Destra di Popolo.net

DIECI ANNI FA GIORGIA MELONI, DI FRONTE A UN NAUFRAGIO NEL CANALE DI SICILIA, TWITTAVA: “IL GOVERNO RENZI DOVREBBE ESSERE INDAGATO PER REATO DI STRAGE COLPOSA”. OGGI CHE DUE BARCONI SI SONO RIBALTATI, CAUSANDO LA MORTE DI ALMENO 26 PERSONE (ALTRE DECINE DISPERSE), NON HA NIENTE DA DIRE?

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

RENZI: “LEI HA FATTO UNO SCIACALLAGGIO VERGOGNOSO QUANDO ERA ALL’OPPOSIZIONE. ORA CHE È AL GOVERNO INVECE HA AIUTATO I TRAFFICANTI DI UOMINI A CONTINUARE IL PROPRIO BUSINESS DISUMANO”… “DA QUANDO HA SCARCERATO ALMASRI, GIORGIA MELONI NON PUÒ PIÙ PARLARE DI LOTTA AI TRAFFICANTI DI ESSERI UMANI”

Dal profilo Instagram di Matteo Renzi
Questo scriveva Giorgia Meloni, dieci anni fa, quando ero io al Governo. Chissà se avrà la faccia tosta di accusare le opposizioni di sciacallaggio, proprio lei. Intanto, giura che vuole combattere i trafficanti di uomini.
Quando la Polizia ne ha arrestato uno, Almasri, lei si è impaurita e lo ha rimandato a casa. Oggi piangiamo l’ennesima strage del mare, causata dai trafficanti di uomini. Giorgia Meloni avrebbe dovuto tacere. Starsene in Grecia, in Albania, dove vuole. Pensare alle vacanze.
E tacere. Perché lei ha fatto uno sciacallaggio vergognoso quando era all’opposizione. Ora che è al governo invece ha aiutato i trafficanti di uomini a continuare il proprio business disumano. Da quando ha scarcerato Almasri, Giorgia Meloni non può più parlare di lotta ai trafficanti di esseri umani.
Dopo la strage di Lampedusa, come dopo Cutro, Giorgia Meloni prova oggi a strumentalizzare in modo cinico l’accaduto. Per favore, basta! Che taccia e porti semplicemente rispetto per le vittime del mare di oggi e per le loro famiglie. Questo Governo non combatte i trafficanti di esseri umani, questo Governo li scarcera e li porta a casa con il volo di Stato.
Dieci anni fa Giorgia Meloni faceva sciacallaggio dall’opposizione. Oggi libera i trafficanti di uomini dando loro persino un passaggio in aereo. Non so se riesce a provare vergogna, ma nel dubbio la invito a tacere e risparmiarci le sue
frasi ciniche e ipocrite

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DUE BARCHE DI MIGRANTI RIBALTATE AL LARGO DI LAMPEDUSA: 27 MORTI, TRA CUI UNA NEONATA, CI SONO 40 DISPERSI

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

IL GOVERNO HA ANCORA IL CORAGGIO DI PARLARE DI “VITTIME DEI TRAFFICANTI”, QUANDO I TRAFFICANTI LI LIBERANO E LI RIPORTANO A CASA CON AEREO DI STATO… PER NON PARLARE DEI FINANZIAMENTI AI CRIMINALI DELA GUARDIA COSTIERA LIBICA … SE CI FOSSERO STATE LE NAVI DELLE ONG FORSE SI SAREBBERO POTUTI SALVARE, MA LE SOTTOPONGONO A FERMI AMMINISTRATIVI ARBITRARI E A LUNGHI GIRI PER SBARCARE

Due barchini carichi di migranti si sono ribaltati al largo di Lampedusa. Secondo le prime informazioni ci sarebbero 27 morti almeno.
Il naufragio si è verificato a 14 miglia sud-sud-ovest dell’isola. Secondo quanto si apprende i profughi, partiti dalla Libia, sarebbero di nazionalità Pakistana, Sudanese e Somala. 61 i superstiti di cui 4 avrebbero problemi sanitari, come alcune fratture, e sono ricoverati in osservazione.Tra le vittime ci sarebbero pure una neonata e tre adolescenti. In tutto, i migranti
trasportati dovevano essere tra 100 e 110. Difficile quantificare.
Stando ai racconti dei superstiti, i dispersi dovrebbero essere complessivamente fra 30 e 40.«Profonda angoscia per l’ennesimo naufragio a largo di Lampedusa, dove ora Unhcr sta assistendo i sopravvissuti. Fino a oggi sono stati 675 i morti dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo centrale. Rafforzare le vie legali». Lo afferma L’Unhcr.
Le due imbarcazioni sarebbero partite ieri sera da Tripoli, in Libia. Una delle due, nel viaggio verso la Sicilia, avrebbe iniziato ad imbarcare acqua e successivamente si sarebbe ribaltata. Alcuni dei migranti sarebbero riusciti a spostarsi sull’altra imbarcazione ma molti sarebbero caduti in acqua. Anche la seconda imbarcazione, però, essendo stracarica si sarebbe ribaltata.
Verso mezzogiorno oggi il barcone semiaffondato è stato avvistato da un elicottero della Guardia di Finanza a circa 14 miglia a Sud di Lampedusa: subito è scattato l’allarme e da Lampedusa sono partite le motovedette della Guardia Costiera, della Finanza e di Frontex.
La Procura di Agrigento, non appena riceverà tutte le carte, aprirà un fascicolo d’inchiesta sul naufragio. L’ipotesi di reato, contro ignoti, sarà di naufragio colposo.
(da agenzie)

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PURE I VETERANI SI SONO ROTTI IL CAZZO DI NETANYAHU, GLI EX PILOTI DELL’AERONAUTICA MILITARE SCENDONO IN PIAZZA PER PROTESTARE: “LA GUERRA A GAZA DEVE FINIRE, SUBITO”, “60MILA MORTI SONO UNA VERGOGNA”.

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

E C’È CHI LAMENTA CHE IL GOVERNO SIA COMPOSTO DA GENTE CHE NON HA MAI FATTO IL SERVIZIO MILITARE: “SMOTRICH NON HAI MAI SERVITO UN GIORNO IN VITA SUA. IL MONDO AUMENTERÀ IL SUO DISGUSTO CONTRO DI NOI”,,,E DEI 100MILA RISERVISTI CHIAMATI AL FRONTE, IL 30% HA RIFIUTATO DI INDOSSARE LA MIMETICA

Barush Halachmi ha servito per più di 20 anni nell’esercito israeliano. C’era durante la guerra dello Yom Kippur, nel 1973, in Libano nell’82. Ama il suo Paese ma non ha paura di parlare. A 83 anni, in una notte d’afa, è sceso in piazza a protestare.
«La guerra a Gaza deve finire, subito. Avrebbe dovuto finire già molti mesi fa, ma Netanyahu è un bugiardo, mente ed è pure sotto processo», dice mentre i volontari gli offrono l’acqua per resistere alla calura ed ex commilitoni vengono a stringergli la mano.
Saranno qualche centinaia, tutti piloti dell’Aeronautica militare, veterani non più in servizio, che hanno deciso di radunarsi in una rara manifestazione contro la nuova escalation nella Striscia.
Abner Raanan, 75 anni «In guerra ci sono delle leggi e le abbiamo sempre rispettate. Ora è completamente diverso: 60mila morti sono una vergogna, non abbiamo mai fatto così tante vittime, ma la responsabilità non è dei soldati, è del governo che non pone fine a questo conflitto».
Molti anni fa, era il 2003, Raanan fu tra i 14 firmatari di una lettera indirizzata all’esecutivo che criticava un’operazione militare in cui erano state distrutte due palazzine abitati da civili. «Bombardare case, interi quartieri a Gaza non è necessario».
Questa non è più una guerra per la «sicurezza di Israele, ma è una guerra politica», ragiona Ehud Izedroni, 70 anni, 25 passati nell’Airforce. Oltre i 50 anni i piloti non possono più partecipare
ai combattimenti, ma possono addestrare, ancora per un decennio.
Fino a sei anni fa, Izedroni era nella riserva. «Partiti che sono stati eletti un anno prima del 7 ottobre è che non hanno più la maggioranza nella società israeliana continuano a tenerci in questo conflitto sbagliato, non necessario, che non va da nessuna parte. Gente come Smotrich che non hai mai servito un giorno in vita sua».
Izedroni rivendica competenza e moralità ai suoi “fratelli d’armi”. «Sappiamo come fare il nostro lavoro, ma siamo ostaggi di un governo che non ha alcun piano politico per il dopo». Disertare? Non è un tema facile per i veterani di questa piazza.
Loro non devono affrontare il dilemma, il figlio di Izedroni sì: è in età di leva, come tutti quelli della sua generazione. «So che negli squadroni attivi ci sono molti dubbi, dilemmi, la maggior parte dei ragazzi vorrebbe che questa guerra finisse».
Per l’operazione Carri di Gedeone l’Idf ha richiamato in servizio 100mila riservisti, il 30% circa ha rifiutato. Con diverse motivazioni, economiche, familiari, morali. Chi diserta, paga con il carcere. E nella prigione militare numero 10, la principale del Paese, non c’è più posto: bisogna mettersi in lista d’attesa.
«Molti riservisti stanno rifiutando», racconta Guy Poran, tra gli organizzatori della manifestazione. «Ma tanti altri, anche se contrari alla guerra, sentono il dovere di dare copertura aerea alle truppe di terra, fin quando verranno mandate a Gaza». Il punto, ancora una volta è politico, non militare.
«Non si combatte una guerriglia dall’alto né con le truppe di terra: puoi uccidere fino all’ultimo miliziano armato, il giorno
dopo ne nascerà uno nuovo. Serve la politica», dice Izedroni. Sul palco improvvisato con un tavolo di plastica e una sedia gialla sale Danny Halutz, il tenente generale che ha guidato sia l’Aeronautica militare che l’intero esercito israeliano, ex capo di stato maggiore dell’Idf.
«Continuare ad espandere la guerra a Gaza non porterà maggiore sicurezza a Israele. Gli ostaggi moriranno, i soldati saranno uccisi, migliaia di altri civili di Gaza moriranno, il mondo aumenterà il suo disgusto e le sue misure contro di noi, e Israele non riuscirà a eliminare l’ultimo guerrigliero»
(da agenzie)

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ETTORE SEQUI: “L’UCRAINA? IN GEOPOLITICA VALE UNA REGOLA: SE NON SEI AL TAVOLO, SEI NEL MENÙ. IL VERTICE TRA TRUMP E PUTIN E’ UN PASSAGGIO DELLA RISTRUTTURAZIONE DELL’ORDINE GLOBALE”

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

TRUMP HA BISOGNO DI UN SUCCESSO IMMEDIATO, DA ESIBIRE COME TROFEO POLITICO INTERNO. PUTIN PUÒ USARE IL VERTICE PER GUADAGNARE TEMPO, CONSOLIDARE CONQUISTE, L’OBIETTIVO IMMEDIATO È CONVINCERE TRUMP A SPINGERE ZELENSKI AD ACCETTARE SACRIFICI TERRITORIALI… MOSCA MIRA A QUATTRO DIVIDENDI: USCIRE DALL’ISOLAMENTO; NEGOZIARE ALLA PARI CON WASHINGTON; SPOSTARE LA PRESSIONE SU KIEV, PRESENTATA COME OSTACOLO ALLA PACE; SPACCARE IL FRONTE OCCIDENTALE”

In geopolitica vale una regola: se non sei al tavolo, sei nel menù. Né Trump né Putin vogliono Zelenski –e tantomeno gli europei– al vertice di venerdì in Alaska. Non intendono parlare con Zelenski, ma “su” Zelenski: decidere il futuro dell’Ucraina senza che Kiev possa intervenire, trasformando l’assente nel piatto forte del banchetto. Il vertice non è una normale mediazione di guerra, ma un passaggio di ristrutturazione dell’ordine globale, Trump ha bisogno di un successo immediato, da esibire come trofeo politico interno, anche a costo di svuotarne la sostanza: un cessate il fuoco anche a prezzo esoso. Putin […] sa di dover fare qualche concessione limitata per salvaguardare il rapporto con lui, ma ragiona su orizzonti medio-lunghi. Il suo obiettivo resta riportare l’Ucraina nel “mondo russo”, una Bielorussia de facto: formalmente indipendente, sostanzialmente controllata.
Per questo Putin può usare il vertice per guadagnare tempo, consolidare conquiste e creare condizioni per riprendere l’iniziativa. L’obiettivo immediato è convincere Trump a spingere Zelenski ad accettare sacrifici territoriali: ottenere senza combattere ciò che le armi non hanno ancora dato. Mosca mira a quattro dividendi: uscire dall’isolamento; negoziare alla pari con Washington; spostare la pressione su Kiev, presentata come ostacolo alla pace; spaccare il fronte occidentale.
D’altra parte, per Trump l’Ucraina è solo un tassello di un rapporto più ampio con la Russia, che tocca Medio Oriente, energia, Artico, Iran, Cina. Kiev è parte di un mosaico in cui altre tessere contano di più.
Le varie affermazioni di Trump su possibili “scambi di territori” hanno fatto scattare campanelli d’allarme in Ucraina e in tutta Europa. Gli obiettivi di Putin sono invariati: allentamento delle sanzioni, rinuncia dell’Ucraina alla Nato, smilitarizzazione, “denazificazione”, cioè la testa di Zelenski, ritiro da quattro regioni annesse.
Per ora Mosca ha già vinto un round: essere l’unico interlocutore di Washington equivale a un riconoscimento implicito del suo status, spendibile con Cina, India e altri attori del “Sud globale” che vedono nella Russia un contrappeso all’Occidente.
Il problema va oltre l’Ucraina: se passa il principio che i confini si cambiano con la forza, il segnale alle potenze revisioniste è un incoraggiamento. Del resto, gli Stati Uniti di Trump mostrano già tratti revisionisti: dalle rivendicazioni su Groenlandia e Canada, fino alle mire verso il canale di Panama.
Con queste premesse, per l’Ucraina e l’Europa il tema delle garanzie di sicurezza è cruciale. Kiev deve evitare che Putin, dopo una tregua, riprenda la guerra. garantire Kiev significa dunque garantire il continente.
L’esclusione di Zelenski è dunque un allarme: sicurezza e sovranità rischiano di essere decise da altri. il messaggio globale è che la forza paga. È un colpo alla sicurezza europea e alla stabilità internazionale. Per questo Kiev, sostenuta dai Paesi europei, propone un cessate il fuoco incondizionato, basato su tre pilastri: verifica indipendente, applicazione automatica delle sanzioni in caso di violazione e aiuti militari non negoziabili.
In Alaska Mosca vuole cristallizzare vantaggi senza costi eccessivi, Washington un risultato annunciabile. Questa tensione
può produrre compromessi sbilanciati. Il vertice rischia di produrre solo un cessate il fuoco fragile, con clausole vaghe e promesse generiche
Ettore Sequi
per “la Stampa”

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ALLORA GIORGIA MELONI NON HA CAPITO UNA MAZZA SU QUANTO SONO INCAZZATI GLI ITALIANI, COSTRETTI A PASSARE LE VACANZE A CASA PERCHÉ NON HANNO UN EURO

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

LA PREMIER ESULTA DICENDO CHE “NELLE STRUTTURE RICETTIVE CI SONO MILIONI DI VISITATORI”: PECCATO CHE SIANO QUASI TUTTI STRANIERI, LA PERCENTUALE DI ITALIANI CHE RIESCE AD ANDARE IN VACANZA E’ CALATA DEL 15% … GLI AUMENTI INDISCRIMINATI DEI PREZZI PER OMBRELLONI (+20%), HOTEL (+42,6%) E VOLI (+67,8%)

C’è il caro prezzi che non riguarda solo lettini e ombrelloni ma anche trasporti (in primis i voli aerei), ristoranti, hotel, divertimenti vari e musei. Ma forse in atto c’è anche un cambio del modello di vacanza a cui siamo abituati che vedeva agosto e il mare a fare la parte del leone per l’estate. Per sapere se questo sia vero e se sia un fatto positivo oppure negativo, bisognerà attendere il consuntivo di questa estate 2025 rovente non solo per colpa del solleone ma anche per le numerose polemiche.
Polemiche che coinvolgono sempre di più anche la politica tanto da far scendere in campo oggi la premier Giorgia Meloni: “Negli ultimi giorni, tra le diverse uscite, anche la segretaria del Pd Elly Schlein ha lasciato intendere che il turismo italiano fosse in crisi. Peccato che, poche ore dopo la sua uscita, i dati ufficiali del Viminale – tratti dalla banca dati ‘Alloggiati web’ della Polizia di
Stato – abbiano certificato l’esatto contrario, con arrivi in crescita e milioni di visitatori nelle nostre strutture ricettive”.
Dal canto loro la ministra Daniela Santanchè e il ministero del Turismo, nei giorni scorsi, avevano dimostrato ottimismo: “Sempre più turisti scelgono i ‘mesi di spalla’ invece che soltanto agosto” e “sempre più le mete si allargano e la meta prescelta non è più solo mare, ma anche montagna, città d’arte e aree interne e mete non esattamente canoniche”.
“Molte persone – fa notare Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia – scelgono la montagna, i laghi, le città d’arte o l’estero: nel 2024, ad esempio, il 10,8% degli italiani ha optato per la montagna e quasi il 3% per i laghi. Il mare resta la meta preferita, ma oggi viene vissuto in modo più flessibile e frammentato.
Allo stesso tempo, le vacanze lunghe di un mese o più non sono più la norma: ci si muove per periodi brevi o molto brevi, concentrandosi su uno o due weekend al massimo o scegliendo una settimana mordi e fuggi. Non è un caso se gli stabilimenti tornano pieni nei fine settimana, da maggio a settembre inoltrato”.
Anche sul fronte economico il quadro è complesso. “Dal 2012 al 2025 le tariffe di noleggio balneare – ragiona – sono cresciute mediamente del 20%, pari a circa meno del 2% medio annuo: un incremento contenuto se rapportato all’inflazione post-Covid, che tra il 2021 e il 2023 ha oscillato tra l’1,9% e l’8,1%, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie con le retribuzioni in media inferiori di oltre il 12%. Nello stesso periodo, il costo del lavoro dipendente stagionale è quasi triplicato, arrivando a
110 euro giornalieri per lavoratore”.
Alla sfida interna si somma quella internazionale: in destinazioni come il Montenegro o Corfù l’Iva sul turismo è al 5%, condizione che in teoria permetterebbe di mantenere prezzi più bassi. “Tuttavia, il confronto reale dimostra che l’Italia resta competitiva: una settimana di ospitalità in Grecia o Croazia costa in media 600 euro a persona, mentre per le stesse condizioni in Italia (che può offrire sia città d’arte che località balneari) la spesa media è di circa 500 euro a persona” continua.
La nota dolente dei prezzi rimane, tanto che in moltissimi dicono addio alla villeggiatura lunga concentrata ad agosto, in favore di viaggi più frequenti e più brevi spalmati tra giugno, luglio e settembre: le vacanze estive, tra trasporti, alloggi e servizi connessi, – calcola il Codacons – costano in media il 30% in più rispetto all’era pre-Covid, un aumento della spesa che ha profondamente modificato le abitudini degli italiani.
A subire i rincari più pesanti è stato il comparto del trasporto aereo – analizza l’associazione – e oggi i voli nazionali costano in media l’81,5% in più rispetto allo stesso periodo di sei anni fa, +67,8% i voli europei. I prezzi dei traghetti sono saliti nello stesso periodo del 13,9%, quelli dei treni del +10,7%, autobus e pullman +10,1%. Spostarsi con un’auto a noleggio è più caro del 21,6%.
Chi invece preferisce optare per un pacchetto vacanza si ritrova a spendere il 56,6% in più rispetto al 2019, e per dormire fuori occorre fare i conti con i rincari delle strutture ricettive: nello stesso periodo i listini di alberghi e motel sono saliti del 42,6%, villaggi vacanza e campeggi segnano un +12,7%, b&b, case
vacanza e alloggi in altre strutture +22,7%.
Rincarati anche parchi divertimento (+21,4%), musei e monumenti (+20,5%), parchi nazionali, zoo e giardini (+13%). Per una cena al ristorante o in pizzeria si spende questa estate il 22,5% in più, ma anche consumare uno spritz al tramonto sarà più salato rispetto all’era pre-Covid, con gli aperitivi alcolici rincarati del +18,2%, mentre la birra sale del +17,2%: va peggio agli astemi, dal momento che i prezzi delle bibite analcoliche aumentano del +28,8%.
(da agenzie)

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LA DUCETTA SBRAITA CON L’OPPOSIZIONE MA LE SUE SPARATE SONO UN BOOMERANG COMUNICATIVO: COME PUÒ PARLARE DI “ARRIVI IN CRESCITA” SE NEMMENO LEI PASSA LE SUE VACANZE IN ITALIA (È IN GRECIA)?

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

LA MAGGIORANZA S’ATTACCA AL TURISMO DI MONTAGNA PER DIFENDERE L’INDIFENDIBILE: SONO GLI STESSI BALNEARI, STORICI ALLEATI DEL CENTRODESTRA, A CERTIFICARE IL CALO DI PRESENZE DEL 15% … IL FASTIDIO PER LA GESTIONE DEL DOSSIER TURISMO, SOPRAVVISSUTO A FATICA AI GUAI GIUDIZIARI DI DANIELA SANTANCHÈ

Incredibile ma vero: Matteo Renzi e “il Fatto quotidiano” sulla stessa linea! Ieri Matteonzo aveva spernacchiato la Ducetta: “Dalla sua vacanza all’estero attacca l’opposizione. Non si riposa mai, povera Premier. Dice che l’opposizione sbaglia: c’è tanta gente sulle spiagge italiane. Anzi: c’è troppa gente. Al punto che lei, poveretta, si è sacrificata ed è dovuta andare in Grecia dopo lo scorso anno in Albania”.
Una provocazione che è stata ben recepita dal quotidiano di Marco Travaglio, che oggi in un colonnino scritto in punta di penna ribadisce il concetto: “Meloni si inalbera, se la prende con ‘le falsità dell’opposizione’ e accusa chi riporta dati non veri di ‘fare il male della Nazione’: ‘Gli arrivi sono in crescita e ci sono milioni di visitatori nelle nostre strutture ricettive’. Benissimo: e sia. Ma l’accorata difesa del turismo italiano arriva… dalla Grecia.
Ma insomma, se come dice la premier i dati del turismo italiano vanno benone non è certo per merito di Meloni. L’anno prossimo sarà meglio rispolverare qualche masseria in Puglia. La polemica sotto l’ombrellone sarà più efficace”.

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“PUTIN HA UN GROSSO VANTAGGIO: L’IGNORANZA DI TRUMP , ROOSEVELT A YALTA AVEVA WINSTON CHURCHILL DALLA SUA PARTE, EPPURE STALIN OTTENNE COMUNQUE CIÒ CHE VOLEVA. TRUMP HA WITKOFF. L’INVIATO DI TRUMP NON SAPEVA QUALI OBLAST UCRAINI PUTIN RIVENDICASSE COME PROPRI. CINQUE MESI DOPO, SEMBRA ANCORA CONFUSO”

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

TRUMP STA PARLANDO A VOCE ALTA E BRANDENDO UNO SPAGHETTO. PUTIN HA BUONE RAGIONI PER ESSERE OTTIMISTA VENERDÌ

Ci sono due elementi a favore di Putin che rappresentano una preoccupazione esistenziale per l’Ucraina. Il primo è il fatto che Trump vuole un accordo molto più di quanto lo voglia Putin
La Russia ha subito in Ucraina più morti che in tutte le guerre sovietiche e russe combinate dal 1945 a oggi. Sebbene la Russia abbia perso parte del territorio ucraino conquistato dopo l’invasione del febbraio 2022, Putin è convinto che il tempo giochi a suo favore.
Se dovesse sfruttare il desiderio di Trump di raggiungere un accordo per ottenere territori che l’Ucraina ha difeso a costo di tanto sangue, la reazione sarebbe furiosa. Volodymyr Zelensky verrebbe estromesso dall’incarico se accettasse scambi di territorio ineguali. Il celebre rimprovero di Trump a Zelensky nel loro incontro alla Casa Bianca di febbraio è stato un momento di verità. «Non hai le carte in mano», gli disse Trump.
Il secondo vantaggio di Putin è l’ignoranza di Trump. Oltre a Winston Churchill, Franklin Roosevelt aveva Harry Hopkins a Yalta, eppure Joseph Stalin ottenne comunque ciò che voleva. Trump ha Witkoff. Dopo il primo incontro di Witkoff con Putin, a marzo, l’inviato di Trump non sapeva quali oblast ucraini Putin rivendicasse come propri. Cinque mesi dopo, Witkoff sembra ancora confuso. La spacconeria da affarista non è un sostituto della conoscenza. Theodore Roosevelt disse celebremente che i
presidenti USA dovrebbero parlare a bassa voce e portare un grosso bastone. Trump sta parlando a voce alta e brandendo un noodle. Putin ha buone ragioni per essere ottimista venerdì.
(da agenzie)

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MELONI PARLA DI LETTINI, L’ITALIA PENSA AL MUTUO

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

MELONI RISPONDE A SCHLEIN CITANDO SOLO IL DATO DEI TURISTI STRANIERI, MA NON DICE CHE LE PRESENZE GIORNALIERE SONO CALATE E CHE GLI ITALIANI HANNO DOVUTO RINUNCIARE ALLE VACANZE

Giorgia Meloni ha scelto di trasformare un dato parziale in una bandiera: «Il turismo cresce, Schlein dice falsità». Lo ha scritto
sui social, citando le rilevazioni del Viminale sugli arrivi estivi. Ma nei numeri che agita come trofei c’è un dettaglio che non compare nei post: la crescita è trainata dagli stranieri, mentre gli italiani in vacanza sono sempre meno. Secondo stime di settore, nelle località balneari più popolari il calo di presenze italiane a luglio ha toccato punte del 20–25%, in parte compensate da arrivi dall’estero. È il segno di una spaccatura sociale profonda: le spiagge non sono vuote, ma a svuotarsi è la classe media.
Non serve chiederlo all’opposizione: lo riconoscono gli stessi alleati della premier. Matteo Salvini, interpellato sul tema, ha messo da parte la retorica balneare e ammesso l’evidenza: «Il problema non è il lettino o l’ombrellone a Forte dei Marmi, il problema è il mutuo». È una frase che vale più di un bilancio: i salari italiani sono fermi da anni, erosi dall’inflazione, incapaci di reggere il costo della vita. Lo dice anche il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari: «Anche con due stipendi, molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Le prime spese a saltare sono quelle per le vacanze».
Il quadro dei prezzi completa la scena: l’onda lunga dei rincari ha colpito tutto ciò che rende possibile partire. A luglio i voli nazionali sono saliti sensibilmente rispetto all’anno scorso, i traghetti pure; una parte dell’hotellerie ha riempito con sconti last minute stanze rimaste invendute, mentre file di ombrelloni sono rimaste chiuse. Consumatori e operatori lo dicono da settimane: non è una crisi d’immagine, è un problema di portafogli. Dove la domanda domestica arretra e il turnover lo fanno gli stranieri, l’Italia reale resta fuori dall’inquadratura
C’è poi il non detto statistico che la propaganda non spiega: la
banca dati “Alloggiati” misura i check-in nelle strutture ricettive, non la capacità di spesa delle famiglie né la composizione sociale di chi viaggia. Una curva che sale può nascondere un Paese che cambia faccia: più turisti esteri ad alta spesa, meno italiani e meno classe media. È la fotografia che scorre sotto i post trionfali: un’Italia-vetrina che non coincide con l’Italia che fa la spesa.
Il paradosso è che Meloni reagisce alle accuse di Schlein – «milioni di italiani rinunciano alle vacanze» – come se fosse lesa maestà, accusando chi denuncia la crisi di “screditare la nazione”. Eppure, secondo Istat ed Eurostat, oltre il 31% della popolazione italiana non può permettersi nemmeno una settimana di ferie, la percentuale più alta d’Europa. Sono più di 18 milioni di persone. In parallelo, oltre 5,6 milioni vivono in povertà assoluta, e il numero cresce da tre anni consecutivi.
Questa non è propaganda: è il ritratto di un Paese in cui il turismo di lusso convive con famiglie che non riescono a pagare l’affitto o a mettere insieme i pasti. In cui il governo, mentre celebra le cifre aggregate di arrivi e presenze, blocca il salario minimo e non interviene sul caro-bollette, sul caro-affitti, sull’aumento record dei generi alimentari. Dove l’assenza di una politica seria sui salari e sui contratti si traduce in milioni di rinunce: non solo alle ferie, ma alla vita quotidiana.
La narrazione ufficiale è quella di un’Italia attrattiva, forte, “orgogliosa di sé”. Quella reale è un Paese dove chi lavora è più povero, dove il turismo è una vetrina per stranieri e un lusso inaccessibile per chi vive qui. Salvini, senza volerlo, ha fatto cadere il sipario: non è il mare il problema, ma la terra sotto i
piedi. E lì, tra stipendi fermi e costi insostenibili, l’acqua è già alla gola. Non basteranno arrivi record dall’estero a raddrizzare un modello che esclude i residenti: finché i conti non tornano in cucina, davanti al frigo e all’affitto, ogni esultanza sui lettini resta un manifesto pubblicitario. E mal riuscito.
(da lanotiziagiornale.it)

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“FUORI DALLO STADIO VENIAMO PRESI A SASSATE DAI TASSISTI”: LA DENUNCIA DI UN AUTISTA UBER DI MILANO

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

ORMAI A MILANO OGNI GIORNO E’ UNA GUERRA… LA LOBBY DEI TASSISTI E LA PROTEZIONE DEI SOVRANISTI

“Minacce ce ne sono sempre state, anche quando lavoravo per un amministratore delegato di una grossa azienda milanese. Quello che mi è successo ormai quasi due settimane fa, però, è stato di sicuro l’episodio più grave di tutti”. A parlare intervistato da Fanpage.it è l’autista Uber che ha denunciato di essere stato insultato, inseguito e picchiato da un tassista nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 luglio: “Mi diceva ‘non ti ammazzo solo
perché potresti essere mio padre’ mentre mi prendeva a calci e pugni. Ho rimediato contusioni al volto, naso e bocca, e due costole rotte. A Milano ogni giorno è una guerra”.
Il 60enne è assistito dall’avvocato Andrea Parisi. Il legale ha spiegato a Fanpage.it che pur trattandosi di un episodio di lesioni gravi (cioè con prognosi superiore ai 20 giorni), e quindi procedibile d’ufficio, hanno scelto di depositare comunque una querela “così da fornire alla Procura un racconto preciso della dinamica dei fatti ed evitare possibili fraintendimenti”.
Ha denunciato di essere stato inseguito e picchiato da due tassisti. Ci può raccontare più dettagliatamente cosa le è successo?
Erano quasi le 3 di notte quando ho ricevuto una chiamata da parte di due turiste che dovevo andare a prendere in piazza Luigi di Savoia, alla Stazione Centrale di Milano. Mentre le facevo salire in macchina, sono stato avvicinato da due tassisti che hanno iniziato a dire: “La pacchia è finita, tra un po’ ti facciamo chiudere” e uno di loro mi ha sputato in faccia. Io ho chiuso la portiera e me ne sono andato, guardando male quello che mi aveva sputato.
Durante la corsa, però, mi sono reso conto che mi stavano inseguendo con le loro auto. Uno gridava: “Ferma la macchina che ti devo parlare, bastardo ferma la macchina”. A un semaforo è sceso e ha cercato di aprire la portiera, ma sono riuscito comunque a ripartire. Pensavo che prima o poi mi avrebbero lasciato andare, dato che era una corsa da cinque chilometri.
Ma non l’hanno lasciata andare.
No, anzi. Arrivato a destinazione sono sceso per aprire il bagagliaio e far scendere le clienti, ma sono stato aggredito alle spalle: prima tre pugni, poi uno spintone che mi ha fatto cadere a terra e infine calci. Mi sono rialzato, gli ho detto “ma sei impazzito”. Ho preso il cellulare e ho chiamato i 112. Sono riuscito anche a scattare alcune foto all’uomo che mi aveva colpito e alla sua auto, ma quando se n’è accorto me lo ha preso e mi ha dato un’altra scarica di botte.
Mi diceva: “Non ti ammazzo solo perché potresti essere mio padre”. Mi ha preso per la gola e mi ha portato davanti al parabrezza della sua macchina, dove aveva la telecamera. Gridava: “Dì che è colpa tua, infame”, mentre le clienti avevano ripreso i loro trolley ed erano sparite.
Come ha fatto a uscire da quella situazione?
Quando mi ha buttato a terra una seconda volta sono arrivate le Volanti della polizia. Gli agenti hanno ripreso il mio cellulare e, dopo avergli mostrato i miei documenti, gli ho raccontato quello che era successo. Intanto era arrivata anche un’ambulanza. Mi hanno medicato e accompagnato all’ospedale San Raffaele.
Quali conseguenze ha riportato?
Ho rimediato contusioni al naso e alla bocca e due costole rotte. In tutto una prognosi di 30 giorni.
Conosceva i suoi aggressori o li aveva già incrociati in passato?
No, mai visti in vita mia. Mi hanno inseguito in due, ma solo uno mi ha aggredito. L’altro è rimasto nella sua auto.
È stata la prima aggressione che ha subito o ce ne sono state altre in passato?
Lavoro per Uber ormai da due anni e mezzo e le minacce verbali ci sono sempre state. Ne ho subite anche quando lavoravo come
autista privato per un amministratore delegato di una grossa azienda di Milano, minacce e strattonamenti. Di sicuro però questo è stato l’episodio più grave che mi sia mai capitato. Ogni giorno è una guerra, soprattutto in alcune zone della città.
Per esempio?
Alla Stazione Centrale è stato allestito un parcheggio dedicato a noi autisti Uber per evitare contatti con i tassisti. E per lo stesso motivo in zona Duomo la ricezione è stata spostata in via Orefici. Per non parlare poi dello stadio, è meglio stare lontani da lì. Ti arrivano sassate anche quando stai solo aspettando un cliente. È pericoloso anche all’aeroporto di Linate, ma più di tutti davanti alle discoteche.
L’azienda per cui lavora ha preso una posizione davanti all’aggressione che ha subito?
Per il momento non c’è stata alcuna presa di posizione, ma forse è solo presto.
(da agenzie)

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