Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO ROBERTO CASTELLI TUONA CONTRO LA PONTIDA “SNATURATA” : “A VANNACCI NON FREGA NIENTE DELLA QUESTIONE SETTENTRIONALE. E DAL PAPEETE IN AVANTI ANCHE A SALVINI NON IMPORTA NULLA DEL NORD. HANNO PERSINO VOTATO ROMA CAPITALE IN COSTITUZIONE” …“CON VANNACCI LA LEGA È DIVENTATA UN PARTITO NAZIONALISTA, IL CARROCCIO IN CUI HO CREDUTO NON ESISTE PIÙ”
«Io credo che Roberto Vannacci diventerà una presenza politica sempre più ingombrante nel partito». La profezia è di oltre un anno fa e a emetterla è stato Roberto Castelli. L’ex ministro del Carroccio ed ex leghista della prima ora, fuoriuscito in gran polemica per fondare il Partito Popolare del Nord, ci ha decisamente preso. Suo malgrado.
Avrebbe mai immaginato di vederlo sul pratone in qualità di vicesegretario?
«Il vento tirava verso destra. E ora le Lega di Vannacci e di Salvini si è decisamente spostata in quella direzione. Questo è diventata, un partito nazionalista».
Vannacci ha detto ai giovani salviniani “dobbiamo essere eredi di Charlie Kirk”. Condivide?
«Beh, dopo aver completamente abbandonato la questione settentrionale ormai la Lega è solo quella roba lì, un partito che sta su posizioni di destra come quelle di Kirk. Io non sono d’accordo su tutto quello che diceva il ragazzo, ma su diverse cose sì. Sono un uomo di destra, un conservatore che odia la cultura woke, ma ho sempre pensato che la Lega dovesse essere anche altro. E quell’altro non esiste più, purtroppo».
Che Pontida è quella che accoglie il generale tra gli applausi?
«È una Pontida snaturata. A Vannacci non frega niente della questione settentrionale, mi sembra un fatto sotto gli occhi di tutti. Così come dal Papeete in avanti non frega più nemmeno a Matteo Salvini. Stiamo parlando di un percorso in atto da anni ormai. Faccio un esempio: Pontida è a pochi metri dall’Adda e fra poco ben due ponti che attraversano il fiume saranno chiusi. Ma loro fanno il ponte sullo stretto di Messina. Guardi, non ha più alcun senso fare questo raduno».
Perché?
«È un inganno nei confronti dei leghisti ancora in buona fede. È un simulacro. Un evento del genere dovrebbe svolgersi a Grottaferrata, o in un’altra località del centro Italia. Almeno del centro Italia, se non del sud».
Non esagera?
«Non esagero. Il revanscismo centralista della Lega di Salvini e Vannacci è tutto lì da vedere. Vuole un altro esempio? Noi vecchi leghisti abbiamo sempre cercato di portare avanti l’autonomia secondo la Carta mentre oggi la Lega vota Roma Capitale in Costituzione. Ma di cosa stiamo parlando?».
Ha mai parlato con Vannacci?
«No, non lo conosco, non abbiamo mai parlato».
E ha mai parlato di Vannacci con Umberto Bossi?
«Per carità, Bossi non lo vedo da molto tempo, ci sentiamo ogni tanto ma quando ci incontriamo per fortuna si parla d’altro».
(da La Repubblica)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
“A PONTIDA SI ASSISTE A UN’INDECENTE PARATA DI IGNORANZA ED INTOLLERANZA, ALIMENTATA ED AMPLIFICATA DAI VERTICI DELLA LEGA. QUESTO DOPPIO REGISTRO È INTOLLERABILE”
“Mentre da una parte la destra accusa in modo strumentale ed inaccettabile il mondo
progressista di alimentare tensioni, dall’altra, a Pontida si assiste a un’indecente parata di ignoranza ed intolleranza, alimentata ed amplificata dai vertici della Lega. Frasi -riportate sugli organi di stampa- come “più spiedo, meno kebab”, e l’abominevole “Napoli è distrutta, Vesuvio erutta” non sono semplici “provocazioni” o “uscite infelici”: sono veri e propri inni all’odio e all’intolleranza, al razzismo culturale e territoriale”. Così Piero De Luca, deputato Pd e Capogruppo in commissione bicamerale questioni regionali.
“Mentre ci si riempie la bocca con la parola “hate speech” solo quando serve ad attaccare l’avversario politico – continua De Luca – si tace, o peggio, si applaude, quando a fomentare l’odio sono esponenti della propria parte politica. Questo doppio registro è intollerabile e dimostra ancora una volta come l’indignazione a destra sia troppo spesso ipocrita e strumentale. Serve serietà e responsabilità. Serve abbassare i toni. Ma a destra preferiscono invece incendiare pericolosamente il clima politico”.
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
“QUANDO SI È AI VERTICI DELLO STATO BISOGNA PONDERARE I GESTI: UNA COSA È SALUTARE, UN’ALTRA È ABBRACCIARE. IN DIPLOMAZIA LA FORMA È SOSTANZA” – ” MELONI DOVREBBE FARE DI PIÙ PER IL FUTURO DELL’EUROPA, I SUOI ALLEATI IN EUROPA DELEGITTIMANO LE ISTITUZIONI COMUNITARIE IN NOME DI UN SOVRANISMO NAZIONALE ANTISTORICO”
Senatore Casini, quanto dobbiamo essere preoccupati per gli sconfinamenti russi dei cieli europei?
«Dobbiamo prendere atto che siamo in presenza di provocazioni continue da parte di Putin e della Russia. Credere che questi sconfinamenti siano casuali è come credere alla favola di Cappuccetto Rosso. Ciò detto credo che gli effetti saranno controproducenti».
Ovvero?
«Pensi alla situazione della Russia prima di invadere l’Ucraina. L’Europa era dipendente dal suo gas, sorda ai richiami americani sul riarmo, incapace di coordinarsi a livello sovranazionale. Oggi la Germania si sta riarmando, Paesi che erano fuori della Nato sono entrati, e tutti si pongono il problema di come conciliare i propri bilanci con la possibilità di organizzare un sistema di difesa».
Però il governo sulla politica estera appare piuttosto diviso.
«Constato con preoccupazione che ai coerenti richiami del capo dello Stato non sempre corrisponde eguale coerenza. Salvini e Vannacci fanno trapelare un sentimento filorusso imbarazzante, ammantato da un pacifismo che non si capisce a chi dovrebbe
essere diretto. Mi viene in mente una famosa frase di Mitterand: i pacifisti sono all’ovest, i missili stanno a est». […]
Non crede che anche l’opposizione stia sottovalutando la minaccia russa?
«Anche nei più coerenti trapela una prudenza imbarazzante. Mentre su Gaza c’è un’unità reale, sull’Ucraina meglio non parlarne. Io sono un pacifista convinto, ma non credo la pace si costruisca sventolando bandiere, bensì con la deterrenza. Vale per la polizia che pattuglia armata le città, valse per chi fece la Resistenza nel’43».
Ieri ci sono stati attacchi hacker a molti aeroporti europei. Pensa ci sia dietro la mano russa?
«Possibile. Questi atti di sabotaggio dimostrano certamente che investire in difesa significa anzitutto proteggere i cieli, i fondali marini, controllare le linee ferroviarie. Le ultime dal fronte ucraino ne sono un’ulteriore prova: gli armamenti tradizionali sono sovrastati da piccoli droni da cinquantamila euro».
«Le regole di buona educazione valgono per tutti. Se incontrassi per strada l’ambasciatore Paramonov e fossi accolto da un saluto, lo saluterei. Le prime vittime della guerra ucraina sono i ragazzi russi mandati a morire al fronte. E per questo sono contrario ai boicottaggi dei tenori russi o dei direttori di orchestra. Chi è nostro nemico in questo momento è il governo russo. E dunque quando si è ai vertici dello Stato bisogna ponderare i gesti: una cosa è salutare, un’altra è abbracciare. In diplomazia la forma è sostanza».
Pechino ha un fronte aperto sui dazi con Washington. Questo non aiuta.
«Per niente. Il clima geopolitico è pessimo. L’idea che si sta affermando nel mondo è pericolosa, ovvero quella per cui i rapporti fra gli Stati si regolano con la forza. L’Italia ha sempre sostenuto le ragioni del multilateralismo e degli organismi multilaterali. Non contribuiamo ad affossarli: lo dico anche a Giorgia Meloni».
Che intende
«Apprezzo la moderazione sua e di Antonio Tajani in questa fase. Ma mi permetto di dire che la premier dovrebbe fare di più per il futuro dell’Europa: non parlare solo dei suoi limiti, deve impegnarsi per farla funzionare meglio. Penso al superamento del diritto di veto e alla cooperazione rafforzata di cui c’è bisogno fra i grandi Paesi dell’Unione.
Parliamoci chiaro: le forze politiche in Europa con cui in passato si sono evidenziate maggiori colleganze con lei – da Orban ad Abascal fino alla signora Le Pen – sono le stesse che ogni giorno delegittimano le istituzioni comunitarie in nome di un sovranismo nazionale antistorico
Oggi nella globalizzazione nessuno da solo può assumere alcun rilievo, a partire dalla Germania e dalla Francia. O ci soccorre una dimensione più ampia, oppure nella migliore delle ipotesi saremo sudditi. E la sudditanza non è mai felice».
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
L’EX PARA’ ALLA VODKA OMAGGIA PUTIN (“NON POSSIAMO DEMONIZZARE LA RUSSIA”) E CHARLIE KIRK E A SALVINI FA UNA PROMESSA CHE SA DI MINACCIA: “NON VOGLIO FARE IL SEGRETARIO”
Pontidacci. Benvenuti a Pontida, festa della Lega 2025. Qual era la frase di Meloni?
Calmiamoci tutti. Ecco come si apre: “Calenda, Calenda vaffanculo”, “Vannacci è un moderato noi, no, noi no”. Un gruppo di energumeni fa il saluto romano al grido “C’è un generale, c’è solo un generale”, Gianluca Savoini offre ripetizioni di geopolitica e dice al Foglio: “Putin è un moderato”, “in Ucraina c’è un regime fascista”, “Salvini al governo cammina sulle uova ma è lui il leader, Vannacci la pensa come Bossi” e infine “Von der Leyen è una corrotta”. Pontidacci. Salvini di mattina finisce in ospedale per calcoli renali, ma arriva, per non lasciare a Vannacci la scena, accolto da queste urla: “C’è solo un generale”.
Vannacci scende dal palco, Salvini lo incrocia. Una stretta di mano. Non c’è calore. Anzi, c’è un Salvini che apre le braccia e gli dice: “Devi capire, devi capire!”. Partono urla: “Lazio, Lazio” e sono ultras che si confondono con sbarbati, in mezzo a un sabba di magliette di Charlie Kirk.
Il ministro Valditara, sempre raffinato e moderato, dichiara: “La
sinistra non ha cultura del rispetto, noi rispettiamo la persona. Imparino la civiltà e la democrazia”. Qual era la frase dei giovani? “Calenda, Calenda…”.
No, non è Pontida, è un’altra cosa. Le maglie di Kirk si vendono più di quelle con l’Albertino da Giussano, il rapporto è tre a uno, e Salvini fa ironia: “Le maglie sono nere perché sono maglie di lutto. Noi non abbiamo l’armocromista”. Sono i ragazzi della Lega e come ogni anno sono su di giri, si bestemmia Allah, già alle 16, sono ragazzi, perché il sabato di Pontida è sempre stato il sabato della goliardia, ma a Pontidacci, non si ride. I baby del Veneto si distinguono e cantano la canzone del Piave, “il Piave mormorò, non passa lo straniero”. Solo che lo straniero lo hanno in casa. Roberto Calderoli viene inseguito dalla televisione svizzera che gli chiede: “Ministro, ma Vanacci?” e lui, militante che per la Lega darebbe anche una gamba, si limita a rispondere: “Io non parlo di Vannacci, io faccio quello che devo fare”.
Salvini sul palco, stanco, promette invece che “non ci cancelleranno. Ci vogliono cancellare da trent’anni”. Ma chi? E’ l’urna che li sta pian piano scolorendo, e per carità, nessuno dice “cancellando”, perché è vero che un popolo, quell’ampolla di Bossi, quel fuoco nessuno, neppure Vannacci lo cancella. Ma non è un’invenzione giornalistica. No. E’ Salvini che ha portato dentro questo fenomeno Vannacci che straparla con i giornalisti per oltre venticinque minuti nel giorno in cui dovrebbe tacere.
Mentre scriviamo, proprio sotto i nostri occhi, Vannacci presenta il suo aiutante di campo, Cristiano Romani (che ha imposto nel
listino bloccato in Toscana) al deputato Rossano Sasso, ex sottosegretario: fanno già prove di gruppo parlamentare Pontidaccio. Non ci crede nessuno, nessuno crede a Vannacci quando ripete “non voglio fare il segretario, non è la mia aspirazione. Continuerò il mio lavoro in Europa”, quando dice: “Incontrerò Bossi, se Bossi vorrà”.
Ingaggia scontri verbali con i giornalisti che lo sfidano. Attilio Fontana, il Cambronne di “col cazzo che ci vannaccizziamo”. E Vannacci: “Pronto ad abbracciarlo”. Da Varese è arrivata la bersagliera del generale, Stefania Bardelli, in mimetica, che è più scaltra di almeno dieci deputati Lega, e che racconta: “Vannacci dà emozioni, adesso sono i sindaci della provincia di Varese a cercarmi. Ha ragione Vannacci: le cose morte sono morte”. E si riferisce alle vecchie idee Lega, alla Lega del rutto, della canotta.
Ormai è solo Vannacci rapsody e Salvini che lo accompagna al piano. Vannacci, (“Non possiamo demonizzare la Russia” ) fa anche lo Svetonio: “Nella guerra i fatti superano la morale. Io attacco chi vuole continuare la guerra in Ucraina”. Dispiace, dispiace anche ai leghisti, ma è più efficace anche nel fare la Vannacci vittima: “Vengo minacciato da sempre. Mi dicevano: ‘Vannacci attento, ancora fischia il vento’ e nella chat di Massimo Giannini, Bella Ciao, qualcuno scrisse ‘uccidiamolo’. Vi ricordate?”. Non esistono i partiti a due teste, tanto più nella Lega.
Salvini ha i calcoli renali e Vannacci spezza le reni alla Lega. Adolescenti che hanno ancora odore di latte lo abbracciano:
“Generale, la foto”. C’è solo un generale. Non ha neppure un’armata. E’ agli inizi ma è entrato come canone: “Vannacci è un moderato, noi no, noi no!”. Non c’entra con la Lega. Non parla di economia, non sa neppure che grazie a un ministro della Lega, Giancarlo Giorgetti, l’Italia è stata promossa dall’agenzia Fitch. E’ Vannacci, la nuova Ibiza degli italiani che quando sono stanchi accorciano: “Ah, se ci fosse un uomo!”. Meloni fa bene a interrogarsi. E’ Pontidacci.
(da Il Foglio)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
I CALCOLI RENALI CHE HANNO “AZZOPPATO” SALVINI (CHE ARRIVA IN SERATA PER NON LASCIARE LA SCENA AL GENERALE) E IL RICORDO DI CHARLIE KIRK
Negli ultimi dieci anni, sul pratone di Pontida, si è sempre cantato: «Un Capitano, c’è solo un Capitano», a ripetizione. E il Capitano, Matteo Salvini, rivolgeva un sorriso alle truppe. Ma i tempi cambiano. Adesso, al primo giorno di raduno, dedicato ai Giovani della Lega, il coro che si alza con più insistenza è quello per Roberto Vannacci:
«C’è solo un generale», urlano i ragazzi con il fazzoletto verde al collo e le magliette dedicate a Charlie Kirk. Al loro fianco, ancora più forte, gridano i membri dell’associazione “Mondo al contrario” arrivati a Pontida «solo per Vannacci, non per altro», come tengono a sottolineare. Due mondi diversi che si annusano, si osservano da vicino per la prima volta. Ma che non sembrano ancora volersi scontrare. Salvini per primo allarga le braccia: «Sono tutti benvenuti».
Chi vive con fastidio l’ascesa del generale si tiene in disparte, non si fa vedere. Due lombardi di peso come il capogruppo Massimiliano Romeo e il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio e il governatore Attilio Fontana, tra i più critici, preferiscono esserci solo oggi, per la giornata clou di Pontida.
Anche Luca Zaia è assente, mentre Massimiliano Fedriga si tiene prudentemente lontano dal pratone, tra gli stand della delegazione del suo Friuli Venezia Giulia e su Vannacci glissa: «Ognuno è libero di dire quel che vuole, poi si può condividere o meno».
A dare il benvenuto al generale ci pensa Luca Toccalini, il segretario dei Giovani leghisti, anche lui lombardo: «Esponenti della prima Lega, come Borghezio o Gentilini, non erano più moderati di Vannacci», dice. A Toccalini non piacciono i muri alzati nei confronti del nuovo arrivato da parte dei suoi colleghi. I suoi baby leghisti sembrano andare anche oltre: «Vannacci è un moderato, noi no, noi no», gridano in coro.
Lo dimostrano con i cori contro l’islam, contro i giornalisti e i clandestini, chiedono la «remigrazione». Da una parte accusano la sinistra di usare parole d’odio e indossano le magliette Charlie Kirk, dall’altra cantano: «Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta» . Poi urlano un «vaffa» collettivo al leader di Azione, Carlo Calenda. Un altro «vaffa», come quello che l’anno scorso avevano rivolto all’alleato Antonio Tajani.
Anche stavolta, a ben guardare, il messaggio è destinato agli alleati azzurri, colpevoli di aver accolto il segretario di Azione pochi giorni fa alla festa dei giovani di FI e di avergli dedicato un forte applauso quando attaccava il Carroccio. I ragazzi leghisti ce l’hanno, per essere più precisi, con «quei quattro sfigati incamiciati in spiaggia che hanno voluto applaudire quello che diceva Calenda». Insomma, «devono decidere se stare
con noi o contro di noi».
Ma questa è soprattutto la giornata di Vannacci. La sua prima Pontida da vicesegretario del partito. Sotto il tendone si mescolano bandiere della Lega e quelle del Mondo al contrario. Lui stesso non cerca contrapposizioni. Anzi, le evita. «Matteo è il nostro leader incontrastato». Salvini però è costretto a lasciare campo libero al generale per gran parte dela giornata. Viene ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale di Chiari nel pomeriggio per sospetti calcoli renali e farà capolino a Pontida solo in serata.
Vannacci intanto va a briglia sciolta. Cavalca l’onda della destra per Charlie Kirk, che verrà ricordato all’Albero della vita insieme agli altri militanti della Lega scomparsi nell’ultimo anno. «Noi dobbiamo essere i suoi eredi», dice dal palco. I suoi fedelissimi tirano fuori le bandiere del Mondo al contrario. C’è quasi tutto il direttivo dell’associazione, che da mesi si muove come un partito nel partito, inizia a strutturarsi.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
PUTIN SI È VANTATO CHE LA RUSSIA HA INCREMENTATO LA PRODUZIONE DI DIVERSI TIPI DI ARMAMENTI DI “DUE, TRE, DIECI, QUINDICI, SU ALCUNE CATEGORIE ANCHE TRENTA VOLTE” … L’INVIATO SPECIALE DI TRUMP IN UCRAINA KELLOGG: “SE MOSCA RIUSCISSE A CONQUISTARE L’UCRAINA, L’AGGRESSIONE ALLA NATO DIVENTEREBBE PRATICAMENTE UNA CERTEZZA”
Lo spazio aereo dell’Unione Europea viene di nuovo violato dai russi. È il terzo episodio di
incursioni russe in pochi giorni, dopo il raid dei droni in Polonia e sconfinamenti di droni in Romania.
Ma se gli incidenti precedenti potrebbero ancora venire attribuiti al caso, l’irruzione dei caccia russi – che possono venire armati con i missili ipersonici Kinzhal, tra le armi più letali con cui viene bombardata l’Ucraina – è difficile da spacciare per inintenzionale.
L’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas – che prima di trasferirsi a Bruxelles aveva guidato il governo
estone – parla di una «provocazione molto pericolosa» e accusa Vladimir Putin di volere «mettere alla prova la determinazione occidentale».
Non è la prima volta che Mosca svolge incursioni aeree nello spazio aereo dei Paesi Baltici, anzi: ormai da almeno dieci anni gli alleati della Nato a turno pattugliano i cieli di Lettonia, Estonia e Lituania, proprio per proteggere il loro territorio dai caccia russi. Soltanto quest’anno i confini estoni sono già stati violati altre tre volte, ha ricordato ieri il ministro degli Esteri di Tallinn, Margus Tsakhna, ma l’ultimo episodio è «di una sfacciataggine senza precedenti».
Un altro segnale abbastanza inequivocabile da Putin, che ha ripristinato le incursioni aeree nei cieli dell’Europa, una vecchia tradizione sovietica, come strumento di intimidazione (e metodo per saggiare le difese occidentali). Il raid in Estonia fa parte dell’escalation, verbale e militare, contro l’Europa, ormai indicata dal Cremlino come «il principale ostacolo alla regolazione del conflitto» in Ucraina, ha affermato nei giorni scorsi il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov.
Mentre Donald Trump continua a mostrarsi prudente, almeno in pubblico – in privato è «molto più determinato», sostiene il suo inviato in Ucraina Keith Kellogg – l’Europa ha varato il nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime di Putin, presentato da Ursula von der Leyen con il motto «chiudere il rubinetto».
E mentre l’offensiva russa nel Donbass, nelle sue ultime settimane prima dell’arrivo dell’autunno, non sembra produrre i
risultati sui quali aveva scommesso il Cremlino, gli ucraini stanno presentando una serie di nuovi droni e missili che potrebbero incrementare ulteriormente gli attacchi all’infrastruttura energetica russa, un altro tipo di «sanzioni» contro la principale fonte di ricchezza russa che Volodymyr Zelensky ha definito estremamente efficaci.
Difficile non collegare l’escalation di incursioni nello spazio aereo europeo da parte dei russi con un segnale minaccioso che Putin vuole mandare agli europei, e agli americani. Dopo aver presenziato alle manovre militari in Belarus, alle porte della Polonia, indossando una uniforme militare che dovrebbe segnalare la sua determinazione a essere un presidente di guerra, il dittatore russo ieri è volato a Perm’, negli Urali, per visitare la fabbrica di artiglieria che produce razzi multipli.
Ai suoi dipendenti – le industrie militari sono il settore che più ha beneficiato dalla guerra, occupando oggi quasi 4 milioni di persone in Russia e trainando un’economia militarizzata che assorbe il 40% della spesa pubblica – ha promesso che anche una eventuale fine della guerra non li lascerà senza lavoro.
«Spero che le vicende legate alla operazione militare speciale un giorno si concluderanno», ha dichiarato, in un raro accenno all’ipotesi di una tregua in Ucraina, ma «la necessità di un esercito con armamenti moderni rimarrà». Putin si è vantato poi che la Russia ha incrementato la produzione di diversi tipi di armamenti di «due, tre, dieci, quindici, su alcune categorie anche trenta volte»
E giovedì il presidente della Borsa di Mosca Sergey Svetsov ha avvertito gli investitori a un convegno finanziario che «l’economia di guerra rimarrà dominante in Russia per altri 5-8 anni» dopo l’eventuale conclusione delle ostilità, perché «dopo aver finito una guerra ci si prepara alla prossima».
Fermare il motore della macchina economica della guerra – alimentato peraltro essenzialmente proprio dal «rubinetto» del gas e del petrolio, esportato da Mosca – senza produrre una crisi immensa è ormai impossibile, avverte Aleksandra Prokopenko, economista che studia la Russia alla fondazione Carnegie. Ma Putin non sembra volerci nemmeno provare.
Il generale Kellogg ieri ha dichiarato che, secondo lui, se la Russia riuscisse a conquistare l’Ucraina, «l’aggressione alla Nato diventerebbe praticamente una certezza». Minaccia che l’Europa ormai prende sul serio: il capo dell’ufficio di Zelensky Andriy Yermak ieri ha parlato di un «muro di droni» che l’Ucraina aiuterà gli alleati europei a costruire sul confine orientale dell’Ue.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
L’AGGHIACCIANTE DISCORSO DI TRUMP ALLA CENA DEL “CORNERSTONE INSTITUTE FOUNDER’S” IN CUI DICE NON PROVARE PIETÀ PER JOE BIDEN, MALATO DI CANCRO ALLA PROSTATA: “È UN TIZIO MESCHINO E STUPIDO. NON È MAI STATO INTELLIGENTE. A LUI NON STA ANDANDO TROPPO BENE, QUANDO INIZIATE A PROVARE PENA PER LUI RICORDATE CHE E’ UN CATTIVO RAGAZZO”
Donald Trump ha attaccato Joe Biden definendolo un “tizio meschino e stupido”. In un video condiviso anche dall’account X di Trump Truth Social, si sente Trump dire che Biden non è mai stato intelligente.
“Biden è un tizio meschino e stupido. Non è mai stato intelligente, ma è sempre stato un meschino figlio di p*ttana”, ha detto Trump nel video. “Come sta andando? Non troppo bene per lui adesso. Quando iniziate a provare pena per lui, ricordate che era un cattivo ragazzo”, ha concluso Trump.
Non è la prima volta che Trump attacca il suo predecessore o lo definisce stupido. Anche durante i suoi comizi nel 2024, Trump aveva usato commenti denigratori per riferirsi a Biden.
(da thedailybeast.com)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
UN PO’ DI BUON SENSO MAI? PREFERITE CHE I GIOVANI SI DEDICHINO ALLO SPACCIO O SIANO COSTRETTI SU UNA POLTRONA A ESSERE RINCOGLIONITI DALLA TV? BASTAVA PARLARGLI INVECE CHE MULTARE I GENITORI
I genitori di 14 ragazzini tra i 12 e 13 anni sono stati convocati in caserma dai carabinieri dell’isola veneziana di Murano. Non per un furto, né una denuncia ma per una multa: i giovani avevano giocato a palla in un campo all’apparenza abbandonato, il 12 settembre scorso. E sono stati multati perché, spiega il Gazzettino, giocavano «creando disturbo alla quiete pubblica per le persone in transito, in zona vietata».
I militari hanno agito dopo alcune segnalazioni dei residenti della zona. Anche perché il gioco del pallone nei campi e campielli veneziani è vietato dal Regolamento di polizia e
sicurezza urbana del Comune di Venezia, assieme ad «ogni altro gioco che possa arrecare pericolo e molestia alle persone, danni ovvero disturbo alla quiete pubblica», recita la norma.
Sulla vicenda si è scatenata una certa polemica a livello locale. Il primo a stigmatizzare il caso è stato su Facebook dal consigliere comunale di opposizione Marco Gasparinetti: «Quattordici persone in caserma – scrive – dalle forze dell’ordine. Scatolettisti? Borseggiatori? Spacciatori? No, sono i genitori di altrettanti ragazzini identificati. Togliere il pallone non era sufficiente? Intimargli di smetterla spiegando il perché non era più educativo?».
Adesso i genitori dovranno pagare una multa da 50 euro (il doppio dell’importo minimo, il massimo è di 500 euro) entro 60 giorni.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2025 Riccardo Fucile
IL TAGLIO DELLE ARMI DI TRUMP E LA RISPOSTA DI VON DER LEYEN: “DIFENDIAMOCI DA SOLI”
«Proteggeremo ogni centimetri dell’Unione europea» promette la presidente della Commissione Ue, il giorno dopo il cyberattacco a quattro grandi scali europei e le diverse incursioni dei Mig e
droni russi in Europa. La mappa dei soldati italiani coinvolti con la Nato nella protezione del fianco Est davanti alla Russia
Mentre continuano i casi di caccia russi e droni che invadono i cieli dell’Europa orientale, l’amministrazione Trump starebbe pianificando di tagliare drasticamente i fondi militari per gli alleati europei. In particolare per gli Stati Baltici che confinano con la Russia, dove la consapevolezza che bisogna essere pronti anche allo scenario peggiore si fa concreto con il passare dei mesi. Le voci circolavano già da fine agosto nei media anglosassoni, ma è stata Reuters a dare un’ultima conferma. Come spiega La Stampa, David Baker, rappresentante del Pentagono, avrebbe comunicato senza giri di parole a un gruppo di diplomatici europei che «l’Europa dovrebbe dipendere meno dagli Stati Uniti» per la propria difesa.
Niente esercito europeo, ma 800 miliardi per l’industria della Difesa
Un messaggio che non lascia spazio a interpretazioni e che trova sponda nelle parole di Ursula von der Leyen. In un’intervista a Repubblica, la presidente della Commissione Ue ha ribadito la necessità che l’Europa diventi sempre più autosufficiente dal punto di vista della Difesa. «Gli incidenti, in particolare quello che si è verificato in Polonia, sono estremamente significativi – ha detto von der Leyen – Se è vero che la Nato deve rimanere il fulcro della nostra difesa collettiva, è anche vero che abbiamo bisogno di un pilastro europeo molto più forte. L’Europa deve essere più autosufficiente e indipendente in fatto di sicurezza
Per questo abbiamo avviato il programma “Prontezza per il 2030”, con il quale intendiamo colmare le carenze di capacità, accelerare le procedure e mobilizzare fino a 800 miliardi di euro per l’industria della difesa. Proteggeremo ogni centimetro dell’Unione europea». Ma di esercito europeo non se ne parla, perché le competenze sulle proprie truppe, spiega la presidente della Commissione Ue, resterà in capo ai singoli Paesi.
Oltre 3mila soldati italiani sul fianco orientale
È in questo scenario che si inserisce l’operazione della Nato «Sentinella dell’Est», spinta dall’Alleanza atlantica proprio per rinforzare il sostegno a Polonia e Paesi Baltici a fronte delle provocazioni russe sempre più intense lungo il confine orientale europeo. Il Corriere della Sera spiega quanto l’impegno militare italiano sul fianco Est della Nato sia già consistente: più di 3mila uomini, oltre un migliaio di veicoli e una ventina di aerei, tutti coordinati dal Comando operativo di vertice interforze (Covi). E al di là dei numeri, la presenza italiana si è fatta notare in quella zona, per esempio, in occasione delle intercettazioni dei MIg russi in Estonia, proprio ad opera degli F-35 dell’Aeronautica militare di pattuglia. Il prossimo martedì 23 settembre, il ministro della Difesa Guido Crosetto visiterà proprio la base del contingente aereo in Estonia, a conferma dell’attenzione che Roma dedica a quell’area. Con l’ipotesi che, nel caso dovesse mai essere dichiarata un’emergenza, l’Italia può contare sulla Forza di reazione rapida della Nato con base a Solbiate Olona, in provincia di Varese, sotto comando italiano, capace di mobilitare
fino a 10mila uomini e oltre 1.500 mezzi.
Baltic Eagle III: gli F-35 italiani presidiano i cieli baltici
All’aeroporto di Amari, vicino Tallinn, fino a ottobre operano per la missione Baltic Eagle III gli F-35A del 32° Stormo di Amendola – gli stessi che venerdì hanno avuto l’incontro ravvicinato con i Mig russi – e del 6° Stormo di Ghedi. Il cambio della guardia è già programmato: arriveranno gli Eurofighter Typhoon da Grosseto, Gioia del Colle, Trapani e Istrana. La task force italiana schiera anche batterie missilistiche Samp/T, sistemi di contraerea all’avanguardia, aerei G550 Caew (lo stesso modello che ha intercettato i droni in Polonia) e Super King Spydr per la sorveglianza. La Nato è impegnata nella Baltic Air Policing da 21 anni, e l’Aeronautica italiana è lì sin dall’inizio.
Dalla Lettonia alla Bulgaria: la mappa della presenza italiana
In Lettonia, dal 2016, il Task Group Baltic vede 250 militari italiani e 139 mezzi terrestri impegnati in quella che la Difesa definisce una missione per «dimostrare la capacità e la determinazione della Nato nel rispondere solidamente alle minacce esterne lungo il confine orientale dell’Alleanza». I bersaglieri della Brigata Garibaldi operano al Camp Adazi insieme a contingenti multinazionali.
In Bulgaria la presenza è ancora più massiccia: 740 soldati italiani per l’operazione Enhanced Vigilance Activity, lanciata nel 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il Battle Group a guida italiana include contributi da Stati Uniti, Albania, Grecia,
Montenegro e Macedonia del Nord.
Gli alpini in Ungheria e la nuova dottrina di addestramento
Al Camp Croft, in Ungheria, da agosto sono dispiegati gli alpini della Brigata Julia. Prima di loro, la Brigata Aosta ha partecipato all’esercitazione Saber Guardian 2025 con la Legione straniera spagnola, simulando scenari molto realistici con droni, mortai e tiratori scelti nelle vesti di “forze avversarie”. Un addestramento che dice molto sulla tipologia di minacce che la Nato si aspetta di dover affrontare.
(da Open)
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