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“VANNACCI DICE CHE DOUALLA HA PIU’ ATTENZIONI DI ME? E’ PICCOLA, LA PELLE NON C’ENTRA”: ERIKA SARACENI, ORO UNDER20 NEL SALTO TRIPLO, NON CI STA A FARSI STRUMENTALIZZARE DAL LEGHISTA

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

“KELLY SI MERITA PIU’ ATTENZIONI DI ME” (E VANNACCI HA PERSO L’OCCASIONE PER STARE ZITTO)

La campionessa di atletica Erika Giorgia Anoeta Saraceni, 19enne milanese, replica all’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci che ha parlato di razzismo al contrario verso la sportiva, vincitrice europea Under20 nel salto triplo, il cui titolo non sarebbe esploso sui media a differenza della collega Doualla.
Intervistata da Mattia Chiusano per Repubblica, Saraceni dichiara: «Kelly Doualla si merita più attenzione di me perché fa i 100 metri, la gara regina delle Olimpiadi. Non c’entra il colore della pelle. E poi “la Kelly” ha quindici anni, è così piccola…».
Una famiglia per l’atletica
«Mamma si dimenticò di mettere la virgola all’anagrafe, per questo da allora escono fuori tutti i miei nomi. Ma mi piacciono, soprattutto il terzo: nello stadio di Anoeta, a San Sebastián, i miei si innamorarono a un Mondiale Master. L’atletica è dentro di me, ne sono innamorata da prima di nascere», racconta Saraceni. Suo padre, Enrico detto “Cobra” fu convocato da atleta Master nella 4×400 di Coppa Europa.
«Veramente i miei si sono separati prima che nascessi. Di mio padre ho visto video di qualche gara, quando si trasferì in Abruzzo non ci sono state molte occasioni per conoscersi. Ci ha uniti l’atletica, ho cominciato a chiedergli molti consigli. Mia madre Rosa invece c’è sempre stata, faceva i 400 metri e per un certo periodo è stata mia allenatrice. Durante i Giochi di Tokyo – ero così carica di adrenalina per la vittoria di Jacobs che i 100 metri avrei potuto farli io – dissi a mia madre: “Un giorno vedrai tua figlia in tv che salta”. Mi ha cresciuta benissimo, grazie a lei non ho sofferto la separazione. Ha fatto molti sacrifici per me».
Il sogno dei mondiali di Tokyo
«Nella Milano dove rimarrò, anche se mi hanno fatto offerte da Kansas State, Oregon University, Louisiana, UCLA: qui ho trovato un equilibrio e non voglio rovinare tutto», spiega la giovane. E ha un sogno: «Io e il mio fidanzato Simone Bertelli, oro europeo Under 23 nell’asta, siamo entrambi nel ranking dei Mondiali. Sarebbe bello ritrovarsi insieme a Tokyo». Mondiali, in programma dal 13 al 21 settembre, a cui Doualla ha scelto di non correre per i 4×100.
(da agenzie)

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“ARRIVANO A TORSO NUDO SENZA MAGLIONE E CHIEDONO PROSCIUTTO E MELONE E DOCCIA CALDA”

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

LE RICHIESTE ASSURDE DEI TURISTI IN MONTAGNA: MOLTI IMBECILLI SI AVVENTURANO SENZA EQUIPAGGIAMENTO E CONOSCENZA DEI LUOGHI E POI SI PERDONO

Puoi conoscere ogni sentiero a memoria, aver passato la vita tra creste e vallate, e poi perdere la vita per un inciampo o una pietra caduta dall’alto. Allo stesso tempo, c’è chi sale a un rifugio in
pantaloncini chiedendo “prosciutto e melone” o chi, a metà strada e senza fiato, telefona per farsi riportare a valle in elicottero.
La montagna non fa sconti, e può scegliere le sue vittime tra alpinisti navigati e visitatori inesperti. Negli ultimi anni, sulle cime è arrivata una folla nuova, attratta dal fascino dell’alta quota ma non sempre consapevole dei rischi. «Da allora la quantità di gente se non è raddoppiata poco ci manca — racconta Paolo Valoti, past president del Cai di Bergamo, al Corriere della Sera —. Durante il Covid si cercavano spazi aperti e distanze, così tanti si sono avvicinati alla montagna, giovani ma non solo. Oggi arrivano turisti, escursionisti, skyrunner. Domenica sul sentiero delle Orobie ho incontrato persone che per la prima volta erano a 2.500 metri».
I turisti impreparati
Molti, però, si avventurano senza equipaggiamento o conoscenza adeguata, a volte solo attratti dal fatto di aver visto una foto di un tal posto sui social. «L’altro giorno nella Valle del Salto c’era un ponte di neve alto tre metri. Sapevo che non andava attraversato. Poco distante c’era gente vestita in modo tale che capivi subito che non era esperta: e se ci fossero passati sopra?», aggiunge Valoti. «La scoperta è bella, ma va fatta con consapevolezza». Per il Soccorso alpino, la disinformazione è un problema crescente. «C’è gente che non pianifica né il percorso né l’attrezzatura — spiega Damiano Carrara, delegato provinciale —. Vede una foto sui social, crede che arrivarci sia facile e parte, senza sapere quanta preparazione serva per chi quella foto l’ha
scattata». Il risultato, spesso, è un intervento di salvataggio: «Abbiamo soccorso 40 persone nella Valle dei Mulini che non avevano idea delle difficoltà del tragitto, tra torrenti da guadare e dislivelli. Una si è ferita, ma abbiamo dovuto riaccompagnare anche gli altri».
Il rischio di sottovalutare difficoltà e condizioni
Scarpe inadatte, abbigliamento leggero, nessuna protezione contro freddo e pioggia. «Segui le suggestioni dei social e pensi sia solo una passeggiata al fresco — osserva Dario Nisoli, presidente del Cai —. Ma basta una storta o un temporale e i problemi iniziano. Molti chiedono aiuto e non sanno nemmeno dove si trovano». I consigli? «Scarpe da trekking, acqua, protezione da pioggia e freddo, sentieri alla propria portata, imparando gradualmente. E usare app con mappe e geolocalizzazione».
Le richieste assurde ai rifugi
Chi lavora in quota ha visto di tutto. «Domenica mi hanno chiesto prosciutto e melone, credevano di essere al lago — racconta al Corriere della Sera Fabrizio Gonella, da 16 anni al rifugio Coca —. In agosto c’è tanta gente, e qualcuno pretende la doccia calda, ma qui il boiler serve per lavare piatti e vestiti». Stesso copione al rifugio Nani: «Arrivano a torso nudo e senza maglione, poi capiscono che a 2.300 metri fa freddo. A uno ho chiesto: dove hai i pantaloni lunghi? “A casa”, mi ha risposto», racconta il gestore Francesco Tagliaferri, 79 anni. «Non posso fare prediche, ma certa gente non so cosa abbia in testa».
(da agenzie)

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CONDANNATI E RIENTRATI: CHI SONO I RIABILITATI PIU’ INFLUENTI DELLA POLITICA

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

TOTI, FORMIGONI, CUFFARO SONO TORNATI DOPO LE SENTENZE DEFINITIVE… LA QUESTIONE MORALE IN ITALIA E’ UNA VARIABILE ININFLUENTE

In Italia vige il rientro del politico. Non c’è condanna che possa ostacolare l’eterno ritorno di protagonisti usciti malconci da una
qualche inchiesta. La perdonanza del reo è e rimane un elemento che contrasta, come in una sindrome bipolare, con la furia giustizialista. Vero è che la riabilitazione è un istituto giuridico riconosciuto, oltre che il fine del castigo. Ma pochi si aspettavano che, per esempio, l’ex presidente della Liguria, il forzista Giovanni Toti, tornasse in scena così rapidamente dopo la condanna a due anni e tre mesi di reclusione per il reato di asservimento della funzione. L’indagine avviata dalla Procura genovese nel maggio 2024 lo ha portato a dimettersi dalla carica oggi occupata da Marco Bucci, ex sindaco del capoluogo e protégé del medesimo Toti che sta scontando la pena convertita in 1.620 ore di lavori socialmente utili presso la Lilt, la lega italiana per la lotta ai tumori. In un primo tempo, l’ex giornalista Mediaset ed esponente di Noi moderati aveva chiesto di fare il testimonial per il Parco Regionale di Montemarcello-Magra-Vara.
Dopo avere annunciato il suo addio alla politica, Toti è la figura centrale di Philia associates, società di comunicazione, e non solo, costituita a fine febbraio con sede principale a pochi passi dal palazzo di giustizia di Milano e uffici a Genova. Philia offre servizi di consulenza strategica fra i quali «l’accreditamento e l’accompagnamento nel dialogo con i decisori pubblici di ogni livello», «l’analisi del quadro legislativo, amministrativo e di contesto» e la «gestione delle emergenze».
Il raggio d’azione è ampio. Ma fra i partecipanti ci sono uomini navigati come Paolo Romani, imprenditore delle tv private, ex senatore forzista, sottosegretario alle comunicazioni e ministro
nei governi di Silvio Berlusconi, Paolo Liguori, ex del Sabato (settimanale dell’area Comunione e liberazione), di Italia 1 e di Tgcom, e l’ex deputato azzurro Andrea Ruggieri, già responsabile dei rapporti con le tv per conto del Cavaliere. L’unica donna in squadra è Jessica Nicolini, figlia dell’ex calciatore sampdoriano Enrico e portavoce di Toti presidente della regione Liguria.
Philia è controllata da Cristiano Lavaggi, tributarista ed ex della multiutility Iren, dallo chef Marco Visciola, dal consulente finanziario spezzino Lorenzo Smerieri e dal wedding & location manager Sergio Barile che segue la parte eventi.
Per adesso l’occasione più significativa risale al 12 giugno e riguarda Janua Algor, azienda della logistica che ha inaugurato il polo del freddo a Genova Voltri alla presenza di Silvia Salis. La neosindaca di centrosinistra guida la giunta di palazzo Tursi proprio a seguito della tempesta giudiziaria del maggio 2024.
Non distante dall’area berlusconiana, benché sia sceso in campo ben prima del fondatore di Fininvest, c’è Roberto Formigoni, 78 anni, mente politica di Comunione e liberazione. Riabilitato dopo la condanna definitiva per corruzione a cinque anni e dieci mesi nel febbraio 2019, l’ex deputato andreottiano e presidente della giunta lombarda dal 1995 al 2013, ha formalizzato il 10 luglio la costituzione del movimento “Per un’Italia migliore” (Pim) insieme ad altri 28 soci che lo hanno nominato presidente onorario.
Il tempismo della nuova creatura è rimarchevole sia perché sono passati cinquant’anni dalla nascita del Movimento popolare,
braccio politico di Cl con il Celeste tra i fondatori, sia perché nella Milano di don Giussani è di nuovo tempo di inchieste. Fra gli indagati non mancano i professionisti che fanno riferimento al mondo della Compagnia delle opere (Cdo), braccio imprenditoriale della galassia ciellina.
Uno è l’imprenditore Federico Pella, architetto e senior partner della società di progettazione J+S, arrestato dal gip milanese il 31 luglio insieme all’immobiliarista Manfredi Catella e all’ex assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. Secondo Repubblica, Pella è nipote di uno dei “memores domini” che vivevano con Formigoni nella casa comunitaria nel quartiere di piazza Maciachini. Della stessa area è Giovanni Oggioni, ex dirigente del dipartimento urbanistica del Comune messo agli arresti in marzo per corruzione e falso. Dall’assessorato all’urbanistica di Milano sono passati altri due esponenti del mondo ciellino come Maurizio Lupi (giunta Albertini), in seguito ministro delle infrastrutture e fondatore di noi moderati insieme a Toti, e Carlo Masseroli nella giunta Moratti che vedeva l’attuale sindaco Giuseppe Sala nel ruolo di city manager.
Formigoni ha precisato in modo abbastanza pleonastico che il nuovo movimento è schierato nell’area del centrodestra ma mira a conquistare spazio fra gli astenuti e a sinistra. Pim può contare su una base di 700mila piccole e medie imprese grazie alla presenza dell’Efei, l’ente nazionale della formazione, e dell’Esaarco, la confederazione degli operatori di agricoltura, artigianato e commercio. «In molti a Milano hanno cominciato a
contattarmi», ha rivelato Formigoni che potrebbe tornare a essere un fattore se alle prossime elezioni comunali si candidasse Lupi, come si dice.
Intanto, a quasi 1500 chilometri dal capoluogo lombardo, il principe dei rientrati fa uso intensivo della sua riabilitazione per muovere le acque abitualmente agitate della Regione siciliana. Il suo nome è Salvatore Cuffaro, detto Totò, ex presidente della giunta condannato a sette anni, di cui quattro trascorsi in carcere, per favoreggiamento aggravato dell’assessore alla sanità Domenico Miceli e del chirurgo Giuseppe Guttadauro, fratello del cognato di Matteo Messina Denaro e capomandamento di Cosa nostra. Fedele al simbolo della Democrazia cristiana, di cui è segretario nazionale e commissario regionale, Cuffaro si divide fra l’attività di agricoltore, il volontariato da medico in Burundi e le perpetue liti con altri ex dc dal carattere meno conciliante del suo, come per esempio Raffaele Lombardo, psichiatra e successore di Cuffaro alla presidenza regionale nel 2008, abbandonata anzitempo dopo il rinvio a giudizio per corruzione e voto di scambio concluso con un’assoluzione. Fra i due si segnala una polemica cifrata a base di detti siculi: il “nenti fari ca nenti si sapi” di Cuffaro contro “a megghiu parola è chidda ca nun si dici” di Lombardo, accusato di avere affondato con i suoi franchi tiratori la riforma dei consorzi di bonifica.
Cuffaro ha aperto vari fronti a Roma, dove spesso si mostra in un noto albergo di via Cavour, anche se il suo consenso è radicato in Sicilia. Alla festa catanese della Lega di Matteo Salvini, lo scorso il 17 luglio, “Vasa Vasa” è stato acclamato molto più
dell’attuale presidente Renato Schifani. Con l’area berlusconiana il riferimento è il coordinatore di Noi moderati, l’avvocato palermitano Saverio Romano. Lupi, presidente del partito ed ex democristiano, ha mostrato grande disponibilità verso il neo-dc che ha aperto bottega anche in Calabria e dice di avere a disposizione fra 140 e 250 mila voti. Non può usarli lui, al momento. In base alla legge Spazzacorrotti varata nel 2019 dal governo gialloverde di Giuseppe Conte, Cuffaro è incandidabile per sette anni dopo la riabilitazione, ottenuta dal tribunale di sorveglianza di Palermo a febbraio del 2023. A parte che le leggi si possono cambiare, sono quattro anni e mezzo di attesa. Passano presto.
(da lespresso.it)

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MONOPOLI: CHIEDE AL GESTORE DEL LIDO DI POTER PORTARE UN PANINO PER IL FIGLIO CILIACO MA LUI PONE UNA SERIE ASSURDA DI CONDIZIONI

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

AVREBBE DOVUTO MANGIARE IL PANINO IN UN POSTO DOVE NON FOSSE VISIBILE AGLI ALTRI… NON SOLO UN ATTO ILLECITO, MA ANCHE UMILIANTE…MA COSA ASPETTANO LE AUTORITA’ A METTERE I SIGILLI A CHI NON RISPETTA LA LEGGE?

Rispetto ai prezzi che i gestori dei lidi sparano durante la settimana di Ferragosto, quelli del lido Marzà di Monopoli sembravano un affare. L’unico problema per Maria sono i due figlioletti, in particolare quello con una intolleranza alimentare certificata al glutine. La richiesta al proprietario è semplice: «Posso portare un panino per i miei figli come merenda?». La risposta è intransigente: «In via del tutto eccezionale può portare il panino, ma solo per il bambino con l’intolleranza». Non solo. Portarsi la merenda da casa è evidentemente inaccettabile per il gestore che vuole che il tutto sia fatto in maniera assolutamente segreta e lontana da sguardi indiscreti: «Quando viene qua vediamo dove farla mettere».
La concessione straordinaria per il bimbo celiaco: «È una cortesia»
Maria, come ha raccontato a Repubblica Bari, prova a insistere: «Sono solo due panini per due bambini, è assurdo impedire al fratellino senza intolleranze di mangiare la stessa merenda». Ma non c’è niente da fare, neanche quelle parole fanno breccia: «Per l’altro no, assolutamente no. Le sto facendo una cortesia solo per il celiaco». La donna ribatte nuovamente, ricordando come il regolamento regionale permetta alle persone di portarsi negli stabilimenti cibo e bevande a uso strettamente personale. A
maggior ragione se ci sono specifiche esigenze alimentari.
La rabbia del gestore: «Questa è proprietà privata»
Il proprietario, a questo punto, reagisce violentemente: «Mi ha detto di non avvicinarmi, mi ha aggredita verbalmente», racconta Maria. «Ha sostenuto che quella era proprietà privata. Ho provato a fargli capire che la realtà era ben diversa ma non ha voluto sentire ragioni. Mi è sembrato assurdo, umiliante». Insomma, il prezzo di 60 euro per due lettini e il parcheggio – teneva anche conto dell’obbligo di consumare cibo all’interno dello stesso lido: «Ho capito che, senza la consumazione, saremmo stati spennati con il pasto obbligatorio all’interno del lido. Sembrava di dover contrattare un permesso. È inaccettabile che a un genitore venga chiesto di scegliere quale dei suoi figli può mangiare».
(da agenzie)

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“FRATELLI D’ITALIA HA DIRITTO A INDICARE IL CANDIDATO IN VENETO”: FLAVIO TOSI, EX SINDACO LEGHISTA DI VERONA E ORA DEPUTATO DI FORZA ITALIA (E ARCINEMICO DI LUCA ZAIA), MINIMIZZA L’APPORTO DI UN’EVENTUALE LISTA DEL “DOGE”

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

“IL CENTRODESTRA UNITO STRAVINCE ANCHE SENZA. I TRE PARTITI INSIEME CUBANO QUASI IL 60%. IN VENETO IL CENTRODESTRA HA SEMPRE VINTO. LA LEGA NON CORRERÀ MAI DA SOLA. SE SUCCEDESSE, VA GIÙ IL GOVERNO”… “NESSUNO HA DIRITTI PARTICOLARI RISPETTO A UNA PARTE DEL TERRITORIO. CI DEVE ESSERE UN CRITERIO E IN VENETO FDI È IL PRIMO PARTITO…”

«Il Veneto alla Lega? Non c’è logica. Non c’è un criterio». Flavio Tosi, già sindaco di Verona per la Lega, oggi è deputato e segretario di Forza Italia in Veneto: ed è il più convinto nemico dell’ipotesi che la Regione resti alla Lega.
Eppure, circolano già dei nomi.
«Se è per quello, da Forza Italia Antonio Tajani ha proposto il mio nome. Poi, però, bisogna vedere il più indicato. E io, pur essendo di FI, riconosco pienamente il diritto di FdI a indicare il candidato: non ha un governatore in tutto il nord e il suo miglior risultato nazionale lo ottiene proprio qui. Insomma: se uno deve dire chi ha più titolo, a me pare chiaro».
Non c’è una specificità veneta di cui tenere conto?
«Non lo so. So che prima di Luca Zaia, c’era Galan di Forza Italia. E prima ancora, la Dc.
Lo stesso vale per la Lombardia e il Piemonte: prima della Lega c’era Forza Italia».
Insomma, governa chi ha i numeri?
«A me sembra ovvio. Nessuno ha diritti particolari rispetto a una parte del territorio».
Fu Silvio Berlusconi a riconoscere a Umberto Bossi Lombardia e Veneto. Giorgia Meloni, da federatrice, non potrebbe seguire una strada del genere?
«Certo. Però ci deve essere un criterio. Un criterio che valga per questa elezione e per la prossima. Anche per rispetto nei confronti degli elettori»
Il suo pronostico?
«A rigor di logica, le ho detto: in Veneto, Fdi è il primo partito nella sua prima regione per consenso. Possono esserci altre ipotesi, certo. Ma è chiaro che FdI vorrà la guida in Lombardia. Da qualche parte una compensazione deve pur esserci. Anche se nel 2028…».
Luca Zaia ieri si è rivolto a Giorgia Meloni, «brava direttrice di orchestra». Il governatore, e la Lega, puntano a una lista con il suo nome, anche se lui non può essere candidato.
«Partirei da un dato. Il centrodestra unito stravince anche senza la lista Zaia. I tre partiti insieme cubano quasi il 60%. In Veneto il centrodestra ha sempre vinto. Sempre».
Zaia osserva che occorre un mandato più forte, quello che si potrebbe ottenere superando il 60%.
«Lui dice che la sua lista fa il 45%. Se il centrodestra facesse il 70, vorrebbe dire che la lista Zaia ha svuotato il centrodestra».
Dice anche che la maggioranza sarebbe solo di 30 consiglieri contro 20. Mentre oggi è 44 su 50.
«È cosa da far tremare i polsi? Tutti hanno sempre governato 30 contro 20. Anche Zaia, prima dell’ultimo mandato».
È possibile che la Lega corra da sola?
«Non accadrà mai. Se succedesse, va va giù anche il governo»

(da Corriere della Sera)

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MASSIMO CASANOVA, PATRON DEL PAPEETE, LO STABILIMENTO BALNEARE PREFERITO DAL SEGRETARIO DELLA LEGA, SBERTUCCIA IL GOVERNO SUL CROLLO DELLE PRESENZE IN SPIAGGIA: “IL CETO MEDIO È ALLO STREMO. TUTTO CRESCE TRANNE GLI STIPENDI, E LA GENTE NON VA IN VACANZA”

Agosto 13th, 2025 Riccardo Fucile

“EPPURE I GOVERNANTI DOVREBBERO FAR STAR BENE GLI ITALIANI, NON AFFAMARLI. ALTRIMENTI UNA DELLE CONSEGUENZE È CHE LA GENTE FRENA I CONSUMI. E MAGARI VA ALL’ESTERO IN VACANZA, PERCHÉ COSTA MENO”

“Il problema non sono i rincari, il problema è a monte: le famiglie non ce la fanno più”. Massimo Casanova, patron del Papeete – notissimo stabilimento balneare di Milano Marittima, simbolo del turismo balneare in Romagna, che ha dato anche il nome alla crisi che portò alla fine del governo Conte I – risponde a HuffPost dalla Puglia.
“Non sono più europarlamentare (della Lega, ndr) – ci racconta – ma rapporti in giro per l’Italia ne ho tanti e posso dire che il ceto medio è allo stremo. Le famiglie sono in grande difficoltà. Tutto cresce tranne gli stipendi. E le difficoltà delle partite Iva non sono da meno. Negli anni scorsi sono state massacrate. Per loro l’attuale governo ha fatto l’impossibile, ma forse ancora non basta”.
Le difficoltà di cui parla impediscono alle famiglie di andare in vacanza? Dal suo osservatorio privilegiato cosa vede?
Il punto è che i governi hanno rotto il salvadanaio a forma di porcellino che c’era nelle case degli italiani. Hanno eroso i risparmi. Eppure i governanti dovrebbero far star bene gli italiani, non affamarli. Altrimenti una delle conseguenze è che la gente frena i consumi. E magari va all’estero in vacanza, perché costa meno. E questo è un problema anche per le attività del settore, perché si devono mantenere. Devono far quadrare i conti.
E quindi, lamentano i consumatori, alzano i prezzi.
Secondo me non è tanto questo il punto. Certamente qualche stabilimento balneare li avrà anche alzati, ma chi è del settore sa benissimo che la concorrenza è talmente ampia che aumentare i prezzi non paga. Il vero tema è che la gente non va in vacanza: abbiamo cali che vanno dal 10% al 30%. E questo dovrebbe far riflettere la politica
Da cosa partirebbe?
Perché non provare a dare un aiuto alle famiglie, affinché riescano ad andare in ferie? Ci vorrebbe, insomma, un piano per far andare in vacanza anche chi è economicamente più debole. Certo, questo governo ha già fatto degli interventi, ma come stiamo vedendo non basta, forse ne servono altri.
Ha in mente altri progetti per risanare il turismo?
Un piano di aiuto al turismo, che ha subito una gran botta, dai tempi del Covid. Servirebbe un grande progetto di ristrutturazione delle infrastrutture turistiche. C’è tanto da fare. Altrimenti, se cala la domanda ne risente la qualità dell’offerta. Il rischio è trovarsi tra 15 anni con alberghi vecchi. Così si va fuori mercato. E già, in parte, lo siamo.
Ha provato a parlarne con i ministri competenti?
Il ministero del Turismo non è nostro, non è della Lega. Non mi è capitato di parlarne con la ministra Daniela Santanché, ma queste cose le dovrebbe sapere.
E la sua Romagna?
Soffre anche lei. E se soffre la Romagna, che dà una grande quantità di servizi, a prezzi contenuti, figuriamoci gli altri territori.

(da Huffingtonpost)

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