NON CI RESTA CHE PIANGERE: IN GIAPPONE SPOPOLA IL “RAI-KATSU”, LA “TERAPIA DEL PIANTO”, CHE INVITA LE PERSONE A SCOPPIARE IN LACRIME PER ENTRARE IN CONTATTO DIRETTO CON LE PROPRIE EMOZIONI E SFOGARE LE PROPRIE FRUSTRAZIONI
NEL PAESE, SONO NATE FIGURE CHE AIUTANO A STIMOLARE IL PIANTO, MA ANCHE “CRYING CAFES” E “CRYING ROOMS”, BAR E STANZE D’ALBERGO DOVE I CLIENTI POSSONO SINGHIOZZARE LIBERAMENTE…LA PRIATICA STA PRENDENDO PIEDE ANCHE IN EUROPA
“Rai-katsu”, letteralmente “ricerca di lacrime”. Non sorprende che questa autentica terapia del pianto sia nata in Giappone, un Paese dove lasciarsi andare è visto ancora come un qualcosa di disdicevole o addirittura sconveniente. Eppure, nel mondo performativo in cui viviamo, anche a queste latitudini in fondo entrare in contatto diretto con le proprie emozioni non appare più così facile.
Forse servirebbe anche in Italia un professionista come Hidefumi Yoshida, un uomo che afferma di aver fatto piangere oltre 50.000 persone, nella piena convinzione che un pianto sincero abbia enormi benefici per la salute e lo stile di vita.
Intervistato dalla Bbc, Yoshida ha approfondito la sua visione: “Piangere rivela chi siamo veramente. E io voglio che le persone
riescano a vedere il proprio vero sé”. Un obiettivo raggiungibile tuttavia solo se si è in grado di riconoscere i diversi tipi di lacrime. Non esistono solo quelle di dolore, ammonisce il maestro giapponese, ma anche quelle provocate da forti esperienze emotive: guardare un film commovente, leggere una poesia o ricordare un momento importante può portare a un pianto rigenerante e catartico, che va incentivato e cercato senza paura del giudizio altrui.
Il rui-katsu funziona meglio quando si ha a fianco una figura in grado di stimolare le nostre lacrime. Dietro questa iniziativa c’è Hiroki Terai, un imprenditore giapponese che, prima di Ikemeso Danshi, aveva già fatto notizia introducendo i divorzi pubblici, cerimonie in cui le coppie potevano separarsi con un rituale liberatorio.
Per chi comunque non fosse pronto a lasciarsi andare alle emozioni forti in ufficio c’è sempre l’alternativa perfetta fuori dall’orario di lavoro: persino in Italia negli ultimi tempi hanno fatto molto discutere i cosiddetti “crying café”, nati anch’essi in terra nipponica. Come riporta La Repubblica, uno dei locali più conosciuti in questo senso è il Bar Mori Ouchi di Tokyo, aperto ormai dal 2020.
Uno spazio dove si chiarisce subito il mood della clientela, presentando all’entrata il cartello “for negative people only”. L’avventore tra i tavoli del Bar Mori Ouchi potrà quindi riempire interi bicchieri di lacrime, senza venire giudicato, a patto di ordinarne almeno un altro. L’unico obbligo che impone infatti questo particolare bar è quello di consumare almeno un drink tra un singhiozzo e l’altro, lasciando ai clienti la scelta se mangiare meno sul posto qualcosa portato da casa.
In Giappone tuttavia non si limitano ai bar, brevettando persino autentiche crying rooms. Queste ultime a volte si trovano in hotel di lusso, come il Mitsui Garden Yotsuya di Tokyo, e offrono un’esperienza completa. Al modico prezzo di circa 60 euro a notte si può infatti avere la libertà di disperarsi, magari con il piacevole aiuto di una selezione di pellicole strappalacrime perfette per raggiungere l’obiettivo finale
Non credete tuttavia che esperimenti simili siano appannaggio solo del mondo asiatico. Il rui-katsu è sempre più popolare, anche in Europa. Già da un po’ non a caso nascono addirittura locali dove praticare la terapia del pianto liberatorio, come la Llorería, un luogo dove si prova ad abbattere lo stigma legato alla salute mentale a poche ore di volo dall’Italia, a Madrid.
(da tgcom24.mediaset.it)
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