Luglio 15th, 2024 Riccardo Fucile
UN COMPLESSATO CHE GIRAVA IN MIMETICA
Nato il 20 settembre 2003, Thomas Matthew Crooks, aveva vent’anni appena. Pochi istanti dopo aver premuto sette volte il grilletto del fucile semiautomatico del padre, sfiorando il candidato alla Casa Bianca, colpendo a morte un cinquantenne e ferendo gravemente altre due persone, è stato ucciso a sua volta dai cecchini dei servizi segreti. Non aveva documenti con sé e per identificarlo è stato necessario analizzarne il dna. Indossava un pantalone militare e una maglia grigia con bandiera a stelle e strisce e il logo di un popolare canale YouTube intitolato “ Demolition Ranch ”, dedicato agli appassionati di armi.
Un’immagine che contrasta con le foto dell’annuario scolastico affidate ai giornalisti dai compagni di scuola: un ragazzino nerd, l’appassionato di matematica e scienze che l’ultimo anno di liceo si aggiudicò un premio di 500 dollari. Sempre al liceo aveva cercato di unirsi alla squadra di tiro al bersaglio, ma non era stato accettato per la pessima mira. Magro, occhialuto, il mento appuntito, non usava i social ed era iscritto al solo servizio di messaggistica Discount: «App usata raramente e mai per discussioni politiche», come hanno prontamente fatto sapere i responsabili.
Viveva a Bethel Park, 32mila abitanti, sobborgo tranquillo e alberato a un’ora di macchina dal luogo dell’attentato. Alla vigilia della maggior età, il giovane Crooks si era iscritto nelle liste elettorali repubblicane: come papà Matthew Brian, 53 anni, terapista specializzato in disabilità con simpatie libertarie, che a 24 ore dall’attentato compiuto dal figlio ha trovato solo la forza di dire a Cnn : «Lasciatemi in pace, devo ancora capire cosa diavolo è successo».
Dagli stessi registri risulta che mamma Mary, assistente sociale di 51 anni, è invece iscritta come democratica fin dagli anni Novanta, eventualità non anomala nelle famiglie americane. Ma che spiega, forse, perché il 20 gennaio 2021, giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, due settimane dopo l’attacco di Capitol Hill, il ragazzo all’epoca 17enne, fece una donazione – 15 dollari appena – al Progressive Turnout Project. Un’organizzazione di sinistra impegnata nel mobilitare gli elettori in difesa della democrazia.
Le indagini sono in corso, con gli investigatori ancora alla ricerca di un movente, che l’Fbi al momento afferma di non poter definire “ideologico”. Così come sembra tramontata la pista di un complice. Sui social qualcuno afferma che apparteneva a una milizia di estrema destra e avrebbe sparato al “proprio” candidato – guarda caso mancandolo – allo scopo di scatenare una guerra civile nel paese già infiammato dalle divisioni politiche
Ma la piccola folla radunata all’incrocio fra Meadowbrook e Milford road, la strada ancora presidiata dalla polizia dove in una casetta rossa al civico 2506 il killer viveva coi genitori e la sorella, è scettica. «Aveva simpatie di destra» conferma Zach Bradford, che con lui aveva seguito i corsi di storia americana alla Bethel Park High School
Anche un altro ex compagno, Jason Kohler 21 anni, è incredulo: «Non eravamo in confidenza ma non era tipo da cui ti aspetti alcunché. Era un solitario, bullizzato per le sue strane tute mimetiche e il suo viso inespressivo. Aveva qualche amico, ma pranzava sempre solo. Dopo il Covid lo abbiamo visto poco: seguiva le lezioni da casa. Era un emarginato». Gli agenti hanno trovato materiale esplosivo nella sua auto abbandonata nel parcheggio del raduno politico
(da Repubblica)
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Luglio 15th, 2024 Riccardo Fucile
NON HA FATTO IL MILITARE E HA IMPARATO A MANEGGIARE IL FUCILE PER CONTO PROPRIO: FU RESPINTO DAL CLUB DI TIRO IN QUANTO “SCARSO”…bPER L’FBI HA AGITO DA SOLO: NON C’È UN MOVENTE IDEOLOGICO E QUESTO RENDE ANCORA PIU’ MISTERIOSO IL SUO GESTO
«Voglio capire cosa diavolo sia successo», ha detto veloce a un giornalista il padre di
Thomas Matthew Crooks che lo incalza per avere una reazione. Un’azione compiuta, in apparenza, da un ragazzo qualsiasi, simile a numerosi sparatori della lunga storia americana. Figure pronte a uccidere, a volte in cerca di infamia o notorietà «negativa». La storia di questo ventenne è chiusa nella zona di Bethel Park, Pennsylvania. Le informazioni sul suo breve passato sono parziali. Diploma al liceo locale due anni fa, bravo in matematica e scienze è descritto come «solitario» e con pochi amici, non tradiva emozioni, pare fosse bullizzato.
Per uno studente l’omicida «era preso di mira costantemente», un altro è sembrato più cauto. Una narrazione confusa e comune ad altri casi. L’album dell’istituto contiene una foto classica, di un ragazzino con gli occhiali, i capelli pettinati da un lato, la maglietta con la bandiera. Diversa, invece, la versione di uno studente: ad una tv ha dichiarato che il killer non di rado indossava la mimetica e abiti da cacciatore, un segno esteriore di una possibile passione per le armi confermato dalla maglietta che portava al momento dell’imboscata, sabato pomeriggio. Una T-shirt di Demolition Ranch, canale Youtube dedicato sempre alle armi
Thomas, dicono altri report, avrebbe lavorato per un certo periodo nella mensa di una casa di cura e non sembra avesse avuto precedenti giudiziari. Un vicino ha alluso a presunti contrasti con il padre, ma è un particolare da confermare. Uno zio, invece, ha offerto un angolo diverso: «Non avevamo più rapporti con loro (la famiglia), erano molti riservati».
I media si sono messi a scavare sui social per trovare spunti. Dalle carte risulta che il giovane si era registrato come repubblicano mentre da minore, alcuni anni fa, avrebbe fatto una minuscola donazione in favore di un programma liberal. Nulla che permetta di accostarlo ad un’ideologia specifica. L’analisi della sua vita digitale potrà offrire altri tasselli. Se ve ne sono.
Thomas non ha fatto il militare e questo fa pensare che abbia imparato a maneggiare il fucile per conto proprio, anche perché sarebbe stato respinto dal club di tiro in quanto «scarso». Eppure, ha cercato di centrare Trump da una distanza di circa 120 metri usando una versione dell’AR-15, modello molto diffuso. Per le autorità era stato acquistato legalmente dal padre circa sei mesi fa.
Un dettaglio che ci riporta un su sentiero noto: report ufficiali hanno rivelato che quasi il 70 per cento dei responsabili di stragi negli Stati Uniti ha impiegato un’arma di proprietà dei genitori. […] Il secondo elemento è la preparazione. Crooks si è procurato il fucile, forse ha compiuto una ricognizione preventiva per capire come poter arrivare al tetto del capannone dal quale ha mirato su The Donald. Probabilmente aveva in mente un «seguito».
Gli inquirenti hanno trovato alcuni ordigni rudimentali sulla sua auto e nell’abitazione. Il modus operandi di Thomas richiama eventi ancora più gravi come bilancio. Lontani e vicini. Nell’agosto del 1966, ad Austin, Texas, un veterano dei Marines uccide 15 innocenti tirando da una torre. Nell’ottobre 2017 il giocatore di casinò Steven Paddock stermina 60 persone dalla sua stanza al trentaduesimo piano di hotel di Las Vegas trasformata in postazione. Il 4 luglio del 2022 Robert Crimo III si è travestito da donna, si è arrampicato su un tetto per sparare su una manifestazione in una strada di Highland Park, Illinois. Sette i morti.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 15th, 2024 Riccardo Fucile
LO SCRITTORE PREMIO PULITZER RICHARD FORD: “TUTTO CIO’ FA PARTE DI UNA RETORICA VIOLENTA DI CUI TRUMP E’ STATO UNO DEI MASSIMI INTERPRETI”
Richard Ford, scrittore premio Pulitzer, sostiene che non è detto che l’attentato di Thomas Crooks favorisca la vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre 2024. «La prima cosa che ho pensato» è che quanto era avvenuto aveva qualcosa di tristemente familiare», dice oggi a Repubblica. Ovvero qualcosa di simile «agli attentati a Indira Gandhi, Yithzak Rabin, Olof Palme, Shinzo Abe. Omicidi che hanno cambiato la storia dei rispettivi Paesi. Mi sono detto: c’era da aspettarselo».
Secondo lo scrittore «in questo momento è proprio la democrazia a essere in crisi. E per quanto riguarda gli Stati Uniti questa crisi trova la sua sintesi in due partiti contrapposti ostaggi dei rispettivi leader. È ovvio che nella più grande delle democrazie esplosioni di violenza come quella a cui abbiamo assistito ieri a Butler suscitano una maggiore impressione. Questo tuttavia non mi sembra un sintomo del male, ma piuttosto la tragica comparsa di una metastasi».
Presidenti e candidati assassinati
Negli Usa quattro presidenti sono stati assassinati: Abram Lincoln, James Garfield, William McKinley e John Fitzgerald Kennedy: «Lo so perfettamente, per non parlare di candidati alla presidenza come Bob Kennedy. Ed è ancora più lunga la lista dei tentativi di omicidio: mi viene in mente chi ha cercato di uccidere Ronald Reagan e Theodore Roosevelt. Se vai a esaminarli con attenzione, scoprirai che molti casi sono ancora avvolti nel mistero, altri nascono da fanatismo patologico e altri sono stati opera di squilibrati. Non sempre le motivazioni di queste atti violenti sono prettamente politici».
Ford prova anche a chiedere «una restrizione severissima a livello federale, ma temo che la mia sia un’illusione e che vedremo ancora spargere molto sangue». Mentre Biden «dovrebbe avere il coraggio e l’umiltà di non correre e lasciare lo spazio ad un nuovo candidato»
Trump ha già vinto?
Ma per lo scrittore premio Pulitzer Trump non ha già vinto le elezioni: «La prima reazione, di pancia, è che lo avvantaggi. In questo momento Trump è la vittima, è scampato a un attentato e ha reagito alla sua maniera, con il pugno chiuso mentre aveva il volto insanguinato. Sa perfettamente come parlare al suo popolo, soprattutto nei momenti di difficoltà. Tuttavia, se cerchiamo di mantenere la lucidità, ci accorgiamo che non è affatto detto che sia così. Certamente l’attentato e la reazione rinforzano la sua base: la motiva e la aizza. Basta vedere le immagini successivamente al momento in cui è stato portato via dalle guardie del corpo. Ma non credo che tutto ciò abbia peso nei confronti degli indecisi. Sebbene sia lui la vittima, tutto ciò fa parte di una retorica violenta di cui Trump è stato uno dei massimi interpreti. Mi ha colpito leggere i sondaggi di questa mattina, che, nonostante la disastrosa prestazione del presidente Biden al dibattito di due settimane fa e l’attentato appena avvenuto, danno tra i due contendenti soltanto due punti di distanza a favore di Trump. Significa che il Paese è spaccato e attaccato alle proprie convinzioni».
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2024 Riccardo Fucile
LE TEORIE DEL COMPLOTTO E IL FAIL DEI SERVIZI SEGRETI
«Sono salvo per aver distolto lo sguardo dalla folla per rivolgerlo verso uno schermo
con gli appunti per il mio discorso». Donald Trump in una intervista al quotidiano conservatore Washington Examiner è tornato sull’attentato di Thomas Matthew Crooks al Butler Farm Shoot in Pennsylvania. «Raramente distolgo lo sguardo dalla folla. Se non l’avessi fatto in quel momento, beh, non staremmo parlando oggi», ha detto l’ex presidente. L’attentato è costato la vita a Corey Comperatore, vigile del fuoco che ha fatto da schermo a moglie e figlia. L’attentatore ha usato un fucile Ar-15, ma aveva anche esplosivi in casa e in auto. Ma intanto si moltiplicano gli interrogativi sulle falle nella sicurezza e dei servizi segreti che hanno consentito l’attentato. Il killer è stato visto sul tetto dell’edificio da cui ha sparato ma è stato ignorato. Anche se era in posizione di tiro.Donald
Il Secret Service ha la missione di tutelare il presidente degli Stati Uniti ma anche i candidati come Trump. A cui è stato assegnato un nome in codice: Mogul. La procedura di protezione prevede che prima di un comizio vengano valutati pericoli e possibili minacce. Nella zona dell’incontro si schierano il Counter Sniper Team e il Counter Assault Team. Per questo non è ancora chiaro come Thomas Matthew Crooks sia salito sul tetto dell’edificio da cui ha sparato senza essere fermato prima. L’Associated Press racconta anche che qualcuno aveva notato Crooks e l’aveva segnalato alla polizia e al Secret Service. Uno sceriffo si è spinto sul tetto ma l’attentatore gli ha puntato il fucile contro e poi ha cominciato a sparare. Solo allora è scattata la reazione del Counter Sniper Team che lo ha ucciso. Anche se i cecchini avevano la visuale rovinata da un albero.
L’attentatore e il fail del Secret Service
Secondo le testimonianze passano 3 o 4 minuti tra il momento dell’allarme e l’attentato. Trump sta dicendo «take a look at what happened…» quando fa un piccolo scatto con la testa per guardare il gobbo che lo salva. Mentre Crooks spara un’altra volta e colpisce alla testa Comperatore, uccidendolo. Ferisce altre due persone e colpisce anche un altoparlante. In tutto spara otto volte da 125 metri. A quel punto i cecchini sparano e lo uccidono. Una teoria del complotto sostiene che i servizi di sicurezza di Biden volessero far uccidere Trump. L’errore però sembra essere di più aver controllato il tetto e poi averlo lasciato scoperto. In quei pochi minuti Crooks ha salito le scale e ha sparato. La Stampa spiega che in questi casi si redige un documento di “Valutazione di minacce e vulnerabilità”. Una volta completato si passa a distribuire gli uomini nei punti critici per non lasciare buchi nella sicurezza.
Trump, shooting, BB, staged
Intanto altre teorie del complotto invece vogliono che l’attentato sia stata una messa in scena. Le parole chiave che circolano in rete sono Trump, shooting, BB e staged. La parola BB è usata come acronimo per le pistole ad aria compressa. La parola staged, ovvero “messa in scena” è diventata rapidamente trending. A diffondere la teoria del complotto, racconta oggi Repubblica, utenti come l’autrice e conduttrice di podcast Cheri Jacobus: «Il mio istinto mi dice che è una montatura. E così la mia lunga esperienza con Trump e il fatto di essere stata presa di mira da lui e dai suoi banditi. Questo. Non è. Vero». Un altro account, RC deWinter, aveva aggiunto: «Non dimenticate che abbiamo a che fare con persone che usano l’agenda di Hitler e i soldi della Russia»
I dettagli controversi
Tra i dettagli controversi riportati come prove il fatto che i sostenitori alle spalle del podio invece di scappare abbiano tirato fuori i telefonini. O i testimoni che hanno rivelato ai media di aver segnalato Crooks sul tetto senza risultati. Sotto la lente anche il tempo impiegato per allontanare Trump dal podio. In un’altra occasione di pericolo il tycoon era stato portato via in nove secondi e mezzo. Sabato ci sono voluti due minuti e nove secondi. Il tempo da lasciare al candidato per salutare i fans, è la spiegazione. I cospirazionisti trumpiani hanno accusato la Cia di aver ordito un piano per far fuori il candidato alla Casa Bianca.
Il Deep State, la false flag
Altre teorie si stanno aggiungendo in queste ore. Da una parte i blog di sinistra accusano il tycoon e i suoi di aver inscenato un’operazione “false flag”, cioè costruita ad arte, dall’altra la destra ha incolpato Joe Biden e i democratici. «Gli episodi di violenza politica generano teorie cospirative e false narrazioni perché le persone cercano di manipolare l’evento per adattarlo alle loro convinzioni», ha spiegato l’analista Megan Squire al Washington Post che ha analizzato le teorie più assurde comparse sui social media dopo l’attacco. Soprattutto sulle piattaforme di estrema destra che hanno accusato il Deep State, l’apparato dello Stato, e il movimento Antifa. Mentre alcuni account suprematisti bianchi hanno sostenuto che il tentato assassinio del tycoon sia il frutto di un complotto della “lobby ebraica”. Tutte tesi campate in aria, come quella che ha visto coinvolto il blogger italiano Marco Violi, accusato addirittura di essere l’attentatore.
(da Open)
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