PURE I VETERANI SI SONO ROTTI IL CAZZO DI NETANYAHU, GLI EX PILOTI DELL’AERONAUTICA MILITARE SCENDONO IN PIAZZA PER PROTESTARE: “LA GUERRA A GAZA DEVE FINIRE, SUBITO”, “60MILA MORTI SONO UNA VERGOGNA”.
E C’È CHI LAMENTA CHE IL GOVERNO SIA COMPOSTO DA GENTE CHE NON HA MAI FATTO IL SERVIZIO MILITARE: “SMOTRICH NON HAI MAI SERVITO UN GIORNO IN VITA SUA. IL MONDO AUMENTERÀ IL SUO DISGUSTO CONTRO DI NOI”,,,E DEI 100MILA RISERVISTI CHIAMATI AL FRONTE, IL 30% HA RIFIUTATO DI INDOSSARE LA MIMETICA
Barush Halachmi ha servito per più di 20 anni nell’esercito israeliano. C’era durante la guerra dello Yom Kippur, nel 1973, in Libano nell’82. Ama il suo Paese ma non ha paura di parlare. A 83 anni, in una notte d’afa, è sceso in piazza a protestare.
«La guerra a Gaza deve finire, subito. Avrebbe dovuto finire già molti mesi fa, ma Netanyahu è un bugiardo, mente ed è pure sotto processo», dice mentre i volontari gli offrono l’acqua per resistere alla calura ed ex commilitoni vengono a stringergli la mano.
Saranno qualche centinaia, tutti piloti dell’Aeronautica militare, veterani non più in servizio, che hanno deciso di radunarsi in una rara manifestazione contro la nuova escalation nella Striscia.
Abner Raanan, 75 anni «In guerra ci sono delle leggi e le abbiamo sempre rispettate. Ora è completamente diverso: 60mila morti sono una vergogna, non abbiamo mai fatto così tante vittime, ma la responsabilità non è dei soldati, è del governo che non pone fine a questo conflitto».
Molti anni fa, era il 2003, Raanan fu tra i 14 firmatari di una lettera indirizzata all’esecutivo che criticava un’operazione militare in cui erano state distrutte due palazzine abitati da civili. «Bombardare case, interi quartieri a Gaza non è necessario».
Questa non è più una guerra per la «sicurezza di Israele, ma è una guerra politica», ragiona Ehud Izedroni, 70 anni, 25 passati nell’Airforce. Oltre i 50 anni i piloti non possono più partecipare
ai combattimenti, ma possono addestrare, ancora per un decennio.
Fino a sei anni fa, Izedroni era nella riserva. «Partiti che sono stati eletti un anno prima del 7 ottobre è che non hanno più la maggioranza nella società israeliana continuano a tenerci in questo conflitto sbagliato, non necessario, che non va da nessuna parte. Gente come Smotrich che non hai mai servito un giorno in vita sua».
Izedroni rivendica competenza e moralità ai suoi “fratelli d’armi”. «Sappiamo come fare il nostro lavoro, ma siamo ostaggi di un governo che non ha alcun piano politico per il dopo». Disertare? Non è un tema facile per i veterani di questa piazza.
Loro non devono affrontare il dilemma, il figlio di Izedroni sì: è in età di leva, come tutti quelli della sua generazione. «So che negli squadroni attivi ci sono molti dubbi, dilemmi, la maggior parte dei ragazzi vorrebbe che questa guerra finisse».
Per l’operazione Carri di Gedeone l’Idf ha richiamato in servizio 100mila riservisti, il 30% circa ha rifiutato. Con diverse motivazioni, economiche, familiari, morali. Chi diserta, paga con il carcere. E nella prigione militare numero 10, la principale del Paese, non c’è più posto: bisogna mettersi in lista d’attesa.
«Molti riservisti stanno rifiutando», racconta Guy Poran, tra gli organizzatori della manifestazione. «Ma tanti altri, anche se contrari alla guerra, sentono il dovere di dare copertura aerea alle truppe di terra, fin quando verranno mandate a Gaza». Il punto, ancora una volta è politico, non militare.
«Non si combatte una guerriglia dall’alto né con le truppe di terra: puoi uccidere fino all’ultimo miliziano armato, il giorno
dopo ne nascerà uno nuovo. Serve la politica», dice Izedroni. Sul palco improvvisato con un tavolo di plastica e una sedia gialla sale Danny Halutz, il tenente generale che ha guidato sia l’Aeronautica militare che l’intero esercito israeliano, ex capo di stato maggiore dell’Idf.
«Continuare ad espandere la guerra a Gaza non porterà maggiore sicurezza a Israele. Gli ostaggi moriranno, i soldati saranno uccisi, migliaia di altri civili di Gaza moriranno, il mondo aumenterà il suo disgusto e le sue misure contro di noi, e Israele non riuscirà a eliminare l’ultimo guerrigliero»
(da agenzie)
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