Destra di Popolo.net

TRA I REPUBBLICANI C’E’ ANCORA QUALCUNO CHE DIFENDE LA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE: QUATTRO DEPUTATI DEL “GRAND OLD PARTY” VOTANO CONTRO LA CENSURA NEI CONFRONTI DELLA DEPUTATA ILHAN OMAR, DEMOCRATICA, CHE HA CONDIVISO UN VIDEO IN CUI VENIVA SBERTUCCIATO CHARLIE KIRK

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

NEL FILMATO, IL 31ENNE VIENE DEFINITO “UN ESSERE RIPROVEVOLE” : “A QUESTE PERSONE NON IMPORTA UN CAZZO DI KIRK, STANNO SOLO USANDO LA SUA MORTE PER PORTARE AVANTI LA LORO AGENDA CRISTO-FASCISTA”

Con il sostegno di quattro deputati repubblicani, i democratici hanno respinto un tentativo del Gran Old Party di censurare la deputata Ilhan Omar per aver condiviso un video sui social di un altro utente che denigrava il defunto attivista conservatore Charlie Kirk.
Con un voto di 214 a 213, i parlamentari della Camera hanno respinto la proposta della deputata Nancy Mace, secondo la quale le azioni di Omar “sono riprovevoli e minano la dignità” della Camera. Quattro repubblicani si sono uniti ai democratici contro la mozione. Venerdì Omar aveva condiviso un video sui social di un altro utente che definiva Kirk un “essere umano riprovevole” e criticava la reazione della destra alla sua morte.
“Non fatevi ingannare, a queste persone non importa un c… di Charlie Kirk, stanno solo usando la sua morte per portare avanti la loro agenda cristo-fascista”, diceva il video. La risoluzione di censura citava anche un’intervista di giovedì in cui Omar aveva dichiarato che le persone che descrivevano Kirk come qualcuno che “voleva soltanto avere un dibattito civile” erano “piene di m…” Nell’intervista Omar aveva criticato le affermazioni di Kirk sulla schiavitù e sulla violenza armata.
(da agenzie)

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IL POPOLO Di VANNACCI E’ PRONTO A “VANNACCIZZARE” IL SACRO PRATONE: I 3500 MILITANTI DEL “CERVELLO AL CONTRARIO” ATTESI AL RADUNO DELLA LEGA

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

SI TEMONO CONTESTAZIONI NEI CONFRONTI DELL’EX PARÀ DOPO LE BORDATE DELLA VECCHIA GUARDIA DEL CARROCCIO: DAL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA ATTILIO FONTANA, AL VICEPRESIDENTE DEL SENATO GIAN MARCO CENTINAIO, FINO AL CAPOGRUPPO DI PALAZZO MADAMA E MASSIMILIANO ROMEO, SONO ENTRATI TUTTI IN ROTTA CON IL MILITARE ELOGIATO DA SALVINI

La trattativa è finita. I vannacciani potranno invadere il pratone di Pontida. Già sabato pomeriggio, quando il generale prenderà la parola di fronte ai giovani della Lega, e poi di nuovo domenica, dal palco principale, Roberto Vannacci vedrà di fronte a sé militanti con la spilla di Alberto da Giussano e altri con la spilla della Decima Mas, ragazzi con le bandiere della Padania e suoi fedelissimi con lo slogan «Vannacci, make Pontida great again» su felpe e magliette.
Sarà il primo tentativo, insomma, di mescolare identità diverse e fondere insieme i due mondi.
I fedelissimi del generale sono più di 3500, tutti iscritti all’associazione Mondo al contrario e ai suoi 155 circoli, i “team Vannacci”, sparsi per l’Italia. E quando hanno saputo che il generale avrebbe parlato per due giorni di fila al raduno annuale della Lega, hanno iniziato a organizzarsi. «Dove va Vannacci, andiamo anche noi. Se Vannacci è a Pontida, i “team” vanno a Pontida», dice entusiasta Claudiu Stanasel, consigliere comunale della Lega a Prato e membro dell’associazione Mondo al Contrario. Hanno però dovuto chiedere il permesso a via Bellerio, prima di iniziare a prendere i biglietti dei pullman e dei treni.
«Perché comunque siamo ospiti in casa altrui», spiegano dal direttivo dell’associazione. L’uomo che ha lavorato per ottenere il via libera è stato Massimiliano Simoni, candidato alle Regionali in Toscana con la Lega, assistente del generale a Bruxelles e suo portavoce nell’associazione Mondo al contrario. Ormai – raccontano – Simoni fa le veci di Vannacci prendendo la parola persino ai Federali della Lega. Un altro uomo del Carroccio, ma con la tessera del Mondo al contrario. Un ibrido. Un leghista vannaccizzato.
Per molti, soprattutto al Nord, questo genere di metamorfosi viene considerato un’aberrazione. I nomi scesi in campo contro Vannacci nelle ultime settimane sono pesanti: il governatore della Lombardia Attilio Fontana, il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, il capogruppo di Palazzo Madama e segretario della Lega lombarda Massimiliano Romeo.
Si teme che possano esserci momenti di freddezza, quasi di ostilità nei confronti del generale e dei suoi militanti. Come se la Lega, nel cuore della Padania, potesse offrire la prima plastica spaccatura.
Quasi un primo avviso di quel che potrebbe accadere in futuro, qualora il potere del generale dovesse uscire dai confini toscani.
Domenica, oltre a Vannacci e a Matteo Salvini, saliranno sul palco il leader spagnolo di Vox, Santiago Abascal, e il senatore brasiliano Flávio Bolsonaro, figlio dell’ex presidente Jair (che pochi giorni fa è stato condannato a 27 anni di carcere per un tentativo di colpo di Stato). L’ospite d’onore, però, sarà Jordan Bardella, che in Francia guida il Rassemblement National.
Lui e Vannacci, sul palco insieme, nonostante sia stato proprio iRN di Bardella, dopo le Europee, ad aver bloccato la nomina di Vannacci a vice-presidente del gruppo dei Patrioti. Non erano piaciute le frasi del generale sugli omosessuali. In un certo senso, Bardella, è stato il primo oppositore della vannaccizzazione.
(da agenzie)

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LA DEMOCRAZIA DI TRUMP: “IL 97% DELLE RETI TV E’ CONTRO DI ME, LA LORO LICENZA ANDREBBE REVOCATA”

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

IL DELIRIO DI UN FOLLE CHE VUOLE IL POTERE ASSOLUTO

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ribadito la sua posizione critica nei confronti delle reti televisive che considera ostili, minacciando la revoca delle licenze per quelle che afferma essere «contro di lui». In una recente dichiarazione, infatti, Trump ha sostenuto di aver letto che le reti televisive sono contrarie a lui nel 97% dei casi, nonostante abbia vinto facilmente negli swing states nel 2024, cioè gli “Stati indecisi”, quelli con nessun candidato o partito che goda di un sostegno storico tale da assicurare i punti dello Stato stesso nel collegio elettorale. «Mi danno solo cattiva stampa. Eppure hanno una licenza», ha affermato Trump, aggiungendo: «Penso che forse la loro licenza dovrebbe essere revocata».
Le dichiarazioni su Charlie Kirk
La minaccia di Trump arriva in un momento di particolare tensione tra il presidente e i media, con accuse di “fake news” e giornalismo fazioso. La sospensione del programma Jimmy Kimmel Live! su Abc – avvenuta mercoledì 17 settembre – a causa delle dichiarazioni del conduttore sull’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk ha ulteriormente acceso gli animi. Kirk è stato assassinato da un proiettile durante un
comizio alla Utah Valley University il 10 settembre scorso.
A chi spetta la decisione delle licenze
La decisione sulla concessione delle licenze, secondo Trump, spetterebbe a Brendan Carr, il presidente della Federal Communications Commission (Fcc). Una persona che il tycoon ha definito «un patriota eccezionale». Non è la prima volta che Trump attacca le reti televisive. Ad agosto, aveva già minacciato di revocare le licenze per Abc e Nbc, definendole «due delle peggiori e più faziose reti della storia» e accusandole di trasmettere il 97% di storie negative su di lui. Tuttavia, gli esperti sottolineano che la Fcc non concede licenze direttamente alle reti nazionali, ma alle loro affiliate locali, rendendo difficile l’applicazione di tale misura. Inoltre, revocare una licenza per contenuto giornalistico sarebbe altamente controverso e probabilmente violerebbe il Primo Emendamento della Costituzione Usa, che protegge la libertà di espressione, parole e stampa.
(da agenzie)

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DIETRO VOX IN SPAGNA “UNA TRUFFA PIRAMIDALE CON STRUTTURA DA SETTA”: LE RIVELAZIONI DELL’EX PORTAVOCE CONTRO ABASCAL

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

DIETRO VOX IN SPAGNA “UNA TRUFFA PIRAMIDALE CON STRUTTURA DA SETTA”: LE RIVELAZIONI DELL’EX PORTAVOCE CONTRO ABASCAL
UNA RAFFICA DI ACCUSE TERREMOTANO I SOVRANISTI SPAGNOLI: DALLE MOLESTIE AI MALTRATTAMENTI DEI COLLABORATORI, DAL DIROTTAMENTO DI DENARO PUBBLICO ALL’ARRICCHIMENTO DEL CAPO DI VOX

Il partito di estrema destra Vox è scosso da un vero terremoto politico alle Baleari. L’ex portavoce del gruppo parlamentare regionale, Idoia Ribas, ha accusato la leadership nazionale di Santiago Abascal di gestire il movimento come «una truffa piramidale con struttura da setta».
In conferenza stampa, Ribas ha denunciato che il partito avrebbe dirottato «ingenti quantità di denaro pubblico» destinato all’attività parlamentare locale verso la Fondazione Disenso, presieduta a vita dallo stesso Abascal. «L’interesse di Abascal non sono gli spagnoli, ma il denaro per arricchirsi attraverso la sua fondazione», ha dichiarato, spiegando di aver subito pressioni per trasferire somme consistenti: «ho anche subito attacchi, molestie e maltrattamenti».
Crisi interna e accuse di pratiche tossiche
La deputata, oggi indipendente, ha raccontato che all’inizio della legislatura i vertici di Vox avrebbero chiesto agli otto deputati eletti alle Baleari di versare il 10% delle risorse pubbliche del gruppo regionale al partito centrale, percentuale poi salita al 50% dopo le sue dimissioni.
Oltre alle questioni economiche, Ribas ha denunciato un clima di tensione e abusi interni. Ha parlato di «decine di funzionari costretti a lasciare il partito o espulsi» dopo episodi di maltrattamenti da parte del segretario generale Ignacio Garriga e di altri dirigenti. Secondo la ex portavoce, la dirigenza nazionale avrebbe messo in atto «pratiche tossiche» per destabilizzare il fronte locale e anticipare le elezioni. L’adesione di Vox al gruppo europeo Patrioti Europei, ha detto, colloca il partito accanto a formazioni «pro-aborto, filo-russi o difensori dei movimenti indipendentisti in Europa», tutte espressioni in contrasto con il progetto originario del partito
(da agenzie)

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SONDAGGIO IPSOS CALABRIA: OCCHIUTO 53,6%, TRIDICO 45.6%

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

IL GIUDIZIO SUL GOVERNATORE USCENTE: POSITIVO PER IL 48%, NEGATIVO PER IL 44%

I sondaggi di Ipsos illustrati da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera dicono che in Calabria Roberto Occhiuto è in vantaggio largo su Pasquale Tridico alle elezioni regionali. Mentre secondo gli elettori calabresi la priorità della campagna elettorale è la sanità (77%). L’altra grande emergenza è rappresentata dal lavoro: il 53% dei calabresi lo indica come prioritario. Infine, al terzo posto, troviamo i trasporti e delle infrastrutture locali (31%).
Il presidente uscente di centrodestra è giudicato positivamente dalla maggioranza relativa degli elettori (48%). Pur a fronte di una robusta minoranza (44%) che esprime invece opinioni critiche. L’apprezzamento di Occhiuto si manifesta molto elevato (62%) tra gli elettori indecisi. Al voto andrà sicuramente il 40% degli elettori, un ulteriore 12% lo ritiene probabile. La
maggioranza assoluta dei calabresi (il 53,6%) opta per Occhiuto, il 45,3% per Tridico, poco più dell’1% per il terzo candidato, Toscano.
Fratelli d’Italia è al 16,6%, Forza Italia al 16%. La Lega, che nelle elezioni precedenti aveva ottenuto l’8,3%, oggi è stimata al 3,6%. L’intero centrodestra è al 54,5%. Un punto in meno rispetto alle elezioni precedenti.
(da agenzie)

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EDIFICI SCOLASTICI: 71 CROLLI IN UN ANNO, RISCHIO AMIANTO

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

870 ISTITUTI SENZA RISCALDAMENTO IN EDIFICI VETUSTI

Sono 71 i crolli registrati nelle scuole fra settembre 2024 e settembre 2025, ancora in aumento rispetto al 2023/24 quando ne erano stati rilevati 69, il dato più elevato negli ultimi 8 anni. Un dato che, legato a quello degli infortuni occorsi nel 2024 agli studenti e certificati dall’Inail – 78.365, +7.463 rispetto all’anno precedente – mette in evidenza quanto ancora ci sia da fare sul fronte della sicurezza.
A sostenerlo è Cittadinanzattiva nel suo XXIII rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola”. Le cause per Cittadinanzattiva sono in gran parte legate alla vetustà degli edifici, visto che ben la metà di essi ha circa 60 anni e il 49% è stato costruito prima del 1976, antecedente quindi all’entrata in vigore della normativa antisismica.
I 71 casi di crollo sono stati 23 al Nord, 19 al Centro, 29 al Sud e nelle isole. E hanno hanno causato il ferimento di 19 persone: 9 studenti, 7 operai, 3 adulti. Sono ancora esposti all’amianto, nelle scuole, circa 356.900 studenti e 50.000 membri del personale (ma il dato risale al 2021). Ci sono 870 istituti senza riscaldamento.

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LA RUSSIA PUO’ ATTACCARE LA NATO E L’EUROPA? I SERVIZI SEGRETI ITALIANI DICONO DI NO

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

“AL MASSIMO PUO’ TENTARE COLPI DI MANO O METTERE NEL MIRINO LA MOLDAVA”… “A PUTIN MANCANO TECNOLOGIE, ARSENALIE UNA ECONOMIA IN CRESCITA”

Ma davvero la Russia può attaccare i paesi della Nato e dell’Unione Europea? Mentre i Volenterosi si preparano a varare l’Operazione Sentinella e il commissario Ue alla Difesa Andrius Kubilius dice che Vladimir Putin sta preparando un’invasione «entro 3-4 anni», i servizi segreti italiani sostengono il contrario. E c’è chi tra gli 007 sostiene di «non capire» su quali basi la Germania ritenga pronto l’attacco. Con annessa sfida all’Alleanza Atlantica. La forza militare russa si è vista in Ucraina. Dove anche con gli aiuti militari oggi Mosca si trova invischiata in una guerra di logoramento. Mentre la Nato ha capacità militari superiori rispetto a quelle ucraine.
Come in Crimea
La Stampa riporta oggi cosa si è detto nel giorno della presentazione della nuova rivista dei servizi segreti Gnosis. Ovvero che è difficile che Mosca possa scatenare un conflitto
diretto. «I russi potrebbero al più tentare qualche colpo di mano come in Crimea nel 2014», è il ragionamento. Una prospettiva totalmente diversa da un’invasione su larga scala e da una guerra convenzionale. Mentre quella dei droni in Polonia va vista più come una provocazione o un test sulla reazione della Nato, piuttosto che una sfida bellica. Proprio per questo l’alleanza intende rafforzare il fronte con l’Operazione Sentinella dell’Est. E al netto delle polemiche sugli “incidenti” come il missile polacco scambiato per drone russo in Polonia.
I prossimi candidati all’invasione
Putin potrebbe avere mire sulle terre di confine, è il ragionamento. Per esempio la Moldova, dove i russi si ritengono padroni e le istituzioni guardano a Ovest. I paesi baltici, che sono i più impauriti dalle possibili azioni della Russia, in realtà hanno l’ombrello della Nato. Colpire uno di quei paesi, e il discorso vale anche per scandinavi e polacchi, sarebbe «guerra vera».
Una guerra in cui l’organico militare vero e proprio conterebbe relativamente. Le guerre moderne si fanno con le tecnologie, gli arsenali e l’economia che cresce. Tre caratteristiche che oggi la Russia non ha. E la valutazione trova concordi anche gli ambienti militari.
Il vero pericolo
Mentre c’è chi ricorda ogni giorno quanto sia importante rafforzare la difesa, la stima del potenziale offensivo russo dice altro. Qualche mese fa, nella Relazione sulla sicurezza al Parlamento, il Dipartimento informazione e sicurezza parlava della Russia e della Cina come attori «capaci di porre in essere campagne coordinate, multi-vettoriali e sinergiche in grado di
sfruttare alcune caratteristiche strutturali e attaccare le debolezze sistemiche dei Paesi occidentali». È questo il vero pericolo: la minaccia ibrida. Su cui Mosca spende in intelligence, mezzi economici, cibernetici e diplomatici, e disinformazione organizzata.
700 mila soldati
Altro discorso riguarda il fronte ucraino. Dove Putin sostiene che siano oltre 700 mila i soldati. Mentre intanto Volodymyr Zelensky annuncia di aver incontrato i militari ucraini nella regione di Donetsk e – senza specificare in quale lasso di tempo – afferma che le forze di Kiev abbiano riconquistato 7 villaggi e 160 chilometri quadrati in questa zona del fronte. In particolare in quella di Dobropillia, dove il mese scorso la stessa Kiev aveva riferito di un’avanzata delle forze russe. Stando ai dati dell’Institute for the study of war, le forze d’invasione russe avrebbero invece occupato 594 kmq di territorio ucraino ad agosto.
Le difficoltà al fronte
Eppure, scrive Anna Zafesova ancora su La Stampa, la Russia è in difficoltà oggi al fronte. Anche se in Belarus le grandi manovre militari Zapad-2025 e Occidente-2025 vogliono impaurire i vicini a Ovest. Con tanto di zar in uniforme militare. Ma con l’assenza del capo dello Stato maggiore Valery Gerasimov. E la significativa presenza del generale Andrey Mordvichev, il comandante delle truppe di terra, considerato il nuovo favorito del presidente. «Se Putin deciderà infine di fare la guerra all’Europa, sarà con lui», dice al quotidiano il politologo Abbas Galyamov
Aiuti, sanzioni, garanzie
Mentre l’offensiva di terra in Ucraina è destinata a rallentare per l’arrivo dell’inverno, gli occidentali elaborano aiuti, sanzioni e garanzie in vista della tregua. E le esercitazioni Zapad hanno coinvolto la metà degli uomini di quelle precedenti: 100 mila secondo il Cremlino, forse addirittura 60 mila secondo altre fonti russe. Insomma, è il ragionamento, i toni e le scenografie minacciose di Mosca possono essere soltanto una manovra per intimidire gli europei. E ottenere dal tavolo negoziale di più di quello che si conquista al fronte.
(da Open)

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LA SFIDA DEI GIOVANI DI FDI AI SOVRANISTI SALVINIANI. E MELONI LI BENEDICE

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

IL RITORNO IN SOCIETA’ A UN ANNO DALLO SPUTTANAMENTO DELLA VIDEO-INCHIESTA DI FANPAGE

Fenix 2025, festa dei giovani di Fratelli d’Italia, laghetto dell’Eur, Roma. «La coincidenza con Pontida» è il dato che molti segnalano a bassa voce a chi ne deve scrivere, e allora avanti col gioco dei confronti.
Il Salvini-Meloni di domenica prossima è scontato, meno evidente ma potentissimo il duello a distanza del giorno prima, sabato, quando sul pratone leghista comincerà a sfilare il gotha del sovranismo europeo, Jordan Bardellà, l’avatar di Marine Le Pen, il leader di Vox Santiago Abascal, il figlio di Jair Bolsonaro (appena condannato a 27 anni per golpe) e soprattutto lui, il generale Roberto Vannacci, l’uomo delle 500mila preferenze che mette fiori nei cannoni di Vladimir Putin e veleno nei bicchieri del vecchio Carroccio autonomista. Chissà che show. Dall’altra
parte, tra i gazebo di FdI, sono previsti Lucio Malan, Gennaro Sangiuliano con altri cinque a parlare di “X Democracy” in memoria di Charlie Kirk, e subito dopo un classicone: il dibattito sui giovani («Fate largo a quelli del futuro!») con Mario Adinolfi. Vincere la gara dell’audience sarà dura.
E tuttavia, Pontida è un pratone a uso del leader, Fenix una classica festa di partito, con un programma pieno di cose, dibattiti a tutto campo, ministri, esterni di lusso, docenti universitari, monsignori, dirigenti Rai e potenti sottosegretari, persino un astronauta, e se in tanto sforzo organizzativo quel che farà notizia sarà la conclusione di Giorgia Meloni (domenica, ore 11,30, in quasi perfetta coincidenza con il Salvini ore 10 previsto su al nord), non si potrà dire: dietro la premier, nulla.
Non si potrà dire perché dietro la premier c’è in tutta evidenza un mondo che costituisce anche un notevole serbatoio di ricambio. Solo un anno fa l’inchiesta di Fanpage aveva ricacciato Gioventù Nazionale nel ghetto dei neofascismo, oggi l’organizzazione torna in società con t-shirt immacolate e una frase di Charles Baudelaire – “Estrarre l’eterno dall’effimero” – che sceglie l’evocazione poetica piuttosto che il richiamo bellicoso.
In altri tempi questioni come Gaza, la Russia, l’Ucraina, con annessi e connessi – i diritti dei popoli, il modello americano, il trumpismo, eccetera – avrebbero incendiato qualsiasi raduno giovanile della destra. Ma i ragazzi della generazione Meloni hanno introiettato la cautela e il dovere della responsabilità. Sono la scuola quadri di una forza di governo che cammina sul filo di relazioni interne e internazionali complicate. Meglio
restare sul generico. Così, nel percorso fotografico dedicato agli “eroi del mondo nuovo” Alexei Navalny è raccontato come “voce libera in un Paese che tace, simbolo di sete collettiva di giustizia” ma quale sia questo Paese, di chi sia questa sete, viene lasciato alla memoria di chi passa.
E anche il resto della galleria sceglie un approccio piuttosto ecumenico tra fantasia e realtà, perché c’è Timothee Chalamet di Dune e Sammy Basso, Marco Aurelio e Mahjabin Hakimi, la pallavolista decapitata dai Talebani nel 2021, Papa Wojtyla, Corto Maltese, Olimpia Mibelli Ferrini. Come non concordare, come non essere d’accordo? Il brivido dell’identità, piuttosto, lo si lascia ai vecchi combattenti ora diventati colonne delle istituzioni. Ignazio La Russa è la superstar della giornata e fa notizia con l’orgogliosa rivendicazione della Fiamma che appare, alquanto stilizzata, sulle magliette dell’eterno e dell’effimero. «Simbolo di amore e libertà», dice firmando autografi e distribuendo abbracci prima del suo intervento.
Ci pensa lui riallacciare lo ieri e l’oggi, i cattivi maestri dei Settanta ai “cosiddetti intellettuali” come Roberto Saviano che hanno cavillato sull’uccisione di Charlie Kirk. È lui a inaugurare la mostra su Sergio Ramelli e a offrire alla platea la scossa della storia, il ricordo degli agguati sotto casa, i “cucchini” con le chiavi inglesi che stavano solo da una parte perché «mai c’è stato un agguato sotto casa da parte dei ragazzi di destra». È un atout giocato al tavolo del dibattito più incandescente del momento, quello sulla cultura dell’odio e sul blogger americano che domenica prossima sarà celebrato in un mega raduno in Arizona, alla presenza di Donald Trump. La destra ha filo da tessere sul
tema, e intende utilizzarlo fino in fondo. Chissà cosa diranno le magliette di Pontida (“Make The League Great Again” è la possibilità lanciata da Vannacci, sembra deboluccia).
(da lastampa.it)

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SENATO, CONVEGNO DI FDI A FAVORE DEL CRIMINALE NETANYAHU: “MILITARI ISRAELIANI AUDACI”

Settembre 19th, 2025 Riccardo Fucile

E CHI DISSENTE VIENE ACCUSATA DI ESSERE SPONSORIZZATA DA HAMAS

Un convegno al Senato dal titolo emblematico: “Informazione e verità nel conflitto in Medio Oriente”. Un’ora di conferenza per celebrare lo Stato di Israele contro l’antisemitismo, denigrare la relatrice Onu per i territori palestinesi Francesca Albanese (addirittura accusandola di legami con gruppi pro-Hamas) e difendere l’operato dell’esercito israeliano che, nonostante i 60
mila morti a Gaza, starebbe agendo con “audacia e pazienza”. Sono queste le tesi esposte ieri, nella prestigiosa sala Nassiriya di Palazzo Madama, al convegno organizzato da Giulio Terzi di Sant’Agata, figura di spicco di Fratelli d’Italia, presidente della commissione Politiche Europee di Palazzo Madama e già ministro degli Esteri del governo Monti. Ci sono anche le senatrici Ester Mieli e Susanna Campione.
L’invito a partecipare viene mandato ai giornalisti dallo staff di Fratelli d’Italia poco dopo pranzo, seppur con la solita precisazione secondo cui “le opinioni e i contenuti espressi nell’ambito dell’iniziativa sono nell’esclusiva responsabilità dei proponenti e dei relatori e non sono riconducibili al Senato”. Eppure tutti i partecipanti condividono la stessa idea: non si parla dello sterminio a Gaza ma delle presunte fake news e delle menzogne che Hamas farebbe trapelare sui media occidentali di tutto il mondo. Responsabile di questa strategia, secondo Terzi di Sant’Agata che introduce il dibattito, sarebbe anche Francesca Albanese. Per il presidente della commissione Politiche Europee di FdI lo stato di Israele in “sede Onu subisce abusi”, elogiando i due rapporti dell’avvocato di UN Watch Hillel Neuer tra cui quello contro Albanese. Per Terzi la relatrice speciale fa un’attività “di pura parte (la sinistra)”, commettendo azioni di “istigazioni all’odio nei confronti dello stato di Israele e dello stato ebraico” per cui ad Albanese “non dovrebbe essere permesso partecipare al dibattito politico in questo modo”. A proposito delle critiche di Albanese nei confronti del governo, Terzi conclude che è “lei responsabile di quello che sta accadendo a Gaza con queste sue espressioni”. Il dirigente di FdI
parla anche di “escalation di violenze”, ma non di quelle che subiscono i civili a Gaza da parte di Israele: quelle dei pro-pal nelle università italiane o di Hamas nella Striscia.
Temi che vengono presentati ampiamente da Neuer che, con slide, accusa espressamente Albanese di aver fatto viaggi “sponsorizzati da gruppi pro-Hamas”. Nel secondo rapporto viene denunciata la gestione delle scuole a Gaza da parte di Hamas. Neuer è lo stesso che a giugno disse a Repubblica che gli ospedali e le scuole di Gaza fossero “obiettivi legittimi” in quanto di Hamas.
Dopo di lui, interviene il consigliere regionale di Forza Italia in Liguria Angelo Vaccarezza che azzarda un paragone ardito: “Cancellare il 7 ottobre è come cancellare dalle pagine della storia Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema o le fosse Ardeatine”. Quest’ultimo aggiunge che finché il “regime (di Hamas, ndr) continuerà non potrà fermarsi quello che succede oggi”.
La più dura però è la giornalista Fiamma Nirestein, già designata ambasciatrice da Netanyahu. Oltre a denunciare il clima di violenza per “cancellare lo stato di Israele”, Nirestein elogia le azioni dell’esercito israeliano che si sta muovendo con “regole sacrosante” e con “audacia e pazienza” per “dividere i civili da un esercito senza divisa”. E ancora: “Cosa fareste voi se vi trovaste a combattere contro un esercito senza divisa che ha commesso i crimini più efferati e che si mischia con la popolazione civile, se non spostare la popolazione civile?”. Dopo l’attentato di Allenby, la giornalista dice che spesso i “camion di aiuti umanitari non portano cibo e medicine” e avvisa la destra: “Chi all’Onu voterà per riconoscere lo Stato di
Palestina si mette con Hamas e difende il 7 ottobre”. Il tutto mentre ieri il vicepremier Matteo Salvini dava un’intervista alla tv israeliana i24News, spiegando che Tel Aviv “ha diritto a garantirsi un futuro sereno” e dicendosi contrario alle sanzioni e allo Stato di Palestina.
(da ilfattoquotidiano.it)

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