto mondiale dei rapporti fra la destra radicale dell’Occidente e la Russia di Vladimir Putin.
Una danza che non ha portato allo zar i risultati sperati, dice a Fanpage.it. Nonostante si prospettino probabili vittorie elettorali delle destre in Europa.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Shekhovtsov a Vienna, dove dirige il Centro per l’integrità democratica e la collana editoriale “Esplorazione delle destre estreme”.
È realistico pensare che la Russia cerchi di influenzare le vicende politiche italiane? In particolare, come valuta le notizie riportate da La Stampa sui presunti abboccamenti tra emissari della Lega e funzionari del ministero degli Esteri russo?
Mosca sta cercando di mobilitare gli amici che gli sono rimasti, perché con l’invasione dell’ Ucraina di amici ne ha persi parecchi. La Lega è tra quelli rimasti. Al Cremlino non possono permettersi di ignorare chi è ancora disposto a collaborare.
In passato, riferendosi all’affaire dell’hotel Metropol, lei mi disse che i protagonisti russi dell’incontro moscovita con il leghista Savoini erano mezze tacche, personaggi di secondo piano. Adesso — secondo quanto riportato da La Stampa e da altri giornali italiani — c’è di mezzo l’ambasciata a Roma. C’è di mezzo un diplomatico, Oleg Kostyukov, che è anche il figlio del capo del servizio segreto militare, il Gru. Sono cose che nella nomenclatura russa contano. È cambiato il livello dei rapporti?
La differenza la fa la guerra in Ucraina. Prima i rapporti con la Lega per il Cremlino erano una buona cosa ma non erano certo cruciali o esistenziali. Oggi la situazione è cambiata. Quei rapporti sono diventati più importanti. Perché la Russia ha sempre meno supporto, anche nei partiti di destra, in Europa. Quindi, il livello si è alzato.
E questo vale anche per gli emissari della Lega? Il “nuovo Savoini”, regista dei rapporti con la Russia, è l’avvocato Antonio Capuano, esperto di affari internazionali. Che caratura politica hanno i leghisti che parlano con i russi?
Mi sembra che in molti casi lo scopo delle relazioni della Lega con la Russia sia di fare affari. La politica è in secondo piano. Ed è per questo che le relazioni sono spesso affidate a personaggi pittoreschi e piuttosto avventurosi. Sono loro che spingono la Lega nelle mani della Russia. Per esempio, i tanti viaggi in Crimea organizzati dalla Lega hanno certamente a che fare col business in senso stretto.
Ma quei viaggi hanno una valenza politica forte: si tratta di legittimare l’annessione, di sostenere le ragioni di Mosca. Non è così?
Si tratta soprattutto di aggirare le sanzioni e sviluppare affari. Piccoli e medi affari. In segreto, perché in teoria le sanzioni lo proibiscono. Per questo c’è fame di investimenti stranieri. In pratica, in Crimea puoi fare molti soldi, se sei furbo e agisci con cautela. Sono certo che la Lega sia implicata in qualche modo in questo genere di affari. Non necessariamente come partito, ma a livello individuale, di appartenenti o simpatizzanti del partito.
E può dimostrarlo?
Non ancora, ma sono convinto che la mia teoria sia valida. Merita uno studio approfondito alla ricerca delle prove. Ma la Lega non ha mai fatto mistero dei suoi obiettivi affaristici in Russia. È onnipresente alle conferenze commerciali nel Paese e suoi esponenti hanno detto pubblicamente di volere perseguire scopi commerciali. Senza fare il nome delle aziende coinvolte, che altrimenti rischierebbero sanzioni. Naturalmente, la Lega non è tutta così. Molti suoi europarlamentari, per esempio, sono esenti dalle tentazioni politico-affaristiche del Cremlino. Ma il punto è che la Russia ti offre l’opportunità di fare soldi facilmente, se sei abbastanza attento.
È un argomento convincente.
E naturalmente non solo per la Lega. L’estrema destra austriaca si è comportata in modo analogo nei confronti delle sirene affaristiche del Cremlino. Almeno fino allo scandalo di Ibiza del maggio 2019 (quando fu pubblicato un video in cui il presidente del Partito della libertà dell’Austria Heinz-Christian Strache apparentemente chiedeva finanziamenti a una sedicente cittadina russa. La vicenda portò alla caduta del governo austriaco, ndr).
Secondo La Stampa, l’avvocato Capuano, agendo per conto della Lega, ha parlato anche con un diplomatico di Pechino, per organizzare il seguito cinese della “campagna per la pace” di Salvini che doveva avere come prima tappa Mosca. C’è un interesse concertato sino-russo nella politica italiana?
Non mi risulta che russi e cinesi lavorino insieme per influenzare la politica di Paesi europei. Ma l’argomento è interessante, perché la Cina, che da tempo ha forti influenze economiche in Europa, recentemente ha iniziato a cercarne di politiche. Non sapevano come fare. Ma hanno copiato dai russi. Sono ancora goffi, però imparano alla svelta. E se davvero hanno relazioni con la Lega, è perché sanno che la Lega le ha con la Russia, e che quindi è abbordabile. È in atto un processo di apprendimento. La Cina sta imparando dalla Russia come esercitare influenza politica in Europa.
Poco fa diceva che Mosca ritiene preziosi i contatti con la Lega perché con la guerra ucraina “ha perso molti amici”. Ovvero?
La spaccatura dei Cinque stelle, dovuta in buona parte a differenze di vedute riguardo al sostegno e alle forniture di armi all’Ucraina, fa sì che il Cremlino non possa più fare affidamento sul Movimento. E soprattutto è cambiata la posizione di Fratelli d’Italia: era un partito decisamente pro-Cremlino, tanto da candidare per le amministrative dei 2016 a Roma Irina Osipova, figlia del direttore del Rossotrudnichestvo (Istituto del ministero degli Esteri russo per gli scambi culturali, ndr) nella capitale italiana.
Adesso la Meloni non perde occasione per proclamare l’atlantismo e la fedeltà ai valori occidentali di FdI.
Un cambiamento dovuto alla guerra in Ucraina, e che a Mosca probabilmente non si aspettavano. La Meloni non ha voluto lasciare al centro-sinistra il monopolio del sostegno all’Ucraina auspicato da molti italiani. È una populista, va dove vuole il popolo. E non mi pare che il popolo italiano sia in maggioranza filo-russo, anche se chi vuole lasciare l’Ucraina a se stessa fa più rumore rispetto agli altri. Credo che la Meloni abbia preso una decisione saggia, dal suo punto di vista.
Ma a Mosca si conta sulla possibilità che un eventuale governo Meloni, seppure atlantista, si occupi principalmente dei problemi interni e molto meno della guerra in Ucraina. E questo gioca favore della Russia.
È senz’altro così. Ma c’è delusione al Cremlino per lo sbandierato atlantismo di FdI. Anche perché, a fronte della situazione internazionale, il Cremlino si è schierato una volta per tutte con le destre. Fonti vicine al vertice dello Stato hanno detto alla testata online Meduza che il posizionamento è stato esplicitato e ratificato ai massimi livelli. La Russia oggi sta con i Salvini, Gli Orban e i Bolsonaro. E da una figura come Meloni vorrebbe un sostegno ben più diretto alla sua politica estera.
Una cosa che senz’altro porta voti alle destre è l’immigrazione. Il quotidiano Repubblica sostiene che dalla Cirenaica, dove sono dispiegati i mercenari russi del gruppo Wagner, sono aumentati i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo. La Russia usa Wagner per far aumentare la pressione migratoria e portare voti alla destra e in particolare a Salvini?
L’obbiettivo primario del gruppo Wagner sono i soldi. Per definizione. Chi si arruola, lo fa per i soldi. Al contempo, alcune delle cose fatte per soldi sono utili strategicamente o tatticamente per il Cremlino. Non c’è alcuna contraddizione, in questo. Se fosse vero che Wagner facilita il traffico di migranti sul Mediterraneo, il motivo sarebbe il denaro. È un traffico redditizio. Non come la droga o le armi, ma redditizio. Ed è anche un traffico utile per Mosca. Creare pressione sugli elettorati e le società europee è nel suo interesse. È quello che vorrebbe fare anche con il ricatto del grano ucraino: provocando la fame in Africa si aumenta la pressione migratoria sull’Europa e il seguito delle destre cresce. Ma pure in questo caso non è da sottovalutare l’interesse strettamente economico sottostante ai furti di cereali raccolti nel Paese invaso.
In conclusione, la danza intrapresa dalla Russia con le destre europee ha pagato? Il “tango noir”, come lei lo ha chiamato, è stato un successo per Mosca?
Al momento direi proprio di no. Un successo sarebbe stato il ritiro delle sanzioni. Invece le sanzioni continuano ad aumentare. Certo, ci sono resistenze, alle sanzioni. Per esempio da parte dell’Ungheria di Orban. Ma in generale, anche quando un partito di destra radicale pro-Cremlino è stato al potere, non ha potuto far nulla di concreto. Salvini quando era il vostro ministro dell’Interno ha criticato mille volte a parole le sanzioni ma non ha osato cercar di rompere il consenso europeo in merito. La stessa cosa è avvenuta in Austria quando il Partito della libertà faceva parte della coalizione di governo.
Ma i valori tradizionali della eterogenea ideologia del putinismo — se ne esiste una — sono un faro per le destre europee. Questo farà piacere a Putin, no?
Il putinismo non ha alcuna ideologia. Non credo che nemmeno al Cremlino credano a quelle idee. L’ideologia è propaganda. L’estrema destra usa la propaganda per prender voti. Ma alla fine può cambiare posizione. Soprattutto In politica estera. Perché normalmente all’elettorato interessa poco, la politica estera. Non so quanto Putin possa davvero fidarsi.
(da Fanpage)

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SONDAGGIO IPSOS PAGNONCELLI: FDI E PD ALLA PARI

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

FDI 23,3%, PD 23,2%, LEGA 13,5%, M5S 11,3%, FORZA ITALIA 9%, AZIONE+EUROPA 3,6%, VERDI + SINISTRA 3,4%, ITALEXIT 3,2%

I sondaggi politici di Ipsos illustrati oggi da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera danno una situazione in cui il Partito Democratico e Fratelli d’Italia hanno la stessa percentuale di intenzioni di voto.
Ma il centrodestra nel complesso domina la sfida delle coalizioni. Che sarà decisiva nell’attribuzione della vittoria con il Rosatellum.
Intanto la fiducia in Mario Draghi come presidente del Consiglio raggiunge una percentuale di 62, il picco da aprile.
E le valutazioni positive prevalgono tra tutti gli elettorati, anche se con valori molto diversi. Si va dal 92 dei dem, al 53 degli elettori M5s, passando dal 77 degli elettori di Forza Italia, al 61 di quelli della Lega. Anche tra le file di Fratelli d’Italia si registra un indice positivo (54) mentre tra gli astensionisti le opinioni si dividono e l’indice di gradimento si attesta a 50.
Chi guadagna e chi perde
La crisi di governo ha portato guadagni e perdite nel computo delle percentuali attribuite ai partiti.
Tra i partiti crescono Fratelli d’Italia (+3,3%) e Partito democratico (+2,4%), mentre calano Lega (-1,5%), Movimento 5 Stelle e Forza Italia (entrambe -0,8%).
Tra quelle minori in calo il movimento di Luigi Di Maio, Insieme per il futuro (-1%), e Italexit (-0,9%).
Il partito di Giorgia Meloni riceve il 23,3% dei consensi e quello di Enrico Letta il 23,2%. Entrambi sono ai massimi livelli registrati in questa legislatura.
Inseguono Lega (13,5%), Movimento 5 Stelle (11,3%) e Forza Italia (9%).
Superano la soglia di sbarramento la federazione Azione/+Europa (3,6%), l’alleanza tra Sinistra italiana e Verdi (3,4%) e Italexit (3,1%). Ma è più importante che con la cancellazione dell’alleanza tra Pd e M5s la coalizione di centrodestra ha 12 punti di vantaggio su quella di centrosinistra (45,8% contro 33%).
Per quanto riguarda i consensi dei leader, quello che cala di più è Giuseppe Conte (-6 punti), seguito da Luigi Di Maio (-5).
La maggioranza (relativa) degli italiani attribuisce la caduta del governo al M5s (42%), mentre il 18% dà la responsabilità a Lega e Forza Italia. La coalizione di centrodestra guadagna un punto percentuale rispetto alle rilevazioni di giugno. Il centrosinistra porta a casa un +0,7%.
Ma per Pagnoncelli è ancora presto per dichiarare chiusa la corsa: ««Le questioni aperte sono molte. Basti pensare agli elettori di centrodestra che apprezzano Draghi e si dolgono della caduta del governo da lui guidato: come si comporteranno? Confermeranno il voto al partito a cui si sentono più vicini oppure si asterranno, oppure ancora sceglieranno un partito dello schieramento avversario che intende dare continuità all’azione del governo Draghi?».
(da agenzie)

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LA SLAVINA CONTINUA: D’INCA’ E CRIPPA LASCIANO IL M5S

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

“DIVERGENZE INSANABILI, LASCIO”… “GESTO SOFFERTO MA MEDITATO A LUNGO”

Federico D’Incà annuncia l’addio al M5S. “Ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del Governo Draghi e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio. Avevo spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del Governo Draghi. Una decisione a mio giudizio irresponsabile che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all’ultimo istante lavorando dall’interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme che abbiamo realizzato in questi mesi e ottenere le relative risorse economiche, grazie alla spinta del Movimento.Avevo anche avvisato sul rischio di una inevitabile frattura a cui avremmo esposto il nascente campo progressista, dopo un lavoro che aveva coinvolto anche i territori da più di due anni fino alle ultime elezioni amministrative di giugno. Purtroppo hanno prevalso altre logiche e altri linguaggi che non possono appartenermi. Dopo 12 anni, lascio il Movimento 5 Stelle con profondo rammarico e dolore personale, le nostre strade non sono più sovrapponibili, il solco che si è scavato in questi ultimi mesi non mi consente di proseguire in questa esperienza, per coerenza con le idee e con i valori che ho portato avanti a livello nazionale e locale e che intendo continuare a sostenere”.
A prendere la stessa decisione, oggi, è anche Davide Crippa. “Non ho mai nascosto la mia divergenza di opinione con i vertici del movimento sulla gestione del mancato voto di fiducia al governo, che di fatto – osserva – ha aperto una crisi poi cavalcata dal centrodestra per scopi elettorali”.
Crippa ripercorre i 14 anni di attivismo nel Movimento 5 stelle. “Il M5S – sottolinea – si è evoluto tantissimo negli anni, si è trasformato in movimento politico, ha scelto di diventare un partito capace di assumere su di sé la responsabilità di governo”. E così “è riuscito ad introdurre riforme epocali (come il reddito di cittadinanza e il taglio dei Parlamentari) e ha introdotto nell’agenda politica il tema dei temi: la transizione ecologica, radicata ormai nelle agende europee. Il M5S è andato oltre, ha guardato avanti scegliendo di rinunciare ad una parte della propria autonoma linea politica per costruire il famoso campo largo riformista e progressista, investendo risorse, consenso e fatica per dare un contributo fattivo a questo importante progetto nel quale in tanti abbiamo creduto”, ricorda Crippa.
“Oggi il M5S, dopo aver fatto cadere il governo che aveva contributo a formare, dopo aver fatto venir meno quel progetto del campo progressista inaugurato, tra l’altro, in occasione delle elezioni amministrative di poco più di un mese fa, volge – rimarca l’ex capogruppo M5s – repentinamente lo sguardo indietro, recuperando un’idea di politica estremista e barricadiera, dimenticando il lavoro che tutti hanno svolto e che siamo stati chiamati a portare avanti per sostenere l’azione di ben 3 governi con differenti apporti da parte delle forze politiche presenti in Parlamento”.
(da agenzie)

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LA STRADA STRETTA DI CONTE TRA I VINCOLI DI GRILLO, LO STATUTO, LA SCELTA “NO ALLEANZE” E IL FUCILE SPIANATO DI BORRE’

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

IL LEADER SI PIEGA A GRILLO MA RISCHIA ANCORA SUI RICORSI

«Ci ho provato a fargli cambiare idea». In questo virgolettato che Giuseppe Conte avrebbe pronunciato al telefono con uno dei parlamentari in uscita per la regola dei 2 mandati c’è tutta la disperazione per una situazione che adesso rischia di ritorcerglisi contro.
Anche se lui ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco, la scelta di Grillo va a colpire proprio i suoi fedelissimi. E, racconta oggi un retroscena del Corriere della Sera, non è un caso.
Si torna al luglio scorso, quando il comitato di garanzia composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri si ribellò alla sua tirata contro Conte «uomo senza visione e capacità manageriali». Grillo sapeva che si sarebbe arrivati alla resa dei conti. E ieri è andata esattamente come nelle più fosche previsioni.
Un matrimonio difficile
Quella tra Conte e Grillo rimane da sempre un’unione difficile. E oggi, ragiona Marco Imarisio, chi vota per il M5s sceglie un leader che non ha saputo proteggere chi ha lavorato per portarlo là. L’ex Avvocato del popolo sarà obbligato a continuare un matrimonio di convenienza che si regge solo sulla reciproca debolezza. Circondato da una classe dirigente di perfetti sconosciuti. I vincoli di Grillo rischiano di far diventare Conte la vera vittima di Beppe. Anche se per adesso salvano almeno Chiara Appendino: grazie al fatto che la condanna ricevuta è per un delitto colposo e per la regola del Mandato 0 non a caso portata da Luigi Di Maio.
Anche se Lorenzo Borré, l’avvocato delle cause contro Beppe, dice all’AdnKronos che non è tutto liscio: «Sulla condanna nulla da eccepire perché assolta a maggio per il falso in bilancio e condannata sì, ma per l’altro reato (i fatti di piazza San Carlo, appunto) che è colposo e non doloso e non passato in giudicato».
Ma secondo il legale «resta la spada di Damocle dell’interpretazione del codice etico che non risulta superata dalla consultazione del 2021 in cui passò il concetto di ‘mandato zero’ per i consiglieri comunali». In ultimo, c’è la scelta del “no alleanze”. Conte voleva creare un fronte con Sinistra Italiana e Verdi. Anche di questo si rischia di non farne nulla.
Buon viso a cattivo gioco
«Più che una collocazione a sinistra il nostro sarà un campo giusto, in cui assumere impegni da realizzare con forza e determinazione. Nascono dalla necessità di far sentire cittadini pienamente attivi anche coloro non sono nelle cerchia dei privilegiati, i senza voce», risponde oggi Conte al Fatto Quotidiano sulle alleanze.
E ancora: «Noi non saremo da soli, ma ci apriremo a tutte le componenti sane della società civile, alle tante categorie professionali e produttive, e ai tanti lavoratori che non si sentono rappresentati da questa politica». Un modo elegante per dire che il M5s si prepara a correre da solo. Il risultato? Quello sarà responsabilità di Conte.
(da agenzie)

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AUSTRIA SOTTO CHOC: UNA DOTTORESSA SI SUICIDA DOPO LE MINACCE DI MORTE DEI NO VAX

Luglio 30th, 2022 Riccardo Fucile

SE ALLE PRIME MANIFESTAZIONI DI QUESTI DELINQUENTI LI AVESSERO MESSI IN GALERA PER CONCORSO IN EPIDEMIA OGGI TANTI ESSERI UMANI SAREBBERO ANCORA VIVI

L’Austria è sotto choc dopo aver appreso, ieri 29 luglio, del suicidio di Lisa Maria Kellermayr, una dottoressa che nei mesi scorsi aveva ricevuto ripetute minacce di morte da attivisti No vax e dai sostenitori di teorie complottiste sul Coronavirus.
«Mettiamo fine a questa intimidazione e politica del terrore. Nella nostra Austria non c’è posto per l’odio e l’intolleranza», ha detto il presidente Alexander Van der Bellen, ricordando Kellermayr come un medico con un approccio attento alla pandemia, sempre in prima linea nel curare le persone e proteggerle dalle malattie.
«Ma alcune persone non potevano sopportare questa cosa. E queste persone l’hanno spaventata, minacciata, prima su internet e poi anche di persona, direttamente nel suo studio», ha aggiunto Van der Bellen. Per lunedì è stata annunciata una commemorazione a Vienna.
Le minacce di morte
Il corpo della dottoressa è stato trovato ieri, 29 luglio, nell’ufficio del suo ambulatorio a Vöcklabruck, in Alta Austria. Secondo i media austriaci gli inquirenti hanno rinvenuto un biglietto d’addio e non hanno intenzione, almeno per il momento, di procedere con un’autopsia. Kellermayr, che aveva rilasciato numerose interviste ai media riguardo la lotta al Covid-19 e all’importanza della vaccinazione, aveva vissuto per un periodo sotto scorta a causa delle minacce ricevute. A giugno aveva chiuso temporaneamente e poi definitivamente il suo ambulatorio, su cui aveva investito 100mila euro per la messa in sicurezza.
«Ho attivato troppo tardi il freno d’emergenza», aveva twittato poche settimane fa, postando anche alcuni dei messaggi minatori ricevuti, che annunciavano prima l’uccisione dei suoi dipendenti davanti ai suoi occhi con un fucile e «con una siringa di vaccino nel cuore», poi la sua morte durante una lobotomia.
Secondo gli inquirenti le minacce anonime sarebbero arrivate dalla Germania. Un procedimento della procura di Wels contro un cittadino tedesco è stato archiviato perché le autorità austriache sono state ritenute non competenti. Ma la polizia ha respinto oggi accusa di immobilismo, sollevate dalla stampa e sui social media.
Clima di tensione
Il mese scorso l’Austria aveva rinunciato all’introduzione del vaccino anti-Covid obbligatorio per gli adulti, ritenendo improbabile che la misura risollevasse uno dei tassi di vaccinazione più bassi dell’Europa occidentale. Nell’ultimo anno il Paese è stato travolto da frequenti proteste, con decine di migliaia di persone che sono scese in piazza contro i lockdown e l’ipotesi di un vaccino obbligatorio.
Secondo l’associazione dei medici austriaca il suicidio di Kellermayr è la punta dell’iceberg di un ampio fenomeno di minacce contro il personale medico. Il ministro della Salute, Johannes Rauch, di cui la dottoressa aveva chiesto le dimissione su Twitter appena due giorni fa, ha ricordato l’impegno di Kellermayr per la salute pubblica. «Le minacce di morte sono state una brutale realtà. L’odio contro le persone è imperdonabile e deve cessare una volta per tutte», ha detto.
(da agenzie)

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